Il sesso sotto la pelle

Qualche anno fa ero riuscito ad avere un appuntamento con una cliente che, per la prima volta, era venuta nel mio studio per divorziare da suo marito. Ormai il matrimonio andava a rotoli dopo che lei aveva scoperto di avere un marito gay. La sua signorilità e la sua femminilità le impedivano di continuare una farsa che non riusciva più a recitare. A quei tempi, ero un giovane avvocato facente parte di uno studio molto accreditato, i colleghi passarono a me la pratica e feci il possibile per uscire con lei con il pretesto che una donna come lei meritasse un po’ di serenità per parlare del suo divorzio.

Non so cosa s**ttò, forse la voglia di rendere la pariglia a suo marito , ma accettò il mio appuntamento in un ristorante nel centro di Firenze. Ricordo, quella sera quando si presentò, ancora quel vestito nero a tubo che scivolava sulla sua pelle mostrando le sue forme sinuose; la leggera scollatura metteva in evidenza un seno prosperoso ed il suo sorriso malizioso, quando aveva visto dove i miei occhi indecentemente guardavano e le sue parole sinuose.

Era difficile non cadere in tentazione. – Pensa che riuscirò ad ottenere il divorzio? “Tu puoi ottenere tutto quello che vuoi ” pensai, mentre mi perdevo nei suoi occhi. Io, avvocato di trenta anni, per la prima volta, non avevo le parole fluide per rispondere. Ero come stregato da quella forza della natura che si abbatteva su di me. Colpo di fulmine? Probabilmente sì. Non volevo credere a quello che mi succedeva, eppure, se lei mi avesse chiesto di seguirla all´inferno, l´avrei fatto.

È difficile spiegare un colpo di fulmine, se esiste, so solo che, improvvisamente, il mio mondo girò solo attorno al suo. Leggevo le carte che aveva messo sul tavolo e nervosamente cercavo di trovare una scusa per poterla guardare, una domanda qualsiasi che mi permettesse d´osservarla. Il cuore teneva un ritmo non consono alla situazione, mentre rispondevo: – Ci sono i presupposti per procedere; le foto che mi ha mostrato mi sembrano inoppugnabili, suo marito è chiaramente in intimità con questo uomo che vedo nella foto, quindi, non dovrebbero esserci problemi… Ancora quello sguardo che mi trafiggeva la carne mettendomi in evidente imbarazzo.

Imposi ai miei occhi di non scendere sulla scollatura e cercai di sostenere il suo sguardo. – Bene… allora procedo con le pratiche di divorzio: quali sono le sue richieste per la separazione? – Voglio tutto! Lo voglio vedere in ginocchio! In quel momento aveva gli occhi di una tigre ferita: evidentemente non credeva possibile che un uomo potesse non accontentarsi di lei. Pensai in fretta: per quella sera avevo raccolto soltanto la disperazione di una donna molto bella ferita nell’orgoglio e ci riprovai.

– Bisognerebbe discutere con calma della questione, che ne dice di ritornare a cena con me qualche sera per discutere di tutto, se l’ambiente le è risultato gradevole ? – Nessun problema, sto tornando a essere una donna libera, non ho problemi di figli né di orari…
E quello fu l´inizio della mia fine. La guardai alzarsi, vidi quelle splendide cosce abbronzate tornare a nascondersi sotto quel vestito nero e la vidi ancheggiare mentre usciva dalla mia vista.

Ancora facevo fatica a respirare.
Cercavo di ragionare, ma ormai ero fuori fase; ragionavo con il mio sesso e tutto mi sembrava estremamente bello, incredibilmente intrigante, eroticamente stupendo. Mi sentivo pronto a sfidare il mondo per averla e dimenticai tutto il resto. I minuti diventarono lenti, lunghi a passare, fu una sofferenza arrivare all´ora della cena. In quel ristorante intimo sulle colline riminesi aspettavo l´evolversi del mio destino. La vidi entrare e rimasi ancora una volta folgorato dalla sua bellezza, dal suo modo di vestire e portare gli abiti: indossava una gonna argento brillante, sopra, una camicia color bronzo spariva lascivamente facendomi pensare alla fortuna che avesse avuto chi poteva essere in contatto con la sua pelle; un paio di scarpe nere con i tacchi esagerati slanciavano splendidamente le sue già lunghe gambe.

I secondi di cui ebbe bisogno per arrivare al mio tavolo furono per me emozioni erotiche, pensai in quel piccolo frangente di tempo a cosa avrei potuto fare con quella ragazza se fosse stata mia. La feci accomodare e ordinammo la cena: per la prima volta guardavo con più attenzione il suo viso, Ricordava Monica Bellucci, soprattutto nella bocca; carnosa, piena. – Pensieroso? Tornai bruscamente alla realtà e cercai di darmi un contegno professionale mentre cercavo di capire come avrei potuto procedere per conquistarla:
– Sì… stavo pensando alla sua pratica, ma devo dire che non è facile stare concentrato con lei qui davanti…
Un leggero sorriso: il tempo di perdermi in quei denti perfetti.

– Anche galante……una continua scoperta.
Ordinai cose che potessero incuriosirla, parlai di vini per stupirla. La serata proseguì tra il serio e il faceto.
Uscendo, le chiesi se aveva progetti per il dopo cena.
– Stasera sono impegnata, ma dobbiamo sicuramente incontrarci ancora per discutere di tutto: mi chiami domani.
La notte non venne ad aiutarmi, anzi, pensai a lei continuamente, indecentemente, sentivo il suo odore, il suo profumo, mi ritrovai eccitato a sfogare il mio piacere con mia moglie, che inconsciamente leniva il mio bisogno di sesso.

– Stasera sei una furia s**tenata…
Quelle parole sospirate nel momento dell´amplesso, dimostravano come stessi facendo l´amore con mia moglie pensando ad un'altra. Entravo in lei a cercare il corpo dell´altra e spingevo forte a lenire il mio desiderio. Mi sentivo un bastardo, ma era la verità di quella sera.
Poi, i miei sensi di colpa col tempo si attenuarono.
Il giorno dopo chiamai:
– Ci vediamo a cena questa sera?
– Stasera non posso, facciamo domani sera.

Secca, decisa, non c´era possibilità di trattative; deluso mi rassegnai ad aspettare trentasei ore senza vederla.
Quando la rividi mi sembrò ancora più desiderabile, sempre elegantemente vestita, con un tocco di civetteria
In più. I capelli neri poggiavano su un tailleur blu.
La giacca aperta faceva intravedere una camicia bianca che lasciava capire come i seni fossero liberi da vincoli ulteriori; un paio di calze bianche creavano un contrasto violento che subito mi aveva eccitato.

Il pensiero di che intimo indossasse aveva fatto il resto.
– Posso sedermi? – Sì… scusa… stavo pensando
– Ma tu pensi sempre cosi tanto quando mi vedi?
Stava giocando con me, sapeva benissimo quali erano i miei pensieri ed io non facevo niente per nascondere quel mio desiderio crescente.
Parlammo dei suoi problemi e poi passammo ai nostri o meglio, ai miei!
Il mio corpo emanava sesso da tutti i pori e lei facilmente intuiva di essere l´oggetto del desiderio.

– Andiamo a bere qualcosa da me per definire la strategia da seguire?
Sapeva cosa volevo e non ebbe un attimo di tentennamento: aveva già deciso prima d´entrare in quel ristorante come sarebbe finita la serata. – Credo che sia proprio necessario…
L´aveva detto con un tono di voce che, se avessi potuto, l´avrei presa sul tavolo in quel momento. Smorzai il mio istinto sessuale e pagai veloce.
La feci salire in macchina e mi avviai verso la mia casa sul mare sperando che lei avesse capito il mio desiderio.

Il mio dubbio svanì dopo poche centinaia di metri: mentre l´asfalto scorreva sotto le ruote, la mia cerniera dei calzoni scivolava sotto le sue dita; pochi secondi interminabili, poi, la sua bocca mi succhiò l´anima. Il paradiso tra le mie cosce… l´inferno nella testa… la confusione nel cuore.
Attimi eterni di piacere da portarsi dentro per sempre. Nel momento del piacere estremo, le misi una mano sulla nuca e, accompagnandone il ritmo, chiusi gli occhi e pregai…
Solo il cuore andava più veloce di quelle labbra fatali…
Arrivammo al cottage che ancora dovevo riprendermi.

Assaporai quegli attimi di sfinitezza e poi, baciandola con furore, la portai dentro con l´intenzione di ripagare il piacere avuto.
Piccole gocce di sudore scivolavano dalla sua fronte correndo lungo il suo viso, con le dita andai a bloccarle e le fermai con la lingua.
Come un disperato, cominciai a cercare la sua bocca come fosse linfa vitale: la tempia, gli occhi, le guance, le orecchie, il collo… tutto fu succhiato avidamente.

Le mani nervosamente aprivano i suoi vestiti e cercavano il suo corpo, l´odore del suo corpo si mischiava con quello più forte e prepotente del sesso.
Arrivai alle sue mutandine e con piacere sentii quanto fossero bagnate: le dita frugarono sotto la stoffa incontrando umori e calore…
– Scopami! “
Una richiesta disperata, struggente.
Credevo di avere bisogno di più tempo per riprendermi dal pompino fattomi in macchina, invece, stranamente per me, ero pronto ad averla: non feci attendere oltre la sua richiesta, presi le sue cosce e le feci mettere attorno al mio corpo, misi le mani sulle sue natiche dure e appoggiandola al muro freddo, la penetrai deciso.

Entrai come una lama nel burro, lei era pronta a ricevermi ed io non avevo niente che lei non potesse contenere.
I gemiti strozzati dai nostri baci, i movimenti dei corpi uniti, il sudore sulla pelle, tutto era afrodisiaco.
Aspettai di sentire crescere il nostro piacere e quando fui sicuro che lei fosse pronta a godere sotto l´assalto del mio sesso, intensificai il ritmo ed esplosi in lei.
Venimmo nello stesso momento e fu un momento celestiale.

Cascammo a terra sfiniti e appagati per quel momento, poi, tornando normali, cominciai ad accarezzarle il corpo e a giocare con le sue intimità ancora pronte a combattere.
La presi per mano e la portai sul tavolo al centro della sala e la feci salire; le feci divaricare le cosce senza fatica e m´immersi con la lingua a cercare il suo sapore: sapeva di buono, era morbida e tenera, le sue labbra rosee furono prese dai miei denti e delicatamente martirizzate, cercai il clitoride e avidamente lo attaccai.

Sentii le sue mani afferrarmi la testa e le sue cosce stringermi in una morsa di ferro mentre il suo corpo, dimenandosi, mi faceva intuire quanto quello che le stavo facendo le piacesse.
Continuai imperterrito anche quando, singhiozzando, mi disse di smettere.
Non avevo mai incontrato una donna che si perdesse così in un rapporto orale: era completamente sconvolta, urlava il suo piacere dicendomi di smettere, poi, mi diceva di continuare e poi di smettere che non ce la faceva più e poi ancora e ancora…
A me piaceva farlo e a lei farselo fare.

Continuai incurante dei suoi gemiti, alla fine cademmo esausti.
Era come se ogni volta che lei veniva, venissi anch´io: mentalmente avevo partecipato al suo piacere e mi sentivo spossato.
Stetti abbracciato a lei per diversi minuti, baciandola e guardandola come il bene più prezioso, i miei doveri di marito si erano sciolti in quelle quattro mura e non volevo riportarli a galla.
Lei si era messa supina e in quella posizione metteva in risalto il suo sedere, io ero estasiato dalle sue forme e dalla sua ingenua oscenità… pensavo a lei in modo indecente ma il sesso non rispondeva, capivo che per quella sera avevo raggiunto il mio limite.

– Certo che hai un bel sedere…
Lei, come percependo un pericolo, si girò di s**tto per guardarmi negli occhi, poi, guardando il mio sesso desolatamente inerte, sorrise e disse:
– Ogni cosa a suo tempo… adesso è il momento di dormire un poco, domani dovremo affrontare tanti discorsi nuovi…
E girandosi con quella frase ambigua, appoggiò le sue natiche sul mio membro, facendomi perdere nei miei desideri più reconditi.

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