il corpo: ritratto accademico

Era una di quelle giornate autunnali dove stare all'aperto inizia ad essere un problema. I prime venti gelidi iniziano a farti raggelare il naso e la punta delle dita e il peso della tracolla colma di libri e di fotocopie si fa più stressante del solito. Passare davanti al Museo poteva essere l'occasione giusta per fermarmi un attimo, riscaldarmi e magari fare un giro, giusto per ripassare l'esame di Storia dell'arte moderna.

Sistemato vestiario e borsa nel guardaroba mi avvio verso le prime sale.

Opere del Rinascimento si susseguono tutte un po' uguali, santi, colori, aureole dorate, Madonne col bambino… qualche nome lo riconosco, Filippo Lippi, un “scuola del Pinturicchio”, lo Pseudo-Bramantino (incredibilmente brutto, per i miei gusti). Salto velocemente la sala dei cartoni, buia e un po' spettrale, il Manierismo mi annoia troppo… poi ci sono paesaggi e ritratti. Una suddivisione per temi. Mi guardo attorno. Non c'è nessuno. Sono solo. Rido fra me e me. La cosa non mi stupisce poi molto.

Arrivo nella sala dell'Ottocento. Al centro una vetrinetta ospita una piccola scultura proveniente da una fontana. Ma dietro, in alto sul muro, vedo qualcosa. Un uomo, alto e vestito di scuro osserva un dipinto. Non si tratta di un dipinto di pregio. Mi avvicino e cerco il cartiglio: ritratto accademico. E' un nudo maschile. Come tanti. Molto dettagliato e ben eseguito, mimetico nel candore della pelle, nello sguardo con quel punto vivo bianco negli occhi che fa brillare qualche emozione, i peli leggeri sul petto, il pube, leggermente in avanti, la posa statica, il sesso morbido tra una coltre nera e… chissà, forse profumata.

Sorrido. Mi giro e guardo l'osservatore assorto.
E' come un colpo allo stomaco. Il cuore all'improvviso inizia a battermi nel petto. Il suo sguardo, l'espressione seria e rapace mi sconvolgono. Quest'uomo è eccitato. Si vede. Distolgo lo sguardo e torno sul quadro. Sento dietro di me la presenza dello sconosciuto visitatore e cerco di concentrarmi sul ritratto alla parete. I miei occhi indugiano sui peli pubici del soggetto dipinto, i muscoli leggeri ma segnati, gli addominali e le gambe, nervose e non del tutto lisce.

Il mio viso si infiamma. Sento dietro di me sempre più calore. Forse l'uomo si è avvicinato? Sento sfiorarmi il dorso della mano. Non mi spavento ma mi emoziono ancora di più. Sono eccitato anch'io. Guardo per terra e mi muovo. Arretro leggermente, fino a che la mia schiena non tocca il suo corpo. Lui non si muove di lì. Ora ho caldo. Molto caldo. Il tempo cessa di es****re e io ho solo un desiderio.

Liquido e osceno.
Non serve sapere come è successo. Ci siamo mossi, ci siamo guardati, ci siamo capiti e uno ha seguito l'altro. Una casa, un cesso… un posto. Quando finalmente è possibile lasciarci andare al nostro rispettivo desiderio solo una cosa è stata chiara sin da subito. In silenzio. Doveva accadere in silenzio.
I vestiti calano velocemente. Una volta completamente nudi ci avviciniamo, in piedi, l'uno verso l'altro. L'eccitazione è palpabile.

Il mio sesso è dritto e turgido, largo, venoso e pulsante. Il suo è lungo, il glande non molto grande ma è già scoperto, come una caramella succosa, pronta per essere assaggiata. Non mi vergogno di volerlo. Ma il suo desiderio è meno vorace. Mi avvicino per baciarlo ma lui mi afferra le mani, bloccandomi. Il suo viso si ferma ad un centimetro dal mio. Il suo corpo lentamente mi sfiora. Porta le mie mani sui miei fianchi.

Inizia a girare leggermente su se stesso. Sfiora il mio corpo, il mio sesso con il suo. Ci stiamo accarezzando. Mi sento quasi frustrato per questa attesa, fino a che le sue natiche sode non colpiscono leggermente la mia eccitazione. Tutta la mia pelle freme. Una brivido pervade la schiena, le gambe, i peli mi si rizzano ovunque. Lui continua a girare su di me, di fronte a me, strusciandosi. Completa il suo giro.

E sorride. Tocca a me. Inizio a girare su di me. “Cazzo!” Grido nella mia testa. Il cuore batte sempre più forte. Le sensazioni che provo sono indescrivibili. Strusciando il mio corpo sul suo caldo, sento il suo sesso duro disegnare una linea contro i miei fianchi… sento i peli del suo pube che mi baciano le mani… sento il calore del suo corpo che mi avvolge. Rallento. Indugio ancora un po'. Appoggiando il mio sedere al suo membro eretto sento il mio desiderio vincermi, del tutto.

Non resisto. Mi giro di s**tto. Lui mi spinge a terra. Si draia su di me mentre io spalanco le gambe per accoglierlo meglio. Mi bacia. Ha il pizzetto. Come me. La sua lingua è calda. Ed ha un sapore buono. Di caffè. I suoi baci si susseguono sul mio corpo, scendendo. Non è veloce. Ma la mia eccitazione non sembra notarlo. Quando raggiunge l'ombelico piega verso i fianchi. Mi morde leggermente. Soffoco una leggere risata per il solletico, mi volto leggermente, s**tto indietro e lui riceve il mio pene dritto in faccia.

Non perde l'occasione, apre la bocca e lo inghiotte. Le sue perfette labbra, incorniciate da un pizzetto bruno e curatissimo, si muovono sull'asta del mio sesso. Non lentamente ma voracemente. Ogni colpo è fino in fondo. La sua bocca è umidissima e rovente. Mi sta divorando. Sento i denti leggeri sulla cappella e poi di colpo stringere le labbra sulla base del mio… cristo è unitile fare tanto il raffinato, cazzo! Sì. “Cazzo sì!”
Mi accorgo di averlo gridato.

Smette di colpo quello che stava facendo. Lo guardo stupito ma non tempo di reagire ne di dire nulla. Di colpo mi infila due dita nel culo. Grido di nuovo. Ma con mio grande stupore sto ripetendo “sì”. Inizia a muoverle dentro di me. Mi esplora piano, dentro e fuori, fino a che le mie terga non sono calde, umide e disponibili. Si prende il cazzo in mano. E' già umido e si avvicina.

Spalanco nuovamente le gambe. Lui entra dentro di me. Lo fa con una lentezza che ha del poetico. In tutto quello che fa, il mio amante ora è puro piacere, puro sentire, pura emozione. Lo sento dentro di me. Lo trattengo dentro di me. Il mio culo lo stringe sempre di più e lui è costretto a muoversi. Leggermente, poi con maggiore ritmo. Fremo. Respiro con forza. Chiudo gli occhi. Voglio perdermi. Voglio annullarmi.

Mi afferro le chiappe e le allargo, come se potessi ingoiarlo dentro di me come lui prima mi divorava con la bocca. Mi scopa. Si spinge sempre di più. Lo voglio.
Porto una mano alla bocca. Non resisto. Voglio gridare di piacere e allo stesso tempo voglio rispettare il silenzio che ci pervade. Solo i nostri respiri sembrano musica. Il suo sesso si allarga dentro di me e percepisco che non potrà durare ancora molto.

I miei desideri mi vincono. Voglio il suo seme. Voglio il suo insieme al mio. Tolgo la mano dalla mia bocca. Non riesco a tenerla chiusa. Respiro a bocca aperta. Lui mi guarda. Mi vede. Mi afferra il cazzo mentre reggendosi a quello mi spinge con maggiore impeto il suo dentro di me. Sono un arnese di piacere. Il mio senso di potere è alle stelle. Lui ora è mio. Ogni mio desiderio, senza parole e senza pretese è regola.

Il ritmo dei colpi e dei respiri, miei e suoi, si allineano. E' un'armonia. Il mio pene pulsa fra le sue dita. Il suo dentro le mie terga. Un leggero grido gli sfugge. Sorrido. Voglio godere.
Il tutto avviene in un attimo, ma è un attimo di perfezione. I miei sensi dominano il mio corpo. Sento l'orgasmo arrivare. Inarco la schiena. Lui nel frattempo esce da me e si fa avanti. Nel momento in cui mi piego per godere, il suo cazzo è di fronte al mio viso.

Apro la bocca, dal mio sesso iniziano a sgorgare densi fiotti bianchi, dal suo sesso lo sperma schizza sulla mia lingua, sulle mie labbra, sui miei denti. Non chiudo la bocca fino a che non ha finito lui… e non ho finito io. Quando finalmente lo faccio sento un sapore salato sulla lingua. Leggermente caldo e viscido, ingoio piano, più volte, sentendo lo strano sapore scendere in gola. Chiudo gli occhi mentre lo faccio.

E faccio un lungo respiro. Lui si sdraia accanto a me, mi accarezza il petto peloso, l'addome, con un dito raccoglie un po' del mio sperma e se lo porta alla bocca. Con quello si unge leggero le labbra e poi lecca leggero il dito. Mi sorride. Gli sorrido.

Così come è iniziato è finito. Il silenzio è tornato ad essere rumore. Il caldo è scemato a favore del freddo autunnale che ho dovuto cacciare rivestendomi.

Senza neanche una parola, quel pomeriggio avevo parlato come non mai. Il corpo l'aveva fatto. Senza un nome e senza una parola, nessun rimpianto prendeva il posto a tanta emozione e sensualità. Il tempo purtroppo non avrebbe potuto preservare troppo a lungo quei ricordi, quelle sensazioni. Il corpo non ricorda. E' la mente a farlo. Col tempo tutto sbiadisce, e non potevo nemmeno ricordare bene il suo aspetto. Avrei ricordato il colore dei suoi occhi? Aveva il pizzetto.

Sì, lo ricordo. Come avrei potuto tornare a tutto quello che mi aveva così vinto senza appigli.
Solo in un modo.
Un pomeriggio d'autunno, il museo, e un piccolo quadro di nudo maschile: ritratto accademico.

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