Gli africani

Era un sabato di metà maggio e l’aria particolarmente afosa preannunciava con un certo anticipo l’arrivo di un’estate che si preannunciava davvero torrida. La voglia di essere femmina e troia mi possedeva completamente, diventando talvolta irresistibile. Sandra era sempre con me, dentro di me: era una creatura calda, passionale, supervogliosa di maschi, che spesso arrivava a dominare ogni mio pensiero e a soggiogare la mia volontà. Quando diventavo Sandra mi trasformavo completamente: diventavo una femmina calda e trasgressiva, tremendamente affamata di cazzo, e mi lasciavo andare completamente al piacere, alle mie voglie più segrete e inconfessabili.

Da circa un mesetto avevo conosciuto Rosario, un maschio con cui avevo instaurato una relazione molto soddisfacente. Ci eravamo conosciuti tramite una rubrica di incontri-on-line e, nel corso di quelle poche settimane, avevamo avuto tre incontri di sesso veramente appaganti. Rosario non era un maschio particolarmente avvenente. A letto, nel corso di quei tre incontri “al calor bianco”, gli avevo dato moltissimo e lui, da grande porcello quale era, ne aveva approfittato godendo appieno del mio corpo e delle mie voglie smisurate.

La mia bocca e il mio culetto erano stati messi a dura prova dalla sua foga di maschio in calore e avevamo passato splendide notti facendo tutte quelle deliziose porcherie che si fanno a letto.
Quel sabato sera, dovevamo trovarci in motel. Entrambi non avevamo la possibilità di ospitare , di conseguenza, utilizzavamo alberghi o la macchina per poterci trovare in tutta tranquillità. L’appuntamento con Rosario era per le 22,00: avevamo in programma una notte di giochetti molto interessanti e la mia eccitazione, nel corso del pomeriggio, era aumentata a dismisura.

Avevo voglia di lui: di succhiare il suo grosso uccello, di farmi penetrare in ogni posizione, di assaggiare il suo bianco e caldo nettare maschile.
Arrivai in motel verso le 21,00, così avevo tutto il tempo per prepararmi. Come al solito, mi sarei truccata e vestita con calma, per farmi trovare pronta all’arrivo del mio stallone. Feci una rapida doccia e, poi, mi dedicai ad una lunga seduta di trucco, utilizzando con sapienza fondotinta, eyeliner, rimmel, fard e rossetto.

Terminato il trucco, iniziai a vestirmi. Indossai un completino sexy di pizzo nero, composto da reggiseno a balconcino, reggicalze, tanga, autoreggenti. Infilai gli orecchini a pendaglio, molto vistosi, ed una collanina. Sopra misi un babydoll nero corto e trasparentissimo, poi misi le unghie finte di un colore rosso acceso. Completai l’opera con la parrucca capelli corvini.
Mi guardai allo specchio: ero pronta. Davvero una bella femmina, sexy e spregiudicata, vogliosa di donarsi per tutta la notte al proprio maschio.

Mi buttai sul letto matrimoniale, attendendo l’arrivo del mio amante: in effetti mancavano 10 minuti alle 22 e non sarebbe passato moltissimo all’arrivo di Rosario e, quindi, al raggiungimento del piacere.
Passarono i minuti, in maniera insopportabilmente lenta: avevo una voglia di cazzo irresistibile e il mio compagno di giochi erotici era vistosamente in ritardo.
22,15-22,20… il tempo non passava più, mentre io quasi sbavavo per l’eccitazione.
Alle 22,25 circa arrivò la telefonata , Rosario si scusava tanto, ma aveva avuto un impegno imprevisto e non poteva venire da me.

Si offriva però di rifondermi le spese alberghiere….
Io ci rimasi malissimo. “Brutto stronzo” pensai. “Io sono qui che muoio dalla voglia e tu mi tiri un bidone del genere”. E poi erano quasi le 22,30 di sabato sera: dove andavo a trovare un maschio, a quell’ora? La mia bocca desiderava ardentemente un cazzo duro da succhiare, il mio buchetto aveva una voglia immensa di essere esplorato, visitato, penetrato con foga.
“Che sfortuna!” mi dissi.

Avrei dovuto rinunciare ad un bel manico in carne ed ossa ed accontentarmi del fallo di lattice che mi ero portata dietro.
Ero alle prese con questi pensieri infelici quando sentii dei rumori provenire dal corridoio del motel. Mi avvicinai alla porta e mi resi conto che qualcuno stava chiacchierando davanti alla porta della stanza che si trovava a destra della mia. Incuriosita, decisi di dare un’occhiata. Spensi le luci della mia stanza e aprii la porta di quel tanto che bastava per guardare fuori senza essere vista.

Vidi che tre uomini stavano parlottando concitatamente. Erano tre nordafricani e parlavano in una lingua che non riuscivo a comprendere per nulla. Quello che dava le spalle alla parete era sui trentacinque anni, non molto alto, un poco stempiato. Accanto a lui stava un ragazzo giovane, sui 19-20 anni, un po’ robusto e coi capelli ricci. Il terzo uomo era il più alto dei tre: aveva i capelli nerissimi ed i baffi scuri.
Li osservai per qualche secondo.

Solo a vedere quei tre maschi, lì accanto, a pochi metri da me mi bagnavo di voglia. Mi venne un’idea pazzesca: e se avessi tentato di sedurli? “Ma tu sei pazza, Sandra”, mi dissi. In un albergo, un luogo pubblico, era estremamente pericoloso. A partire dal fatto che non sapevo come avrebbero reagito i tre uomini, era comunque un qualcosa che andava ben oltre la semplice trasgressione. Era un qualcosa di inaudito, di esagerato, al limite della follia.

Significava varcare un limite che, fino ad allora, mi ero sempre prefissata. Però, la voglia dentro di me, era immensa. “Chissenefrega”, mi dissi ad un certo punto, prendendo il coraggio a piene mani. “Muoio dalla voglia… ci devo provare. ”
Infilai le scarpe coi tacchi di 10 cm e aprii la porta, col cuore che batteva a mille. Appena uscita in corridoio, in piena vista, li guardai con poco velato desiderio. Non c’è che dire: erano davvero tre fantastici esemplari di uomo che mi sarei goduta molto volentieri.

E poi non ero mai stata con un nordafricano: la cosa mi incuriosiva e intrigava un sacco.
I tre uomini, improvvisamente, smisero di parlare e mi guardarono a loro volta. Sorrisi loro e, dopo pochi secondi, me ne tornai nella mia stanza, stando attenta a mostrare per bene il mio fondoschiena che emergeva dal cortissimo babydoll trasparente.
Lasciai la porta socchiusa e mi sedei sul letto matrimoniale. La trasgressione aveva ulteriormente incrementato il mio desiderio, che era giunto a limiti difficilmente superabili.

Avrei dato qualsiasi cosa affinché almeno uno di quei maschi si fosse deciso a entrare nella mia stanza per farmi sua. Passarono alcuni secondi – non saprei dire quanti, venti, trenta? boh – che parvero interminabili, ma dalla fine i tre maschi del nord africa entrarono nella mia stanza, chiudendosela alle spalle. Fu quello coi baffi a parlare. Il loro italiano era molto scadente, ma compresi comunque le parole “fare l’amore”. Io, con nonchalance, mi tolsi il babydoll e rimasi con la lingerie nera.

Pochi secondi dopo mi trovavo in ginocchio. I tre maschi si erano rapidamente spogliati e io avevo potuto constatare di persona le loro dotazioni. Quello stempiato e il ragazzo giovane non erano dottissimi: sui 14-15 cm. Il baffone invece aveva davvero una bella nerchia, sopra i 20 cm di sicuro. Avevo cominciato a succhiare il ragazzo e quello coi baffi mentre il tipo con pochi capelli mi stava esplorando il buchetto con le dita.

Mi sentivo a mio agio. Avevo tre cazzi tutti per me, tre maschi arrapati che mi desideravano quanto io desideravo loro. Succhiavo con foga, alternando giochi di lingua a audaci affondi da vera gola profonda. Avevano un sapore così aspro, così forte, che mi riempiva di eccitazione. Mugolavo senza ritegno, sguaiatamente, come una cagna in calore. Ad un certo punto sentii che lo stempiato si era deciso: aveva appoggiato la cappella al mio forellino e, con un deciso colpo di reni, era penetrato in me.

Inizio a montarmi, con colpi robusti e regolari, mentre con la bocca continuavo a succhiare gli altri due compagni “di piacere”.
Alcuni minuti dopo fecero il tanto sospirato cambio: così, finalmente, avrei potuto godermi nel culo il grosso palo del baffone. Entrò quasi completamente nella mia fichetta-anale, con irruente prepotenza, e cominciò a pomparmi. Quella era la situazione ideale: i due cazzi più piccoli in bocca e quello extra-large nel culo. Provavo un piacere indescrivibile.

Mi sentivo donna, femmina, troia e puttana. Ero piena di calda carne maschile che mi esplorava la gola e mi sondava il culo come uno stantuffo.
Fu il ragazzo giovane il primo ad schizzare, qualche minuto dopo. Lo accolsi sul viso il suo succo caldo di giovane uomo:Il baffone lo seguì poco dopo: estrasse il pisellone dal mio buchetto e lo indirizzò verso il mio viso riempendolo di sborra. Venne copiosamente (evidentemente non sborrava da un bel po’) riempiendomi il viso di sborra calda.

Il terzo maschio, quello stempiato, fu l’ultimo a godere: lo succhiai per un paio di minuti abbondanti prima di ricevere sulle tette il suo latte, caldo.

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