Giulia 2 parte

Sono più di trenta minuti che Giulia attende il bus per la spiaggia, non capisce del perché di questo esagerato ritardo, oltre del perché alla fermata non ci sia nessuno. Non è possibile che sia già passato in quanto è solita attenderlo anche per parecchio tempo.
Sta quasi per decidere di attraversare la strada ed attendere il bus che la riporta a casa, quando in lontananza vede arrivare quello che stava aspettando.
Salita a bordo, i quaranta minuti di strada passano rapidamente.

Una volta scesa, raggiunge il suo “camerino” improvvisato tra i fitti cespugli, si spoglia piegando con cura i propri abiti e riponendoli su un piccolo tronco. Con calma apre la borsetta ed estratto il bikini, un po di rossore si presenta sul suo volto.
Nella fretta per uscire di casa, nota solo ora di aver preso quello più ridotto se non “minimale”.
L'ultima conferma, infatti, la trova guardandosi dopo aver indossato quei due pezzi di stoffa nera.

La mutandina, se così si può chiamare, non è altro che un sottilissimo filo che percorre la circonferenza vita, si infila perdendosi tra le chiappe e si ricongiunge all'altezza della passera che viene coperta da un ridottissimo triangolino di stoffa lucida.
Il reggiseno invece, non trattiene ne sostiene la sua quarta abbondante ed anch'esso composto da sottilissimi fili che fanno le veci delle bretelline, trattengono all'altezza dei capezzoli, due triangolini tanto grandi quanto quello posto sulla passera.

Estrae dal sacchetto l'asciugamano e dopo aver preso un grosso respiro, mentre un brivido le percorre la schiena si decide a raggiungere la spiaggia.

Questo microscopico costume l'aveva preso in realtà per abbronzarsi nel giardino di casa, fuori da qualsiasi sguardo indesiderato, ma ora, quasi le viene da ridere mentre mette piede sulla sabbia calda che precede l'acqua.
Per fortuna, nessuno all'orizzonte.
Con calma stende l'asciugamano sulla sabbia e dopo un altro sguardo perlustrativo, quasi di corsa decide di buttarsi in acqua.

Nuotando, l'acqua che le scorre lungo il corpo la fa sentire nuda, come se non indossasse nulla. Si diverte a lungo, fa l'apnea, le giravolte e poi lunghe nuotate. Quando si sente finalmente soddisfatta, decide di tornare in spiaggia a prendere il sole e raggiunto il suo asciugamano, si stende subito a pancia in giù.
Il forte sole la rosola, più volte si gira supina per cercare refrigerio e poi, dopo almeno due ore, si alza per un nuovo tuffo.

Proprio quando sta per dirigersi nell'acqua, dei rumori dal bosco la allertano.
Si volta di shitto per controllare con lo sguardo, attende qualche minuto in silenzio ma i rumori non si sentono più. Decisa quindi, torna verso l'acqua e dopo essersi tuffata dimentica l'accaduto con una vigorosa nuotata.
Passa molto tempo in acqua, fino a quando, un tuono molto forte la distrae.
Guardando verso il bosco, in lontananza vede grosse nubi nere venire nella sua direzione.

Rapidamente esce e raggiunto l'asciugamano, si dirige verso il suo camerino tra i cespugli.
Giulia ha sempre avuto timore a sostare in un bosco durante il temporale, dell'acqua non si preoccupa molto, quanto invece dei fulmini che potrebbero colpire vicino a lei. Si decide così a cambiarsi rapidamente, toglie lo striminzito costume e dopo una rapida asciugata del corpo, indossa i suoi abiti.
Ancora una volta correndo, percorre a ritroso il sentiero fino a raggiungere la strada.

Qui si sente più tranquilla e dopo essersi posizionata affianco la palina della fermata , si mette ad attendere l'autobus che arriverà tra mezzora circa.
Come all'andata, anche questa volta il pullman inizia ad accumulare ritardo mentre il temporale si avvicina minaccioso.

Le prime grosse gocce iniziano a cadere dopo dieci minuti di ritardo del bus.

A quindici minuti piove ormai senza sosta iniziando così a inzuppare gli abiti di Giulia che non conosce un riparo dove proteggersi.

A venti minuti la pioggia è diventata un vero e proprio nubifragio, come fossero secchiate, Giulia è ormai totalmente fradicia con i vestiti zuppi e addirittura la borsetta che tracima acqua.

Dopo ben trenta minuti di ritardo, il pullman finalmente arriva.

Infuriata, sale frettolosamente in autobus e senza salutare di proposito l'autista, si inoltra nel lungo corridoio.
Solo ora, mentre cammina, inizia a focalizzare cosa stia succedendo.

Quasi come un pugno nello stomaco si rende conto che anche oggi la colonia di ragazzi ha deciso di fare una gita ed anche oggi, l'unico posto libero è affianco allo sconosciuto che la sta fissando quasi morbosamente.
I ragazzini oggi urlano in un modo quasi assordante, forse complice la pioggia battente che rumoreggia sul tetto dell'autobus o forse le grosse ruote turbinanti nel manto d'acqua che copre l'asfalto, sta di fatto che qualunque tipo di conversazione sarebbe praticamente impossibile.

Impossibile per tutti, a parte l'uomo nel seggiolino affianco a quello in cui si siede.
Senza nemmeno darle il tempo di sistemarsi, con il volto si avvicina al suo orecchio coperto dai lunghi capelli bagnati e con le sue parole, ancora una volta le toglie il fiato.

– Ora che sei tutta bagnata, devo dire che hai un fisico fantastico. Poi…. deve essere proprio bello quel perizoma nero che hai sotto i pantaloncini.

Giulia non ha il coraggio di replicare, non riesce nemmeno a girarsi verso l'uomo, eppure, complice i vestiti che ora le saranno letteralmente incollati al corpo, non accenna manco ad alzarsi per allontanarsi in qualche fila più avanti.

Passano diversi minuti in cui si sente letteralmente pietrificata. Con gli occhi socchiusi, il respiro ridotto e le mani che stringono con forza i braccioli, non osa muovere nemmeno un muscolo mentre si sente ispezionata dallo sguardo di quello sconosciuto.

Tutto questo, sembra dare coraggio all'uomo che ancora una volta si avvicina al suo orecchio.

– Quelle due antennine mi fanno pensare a tante cose porche –

Subito non ne coglie il senso, ma appena abbassa lo sguardo sui suoi seni, spalanca gli occhi e la bocca rendendosi conto che i vestiti zuppi oltre al reggiseno a fascia, mostrano palesemente quanto duri siano diventati i suoi capezzoli.

Un brivido uguale a quello nel bosco, percorre nuovamente la schiena di Giulia e come fosse la carica che le serviva, alza il volto e con l'intento di fulminarlo, va ad incontrare il suo sguardo.

Appena gli occhi si incrociano, qualcosa però non va come previsto ed è l'uomo a fulminare lei prima di iniziare a ridere rumorosamente.
Si sente sempre più imbarazzata, si guarda intorno, ma nessuno sembra aver notato loro o addirittura le loro conversazioni. Nella folla di quel pullman è come fosse da sola con lui.
Per il resto del viaggio non è più successo nulla tra i due e quando la loro fermata è prossima, Giulia si alza rapidamente e senza voltarsi raggiunge le porte di uscita.

Hai il cuore che batte a mille quando il mezzo si ferma e finalmente si sente come liberata da un peso enorme nel momento in cui poggia piede sul marciapiede.

Qui per fortuna non piove più e con i vestiti ancora zuppi, inizia a sentire fresco mentre attraversa la strada.

L'uomo è sparito e anche quando il pullman riparte, non c'è nessuno dietro ad attendere di poterla guardare ancora.

Probabilmente, questo succede perché è tardi ed in effetti, guardando l'orologio luminoso della farmacia posta dietro di lei, si rende conto che il pullman per casa sua è già passato e fino a domattina non ne passeranno più.
Impreca diverse volte e rendendosi conto di dover fare più di 6 km a piedi, si incammina contro voglia verso casa, quando, nemmeno il tempo di fare dieci passi e una macchina suonando il clacson rallenta fino a fermarsi di fianco a lei.

– Ehi moretta! Ti serve un passaggio? –

Quella voce la riconosce immediatamente ed appena guarda dentro l'abitacolo, si rende conto che si tratta dello sconosciuto del bus.
Non sa quasi perché lo stia facendo e dandosi dell'idiota, senza dire mezza parola, apre la portiera salendo subito in auto.
Appena rinchiusa nell'abitacolo l'uomo raggiunge con una mano il riscaldamento, lo attiva e dopo aver ruotato la manopola del calore verso il rosso, innesta la marcia e parte.

– Sei di poche parole. Però se sei salita in auto è perché un po ti fidi ? –

Giulia non risponde, ma rivolto lo sguardo verso di lui in pochi istanti si sente esageratamente imbarazzata.
Al suo segno di evidente sconfitta, l'uomo torna alla carica facendola sprofondare nell'imbarazzo.

– Certo che sei davvero figa. Devi avere delle tettone stratosferiche ed un culo che…… cazzo….. per cosa ho visto fin'ora, parla da solo! –

A Giulia manca il respiro, non sa se aprire la porta e buttarsi dall'auto in corsa o cos'altro fare.

L'uomo a questo punto, notando che non ci sono reazioni, decide di rincarare la dose.

– Ma fai la modella? Ballerina? Hai un viso davvero bello e poi quelle labbra carnose……ti metterei nuda sul tavolo e poi…. – lascia la frase in sospeso mettendosi a ridere.

Nell'imbarazzo più completo, quasi con i sudori alle tempie, in un barlume di lucidità si rende conto che l'auto ha imboccato una strada sbagliata e con fatica, lo avverte.

– S… scusa… Guarda che hai sbagliato, mi dovresti accompagnare per quella strada che abbiamo appena superato –

L'uomo sorride e rallenta repentinamente l'auto.

– Ma allora parli ogni tanto! Nessun problema bella moretta, torniamo subito indietro. –

In breve il viaggio riprende nella giusta direzione e dopo qualche svolta, sotto le indicazioni di Giulia, l'uomo la porta rapidamente di fronte casa.

– Gra… Grazie mille, sono in debito con te –

Come fosse un rito, ad ogni passaggio che le viene dato, come se avesse acceso un disco, ripete sempre a tutti questa frase prima di salutare.

Bastano però pochi istanti per rendersi conto che forse, con lui era meglio non usare queste parole, sopratutto per il fatto di non riuscire a sostenere nemmeno lo sguardo da tanto imbarazzo che prova.

– Non ti preoccupare bella morettina. Presto ti darò modo di sdebitarti. – risponde con un sorriso perfido stampato in volto.

Rossa come un peperone, Giulia si alza e mentre esce dall'auto, un'altra frase la stende nuovamente.

– Ma guarda che bel culo! Mi ci perderei volentieri in quelle chiappe! –

Chiude la porta assieme agli occhi ed appena l'auto riparte, un mancamento la fa letteralmente crollare a terra, in ginocchio a riprendere fiato.

Fa freddo, i suoi vestiti sono ancora umidi, i capezzoli quasi cercano di perforare il tessuto e poi muovendo le cosce, sente di essere troppo bagnata perché sia solo acqua. Quando poi raggiunge la porta di casa, dopo aver recuperato le chiavi dal nascondiglio, una smorfia di terrore prende possesso del suo volto.

In pochi istanti si rende conto di non avere con se la borsetta contenente l'asciugamano e quel maledetto striminzito costumino. Altrettanto rapidamente, capisce di averlo dimenticato nell'auto dell'uomo e se domani ci sarà nuovamente il sole alto nel cielo, capisce che dovrà andare in spiaggia o la sera potrebbe ritrovarselo qui, a casa, per reclamarla.

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