Fino a succhiarti l’anima

Dovresti camminare per strada con un ramo di quercia nel culo e poi incontrare tre balordi neri che, dopo averti sgarrato tutti i buchi fino a farti sanguinare, dopo aver bevuto il tuo sangue ed averti lasciata coperta dei loro morsi e dei loro graffi, come belve fameliche, riprendano a scoparti, fino a succhiarti l’anima. Ti hanno lasciato sicuramente qualche profilattico nella fessa, distratti questi neri che sono abituati ad incularsi le scimmie. Ma tu dimentichi che sei stata la loro scimmia, il loro a****le schifoso.

Appena uscita dal supermercato questi tre bingo bongo ti stavano seguendo. Si sono offerti, gentili, per posare le buste della spesa nel vano portabagagli della tua scassata station wagon mentre uno, rapidamente, ti ha preso le chiavi si è messo alla guida e gli altri due ti hanno dato un calcio in culo e ti hanno spinta dentro. Uno dei tre ha preso una sua mutanda sporca e te l’ha messa sugli occhi mentre la macchina sgommava verso un bosco in provincia di Piacenza.

La tua testa scoppiava, i tuoi pensieri frullavano, eri un ruminante, ridotta ad una vacca con una nerchia in culo, una in bocca ed uno streppone in un orecchio. Sì, uno di questi, forse era stato in Sicilia, conosceva la parola streppone, sapeva il significato di quel termine che altro non era che uno dei tanti sinonimi del cazzo. Ma sei vittima inconsapevole di questi tre a****li che ti stanno inculando a turno. Forse il profilattico che ha usato il primo ti è rimasto nella pucchiacca….

ha detto quel mostro che ti sarebbero entrati altri. Che cosa schifosa !Mentre il primo ti impiastricciava i capelli perchè aveva spruzzato nel tuo orecchio, gli altri stavano entrando nella tua fica usando quello stesso profilattico. Eri ridotta uno schifo. Puzzavi di sesso, eri appiccicosa ed eri l’a****le del piacere di questi tre mangia banane. Mentre ti fottevano a pecorina, ti avevano sbattuta a terra in un cespuglio infatti, tutta la tua vita di brillante quarantenne in carriera ti passava davanti agli occhi.

Il college in Inghilterra, il Master negli Stati Uniti… tutto nel cesso sarebbe andato dopo quell’esperienza, se fossi uscita viva, segnata nell’anima e nel cervello. Ma a quelle bestie, figli di sciacalli e vigliacchi, non interessava nulla. Avevano ben altri progetti su di te…. ti avevano studiato, avevano seguito le tue giornate, i tuoi orari, la tua famigliola, tuo marito ed i tuoi tre figli. Erano pronti per ricattarti, ormai sapevano tutto di te.

E tu ? Come hai fatto a non notarli. Le tue preoccupazioni erano la manicure, il parrucchiere, il centro massaggi…e nulla più. Tutto fa parte della vita insulsa di una arredatrice imballata di soldi perchè il marito è direttore amministrativo di una Società di Gestione del risparmio. Mentre loro scaricavano il loro seme nelle tue viscere, tu morivi. Ma sono bravi, vogliono ancora giocare con te e le tue amiche. Le tue lacrime non li commuovono, i tuoi gemiti, le tue grida non li impressionano, anzi.

Tutti e tre iniziano a sputarti in faccia. Sono stanchi. Dimostrano anche loro di avere un briciolo di dignità che viene dai postriboli degli Inferni che frequentano. Ti rinfacciano le volte che ti hanno chiesto l’elemosina e tu non li hai degnati di uno sguardo. Adesso stai pagando con gli interessi, ti hanno già derubato di quei quattro soldi che hanno trovato nel tuo portafoglio graffato. Sono molto pochi. Vogliono di più. Tu, intanto rimani a quattro zampe con la testa nel cespuglio di rovi.

Le spine e le ortiche stanno sfregiando il tuo bel volto da bambolina. I tuoi capelli neri, ben acconciati, il trucco e la tua lingerie. Sei smostrata, a questi tre a****li non è bastato strapparti calze e slip per fotterti ben bene. Ti hanno tolto anche gli stivali. Sei scalzi e qusi completamente nuda. Non puoi vedere cosa succede al di là di quel cespuglio. Forse ti hanno portato in una boscaglia. Senti la puzza rivoltante dello sterco degli a****li mentre le tre bestie hanno iniziato a mangiare quello che avevi comprato al supermercato.

Qualche tua percezione ti fa presagire che in quel bosco ci saresti rimasta a lungo. Tenti di parlare con qualcuno di loro ma ti arriva un calcio, con uno dei loro scarponi, dritto nel buco del culo, talmente forte che ti fa mancare il respiro. Da quel momento in poi ti rendi conto che la tua vita è stata piana di stronzate insignificanti, il tuo brillante lavoro, le serate con tuo marito, le vacanze di lusso con gli amici vip.

Tutto scivola giù per il cesso, come un fulmine che ti balena davanti agli occhi adesso vedi un’altra vita. La Vita Nera che questi tre diavoli ti prospettano. Ti hanno già fatto capire che rimarrai, loro serva e schiava per ogni necessità, in quel bosco per un po’ di giorni. Ormai sei una loro proprietà. Queste tre bestie, sputate dai cunicoli di qualche Inferno hanno invertito la tratta degli Schiavi. Adesso sono i negri che fanno i negrieri con i bianchi.

Forse la prima sei stata tu. La forza dei costosi cosmetici che hai usato, Silvia, non ti ha messo su un livello diverso dal loro. Ognuno ha la propria Anima Nera e tu stai vivendo il tuo personale Inferno. Ad uno dei bingo bongo, dopo aver farfugliato qualcosa, insieme agli altri due è venuta nuovamente la voglia di slabbrarti quel tuo culetto bianco e profumato. Gli altri due vanno a prendere delle siringhe usate, erano lì per terra.

Poi un altro si stacca e si allontana. Quello che voleva farti il culo, visto che sei già in posizione, inizia a toglierti quel preservativo di colore verde chiaro che fuoriesce appena dlla tua fica. Lo succhia un pochettino ritenendo che quelle fossero tutte vitamine, e così beve anche un po’ di sperma dei suoi amici di bagordi. Loro in quel pezzo di boscaglia hanno anche un capanno. Ormai, da quando sono in Italia, venuti chissà da dove, da quale parte dell’Africa o del Sudamerica hanno fatto di tutto.

Tutto il male possibile ad ogni tipo di persona, utilizzando tutta la rabbia che avevano in corpo di una generazione, quella dei trentenni e dei quarantenni dei Paesi del Terzo Mondo dimenticati dai Paesi civilizzati. Si arrogavano il diritto di essere dei Cavalieri della Vendetta, senza macchia e senza paura per i loro conterranei umiliati e offesi da circa due secoli di dominio e di guerre. Tutte bufale, balle rivestite di zucchero filato e cannella, riempite di miele e marmellata di mirtilli da propinare alle loro vittime.

Avevano fatto truffe, rapine in banca, sequestri di persona e violenze di ogni tipo. Erano liberi, nascosti come lupi, come predatori tra i più feroci, in quella striscia di bosco. Erano sicurissimi di farla franca. Le violenze carnali quasi mai, per pudore, venivano denunciate dalle donne, che si limitavano a nascondere dietro qualche lacrima, nelle cucine delle loro case, quanto avevano subito. Gli uomini violentati venivano poi, dalla banda dei tra Satiri, per compiacere altri riccastri quando erano in fregola di farsi un bel palestrato o di succhiare e accarezzare il petto depilato di un quarantenne in splendida forma.

A questi uomini facevano subire ogni tipo di gioco sado-maso, convocando anche dei transessuali brasiliani per far succhiare la fava e incularli di brutto. Adesso le chiamavano T-girls, un modo come un altro per dire che erano uomini travestiti da donna ma con una nerchia dalla dimensione asinina che lacerava il culo fino a farli sanguinare mentre i ricchi avvocati, industriali e viziosi italiani assistevano allo spettacolo. A questo punto, nessun uomo avrebbe confessato alla propria compagna quello che aveva subito, dopo essere stato assente da casa per due giorni ed essere passato per le fogne di Napoli o di Milano per ricevere quel tipo di trattamento.

Sarebbe stato sufficiente dire alla adorata mogliettina che un improvviso viaggio d’affari lo aveva portato dall’Italia a Bruxelles per incontrare degli investitori e lei, anche senza uno straccio di telefonata, era lì pronta a bersi tutti. L’alta borghesia vive di falsità e si nutre di continue bugie pur di non perdere i propri privilegi per cui ben venga il viaggio d’affari, anche se estremamente hard e sado-maso, pur di non perdere il proprio collier d’oro che il maritino che le porta in regalo, facendole credere di averlo acquistato pensando a lei.

Così il ricco capitano d’industria da vittima riesce a passare per impegnatissimo uomo d’affari, dopo aver visto passare i topi delle cantine di Napoli, o di qualche altre città italiana rischiando la leptospirosi mentre qualche trans gli rompeva il culo e qualche brutto sgherro gli fracassava la faccia per sfogare le sue frustrazioni da disgraziato che spesso aveva mangiato topi arrostiti perchè non poteva permettersi l’aragaosta a colazione. Ed essendo schedato dalla Criminalpol era costretto a vivere nelle fogne, nei tempi di magra per evitare qualche ergastolo.

Confessione indecenteUNO – Un pomeriggio…Dopo le 16, una casa di campagna sulla costiera. Non sono che una semplice impiegata, tendente al “precariato”, secondo la modadell’Italia di oggi; poi casalinga e pure mamma. La seconda cosa, è che sì, lo confesso, anche io ho una mia piccola forma di depravazione. Da ragazza, quando facevamo all’amore col fidanzatino di turno, ci si arrangiava: niente alberghi, raramente si rimediava una casa o una precaria garconnière. Per lo più si scopava alla svelta, in macchina o in qualche luogo più o meno appartato.

Ora, dato che sono molto lenta nel provare piacere, in quell'epoca non riuscivo a godere quasi mai. Però la precarietà e il pericoli di essere visti e scoperti (questo l’ho capito molto dopo) giocavano a favore del mio “compagno”. Tutti gli adolescenti soffrono o, meglio, godono, di eiaculazione abbastanza veloce, quindi, se la cavavano alla svelta con i preliminari (quelli che a noi ragazze piacciono tanto), e cercavano subito di andare al sodo, eiaculando il più presto possibile.

Magari, se la pace della “location” lo permetteva, se ne facevano tre o quattro, quasi di fila. Questa precisazione mi serve per confessarvi la mia fantasia erotica: dopo, quando raggiungevo la mia casetta tranquilla e gli spazi a me familiari, subito dopo “tempesta”, nella quiete di camera mia ochiusa nel bagno, mi dedicavo a una lunghe e deliziose masturbazioni. Libera da affanni e senza fretta, mi attardavo deliziosamente sulle mie grandi labbra e sul clitoride, spesso ancora provatodalle decise e ripetute penetrazioni degli irruenti compagni di gioco.

Mi piaceva titillarmi, e cercavo di farlo al più presto possibile, in modo da ritrovare l’inguine ancorairrorato di sperma, a volte secco, altre volte caldo, liquido e copioso. Lo lasciavo fluire, a goccioloni dal mio buchetto e me lo trastullavo tra le dita, usandolo come lubrificante. Era odoroso d’uomo… E molto, molto eccitante. Questi momenti di estasi mi portavano a fantasticare e le mie fantasie, erano incentrate su questipunti fondamentali: essere vista o spiata mentre facevo sesso col mio ragazzo e donare piacere a uno sconosciuto.

Non era tanto l’idea di essere posseduta per mio “gusto”, al contrario, il mio gusto, nei ditalini solitari, era rappresentato dal lasciare il mio corpo alla mercé di chi tanto lo aveva spiato, desiderato,sognato. Una specie di premio inatteso, una vincita alla lotteria, in cui non avrebbe mai sperato. Tutte fantasie che ritenevo irraggiungibili e irreali, immediatamente dopo aver goduto. Poi sono passati gli anni e, grazie al mio attuale compagno che, come ho scritto più volte, mipermette di esprimere la mia sessualità come meglio credo e grazie al WEB, qualche sfizio me losono potuto anche togliere.

Poca cosa, intendiamoci. Con il mio uomo abbiamo imbastito, qualche volta, del sesso a tre, il cosiddetto: cuckold. Altre, poche volte, abbiamo fatto l’amore davanti a tutti, diciamo così, in web cam, su un sito porno. In entrambi i casi, nonostante io abbia goduto, abbondantemente, nel compiere l’atto (lui è moltoattento alle mie esigenze) ho conservato la mia vecchia abitudine giovanile: una sanamasturbazione, in pace e tranquillità, ricercando e ritrovando i segni dell’avventura appenatrascorsa.

La seconda cosa che dovete sapere è che, quello che vi racconto ora, è successo proprio a me, ieripomeriggio, in maniera del tutto casuale. Dato che la settimana prossima è Natale, la direzione della Ditta per cui lavoro ha preferitoincontrare anticipatamente i dipendenti, per gli auguri di rito. Classica fetta di panettone che,notoriamente, ti resta sullo stomaco in un orario del tutto inaccettabile seguita da un pessimospumante, caldo, che ti inferisce il colpo finale; le solite chiacchiere; qualche pettegolezzo; discorsonoioso e falso!La cosa positiva è che poi sono riuscita a tornare a casa verso le tre, in notevole anticipo sul solitoorario.

DUE – Caffè e… Stuzzichini. Ero completamente sola e, al contrario di me, il mio lui sarebbe tornato la sera, e pure abbastanzatardi. Stressata e con la testa già oberata da tutti i pensieri delle cose che avevo da fare, mi concessi unastravaccata occasionale sul nostro divano. Il tempo di togliere le scarpe, dolorose Chanel, nere, mezzo tacco, ideali sotto il tailleur grigio ma, adesso, del tutto inadeguate. Indugiavo, con le gambe stese, accarezzata dal torpore e tentata dall'idea di un piccolo, innocente, pisolino.

Però, non potevo permettermi di abbassare troppo la guardia. Sarei dovuta comunqueuscire ancora; avevo tanto da fare e rimettermi in attività dopo il sonno, mi avrebbe ancora più stressata. Svogliatamente diedi una controllata alla borsetta, che avevo lasciato cadere, intanto cercavo dirinvenire, sperduto tra gli anfratti del divano, il telecomando della TV. Sul cellulare c’era un messaggio, era Eddy, mi diceva che sarebbe tornato verso le nove e che ci pensava lui a recuperare nostra figlia dai nonni.

Che tesoro: un pensiero in meno!Dovevo fare pipì, ma i bagni sono di sopra, e non trovavo la forza per alzare le chiappe dal divano. Intanto, il maledetto telecomando non veniva fuori. Il silenzio del meriggio e la luce soffusa che attraversava le tende, invitavano al relax. L’incanto venne rotto dal classico ronzio aggressivo di una sega elettrica, mi scosse prendendomi di sorpresa. E’ un suono a cui ci si abitua, in campagna. Novembre e dicembre sono dedicati alla potatura e nelle macchie e nei frutteti diventa un concertino che non si ferma mai, infatti, dopo, lalegna dev’essere tagliata in ciocchi che serviranno per forni e camini.

Non è un suono spiacevole, seci fai l’abitudine. Questa volta, però, il suono era un po’ troppo vicino per non attrarre l’attenzione. Significava chec’era qualcuno molto vicino a casa; non che avessi paura ma, visto che abbiamo le porte sempreaperte (pessima abitudine, lo so), mi decisi, comunque, a dare una controllata fuori. Era anche un sistema per scuotermi dal magico torpore e riprendere l’attività. Gli zoccoli erano fuoriportata, rimisi le scarpe da città. Uscii, ancora in tailleur, senza cappotto, tanto fuori era tiepido, erastata l’ennesima bella giornata, piena di sole.

Intanto, le raffiche della sega risuonavano a shitti prolungati ma ancora non ne vedevo l’autore. Girai dietro la casa e, a pochi metri, su una scala, vidi don Liborio, un vecchio pensionato delleFerrovie che faceva servizi da giardiniere un po’ per tutto il vicinato. Come gli uomini di una volta, aveva la campagna nel sangue e lavorare con le piante era la sua passione. A casa sua, più sopra della nostra, aveva pure qualche a****le, che sapeva governare a regolad’arte, infatti era tra i nostri fornitori di fiducia altro che “prodotti bio” e tracciabilità… Don Liborio, aprezzi amatoriali, ci procurava spesso qualche soppressata genuina, formaggi, uova e altre prelibatezze.

Era una figura tipica per il nostro sentiero, appena carrozzabile, ed era sempre impegnato a far qualcosa. Insomma, un brav’uomo. Nonostante fosse vicino alla settantina era ancora in forma: asciutto, con la pelle che sembrava dicuoio, per i tanti anni all’aria aperta. Le grosse mani armeggiavano con la sega, colpendo, senza titubanze, i rami di un grosso castagno,le cui foglie erano quasi tutte cadute. Approfittai di una pausa per salutarlo:- Ehilà, buongiorno! – gridai, facendomi scherno agli occhi con il palmo della mano.

Lui sentì e sivoltò, con il suo solito sorriso bonario. Mi scaldò il cuore; pensai che in oltre dieci anni, non l’avevomai incrociato senza che mi donasse un sorriso. Che brava persona… eh, gli uomini di una volta!- Buongiorno, signo’! – rispose immediatamente e si precipitò dallo scaletto, per venirmi a salutare –Scusate, vi ho disturbata? Io pensavo che non ci stavate, mi era sembrato che non c’era lamacchina vostra…- Ma no, don Liborio – risposi sorridendo a mia volta – non vi preoccupate… anzi, mi fate compagnia.

Quando ci state voi in giro, mi sento più sicura. – Eh, signo’, ormai so’ vecchio! – mentre parlava, notai che, comunque, adesso che non aveva laluce del sole negli occhi, pur facendo finta di niente, non riusciva a evitare di spiarmi le gambe,slanciate dalle calze grigie e dalle scarpette col tacco. Avevo la gonna sopra il ginocchio ma nonabbastanza da essere una mini, sapevo di non essere più una ragazzina, però mi piaceva, in certeoccasioni, ricordare ai miei colleghi che, sotto il maglione abbondante e i pratici pantaloni, sinascondeva una donna, che, nonostante i quaranta, si manteneva ancora tonica e femminile.

– Ma che dite, don Libo’, voi vi mantenete così in forma! Fossero come voi gli uomini di città, dovelavoro io. – risi sincera – I miei colleghi sono tutti rammolliti e parlano solo del pallone. – a quelpunto, come al solito, gli chiesi se gradiva un caffè o qualcosa da bere. Don Liborio si schernì, era troppo discreto, ma poi ammise:- Veramente un bel caffè lo gradisco, voi lo fate troppo buono… è logico, siete napoletana!- Bravo, – gli dissi – mo’ ce lo facciamo proprio: anch’io ne ho bisogno; sono appena tornata e mistava prendendo la sonnolenza.

Quando è pronto, vi chiamo. Me ne tornai verso casa a passo deciso. Stavo per andare di sopra, prima, per spogliarmi e per farepipì, invece preferii indugiare ancora. Il caffè sarebbe stato pronto in un attimo. Mentre aspettavo che salisse nella macchinetta, la mia mente vagò, forse solleticata dallo sguardosorpreso e affascinato del vecchio. Sapevo che era vedovo e, pensai: “Chissà se si masturba mai?Chissà se magari lo ha mai fatto pensando proprio a me?” Dopotutto, ero decisamente la più belladonna del circondario.

Senza presunzione ma le altre erano dei veri “gabinetti”, come diceva miomarito. Intorno vi erano famiglie contadine, dopo il matrimonio, le ragazze si lasciavano andare e, atrent'anni, erano già dei bidoni. Dopo aver partorito poi, passavano da donne a mamme;s’ingrassavano, non si curavano, e per vederle vestite in maniera decente bisognava aspettare unmatrimonio o una festa importante. Non senza un pizzico di civetteria, decisi di far entrare il vecchio per prendere il caffè. Mi affacciaidal retro e lo chiamai:- Don Liborio, venite, il caffè è pronto!Il vecchio stava controllando alcune cicas, sul bordo del nostro giardino; si voltò, un po’ sorpreso.

Aveva sempre da fare e difficilmente entrava in casa di qualcuno, ma non ebbe il coraggio dichiedere che glielo portassi fuori. Di buona lena, si lavò le mani alla fontanina e, asciugandosi con un fazzoletto che teneva in tasca, siavviò verso casa. – Non volevo dare tanto disturbo, signo’! – disse, restando sulla porta, poi aggiunse – e vostro maritonon c’è?- No, – risposi – oggi ho fatto prima; non c’è la macchina perché mi ha accompagnato una collega.

Sono sola soletta… ma venite, accomodatevi. Leggermente impacciato, il brav’uomo fece qualche passo. – E sedetevi due minuti, don Liborio – risi portando le tazze con il caffè fumante. Sul tavolo avevo giàmesso una bottiglia di acqua minerale, fresca di frigorifero. – Voi m’avete fatto il complimento? – continuai – E adesso il caffè ve lo dovete prendere come Diocomanda. Lui accettò di buon grado e sedette, mentre io civettando tornai a sedermi sul divano, naturalmentela gonna scivolò in su, in su, sulle collant grigio topo.

– Assaggiate… e ditemi la verità! – lo guardai con la tazza in mano, fingendo di non vedere il suosguardo, incollato sulle cosce. Don Liborio sorseggiò il caffè:- E’ buono, lo sapevo già. Voi fate il più buon caffè del vicinato. – disse cordiale. – Grazie… ve l’ho fatto con la mano del cuore! – poi aggiunsi – Sapete, mi stavo quasi perappisolare…- Mi dispiace – disse lui, confuso – io non sapevo…- Ma che dite? Si, si … io tengo mille cose da fare… figuriamoci.

– Accavallai le gambe e mi misi piùcomoda – Volevo solo dire che, adesso, riprendere mi rincresce. Figuratevi, parlando con decenza,che non sono ancora salita di sopra, neppure per fare la pipì! –Don Liborio, preso alla sprovvista, si agitò leggermente sulla sedia. Era un vecchio ed era all’antica,non era abituato a certe confidenze. Gli sorrisi sfrontata:- Beati voi uomini, che potete farla dovunque… –Il contadino rise. – Signo’, in campagna così si faceva… – poi prese coraggio – Senz’offesa: sapete come si faceva,quando ero ragazzo io, tanti anni fa?- No… dite! – dissi curiosa, non sapendo dove volesse andare a parare.

– Solo le ragazze giovani portavano i mutandoni bianchi, le donne che avevano figliato, insomma lefemmine sposate che lavoravano in campagna, non portavano proprio le mutande… tranne quandonon potevano farne a meno, voi mi capite. – Ah ah… e perché? – risi spontaneamente. – E perchè?…perchè… non vorrei offendere… – fece una risatina nervosa, mentre si alzavavisibilmente accaldato. – Ma dite, dai! Don Liborio, mica sono una ragazzina… – lo presi in giro, mentre il suo impaccio midava carica.

Non riuscivo a non pensare al suo sesso… ero curiosa. Come lo aveva? Si facevaancora duro… da quanto tempo non veniva?- Non le portavano perché pisciavano all’erta… in piedi insomma! – disse lui facendosi coraggio. – Cosa? Non si accovacciavano neppure? – incalzai. – Qualche volta sì… – sorrideva, ancora un po’ titubante ma l’argomento divertiva pure lui. – Noi ragazzini le spiavamo, proprio con la speranza che si abbassavano, per vederle nude. Perquesto pisciavano in piedi… allargavano le gambe ma non si vedeva niente.

– Una vita campagnola… – dissi perplessa – e io che pensavo che si proteggessero, di sotto intendo,con due paia di mutande. – Eh, signo’… il mondo è sempre uguale, credetemi. Anche allora si face all’amore. – Mi guardò conun’espressione sognante, credo ripensasse al passato. – Il “padrone” se le ripassava quasi tutte, senza vergogna… come il cane. Se ne portava una dietrouna pianta e la voleva trovare già pronta. Un calore intenso mi invase la vagina, costringendomi ad accavallare le cosce dal lato opposto.

– Aspettate… volete un liquorino? – gli dissi, alzandomi a mia volta. – No, grazie, signo’… sto bene così. Grazie per il caffè … squisito e pure per le chiacchiere…- Ma volete scherzare? – risposi io – Mi fa piacere sentire le vostre storie… Eh! Chissà quante neavete fatte pure voi…Don Liborio rise, ma non disse niente. – Sapete una cosa? – gli dissi con complicità – Sono anni che vivo in campagna… ma non ho maifatto pipì all’aperto.

Neppure qua fuori, intendo. Don Liborio rise sinceramente:- Ah signora mia, e che ci vuole? Voi vi fate un problema che non esiste. –- Sapete che cos'è? Sono troppo abituata a farmi il bidet, dopo…Il povero vecchio, del tutto impreparato a tanta confidenza, trasalì, non riuscì a trovare niente darispondere alla mia sfrontatezza. Più lui si spaventava più io mi eccitavo, adesso. TRE – Una “festa” tutta mia…I pensieri libidinosi che mi avevano invaso la testa, le curiosità morbose su quel povero vecchio, miavevano catapultata in un mondo di fantasie erotiche.

Giocai la mia carta… ero decisa a vedergli ilcazzo. Il pensiero della sua probabile astinenza mi faceva uscire di senno. – Vi accompagno. – dissi, seguendolo dietro la casa. Poi, più diretta e un po’ troia, dissi con finaingenuità:– Mi avete fatto venire proprio la curiosità, vorrei farmi passare lo sfizio… me lo fate un favore?Il vecchio era nel pallone, non riuscì a darmi una risposta vera e propria. – Volete farmi la “posta”? – dissi complice e sorridente come fossi veramente ingenua.

– Voglio farlaqui! Voi vedete se viene qualcuno? Tanto… non ho vergogna di voi, potreste essere mio padre…Don Liborio non capiva più niente; era talmente confuso che non sapeva nemmeno se facevo sulserio, non sapeva se lo stavo trascinando in un brutto scherzo oppure no. Non si aspettava nulla di quello che gli stava succedendo, era frastornato, e quella sua, sincera,confusione fu la molla che mi diede la forza di essere più esplicita di quanto non fossi mai stata… ingenere sono abbastanza passiva, sessualmente.

Non mi sono mai dovuta industriare troppo,sinceramente. Sin da ragazza, sono sempre stata abbastanza bella da dovermi più difendere dallevoglie di un uomo, senza aver bisogno di manifestargli le mie. Insomma, se cercavo la possibilità di fare sesso non me ne mancava l’opportunità. La sua ingenuità lo rese innocuo e indifeso, ai miei occhi. D’altro canto ero più che sicura che l’uomo non avrebbe mai parlato di quella strana avventura: nonera un pagliaccio da osteria.

– Dove mi metto? – dissi, con la stessa trasparenza di una ragazzina. Ero stata talmente diretta dafugare ogni dubbio in don Liborio che, ormai alla mia mercé, mi indicò, meccanicamente, uno spaziodietro un basso cespuglio di rose. Con disinvoltura, essendo estremamente eccitata, mi spostai di poco, nella direzione da lui indicata,ma feci bene attenzione di restare abbastanza in vista per il mio vecchio “amico”. Cercai un cantuccio dove la terra era abbastanza piana da permettermi di effettuare la mia minzionesenza rotolare sul terreno, dopotutto, ero ancora in tacchi e tailleur.

Caricando molto i miei gesti e facendo tutto molto lentamente, mi alzai la gonna stretta, fino aifianchi, e scoprii il grosso culo chiaro, abbassando le collant, fino a sotto le ginocchia… ma nonbastava e non ero pratica. Provai ad abbassarmi ma, con le calze strette, rischiavo di perderel’equilibrio. Don Liborio era sbiancato, guardando da dietro. A parte lo “spettacolo” cui non era preparato,dovette credere che ero pure senza mutandine. Probabilmente non aveva mai visto una donna inperizoma davanti a se.

Calai giù, piano piano, anche quello; il filo nero scendeva lungo le mia coscechiare, sottolineando le mie forme e mandando il povero vecchio in visibilio. Il posto che avevo scelto, per farmi vedere meglio dal vecchio, era lontano da ogni appiglio… non unsolo ramo per tenermi con la mano. Allora divenni ancora più sfacciata, rischiando anche di offendere il malcapitato. L’età c’era, certo! E se fosse stato impotente? E se aveva subito qualche operazione? Alle personeanziane succede.

– Don Liborio – dissi a bassa voce, fingendomi perduta – mi date una mano? Io qua cado, sicuro!Lui si avvicinò, guardandosi intorno nervoso; probabilmente aveva più vergogna per lui che per me. Mi tenni alla sua mano, in precario equilibro, e finalmente lasciai sgorgare la mia abbondante pipì,acuita anche dal freddo che comunque iniziava a farsi sentire. Il vecchio trovò la forza di sussurrare solo queste parole:- Madonna mia, madonna… signo’, vuje me fate morì, a me!- Ma no, perchè? Voi siete così bravo.

– finsi una grande ingenuità – adesso mi asciugo e abbiamofinito, va bene? Tenete un fazzoletto pulito? –Come un automa, prese il fazzoletto e me lo porse, ma io, infoiata e non paga, mi voltai verso di luicol sedere e chinandomi in avanti dissi:- Potete asciugarmi voi, don Liborio? Ho paura di inciampare nelle calze. Il vecchio balbettò qualcosa, ma si decise e, con grande delicatezza, tamponò la vagina con la stoffa. Agiva lentamente e credo fosse rimasto incantato.

Standogli abbastanza vicino, potei costatare ciò di cui ero già certa, conoscendolo: era un uomopulito e non puzzava. Forse, eccitata come mi ritrovavo, probabilmente, non mi sarei fatta troppiscrupoli… ma il fatto che, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, mi trovassi in compagnia di un uomopulito, mi rincuorava e mi faceva sentire a mio agio. I cattivi odori mi frenano…- Signò, perdonate… io … forse è meglio che me ne vado! – sudava e incespicava sulle parole – Nonmi fate fare nu’sproposito! Io vi rispetto …- Ma lo so, lo so … voi siete un angelo.

– dissi pronta. In quella assurda situazione, nel boschetto di pomeriggio, io ero di fronte al vecchio contadino e,come se fosse la cosa più naturale del mondo, tenevo giacca, top e gonna di sopra , mentre di sotto,ero nuda e discinta, come mamma mi ha fatto, con le calze attorcigliate agli slippini. Lui mi guardava la vulva, che depilo solo sui lati, mentre al centro la lascio naturale, con la folta peluria, castano scuro.

Sembrava una conchiglia, un riccio di mare forse, e spiccava nettamente sulla mia carnagione assaichiara. A quel punto, non sapendo che altre idiozie inventarmi, come fosse la cosa più naturale del mondo,gli presi la mano e me la infilai sotto la maglietta, facendo venire le sue dita a contatto col seno,enorme e morbido. Toccare la mia pelle delicata lo fece trasalire, cercava di dire qualcosa, ma ormai eracompletamente in mia balia. – Restiamo cinque minuti, si sta ancora cosi bene… – parlavo a bassa voce, adesso, per stemperarela tensione, le mie guance ormai erano di fuoco, anche per un po’ di vergogna, dopotutto stavoveramente esagerando.

Don Liborio, non più padrone de sé stesso si strinse a me, abbracciandomi in maniera grossolana eimpacciata. Mi teneva il seno, poi mi toccava la pancia, le sue dita erano forti e ruvide; sentii la sua forza e la suedecisione: quando mi strinse la vulva, come si spreme un limone… mi fece trasalire. – Voi siete vedovo, è vero? – dissi, pur di fare finta che niente fosse… non so cosa mi avesse preso,una specie di frenesia folle.

Intanto gli aprii il pantalone, un vecchio modello di lana, con i bottoni diosso; di sotto, il poverino, portava un’altra difesa, però. Certo per stare tutto il giorno all'aria aperta,doveva riguardarsi, infatti indossava poi un altro pantalone: era di un pigiama leggero, estivo. Non oppose resistenza, quando delicatamente gli tirai giù anche quello. Aveva le vecchie mutande bianche, gli slip di cotone, con il taglio di sbieco per fare pipì; in vita mianon li avevo mai visti, indossati.

Non mi fermava più niente, in quel momento, avrebbe potuto indossare anche una minigonna erodecisa a trovare il suo cazzo, nonostante gli strati di abbigliamento con cui si difendeva. Non volevo niente di particolare… la mia frenetica ricerca aveva un solo scopo, primario, esaltante:volevo vedere che effetto avevo fatto a quel vecchio; volevo vedere come manifestava, fisicamente,il piacere che gli donavo. Don Liborio ormai affannava: aveva gli occhi socchiusi e biascicava qualcosa:- Bella, bella siete… – intanto, goffamente, si muoveva a shitti, cercando, a modo suo diaccarezzarmi, tutta.

Più che accarezzarmi, stringeva la mia carne, come se volesse tastarla. Trasecolò e rimase bloccato, quando si rese conto che, senza vergogna, cercavo di intrufolare lamano sotto l’elastico delle mutande. Trovai la pelle liscia dell’inguine, poco tonica, poi, seguendo i peli arruffati e caldi, arrivai alla radicedel suo pene. Era molliccio, barzotto, ma pulsava e tendeva a gonfiarsi; trovai il membro piegato all’in giù e mivenne quasi da ridere… però c’era ed era consistente: ne gioii!Si riprese e tornò a martoriarmi le zinne, arrancando sui capezzoli turgidi e spessi, mentre iocercavo di prendere dimestichezza con quel suo arnese.

Non poteva certo diventare più duro,povero, schiacciato com'era e a testa in giù. Glielo ripassai tutto, con la mano appiattita, peraffondare in profondità, tra le gambe. Quando gli catturai il glande, abbastanza spropositato ecoperto, quasi del tutto, dal prepuzio, lo trovai bagnato di smegma, tiepido e attaccaticcio. Lascoperta mi fece rabbrividire, lanciandomi lungo la schiena fitte di piacere, mi veniva da piegarmi sume stessa. – Controllate che nessuno ci vede – intimai; non avevo intenzione di portarmelo in casa… volevogustarmelo tutta la scena come l’avevo sognata: un rapporto bucolico, persi nella natura e godutaalla svelta, come piace a me.

Avrei potuto essere presa e sbattuta, senza troppi riguardi, dall’arrapato “signorotto” di turno, comeaccadeva un secolo fa. Ci spostammo più dietro, verso il grosso castagno e feci del mio meglio per non cadere. Miaggrappai ai pantaloni del vecchio e gli tirai tutto giù, lasciandolo mezzo nudo, con le gambe glabree magre. Tra le cosce, alla luce del meriggio inoltrato, una massa molto scura attraeva tutto il miointeresse e la mia libido. Il suo cazzo era cupo e per niente piccolo, solo non era in erezione totale, oscillava, libero, comeuna proboscide a ogni piccolo movimento.

Però la cosa veramente grande era lo scroto… io non ero mai stata con un uomo anziano e nonpotevo saperlo, aveva palle grosse in una sacca rugosa, scura come fosse un negro, sembrava unasacca di cuoio… l’immagine era magnetica, aveva qualcosa di osceno che, però, mi attraeva… uncerto fascino peccaminoso, proibito. Non mi ero mai sentita tanto trasgressiva, anche perché (cosa rarissima) tutto dipendeva dalla mia iniziativa… il vecchio era pressoché passivo. Mio marito non ne sapeva niente, non avrebbe potuto nemmeno immaginarselo.

Era la prima volta,in venti anni che lo tradivo, in realtà. E probabilmente glielo avrei anche confessato; per ora, tuttostava succedendo così in fretta. Ero certa che l’uomo non subisse un pompino chissà da quanto… forse era solo una miasupposizione, ma mi piaceva pensarlo. – Si sta facendo scuro – dissi, senza un particolare motivo, giusto per non fare tutto in silenzio; donLiborio era un automa nelle mie mani e non profferiva un pensiero compiuto da oltre un quartod’ora.

Puntellandomi bene sui piedi, gli presi in mano tutto “il pacco” e me lo tirai verso la bocca. Ebbi lanetta sensazione che il vecchio, se avesse avuto la possibilità di scegliere, sarebbe scappato via,probabilmente non riusciva a convincersi di ciò che gli stava capitando. La sua titubanza mi rese più accanita. Mi avventai sulle sue gonadi, succhiando e arrancando,decisa a prendere in bocca una di quelle grosse, morbide, palle. Ci riuscii. I peli del vecchio erano umidicci e odoravano di maschio.

Dopo una gustosa leccata, mi dedicai alla sua asta, che, attimo dopo attimo, diventava sempre piùrigida e imponente. Don Liborio doveva aver avuto un cazzo notevole, da giovane. Me lo indirizzaitra le labbra e gli presi il glande in bocca, succhiandolo decisa. Lui mi stava cadendo addosso e dovette aggrapparsi alla scala. Stringeva le gambe e cercava disottrarsi, involontariamente; probabilmente era per la goduria. – Signò che mi fai, mamma mia… che mi fai! –Non potevo né volevo rispondere.

Vista la sua reazione spropositata, mi dedicai anima e corpo albocchino, cercando di portare don Liborio alle stelle. Quando riuscivo a prenderlo quasi tutto in bocca, lui si piegava sulla pancia, come se dovesseorinare e si sforzasse per trattenerla. Non riuscivo a fermarmi, ero molto eccitata e mi strusciavo,frenetica, le dita sulle grandi labbra, incapace di resistere alla voglia di trastullarmi. – Tra poco ve ne dovete andare, facciamo presto. – gli dissi liberandomi la gola – Riuscite a venire?Volete arrivare? –Capii che confermava ma era troppo sperduto nella sua estasi, per rispondere in maniera sensata;allora mi alzai e cercai di portare a termine l’accoppiamento prima possibile.

Era tardi. Era rischioso… e, infine, non sapevo il vecchio che tempi avesse, poteva pure metterciancora mezz’ora. Non mi andava di lasciarlo andare via a bocca asciutta, poverino, chissà da quanto non scopava; maneppure mi andava di menarglielo in tutti i modi pur di farlo arrivare. Sarebbe diventato noioso eseccante: non era mica una puttana, dopo tutto. L’albero che ci faceva da paravento, verso la casa e il resto del giardino, aveva una comodasporgenza: lo spezzone di un ramo potato da tempo.

Mi ci accostai e lo usai per ancorami con la mano, così, potei mettermi a novanta gradi,considerando che era la posizione migliore per gestire l’introduzione del suo pene. Dopotutto,eravamo in posizione così precaria, là fuori, che non ci si poteva permettere grandi performance. Tutti quegli arzigogoli mentali, su luogo e posizioni, le poche parole scambiate con lui, senza amore,senza trasporto, ma solo con l’obiettivo, preciso, di fare una porcata con un vecchio laido, mirinvigorirono il piacere e ricaricavano di umori la patatina.

“Ottimo, pensai, fradicia come sono, dovrebbe scivolarmi dentro facilmente. ”Guardai con attenzione il membro di lui, che era al mio fianco. Si masturbava aspettando,compostamente, il suo momento. Riflettei un attimo e capii tutta la situazione: don Liborio era statoun superdotato, negli anni d’oro. Ora, con l’età, il sangue non aveva più la stessa forza e, nonostantefosse gonfio come un palloncino, non era molto duro. – Venite dietro! – gli ordinai e lui eseguì, senza dire una sola parola.

Mi puntò subito il glande in figa, ma quando premeva per entrarmi dentro, il suo pene si piegava. Miimpossessai della punta con la mano libera, e, da sotto, con le dita cercai di pressarmelo tra legrandi labbra. Lo mollai di nuovo; riempii la mano di saliva e me la ripassai in figa per essere lubrificata al massimo. La mia cosina era per natura molto stretta e, se un cazzo non era bello, consistente, non era facileintrodurcelo, mi era già successo.

Ricominciammo ad armeggiare: io col glande che forzavo l’apertura e don Liborio, che si teneva illungo bastone stretto in mano, come un capitone per non farlo sgusciare via. “Ecco, ci siamo” pensai, quando finalmente, avvertii il suo ingresso nella mia natura. Piano piano, don Liborio, forzando e spingendo molto lentamente, s’intrufolò in me col lungoserpente gonfio e riuscì a possedermi. Dopo pochi attimi mi era dentro fino ai coglioni, il cui contatto, mi diede un rovente piacere che miattraversò fino alla nuca.

Avevo la pelle d’oca, e non per il freddo della sera, ve lo assicuro. Il vecchio, ora che comandava e fotteva, si bloccò dentro di me. Per non rischiare di uscire dallavagina, non chiavava, piuttosto, esercitava dei piccoli movimenti sussultori, delle piccole spinte,aiutandosi con le mani che mi tenevano bloccata per i fianchi. Sentirmi tutta riempita da quel coso che spingeva mi portò a un lungo stato d’estasi. Quando ilvecchio, raggiunto un ritmo che gli confaceva, con una mano si spinse in avanti per cercarmi lepoppe, le liberai dalla maglia e dal reggiseno, per evitare che mi rovinasse gli indumenti.

Ora, nel giardino, compivamo l’antica copula in mezzo al verde. In mezzo alla natura, fredda, didicembre. In modo discinto, in totale abbandono, mi lasciavo chiavare da quel poveretto che non vedeva la figada anni. Mi toccava con bramosia anche il sedere e poi, quando ci riusciva, si aggrappava a unadelle tette, che ballonzolavano sotto i colpetti di cazzo che mi imponeva. Don Liborio aveva le gambe un po’ piegate per mettersi meglio a favore della mia vagina aperta.

Quando mi accorsi che l’eccitazione gli aveva reso il cazzo estremamente duro, quando ne sentii lapresenza viva fino in pancia, i movimenti del vecchio diventarono più virili e, anche se per poco,iniziò a scoparmi veramente. Era pur sempre un uomo, forte e sano. Si rizzò sulle gambe e cominciò a stantuffare come un torosulla giovenca. Tirava, annaspava e chiavava. Dopo nemmeno due minuti, soffiando dal naso, siirrigidì, gemendo, e allora capii che stava per schizzare.

Me lo tolsi da dentro mentre le prime gocce di sperma già mi irroravano la figa, ma non rinunciai avoltarmi e a prendergli il cazzo in mano… Volevo vederla e sentirla la sua sborra. In fondo, tuttoquello che era accaduto, era frutto della mia curiosità riguardo a come sarebbe venuto il vecchiocontadino. Lo sperma gocciolava a fiotti, come spinto da pulsazioni, era bianco, diafano, mi sembrava molto piùliquido rispetto a quello denso e appiccicoso di mio marito.

Ero in estasi, tenevo il cazzone con una mano e le sue palle nel palmo dell’altra. Glielo presi nuovamente in bocca. Lo sperma usciva ancora. Succhiai, ne ricevetti ancora, sullalingua. Il sapore era più o meno il solito, mentre l’odore era meno penetrante nelle narici. Mentre mi accanivo, sovreccitata, non feci caso al poveretto, che per poco non mi sveniva addossoper il piacere e la stanchezza. Si tenne all'albero per tenersi in piedi. – Mamma mia, mamma mia… signò! – mormorava – Signò, non mi sento più le gambe… non mitrattengo… –Non capii bene.

Ero troppo intenta a succhiare il pene, molle ma piacevole; mi resi conto del suoavvertimento solo quando un fiotto salato mi invase la bocca: arretrai disgustata. Ecco di cosa mi voleva avvertire, gli scappava la piscia e proprio non riusciva a trattenerla. Non mi arrabbiai, non volevo mortificarlo. Mi alzai subito e, di fianco, gli tenni il pisello per tutta lalunga pisciata, divertendomi a indirizzare il getto a destra e a manca. – Io vado dentro, don Libo’… s’è fatto tardi.

Buonaserata! – in un attimo mi ricomposi e lo lasciai làfuori, a riprendersi, nell’oscurità della sera incombente. Arrivata a casa, davanti allo specchio, mi resi conto della devastazione del mio abbigliamento. La maglietta era sporca di sborra e ancora umida, le calze si erano sfilate in più punti e il tailleur eratutto stropicciato, ma ne era valsa la pena. Non potei permettermi di venire a mia volta, come mi piace fare, era veramente assai tardi.

Fu poi quella notte che tentai il tutto per tutto e quando mio marito, completamente ignaro del miotradimento, arrivò a letto, lo aspettai tra le lenzuola, completamente nuda. Percepì subito il miomessaggio e lentamente iniziò a carezzarmi, con delicatezza. Nascosta, dietro la schiena, tenevo lamaglietta nera intrisa di sperma, ormai secco. Appena sarebbe stato più eccitato, gliel’avrei mostrata per raccontargli questa storia, così, proprio come l’ho appena confessata a voi. Voi che ne dite, mi perdonerà?Antonella ed il suo MasterTu e lui, Antonella, soli.

Immobile davanti a lui, nuda senza alcun pudore, solo quel minuscolo slip a coprirti, ormai completamente pregno di te, dei tuoi umori, del suo seme che ti ha deterso dal viso; immobile Antonella, aspettando, senza sollevare il capo, senza alzare lo sguardo, il corpo scosso da un tremore irrefrenabile, frutto di tensione, di imbarazzo, di vergogna, ma soprattutto di eccitazione. Aspetti, un Suo gesto, una Sua parola, stringendo nervosamente i pugni, l’aria che pare non bastarti mai, tra un sospiro ed un gemito trattenuto; aspetti Antonella, mentre l’attesa si prolunga, in un silenzio glaciale, mentre la tensione fa tremare le tue ginocchia, aspetti Stefania, ma felice, tu e Lui ora.

Passi, lenti, Suoi, verso te, lo senti, lo vedi, davanti a te, immobile, così vicino da sentire il calore del Suo corpo, eppure ancora troppo lontano per ciò che desideri, le Sue mani, a sfiorare i tuoi capelli, dolci, calde, scendono alle tue spalle, e lentamente ti attirano a Lui, ti abbandoni sul Suo petto, mentre ti stringe, con dolcezza, accarezzandoti; scioccamente senti lacrime salate bagnare il tuo viso, scivolare sulle tue guance, salarti le labbra, e la Sua voce che ti accarezza ancor più delle Sue mani;“sei stata brava piccolina, hai saputo seguirmi, anche superando paure e vergogne, sono fiero di te Antonella.

”Ti riempiono il cuore quelle parole, mentre ti rannicchi ancor più contro Lui, mentre lasci che i tuoi sussultanti singhiozzi scivolino dalle tue labbra, mentre anche l’ultimo residuo di trucco viene lavato da quelle gocce di sale, scivolando sul tuo volto, bagnando la Sua camicia. Lunghi momenti, di gioia pura, di felicità, momenti che vorresti fermare, tenere stretti a te, per sempre. Ma ecco che la Sua mano si fa meno dolce, sfiora con più severità la tua schiena, i tuoi muscoli rispondono pronti, contraendosi, il tuo respiro si blocca, improvviso, sai che ora, ancora una volta, Alberto diventa il tuo Master.

Master, Padrone, Signore, mai avresti immaginato di poter pensare a queste parole con tanta dolcezza, con tanta dedizione. Si scosta da te, bruscamente, la Sua voce è severa ora, quel tono secco, freddo che ti dà brividi“Antonella !”“.. ssi Signore” ti stupisci tu stessa di come Lo hai chiamato, eppure è così che lo senti ora, ora più che mai, Signore, Padrone, Master, a cui vuoi affidare tutta te stessa. Non parla avvicinandosi a te, non parla mentre muove le Sue mani sul tuo corpo, lo fa Suo, le Sue dita sul tuo collo, sul tuo seno eccitato, sui capezzoli che fremono al Suo tocco, alla Sua stretta, sul tuo ventre teso trattenendo il respiro, scosso da spasimi violenti di desiderio, mentre le Sue dita severe schiudono le tue cosce, frugandoti, muovendole su quello slip fradicio di umori e voglia, scostandolo con decisione sentendo sotto i polpastrelli i tuoi umori colare, le labbra gonfie di desiderio, il clitoride teso e sensibile, che ti fa sussultare trattenendo a stento un gemito mentre Lui dolcemente lo muove.

Senza pudori Stefania, così ti vuole Lui, così ti senti e vuoi essere ora, libera di essere femmina, cagna, puttana, ma soprattutto Sua. Un colpo deciso strappa il tuo slip, non puoi trattenere un lamento, la Sua mano ti accarezza con quel lembo di stoffa ora, ancora sul ventre, ancora sul seno, senti il tessuto umido di te bagnarti la pelle, lasciare una odorosa scia eccitante, lo senti sul collo, lo senti sul volto, premuto con forza, mentre il tuo afrore acre ti toglie il respiro, il tuo odore di femmina eccitata ti scoppia nel cervello, le gambe cedono alla tensione, alla voglia.

Preme la Sua mano, preme con forza contro le tue labbra, costringendoti a schiuderle, spinge quel pezzetto di stoffa lurido nella tua bocca, senti il tuo sapore, sul palato, nella gola … e ti piace tutto ciò. Resta immobile ora, ad osservarti, il tuo viso rigato di lacrime, quello straccetto tra le labbra, il capo chino, i pugni che si stringono nervosamente a cercare di sciogliere la tensione. Resta immobile, in silenzio, per lunghi, infiniti istanti Poi ancora la Sua voce, ancora dura, fredda:“in ginocchio, Antonella, ORA!” lasci che le tue gambe cedano, senti il pavimento freddo sotto le ginocchia, davanti a Lui, umiliata, fiera; la Sua mano sulle tue spalle, ti china in avanti, costringendoti ad appoggiare le mani a terra, a quattro zampe davanti a Lui, che ti osserva in silenzio.

Si muove nella stanza, lo senti sedersi su una poltrona, ancora silenzio, insopportabile quasi, e finalmente …“avvicinati Antonella, vieni verso me. ”Goffamente ti muovi, ti vergogni di ciò che stai facendo, ti imbarazza, ti … piace… Lentamente, verso Lui, fino ad arrestarti davanti alle Sue gambe, immobile, il respiro affannoso, reso più difficile da quel lembo di stoffa che serri tra le labbra. Immobile finchè la Sua mano sfila dalla tua bocca il tuo slip, lo lascia cadere a terra, davanti a te, afferra i tuoi capelli, stringendoli piegando il tuo capo, sollevandolo appena, guidandolo verso il Suo ventre La Sua mano abbassa la zip, il rumore stridulo urla nella tua mente, mentre aneli di sentire ancora sulle labbra il Suo sapore.

Il Suo sesso, turgido, pulsante di desiderio, davanti a te, mentre la Sua mano stringe con forza i tuoi capelli, trattenendoti, avvicinandoti a Lui lentamente. Il Suo odore di maschio nel cervello, ti stupisci di quante sensazioni possano dare gli odori, di quanto le hai ignorate fino ad ora. Lentamente ti avvicina a Lui, sfiora con il glande le tue guance, lo muove sulle tue labbra, mentre oscenamente ti senti inondare le cosce di voglia perversa.

Ti accarezza il volto con il Suo sesso turgido, le guance, gli occhi, i capelli, lento ridiscende sulle guance in una carezza sfinente, mentre vorresti voltare il capo, spalancar le labbra, accoglierlo in te, sentirlo spingere nella tua gola, tagliarti il respiro … e quasi sorridi, imbarazzata e preda di rimorsi, al pensiero della tua ritrosia a donare la tua bocca a paolo, in tuo ragazzo, ormai un ombra sfumata sullo sfondo di ciò che ora sei.

Finalmente il Suo sesso forza con decisione la tua bocca, lo spinge in te, muovendo ritmicamente il tuo capo, usandoti per il Suo piacere. Una parola, pronunciata con forza“GUARDAMI…. ” Sollevi piano i tuoi occhi nei Suoi, a permettergli di leggerti dentro, in fondo all’anima, ciò che sei. La tua saliva lo circonda, lo avvolge, lo scalda; cola dalle tue labbra quando per un attimo ti allontana da se, tenendoti immobile davanti a Lui, a bocca aperta, offerta, implorante quasi, di riaverlo in te; torna, imperioso, ad appropiarsi della tua bocca, della tua gola, con colpi rapidi, decisi, profondi, e tu … Sua, felice, eccitata.

Aumenta il ritmo dettato dalla Sua mano, senti il Suo sesso gonfio contro il palato, ti stringe a se tenendoti immobile, soffocandoti la gola, una mano a stringere le tue narici, a privarti di ogni ansimo d’aria, gli occhi spalancati, il viso rosso, l’impossibilità a muoverti, …. paura, terrore, panico, eccitazione, mentre il Suo sesso ti colma, rubandoti l’aria … finchè non ti strappa da Lui, respiri ansimando, la bocca lorda di saliva e di umori, e ti lascia accasciare a terra, immobile, ai Suoi piedi, ansimante, eccitata, umiliata, … Sua.

La Sua voce più carezzevole ora, seppur decisa“è questo che vuoi…. ? È questo che sei? ” il tuo“sì” prorompe dal tuo petto, è questo che sei è questo che vuoi essere, femmina, puttana, cagna, schiava, ma sempre e solo Sua. Ti fissa, in silenzio, senti il Suo sguardo, deglutisci a vuoto, aspettando, desiderando ciò che ancora non sai. Un ordine, secco, deciso:“SIEDITI SU QUEL DIVANO troietta, ORA” ti alzi di shitto, le gambe tremanti per le emozioni che stai vivendo, ti siedi di fronte a lui, senza osare guardarlo, mostrando impudicamente il tuo corpo nudo, senza poter celare la tua voglia, aspettando.

“Masturbati per me, baldracca, davanti a me, ora, senza pudore, voglio vederti donna, femmina, fiera della tua voglia” un attimo di imbarazzo, un lungo attimo in cui rivivi ciò che hai fatto quel pomeriggio, quando sola, ti sei masturbata davanti ad uno specchio, guardandoti sfacciatamente per la prima volta in vita tua mentre ti impossessavi di te con le tue dita, immaginando che fosse Lui a guardarti, desiderandolo; ora Lui è qui, davanti a te, ancora una volta conosce le tue fantasie, ti ordina di viverle, sembrava facile immaginarlo, difficile ora vincere imbarazzo e pudori, mentre lenta la tua mano sfiora il tuo seno.

Senti il Suo sguardo bruciarti sulla pelle, senti il volto in fiamme, ma le tue dita, via via, si fanno più audaci, più sicure, imparano e riconoscono movimenti amati, desiderati, sfiorando appena i capezzoli, scivolando sotto il seno, stringendolo piano, tornando ai capezzoli per chiuderli tra le dita, trattenendo un gemito. Ti abbandoni, come una vecchia troia assetata di nerchia, davanti a Lui, lasciando che le tue cosce si aprano, mostrandoti, lasciando che il tuo bacino danzi ritmicamente seguendo le fantasie della tua mente, spudoratamente la tua mano sale alle labbra, le tue dita si bagnano di saliva, tornano a sfiorare i capezzoli, sentendoli fremere a quel tocco, sussultando al Suo sguardo.

Lasci scivolare il bacino in avanti, al bordo del divano, vuoi che Lui ti veda, vuoi donarti a Lui anche in questo modo; la tua mano finalmente scivola tra le cosce, gioca con la tua peluria umida, sussulti a tuo tocco lieve, via via si fa più deciso, trovando il clitoride, premendolo sotto i polpastrelli, facendolo scivolare con movimenti rapidi, accompagnati dal tuo ansimare ritmico; la tua mano si muove più rapida ora, si arresta per un istante, accentua la pressione, lì, dove il piacere è più intenso, si muove ancora.

Le dita unite scivolano tra le grandi labbra turgide di voglia, sensibili come non mai, aperte a Lui, si piegano, entrano appena in te, escono, tornano a bagnare il clitoride dei tuoi umori, a farlo sussultare di piacere; ancora si piegano, più decise ora, entrando in te, mentre inarchi il busto, lasciando sfuggire un lungo gemito di piacere, spingendole lentamente in te, fino in fondo, muovendole dentro te, cercando i punti più sensibili, ed ancora escono, lucide di voglia, per tuffarsi nuovamente in te, i movimenti si fanno sincopati ora, frenetici, accompagnati da ondeggiamenti impudichi del bacino, da ansimi sempre più ravvicinati, da rochi gemiti.

La Sua voce: “continua, puttanella che fai soffrire gli uomini per la tua insignificanza e per la loro insipienza. La tua sofferenza dovrà farti scontare tutti i dolori che hai dato al mio amico Andrea. Dovresti essere frustata a sangue, forse chiamerò degli amici satanisti che adorano queste cose e ti porranno in testa una corona di spine prima della crocifissione rituale. Ora, scopati davanti a me, spurgo di fogna. ”Ti abbandoni su quel divano, le cosce spalancate per Lui, masturbandoti furiosamente, il viso arrossato, coperto da un velo di sudore, più veloce, più a fondo, di più.

La mente avvolta dalla nebbia del piacere, il corpo scosso da tremiti violenti, il bacino che danza oscenamente sulle tue mani, di più, ancora di più, mentre in un gemito implori“… ti prego dimmi di s1, ti prego, ora dimmi di sì… ” Il profumo della tua eccitazione riempie la stanza, odore acre di umori, sudore, sesso …. i tuoi gemiti rompono il silenzio, ma Lui tace, non puoi più fermarti ora, il bacino si solleva a shitti, la schiena arcuata nel piacere, e ….

“FERMATI Antonella, ora”Urli il tuo: “NO, ora NO” senza smettere, inseguendo il piacere, spingendo con più forza in te le tue dita, quasi a rubare il piacere. “Antonella basta, ricorda che sei l’ultimo schifoso piscio del mondo, non puoi parlare. Dio quando ti ha creato non ti ha concesso questa facoltà. ”Giri il capo chiudendo gli occhi, quasi a cancellare dalla mente quelle parole, senza smettere di darti piacere, lasciando scivolare le dita, furiosamente, sui tuoi umori, non puoi fermarti ora, non può chiederti questo ora, non ora … Cogli, nello stordimento del piacere che ti avvolge, un rumore, Lui, che si alza, sorridi, ora si avvicinerà a te, ora saranno le Sue mani, il Suo sesso forse, a portarti al piacere, ma….

Con un movimento brusco Lui ti volta le spalle, in silenzio si dirige con passo deciso verso la porta … Allontani di shitto la mano da te, ti senti persa, svuotata di ogni energia. Quel suo atteggiamento freddo, gelido, severo, ti ghiaccia il sangue; mordendoti le labbra, mentre il tuo corpo urla la sua protesta, la sua urgenza di piacere; guardi la tua mano, ancora fradicia dei tuoi umori, tremante d’eccitazione repressa, mentre inconsciamente le cosce si serrano cercando di calmare i sussulti del tuo ventre, il viso paonazzo, il respiro interrotto a bloccare il piacere che stava per avvolgerti, per rapirti, sfinita, tesa, eccitata, vuota.

Tremando all’idea che possa andarsene, lasciarti, trovi in te la forza di scivolare a terra, singhiozzando“… nno ti prego, resta, ti prego perdonami, puniscimi, umiliami, ma resta con me … ho bisogno di Te, di ciò che Sei, per essere ciò che sono”. Carponi avanzi verso Lui, che ostentatamente continua a darti le spalle, immobile. Senti la Sua delusione, brucia in te, ma ancor più brucia la delusione verso te stessa per non averlo saputo seguire, ma era troppo … perché? Come? Come poteva pensare che tu riuscissi a fermarti all’istante? Ma sai che sono vuote giustificazioni verso te stessa, … troppo … te lo aveva detto che sarebbe stata una strada dura, difficile, ed alla prima difficoltà ti sei arresa, … troppo? … È forse troppo la Sua guida? Lentamente abbracci da terra le Sue gambe, stringendoti contro Lui.

“Per favore, ti prego, non lasciarmi, ho bisogno di tutto questo, insegnami, guidami, ma non lasciarmi” La Sua voce calma e dura ancora a parlarti:“ho dovuto ripeterti due volte il mio ordine, schifoso sperma di cagna, due volte ho dovuto dirti basta, senza che tu obbedissi, sono deluso fica spaccata dai cazzi di cavallo della tua tenuta, lurida aristocratica infoiata, molto deluso, probabilmente mi sbagliavo su ciò che è in te, su ciò che tu sei.

”Ancora i tuoi singhiozzi sussurrati, ritmati dall’ansia:“.. tti prego, per favore, non mi lasciare ora… ” Il Suo tono, quel tono, lontano, freddo, il silenzio che ti avvolge, solo il suo respiro calmo, regolare, a far da contraltare al tuo, affannato, interrotto da apnee tese, da singhiozzi che non puoi trattenere …. E, finalmente, lentamente Lui si gira verso te, la Sua mano severa afferra i tuoi capelli costringendoti ad alzarti, in piedi davanti a Lui, si sposta dietro te, una benda nera copre i tuoi occhi, tremi Antonella, ma di gioia ora, Lui si prende cura di te, Lui ti insegna, ti guida ancora persa nel buio di quella benda attendi, mentre le Sue dita si serrano sui tuoi polsi, sollevandoli sopra il tuo capo, le braccia in alto, tese.

Lasciandoti così. “hai sbagliato Antonellina, e lo sai; cosa ti aspetti ora? ” rispondi prontamente, la voce ancora incrinata dal pianto, ma la gioia e la fierezza in te“ho sbagliato, merito un punizione”. Non hai bisogno di vederlo per sapere che sorride, fiero della tua risposta. Senti i Suoi passi, sai che è di nuovo seduto su quel divano, davanti a te L’attesa…… Tu immobile, le braccia tese sopra il capo, il Suo sguardo su te, che non ti abbandona.

I minuti scorrono lenti, le braccia si fanno pesanti, cerchi di vuotare la mente, di allontanarla da quelle fitte brucianti che ti trafiggono i muscoli, di non pensare al dolce abbandono di poter abbandonare le braccia lungo il corpo; non puoi deluderLo ancora, ti ha chiesto di restare così, e … ci resterai, non Lo deluderai ancora. I minuti inseguono i minuti, il dolore si trasforma in tremore irrefrenabile, senti le braccia cedere, in sussulti d’orgoglio di slave le spingi ancora verso l’alto, davanti a Lui, fiera di obbedire.

La Sua voce, improvvisa, amata, desiderata: “va tutto bene piccolina? ” La tua voce si incrina rispondendogli, ma la tua risposta è sicura, convinta, voluta: “sì..” una sola parola, ma detta con decisione, a comunicargli che non Lo deluderai ancora. E spingi verso l’alto con più decisione le tue braccia Tempo, che sembra scorrere troppo lentamente, dolore che diventa dolce tormento, mentre ti ripeti: “ora mi dirà basta, ora mi fermerà. ”Ma altro tempo si somma al tempo, non può continuare, non puoi resistere ancora, tutto il corpo scosso da un tremito, il respiro affannoso, i muscoli che bruciano ed il tuo desiderio inappagato.

Il film horrorMeno male che abbiamo fatto in tempo. La sala è buia e piena di gente, hannoappena abbassato le luci per invitare i ritardatari a sedersi. Il volumedella pubblicità sullo schermo si è alzato utilizzando i potentialtoparlanti in stereofonia e la paracadutista spericolata che decide dilanciarsi proprio “in quei giorni” sta cercando di convincermi a cambiare lamarca di assorbenti che uso mentre, scusandoci con chi è già seduto, passiamotra le file di poltrone per occupare i nostri posti.

Fuori fa un freddo cane e nevica ormai da un po' se continua così quandousciremo dovremo camminare con molta attenzione per non scivolare e chissàche la direzione del cinema decida di buttare un po' di sale grosso perevitare capitomboli fuori davanti all'ingresso. Mi tolgo l'ingombrante pelliccia sintetica e dopo essermi guardata intornocon rapidità mi rendo conto che me la devo tenere in mano dato che non c'ènemmeno un posto libero. La chiudo e la piego a metà, mi siedo e l'appoggio sulle gambe appiattendolacon cura per non rovinarla.

Vedo che tutti hanno più o meno in mano igiubbotti e i cappotti, e per l'ennesima volta mi domando perché non vienemai previsto un servizio di guardaroba, se la temperatura si alza ancora unpo' in sala ci sarà da sudare. Mi sono fatta convincere a vedere questo film dell'orrore e non so propriose stanotte dormirò.. Almeno quando li guardo a casa ho la luce accesa, ilvolume basso e quando la musica si fa intensa e comincia a crescere ho millemodi per distrarmi.

ma qui.. Proprio non è così. Si sente solo il volumedegli altoparlanti che dalle posizioni centrali dove siamo seduti sembravolerci abbracciare, il buio è quasi totale e non riesco nemmeno a capire sela donna seduta davanti a me ha i riflessi viola o se è la luce delproiettore a disegnarleli, provo a guardare a destra e a sinistra ma sembrache lo schermo occupi tutta la mia visuale, e a dire il vero è proprioquesto il bello del cinema.

mah speriamo che quando cercherò di distoglierelo sguardo nei momenti più impressionanti i dettagli che i miei occhicattureranno non siano troppo stomachevoli. Sospirando per l'ennesima volta nell'ultimo quarto d'ora mi accomodo megliosulla poltrona e mi domando perché mi sono lasciata convincere a vederequesto stupido film, più che gli horror splatter mi piacciono quellicelebrali, dove non si vedono sangue e budella, ma si sente il terrore allostato puro..Ecco la pubblicità è finita e sta per iniziare il film.

spero che la colonnasonora mi aiuti ad evitare un infarto. di solito il peggio arriva quando lamusica cessa o quando si alza sempre di più. Speriamo bene. Mentre il film comincia e si apre la solita storia insulsa digiovani studenti che cercano modi stupidi per sfuggire alla noia provo aconcentrarmi su particolari stupidi come il colore delle scarpe o il tipo diorecchini di personaggi assolutamente secondari in modo da evadere. Sento unpizzicorio alla base dello stomaco l'idea di non essere a mio agio mi agital'animo, ma in fondo è eccitante sapere di non essere nel pieno controllodelle emozioni.

Mi agito continuamente sulla poltrona come se non fossi seduta bene o forseper cercare di sprofondare al suo interno con l'intenzione di far sparire loschermo dalla mia visuale. Ecco che la musica si alza, oh cielo ecco quello in ombra di cui non si vedeil volto deve essere l'assassino. Sento un singulto strozzato. oh mio Dio èuscito dalla mia bocca, speriamo che nessuno lo abbia sentito, credo che piùterribile di guardare un film dell'orrore pieni di paura ci sia il fatto chele persone intorno a te ne siano pienamente coscienti.

Eih stupida ragazza pon pon cretina guarda che quello ti sta seguendo.. Checosa fai? Sei un'idiota entra nell'ascensore con tutta quella gente nonprendere le scale da sola..E ti pareva. le scale sono vuote e ci sono diverse lampadine rotte. Eccolo che arriva.. Oh cielo ha un rasoio da barbiere in mano… e le paretidelle scale sono bianche… oh Dio oh Dio adesso le taglia la gola.. Oh Diooh Dio…”Aahhh!” il mio grido viene assorbito dai gridolini che si spargono per ilcinema, e di colpo mi rendo conto che non ho gridato di paura ma disorpresa.. Abbasso lo sguardo perplessa e mi rendo conto che la mano che stalentamente accarezzando il mio seno mi ha distratta dalla paura.

Lanciodelle furtive occhiate in giro e mi rendo conto che nessuno sta guardando mee invece di sdegnarmi per questa carezza inattesa appoggio meglio la schienaalla poltrona e lascio che questa mano mi distragga.. Mi piace molto il modoin cui lo fa. Quando ho accettato l'invito al cinema non avrei mai pensato che sarebbesuccesso questo. Mentre sento la mano che scivola dentro la scollatura della mia maglia midomando se davvero non pensavo che sarebbe successo questo.

ho messo unamaglia scaldacuore in lana, il suo scollo a V è perfetto perché questa manocosì calda possa entrarci.. Sento le dita che scivolano sotto il bordo delreggiseno e mentre trattengo il respiro per l'emozione sento il pollice e l'indiceche catturano il capezzolo sinistro e iniziano a giocherellarci. sarà lasituazione, sicuramente è la situazione così strana che rende le sensazionicosì forti, ma mi devo mordere le labbra per non gemere. eppure i mieicapezzoli non sono mai stati così sensibili.

Ormai le urla nel cinema e dagli altoparlanti intorno a me sono diventate uncontinuo, la ragazza pon pon è morta mezza squartata sulla scala già da unpo' spargendo sui gradini e sui bianchi muri quasi tutto il sangue che avevain corpo.. Dopo di lei l'assassino deve averci preso gusto perché i morti sisusseguono uno dopo l'altro, ma questo stranamente non mi colpisce più ditanto anche se non distolgo lo sguardo dallo schermo i miei occhi sonovelati dall'eccitazione e dal piacere che la mano dentro la scollatura dellamia maglia di lana bianca mi sta dando.

Mi piego leggermente verso la manoche d'un tratto esce dalla mia scollatura provocando un mormorio di protestache si perde in mezzo alle urla che mi circondano. La mia protesta sizittisce diventando un singulto quando sento la mano che infilatasi sotto lapelliccia sintetica sta risalendo sulla mia coscia. Dovrei scostarla, dovrei chiudere le gambe con decisione, invece il miosedere scivola leggermente in avanti sulla poltrona e le mie cosce si apronodi più. Le dita curiose accarezzano la pelle mentre salgono e quandoiniziano a giocare con il bordo del perizoma mi chiedo se la persona che hainventato le calze autoreggenti lo ha fatto per permettere queste cose.

Ovviamente no, ma intanto, mentre sento le dita sotto il bordo del perizomache accarezzano le labbra interne del mio sesso, ringrazio il cielo di nonusare i collant. Il gioco mi piace è la cosa è sicuramente chiara alla mano ormai umida dellamia eccitazione, quando due dita sfacciate affondano nella mia fessura nonriesco a trattenermi e sospirando estasiata spingo i fianchi contro di loro,vorrei di più molto di più..Di colpo la mano scivola fuori, prima dal mio sesso, poi dal mio perizoma edinfine dalla mia pelliccia.. Sono molto contrariata dato che non sono venutaancora.. Le dita umide afferrano la mia mano destra che stringeconvulsamente il bracciolo della poltrona e prima che possa capire che cosastia succedendo lamia mano viene infilata sotto un cappotto e vieneappoggiata sul cavallo decisamente “gonfio” dei pantaloni.

La richiesta èchiara e visto quello che è successo fino a pochi attimi fa legittima. Quello che accade sullo schermo ormai è senza importanza, mi guardorapidamente intorno per avere la conferma che nessuno mi stia guardando e mirendo conto che il film deve essere appassionante, tutti mi ignorano. La miamano ormai libera inizia a premere sul rigonfiamento accarezzando estrizzando dolcemente. D'un tratto due mani arrivano in mio soccorso aprendoi pantaloni e liberando ciò che da dentro preme per uscire.

Mi ritrovo inmano un membro caldo e liscio. Stringo le dita attorno all'asta eretta egodi sentendo le vene pulsare al di sotto della pelle. Lascio scorrere ledita lungo l'asta verso la base e mi allungo per raccogliere i testicoligonfi nel palmo della mano. Li palpo accarezzando il perineo rigido. Finalmente mentre prendo gusto nell'accarezzare il pene che ho in mano sentole dita che tornano tra le mie cosce e dentro il mio perizoma, afferro piùsaldamente l'asta e inizio a masturbarla stringendo con decisione.

Le dita tra le mie cosce sembrano divertirsi, giocano un po' con la miafessura scivolano dentro prima una poi due e poi tre, poi iniziano adentrare e uscire rapidamente strappandomi dei gemiti e quando sento diessere pronta a venire escono allontanandosi dal mio sesso pulsante e gonfiodi passione. Attendono qualche attimo e ritornano a strofinare il mioclitoride che urla gonfio di desiderio e prega di essere spupazzato ancoraun po' per godere finalmente, ma anche qui le dita dispettose si fermano unistante prima che io raggiunga il piacere rendendomi pazza.

Decido che il gioco deve essere lo stesso e quindi accarezzo la verga che hoin mano dalla base alla punta, gioco con la punta umida di seme, giro con ildito intorno al forellino tanto sensibile e quando sento il corpo accanto almio irrigidirsi tolgo la mano lasciando che l'eccitazione cali un pochino,poi ricomincio il mio gioco. Il film è quasi un oscuro e lontano ricordo, anche se mi rendo vagamenteconto che siamo vicini al finale e allora capisco.. Il mio orgasmo arriveràcon la morte dell'assassino e così anche il suo.

Cerco di concentrarmi unpochino sulla storia quantomeno per cogliere il momento culminante. I morti sventrati sullo schermo e le loro urla non sono poi così tantoimpressionanti a dire il vero non mi fanno impressione concentrata come sonosu me stessa e sulle mie sensazioni. Ci siamo vicini, le dita curiose adesso stanno affondando con decisionedentro di me e sento che il mio orgasmo trattenuto fino ad ora stia persgorgare furibondo, le dita non accennano a fermarsi.

Stringo più forte eaumento il movimento della mia mano attorno alla verga. Su.. Giù. dentro ..FuoriSi oh si oh si ooohhhhhhhhhhhhhhh il mio orgasmo esplode mentre mi sciolgosulla mano che continua ad affondare dentro di me ora più dolcemente elentamente seguendo il ritmico pulsare della mia fessura attorno alle dita,e mentre i miei gemiti di piacere si perdono nelle grida dei presenti chespaventati dalla terribile morte dell'assassino coprono il nostro piaceresento l'orgasmo che la mia mano ha provocato esplodere nell'oscurità delgrembo accanto al mio.

Il seme schizza caldo e appiccicoso, e poi cola sullemie dita. Passa qualche attimo la musica scema e sullo schermo ci tengono a mostrarcicome finiscono i protagonisti. morto il cattivo nasce un amore come sempre. Le dite escono nuovamente dalla mia fessura e dal mio perizoma, la mia manoscivola fuori dal cappotto e l'altra mano dentro la borsetta cerca unfazzoletto per pulirmi. Mentre termino le operazioni di pulizia la musica finale accompagna i titolidi coda e le luci si accendono nel cinema.

“Allora ti è piaciuto?” il mio accompagnatore mi guarda con un sorriso eattende la mia risposta. “Come? Oh si moltissimo. ” Rispondo arrossendo. Poi mi volto verso la miadestra e trovo la poltrona vuota. Mi guardo intorno e vedo la gente chelentamente scorre verso la porta. “Cerchi qualcuno?””Oh no Max, credevo solo di aver visto qualcuno che conoscevo. ” Rispondotornando a guardare la poltrona vuota. “beh allora andiamo?” il mio accompagnatore in piedi alla mia sinistraaspetta.

“Si certo. ” Fingo di cercare qualcosa in borsa mentre perdo qualche attimosperando che le gambe non mi tradiscano. Mi alzo e seguo il fiume di persone che esce dalla sala, nell'atrio vengourtata e quasi cado addosso ad un tizio che prontamente mi sostiene. “ohgrazie mille. Mi scusi. “”Si figuri. Le è piaciuto il film?” mi chiede con un sorriso indugiando conle mani sulle mie spalle. “Molto..” Riesco a rispondere perdendomi nei più profondi occhi castani cheabbia mai visto in un uomo.

“Non so lei ma trovo molto interessanti i film dell'orrore, soprattuttoquando li si guarda una seconda volta e seduti nello stesso posto.. Sipossono vivere sensazioni molto intense. “”Lei dice?” mi trovo quasi senza fiato e sono di nuovo eccitata. “Dovrebbe provare. lo spettacolo delle 8 di sera del lunedì ha qualcosa dimagico.. Arrivederci. ” L'uomo mi sorride e si allontana. “Tutto bene Alice? Forse non dovevo insistere per portarti a vedere questofilm. “. Max mi ha finalmente raggiunta nell'atrio del cinema.

“Max sto benissimo e anzi sto morendo di fame, andiamo a mangiarci unapizza?””Ok. ah proposito per l'esame di chimica che ne dici se facciamo una maratonastudio lunedì sera?””Credo di avere già un impegno..”Bondage con LidiaIeri sera è arrivata da me la mia amica Lidia per la seconda session che avevamo programmato da qualche mese. Dopo la prima session del novembre 2015 durata dodici ore, questa volta l'obiettivo è di tentare di arrivare alle 24 ore ininterrotte di immobilizzazione nella gabbia appositamente preparata per lei.

Non useremo la gabbia metallica usata la prima volta, ma una struttura in legno montata su ruote, dotata di cuscini per l'appoggio e ganci per catene e corde. Si è preparata, vestita con un body in latex, guanti a sacco, cappuccio, dispositivo di castità in plastica, collare e varie altre contenzioni. Alle 23 era pronta e l'ho bloccata nella gabbia con una miriade di catene, corde e fascette. Le ho infilato il bavaglio in gomma, i tappi auricolari e la gas mask oscurata, infine ho fissato la gonga e la catena di sospensione della testa.

La gabbia è stata posizionata davanti al mio letto in modo da controllare la situazione. Per le prime ore la sentivo mugugnare e tentare di muoversi, poi dev'essersi addormentata con la testa sospesa dalla catena. Stamattina alle 6 l'ho trovata già sveglia, le mani erano intorpidite a causa dei guanti chiusi che le impedivano di distendere i palmi, le ginocchia erano un pò doloranti ma è riuscita a passare la notte indenne. Non ha mai dovuto usare il pulsante di emergenza che azionava una suoneria per svegliarmi.

Ora sono le 9 di mattina, Lidia ha trascorso 10 ore in gabbia e le aspettano altre 14. Durante la notte mi sono svegliata diverse volte per controllarla, ma era tutto a posto e Lidia era tranquilla e/o rassegnata. Le ho fatto bere dell'acqua da una cannuccia e mangiare qualche biscotto. Tra poco le infilerò il catetere esterno (una sorta di condom con un tubetto di scarico) sul clito e un altro tubo in plastica da 40 mm nell'ano, passante attraverso il sedile, nell'eventualità avesse bisogno di evacuare.

Sembra che abbia tutte le intenzioni di arrivare alla prossima notte senza necessità di liberarla dalla gabbia. Giovedì 3 marzo, ore 16. Lidia è ancora vincolata alla gabbia da ieri notte, non lamenta particolari disagi e alla mia richiesta di rassicurazione risponde con un cenno affermativo. So per certo che le ginocchia devono dolerle molto per la continua pressione (anche se appoggiate sui cuscini) e anche le chiappe sono sollecitate. Per riattivare la circolazione osservo che spesso sposta il peso appoggiandosi sui gomiti, nonostante sia completamente immobilizzata.

Sembra non abbia nessuna intenzione di mollare. Credo che questa notte non ha potuto dormire molto perchè rilassandosi la gogna le premeva sul collo, ho risolto sospendendo meglio la testa sul supporto superiore. Questa mattina è riuscita a fare dei brevi pisolini ed ora sembra più rilassata. Solo per cinque minuti le ho tolto maschera e bavaglio per dissetarla. Le ho dato da bere con la cannuccia e mangiato qualche biscotto, non ha voluto altro.

Gli occhi sono però rimasti oscurati dal cappuccio in latex. Verso le 14 sembrava avesse lo stimolo di evacuare e come programmato le ho infilato nell'ano il tubo in plastica predisposto per questo. Il tubo ha un diametro di 40 mm, è completamente vuoto all'interno e per infilarlo senza irritarla ho realizzato un plug a forma di ogiva dello stesso diametro del tubo in modo da facilitare l'introduzione. L'ho infilato attraverso il foro ricavato sul sedile e poi nell'ano.

Alla fine ho sfilato il plug da sotto e ho sigillato l'estremità libera con un sacchetto di plastica per la raccolta feci. Per la pipì ho risolto senza catetere, è bastata una bottiglia con il tappo largo (quelle del latte), infilata nella CBAl momento i drenaggi sono ancora al loro posto ma ha dovuto solo fare un pò di pipì. La prossima volta userò un catetere Foley, se scopro come usarlo. Più tardi le ho applicato un elettrostimolatore in diversi punti nelle parti basse del corpo, per un totale di mezz'ora, a fine prova le chiederò se le è piaciuto oppure no.

Vi ricordo che da ieri sera Lidia è sottoposta ad una severa limitazione sensoriale, la mask è completamente oscurata, ha i tappi nelle orecchie e indossa un bavaglio a palla che le permette solo qualche incomprensibile mormorio. Anche la respirazione è più difficoltosa del normale, la gas mask ha due valvole che si aprono alternativamente, posso sentirla respirare dal tipico ticchettio delle valvole. Non riuscendo a deglutire a causa del bavaglio, la saliva si accumulava sul fondo della maschera e solo una parte usciva dalla valvola colando lungo il collo, spesso devo asciugarla.

Ho anche notato che la mia presenza la rassicurava, quando stavo vicino a lei o la accarezzavo, il clito entrava in erezione all'interno della CB, segno che l'eccitazione rimaneva costante. Alle mie richieste di sospensione ha sempre risposto negativamente, dunque è ben determinata a concludere la session di 24 ore. Mancano ancora sette ore…Giovedì 3 marzo, ore 23. Sono scadute le 24 ore programmate e finalmente ho liberato Lidia. Come prevedibile la prova è stata dura, ma non insopportabile e le sue condizioni fisiche sono buone.

Poichè anche per me è stata una nuova esperienza non avevo modo di afferrare completamente la portata della session a cui è stata sottoposta Lidia. Parlando successivamente con lei ho comunque appreso che:Nelle prime due o tre ore la reazione istintiva è quella di tentare di liberarsi e muovere il corpo per dare sollievo alle membra bloccate, poi il corpo si intorpidisce e non lo senti più, come se appartenesse ad un'altra persona, ma non si tratta di rallentamento della circolazione sanguigna, bensì di un fatto esclusivamente mentale.

Non si avverte dolore o fastidio, a meno che non si tenti di forzare le bardature, operazione dunque del tutto inutile e dannosa. Avviene una sorta di dissociazione che porta la mente a vagare fuori dal corpo, in questa fase sono possibili brevi pisolini intervallati da dormiveglia in cui non si è mentalmente del tutto lucide. In ogni caso il passare del tempo non lo si avverte più. L'isolamento sensoriale aiuta molto e il fatto di non sentire e vedere crea qualcosa di simile ad una trance autoindotta.

La respirazione diventa una cosa automatica, anche se ostacolata dal bavaglio e dalle valvole della gas mask. La salivazione può causare un fastidioso gorgoglio se la maschera non viene svuotata periodicamente, anche se una parte viene espulsa attraverso la valvola di scarico. In altre parole il corpo si adatta alla nuova condizione e la accetta senza ribellarsi, anzi ad un certo punto interviene una sensazione di benessere e rilassatezza. Lidia mi ha rivelato di usare delle tecniche yoga (o qualcosa del genere) per estraniarsi dalla realtà e immedesimarsi in un oggetto immobile.

Non conosco queste tecniche dunque sarà lei a spiegarcele, se lo riterrà opportuno. Tutto questo veniva però bruscamente interrotto dai miei controlli di sicurezza, quando le toglievo la maschera e bavaglio per darle da bere e mangiare l'incatesimo veniva spezzato e la mente ritornava alla realtà. Questo mi ha insegnato che per la prossima volta la session non dovrà essere interrotta troppo spesso e che per la reidratazione dovrò provvedere con altri sistemi. Una possibile soluzione potrebbe essere l'infusione salina nei seni, che per mia diretta esperienza sopperisce alla necessità di bere per diverse ore.

Il cibo solido invece non costituisce una necessità urgente, la fame non si avverte per nulla ed è possibile rinunciare a mangiare anche per 24 ore di seguito. Le mie preoccupazioni per l'espletamento delle funzioni fisiologiche si rivelate infondate, ha fatto pipì solo tre volte e sempre in minima quantità. Le feci si sono accumulate nel sacchetto collegato al tubo, ma anche queste sono state in quantità molto ridotta. Evidentemente l'immobilità rallenta anche il metabolismo.

Gli unici segni rossi rimasti sul corpo erano sulle ginocchia, sulla parte anteriore degli stinchi e sul sedere, dove è rimasta appoggiata per tutto il tempo. Si sono riassorbiti nelle ore successive senza lasciare traccia. Quando le ho tolto il cappuccio in latex e il body trasparente era ovviamente sudata in modo impressionate, gocciolava di sudore. La prossima volta userò un cappuccio e una tuta in pelle, che in teoria dovrebbe traspirare. La mandibola è stata l'unica parte dolorante, essendo stata forzata in posizione aperta per tutto il tempo.

Ha dovuto attendere mezz'ora prima di poter parlare chiaramente. Afferma di non aver mai sofferto di crampi. Dopo una doccia, un accurato makeup ed essersi riassetata, Lidia mi ha raccontato le sue impressioni, siamo rimaste a chiacchierare per due ore, poi a nanna. Tutto sommato l'esperienza è stata molto positiva, non ci sono state complicazioni e Lidia è pronta per ripeterla in futuro, magari correggendo qualche errore. Io sono stata molto fiera della sua determinazione e della sua forza d'animo per riuscire a resistere fino alla fine, anche se diverse volte sarei stata tentata di liberarla prima della scadenza.

Dopotutto la responsabilità era mia. Complimenti sinceri a Lidia per essere riuscita in un'impresa che difficilmente è alla portata di altri. La mia prima notte da troiaSono nel più rinomato club per trans/trav della capitale. Ufficialmente si tratta di un circolo privato, “discoteca erotica”, la chiamano, ma oltre a ballare e ad ascoltare musica qui si fa sesso, nelle dark-rooms. Mentre cammino per il locale sui miei tacchi alti, sotto lo sguardo di tutti i maschi arrapati che mi circondano, inizio a sentirmi diverso…anzi no…diversA.

La componente femminile della mia sessualità sta prendendo il totale controllo di me, sto pensando a me stessa come ad una femmina, con i desideri e le pulsioni di una femmina, voglio essere ammirata, desiderata, posseduta…Ho l’impressione di non essermi mai sentita più a mio agio di così. Percepisco il mio essere femmina dentro in maniera inebriante, sento che il mio aspetto esteriore finalmente coincide con quello che, dentro di me, intimamente, ho sempre saputo di essere senza mai ammetterlo: UNA FEMMINA, TROIA E IN CALORE.

Mi sto lasciando andare a questa nuova consapevolezza, mentre la musica mi martella nelle orecchie, ipnotica. Tutte le mie passate esperienze, di normale ragazzo eterosessuale prima, marito tradito poi, cuckold e sissymaid asservito a mia moglie e al bull, stanno scolorendo e perdendo importanza. Rimane soltanto la mia attuale me stessA: una femmina in cerca di piacere, della conferma della propria femminilità. *Sono in una delle dark-rooms più anguste in compagnia di un maschio, non so chi sia.

Devo aver ceduto alle sue lusinghe, non so come, non so quando. Ha il viso affondato nell’incavo tra il mio collo e la mia spalla destra, le sue mani avide mi stanno stringendo con forza le natiche, si intrufolano sotto le mie mutandine, mi titillano l’ano…Non so come, mi ritrovo in ginocchio davanti a lui, il suo cazzo eretto e pulsante a pochi centimetri dalle mie labbra. Lo prendo in bocca, avida, lo ingoio fino alla radice, il mio unico intento è di farlo godere, di ricevere il suo seme, ingoiarlo…Sento le sue mani sotto le ascelle, mi tira su, poi mi fa voltare, appoggio le mani alla parete mentre mi tira su la gonna e scosta di lato le mutandine… so che sto per essere penetrata e mi abbandono completamente, lo lascio fare…mi sta chiedendo se ho un condom, credo di no ma guardo lo stesso dentro la borsetta: ce ne sono un paio.

Deve averceli messi Lisa prima di darmela. Gliene porgo uno mentre la sua mano mi sculaccia con forza sulla natica destra, lo prende, passa qualche secondo…lo sta indossando. Lo percepisco alla soglia della mia figa anale, è duro, sta spingendo freneticamente, lo guido con la mano dentro di me…ohdddddddddio! Che bellllllllllooo!Mi scopa senza pudori, forte, freneticamente, ogni tanto sculaccia forte le mie natiche, sento il mio cazzo tentare di erigersi nonostante la mia Birdcage…fa male, sento le palle quasi strappar misi trascinate dal suo anello metallico, mi arrendo e inizio a colare in un silenzioso orgasmo rovinato…Percepisco le contrazioni del suo cazzo mentre finalmente rilascia la sua sborra dentro di me, mi stringe forte da dietro, per un po’…-Grazie.

E’ l’unica cosa che mi dice, con un rapido bacio sulla nuca. Se lo reinfila dentro i pantaloni, apre la porta e se ne va. Non è la prima volta che lo prendo dietro, Bull Bruno, il bull di mia moglie, me lo ha messo dentro innumerevoli volte, ma per me è come fosse stata la prima volta, non so perché. Tiro su le mutandine, abbasso la minigonna e esco dalla dark-room. Fuori ci sono un paio di maschi che mi lanciano occhiate di fuoco, vorrebbero avermi, lo percepisco, ma li ignoro e mi dirigo verso la sala principale, alla ricerca di Lisa, la trav brasiliana che mi ha condotto qui assieme alla sorella trans dopo avermi truccata e vestita come una di loro.

Sta ballando, sua sorella Melany mi affianca quasi senza che io me ne accorga e mi sussurra all’orecchio:-Aveva ragione Bruno, sei una puttana naturale…quanti cazzi hai già preso?E con una mano mi tasta il culo a fondo, lascivamente. Sto perdendo i freni inibitori, giro il volto verso di lei e cerco le sue labbra con le mie… Sento la sua lingua farsi strada tra le mie labbra dischiuse, sa di alcool e di fragola, stranamente.

La vicinanza di questa stupenda trans mulatta, il suo profumo, la sua mano che si infila sotto alla mia minigonna a cercare la mia figa anale, mi inebriano. -Ok, sono una puttana…e allora?-Niente, stavo pensando…se non fossì già la schiavetta di Bruno, mi piacerebbe che fossi la mia, di schiavetta… hai proprio bisogno di cazzi tu, e io potrei fartene avere quanti ne vorresti… E dicendo così mi passa la lingua nell’orecchio…Cazzo, questa qui mi sta facendo uscire pazza! Sto trascinandola verso il corridoio buio, non mi interessa di chi ci stia guardando o do cosa possa pensare lei, sento che DEVO farlo…Lei sorride e lascia fare.

Trovo una porta degli stanzini aperta e mi infilo dentro con lei, mi inginocchio, passo freneticamente le labbra sul suo sesso, tra le sue cosce scure, le mie mani ad abbassarle le mutandine, la mia bocca ad accogliere il suo cazzo caldo tra le labbra, mi sento pronunciare queste parole:-Sono la tua schiava, non preoccuparti di Bruno, fammi tua, non chiedo di meglio dalla vita…-D’accordo allora, d’ora in poi sarai mia…ne parlerò con Bruno.

Ha un cazzo che avrebbe fatto invidia a John Holmes, sto impugnandolo a due mani e ci sarebbe ancora posto per una terza, se l’avessi. Occupo quello spazio con la bocca, solo per poter accoglierne la cappella turgida sto quasi slogandomi la mandibola. L’asta deve essere spessa quasi come il mio polso e le palle pesanti, grosse come uova, pendono oscenamente in mezzo alle sue cosce scure. Le sento sobbalzare ad ogni pompata che le somministro con mani e bocca.

Un cazzo da record, insomma. Nessuna meraviglia che riscuota tanto successo nell’ambiente, come mi ha confidato Lisa. La pompo freneticamente, aspirandone avidamente il glande tra le labbra, ho fretta di assaggiare il suo nettare, voglio sentirmelo invadermi la bocca, assaporarlo, ingoiarlo fino all’ultima goccia, ne ho bisogno, sono in pieno parossismo. -Eh no, schiavetta…vacci piano…non posso già sborrare… Se sborro a questo punto della serata e poi mi capita un cliente che faccio?E dicendomi queste parole mette le sue mani sulle mie, fermandole.

Poi continua:-Ho capito che vuoi bere il miele della tua Padrona, ma non è ancora il momento… diciamo che prima di andare via, se ancora non sarò venuta, te lo farò assaggiare…magari però dovrai guadagnartelo… Quanti cazzi hai preso finora, stasera?-Beh…veramente uno solo, al momento. -Ma dai…uno solo!? Eh no…così non va…Facciamo una cosa…prendi questi…E, dopo aver frugato nella borsetta che porta a tracolla, mi porge una striscia di 6 preservativi di una marca che non conosco.

-Se e quando li avrai usati tutti, per farti scopare stasera, torna da me e ne riparliamo, ok? Oh…e…mi raccomando, non fare MAI sesso non protetto con chi non conosci bene, capito!?Poi mi toglie il cazzo dalla bocca, aspetta un po’ per farselo ammosciare mentre mi ricompongo, se lo infila piegato tra le cosce e si ritira su le mutandine. A questo punto mi prende il capo tra le mani, mi infila mezzo metro di lingua in bocca, mi dà una pacca sul culo, apre la porta e se ne va.

Rimango lì, coi condom in mano e il cazzo che mi scoppia nella gabbietta che indosso, insoddisfatta ma determinata come non mai a portare a termine la mia impresa e ottenere la mia agognata ricompensa. Mi rituffo nella folla, più che mai decisa a trovare al più presto sei maschi che mi scopino…Sto aggirandomi nel locale alla ricerca di maschi. La musica pompa incessante, sugli schermi posti qua e là scorrono video transgender, molto hard e fetish.

Devo trovarne almeno sei che mi scopino in una delle dark-rooms, prima che la notte sia finita, devo dimostrare a Melany, la mistress transex con cui sono venuta qui, che quando voglio so essere una vera puttana, che merito di essere la sua slave, la sua troia obbediente. Mi ha chiesto questa prova per rivendicare i miei servizi con Bull Bruno, il bull di mia moglie Marisa, che da anni mi impiega come sissymaid nel nostro particolare rapporto a tre.

E’ stato lui ad organizzare questa serata, la mia prima volta “en femme” fuori di casa e in un locale transgender, perdipiù. Sono sicura che abbia pianificato tutto lui, affidandomi alla sua amica Melany per condurmi in questo locale e portare a termine il mio percorso di femminilizzazione, mentre lui si starà sbattendo in tutta tranquillità mia moglie in casa mia… Beh… sapete che c’è? Non me ne frega proprio niente! Si scopasse quella troia di mia moglie a vita, non ho più bisogno di loro, facessero pure quello che vogliono…a vita!Io sono dovuta passare forzatamente attraverso un lento e costante percorso di sottomissione, umiliazione, demascolinizzazione, l’ho fatto per mantenere un esile filo che ancora legava me e mia moglie, dapprima controvoglia, ma ora, e forse questo non era previsto, ho trovato la mia vera me: sono femmina! E troia! E sto esplorando i miei nuovi limiti!Non credo di essermi mai sentita più a fuoco in vita mia.

In questo momento ho solo voglia di essere desiderata da maschi, di ricevere conferma della mia femminilità…cazzo…mi sento libera e realizzata come non lo sono mai stata! E poi…la possibilità di diventare la slave di una mistress-trans esperta come Melany mi apre prospettive nuove, imperscrutabili, irresistibili. Fino a pochi giorni fa avrei cinicamente riso, tra me e me, al pensiero di una eventualità del genere: dom…sub…in cuor mio mi sono sempre sembrate menate di quart’ordine, per quanto mi ci potessi essere piegata finora, ma ora…ora riesco a percepirne l’intrinseca potenza, il totale annullamento della mia personalità mi affascina, mi pervade come non mai prima…che altro cazzo?!? I primi tentativi sono sfortunati, un paio di maschi, evidentemente non tanto maschi poi, si scoraggiano davanti alla mia “chastity cage”: evidentemente cercavano prestazioni non troppo femminili…Un altro pretende solo un pompino, non vuole saperne di mettermelo dentro.

Forse non si fida delle proprie capacità erettili…Il quarto mi chiede di segarlo facendo in modo si poter sborrare sopra al mio sesso ingabbiato, è gentile, mi comunica di averne avute abbastanza, di fighe, e che ora è interessato solo a femmine col cazzo, come me. Lo accontento con un lavoro di mano che lo fa rilasciare lunghi getti di caldo cremoso sperma sulla mia clitoride ingabbiata. Appena esco dal bagno, in cui sono andata a ripulirmi dalle abbondanti effusioni del mio ultimo partner, vengo incrociata da un tizio dalla pelle scura che, con fare assolutamente confidente, mi mette un braccio attorno ai fianchi e mi guida verso un vicino camerino libero.

In altre circostanze non lo avrei lasciato fare, ma, ora come ora, provo addirittura piacere nel soggiacere alla sua volontà senza opporre la minima resistenza. Appena dentro serra la porta alle sue spalle, mi spinge su di una specie di lettino posto al centro della stanza e inizia a slacciarsi la cinta dei pantaloni. Sono completamente soggiogata dalla sua sicurezza, aspetto che si sia calato pantaloni e boxer, gli porgo un condom e, mentre lo osservo indossarlo srotolandoselo lungo la lunga asta turgida, mi piego sul lettino alzando la gonna e spostando di lato il perizoma pregustando l’imminente penetrazione che, puntualmente, avviene dopo pochi secondi.

Mi pompa a lungo e con vigore, non mi degna di una sola parola. Il suo cazzo è duro come pietra, nella mia figa anale, lo sento penetrare più a fondo ad ogni colpo, emetto qualche mugolio compiaciuto. Inizia a mollarmi sonore pacche sulle natiche nude col palmo delle mani aperte, accompagnando le sue vigorose pompate. Ho il cazzetto che mi si inturgidisce dentro la gabbietta, ne sento la pressione sulle palle. Continua a sbattermi con ritmo costante.

Proprio mentre lo sento accelerare, ormai prossimo al climax, esce da me; poi sento il suo fiato caldo contro la mia natica destra, infine i suoi denti mordermi forte, senza alcun preavviso! Con un balzo mi sollevo dal lettino e mi volto verso di lui, sorpresa, in atteggiamento di difesa. Si stacca da me, allunga le braccia come a volersi difendere, poi chiede scusa, credo, in una lingua che non capisco. Sono sinceramente shoccata, la mia faccia probabilmente esprime contrarietà ma non oso andare oltre.

Si strappa via il condom continuando a rivolgermi frasi in quella lingua per me aliena e inizia a masturbarsi freneticamente rivolto verso di me. Sono combattuta tra lo spintonarlo via guadagnando l’uscita e il sottomettermi. Alla fine mi inginocchio davanti a lui e aspetto che i caldi schizzi della sua sborra mi inondino il viso colandomi lungo il collo nudo. Mi riscuoto solo quando mi accorgo di essere rimasta sola nello stanzino. Appena dopo aver eiaculato è scappato via.

Bene comunque, meno uno. I successivi due “clienti” si sarebbero accontentati di un pompino, ma appena gli propongo di scoparmi, invece, non se lo fanno ripetere due volte e mi scopano fino a sborrare dentro di me, uno con me a culo in aria su di un divanetto, uno poggiata contro un muro. Ne mancano solo tre. Il quarto e il quinto li rimorchio sulla pista da ballo. Ho perso i freni inibitori e chiedo loro direttamente se vogliono venire a scoparmi di là.

Accettano. Mi accorgo di essere osservata da Melany. Sorride in maniera che a me sembra compiaciuta. Mi scopano assieme. Faccio un pompino ad uno mentre l’altro, contemporaneamente, mi scopa in piedi, piegata a novanta gradi. Si scambiano posizione, poi. I loro cazzi non li ricordo, so solo che entrambi vengono dentro di me con grugniti a****leschi. Mi rimane solo un condom. La gente sta sfollando, evidentemente ci si sta avvicinando all’orario di chiusura. In giro ancora diverse trans, ma i maschi si sono rarefatti, anche la musica si è fatta meno invadente.

Melany, Lisa e Maurizio sono seduti su di un divano a fianco della pista da ballo, Melany guarda dalla mia parte, poi si alza e mi raggiunge:-Noi stiamo per andarcene, com’è andata? Hai fatto la tua parte?-No, aspetta… me ne manca solo uno…ti prego…dammi un’ultima possibilità!Guarda l’ora sul telefonino, fa una faccia scettica. -Ti concedo ancora un quarto d’ora, troia, poi, che tu ci sia o meno, noi ce ne andiamo, ok?Mi volta le spalle e torna dalla sorella.

Cazzo! Devo riuscirci! Mi guardo intorno…C’è un ragazzone nero, sulla pista, che sembra un po’ spaesato. Mi faccio coraggio e lo abbordo. -Ciao…ti andrebbe di concludere bene la serata?Faccio io con la voce più femminile che mi riesce di fare. -No, scusa…sto aspettando la mia ragazza. Sto per sparargli una qualche amenità nella speranza di fargli cambiare idea quando una strafiga (trans senza dubbio) si avvicina, gli infila mezzo metro di lingua in bocca e se lo porta via non senza aver prima lanciato un’occhiata di scherno al mio indirizzo.

Sta per sfumare tutto. Sulla pista praticamente non c’è più nessuno e sto per darmi per vinta quando incrocio lo sguardo di Melany. E’ uno sguardo irridente, divertito. Invece di demoralizzarmi, in qualche modo mi dà la giusta carica. Mi rituffo nelle parte “dark” del locale, cercandomi attorno. Poca gente, sto per darmi per vinta, quando un ragazzo sulla trentina mi si avvicina:-Senti…è da un po’ che ti osservo…sei molto femminile…stavo cercando il coraggio di chiedertelo…ti andrebbe di farlo con me?Lo prendo per un braccio e lo trascino dentro un camerino, senza pensarci su due volte.

-Scopami. Gli dico mentre gli porgo l’ultimo preservativo rimastomi. -Ecco…appunto…volevo dirti…io sono un donatore di sangue per cui se vuoi potremmo farlo anche senza…se vuoi ti mostro il tesserino…Mi andrebbe, non lo nego. Il pensiero di ricevere lo sperma di un maschio direttamente dentro di me, senza barriere, mi attira, ma così non consumerei l’ultimo condom rimasto…certo, potrei barare, avrei potuto farlo fin da subito, ma ci ho tenuto ad essere leale, ne ho fatto un punto d’onore, per cui sono io stessa a infilarglielo, ha un cazzo lungo il giusto, niente di anormale, ma straordinariamente largo.

E’ spesso come il mio polso e mentre lo sento scivolarmi dentro ne posso apprezzare pienamente la consistenza. Mi scopa con trasporto, non ci mette molto a venire, un tre, quattro minuti al massimo. Mi ringrazia, mi bacia su una guancia e se ne va. Io mi precipito di nuovo nella sala principale, ho il terrore che se ne siano andati lasciandomi lì: non saprei davvero come fare. Invece mi stanno aspettando, Lisa , Maurizio e Melany.

Mostro a Melany l’involucro vuoto dei sei condoms che mi ha consegnato prima…***Siamo sotto casa di Bull Bruno, in macchina, faccio per scendere ma Melany mi trattiene, scende solo Lisa. Dopo qualche minuto ritorna con una busta, la porge a Melany. Lei la porge a me, a sua volta: dentro ci sono i miei abiti e i miei effetti personali, la prendo mentre si stanno salutando. Maurizio riparte e a me sembra assolutamente normale, normale come dare un addio alla mia precedente vita, a mia moglie Marisa, a Bull Bruno.

Mentre ripartiamo nella notte romana non ho più nessun rimpianto per la mia vita passata, sono del tutto proiettata verso ciò che d’ora in poi mi aspetta, senza rimpianti, senza esitazioni…La mia schiavitù, la mia libertàCamminava lenta ascoltando, con attenzione, il rumore dei suoi tacchi sul lastrico dei portici nella via più mondana della città. Quel ticchettio costante e ritmato la faceva sentire sexy, spudorata, sensuale e micidiale; lasciava le anche libere di ondeggiare controllandone solo l’ampiezza di quel tanto sufficiente a non apparire volgare.

Il tailleur verde chiaro, un colore in grado di farsi notare ma non appariscente, lo aveva scelto per come sottolineava la figura del suo corpo; aderiva alla pelle nei punti giusti e svolazzava la dove era bene eccitare la fantasia degli uomini. Sentiva il tessuto seguire la forma delle natiche e sapeva quanto segnasse il sottile filo dello string che indossava. Tutto era stato calcolato nei minimi dettagli, dal vestito alla pettinatura, dal trucco alle scarpe senza dimenticare, naturalmente, la biancheria.

Ad un primo esame sommario poteva apparire come una normalissima bella donna che si sta occupando degli affari suoi in giro per la città, ma notando i particolari era impossibile non provare una forte attrazione sessuale per lei. Non era il vestito, corto ma non troppo, ad attirare l’attenzione ma il suo modo di muoversi. Quando era uscita da casa, quel pomeriggio, aveva salutato il marito con un bacio sulla guancia quindi, con movimenti rapidi e decisi, quasi robotica, aveva preso la borsetta, cercato le chiavi dell’auto, inforcato gli occhiali da sole e si era avviata con passi lunghi verso la porta, lanciando ancora un saluto prima di uscire.

La trasformazione era avvenuta appena chiusa la portiera dell’auto, fu sufficiente sciogliere i capelli e ravvivarli, passare sulle labbra un rossetto di un colore provocante, un tocco di rimmel sulle ciglia e sostituire le scarpe a tacco basso con quelle preventivamente lasciate dietro il sedile del passeggero; il resto era perfetto. Marina constatò, piacevolmente soddisfatta, l’effetto nello specchietto di cortesia sul parasole mentre pensava a quanto fosse facile cambiare aspetto con dei piccoli accorgimenti, alla semplicità con cui aveva illuso suo marito e, tra poco, eccitato il suo amante.

Lo stesso vestito, la medesima biancheria (questa lui non l’aveva vista), l’identico profumo, la stessa donna, potevano lanciare messaggi di natura opposta nel medesimo istante, semplicemente modificando l’espressione del viso o i movimenti del corpo. S’avviò verso il centro città. Guidava con calma nonostante sentisse come una pressione allo stomaco, sintomo d’ansia, che la incitava a correre di più. Non voleva, però, perdersi i dettagli di quella sensazione che spesso anticipava l’eccitazione totale dei sensi.

Sapeva, o credeva di sapere, cosa l’aspettasse; quindi era decisa a non correre. Guardò l’orologio e si rilassò: era in perfetto orario, non rischiava di giungere in ritardo anche in caso di difficoltà nel trovare un posteggio per l’auto. Infatti, era riuscita a trovare posto proprio nella grande piazza con il monumento equestre posto al centro, a pochi metri dal locale dove sapeva d’essere attesa. Si soffermò per un istante ad osservare i palazzi ed i portici di contorno che risaltavano nella luce brillante di quel pomeriggio ventoso.

la brezza insistente aveva spazzato via la solita cappa d’umidità e la città risplendeva nei suoi colori naturali sotto la cornice dell’arco alpino, uno spettacolo raro che aveva potuto ammirare mentre scendeva verso il centro dalla sua casa nella prima collina della città. Sono quelle giornate che ben dispongono l’animo e permettono ai sensi di accorgersi della primavera. Marina chiuse l’auto e s’avviò verso i portici: li percorse con calma, controllando il respiro, non voleva apparire troppo eccitata per quell’incontro, intendeva mantenere l’immagine di serena sensualità e sicura sessualità che si era creata precedentemente.

Prima di entrare nel bar posto quasi all’angolo della piazza, deviò dalla sua rotta quel tanto sufficiente a consentirle di posare il piede sui genitali del toro in ottone incastonato nel selciato. Gesto che, come tradizione vuole, porta bene!Varcò la soglia del Caffè e, subito, cercò lui. La penombra, dopo la luce intensa, non le consentì di riconoscere gli avventori per un istante, poi lo vide! Seduto innanzi ad un tavolino d’angolo nel margine destro in fondo alla sala, appariva come un normalissimo avventore che cercasse un attimo di tregua e di relax nella logorante giornata.

Teneva in mano la tazzina di caffè e, nell’altra, una copia del quotidiano locale; leggeva con apparente interesse le notizie ma, ad un esame più approfondito, si notavano i suoi occhi scrutare di continuo l’ingresso. Quando la vide s’illuminò per un istante poi tornò serio e assorto nella sua lettura. Marina attraversò il locale nella sua direzione camminando normalmente, poi percorse gli ultimi metri che la separavano da lui muovendo tutto il suo corpo con una grazia tale da strappare sorrisi ammirati a tutti coloro che aveva intorno.

– Ciao! – lo salutò- Ciao – rispose lui con il tono con cui si saluta una vecchia amicaLe fece segno di accomodarsi, quindi piegò il giornale e sollevò, discretamente, una mano in direzione del cameriere. Quando fu certo d’essere visto dispiegò l’indice indicando il numero uno. Poco dopo giunse al tavolo un altro caffè per Marina. Non si erano detti nulla nel frattempo, solo gli occhi si erano incrociati più volte lanciandosi messaggi in un linguaggio noto solo a loro.

Marina prese la tazzina e sorseggiò il liquido caldo e forte, poi domandò:- Cosa mi hai preparato oggi?- Vedrai! – fu la sua risposta. – La tua fantasia non ha limiti… non deludermi mai! – aggiunse lei terminando con un sospirato – Ti prego!- Non ti deluderò! E lo sai, per questo sei qui!- Sei molto sicuro di te! – sottolineò Marina – È questo che mi piace… e che mi eccita!Lei diede un intonazione particolare all’ultima frase rimarcando il concetto di eccitare.

Voleva fargli capire che era già pronta, eccitata, schiava del desiderio, e non poteva attendere oltre. Lo sguardo, il tono della voce, la posizione delle mani o il modo di muoversi; solo uno di questi indicatori era sufficiente a lui per capire lo stato d’animo di Marina, se poi analizzava l’insieme dei suoi messaggi riusciva pure ad intuire quale perversa fantasia impegnasse il suo cervello in un dato momento. Era questa grande intesa, o meglio sarebbe dire il dono esclusivo di lui nel comprenderla a fondo, alla base della loro storia.

Marina si stava chiedendo cosa avesse in mente l’uomo che le stava seduto innanzi, qual’era il programma di quel pomeriggio, cosa fosse riuscito ad organizzare per stimolarla, eccitarla e farla godere. Tentava di carpire dal suo sguardo un indicazione, di cogliere un indizio dai movimenti delle mani o dall’espressione delle labbra; ma era inutile: lui rimaneva sorridente ed impassibile, nulla lasciava intendere il gioco in atto tra loro. Giunta, ormai, al limite della sopportazione fece per abbozzare la domanda fatidica ma lui l’anticipò, dimostrando ancora una volta di saper leggere il suo corpo con la stessa facilità mediante la quale leggeva il quotidiano su cui appoggiava il gomito.

– Lo vedi quell’uomo seduto al tavolo vicino alla colonna di destra?Quello quasi alle mie spalle! – le domandò lui con aria d’intesa. – Sì, lo vedo! – rispose Marina mentre tentava d’osservare nella direzione indicata senza farsi scorgere. – Bene, tra poco si alzerà per uscire dal locale… tu lo seguirai!Lo pedinerai, stando bene attenta a non farti scorgere!Capito? – Spiegò lui. – Sì!Poi cosa devo fare?- Nulla!Seguilo e basta! Devi solo fare questo! – sottolineò.

– Ok! Si sta alzando ora!Vado!Lui non aggiunse altro, osservò Marina attendere che l’uomo oltrepassasse il loro tavolo per alzarsi ed iniziare il pedinamento; quindi chiamò il cameriere e pago il conto, piegò con cura il giornale e controllò di non aver scordato il pacchetto di sigarette sul tavolo, ed uscì anche lui. Intanto, Marina, stava seguendo l’uomo indicatole tenendosi a distanza, occultata tra la gente che sempre affollava quella zona centrale e commerciale della città.

Non lo perdeva mai di vista e ringraziava il fatto che lui camminasse lentamente, se avesse accelerato il passo lei non sarebbe riuscita a tenergli dietro a causa dei tacchi altissimi che indossava. Aveva già pensato, in caso di necessità, di togliersi le scarpe; però, sino ad ora, riusciva a mantenere una distanza costante da lui. Dentro di sé sentiva nascere ed espandersi in tutto il corpo una serie di piacevolissime sensazioni. Si sentiva eccitata non tanto sessualmente ma da ciò che stava facendo: il seguire un uomo sconosciuto per le vie della città le dava delle emozioni che non pensava di provare così facilmente.

Forse, pensò, era il gioco in atto ad eccitarla tanto. Non sapeva se quell’uomo era coinvolto in questo gioco o se fosse solamente una vittima casuale, ma era decisa ad andare sino in fondo per godere appieno di quegli stimoli. Improvvisamente l’uomo si fermò ad un edicola per fare acquisti. Marina, colta quasi di sorpresa, stava per avvicinarsi troppo a lui ma riuscì a fermarsi innanzi ad una vetrina e simulare un certo interessamento verso gli articoli esposti.

Appena lui si allontanò, lei riprese il suo tallonamento. Quando l’uomo svoltò in una via laterale e meno affollata, Marina lasciò che la distanza tra loro aumentasse. Lo seguì nelle successive svolte senza notare, a causa della sua eccitazione, che stavano tornando indietro verso la zona del caffè da cui erano partiti. L’uomo varcò deciso la soglia di un antico palazzo, il portone era aperto e Marina quasi si mise a correre per non perderlo nel suo interno; riuscì giungere in tempo per notare un ombra che svoltava nello scalone di sinistra: la seguì.

Aveva il cuore che batteva veloce per l’emozione, temeva di farsi scoprire a causa del rumore delle pulsazioni; camminava stando ben attenta a non battere i tacchi delle scarpe e scrutava ad ogni passo dove posava il piede. Questo, però, le fece perdere le tracce dell’uomo; l’aveva visto, o meglio credeva di averlo visto, svoltare da quella parte ma ora non ve ne era più traccia. Finalmente percepì il rumore di una chiave che girava in una serratura provenire dal primo piano del palazzo: s’incamminò in quella direzione.

Orami non si chiedeva più in cosa consistesse il gioco, era troppo eccitata da quell’inseguimento per non voler andare sino in fondo. Raggiunse il primo piano e si fermò ad osservare le cinque porte che si aprivano su quel pianerottolo, nessuna di esse le forniva il minimo indizio, pensò quindi di avvicinarsi per origliare su ciascuna di loro in modo da scoprire qualcosa di più. Dalla prima porta non veniva alcun rumore così come dalla seconda, appoggiò allora l’orecchio alla terza ma, proprio in quell’istante questa si aprì.

Una mano, forte e determinata, l’afferrò per l’avambraccio e la trascinò all’interno. Marina cacciò un urlo che le venne soffocato in gola dall’altra mano. – Così mi seguivi?! – più che una domanda era un’affermazione- Io……. – tentò di parlare lei- Perché mi seguivi?Per chi lavori?- Io non la stavo seguendo! – tentò di giustificarsi lei- Balle, ti ho notata sin da dentro il bar – affermò l’uomo mentre la trascinava per spingerla su di una sedia.

Marina cadde di peso sulla poltroncina, in quel momento vide finalmente il viso dell’uomo: era proprio quello che aveva ricevuto l’ordine di seguire. In quel momento capì d’essere entrata nel pieno svolgimento del gioco e si rilassò quel tanto sufficiente da farle notare che si trovava in un ufficio. Mentre il suo sguardo tornava sicuro di se si permise d’osservare qualche dettaglio: intanto che l’uomo la fissava torvo lei notò la video cassetta appoggiata sul tavolo, era quella acquistata poco prima in edicola e si trattava di un film pornografico dal titolo “Violenza in ufficio”.

In quel momento sentì un brivido gelato scorrerle sulla schiena. Forse il gioco non prevedeva che lei seguisse sino in fondo quell’uomo, e forse quell’uomo non era complice dell’altro. Se così era si trovava in una brutta situazione. Stava per accennare una spiegazione all’uomo ma questo aveva già afferrato un paio di forbici dal tavolo e le stava impugnando minaccioso. – Allora!Perché mi seguivi? – disse avvicinando l’arma a lei. – Lo sai! – disse Marina decisa a seguire il gioco qualunque risvolto avesse preso- Certo che lo so! – disse lui mentre un lampo di malizioso divertimento rompeva l’espressione dura che tentava di mantenere.

Marina ebbe in quel momento la conferma dei suoi sospetti: il gioco prevedeva che fosse “violentata” da uno sconosciuto in quel posto. Decise di subire quella violenza anche se, ormai, era tanto eccitata da far rischiare a lui d’essere violentato. Chiuse gli occhi e si concentro per un istante, il tempo necessario ad entrare del tutto nella parte e cancellare ciò che la sua razionalità aveva intuito. Lasciò libero l’istinto e si ritrovò davvero a temere quell’uomo armato di forbici innanzi a lei.

Lui stava parlando ma lei aveva perso l’inizio del discorso smarrita nei sui pensieri, quando focalizzò l’attenzione su di lui notò che si era aperto i calzoni e stava estraendo il membro semi rigido. – Succhia! – le ordinò mentre le offriva il pene ed appoggiava alla sua gola la punta delle forbici. Marina aprì la bocca e si lasciò penetrare, era limitata nei movimenti dal metallo pungente che sentiva premuto sulla pelle ma s’impegnò a dare il meglio di se.

Lui grugniva mentre il membro gli si ingrossava tra le labbra e spingeva sempre di più. Ad un certo punto Marina si ritrovò con la testa bloccata dallo schienale della poltrona ed il bacino dell’uomo quasi premuto contro il naso; il membro le entrava completamente in gola, lo sentiva superare le tonsille e spingersi giù. Non riusciva a respirare ma non osava tentare di sfuggire a causa delle forbici che continuava a percepire contro la pelle.

Quella situazione più che spaventarla la stava eccitando, si sentiva pronta ad andare oltre. L’uomo si muoveva nella sua bocca tanto che Marina pensava di sentirsi invadere dal suo seme da un momento all’altro, era pronta ad ingoiare tutto quando lui, improvvisamente, si ritrasse da lei. – Ci sai fare, vedo!Ora alzati e spogliati! – le ordinòMarina eseguì; si alzò in piedi ed iniziò a sbottonare lentamente la giacca del vestito. La lasciò cadere sulla poltrona, sotto non indossava altro che il reggiseno.

Era in procinto di slacciarlo quando l’uomo la fermò. – Prima la gonna! – le disseMarina eseguì: slacciò la gonna e la fece scivolare in terra, poi agganciandola con un piede se la portò all’altezza delle mani e la sistemò sempre sulla poltrona. Quindi si fermò per osservare l’uomo. Questi si avvicinò per scrutarne il corpo nei dettagli con uno sguardo tanto intenso da provocarle un brivido di piacere. Soddisfatto dalla sua reazione le puntò le forbici al ventre costringendola ad arretrare sin quando non si ritrovò appoggiata alla scrivania.

– Avanti! Adesso togliti tutto… ma tieni le calze e le scarpe. Mi piaci se rimani con le calze addosso!Quella richiesta diede il colpo di grazia a Marina, la sua mente disattivò ogni pensiero razionale per dare spazio all’a****lità. Si levò il reggiseno con mosse maliziose, scoprendo le mammelle poco alla volta poi levò gli slip, quindi si sedette sulla scrivania ed aprì le gambe in direzione dell’uomo. Non disse nulla, non una parola! La posizione che aveva assunto indicava chiaramente cosa si aspettava da lui, in quel momento i ruoli si erano invertiti: Marina da ipotetica vittima di violenza si era trasformata in una donna che chiedeva esplicitamente una prestazione particolare ed ai massimi livelli all’uomo che le stava innanzi.

Se lui fosse stato un vero violentatore quella mossa lo avrebbe spiazzato; vedere la propria vittima divenire attiva ed esigente non rientra nei piani di uno che si eccita con la violenza. La reazione di lui diede all’ultimo barlume di razionalità rimasto in Marina la conferma che questo era veramente il gioco previsto, quindi si abbandonò tranquilla agli eventi. Lui si sfilò il calzoni ed i boxer, tolse la giacca ma la fretta gli consigliò di tenere indosso la camicia e la cravatta; la donna che stava sulla sua scrivania non pareva disposta ad aspettare ancora a lungo.

Si pose tra le sue gambe e guidò il membro verso il pube, quando fu certo della posizione, con un colpo secco di reni, la penetrò. Si spinse profondamente in lei ascoltando compiaciuto i suoi gemiti di approvazione. – È questo che volevi? – gli domandò lei con la voce rotta dall’emozione. – E tu?Cercavi questo mentre mi seguivi?Non attese la sua risposta, in fondo la conosceva già, attacco subito un ritmo veloce e quasi violento: entrava ed usciva da lei con dei colpi secchi e decisi, tanto forti da farla sobbalzare.

Era facilitato in questo dalla sua forte eccitazione che la dilatava e lubrifica tanto da renderla in grado di accogliere qualsiasi cosa nel ventre. Sapeva che non era questo l’amplesso che l’avrebbe fatta impazzire di piacere, ma intendeva sfogare subito il desiderio che era nato appena aveva visto il viso della donna che ora stava sotto di lui. Calmata la frenesia di accoppiarsi con lei avrebbe potuto dedicarle le attenzioni che meritava. Tutto sommato lei pareva apprezzare quel ritmo, evidentemente il discorso della smania da soddisfare valeva anche per la donna che assorbiva i suoi colpi aprendosi il più possibile.

– Sei una caverna! – le sussurrò lui in un orecchio – Se non inizi a contrarre un po’ il ventre non sento più niente!Marina provava la stessa sensazione, anche lei quasi non sentiva più il membro, per altro di dimensioni più che ammirevoli, dell’uomo dentro di se. Facendo forza sulle mani sistemò il sedere proprio sull’orlo della scrivania poi si lasciò cadere sdraiandosi su di essa. Aprendo le braccia sollevò pure le gambe sino a metterle sulle spalle dell’uomo, quindi contrasse i muscoli del ventre dando così il segnale a lui di tornare a muoversi.

Ora il loro amplesso era più calmo, lento ed intenso, lui usciva quasi completamente da lei per poi entrare e spingersi sino in fondo. Una volta arrivato a premere i testicoli contro l’inguine dava ancora una serie di brevi colpi uniformandosi alle contrazioni di lei. Stava pensando di unire la stimolazione della mano sul clitoride alla penetrazione e cercava il modo di raggiungerlo, senza scombussolare la loro posizione, quando percepì un cambiamento nel ritmo di lei.

Fissò, allora, il viso della donna per cogliere i segni di ciò che sospettava. Gli occhi serrati con forza e le labbra tese in uno sforzo quasi insostenibile comunicarono l’imminenza dell’orgasmo e lasciavano presumere anche un’intensità fuori dal comune. L’uomo cercò, allora, di seguire come meglio poteva il ritmo di lei, dimenticando per un attimo il proprio piacere. Non dovette penare a lungo, pochi istanti dopo vide il corpo della donna scosso da un violento brivido prima di contrarsi tanto da arcuare la schiena.

La aiutò in questo afferrandola in vita, proprio sopra i glutei, per sollevarle il bacino, quindi spinse ispirato da ciò che sentiva avvenire nel suo ventre. Quando finalmente, si lasciò andare esausta anche lui si concesse una pausa, rimanendo però dentro di lei. Attese che il tempo necessario rispettando il suo languore, concedendosi solo dei lievi movimenti: trovava piacevole muoversi nel ventre di una donna subito dopo un orgasmo tanto intenso, gli piaceva cogliere con il membro i cambiamenti nell’interno del suo corpo, ascoltare la vagina chiudersi poco alla volta e rilassarsi pur rimanendo tanto lubrificata.

Questa mossa non sfuggì a Marina che gli domandò:- Dove vuoi svuotarti?- Dentro di te!Nella tua gola!- Non qui? – chiese lei indicando con la mano aperta sul ventre il luogo che intendeva. – Prima mi hai fatto impazzire con la bocca, vorrei riprovarlo!Dopo questa frase lui uscì ed offrì una mano a Marina per aiutarla ad alzarsi. La mise nuovamente seduta, quindi, la fece scendere dalla scrivania per tornare sulla sedia. Assunta la posizione iniziale le offrì il membro all’altezza delle labbra.

Marina lo prese con più passione questa volta, gli afferrò le natiche per trarlo a se in modo da farsi penetrare sino in gola. Succhiò e leccò il membro scorrendolo in tutta la lunghezza sino a farlo esplodere. Quando percepì tra le mani i glutei di lui contrarsi lo ingoiò tutto lasciandolo eiaculare direttamente nella gola. Sperò solo che non fosse un orgasmo troppo lungo, doveva respirare prima o poi, ma intendeva realizzare il sogno di quell’uomo che era stato in grado d’interpretare così bene la parte che gli era stata assegnata.

Appagati ed ansanti si rivestirono. Marina salutò con un lungo bacio sulle labbra il compagno di quel pomeriggio, lo fissò a lungo per imprimere nella memoria i tratti del suo viso, in modo da poterlo riconoscere se lo avesse incontrato. Aveva apprezzato a fondo le sue doti e sperava di poterlo trovare nuovamente sulla propria strada prima o poi. Prima di uscire scrutò per un ultima volta quell’appartamento alla ricerca di un segno che testimoniasse la presenza, anche occulta, dell’organizzatore di quell’incontro; ma non trovò nulla.

Mentre si dirigeva verso la sua automobile passò dinanzi al bar dell’appuntamento, per vedere se la sua guida era ancora lì ad attenderla; ma anche qui nessuna traccia. Salì in auto e si diresse felice verso casa. Nel tragitto controllò più volte i dettagli del suo abbigliamento e verificò di continuo il viso riflesso nello specchietto, alla ricerca di qualche cosa fuori posto e non giustificabile. Soddisfatta si preparò a presentarsi al marito stanca per la lunga passeggiata in centro ed arrabbiata per non aver trovato le scarpe che cercava.

“Già! Le scarpe!” pensò Marina. Si fermò a lato della strada a pochi metri da casa per sostituire le scarpe con il tacco alto con le altre basse che indossava quando era uscita. Ora era davvero tutto perfetto. Quattro giorni dopo ricevette un semplicissimo messaggio che riportava solamente un luogo ed un ora, niente altro: era il nuovo appuntamento con il suo regista. Sapeva che dopo questo ne sarebbe seguito un altro con indicate le modalità ed eventualmente il tipo di abbigliamento che doveva indossare.

Constatò, soddisfatta, che l’orario non le creava molti problemi poiché quello stesso giorno doveva accompagnare suo marito all’aeroporto un ora prima dell’appuntamento. Da lì al luogo indicato non occorrevano più di quarantacinque minuti di strada, le sarebbe restato un buon margine per rifarsi il trucco. Quando arrivò il secondo messaggio, però, scoprì che le cose non erano mai facili come potevano apparire all’inizio. In questo le si chiedeva d’indossare un abito elegante, leggero, e corto tanto da apparire seducente ma con discrezione, di colore scuro e attillato.

Non specificava altro, nessun accenno al tipo di serata previsto. Marina studiò diverse possibilità, non poteva accompagnare il marito all’aeroporto agghindata in quel modo, non avrebbe saputo trovare una spiegazione plausibile. Neppure aveva il tempo di ripassare da casa a cambiarsi e l’idea di farlo per strada, magari in un bar o in un negozio, non le piaceva. Molto semplicemente decise di indossare quell’abito sotto di un altro più casto e ordinario, sarebbe stato semplice sfilare via quello esterno, sostituire le immancabili scarpe e ritoccare il trucco.

L’unico problema rimaneva il reggiseno. Sì, poiché l’abito sexy che aveva pensato di vestire non prevedeva l’uso del reggipetto, mentre suo marito avrebbe notato immediatamente il seno libero anche sotto due strati di vestiti. Avrebbe dovuto sfilarsi anche quello una volta da sola. Per fortuna, pensò, non le aveva chiesto una pettinatura particolare o gli stivali lunghi o qualsiasi altra cosa difficile da mascherare. Tutto si svolse come previsto. All’ora programmata lasciò il marito dinanzi all’ingresso dell’aeroporto, lo salutò teneramente e lo guardò mente superava i primi controlli.

Gli lanciò ancora un saluto agitando il braccio sollevato, poi si voltò verso l’uscita. In quell’istante la sua espressione mutò repentinamente, lo sguardo dolce e, al limite, sofferente per il distacco si trasformò in uno freddo e deciso. Marina camminò veloce verso l’auto, salì e avviò il motore. Durante il tragitto di andata aveva notato una piazzola, ai lati della strada, dove gli arbusti erano sufficientemente alti e densi da nascondere comodamente una persona agli altri automobilisti.

Si fermò in quel luogo bloccando le gomme per un lungo tratto tanto andava veloce, con un occhio sull’orologio aprì il bagagliaio e prese un piccolo telo e il sacco di plastica posato al suo fianco. Corse nella macchia verde e stese il telo in terra, in quel momento pensò che se qualcuno l’avesse vista fermarsi e correre avrebbe, senza dubbio, pensato ad un impellente ed improvviso, nonché improrogabile, bisogno fisiologico. Sorrise mentre si sfilava l’abito esteriore e con i piedi scalciava le scarpe.

Tentennò in equilibrio su di un piede solo mentre l’altro s’infilava nella scarpa dal tacco alto, fece per appoggiarsi ad un ramo ma bloccò la mano a metà strada. Spine! Lei nutriva un odio profondo verso tutti gli arbusti spinosi; probabilmente dal giorno in cui, da piccola, era caduta in un rovaio. Temeva e detestava quelle piante e tutto ciò che era spinoso, se qualcuno le regalava delle rose rischiava di ritrovarsele appoggiate sulla testa in malo modo, spinte da sufficiente energia cinetica.

Rabbrividì mentre ritraeva la mano, quindi si costrinse a rallentare i suoi movimenti per non rischiare di cadere. Con calma infilò pure l’altra scarpa poi, sfilò le spalline dell’abito calandolo sino in vita e si tolse il reggiseno riponendolo nel sacchetto delle scarpe. Sistemò nuovamente l’abito al suo posto. Ora, senza reggiseno sentiva meglio, il serico tessuto che scivolava sulle mammelle le dava una piacevolissima sensazione eccitante. Raccolse la sua roba e tornò verso la macchina, sistemò tutto nel bagagliaio quindi partì in direzione della città.

Arrivo sul luogo dell’appuntamento in perfetto orario, come sempre. Si guardò intorno ma della sua guida neppure l’ombra. Attese nei pressi dell’auto come le era stato indicato; sul momento non pensò che proprio quella via era frequentata dalle prostitute e dai loro clienti. Anzi, era il luogo in cui lavoravano le più belle ragazze dedite a questo mestiere, sempre giovani, eleganti e molto, molto, care!Realizzò dove si trovava e l’immagine che dava di se nel momento in cui si fermò, al suo fianco, una lussuosa berlina inglese.

L’uomo al volante, dopo aver abbassato il finestrino, la salutò con garbo e le domandò se era libera. Subito Marina visualizzò il solito marpione in cerca d’avventura, poi capì bene cosa intendeva e capì che era in cerca di una prostituta per la notte. Gli spiegò molto educatamente che lei non lavorava lì ma era semplicemente in attesa di un amico. L’uomo la guardò con aria ironica poi le consigliò di cambiare luogo di appuntamento la prossima volta.

Marina prese il cellulare per controllare ancora una volta l’ultimo messaggio ricevuto dal suo amante: non c’erano dubbi, il luogo era proprio quello e lui chiedeva di aspettarlo fuori dalla macchina. Cosa aveva in mente questa volta?Intendeva forse farla prostituire?Il gioco che la sua mente malata di trasgressione aveva immaginato prevedeva questo?Non sapeva rispondersi. Nel messaggio oltre al luogo e l’ora non c’era altro. Se lui avesse desiderato che lei accettasse le proposte di uno sconosciuto di passaggio certamente lo avrebbe specificato.

Restò lì in attesa, vedendo passare molti uomini in cerca di compagnia, qualcuno di questi si fermava vicino a lei e le domandava, ognuno a suo modo, quanto voleva, qual’era il suo prezzo. Marina si sentiva sempre più umiliata e preoccupata. Se passava qualcuno che la conosceva non avrebbe saputo spiegare la sua presenza in quella via e vestita in quel modo così sexy; al contempo un’incerta forma di esaltazione iniziava a diffondersi dentro di lei quando notava il numero di possibili clienti che si fermava da lei in confronto a quello che avvicinava la ragazza dopo l’incrocio.

Le ragazze che frequentavano quella via erano tutte alquanto carine oltre che giovanissime, di certo qualcuna era molto più avvenente di lei; però gli uomini si fermavano spesso per cercare di adescarla. Questo stava ad indicare che nonostante i trent’anni passati era ancora una bella donna, desiderabile tanto da spingere un uomo a pagarla. Forse era questo l’intento del suo maestro quando le aveva dato indicazioni precise sul luogo e le modalità d’attesa. Marina era felice per quanto aveva intuito ma il tempo passava e lui non si faceva vedere.

Era uscita di casa con il preciso intento di passare una notte di sesso e non aveva intenzione di rinunciarvi. Forse lui la stava osservando, anzi di certo spiava le sue mosse ed il suo comportamento nascosto in qualche luogo. Inutile tentare di scoprirlo, sapeva quanto era abile nel camuffarsi in quelle occasioni. Però aveva voglia di sesso! Decise che se non si fosse fatto vivo da lì a dieci minuti avrebbe accettato la compagnia del primo uomo passabile che si fosse fermato da lei.

Solo il pensiero di darsi ad un uomo in cambio di denaro, la consapevolezza che qualcuno sarebbe stato disposto a pagarla per le sue prestazioni sessuali, la stava eccitando. Percepì immediatamente i capezzoli premere contro il tessuto dell’abito, ogni sua minima mossa si trasformava in una sensualissima carezza al seno. Abbassò lo sguardo per valutare quanto si notassero la loro erezione e si sconvolse per ciò che vide: il suo corpo era un faro che irradiava desiderio.

Convinta del suo proposito si avvicinò di più alla strada mettendosi bene in mostra, era decisa e nulla l’avrebbe fermata se non lo squillo del suo telefono. Rispose prontamente alla chiamata: era lui. Le diede un nuovo appuntamento pregandola di fare presto. Marina salì in macchina e, a malincuore, lasciò quella via. Mentre guidava in direzione del centro ripensò a quanto aveva deciso di mettere in pratica. Era ancora eccitata e l’idea di prostituirsi, almeno una volta nella vita, continuava a solleticare la sua fantasia.

Sapeva che il giorno dopo, a mente fredda, quei pensieri le sarebbero parsi per quel che erano: una sciocchezza. Ma in quel momento non riusciva a pensare ad altro. Quella notte il suo amante doveva davvero inventarsi qualcosa di speciale per soddisfarla; dopo aver raggiunto e superato la barriera mentale che le avrebbe consentito di prostituirsi Marina, ora, necessitava di un gioco ancora più trasgressivo del solito, una trasgressione tanto perversa da farle dimenticare quella che aveva appena sognato di realizzare da sola.

Quando continui ad aggiungere sale alle pietanze ti troverai nelle condizioni di percepire insipido qualsiasi manicaretto se non aggiungi altro sale, e la sua guida continuava ad aggiungere sale nei loro incontri!Quando raggiunse il nuovo luogo d’incontro lui la stava aspettando in apparente ansia. – Eccoti, finalmente!Sbrighiamoci che stanno per iniziare! – disse lui a mo’ di saluto. – Iniziare che? – domandò Marina, abituata ai modi spicci di lui in determinate occasioni. – La conferenza!- La che …? – domandò ancora lei.

Marina non attese risposta, segui lo sguardo dell’uomo sino a collimare il suo sul manifesto, appoggiato contro il muro del palazzo, che reclamizzava il XII° simposio sulle influenze Eleuse nel pensiero dei neopitagorici dalle origini ad oggi. Sul momento pensò ad uno scherzo, il luogo di quell’appuntamento era stato scelto per farle credere che lui veramente intendesse portarla lì dentro, poi capì che non stava affatto giocando quando le cinse la vita e la guidò verso l’ingresso.

Marina era troppo stupita per permettere alla rabbia, nata dalla delusione, di dar voce alla lunga serie d’improperi che stava immaginando; quindi seguì l’uomo rassegnata. “…e nella Demetra greca si può forse riconoscere l’Iside egizia?I Greci ammettevano la sua origine straniera. Non ci soffermeremo sul complesso problema storico, peraltro mal dibattuto in passato, circa la provenienza di questa Dea-Madre, ovvero se sia giunta dall’Asia minore e dalle sponde dravidiche, oppure se abbia intrapreso una deviazione passando per la valle del Nilo: in effetti, avrebbe potuto seguire entrambe le vie…”“Allucinante! Semplicemente delirante!”Marina era seduta nella sesta fila alla destra del suo amante ed ascoltava, passiva, il discorso iniziale d’apertura dei lavori con malcelata indifferenza e ripeteva di continuo, nella mente, quella filastrocca per calmarsi.

La sua rabbia era nata dalla delusione. Si aspettava, e desiderava, un incontro immediatamente focoso, una bacio da togliere il respiro e una corsa verso il luogo in cui si sarebbero accoppiati. Invece la stava costringendo a sopportare quella conferenza di cui non le importava nulla. D’un tratto percepì qualcosa appoggiarsi sul suo fianco destro, un tocco lieve ma quasi spudorato considerando che tendeva ad avvicinarsi al seno. Voltò lo sguardo in quella direzione e solo in quel momento s’avvide della presenza di un uomo giovane e molto carino, dallo sguardo intenso e provocante.

Marina lo studiò per un lungo istante, durante il quale il giovane bloccò la sua mano, poi si voltò verso il suo uomo, senza dir nulla al ragazzo, e vide che lui stava inviando messaggi con gli occhi all’altro. In quell’istante Marina comprese che il gioco era in pieno svolgimento. Si lasciò quindi toccare da quello sconosciuto facilitandolo. Si sistemò appoggiando il peso su di un fianco, in modo da guardare il suo uomo ed esporre il sedere verso l’altro.

Mentre fissava gli occhi del suo amante percepiva le delicate carezze dell’altro. Il luogo era stranamente affollato, considerato l’argomento, e la stanza perfettamente illuminata; non poteva, suo malgrado, ricevere delle carezze più esplicite. Marina leggeva negli occhi del suo uomo la sua stessa eccitazione e rivedeva in loro la luce che emanavano i suoi: impazziva per questa loro profonda unione e intesa. Il giovane continuava ad accarezzarla tentando d’intrufolarsi sotto la corta gonna, aveva già avvertito le autoreggenti attraverso il tessuto ed aveva indugiato parecchio sul loro confine, ma non poteva andare oltre senza correre il rischio di farsi notare.

Il discorso introduttivo ai lavori durò quasi un ora, per tutto quel tempo Marina fu torturata dal desiderio; si sforzava di apparire interessata a quei discorsi nonostante le continue occhiate che lanciava alternativamente al suo uomo ed al ragazzo. Quando, finalmente, l’oratore concluse invitando l’assemblea a spostarsi nelle sale attigue, dove una piccola esposizione di manufatti avrebbe consentito di approfondire il tema trattato, Marina agilmente si alzò e disse al suo uomo:- Ora o mai più!- Vieni con me! – disse luiIl messaggio di Marina stava ad indicare la sua disponibilità ad essere messa al centro delle attenzioni di due uomini.

Da sempre la sua guida aveva tentato d’indurla in questo gioco ma lei aveva ogni volta declinato l’offerta. Era disponibile ad ogni tipo di accoppiamento con lui, poteva darsi ad uno sconosciuto, se lui lo desiderava, ma non se la sentiva ancora di provare il piacere di due uomini o di dividere il suo con un'altra donna. In quel momento, grazie al lungo gioco di seduzione ed eccitazione, dopo essere stata spinta a sognare una trasgressione più intensa del solito, si sentiva pronta.

Lui la prese per mano e la guidò nella direzione opposta al flusso dei partecipanti, tornano nell’androne del palazzo e salirono le scale sino al primo piano dove entrarono in un piccolo appartamento arredato con gusto; chiaramente la casa di un single a giudicare dalla scarsità dei suppellettili. Marina si domandò come riuscisse lui a trovare sempre un luogo nuovo dove incontrarsi, non le era mai capitato farlo nel medesimo posto. Appena entrati lui chiuse la porta a chiave, poi si rivolse a lei per domandarla ancora una volta:- Se sicura?Te la senti?… lo vuoi veramente?- Sì! – rispose lei con il cuore in gola.

Lui si avvicinò per cingerle la vita, quindi la baciò violandole finalmente le labbra con la lingua. Marina si lasciò prendere completamente da quel bacio, abbandonò ogni pensiero concentrandosi sulle labbra e sulla lingua che si muoveva in lei. Quando percepì altre mani sul corpo ebbe un lieve sussulto e spalancò gli occhi cercando quelli del suo uomo per ricevere da lui la forza di andare oltre, poi, soddisfatta li richiuse e lasciò che i due uomini giocassero con lei.

Venne spogliata con dolcezza dall’unione delle loro forze: mentre quello dietro di lei apriva l’abito, quello davanti lo faceva scivolare ai suoi piedi. Marina rimaneva passiva e concentrata sulle sensazioni che riceveva mentre, con gli occhi, cercava oltre alla forza anche il consenso del suo uomo. Rimasta con solo gli slip, le calze e le scarpe indosso, offriva il pieno spettacolo del suo corpo agli uomini. Colui che lei si ostinava a definire la sua guida, le stava innanzi e, con un dito, seguiva il contorno del seno salendo, a volte, sino a sfiorarle la gola.

L’altro le accarezzava i fianchi, fermandosi sul limite della biancheria. Marina respirava sommessamente, quasi avesse timore di rompere quell’incanto fatto di innumerevoli e dolci coccole. Le piaceva sentire quelle mani che l’accarezzavano con rispetto, scivolavano sulla pelle senza premere troppo e senza oltrepassare quei limiti immaginari oltre i quali sarebbero diventate audaci e sfrontate. Però iniziava desiderare qualcosa di più, un tocco in grado di stimolare i sensi oltre la semplice tenerezza. Come se riuscissero a leggere il suo pensiero, le mani del ragazzo alle sue spalle salirono verso il seno per afferrarlo e stringerlo.

Marina emise un gemito e si lasciò cadere all’indietro per appoggiarsi al ragazzo; sentiva, ora, il membro del giovane, completamente eretto, premere sui suoi glutei con forza anche attraverso i calzoni. Decisa a segnalare le sue intenzioni si mise a muovere il sedere contro di lui seguendo delle orbite lente e sinuose; capì che il messaggio era stato recepito da come il giovane iniziò a palparle il seno. Durante questa operazione aveva tenuto gli occhi chiusi, dimenticandosi, per un attimo, che non erano soli, quando li aprì vide il suo uomo in procinto di inginocchiarsi ai suoi piedi.

Sul momento non comprese le sue intenzioni, ma appena percepì due mani appoggiarsi sull’elastico degli slip comprese. Spinse, allora, in avanti il pube in modo da favorire il suo uomo nell’impresa di denudarla completamente, ma lui le lasciò gli slip all’altezza delle ginocchia per avvicinare il viso alla vulva ed insinuare la lingua tra le labbra. Marina trattenne a stento un urlo quando la bocca del suo uomo risucchiò il clitoride tra le labbra, una fitta di piacere partì da lì per espandersi il tutto il corpo tanto da renderla instabile sulle gambe.

Il ragazzo la sostenne con le mani sempre strette sul seno mentre lei tentava di aprire le gambe all’altro. Non era una posizione tale da consentirle di ricevere sin dove voleva la lingua del suo uomo, mentre godeva soffriva pure per il desiderio non realizzato. Era dibattuta nel dubbio di lasciare ai due uomini la conduzione del gioco o se passare lei alla direzione e guidarli in modo da ottenere il massimo piacere possibile, ma trovandosi per la prima volta in quella situazione esitava ad agire.

Fu il giovane a prendere l’iniziativa: lasciò scivolare le mani dal seno verso il basso, sino a cingerle nuovamente la vita, quindi la sollevò e con dolcezza la trascino verso il divano. Marina lo seguì camminando all’indietro, senza guardare dove la stava portando e senza preoccuparsi d’intuire le sue intenzioni. Lui si sedette e la guidò in modo da farla accomodare sulle ginocchia, quindi la posizionò con il sedere premuto contro il membro e la premette forte contro di se mentre con le ginocchia la induceva ad aprire le gambe.

Marina seguì gli ordini silenziosi del giovane senza mai staccare lo sguardo dal suo uomo. Si rese conto in quel momento di essere l’unica completamente svestita, sia il ragazzo che la sua guida avevano ancora tutti gli abiti addosso. Con un gesto richiamò l’uomo vicino a lei, attese che lui si posizionasse, quindi gli afferrò la cintura dei pantaloni per slacciarla. Velocemente apri pure la patta e gli calo le braghe. Continuando a strofinare il sedere contro il membro del ragazzo armeggio con i boxer dell’altro sin che riuscì a conquistarne il membro.

Appena lo prese in mano lo strinse soddisfatta, lo ammirò da vicino poi aprì la bocca mentre si chinava verso di lui e lo ingoiò a fondo. Aspirò con forza mentre lo faceva scivolare tra le labbra sino a strappare un lungo gemito di piacere al suo uomo. Lo fece entrare ed uscire più volte dalla bocca, lo stimolò con la lingua sin che non ritenne di averlo eccitato a sufficienza, allorché si sollevo dal ragazzo per scivolare sulle ginocchia innanzi al suo uomo.

Durante questa operazione riuscì ad ordinare al giovane di spogliarsi e di tornare in quella medesima posizione. Detto questo non si curò più di lui, dedicò tutta l’attenzione al suo maestro dando fondo al suo vastissimo repertorio di aspirazioni, succhiamenti, giochi di lingua, di labbra e di denti. Portò l’uomo più volte sull’orlo dell’orgasmo ed ogni volta lo teneva lì, in bilico, sin quando lo sentiva nuovamente rilassarsi. Intendeva farlo godere ma non esplodere, voleva il suo seme dopo, quando lo avrebbe ricevuto insieme a quello del giovane.

Finalmente il ragazzo era tornato al suo posto sul divano, Marina lo capì da come le stava accarezzando la schiena. Sollevando gli occhi verso il suo uomo lasciò uscire lentamente il membro dalla bocca mentre si sollevava per tornare a sedersi sul giovane. Era decisa ad accogliere nel ventre il ragazzo, e voleva farlo mentre guardava negli occhi il suo amante. Sapeva, o almeno supponeva, che le volte in cui l’aveva spinta tra le braccia di un altro, lui era presente all’amplesso, ma non lo aveva mai visto.

Ora intendeva scoprire quale fosse la sua espressione mentre lei si faceva penetrare da un altro uomo. Si sistemò sul giovane volgendogli la schiena, quindi portò il sedere sin contro il membro ma era troppo arretrato per consentirle di unirsi a lui. Marina, allora, si posizionò nel punto esatto ed invitò il giovane a farsi avanti. Lo sentì scivolare tra le sue gambe sin che percepì le sue mani divaricare le labbra della vagina e guidare il pene in posizione, allora scese su di lui.

Era molto eccitata ed il membro scorreva in lei senza alcuna difficoltà, come lo sentì ben allineato sollevò il viso in direzione del suo uomo quindi scese, lentamente, sino in fondo. Accolse tutto il pene del giovane nel ventre, non parca, aprì ancora di più le gambe in modo da guadagnare qualche millimetro, quindi si contrasse il ventre in modo da sentirlo al meglio. Fece tutto questo sempre fissando negli occhi il suo maestro.

Era rapita dal suo sguardo tanto acceso ed eccitato da spingerla a compiere delle azioni che mai si sarebbe immaginata di attuare. Prese a muoversi sul giovane, salendo e scendendo in modo da scorrere tutta l’asta del pene. Le piaceva sentirlo entrare in lei e si eccitava nel farlo sotto lo sguardo attento del suo uomo. Stava provando un forte piacere nonostante non ricevesse altro stimolo da quello. “Adesso lo dovrei succhiare a lui!” pensò.

Invitò il suo amante a farsi avanti sino a porgerle nuovamente il pene all’altezza della bocca. Appena riuscì ad afferrarlo con una mano lo ghermì con forza e se lo guidò verso la bocca. Ora si trattava di riuscire a combinare i due movimenti senza per questo perdere un solo istante del proprio piacere. Per Marina fu più semplice di quanto sperasse, lasciò che fosse l’istinto a guidarla in quel duplice accoppiamento: saliva e scendeva sul ragazzo stringendo la vulva contro il suo membro in modo da percepirlo al meglio e succhiava e leccava il pene del suo uomo.

Si accorse di muovere la lingua in base alle sensazioni che riceveva da sotto, più erano intense più piacere dava al suo uomo. Dentro di lei i pensieri nascevano in rapida sequenza e si miscelavano tra di loro caoticamente, non era in grado di seguire ed apprezzare sino in fondo tutte le sensazioni che provava; si sentiva piacevolmente eccitata, spudorata, disinibita, oscena ed immorale, decisamente lasciva e profondamente “vacca”. Quel termine aveva il potere d’eccitarla ulteriormente, le piaceva ripeterselo in tutte quelle occasioni in cui superava il limite della sua perversione sessuale.

La sua educazione le imponeva d’evitare l’uso d’espressioni così forti, ma era questa ulteriore violazione alla norma ad aggiungere un altro pizzico di condimento nella gustosa pietanza della trasgressione. Mentre seguiva i suoi pensieri aveva preso a muoversi in modo sempre più efficace, sia per lei che per i due uomini. Sentiva i loro membri gonfi all’inverosimile e pronti ad esplodere in lei; il ragazzo la stringeva forte sui fianchi nel vano tentativo di limitare l’escursione delle anche, ed il suo uomo seguiva in controtempo le oscillazioni del viso per ridurre lo stimolo ricevuto dalle labbra.

Marina non si era mai sentita così “femmina”; stava gestendo al meglio il piacere di due uomini ed era padrona delle loro sensazioni. La consapevolezza di tutto il potere che teneva in mano, per modo di dire, l’esaltava al punto di far passare in secondo piano lo stimolo fisico rispetto all’orgasmo psichico che stava raggiungendo per la prima volta nella sua perversa storia. Il piacere montava costante ed inesorabile, guidandola nei movimenti. Si rese conto dell’effetto che avevano queste mosse sul ragazzo nell’istante in cui lui tentò di sollevarla per allontanarla da se per non eiacularle dentro.

Marina, però, nutriva il desiderio di sentirlo pulsare nel ventre, quindi si premette con forza contro di lui, spingendo in modo da farlo entrare completamente nel ventre. Il ragazzo non riuscì più a controllarsi e venne dentro di lei. I gemiti del giovane uniti le sue pulsioni spinsero Marina oltre la soglia dell’orgasmo. Colse, dapprima, un flebile piacere nascere lento nel profondo del ventre, localizzato proprio nel punto dove percepiva il seme del ragazzo allargarsi in lei; poi, questo piacere, iniziò a crescere in modo esponenziale, senza un solo cedimento, senza tregua, senza alcuna pietà.

Marina voleva urlare il suo godimento ma il pene del suo uomo, profondamente introdotto nella gola, non lo consentiva. Aveva perso ogni contatto con la realtà, esisteva solo il piacere, nella sua forma più pura, del tutto scollegato dalla situazione o dagli stimoli che lo avevano generato. Il tempo non aveva più alcuna importanza. Quando un barlume di lucidità si fece spazio nella sua mente non riuscì a determinare la durata temporale del suo orgasmo.

Spostò l’attenzione al basso ventre nella speranza di cogliere ancora la dura presenza del ragazzo e si strinse, ancora una volta, contro di lui. Per tutta la durata dell’orgasmo, la lingua aveva continuato, meccanicamente, a muoversi sul glande del suo uomo, senza che lei la governasse o se ne rendesse conto, fu quindi una sorpresa il ricevere in gola un possente fiotto di sperma. Il caldo e denso liquido spinsero l’anima di Marina ancora una volta al di là del limite del piacere.

Questo nuovo orgasmo fu più dolce del primo; ciò le consentì di cogliere gli stimoli della ragione, nati dalla consapevolezza della situazione che stava vivendo, ed unirli ad esso. Il piacere prese una nuova forma, un aspetto già noto ma che assumeva un diverso valore a causa della situazione altamente trasgressiva che stava vivendo. Ingoiò buona parte di quel seme mandandolo, idealmente, ad unirsi a quello del giovane. Svuotata di ogni energia scivolò via dal giovane cadendo sul divano al suo fianco e allungò le gambe per lenire il dolore causato dal lungo sforzo.

La posizione che aveva assunto era, forse, volgare ma invitante. Avvertì una voce, ai limiti della coscienza, che diceva qualcosa al ragazzo, ma non se ne curò; il languore, padrone del suo corpo, la costringeva a mantenere gli occhi chiusi e tutti i muscoli rilassati. Fu contro ogni sua volontà che accolse il suo uomo in mezzo alle gambe. Lui s’inginocchiò innanzi a lei e le aprì dolcemente le ginocchia, poi scivolò in avanti sino a fermarsi tra le cosce.

Marina credeva d’intuire la sue intenzioni ma non aveva la forza e la volontà di fermarlo. Si lasciò penetrare completamente passiva, sollevò solo il pube quel tanto sufficiente per accogliere il membro del suo uomo senza fatica. Sentiva chiaramente il membro muoversi in lei, scivolare lungo le pareti della vagina ancora umide, però non provava ancora piacere; era trascorso troppo poco tempo dagli orgasmi precedenti. Quella presenza era un fastidio in quel momento, ma più sgradevole per lei era dire di no all’uomo che amava.

Sperava che non durasse a lungo per poter finalmente riposare ma una frase dell’uomo cambiò, d’un tratto, la valenza di quel nuovo amplesso. – Sei calda… umida… fradicia. Sento che scivolo in te grazie al seme di un altro uomo!Mi eccita questa cosa!A te no?Marina non rispose, si limitava ad ascoltare quelle parole e a farle entrare nella mente per risvegliare un desiderio che non credeva di poter provare ancora in quella serata. – Guarda!Su, guarda! Stai colando sperma dalla vagina ogni volta che esco da te!Come ti senti ora?Marina spinse lo sguardo nel punto indicato.

Quello che vide era il membro del suo uomo che entrava ed usciva da lei, poi notò il liquido semitrasparente a cui alludeva lui e realizzò. Voleva rispondere alla sua domanda. Intendeva dirgli che si sentiva spudorata, disinibita, libera, femmina, ma un impulso di piacere particolarmente forte la costrinse a sopprime un urlo. Ora era nuovamente entrata nella parte, pronta a godere ancora del suo uomo. Tornò a muoversi attivamente aprendosi a lui per accoglierlo dentro il ventre come prima aveva preso il giovane.

Più ripensava a cosa aveva fatto più cresceva il piacere. Questa volta a spingerla verso l’orgasmo fu il pensiero di cosa potesse pensare, l’uomo che la stava prendendo, di lei dopo averla vista cavalcare un altro mentre ingoiava il suo seme. Quando inarcò la schiena in preda agli spasmi di piacere lui spinse con ancora più forza. Aumentò il ritmo muovendosi come in preda alla follia sin quando non si bloccò anche lui per eiaculare nel profondo del suo ventre.

Marina ora era davvero sfinita. Resto in quella posizione, senza riuscire a muoversi, anche se temeva che il giovane trovandola così decidesse di prenderla ancora una volta. Sentiva che non avrebbe più retto un altro accoppiamento. Non accadde nulla di tutto questo. Il giovane non si fece più rivedere, in qualche modo era uscito dall’appartamento, e la sua guida l’aiutò a rivestirsi con la dovuta calma. Marina sentiva il bisogno di una doccia, o meglio di un lunghissimo bagno, ma preferiva raggiungere per prima cosa la propria casa.

Uscì in strada accompagnata dal suo uomo, da colui che, negli anni, era diventato prima amante e poi guida, maestro di perversione. Marina lo salutò con un lunghissimo bacio sulla bocca, poi salì in macchina. Non si dissero altro se non un semplice saluto, le parole avrebbero rovinato quel momento. Meglio era parlarne con calma, a mente fredda in un'altra occasione. Prima di tutto Marina doveva assimilare i fatti di quella notte, accettarli e scoprire se realmente provava il desiderio di ripetere l’esperienza di un gioco a tre.

Sapeva che se avesse deciso di andare avanti le sarebbe capitata l’occasione di dover dividere il suo uomo con un'altra donna. Quando arrivo a casa trovò suo marito ad aspettarla. Marina non gli domandò del viaggio ed i motivi che lo avevano spinto a rientrare, ormai il gioco era terminato per quella notte. Fra le tante cose che non capiva di lui c’era questo suo presunto dono di essere sempre presente al posto giusto nel momento giusto: come poteva aver raggiunto così in fretta il luogo del suo appuntamento se lo aveva lasciato all’aeroporto appiedato?Come riusciva, tutte le volte, ad arrivare prima di lei all’appuntamento?Come era possibile che riuscisse ad apparire un normalissimo marito, un amante, una guida, un maestro… ed in ogni interpretazione nascondere ogni traccia della precedente?Se non fosse stato per il viso, per il corpo, per quegli occhi che amava profondamente, avrebbe pensato di trovarsi innanzi ad un'altra persona.

Invece era sempre lui a guidare i suoi giochi, iniziando con il darle l’illusione di tradire un marito disattento per finire con il guidarla da maestro nei giochi più trasgressivi. Mentre scorreva l’acqua della doccia Marina si poneva queste domande, come sempre dopo ogni loro gioco. Amava quell’uomo nonostante fosse un attore migliore di lei. Un solo dubbio le procurava un certo dolore: se era così abile a recitare quelle parti … chi le assicurava che non ne recitasse anche altre, come ad esempio quella principale del marito premuroso ed interessato solo ed esclusivamente al piacere della propria compagna?Antonella, mia moglie, sottomessa come una cagnaLa mia prima moglie era una bigotta, rendeva insopportabile ogni cosa con quella sua puzza di sagrestia ma, alla fine, sono riuscito a sottometterla ai miei voleri.

Una sera: rientro a casa.. è tardi, sono già passate le nove di sera… la giornata è stata estenuante.. chiudo la porta dietro di me, poggio la borsa con il portatile a terra.. e subito sento.. il suo mugolio e la sua felicità nel sentirmi rientrare…mi si fa incontro… fa dei piccoli latrati di felicità… mentre mi si avvicina smuove la coda… e mi sbatte con le zampe sulle gambe…La rimprovero, “non esagerare” e le faccio una carezza sul muso… devo essere sincero con me stesso l'ho addestrata proprio bene penso tra me e me…Difatti mi lecca solo un pò la mano per darmi il bentornato.. e poi si siede di fronte a me.. magari aspettando qualcosa di piu che una semplice carezza… ma sono stanco e i crampi della fame si fanno sentire…Le dico ” vai a cuccia adesso mi preparo qualcosa da mangiare.. e preparo anche la tua ciotola”… riverente mi capisce.. e girandosi di schiena.. lentamente… si avvia ancora smuovendo la coda, verso il suo bel cuscino nero accogliente…Mi metto ai fornelli… mi faccio uno di quei piatti pronti veloci da fare, dopo una giornata estenuante come quella di oggi non ho per nulla voglia di fare cose complicate e lunghe…La vedo che mi guarda dalla sua cuccia, avrà fame anche la mia piccola cagnetta, penso, preparo il mio piatto e la sua ciotola.

Mi metto a tavola e metto a terra accanto a me la sua scodella… e la incito “dai vieni a mangiare.. poi dopo stiamo un pò insieme sul divano”..Piu velocemente si alza sulle zampe.. e viene accanto a me… e si mette a mangiare.. ci scappa qualche carezza mentre mangio quasi frettolosamente.. e sento i suoi mugolii di apprezzamento sia per la cena che per le mie attenzioni…Finisco e sbatto tutto sul lavandino laverò domani le stoviglie, sono troppo stanco per farlo adesso..Mi dirigo verso il bagno e mi spoglio.. una doccia veloce.. e quando esco la trovo li con il mio asciugamano in bocca.. a porgermelo… “brava cagnetta… sei davvero brava”… mi asciugo velocemente… rimango nudo.. mi sdraio sul divano.. poggiando le gambe sul tavolino di fronte… e accendo la tv…La vedo ancora sulla porta del bagno un pò spaesata… senza ordini non sà bene che fare… allora muovo un pò le dita dei piedi… come ad invitarla…Si fa un pò piu audace.. e sulle quattro zampe.. viene verso le mie estremità… e mi gurda con quegli occhioni da cagna devota.. e le faccio un minimo cenno… tira fuori lentamente la lingua… e piano inizia a leccare i miei piedi…Ummm un mugolio di piacere esce dalla mia bocca.. mi ci voleva proprio penso.. un bel massaggio ai piedi penso… lei mi sente… e continua la pratica che mi stà soddisfacendo… muovo le dita.. per farle capire che sta facendo un buon lavoro… mi rilasso guardando la tv.. il lavoro stressante di oggi già lo sento molto meno.

Ma ho voglia di qualcosa di piu, allargo le gambe… e le dico.. “dai su vieni dal tuo padrone, fallo godere con la tua bocca” scodinzola… si avvicina… io apro un po’ le gambe e con la linguetta calda inizia a leccare, lecca la mia asta,indurita, quasi di marmo. Mi eccita vedere la mia cagna devota che mi dà piacere con la sua lingua. Apre la bocca e lo prende tutto ma prende subito uno sculaccione.. “e no… niente bocca dico stizzito.. le cagne come te devono usare solo la lingua…”Mi guarda come a chiedermi scusa… e riprende a leccare.. con lappate in tutta la lunghezza e concentrandosi sulla cappella bollente..Ma non mi basta… ho voglia di più.. alzo un po’ le gambe e le mostro il mio buco… non se lo fa dire, sa che mi piace e con gusto mi lecca dietro, poi il perineo e per risalire per tutta l'asta ci torna di nuovo.

Lappa tutto intorno, le carezzo la testa adesso sta facendo un buon lavoro, lo capisce e accellera… “sei davvero una bravissima cagna” le dico spingendole la faccia sul mio culo. Lei continua a leccare, poi ripassa al cazzo e si concentra di nuovo, a lungo, dandomi piacere, come sa e come mi piace. L'ho addestrata proprio bene ripenso tra me e me…”girati ! “…Lo fa, mi mostra il suo culetto ben tornito.. adornato dalla sua splendida coda nera; è stato il regalo di quando ho deciso di adottarla: un plug non troppo grosso con all'estremita quella che è appunto una coda nera lunga, le piacque da morire… e tuttora la indossa molto volentieri sia in mia presenza che in mia assenza.

Fa dei latrati, vuole che il suo padrone la faccia godere. Sono combattuto.. non so se sfilarle la sua stupenda coda e prenderla dietro oppure spostare semplicemente la sua estremità e prenderla davanti. Ma decido subito sposto la coda, lei si fa indietro, mi invita ad entrare (chissà quanto ci ha pensato tutto il giorno sul suo cuscino nero…). Mi preparo il Willy,le faccio sentire il calore del mio membro irrorato di sangue bollente, spinge ancora, lo vuole, lo desidera ma la faccio attendere, spinge ancora e la sculaccio… “fai la brava, non essere frettolosa”… scodinzola… per chiedermi scusa… e forse anche per invitarmi a penetrarla.

Mi posiziono meglio… e poi glielo spingo di colpo, tutto dentro di botto… mugola.. fino a che abbaia. Le ho fatto male ma subito inizia a gradire il cazzo del suo padrone che la riempie.. e, facendo latrati di piacere, spinge per prenderlo di più, per averlo tutto dentro, devo tenere alzata la sua coda per scoparla a dovere. Sento la sua fica grondante di umori.. contrarsi.. gode come una cagna in calore… scopata dal cazzo del suo padrone… lo si sente anche dai latrati sempre piu forti che emette… spinge con più forza e io faccio lo stesso… la prendo a****lescamente….

stringendole i fianchi e accelerando dentro di lei… si lascia sfuggire un “AHHH…”… ma subito la sculaccio e torna ad abbaiare di godimento…Entrambi accelleriamo ancora, vogliamo godere come a****li, sento la sua fica… che ha gli spasmi dell'orgasmo, la sbatto ancora… ulula… io urlo il mio orgasmo… riversando il mio liquido bollente dentro di lei……Mi rimane attaccata come fanno i cani e aspetta che il mio cazzo ritorni delle dimensioni normali. Le piace averlo dentro fino alla fine…Scivolo fuori e lei, da brava cagna obbediente si gira e mi pulisce con la lingua.

La accarezzo, entrambi appagati dall'orgasmo appena avuto. “vieni su nel divano le dico”.. abbassandomi per toglierle il nastro che le tiene le braccia e le gambe piegate su se stesse… così che cammini sempre a quattro zampe…”stasera.. ti voglio sul letto con me”… le sussurro dandole un leggiero bacio sulla bocca…e lei…”Grazie padrone mi rendi sempre la cagna piu contenta del mondo. “Qualche giorno dopo le avevo organizzato una festicciola. Lei era sul letto, obbediente ai miei ordini, e le avevo promesso un uomo che la cavalcasse fini a sfondarle il diaframma.

L’uomo, o qualche altro che avrebbe portato con sè, qualche trans o degli amici, stava per arrivare a casa. Avevo rintracciato il suo vecchio fidanzato ed amante, nonostante la bigotta fosse sposata con me da quasi dieci anni e frequentasse le attività della parrocchia, tra una inculata e l’altra. Era arrivato a casa. In quella posizione non poteva vederlo in faccia, ma riusciva a immaginare la sua espressione soddisfatta e carica di attesa. Proprio per questo, sollevò il sedere e inarcò maggiormente il bacino, porgendo il sesso al suo sguardo e alla sua bocca, gustando l’eccitazione di lui, che percepiva nell’aria.

Era un rapporto di lunga data, il loro. Ma i gesti conservavano il sapore della novità, pur essendo guidati da un’intesa che si era affinata col tempo. Da vecchia baldracca da casino, quale era, aveva riconosciuto il tocco del suo ex. Mentre aspettava di sentire il tocco della sua lingua, ripensava a quel ragazzo timido e impacciato con i pantaloni rossi che l’aveva baciata tanti anni prima. Alle cose che avevano scoperto insieme. Alle gioie assaporate, che erano molte.

Sorrise al ricordo. Lui si chinò sulle sue natiche e prese a baciarle scendendo poco a poco verso le grandi labbra, depilate e lisce come voleva. Mentre allungava la lingua appena inumidita da una goccia di saliva, un’accelerazione del cuore lo richiamò all’eccezionalità del momento. Sapeva che anche lei era eccitata quanto lui. Del resto lo avevano voluto e deciso insieme, non senza paura, ma con un forte desiderio. Come unica regola avevano stabilito che lei dovesse essere bendata per tutto il tempo, e così aveva fatto.

Appoggiò la punta della lingua al centro della vagina spingendo leggermente per farne uscire il sapore agrodolce. Sapeva che il suo ex aveva portato un altro amico ma, come se ormai fosse in preda ad una furia sessuale dionisiaca, non disse nulla. Un brivido le percorse la schiena mentre allungava la mano in avanti a cercare, a tentoni, l’altro membro. Se nel pensiero l’aveva già fatto a tre, nella realtà era la prima volta in cui si trovava con due uomini.

All’inizio aveva rifiutato caparbiamente l’idea, come faceva sempre quando scacciava una proposta che in realtà, in fondo in fondo, la attirava. Infatti lui glielo diceva sempre, che i suoi “forse” erano “no”, e i suoi “no” erano invece dei “sì”. Toccò il pene, già duro, e fece scorrere la mano abbassandone la pelle. Aveva voglia di assaggiarlo, ma senza fretta. Ludovico, l’ex fidanzato, cominciò a penetrarla, lentamente e dolcemente, come amava fare. I suoi sensi all’erta per cogliere ogni minimo segnale del suo corpo.

Sentiva il suo respiro farsi più profondo. Afferrò un mugolio sfuggito dalla sua bocca. Stranamente Ludovico non provava gelosia per quell’altro uomo inginocchiato davanti al viso della sua ex. Loro coetaneo, piacente, li aveva colpiti per la sua capacità di sedurre con le parole. Forse era proprio per quello che l’aveva scelto: in qualche modo completava un aspetto in cui si sentiva carente, quella sua difficoltà a esprimere i sentimenti, a dirle quanto l’amava, la desiderava.

Il loro compagno di quella notte, invece, sembrava nato con questo dono. La colmava di complimenti e apprezzamenti, mai banali, mai ripetitivi, per nulla di circostanza. Anche lei gradiva quelle attenzioni discrete e puntuali. Senza che si fossero mai visti prima, l’aveva corteggiata per email, sms, bigliettini. Così era nata l’idea di una notte a tre, una parentesi nella loro vita di coppia. Lei si sfilò e indicò a Ludovico di sdraiarsi a pancia in su.

Con delicatezza si sedette sopra di lui, sentendolo farsi strada in lei. Era una posizione che piaceva a entrambi e dalla quale ricavavano il massimo piacere. Si muoveva piano, facendolo penetrare sempre più profondamente; una sensazione di godimento risaliva dalla vagina e le allagava il ventre. Si sentiva strana, più eccitata e meno imbarazzata di quanto avesse temuto. Provava molta affinità anche con il secondo uomo. Trovava che si fosse inserito bene anche con me, l’attuale compagno.

“Sotto ogni profilo”, aggiunse tra sé e sé con un sorriso quando la sua mano gli accarezzò le natiche e si insinuò nel solco del culo flaccido di Ludovico. Un po’ le dispiaceva non vederlo in faccia ma era anche intrigata dal buio che la avvolgeva come un mantello protettivo. L’altro uomo intanto la cingeva alle spalle e le accarezzava i seni e la schiena. Le stava baciando il collo sussurrandole il suo desiderio.

Lei sorrise nuovamente. I due uomini, Ludovico e Alberto, sembravano un team affiatato e ora si alternavano per darle il massimo piacere, stimolando insieme i luoghi più segreti del suo corpo. Le combinazioni possibili erano in effetti moltissime e tutte producevano in lei brividi inaspettati. La sua mente era confusa; pensò che certamente l’indomani non sarebbe riuscita a ricordare i dettagli della serata: le sarebbe rimasto solo un sentimento vago di piacere e stordimento.

Tutto in lei rispondeva alla passione dei due. I nodi si erano disfatti, le resistenze svanite. Una totale disponibilità. Ludovico la fece voltare nuovamente per prenderla da dietro, mentre il compare la penetrava davanti. Lei si lasciò sfuggire un gemito, difficile dire se fosse di piacere o piuttosto di sorpresa. Sapeva che in quella posizione nessuno dei tre avrebbe resistito a lungo…Mentre l’eccitazione montava in lui, il marito sentivo il cuore sciogliersi: i sentimenti che avevo spesso così rinchiusi si fecero strada nel suo petto e sgorgarono come parole dolci e dirette.

Presi a dirle tutto quello che in tanti anni non mi era mai riuscito di esprimere come avrei voluto. Incurante della presenza dell’altro, le confidai il mio amore, mai venuto meno, l’immensa gratitudine per gli anni passati insieme, il desiderio di continuare ad amarla per sempre. Il corpo di lei rispondeva a queste parole e il piacere la avvolse. Un godimento più forte e profondo del solito, proveniente dal cuore più che dal clitoride.

Uniti nel piacere, le parole si confondevano ai gemiti, i gesti del sesso a quelli dell’affetto. Lui si sentì svanire in lei, mentre lei era nuovamente afferrata dal brivido dell’orgasmo. Lo assaporò fino all’ultimo istante. Riversi nel letto, si abbracciavano, ridevano, dicevano con le labbra ciò che già il cuore sapeva. Una felicità profonda li invadeva. Fu solo dopo un certo tempo che lei chiese il permesso di togliere la benda. Strano, quasi non faceva più caso di averla indossata.

La sciolsi e lei strabuzzò gli occhi per abituarsi alla luce del mattino che rischiarava la stanza. Ricordo che quando l’avevo bendata il sole stava ancora tramontando. Antonella avvertì subito una sensazione di vuoto, un dettaglio incongruente. Si guardò intorno e il suo sguardo si fermò sul mio sguardo sorridente. Possibile, che dopo una notte di passione a tre, fossero soli loro due? E l’altro? Eppure era sicura che nessuno fosse uscito dalla stanza.

Guardò ancora negli occhi me, l’unico amore della sua vita. Le dissi che erano andati via. La sensazione più lucida che conservava, dopo che tutte le penetrazioni erano finite, era di vuoto. Quando i suoi padroni si sfilavano da lei, dopo averla usata lasciandole il viso e le cosce lorde di sperma, lei sperava, per quanto sfinita dai loro assalti, che altri volessero subito servirsi della sua fica, del suo culo, della sua bocca, dell’intero suo corpo.

Perché lei, anche dopo aver preso dentro di sé i cazzi di tre o anche più uomini, non aspettava che di essere ancora voluta, di essere di nuovo piegata. La schiava aveva capito da tempo quale era il vero piacere, e la parola “libertà” che altri adoravano, per lei era senza senso, un’astrazione, una questione per persone frustrate, in lotta con la propria natura e capaci di chiamare questa lotta “libertà”. E, da tempo, per mio volere e per l’amore che le portavo, il destino di Antonella era quello di essere a disposizione di chiunque volessi, la mia schiava personale, per ogni esigenza.

Una volta la costrinsi, ovviamente gratuitamente, a fare la lap dance in un noto locale di Milano insieme ad altre bellissime ragazze. Lei fu costretta ad obbedire e quell’esperienza le servì molto a capire quanto in realtà valesse poco. Antonella come le altre ragazze si mostrava sul bancone strusciandosi contro il palo ancora caldo della ragazza che aveva fatto altrettanto prima di lei. Sentiva su di sé gli occhi di quegli uomini, occhi che passavano da una all’altra in cerca di sé stessi, in cerca del proprio piacere.

Una volta era riuscita a venire strusciandosi contro il palo, mentre un cliente la fissava. Era nuovo del giro ma non c’erano bisogno di presentazioni con lei, perché la schiava sapeva riconoscere i dettagli. Quell'uomo era vecchio e ciccione, uno schifo che aveva tanto potere, in denaro o politica non fa differenza, ma tanto potere che non gliene fregava proprio un cazzo del resto. Da uno così si sarebbe fatta fare qualunque cosa. Quell'uomo, che poteva avere chiunque, se ne era rimasto proprio lì, a guardarla mentre lei strusciava le tette e la fica contro il palo di ferro lucente che scendeva dal soffitto.

Pensava di succhiarglielo mentre gli mostrava la lingua, di farsi chiavare mentre spingeva il culo in avanti fino a schiacciarsi il grilletto sul palo. Più tardi avrebbe pagato profumatamente per averla e questo pensiero l'aveva fatta venire. Ma a lei importava poco dei soldi. Essere scelta, l’essere scelta. Quando i clienti passavano da una all’altra tastando seni e culi come al supermercato. Quando poi tra dieci schiave esposte sul massiccio bancone, qualcuno indicava lei, proprio lei….

Allora arrivava il Boia, il buttafuori chiamato così per il cappuccio di pelle nera che portava. Il Boia si faceva largo tra le ragazze che non erano state scelte menando fendenti con il suo frustino, poi prendeva la prescelta per il collare e la indicava all’uomo sollevandole il mento con il manico del frustino. Quello faceva un cenno con la testa, e da quel momento lo sconosciuto era il suo Padrone. Le schiave esposte sul bancone erano legate da una sottile catena ai ganci posti sopra il palo o sul basso soffitto.

Il Boia prendeva dalla propria cintura un mazzo di chiavi, apriva il lucchetto del collare della schiava e vi fissava un guinzaglio. Poi le ammanettava le mani dietro la schiena, e così preparata la conduceva lungo il bancone fino alla scala da cui si scendeva. Quindi consegnava il guinzaglio al padrone. Alcune ragazze accettavano quel lavoro ponendo delle condizioni. Non essere frustate oltre una certa misura, o non essere prese da più uomini o cose legate alle feci, ma lei, la schiava, non avrebbe mai posto condizioni.

Capitava che nelle salette del privè il Padrone si portasse dietro la sua amante. La schiava non aveva alcuna tendenza lesbica (né altre tendenze in verità) ma queste signore che magari si coprivano gli occhi con maschere veneziane, che eccitavano i mariti vestendosi di cuoio e frustandoli erano stupide perchè credevano in tal modo di legare a sé i propri uomini, ma intanto erano la schiava, che pagavano per avere, e solo sulla schiava sapevano essere sinceri.

Certo c’erano anche le donne veramente dominatrici, e queste erano per le ragazze altri padroni e basta. Odoravano di potenza come gli uomini, e Antonella godeva a soddisfarle come avrebbero fatto con qualsiasi altro padrone. I padroni, solo Antonella, dopo tutti quegli anni di sagrestia che poteva essere un ottimo sostituto della dark rooom, luogo in cui, sotto le sottane nere dei preti, succedono le più indecenti oscenità, li prendeva davvero. Odiava i corteggiatori, quelli che ti stuzzicano il clitoride per farti bagnare, così poi sperano di scoparti e se hanno coraggio ti chiedono pure un pompino per favore.

Quanta falsità in tutto ciò, quanta viltà. Con lei no, dietro le tute di cuoio, le calze a rete sfondate, le catene ed i cazzi di gomma, lei e solo lei conosceva la verità. Le patetiche mogliettine cui il maritino sogna di fare il culo, le fidanzatine che se la tirano e non sanno che il loro principe azzurro gode a succhiare un vibratore appena uscito dal suo culo sfondato. Queste donne non avranno mai un uomo: solo cazzate, moralismo e romanticherie.

Nella saletta il padrone forse le avrebbe slegato le mani, forse l’avrebbe violentata così com’era, o prestata ai suoi amici per poi venirle in gola. Le frustate non la spaventavano, né essere sodomizzata, e sperava di avere sempre cazzi da succhiare, da mungere, da infilarsi. Era triste solo quando, dopo che aveva inghiottito tutto lo sperma del padrone, mentre ancora stava china fra le sue ginocchia a succhiare da brava schiava il suo cazzo ormai flaccido, sentiva che, ormai soddisfatto, il padrone le sfuggiva via.

Vendimi ancora !Prende il mio sesso tra le mani e lo cinge accarezzandolo dolcemente. -Sai, mi piace essere sempre pronta! – confessa. Laura si avvicina a me camminando lenta e poggiando solo la punta del piede a terra simulando quell’andatura estremamente sexy che ha quando indossa le sue scarpe dal tacco altissimo. È appena rientrata dalla sua corsa e indossa quei pantaloncini e la canotta tanto aderenti da non lasciare molto spazio alla fantasia.

Un’ampia macchia scura sul petto indica quanto abbia spremuto il suo corpo. I capelli, raccolti in una coda, e aderiscono al collo e continua a bere piccoli sorsi regolari dalla sua bottiglia d’acqua, eppure emana una sensualità dirompente. – Ti va di rimettermi all’asta? – Domanda, improvvisamente, lei mentre si accomoda dinanzi a me. – Prego! – Domando colto alla sprovvista. – Ti va di vendermi ancora? – Insiste abbassando il tono di voce in modo sensuale.

La osservo meglio e lascio scorrere gli occhi sul suo corpo. Un’analisi che avrei dovuto fare prima, appena entrata. I capezzoli spingono turgidi sul tessuto della canotta e tra le gambe, ora leggermente divaricate, i pantaloncini sono più scuri sul pube e non è sudore. – Cos’è che ti ha fatto eccitare così? – le domando. – Non cambiare discorso! Quando corro penso, ricordo… sogno!- Tutto qui?- Sì, solo questo! – risponde lei con un sorriso. – Allora, ti va di vendermi?Il suo sguardo lucido e attento, quegli occhi che esprimono determinazione e speranza, malizia e consapevolezza, mi fa capire che non sta scherzando.

– … e quale piacere provi nello scopare per soldi?Le domando avvicinandomi a lei tanto da poggiarle la mano destra sulla pelle della coscia. – Mi eccita pensare che qualcuno sia disposto a pagare per questo corpo. Mentre bisbiglia queste parole, divarica ancora un po’ le gambe e la mia mano accoglie l’invito scivolando verso il pube. – A pagare per questa? – le domando sfiorando con le dita il calore della sua vulva che percepisco attraverso i pantaloncini.

– Per questa… – ammette lei spingendo avanti il corpo – Per la mia bocca… – sussurra a occhi chiusi – Per come so muovermi ! – afferma mentre spinge verso il basso il pube bloccando la mia mano sotto di lei. Sono eccitato, così come lo è lei. – Denaro in cambio di piacere… Denaro in cambio del tuo corpo… Lo sai cosa sei?- … puttana! – sussurra lei spalancando gli occhi senza smettere di strusciare il pube contro la mia mano sotto di lei.

– Perché dovrei farlo? – le domando cercando di mostrare una razionale indifferenza che non provo affatto. – Perché ti eccita da morire guardarmi scopare con altri. – risponde lei senza esitazione. Non le rispondo ma cerco di sollevare il dito della mano premuta sotto il suo pube quasi a volerla penetrare attraverso i pantaloncini. Lei sorride e freme soddisfatta. – Secondo te cosa ho addosso? – domanda maliziosa. Non attende la mia risposta, cattura il mio viso tra le mani e mi bacia.

Quindi mi spinge verso lo schienale del divano e si alza dalla poltroncina. Infila le mani sul bordo superiore dei pantaloncini e se li sfila. Non ha altro sotto. Sorridente si porta a cavallo delle mie ginocchia ed armeggia con la chiusura dei miei calzoni, libera il mio membro eccitato e poi si solleva per abbassarmi un po’ i calzoni aiutato da me. – È duro! – osserva – Cosa ti eccita? I miei discorsi o il fatto che esco seminuda a correre?Prende il mio sesso tra le mani e lo cinge accarezzandolo dolcemente.

– Sai, mi piace essere sempre pronta! – confessa. Senza lasciarmi il tempo di parlare solleva il corpo e avanza verso il mio bacino, cerco di sistemarmi meglio sotto di lei ma se lo sta già guidando dentro. Laura cala lentamente accogliendomi nel ventre, è eccitata e leggermente dilatata. – Hai voglia! – le faccio notare. – Sempre! – risponde lei calando sino a prenderlo tutto dentro. Afferro i glutei e lo accompagno nei suoi lenti movimenti.

Lei è concentrata su ciò che sente, struscia il pube sulla mia pelle e si contrae intorno al mio membro dentro il ventre. Sospira ed avvicina sempre più il seno al mio viso, la tentazione di levarle quella canotta è forte ma voglio stare al gioco, in questo amplesso lei vuole dimostrarmi che cerca solo sesso ed un tipo preciso di sesso. Si sta bagnando sempre di più e dilatando, è sempre più vicina all’orgasmo.

Sa come muoversi quando vuole godere, se non la distraggo in qualche modo, so che tra pochi istanti la vedrò inarcarsi e gemere di piacere con il viso rivolto al soffitto e distorto da un’espressione di puro godimento. Perché fermarla? Prolungare questo amplesso nato unicamente con lo scopo di un piacere immediato, senza sentimento, senza preliminari. La lascio guidare. Laura ha un fremito, spalanca gli occhi e mi sussurra: “vengo!”. Punta le mani sul mio petto ed inarca la schiena mentre si spinge più giù possibile e gode.

Un orgasmo veloce, intenso ma breve. Lei segue gli spasmi di piacere contraendo con forza il bacino e gode. – Mi vendi? – domanda appena riprende il controllo con la voce roca per il piacere. Mi pone questa domanda muovendosi su di me. Ora sale e scende lentamente facendo scorrere il mio sesso dentro di sé. – Quando vuoi tu… a chi vuoi tu! – la sua voce è forse più efficace del corpo, mi sta portando al limite.

– Lenta… più lenta! – la prego, voglio prolungare quel momento magico che precede il mio piacere. – Così? – domanda lei sorridendo maliziosa mentre cala lentissima e contratta sul mio sesso. Laura è irresistibile, sa come far godere un uomo e se decide di farti venire non puoi resisterle. Spingo in alto il bacino e mi lascio prendere dall’orgasmo. Lei mi accoglie dentro e si lascia riempire immobile. – Rimani dentro! – mi prega. Sazio di lei mi adagio sul divano, lei sempre su di me spinge il pube in modo da tenermi dentro.

Sento il pene perdere consistenza dentro di lei, sento le sue contrazioni interne, il mio seme che bagna entrambi. Lei continua a fissarmi senza parlare, attende che si regolarizzi il respiro poi mi bacia sulle labbra e si solleva dolcemente. Con un sorriso recupera i suoi pantaloncini ed esce dalla stanza. Ammiro come si muove, mentre si allontana, ondeggiando sensualmente i fianchi. Il veloce amplesso le ha procurato un orgasmo, ma non può aver saziato il desiderio nato dalla sua fantasia di divenire merce destinata al sesso.

M’interrogo sulla genesi di questo sogno ma l’acqua che scorre nella doccia mi riporta al pensiero del suo corpo nudo, delle mani che scivolano sulla pelle insaponata, l’acqua che scivola sulle sue curve. No, non è affatto difficile soddisfarla in questo capriccio. Una come lei si vende facilmente. Lei non vuole semplicemente darsi per soldi, non è interessata a mettersi in strada per farsi pagare un pompino dal primo che passa. Lei vuole essere contesa, desidera sentirsi oggetto di disputa.

Credo che non sia il denaro ciò che vuole, non si ecciterà in base alla cifra raggiunta, ma in base a quanto avranno lottato per averla. Lottato a suon di denaro. Sì vuole sentire al centro dell’interesse, vuole ricreare in pochi istanti tutto il rituale di conquista delle sue grazie ed il modo più veloce per ottenerlo è basato sul denaro. La soluzione è già stata scritta nella nostra storia, sappiamo dove andare a cercare uomini disposti a pagarla in un ambiente discreto e dove nessuno si pone domande.

Ma perché ripetersi?Perché analizzare le frasi non dette per realizzare esattamente la sua fantasia?Il giorno seguente, un giorno festivo, in tarda mattinata siamo in viaggio verso il centro benessere che un nostro conoscente ha aperto da poco in una piacevole località montana non troppo distante. Le ho proposto una giornata di relax e lei ha accettato pur sapendo che non amo particolarmente questo genere di non attività. L’ha recepito come un regalo da parte mia.

In viaggio è allegra, sorridente, e non torna più sull’argomento “vendita”. Forse attende paziente oppure l’amplesso di ieri l’ha saziata più di quanto pensassi. Ogni tanto le lancio un’occhiata apparentemente casuale e lo osservo nel suo vestitino estivo del tutto normale se non fosse indossato da lei. Per quanto possa essere lunga la gonna riesce sempre a farla salire sino a scoprire le cosce ed il seno nudo preme sul tessuto. Lei parla, di tanti argomenti dei quali non ricordo il senso o lo scopo.

Parla e si pregusta i massaggi, la sauna, la piscina, la cena…Al nostro arrivo dopo i saluti di rito Laura annuncia il desiderio d’iniziare il suo ciclo di massaggi. – Ok, vado a cambiarmi. Intanto preparami una saletta. – dice al nostro amico gestore. – No… – la fermo poggiandole una mano sulla spalla – Non credo tu abbia compreso il senso di questa visita… sei tu che fai i massaggi! – Affermo con tono di voce del tutto normale.

– Io massaggiatrice? – domanda lei con un sorriso sempre più pronunciato. – Sì! – rispondiamo all’unisono io e il nostro amico. – Ovviamente sarai retribuita per questo… – aggiunge lui. Laura, mi lancia le braccia al collo e ridacchiando mi bacia sul collo. – È per questo che mi hai portata qui?- È ciò che tu mi hai chiesto ieri, ricordi?Lei si distacca, mi lancia un’occhiata intensa, poi si rivolge a lui domandandogli dov’è la nostra camera. – Una doccia, mi cambio e arrivo.

Di al cliente di prepararsi… – sussurra al gestore. – … è straordinaria! – mormora lui quando lei si è allontanata. – Sì, lo è! – confermo – Hai già preparato tutto? – gli domando. – Come mi hai chiesto ieri sera… è tutto pronto… Senti… – Tentenna lui – Che ne pensi se… ci vado io? – domanda. – Sai cosa ti ho proposto, chi ci sia lì a me va bene. Piuttosto cosa mi proponi?- Ho chi fa per te! – Afferma lui chiaramente sollevato.

– Ok, aspetto che scenda poi vado a farmi una doccia e… dove vado poi? – domando. – Ci penserà lei a te! – conferma con un sorriso. Mi volto e vedo arrivare la sua compagna, una donna che davvero ha nulla da invidiare a Laura. Più alta di lei, molto bella e sensuale. Bellissimi capelli e due occhi che non ti lasciano scampo. L’avevo già vista in sua compagnia nei locali che frequentiamo e notata.

– Sarà la tua guida nel nostro centro. – mi dice presentandomela. Vengo guidato da lei in giro per la struttura, un ex albergo dismesso e completamente trasformato da loro due. Questa donna emana una dolcezza disarmante unita ad una innocente sensualità. Mi piace!Vengo guidato sino ad una piscina coperta di modeste dimensioni intorno alla quale si aprivano quattro salette con relativo lettino da massaggio. – Bello vero? – domanda lei sorridente. – Davvero bello! Bravi avete trasformato questo posto completamente.

– Qui una piccola piscina, quella grande è all’aperto, e lì le salette da massaggio. Le saune sono di sotto ed anche la palestra e… su le camere! – continua lei – Vieni, qui ci sono gli spogliatoi. Puoi farti una doccia e troverai degli accappatoi… non ti serve altro!Quando torno verso la piscina la trovo seduta verso il bordo con l’acqua che le arriva sotto al meraviglioso seno. Due bicchieri e una bottiglia di vino sul bordo e lei mi attendono.

– Vieni! L’acqua è calda! – sussurra lei. Mi levo l’accappatoio ed entro in acqua, vicino a lei e accetto il bicchiere che mi offre con un sorriso malizioso, quindi con lo sguardo m’indica una delle salette, proprio dinanzi a noi dove un uomo è disteso sul lettino in attesa. In quel momento Laura entra e percorre il bordo della piscina apparentemente senza notarci, si dirige consapevole verso la saletta. Indossa un top molto corto e aderente e dei pantaloncini altrettanto sottili da divenire una seconda pelle.

Tanto aderenti che mostrano ogni parte del suo corpo come se non avesse nulla addosso. – Ti piace la nostra divisa? – domanda lei maliziosa. – Una tua idea immagino… – domando mentre porto il bicchiere alle labbra. – Guarda! – sussurra lei. Laura si avvicina all’uomo e scosta lentamente l’asciugamano che lo copriva. Ora capisco perché la ragazza sussurrava, la forma di quelle salette e la volta della piscina amplificano i suoni, sento chiaramente cosa Laura dice all’uomo.

– Che tipo di massaggio vuoi? – domanda lei. – Completo! – risponde lui. – Il massaggio che vengo a cercare qui. – nell’affermarlo si volta e fissa Laura. – Sei molto bella, ci sai anche fare?- Resterai soddisfatto! – afferma lei sicura. Laura rimuove il lenzuolo che ancora copriva il bacino dell’uomo ed osserva attentamente i suoi genitali. – Hai qualche desiderio particolare, qualche richiesta? – domanda lei maliziosaNon gli concede il tempo di rispondere, con un gesto rapido si sfila il top, quindi prende un po’ di olio da massaggi e se lo spalma sul seno lentamente dinanzi ai suoi occhi.

Quindi gli volge le spalle e porta le mani sul pene che già dimostra interesse per lei. Lo prende tra le mani e lo massaggia dolcemente portandolo sempre più in erezione, soddisfatta si china e poggia il seno sull’asta strofinandosi. In questo modo avvicina i fianchi e il sedere alle mani dell’uomo che inizia ad accarezzarla, a palparla. Quando lui afferra con forza un gluteo la sento gemere e noto come preme con più forza il seno sul pene.

– Ti piace? – domanda lei. Lui non risponde ma le infila la mano tra le cosce spingendola verso l’alto, a contatto del pube. Lei divarica leggermente le gambe e sospira. – Non ancora… – lo sfida maliziosa. Si allontana da lui e si gira, lo fissa e lentamente abbassa il viso verso l’asta del pene completamente eretto, lo tiene in mano scorrendone la lunghezza lubrificata dall’olio. Abbassa il viso con una lentezza esasperante e sorridendo, sino a portare le labbra a contatto del glande.

– Hai un bel cazzo! Mi piace! – afferma lei baciandolo delicatamente. L’uomo sussulta e sospira. Laura sorride ed inizia a leccarlo lentamente. – Vai subito al sodo tu, non perdi tempo! – rantola lui. – Mi piace mostrare subito cosa sono! – ammette lei. – Succhia! – la prega lui. Laura dischiude le labbra e le poggia sulla cappella, quindi abbassa il viso ingoiandolo mentre ne segue la forma con le labbra. Quando l’ha dento le guance s’incavano ritmicamente, poi risale lasciandolo uscire tutto.

Lo lecca per tutta la lunghezza e si sofferma sull’apice, quindi lo riprende in bocca. – Come va? – domanda lei in un attimo di pausa. – Sei bravissima!- Grazie! – risponde mentre scende a riprenderlo in bocca. – Vacci piano! – la prega lui – mi fai venire così!La risposta di Laura è una veloce sequenza d’ingoi ancora più appassionati. Appena lo sente fremere si ferma, stringe con forza il pene tra le mani e gli domanda.

– Non vuoi godere? Sei qui per questo!- Non così, non ancora… Voglio tutto di te. – rantola lui mentre trattiene l’orgasmo. Laura lascia andare delicatamente il pene e s’avvicina al viso dell’uomo e si ferma a gambe divaricate e la schiena eretta, slaccia l’elastico dei pantaloncini e gli abbassa sin quasi al pube con i due pollici infilati nel bordo. – Vuoi scoparmi? – domanda seria fissandolo negli occhi. – Sì!- Non so se…A questo punto interviene la ragazza al mio fianco, mi ero quasi scordato di lei rapito da come si muoveva Laura nella stanzetta.

– Lo ha cotto… si sta dimenticando la parte! – sussurra. – Quale parte?- Deve offrirle dei soldi, contrattare la prestazione, conosce il gioco! – mi dice lei. – E il tuo gioco quale è? – le domando mentre porto la mano sul suo ventre sott’acqua. – … lo scoprirai! – mormora maliziosa mentre mi sfiora il pene eccitato da Laura. – Guarda! – aggiunge. La mia attenzione torna alla stanzetta. Lui gli sta chiedendo gli “extra”. – Cosa vuoi per darmela? – domanda lui con voce ferma ora che ha ritrovato il controllo.

– Fai un’offerta!Laura si sfila i pantaloncini e, completamente nuda ora, si avvicina quel tanto che basta a consentire alla sua mano di sfiorarle la vulva. Lui la sfiora, fa scorrere un dito sul ventre, sulla pancia di Laura, prima di tornare sulle labbra della vagina e separarle. Laura divarica le gambe e si avvicina ancora offrendosi a quella mano. Lui gioca con le labbra aperte, sfiora il buchino e lentamente le spinge un dito dentro facendola gemere.

– Sei molto sensibile… – osserva lui. Il nostro primo concertoI giorni passano e lo sconosciuto che aveva risposto all'annuncio ha un imprevisto per cui non riusciamo ad organizzarci. Altri però rispondono. Ne vedo alcuni e scelgo quelli che possono stuzzicare la nostra fantasia. Avremo da divertirci. Anche se per divertirci non abbiamo bisogno di altro che noi. Ormai è estate. Il caldo afoso spinge molti a trovare riparo al mare. Anche lei si trasferisce in una piccola località balneare per alcuni giorni.

La raggiungo. È bello stare in spiaggia con lei. Sdraiati uno affianco all'altro. Baciarci, scherzare, ridere come due bambini, parlare delle nostre fantasie erotiche. È un continuo stato di eccitazione mentale e fisica. Un'eccitazione che le acque del mare non possono placare. Anzi. Immersi lì dentro i nostri corpi si avvicinano, i nostri sessi si cercano e alla fine si trovano. Le mie mani entrano ed escono della sua figa. I suoi occhi esultano.

D'un tratto le sono dentro con il mio cazzo. Sento l'acqua diventare più calda. Entro ed esco lentamente per non dare troppo nell'occhio. Lei viene. Riusciamo per poco tempo a sfruttare il mio appartamento lì vicino. Attimi brevi ma intensi conditi dalla paura che la madre possa andare in spiaggia e non trovarla. Attimi in cui le farcisco il culo di sborra, di tutta quella sborra accumulata quando sono lì con lei e non posso possederla.

La troia lo sa e gioca. Gioca come solo una gran troia sa fare. Adora essere desiderata. E il desiderio del suo uomo la eccita ancora di più. Tutto può diventare un momento eccitante. Basta uno sguardo. Del resto poche ore prima eravamo in auto e lei mangiava un barretta di cioccolato Kinder. Uno sguardo. Ora non era più un barretta di cioccolato ma un cazzo di colore. Il cioccolato nero esterno avrebbe lasciato spazio a quello bianco interno.

Le sue labbra lo succhiano voluttuosamente. Ne prendo un'altra quasi sciolta dal caldo, mi tiro fuori il cazzo e ne spalmo un po' sulla cappella. Lei si china. Le sue labbra si poggiano sulla mia cappella. Sento il calore della sua bocca, i movimenti della sua lingua. Ripulisce tutta la cioccolata e si rialza. Ci baciamo e la riaccompagno a casa dalla mamma. È il giorno del concerto. Quel concerto per il quale era riuscita ad ottenere l'autorizzazione da parte dei genitori.

Sarebbe stato il suo primo concerto. Il nostro primo concerto. È mattina. Un imprevisto. Forse i suoi oltre ad accompagnarla rimarranno a gustarsi la musica. Dovremmo stare più attenti. Qualche bottiglia di acqua ed una di vino e mi avvio. Sono lì ad aspettarla all'entrata. Mi scrive che è nervosa. Intravedo in lontananza la sua auto. Distolgo lo sguardo per non far sospettare nulla ai suoi genitori. Lo stesso fa lei e, nel farlo, i nostri occhi si incrociano per un attimo.

L'auto si ferma. Lei scende. L'auto riparte. Pericolo scampato. I suoi alla fine hanno deciso che faranno solo da tassisti. Mi viene incontro. Ci abbracciamo. È bellissima, forse anche più del solito. Il look è quello adatto alla situazione. Si abbina perfettamente ad un artista che è stato la colonna sonora di una generazione di ribelli. Entriamo. Distesi sul parco parliamo anche di questo. Con lo sguardo analizziamo chi ci sta attorno. Cerchiamo di capirne le storie che si portano dietro.

Ma i nostri sguardi cercano anche altro. Vedo il movimento del suo viso seguire il culo di una ragazza. La guardo. Sorride. Ebbene sì. La mia ragazza. La ragazza che amo. Adoro il sesso in tutte le sue forme. Non è bisex ma, appunto, pansex (se ne ignorate il significato, provate a cercare su Google). Sono sdraiato sull'erba con la mia ragazza a parlare di altre ragazze, dei loro culi. Tutto ciò è fantastico.

Le confesso che mi piacerebbe molto vederla insieme ad un'altra ragazza. No. Non è la classica fantasia erotica. È piuttosto la voglia di vederla godere in modo diverso. So che adora il cazzo. So che sarebbe capace di prendere quanti più cazzi si trovi di fronte. Ho visto i suoi occhi godere quando il mio cazzo o quello di un altro la scopano. Per questo l'idea di vederla godere in modo diverso, in assenza di cazzo, mi affascina, mi eccita.

Siamo ancora sdraiati quando un tizio ci chiede se parlassimo inglese. Le indico lei. Scambiano qualche parola. Capisco qualcosa. Va via ed immaginiamo noi ospiti a Londra da lui. Sapremmo ricambiare l'ospitalità. È il momento clou del concerto. L'artista tanto atteso sta per entrare in scena. Lo vediamo salire la scaletta da dietro e subito ci buttiamo nella mischia del concerto. Una ragazza ci chiede se quello che c'è in bottiglia fosse Coca Cola.

«Sì», rispondiamo mentendo spudoratamente. È vino. Il vino del nonno. Un sorso e se ne accorge. Mi manda simpaticamente a quel paese mentre la mia lei per rimediare le porge una bottiglietta d'acqua. Si scambiano uno sguardo che non sa solo di ringraziamento. Iniziamo a ballare. Le sono dietro. Le mie mani la toccano. Ogni tanto le giro il collo e la bacio sempre premendo da dietro. Intanto gli altri uomini attorno non possono fare a meno di notarla.

È così la mia troia. Non passa mai inosservata. Emana sesso e desiderio da tutti i pori. Un ragazzo le balla vicino. Ci guardiamo. Ci capiamo. Ogni tanto cerca il contatto col suo corpo. Lo trova per un attimo. Il suo cazzo starà già desiderando la mia troia. Si gira verso gli amici ed esclama: «ci sta! Ci sta!». Intanto anche la mia zoccola è tutto un bollore. Piano piano le mie dita si intrufolano nella sua figa.

È bagnatissima. Ha voglia. Voglia di cazzo. Con le mie dita dentro continua a ballare regolando, essa stessa, il movimento, il piacere. Il ragazzo guarda stupefatto. Dopo un po' però va via. Continuiamo a ballare. Davanti a noi un ragazzo incappucciato con affianco un suo amico. Ballando lei si avvicina a lui di spalle. Sente il suo corpo. Intuisco. La giro verso di me e ci baciamo. Le dico di fargli sentire il culo.

Ora le sue chiappe strusciano contro quelle del ragazzo. La rigiro di nuovo. Le nostre mani unite esplorano il suo corpo. Ormai i suoi capezzoli sono eretti a dismisura così come sicuramente sarà il cazzo del nostro vicino. Anche l'amico affianco a lui si accorge della situazione. Si scambiano due parole. Noi due stretti in un abbraccio d'amore continuiamo a ballare. Siamo felici. Siamo noi. Liberi di amarci. Mi avvicino al suo orecchio e le sussurro: «fagli vedere quanto sei puttana, fagli sentire il tuo corpo».

Così facendo la avvicino al suo di corpo. Ora lei è in mezzo a noi. Io che premo da dietro col mio corpo ed il mio cazzo e lei che muove sapientemente il suo corpo strofinando le sue tette sullo sconosciuto incappucciato girato di spalle. La rigiro verso di me per baciarla. I loro culi si urtano di nuovo. D'improvviso la mano dello sconosciuto la tocca in modo deciso sul culo perlustrando con le dita l'insenatura del suo solco.

Brivido. Lei mi bacia e mi dice ti amo. Lui la guarda e non capisce. Il nostro modo di amarci non può capirlo chi lega l'amore all'idea del possesso. L'audacia dello sconosciuto non si spinge oltre. Siamo quasi alla fine del concerto. Ci addentriamo ancora più vicini al palco. Lei ormai è super eccitata. Si guarda intorno come una cacciatrice in cerca delle sue prede. Mi avvicino all'orecchio e le dico: «io ti seguo fai quello che vuoi».

Un'ultima ballata ed il concerto è finito. In attesa dell'eventuale rientro sul palco vedo che si sposta verso un gruppo di tre ragazzi. Purtroppo il concerto è realmente finito. Se ci fosse stata un'altra canzone sarebbe potuto succedere di tutto. Ormai era talmente eccitata che si sarebbe fatta scopare lì davanti a tutti. I suoi genitori la avvisano che la attendono fuori. Prima di uscire ho bisogno di fare pipì. La faccio e lei, incurante di occhi invadenti, mi tocca il cazzo.

Ci incamminiamo verso l'uscita. Incontro un amico. Lo saluto. «Lei è la mia ragazza». Sono orgoglioso della mia ragazza. La amo per tutto quello che è. Lei lo sa. Mi bacia. Mi dice più volte ti amo. Prima di uscire ci scambiamo un ultimo bacio. Solo dopo sapremo di aver quasi rischiato di essere visti dal padre. Torno a casa. Su WhatsApp riviviamo la giornata. Siamo strafelici ed eccitati all'inverosimile. «Sono tornata a casa ed ero proprio fradicia.

Sono stata eccitata per tutto il concerto», mi scrive. Il suo primo concerto, il nostro primo concerto, lo ricorderemo. Tre giorni senza vederciGiorno dopo il concerto. Lei è al mare con i suoi genitori. Per un paio di giorni non riusciremo a vederci ma è come se fossimo sempre insieme. Le nostre menti sono in continua connessione. I nostri corpi sentono il nostro odore. A volte è come se percepissimo la presenza dell'altro anche a distanza.

È mattina. Le invio, come sempre, ciò che ho scritto sul nostro concerto. Il nostro è un racconto a quattro mani. A volte anche di più. Io non faccio altro che trasferire su questi fogli le emozioni che noi ci diamo. Le emozioni di due persone che si amano. Un amore libero dal possesso. L'amore di due persone che sono libere di scegliersi ogni giorno. Ed ogni giorno lo facciamo. Essere in due e sentirsi liberi.

Un amore che non incatena ma che sprigiona il meglio di noi. Un amore che alimenta le nostre passioni. Anche quelle che fino ad ora non sapevamo di avere. Del resto le pagine che state leggendo non ci sarebbero mai state senza noi. Senza il nostro amore. Durante la giornata ripercorriamo un po' insieme il concerto. Pensiamo a quanto sia stato bello. A cosa sarebbe potuto succedere se uno degli sconosciuti avesse osato di più.

Se solo per un attimo mi fossi allontanato lasciandola lì da sola. Se il concerto fosse proseguito per un altro po'. Tuttefantasie eccitanti. Ma nulla rispetto alla realtà vissuta. È stato fantastico. E lo è stato perché c'eravamo noi. Io la amo. Lei mi ama. Ce lo dimostriamo ogni giorno. Siamo liberi di esprimere il nostro meglio. Di dirci quello che sentiamo in quel momento. Liberi di non tradire mai la nostra fiducia. E lo percepiamo entrambi.

In serata mi chiede se può scrivere, a quello che finora è stato il nostro unico uomo, un po' dei dettagli del concerto. «Tu puoi fare quello che vuoi». La curiosità sale. L'eccitazione pure. Chiedo come avesse reagito. «Ha detto che sono una troia». Sento il mio cazzo indurirsi. Siamo entrambi fieri di questa cosa. Ci piace. È stupendo che la propria donna possa esprimere liberamente la propria voglia di cazzo e farlo insieme alla persona che ama.

Le dico che dovremo avvisare un ragazzo che avremmo dovuto vedere in settimana che purtroppo non riusciamo. Finora ho tenuto solo io i contatti con lui e per evitare pensi si tratti di un bidone le chiedo se può registrare un messaggio vocale da inviargli. La sola idea di ascoltare la sua voce provocare un altro uomo, tenerlo sulle spine, fargli pregustare ciò che lo attende mi manda in estasi. Seconda erezione. Mi racconta poi che un ragazzo a cui aveva lasciato il suo numero ci stava provando con lei con la scusa di alcune traduzioni.

Ragazzo subito cestinato. Non c'è posto per altre persone se non nei nostri giochi. Terza erezione. Vado in bagno prima di andare a dormire e mi ritrovo la cappella ricoperta di presperma. Persino il mio culo è un colabrodo. Benvenuti nel nostro mondo. Un altro giorno senza lei. È mattina. Vibra il telefono. È lei. È in spiaggia ed un signore anziano ha appena cercato un approccio. Si avvicina al suo ombrellone e le dice: «sa, lei ha un bel fisico.

La ammiravo. Fortunata la sua dolce metà». È un anziano che la conosce ma che oggi non ricorda o sfrutta la sua età per mimare un'amnesia. Non esiste uomo che possa resistere al fascino della mia giovane troia. Chissà forse ci avrà visti mentre nei giorni scorsi eravamo in acqua. Di sicuro quando vede arrivare suo padre comprende di chi si tratti. Si avvicina di nuovo a parlare con lui e lancia un battutina su quanto sia cresciuta la propria figlia.

Che vecchio porco. Non sa che se solo riuscisse ad immaginare i sui occhi estasiati, le sue urla, i suoi umori uscire dalla sua figa, rischierebbe un infarto lì su quella spiaggia. No. Non sarebbe una morte dovuta alla calura estiva. Sarebbe la migliore delle morti. È sera. Il mio amore mi avvisa che tra un po' uscirà con un suo amico. Non è solo un amico. È anche un suo compagno di classe e, prima che conoscesse me, le aveva fatto una sega in classe mentre il professore era lì a spiegare.

Vi ricorda qualcosa? Sì. È proprio lui. Il ragazzo di cui miaveva parlato mentre in una delle nostre prime scopate immaginava di essere stata scoperta dal professore e spedita per punizione dal preside. La cosa non mi provoca alcuna gelosia. Mi fido di lei. La amo. E quando mi racconta che le ha parlato di me, che le ha detto che mi ama e che sono l'unico uomo con cui sta, mi emoziono ed ho per l'ennesima volta la conferma di essere la “sua fortunata dolce metà”.

Ma non è solo una questione di bellezza fisica, mio, e forse non solo mio, caro nonnetto. Terzo giorno di lontananza. Stasera per fortuna riusciremo a vederci. Giusto il tempo di un bacio e di una carezza. Sono emozionato come la prima volta. E del resto la situazione ricorda molto la nostra prima volta. Dopo una mattinata dedicata allo sport, va a rilassarsi un po' sulla spiaggia. Come il giorno precedente l'arzillo vecchietto approfitta dei momenti in cui è sola per parlare con lei.

Ma sulla spiaggia c'è anche altro. L'estate è ormai nella sua fase piena ed iniziano a tornare gli emigrati. I piccoli centri del sud si popolano tra l'altro di meridionali di seconda o terza generazione che approfittano delle vecchie case dei loro genitori per godersi un po' di sole. Culture ed etnie si mescolano. Ad attirare la sua attenzione è un quarantenne svizzero con moglie italiana al seguito. È eccitata la mia troia. Mi dice che nel vederlo correre ha esclamato un wow.

La immagino lì che lo guarda con gli occhi da puttana insaziabile. Io intanto la avviso che sto per andare ad incontrare dueragazzi che hanno risposto al nostro annuncio. «Speriamo siano come lo svizzero», le dico. «Credo sia difficile», risponde. Deve proprio aver stimolato i suoi ormoni l'uomo venuto dal nord. Dopo l'incontro con i due ragazzi la informo che mi hanno fatto una buona impressione. Le invio la foto di uno dei due e lei approva.

Durante il ritorno in auto mi sono venuti in mente due flash, uno sullo svizzero e l'altro sui due appena incontrati. Glielo dico. Finalmente riusciamo a sentirci al telefono. «Immagina noi due sulla spiaggia. Lo svizzero lì vicino a noi. Io mi faccio un po' in disparte quasi come se non ci conoscessimo. Intanto tu ti avvicini a lui. Inizi a parlarci. Inizi a provocarlo come solo tu, con la tua arte da zoccola, sai fare.

Ed io che osservo. Tu che sai che i miei occhi sono lì ad ammirarti, le mie orecchie provano a carpire cosa vi stiate dicendo. Tu che lo porti al massimo dell'eccitazione. Voi che vi alzate e vi incamminate in qualche zona della spiaggia più isolata. Io che a distanza vi seguo. Seguo i vostri passi. Ecco. Siete lì in un angolo nascosto della spiaggia. Lo tocchi. Ti inginocchi. Lentamente fai scivolare il suo costume.

Il suo cazzo svetta davanti alla tua bocca. Le tue labbra lo accolgono. Sai che io sono lì a godermi lo spettacolo. A godermi la mia zoccola che si gusta il suo cazzo. Lo succhi avidamente mentre le tue mani toccano il suo fisico scolpito. Non resiste. La sua sborra ti riempe la bocca. Ingoi. Lo saluti. Fai pochi passi ed io sono lì. Ci abbracciamo. Ci baciamo e ti faccio sentire tutto il mio amore».

Al solo sentirmi un brivido pervade il suo corpo. Sento il suo respiro affannato dal desiderio. Lo stesso avviene quando le sussurro anche l'altro flash che ha per protagonisti i due che ho appena incontrato al bar. Cena con sorpresaSono al solito parcheggio ad attenderla. Venerdì sera. La nostra prima uscita serale. Piccola parentesi. Proprio oggi ho scoperto che a pochi metri da quello che ormai è diventato il nostro ritrovo fisso abita un indiano che vorrebbe scoparsi la mia troietta.

È bello sapere che la propria ragazza si senta libera di confidarsi con te. È una delle cose che più mi piace del nostro rapporto. Arriva l'autobus. Accosta. Si apre la porta e lei scende. Bellissima come al solito. Il mio battito cardiaco aumenta. Ci stringiamo in un abbraccio. Ci baciamo. Saliamo in auto e giriamo un paio di farmacie e gioiellerie nella speranza che qualcuna faccia piercing al naso. Ricerca vana. Ci spostiamo quindi in centro città per un po' di shopping ed un giro in libreria.

Secondo voi, dopo questo girovagare, con che cosa è tornata a casa il mio amore?Un vestitino sexy. Diranno i meno attenti. Un paio di scarpe col tacco. Penseranno i feticisti. Della lingerie osé. Spereranno i più maliziosi. No. Nulla di tutto ciò. Un libro. Un bellissimo libro di Ernest Hemingway. Del resto al lettore più attento non sarà sfuggita la sua grande passione per i libri. L'unica che, forse, supera quella immensa per il cazzo, per i cazzi.

Di sicuro non è sfuggita a me che la amo per tutto quello che è e che, se sono qui a riempire queste pagine, è anche per l'inconsapevole passione per la scrittura che lei è riuscita a trasferirmi. Abbiamo appena finito di cenare al ristorante giapponese. Dell'ottimo sushi più un piatto di riso con verdure e gamberetti, il tutto accompagnato da un buon vino bianco. Sarà l'effetto del vino. Sarà la nostra voglia. Fatto sta che propongo di inviare un messaggio ad uno dei ragazzi incontrati in questi giorni.

Abbozza un no ma, nemmeno dopo un secondo, è lì a chiedermi se abbia risposto. Lui risponde che è a circa mezzora dal posto in cui siamo diretti io e la mia troia. Poco male. Avremo il tempo di pagare il conto e di fare l'amore io e lei. È da un po' che non lo facciamo ed abbiamo una voglia pazzesca l'uno dell'altro. Il nostro nido d'amore sarà il più classico dei parcheggi di una nota catena di supermercati.

Classico per le normali coppiette che si appartano per consumare un amore fugace. Ma di classico noi abbiamo ben poco. Siamo noi. Il nostro amore è altro. E questo è il diario di un amore diverso. Arriviamo. Sono le prime luci della notte e nel parcheggio stazionano ancora alcuni addetti del negozio che parlottano tra loro prima di andare via. Parcheggiamo. La mia mano scende lunga la sua coscia. Lentamente mi avvicino alla sua figa.

Sento il tatto del pizzo delle sue mutande. Le scosto. Le mie dita si insinuano dentro di lei. È un lago. L'eccitazione che si porta dietro dall'esperienza al concerto e dai giorni in cui non ci siamo visti è lì che si materializza sotto forma di umori. Il calore brucia la mia mano. Ci baciamo. In un attimo mi svesto completamente tranne delle scarpe mentre lei fa scivolare giù le mutande. Druuuuum. Il suono del sedile che si tira indietro.

Mi posiziono con le ginocchia sul tappetino del suo sedile e finalmente la ho di fronte. I suoi occhi mi implorano di scoparla. La mia cappella si avvicina alle grandi labbra. Entro lentamente. Ci baciamo. Abbiamo atteso questo momento da tempo. Facciamo l'amore delicatamente. Poi inizio a scoparla come si deve. Il caldo inizia a farsi sentire per cui decidiamo di abbassare i finestrini. Nel frattempo a distanza di sicurezza si è posizionato un guardone ignaro dello spettacolo a cui avrebbe assistito.

«Si è fermata una macchina». «Sta guardando?», chiede lei. Al mio sì, la sua eccitazione sale ulteriormente. Mi chiede di scoparla con forza. Non me lo faccio ripetere due volte. Le sono dentro con prepotenza ed i nostri movimenti sono facilmente percepibili dal nostro guardone. Le urla della mia troia in calore fuoriescono dall'abitacolo suonando la nostra sinfonia d'amore. Provo ad incularla. Lo faccio troppo con foga. Ogni tanto lamia parte sado prende il sopravvento.

Ha quasi le lacrime agli occhi. Esco. La bacio. Entro in figa. «Ma se arriva il nostro amico e vuole scoparti il culo che figura facciamo se gli dici di no». Le sussurro all'orecchio. Tolgo il cazzo dalla figa e lentamente spingo di nuovo nel culo. Sono dentro. Questa volta non urla. Gode. Inizio a muovermi e mi chiede di farlo sempre più forte. La scopo. Le spacco il culo. Lei gode. Sente che sto per godere anche io.

«Fermo», mi fa. La mia troia adora sentire le pulsazioni del mio cazzo prima che la mia sborra le inondi il culo. Una pulsazione. Due. Tre. Il primo schizzo di sborra le innaffia il culo. Altra pulsazione. Altro schizzo. Mi svuoto completamente dentro di lei e, nello stesso momento, ci abbracciamo forte. Esco. Il mio cazzo è già di nuovo in tiro. Le sono dentro. Ansima. Mi chiede di scoparla più forte che posso.

Vibra il telefono. Il nostro amico mi avvisa che tra un po' sarà in zona. «Tra un po' avrai un altro cazzo tutto per te». La troia sospira. Prendo il telefono. Lo avvicino alla sua bocca. «Inviagli un messaggio vocale», le dico. «No». Un secondo ed è invece lì davanti al telefono che, mentre la scopo, registra il messaggio vocale. «Aaaaahhh! Aaaaahhh! Aaaaahhh! Ti aspettiamo qui». Pausa. «Aaah! Al parcheggio del Conad! Aaah!». Traduzione per i meno esperti di zoccole:«sono qui che sto godendo come una zoccola ma il cazzo non mi basta mai.

Sbrigati ad arrivare che ho voglia di altro cazzo». «Ho capito. Compro i preservativi», risponde dall'altra parte. «Li abbiamo noi i preservativi. Devi solo sbrigarti ad arrivare». Questa volta sono io a parlare. «Volo». Passano dieci minuti ed intravedo delle luci dietro di noi. Vibra il telefono. È lui. Ci chiede se può accostarsi. Lo fa. Il respiro della mia puttana si fa ancora più affannato. Il ragazzo ci guarda da dentro la sua auto mentre io la sto scopando e lei ansima.

Faccio cenno di avvicinarsi. Un passo. Due. È lì fermo davanti al finestrino che ci guarda. «Buonasera», fa con aria da marpione. La mia troia sorride. Per un attimo penso alla differenza tra il ragazzo che abbiamo di fronte ed il nostro primo uomo. Quello, il classico bravo ragazzo di famiglia benestante. Una faccia anonima. A volte quasi impacciato anche se è stato bravissimo nel far godere il mio amore. Questo, un bel ragazzo dai modi sicuri di chi è abituato a rimorchiare le ragazze nelle serate della movida cittadina.

Di certo, però, una troia come quella che si ritrova davanti in questo momento non l'avrà mai conosciuta. Lui che guarda. Io che scopo la mia troia. Le mie labbra si avvicinano al suo orecchio. «Vuoi aprirgli tu lo sportello?». Il suo braccio sinistro si allunga. Lo sportello si apre. Lui si siede al lato guida. Sorride. Ricambiamo. Continuo a scoparla ed intanto le sue mani iniziano a prendere confidenza col suo corpo. Prima il collo.

Poi i seni. Ora le sue dita le stringono i capezzoli. Io intanto esco dalla sua figa ed entro in culo. Le mani del nostro uomo scendono verso la figa. Lei ansima. Intanto la sua mano sinistra si avvicina al corpo del nostro uomo. Lui le prende la mano e la porta verso la patta dei pantaloni. Mmmh. La mia troia è contenta per quello che ha trovato. I suoi pantaloni si abbassano. Dalle mutande fuoriesce un cazzo di buone dimensioni.

Lei lo stringe in mano. Sto scopando la mia ragazza mentre lei sega un altro ragazzo. E, in tutto ciò, un altro uomo da lontano si sta gustando la scena. Vista la distanza può solo immaginare cosa stia succedendo in quella piccola auto ma le urla della mia troia ed i movimenti dell'abitacolo non lasciano molti dubbi. Il suo cazzo sarà duro forse anche più dei nostri. Decido che è il momento che sia lui a scoparla.

Gli porgo un preservativo. Lo indossa. C'è solo un piccolo problema. L'auto in cui siamo è una piccola auto a due posti di produzione tedesca. Il suo nome si traduce letteralmente in italiano con “intelligente”. Penso che per quanto potesse essere intelligente l'ideatore non avrebbe mai pensato che qualcuno avrebbe avuto la brillante idea di scoparci in tre. Come fare quindi per darsi il cambio? Semplice!Così, nudo, con solo le scarpe addosso, apro lo sportello e faccio il giro dell'auto per risalire dal lato guida.

Nel mentre il nostro uomo prende la mia posizione. Immagino la faccia del guardone nel vedere la scena. Entro. Il ragazzo punta il cazzo verso la figa della mia troia. È dentro. Urla. La sua mano tocca il mio cazzo. Lui inizia a scoparla con un ritmo martellante. Lei ansima. Grida. Strepita. I suoi occhi da puttana in calore guardano il fortunato ragazzo per incitarlo a scoparla più forte. Le mie mani e quelle del ragazzo perlustrano il suo corpo.

La mia mano sinistra scende verso il suo culo. Il suo cazzo dentro la figa. Un dito. Due. Sono dentro il suo culo. Il suo corpo è tutto un fremito. Il ragazzo continua a scoparla insistentemente. Lei gode. Gode come solo lei sa fare. Nel godere le sue unghie si insinuano sulla sua pelle. La troia adoro lasciare il segno. Adora l'idea che al nostro uomo gli toccherà nascondersi o giustificarsi con la propria ragazza.

Di certo non potrà dirle la verità. Non potrà confessarle di aver incontrato la più grande puttana che l'uomo possa mai immaginare. Lui che la scopa. Lei mi guarda. Lo guarda. Ogni sguardo una nuova emozione. La sua mano le tocca il seno destro. Le mie mani le stringono quello sinistro. I miei denti ne solleticano il capezzolo. È felice. Siamo felici. Godiamo. Ci amiamo. Lui si ferma. Ci diamo nuovamente il cambio. Adesso il mio cazzo ha perso un po' di consistenza.

Non riesco ad entrare. Chiedo a lui se nel frattempo vuole scoparla. Risponde che è nella mia stessa condizione. Troppo caldo. Troppa piccola l'auto. Troppo affamata di cazzi il mio amore. Lei sorride. «Io non ho alcun problema a continuare». Che zoccola. Che magnifica ed immensa zoccola. «Hai qualche altro numero da chiamare?», prosegue. Sorridiamo. Ci fermiamo. Parliamo un po' e lui ci chiede se fossimo disponibili il giorno dopo perché forse avrebbe avuto casa libera.

Purtroppo lei non c'è. Domanda dove sia la casa. Conosce la zona la mia troia. Prima di conoscere me ha fatto felici in molti da quelle parti. Ci tiene alla sua fama da troia. Ed a me piace quando vuole dimostrare tutta la sua immensa voglia di cazzo. Il fatto che si senta libera di farlo con me, la persona che ama e che la ama, è qualcosa di incomprensibile per molti (si spera) tra voi che leggerete questo libro, ma è qualcosa di indescrivibilmente bello, straordinario.

Il nostro ragazzo capisce che ha esaurito la sua funzione. Ci salutiamo. È un arrivederci. E non solo con lui. Rimaniamo soli, in compagnia del nostro guardone che ci segue a distanza, e ci baciamo come due ragazzini che si scambiano il loro primo bacio. «Ti amo». Esclamiamo all'unisono. Del resto anche il nostro uomo non ha potuto fare a meno di notare la nostra complicità, il nostro amore. Il mio cazzo riprende consistenza e ci regaliamo l'ultimo orgasmo della serata.

Mentre ci stiamo ricomponendo squilla il suo telefono. È una sua amica. Risponde e le dice che abbiamo incontrato un mio amico e siamo andati a prendere un caffè assieme. Gran bel caffè direi. Ci rivestiamo e decidiamo di fare un giro ad un concerto lì vicino. Passeggiamo un po', mano nella mano, come la più normale delle coppie e decidiamo di rientrare a casa visto che l'artista di punta della serata si esibirà troppo tardi per i nostri orari scanditi dai limiti della sua giovane età.

Nessun problema. Abbiamo molto tempo da passare insieme e nuove emozioni da vivere e far vivere. Intanto ci riteniamo soddisfatti della nostra prima cena insieme. Compreso il caffè con l'amico. La mia prima notte da troiaSono nel più rinomato club per trans/trav della capitale. Ufficialmente si tratta di un circolo privato, “discoteca erotica”, la chiamano, ma oltre a ballare e ad ascoltare musica qui si fa sesso, nelle dark-rooms. Mentre cammino per il locale sui miei tacchi alti, sotto lo sguardo di tutti i maschi arrapati che mi circondano, inizio a sentirmi diverso…anzi no…diversA.

La componente femminile della mia sessualità sta prendendo il totale controllo di me, sto pensando a me stessa come ad una femmina, con i desideri e le pulsioni di una femmina, voglio essere ammirata, desiderata, posseduta…Ho l’impressione di non essermi mai sentita più a mio agio di così. Percepisco il mio essere femmina dentro in maniera inebriante, sento che il mio aspetto esteriore finalmente coincide con quello che, dentro di me, intimamente, ho sempre saputo di essere senza mai ammetterlo: UNA FEMMINA, TROIA E IN CALORE.

Mi sto lasciando andare a questa nuova consapevolezza, mentre la musica mi martella nelle orecchie, ipnotica. Tutte le mie passate esperienze, di normale ragazzo eterosessuale prima, marito tradito poi, cuckold e sissymaid asservito a mia moglie e al bull, stanno scolorendo e perdendo importanza. Rimane soltanto la mia attuale me stessA: una femmina in cerca di piacere, della conferma della propria femminilità. *Sono in una delle dark-rooms più anguste in compagnia di un maschio, non so chi sia.

Devo aver ceduto alle sue lusinghe, non so come, non so quando. Ha il viso affondato nell’incavo tra il mio collo e la mia spalla destra, le sue mani avide mi stanno stringendo con forza le natiche, si intrufolano sotto le mie mutandine, mi titillano l’ano…Non so come, mi ritrovo in ginocchio davanti a lui, il suo cazzo eretto e pulsante a pochi centimetri dalle mie labbra. Lo prendo in bocca, avida, lo ingoio fino alla radice, il mio unico intento è di farlo godere, di ricevere il suo seme, ingoiarlo…Sento le sue mani sotto le ascelle, mi tira su, poi mi fa voltare, appoggio le mani alla parete mentre mi tira su la gonna e scosta di lato le mutandine… so che sto per essere penetrata e mi abbandono completamente, lo lascio fare…mi sta chiedendo se ho un condom, credo di no ma guardo lo stesso dentro la borsetta: ce ne sono un paio.

Deve averceli messi Lisa prima di darmela. Gliene porgo uno mentre la sua mano mi sculaccia con forza sulla natica destra, lo prende, passa qualche secondo…lo sta indossando. Lo percepisco alla soglia della mia figa anale, è duro, sta spingendo freneticamente, lo guido con la mano dentro di me…ohdddddddddio! Che bellllllllllooo!Mi scopa senza pudori, forte, freneticamente, ogni tanto sculaccia forte le mie natiche, sento il mio cazzo tentare di erigersi nonostante la mia Birdcage…fa male, sento le palle quasi strappar misi trascinate dal suo anello metallico, mi arrendo e inizio a colare in un silenzioso orgasmo rovinato…Percepisco le contrazioni del suo cazzo mentre finalmente rilascia la sua sborra dentro di me, mi stringe forte da dietro, per un po’…-Grazie.

E’ l’unica cosa che mi dice, con un rapido bacio sulla nuca. Se lo reinfila dentro i pantaloni, apre la porta e se ne va. Non è la prima volta che lo prendo dietro, Bull Bruno, il bull di mia moglie, me lo ha messo dentro innumerevoli volte, ma per me è come fosse stata la prima volta, non so perché. Tiro su le mutandine, abbasso la minigonna e esco dalla dark-room. Fuori ci sono un paio di maschi che mi lanciano occhiate di fuoco, vorrebbero avermi, lo percepisco, ma li ignoro e mi dirigo verso la sala principale, alla ricerca di Lisa, la trav brasiliana che mi ha condotto qui assieme alla sorella trans dopo avermi truccata e vestita come una di loro.

Sta ballando, sua sorella Melany mi affianca quasi senza che io me ne accorga e mi sussurra all’orecchio:-Aveva ragione Bruno, sei una puttana naturale…quanti cazzi hai già preso?E con una mano mi tasta il culo a fondo, lascivamente. Sto perdendo i freni inibitori, giro il volto verso di lei e cerco le sue labbra con le mie… Sento la sua lingua farsi strada tra le mie labbra dischiuse, sa di alcool e di fragola, stranamente.

La vicinanza di questa stupenda trans mulatta, il suo profumo, la sua mano che si infila sotto alla mia minigonna a cercare la mia figa anale, mi inebriano. -Ok, sono una puttana…e allora?-Niente, stavo pensando…se non fossì già la schiavetta di Bruno, mi piacerebbe che fossi la mia, di schiavetta… hai proprio bisogno di cazzi tu, e io potrei fartene avere quanti ne vorresti… E dicendo così mi passa la lingua nell’orecchio…Cazzo, questa qui mi sta facendo uscire pazza! Sto trascinandola verso il corridoio buio, non mi interessa di chi ci stia guardando o do cosa possa pensare lei, sento che DEVO farlo…Lei sorride e lascia fare.

Trovo una porta degli stanzini aperta e mi infilo dentro con lei, mi inginocchio, passo freneticamente le labbra sul suo sesso, tra le sue cosce scure, le mie mani ad abbassarle le mutandine, la mia bocca ad accogliere il suo cazzo caldo tra le labbra, mi sento pronunciare queste parole:-Sono la tua schiava, non preoccuparti di Bruno, fammi tua, non chiedo di meglio dalla vita…-D’accordo allora, d’ora in poi sarai mia…ne parlerò con Bruno.

Ha un cazzo che avrebbe fatto invidia a John Holmes, sto impugnandolo a due mani e ci sarebbe ancora posto per una terza, se l’avessi. Occupo quello spazio con la bocca, solo per poter accoglierne la cappella turgida sto quasi slogandomi la mandibola. L’asta deve essere spessa quasi come il mio polso e le palle pesanti, grosse come uova, pendono oscenamente in mezzo alle sue cosce scure. Le sento sobbalzare ad ogni pompata che le somministro con mani e bocca.

Un cazzo da record, insomma. Nessuna meraviglia che riscuota tanto successo nell’ambiente, come mi ha confidato Lisa. La pompo freneticamente, aspirandone avidamente il glande tra le labbra, ho fretta di assaggiare il suo nettare, voglio sentirmelo invadermi la bocca, assaporarlo, ingoiarlo fino all’ultima goccia, ne ho bisogno, sono in pieno parossismo. -Eh no, schiavetta…vacci piano…non posso già sborrare… Se sborro a questo punto della serata e poi mi capita un cliente che faccio?E dicendomi queste parole mette le sue mani sulle mie, fermandole.

Poi continua:-Ho capito che vuoi bere il miele della tua Padrona, ma non è ancora il momento… diciamo che prima di andare via, se ancora non sarò venuta, te lo farò assaggiare…magari però dovrai guadagnartelo… Quanti cazzi hai preso finora, stasera?-Beh…veramente uno solo, al momento. -Ma dai…uno solo!? Eh no…così non va…Facciamo una cosa…prendi questi…E, dopo aver frugato nella borsetta che porta a tracolla, mi porge una striscia di 6 preservativi di una marca che non conosco.

-Se e quando li avrai usati tutti, per farti scopare stasera, torna da me e ne riparliamo, ok? Oh…e…mi raccomando, non fare MAI sesso non protetto con chi non conosci bene, capito!?Poi mi toglie il cazzo dalla bocca, aspetta un po’ per farselo ammosciare mentre mi ricompongo, se lo infila piegato tra le cosce e si ritira su le mutandine. A questo punto mi prende il capo tra le mani, mi infila mezzo metro di lingua in bocca, mi dà una pacca sul culo, apre la porta e se ne va.

Rimango lì, coi condom in mano e il cazzo che mi scoppia nella gabbietta che indosso, insoddisfatta ma determinata come non mai a portare a termine la mia impresa e ottenere la mia agognata ricompensa. Mi rituffo nella folla, più che mai decisa a trovare al più presto sei maschi che mi scopino…Sto aggirandomi nel locale alla ricerca di maschi. La musica pompa incessante, sugli schermi posti qua e là scorrono video transgender, molto hard e fetish.

Devo trovarne almeno sei che mi scopino in una delle dark-rooms, prima che la notte sia finita, devo dimostrare a Melany, la mistress transex con cui sono venuta qui, che quando voglio so essere una vera puttana, che merito di essere la sua slave, la sua troia obbediente. Mi ha chiesto questa prova per rivendicare i miei servizi con Bull Bruno, il bull di mia moglie Marisa, che da anni mi impiega come sissymaid nel nostro particolare rapporto a tre.

E’ stato lui ad organizzare questa serata, la mia prima volta “en femme” fuori di casa e in un locale transgender, perdipiù. Sono sicura che abbia pianificato tutto lui, affidandomi alla sua amica Melany per condurmi in questo locale e portare a termine il mio percorso di femminilizzazione, mentre lui si starà sbattendo in tutta tranquillità mia moglie in casa mia… Beh… sapete che c’è? Non me ne frega proprio niente! Si scopasse quella troia di mia moglie a vita, non ho più bisogno di loro, facessero pure quello che vogliono…a vita!Io sono dovuta passare forzatamente attraverso un lento e costante percorso di sottomissione, umiliazione, demascolinizzazione, l’ho fatto per mantenere un esile filo che ancora legava me e mia moglie, dapprima controvoglia, ma ora, e forse questo non era previsto, ho trovato la mia vera me: sono femmina! E troia! E sto esplorando i miei nuovi limiti!Non credo di essermi mai sentita più a fuoco in vita mia.

In questo momento ho solo voglia di essere desiderata da maschi, di ricevere conferma della mia femminilità…cazzo…mi sento libera e realizzata come non lo sono mai stata! E poi…la possibilità di diventare la slave di una mistress-trans esperta come Melany mi apre prospettive nuove, imperscrutabili, irresistibili. Fino a pochi giorni fa avrei cinicamente riso, tra me e me, al pensiero di una eventualità del genere: dom…sub…in cuor mio mi sono sempre sembrate menate di quart’ordine, per quanto mi ci potessi essere piegata finora, ma ora…ora riesco a percepirne l’intrinseca potenza, il totale annullamento della mia personalità mi affascina, mi pervade come non mai prima…che altro cazzo?!? I primi tentativi sono sfortunati, un paio di maschi, evidentemente non tanto maschi poi, si scoraggiano davanti alla mia “chastity cage”: evidentemente cercavano prestazioni non troppo femminili…Un altro pretende solo un pompino, non vuole saperne di mettermelo dentro.

Forse non si fida delle proprie capacità erettili…Il quarto mi chiede di segarlo facendo in modo si poter sborrare sopra al mio sesso ingabbiato, è gentile, mi comunica di averne avute abbastanza, di fighe, e che ora è interessato solo a femmine col cazzo, come me. Lo accontento con un lavoro di mano che lo fa rilasciare lunghi getti di caldo cremoso sperma sulla mia clitoride ingabbiata. Appena esco dal bagno, in cui sono andata a ripulirmi dalle abbondanti effusioni del mio ultimo partner, vengo incrociata da un tizio dalla pelle scura che, con fare assolutamente confidente, mi mette un braccio attorno ai fianchi e mi guida verso un vicino camerino libero.

In altre circostanze non lo avrei lasciato fare, ma, ora come ora, provo addirittura piacere nel soggiacere alla sua volontà senza opporre la minima resistenza. Appena dentro serra la porta alle sue spalle, mi spinge su di una specie di lettino posto al centro della stanza e inizia a slacciarsi la cinta dei pantaloni. Sono completamente soggiogata dalla sua sicurezza, aspetto che si sia calato pantaloni e boxer, gli porgo un condom e, mentre lo osservo indossarlo srotolandoselo lungo la lunga asta turgida, mi piego sul lettino alzando la gonna e spostando di lato il perizoma pregustando l’imminente penetrazione che, puntualmente, avviene dopo pochi secondi.

Mi pompa a lungo e con vigore, non mi degna di una sola parola. Il suo cazzo è duro come pietra, nella mia figa anale, lo sento penetrare più a fondo ad ogni colpo, emetto qualche mugolio compiaciuto. Inizia a mollarmi sonore pacche sulle natiche nude col palmo delle mani aperte, accompagnando le sue vigorose pompate. Ho il cazzetto che mi si inturgidisce dentro la gabbietta, ne sento la pressione sulle palle. Continua a sbattermi con ritmo costante.

Proprio mentre lo sento accelerare, ormai prossimo al climax, esce da me; poi sento il suo fiato caldo contro la mia natica destra, infine i suoi denti mordermi forte, senza alcun preavviso! Con un balzo mi sollevo dal lettino e mi volto verso di lui, sorpresa, in atteggiamento di difesa. Si stacca da me, allunga le braccia come a volersi difendere, poi chiede scusa, credo, in una lingua che non capisco. Sono sinceramente shoccata, la mia faccia probabilmente esprime contrarietà ma non oso andare oltre.

Si strappa via il condom continuando a rivolgermi frasi in quella lingua per me aliena e inizia a masturbarsi freneticamente rivolto verso di me. Sono combattuta tra lo spintonarlo via guadagnando l’uscita e il sottomettermi. Alla fine mi inginocchio davanti a lui e aspetto che i caldi schizzi della sua sborra mi inondino il viso colandomi lungo il collo nudo. Mi riscuoto solo quando mi accorgo di essere rimasta sola nello stanzino. Appena dopo aver eiaculato è scappato via.

Bene comunque, meno uno. I successivi due “clienti” si sarebbero accontentati di un pompino, ma appena gli propongo di scoparmi, invece, non se lo fanno ripetere due volte e mi scopano fino a sborrare dentro di me, uno con me a culo in aria su di un divanetto, uno poggiata contro un muro. Ne mancano solo tre. Il quarto e il quinto li rimorchio sulla pista da ballo. Ho perso i freni inibitori e chiedo loro direttamente se vogliono venire a scoparmi di là.

Accettano. Mi accorgo di essere osservata da Melany. Sorride in maniera che a me sembra compiaciuta. Mi scopano assieme. Faccio un pompino ad uno mentre l’altro, contemporaneamente, mi scopa in piedi, piegata a novanta gradi. Si scambiano posizione, poi. I loro cazzi non li ricordo, so solo che entrambi vengono dentro di me con grugniti a****leschi. Mi rimane solo un condom. La gente sta sfollando, evidentemente ci si sta avvicinando all’orario di chiusura. In giro ancora diverse trans, ma i maschi si sono rarefatti, anche la musica si è fatta meno invadente.

Melany, Lisa e Maurizio sono seduti su di un divano a fianco della pista da ballo, Melany guarda dalla mia parte, poi si alza e mi raggiunge:-Noi stiamo per andarcene, com’è andata? Hai fatto la tua parte?-No, aspetta… me ne manca solo uno…ti prego…dammi un’ultima possibilità!Guarda l’ora sul telefonino, fa una faccia scettica. -Ti concedo ancora un quarto d’ora, troia, poi, che tu ci sia o meno, noi ce ne andiamo, ok?Mi volta le spalle e torna dalla sorella.

Cazzo! Devo riuscirci! Mi guardo intorno…C’è un ragazzone nero, sulla pista, che sembra un po’ spaesato. Mi faccio coraggio e lo abbordo. -Ciao…ti andrebbe di concludere bene la serata?Faccio io con la voce più femminile che mi riesce di fare. -No, scusa…sto aspettando la mia ragazza. Sto per sparargli una qualche amenità nella speranza di fargli cambiare idea quando una strafiga (trans senza dubbio) si avvicina, gli infila mezzo metro di lingua in bocca e se lo porta via non senza aver prima lanciato un’occhiata di scherno al mio indirizzo.

Sta per sfumare tutto. Sulla pista praticamente non c’è più nessuno e sto per darmi per vinta quando incrocio lo sguardo di Melany. E’ uno sguardo irridente, divertito. Invece di demoralizzarmi, in qualche modo mi dà la giusta carica. Mi rituffo nelle parte “dark” del locale, cercandomi attorno. Poca gente, sto per darmi per vinta, quando un ragazzo sulla trentina mi si avvicina:-Senti…è da un po’ che ti osservo…sei molto femminile…stavo cercando il coraggio di chiedertelo…ti andrebbe di farlo con me?Lo prendo per un braccio e lo trascino dentro un camerino, senza pensarci su due volte.

-Scopami. Gli dico mentre gli porgo l’ultimo preservativo rimastomi. -Ecco…appunto…volevo dirti…io sono un donatore di sangue per cui se vuoi potremmo farlo anche senza…se vuoi ti mostro il tesserino…Mi andrebbe, non lo nego. Il pensiero di ricevere lo sperma di un maschio direttamente dentro di me, senza barriere, mi attira, ma così non consumerei l’ultimo condom rimasto…certo, potrei barare, avrei potuto farlo fin da subito, ma ci ho tenuto ad essere leale, ne ho fatto un punto d’onore, per cui sono io stessa a infilarglielo, ha un cazzo lungo il giusto, niente di anormale, ma straordinariamente largo.

E’ spesso come il mio polso e mentre lo sento scivolarmi dentro ne posso apprezzare pienamente la consistenza. Mi scopa con trasporto, non ci mette molto a venire, un tre, quattro minuti al massimo. Mi ringrazia, mi bacia su una guancia e se ne va. Io mi precipito di nuovo nella sala principale, ho il terrore che se ne siano andati lasciandomi lì: non saprei davvero come fare. Invece mi stanno aspettando, Lisa , Maurizio e Melany.

Mostro a Melany l’involucro vuoto dei sei condoms che mi ha consegnato prima…***Siamo sotto casa di Bull Bruno, in macchina, faccio per scendere ma Melany mi trattiene, scende solo Lisa. Dopo qualche minuto ritorna con una busta, la porge a Melany. Lei la porge a me, a sua volta: dentro ci sono i miei abiti e i miei effetti personali, la prendo mentre si stanno salutando. Maurizio riparte e a me sembra assolutamente normale, normale come dare un addio alla mia precedente vita, a mia moglie Marisa, a Bull Bruno.

Mentre ripartiamo nella notte romana non ho più nessun rimpianto per la mia vita passata, sono del tutto proiettata verso ciò che d’ora in poi mi aspetta, senza rimpianti, senza esitazioni…Usata da tuttiQuella sera F. era emozionata…… Suo marito le avevo promesso che l’avrebbe portata ad un club privè.. Lei non c’era mai stata, aveva sempre desiderato andarci…non sapeva cosa l’aspettava di preciso, ma dai racconti del marito e delle amiche, sapeva che avrebbe avuto tutto il sesso che poteva desiderare.

Sembrava strano andare col marito, ma tutti e due non nascondevano di essere estremamente libidinosi, di amare il sesso con altri uomini e altre donne, anche sesso di gruppo, purchè fossero insieme. Insieme era un gioco erotico, da soli era il più volgare dei tradimenti…lei si eccitava a vedere quanto lui fosse maiale e gli dava del porco ad alta voce, lui di rimando affettuosamente le dava della troia, della succhia cazzi, ma intanto l’accarezzava.

Si amavano…. in un modo che tanti non potevano capire. Si mise in tiro, abito da sera scollatissimo e provocante, orecchini pendenti, sandali sexy con tacco altissimo e si avviarono….. Il locale era immerso nella profonda campagna, lontano da occhi indiscreti…sembrava un innocuo ristorantino…niente di speciale di fuori…. c’erano parecchie macchine…Quando entrarono l’atmosfera cambiò, luci colorate, fontanelle, vasche zampillanti, statue dorate, quadri erotici alle pareti, morbidi divani. Una inserviente con una tunica corta all’uso delle ancelle romane ci fece strada, ancheggiava e la tunica lasciava scoperte le natiche nude e sul davanti l’ampia scollatura rivelava i seni liberi che mollemente ondulavano.

F. pensò di essere ad una specie di festa in costume e iniziò ad essere delusa. La ragazza li accompagnò ad uno spogliatoio e consegnò loro accappatoio e ciabatte come ad un centro benessere. F. guardò il marito, che con un cenno le fece sapere che andava tutto bene. Furono informati che dovevano essere completamente nudi sotto l’accappatoio e lasciare tutto negli armadietti degli spogliatoi…… F. cominciò a lamentarsi…si era messa tutta elegante e ora erano tutti in accappatoio come nella spa….

Il marito disse “non ti preoccupare…ti faccio fare il giro turistico ora”. Attraversarono un lungo corridoio e arrivarono ad una porta a vetri tutta bagnata, da cui usciva vapore caldo…era il bagno turco…F. guardò il marito, ma lui si tolse l’accappatoio, lo appese ed entrò…..lei lo seguì…subito fu investita dai vapori caldi e lì per lì non riuscì a vedere nulla, poi si abituò alla penombra e vide che la stanza era affollata da 7 o 8 persone che stavano sedute…..Si accomodarono anche loro e cominciarono a sudare….. vide un certo movimento e riuscì piano a distinguere i corpi degli altri..erano uomini e donne nudi come loro……zuppi di sudore, ma che avevano tutti le mani sui corpi degli altri…li carezzavano…gli uomini toccavano i seni, le donne prendevano in mano i cazzi e li masturbavano piano…erano scivolosi per il sudore e quei corpi bagnati erano fonte di eccitazione visiva non indifferente…..una mano toccò la coscia di F…..non sapeva di chi fosse, ma piano scivolò verso la fica e cominciò a massaggiarla piano con le dita…….

isintivamente lei aprì le gambe e le dita scivolarono lungo il solco…..non sapeva se era bagnata o se era il vapore che le faceva scivolare, ma chiuse gli occhi e si abbandonò…. Era solo un massaggio perché con qual vapore bollente e il corpo che gocciolava, non si aveva quasi voglia di muoversi, ma era molto rilassante. Con la coda dell’occhio vide che suo marito Franco aveva il cazzo durissimo e guardando meglio vide che una mano femminile lo scappellava piano piano muovendolo su e giù…..Sorrise al pensiero che il suo porcone era già entrato in azione.

Dopo 10-15 minuti di eccitazione uscirono, si rinfrancarono con una doccia tiepida e si avviarono alla sauna finlandese…un ambiente ampio dove ci si poteva distendere su tre piani e anche qui era affollato di coppie che si dedicavano al sesso. C’erano maschi e femmine sdraiati, donne che facevano una fellatio nel calore dei 90 gradi, mani anche qui sul sesso delle donne e lo percorrevano con le dita…il tutto in un silenzio irreale, nelle vampate di calore che le pietre roventi trasmettevano….

un paio di maschi erano soli e ammiravano i pompini che venivano effettuati, erano visibilmente eccitati e continuavano a menarselo incuranti del sudore, vicino agli occhi delle donne che ogni tanto li guardavano, glielo prendevano in mano, lo accarezzavano e gli davano una succhiata veloce come per tenerli in tiro, e poi si ributtavano sul cazzo del loro uomo…. F. non ne poteva più, il caldo e l’eccitazione non le davano tregua……uscì insieme con Franco e fecero tappa alla grande vasca idromassaggio, che conteneva solo un paio di coppie.

Si infilarono dentro e rimasero appoggiati con le braccia al bordo della vasca, alzando il bacino e muovendo le gambe per ricevere meglio la spinta dell’acqua che ribolliva. F. chiuse gli occhi e allungò ancora la braccia per tirarsi più su, quando incontrò un'altra mano…..aprì gli occhi e vide che accanto avevano una coppia un po’ più giovane di loro e lei subito le sorrise. La mano che aveva toccato era la sua…. la ritrasse un po’, ma l’altra mano si sporse a carezzarla e lei restò lì e glielo permise….. Franco compresa la situazione si staccò dal bordo della vasca e si mise davanti ad F.

tra le sue gambe…. tirandosi un po’ su, la sollevò di peso e la fece sedere sul bordo della vasca, la baciò sulla bocca, sul seno, scese e le allargò le gambe, cominciando a baciarle la fica e facendo saettare la lingue su e giù nel solco bagnato. F. si abbandonò subito al piacere e il compagno della donna fece la stessa cosa di Franco, così le due donne si tenevano per mano mentre entrambe venivano leccate.

I due uomini si guardarono facendo un gesto di intesa…invertirono le parti e ognuno si ritrovò a leccare la donna dell’altro. F. non voleva venire subito…voleva resistere…strinse la mano che la accarezzava, guardò la donna e le fece un cenno esplicito…leccami tu. Quella non se lo fece ripetere due volte, scese in acqua nella vasca, scostò il compagno, scostò Franco e cominciò a leccare avanti e indietro il clitoride e il solco che era stato prima amabilmente trattato dai due uomini.

Lei si che sapeva leccare…non c’è niente da fare, una donna sapeva cosa piaceva ad un’altra donna ed F. si abbandonò pronta per avere un orgasmo. L’altra leccava, leccava, sembrava avesse mille lingue, non sapeva più quando era sul clitoride, sulle labbra, sul buco del culo…era instancabile…..sorrise al marito e vide che il compagno della donna lo stavo spompinando…lui era estasiato…. valeva anche per i maschi allora che solo un maschio poteva sapere cosa piaceva ad un altro maschio.

Franco la guardò, alzò gli occhi come a voler dire siamo pari……ma lei sentiva avvicinarsi l’orgasmo sempre di più…. arrivava ad ondate sempre più ampie…non voleva urlare in quel posto silenzioso…si morse le labbra mentre godeva e sborrò in bocca all’altra felice di abbandonarsi così……Quando veniva era solita rilasciare un getto di pipì che non riusciva mai a trattenere, ma questo volta fece di tutto e strinse i denti per non farlo. Non sapeva come sarebbe stata accolta questa cosa da una sconosciuta……si tenne…ma poi passata l’ondata, si alzò e disse ‘scusate devo andare in bagno’.

Il bagno erà li vicino e lo raggiunse quasi di corsa…. cercò la toilette delle signore, ma vide che ce ne era una sola. Entrò…..non c’erano pareti divisorie all’interno e accanto al muro c’erano alternati i water e gli orinatoi per gli uomini…curioso. In fondo c’era una coppia…lei chinata sull’orinatoio e lui che la prendeva da dietro, col cazzo che faceva dentro e fuori dalla sua fica dilatata…dietro un muretto ad angolo ce ne era un'altra…lei seduta per terra appoggiata al muro con le mani in alto e lui in piedi davanti a lei che la teneva per le mani e aveva il cazzo davanti alla sua bocca, si muoveva avanti e indietro mimando l’atto sessuale, ma praticamente la chiavava in bocca sbattendole la testa contro il muro….

la saliva le colava copiosa dalla bocca, dal momento che ad ogni colpo il cazzo le entrava fino in gola e lei , appoggiata con la nuca al muro, non poteva indietreggiare. F. si sedette su un water lontano dalle coppie…chiuse gli occhi e liberò la vescica che le stava scoppiando…..il rumore della pipì che cadeva nel water le fece emettere un sospiro di sollievo quando sentì un movimento. Aprì gli occhi e vide accanto un uomo nudo che stava tranquillamente pisciando accanto a lei nell’orinatoio……lei lo guardò, guardò il getto caldo che gli usciva dal cazzo, guardò mentre se lo scrollava quando ebbe finito, poi ad un tratto si girò verso di lei e all’improvviso senza dire niente glielo piantò nella bocca…..lei fece per protestare anche perché sentiva il sapore amarognolo dell’orina, ma lui la afferrò per la nuca che cominciò a fare andare avanti e indietro….. F.

mugulò..non voleva, ma all’improvviso sentì in gola gli schizzi caldi della sborra…Aveva finito presto…la tenne ancora un po’ muovendole la testa avanti e indietro fino a che non si fu svuotato del tutto, poi lo estrasse e senza nemmeno pulirsi si affrettò all’uscita. F. rimase interdetta con la sborra che le colava fuori dalla bocca, cercò la carta igienica, ma non c’era…..ognuno si puliva con la bocca di qualcun altro lì, ma l’uomo non l’aveva leccata e lei aveva ancora le gocce di pipì, meno male che era depilata……così non era tutta impastata nei peli.

Si sciacquò la bocca e tornò dai tre che l’aspettavano nella zona relax, sui letti col materasso ad acqua….. anche qui c’era gran movimento…gli accappatoi non li aveva più nessuno ed era tutto un brulicare di corpi intrecciati…. si vedevano gambe, busti, braccia, sederi, sessi maschili e femminili in quantità, persone di tutte le età soprattutto donne anche in là con gli anni, che afferravano più cazzi che potevano con la logica del carpe diem……domani non potrebbe volerti più nessuno.

I cazzi sparivano nelle bocche, nei culi, nelle fiche, nelle mani, non necessariamente di persone di sesso diverso ed era tutto un turbinare di lingue che leccavano qualsiasi parte del corpo. F. vide che Franco era occupato con la bocca della donna della coppia dell’idromassaggio e che il compagno la stava trombando. Si accomodò in mezzo al trio…..quando arrivò tutti smisero…..fece sdraiare la donna sulla schiena, si mise in ginocchio su di lei nella posizione del 69, le allargò le gambe e scese con la testa tra le sue cosce, le aprì le labbra depilate e cominciò a darle piccoli colpi sul clitoride con la lingua.

Nel contempo abbassò il bacino fino a posare la fica sulla bocca di lei, che subito presa a leccarla e a succhiarla. Il compagno della donna che prima la stava chiavando, avvicinò nuovamente il cazzo alla fica e cominciò a strofinarlo su e giù, stando attento a non disturbare F. che la leccava nella parte superiore. F. sentì che l’eccitazione le cresceva e stava gocciolando i suoi umori in bocca alla ragazza, mescolandoli alla sua saliva… Vedeva quel cazzo che entrava fino in fondo, a due centimetri dal suo naso mentre risucchiava il clitoride con le labbra….

poi lo vedeva uscire viscido e cremoso, ricoperto di un liquido vischioso biancastro. Sentiva l’odore degli umori di lei e l’odore del cazzo di lui….. L’eccitazione era alle stelle…..sbrodava anche lei e sapeva che quello stesso liquido viscido stava riempiendo la bocca, la lingua e la faccia delle donna che era sotto di lei, su cui continuava a strofinare la fica, quasi le finiva dentro anche il naso, ma lei continuava a leccarla imperterrita….

il suo volto doveva essere schiumoso e pieno della sua saliva, ma lei leccava, leccava, riempiva con la saliva anche il buco del culo, su cui la lingua continuava a saettare e F. sentiva che si apriva sempre più, come una bocca affamata. Con le mani si allargò le natiche per aprire di più i suoi buchi che pulsavano e quella lingua li esplorava sempre più, mentre lei era abbagliata da quel cazzo che entrava e usciva vicino alla sua lingua che ancora cercava il clitoride.

Aprì la bocca e l’uomo subito estrasse il cazzo e gliela riempì…. cominciò il gioco di metterle il cazzo in bocca, poi nella fica della compagna, poi di nuovo in bocca in un alternarsi che la faceva impazzire. Le mani erano sempre sulle natiche ad allargarle, quando sentì un dito violarle l’ano…..che era talmente pieno di saliva e lubrificato, che penetrò subito fino in fondo…. Era Franco, che lo ruotò un po’ poi lo estrasse e poi ricominciò la manovra con due di dita…..che prese a far ruotare dentro alternativamente in senso orario e antiorario…..la sensazione era celestiale, unita a quella lingua vorace che non smetteva di impastarle la fica e i suoi fori ormai erano due caverne da tanto che erano dilatati.

Ad un tratto sentì qualcosa di più consistente……il porco di Franco si apprestava ad incularla…..approfittava della situazione perché lei non glielo dava tanto spesso…ma ora…L’ano era talmente dilatato e pulsante che mezzo cazzo entrò tutto insieme con un colpo solo, lei voleva quasi urlare di piacere ma uscì solo una specie di grugnito da quella bocca piena di cazzo…..Franco cominciò a dare colpi per farlo entrare tutto e ci riuscì quasi subito…. mentre il compagno dalla donna usciva dalla bocca di F.

e rientrava nella fica della sua lei. F. abbassò la testa e vide che la lingua della ragazza saettava sempre sulla fica, alternandosi sulle palle di Franco quando lui faceva l’affondo nel culo. Anche Franco fece il giochino del dentro e fuori…..Cominciò a tirare fuori il cazzo dal culo, per metterlo in bocca alla donna, cacciandolo in gola fino in fondo, poi lo estraeva e lo rimetteva nel culo di F. e la donna ricominciava a leccarla la fica…….

Erano uno spettacolo quei 4…..da un lato cazzo in bocca a F. e in fica alla sconosciuta, dall’altra parte cazzo in culo a F. e in bocca all’altra, mentre le due donne quando avevano la bocca libera continuavano a leccarsi una con l’altra……. Non poteva durare a lungo…..all’ennesima volta che aveva in bocca di F. il cazzo, grosso e nodoso, lui si fermò..lei sentì le pulsazioni dell’orgasmo di lui che arrivava, continuò a succhiarlo piano mentre con le dita tormentava la fica della donna senza smettere…..il fiotto di sborra in gola non la colse di sorpresa, ma fu costretta ad ingoiare per non soffocare, non fermò le mani e anche la fica sotto di lei cominciò a tremare….

li stava facendo venire contemporaneamente tutti e due..altra sborra calda le si riversò in bocca, un fiume in piena, mentre le sue dita continuavano a lavorare quella fica che sbrodava e fremeva, inondandole le dita. Aprì le bocca perché non ce ne stava più , non riusciva a contenerla tutta, non voleva ingoiarne più……. e si riversò sul ventre della donna sotto di lei. Col cazzo ancora in bocca spalmò la sborra che era caduta sulle labbra di lei, spingendola anche dentro su per il canale vaginale….

era su di giri per l’eccitazione e Franco continuava a martellarle il culo col cazzo fino in fondo e le palle che le sbattevano sulla fica……la donna aveva smesso per un’istante di leccarla, ma ora aveva ripreso con più foga di prima. L’uccello notevole dell’altro scivolò fuori dalla sua bocca, osservò le misere dimensioni a cui si era ridotto, ma si concentrò su quello che le stavano facendo…. Sentiva che anche Franco stava per venire…..anche lui si fermò mentre il cazzo era piantato profondamente nel culo, ma la lingua dell’altra non smetteva…..il ventre di F.

era adagiato completamente sulla faccia di lei e la sua bocca le stava procurando un altro orgasmo. Arrivava…. cresceva sempre di più…il suo ventre cominciò a vibrare sotto l’onda che la travolgeva…..Dio come era forte…… sbatteva sulla faccia della donna urlando di piacere e in quel momento il getto violento di sborra calda di Franco le penetrò nelle viscere…. il suo buco del culo era una ventosa che accoglieva quel cazzo e lo risucchiava per poi allargarsi oscenamente dilatato.

Franco approfittò per sgusciare fuori, con l’uccello ricoperto della sborra che si era spalmata su lungo le pareti del suo culo…..lo maledisse perché lo voleva ancora dentro, voleva altri getti caldi, ma sapeva che il porco lo avrebbe messo nella bocca dell’altra ed era proprio così. Franco si tenne per non sborrare ulteriormente, estrasse il cazzo gocciolante e subito lo piantò in gola all’altra, che lo aspettava a bocca aperta…. la chiavava selvaggiamente in bocca e scaricò l’altra sborra in quella gola vorace.

L’osceno su è giù faceva scivolare gocce di sperma fuori dalla bocca della donna e Franco mentre veniva non poteva fare a meno di ammirare il culo palpitante di F. col buco spalancato che sembrava un antro senza fondo…..F. aveva fatto venire contemporaneamente i nuovi amici e la zoccola l’aveva ricambiata facendo venire insieme loro due. Avevano goduto tutti e 4, ma F. avrebbe voluta anche tutta la sborra di Franco. Si mise in ginocchio sempre con le testa della donna fra le gambe e cominciò a spingere con l’ultima parte del retto….

la donna alla vista dell’ano di F. che si dilatava e stringeva, prese a leccarla ancora in mezzo alle chiappe piene di sborra che passava poi alla fica con la lingua, quando con ultima spinta F. fece uscire tutta lo sperma che le si era accumulata nel culo, che gocciolò denso nella bocca della donna intenta a leccarla. Questa abbozzò un sorriso e non si scompose e continuò a leccare con la lingua impastata di poltiglia bianca come niente fosse.

Anche F. sorrise…. sapeva che era solita squirtare anche minimamente ogni volta che aveva un orgasmo, diede un’altra spinta con l’ultima parte dell’intestino e subito uno spruzzo dorato caldo finì in bocca e sul viso della ragazza che non se lo aspettava……lei non reagì, F. si voltò e fece un gesto di scuse, ma ormai era fatta…. era stata ripulita…non aveva bisogno di lavarsi la faccia. Franco ed F. si alzarono, salutarono le coppia e proseguirono per il corridoio….

C’erano tante porte aperte dietro cui si vedevano coppie aggrovigliate, quartetti come il loro fino a poco prima, o vere e proprie orge. Ancora F. vedeva molte over 60 che erano quelle che si davano più da fare. A quell’età o avevano tirato i remi in barca e avevano chiuso col sesso, o ne approfittavano ampiamente… Franco le diceva che erano le più assatanate,le più porche…erano molte ricercate perché si prestavano a qualunque fantasia…anche la più perversa.

I singoli scarseggiavano, ma le avevano spiegato che questa era la zone dedicata alle coppie dove i singoli erano ammessi solo su espresso invito di una coppia, per quello i maschi erano poco più delle donne. Quanto le piaceva questo privè…..Camminavano nudi, l’accappatoio era rimasto chissà dove, d’altronde gli ambienti erano molto riscaldati….. Arrivarono in un salone pieno di luci cangianti che assumevano varii colori e dove in mezzo c’era una specie di letto, di divano senza schienale che chissà che significato aveva, e da un lato c’era una cancellata (cosa curiosa) che separava la stanza da un largo corridoio dove si intravedeva altra gente nuda…Franco la spinse verso la cancellata…..le disse “appoggiati di schiena alla cancellata guardando verso di me e alza le braccia e allarga le gambe” .. lei ubbidì e Franco le chiuse i polsi e l caviglie a delle specie di ceppi che erano lì a questo scopo e lei rimase bloccata come crocifissa in piedi poggiata alla cancellata senza potersi muovere…….

il suo corpo splendido faceva una X…. i seni sudati si alzavano mentre lei respirava e Franco ammise a sé stesso che aveva per moglie una vera bomba sexy, una donna che faceva impazzire solo a guardarla…. F. sorrise…non capiva dove portava questa cosa, lo chiese a Franco e lui le disse di aspettare…… Lei cominciò a sentire un brusìo dietro di sé che aumentava di volume con il passare del tempo…quasi c’era una folla dall’altra parte del cancello…….

e capì……i singoli…. erano i singoli esclusi dalle coppie che finalmente potevano toccare una donna. Si appoggiarono in tanti dall’altra parte del cancello e cominciarono a tendere le mani, avidi di toccarla. Si sentì afferrata da cento mani, vide che si protendevano tra le sbarre, la toccavano, ma altri spingevano per farlo, le stringevano le natiche , i seni, qualcuno per non volere mollare la presa le faceva anche male……le ricordava i film di zombi che aveva visto….

mille mani tese che volevano afferrarla, qualcuna cominciò a insinuarsi tra le sue gambe toccandole la fica, altre riuscivano ad allargarle le labbra per insinuarsi all’interno, ma poche ci riuscivano, spinte dagli altri che sopraggiungevano che cercavano di spostare quelli che c’erano già per riuscire a toccarla a loro volta. Vide spuntare cazzi duri tra le sbarre…. temeva di essere violentata ma non era possibile in quella ressa, dove i maschi infoiati si spostavano l’uno con l’altro.

Uno riuscì a infilarle un dito nel culo, ma fu subito spinto via da un altro e così a continuare…in un carosello senza fine……i seni sembrava che volessero portarli via, le dolevano da tanti mani li avevano stretti. Si sentì bagnata nelle gambe…guardò…non era possibile…. uno toccandola era riuscito anche a farsi una sega e le era venuto sulle cosce. A poco però ci prese gusto e la sua fica cominciò a diventare un lago……chi riusciva a toccarla ritirava le dita impiastricciate dai suoi umori e piano piano si abbandonò a quell’orgia mancata e chiuse gli occhi.

A quel punto Franco decise che era il caso di smettere…..lei si stava eccitando e non doveva soddisfarsi un’altra volta…. doveva rimanere vogliosa per il seguito. Le si avvicinò, la baciò sulla bocca, la toccò come gli altri, lei protese in avanti il bacino per sentire il suo sesso duro e lui piano la liberò. Si abbracciarono… lei tremava, era quasi sconvolta dall’esperienza, ma le era tornata una voglia irrefrenabile di essere posseduta, voglia di godere , voglia di cazzo a volontà….. era una troia e quella sera si sentiva nel suo ambiente, voleva essere la puttana di tutti, era nel posto giusto…quel luogo era un vero troiodromo….

dove si giocava a chi era più zoccola…..Era seduta su un puff vicino alla cancellata…gli uomini erano spariti dopo che era stata slegata e la stanza era ripiombata nel silenzio, Franco la accarezzava e lei aveva i capezzoli duri…era eccitatissima e cercava il suo cazzo con le mani, gli accarezzava le palle e voleva prenderlo in bocca……lui la calmò dicendola che la serata trasgressiva non era ancora finita. Fra di loro avevano tutto il tempo di fare sesso a casa, ma nel privè era meglio approfittare di tutte le situazioni che si potevano ancora presentare.

Lei disse “hai ragione…mi devo calmare…. Fammi stendere un po’”. Si alzò dal puff e si diresse verso lo strano divanetto che aveva notato quando era entrata…… Franco disse “sei sicura?” e lei che non capiva si stese supina guardando il soffitto e accarezzandosi da sola e passando la mano ripetutamente sulla fica, come in una solitaria masturbazione. Stette così qualche minuto…. si rilassò..le luci colorate continuavano a cambiare e la musica sexy in sottofondo accompagnava i gemiti che si sentivano provenire dalle stanze adiacenti…..il cuore le batteva forte..si stava di nuovo eccitando….

quando all’improvviso si sentì come un campanello d’allarme con un suono prolungato e gli altoparlanti diffusero Amanda Lear che cantava un vecchio motivo…Queen of Chinatown. Si ricordò all’improvviso……. la regina…..era la regina…. Franco le aveva detto che se una si stendeva per più di 3 minuti su di un certo divanetto diventava la regina della serata…. il che voleva dire che era a disposizione di tutti…tutti potevano usarla a loro piacimento, farle quello che volevano, donne, uomini, la zoccola di tutti, la puttana a disposizione, la troia perfetta, la latrina di maschi e femmine…..non era una posizione ambita…pochissime volte una donna si era prestata….. Tutte e tutti volevano partecipare, ma nessuna voleva essere la regina….

Franco alzò le spalle……come a dire ti avevo avvertita…ora che posso farci? Vide che la cancellata prese a scorrere, liberando l’accesso del corridoio…..e un po’ di maschi cominciarono ad affacciarsi da lì, mentre dalle altre sale arrivavano coppie curiose di sapere quale sarebbe stata la regina. F. non sapeva se era terrorizzata o eccitata……arrivava una piccola folla……coppie e singoli ora potevano mescolarsi a volontà e rendere omaggio alla regina della serata. Circondarono il lettino…..lei era ancora sdraiata e i corpi nudi tutto intorno quasi le chiudevano la visuale e le davano un senso di oppressione…..le mani comiciarono a toccarla, a frugare il suo corpo, erano dieci, venti, cento…non lo sapeva più.

Intorno vedeva solo cazzi e fiche e mani, non distingueva i volti di nessuno…..l’odore del sesso era penetrante…..era tutta gente che fino a un minuto prima era impegnata con il sesso di qualcun altro e si sentiva…. c’era anche inevitabile l’odore del sudore, di gente infoiata, di cazzi che erano stati succhiati fino all’istante precedente o che erano in fiche bagnate o in culi maschili e femminili, cazzi gocciolanti che erano stati menati dai singoli in attesa di concludere qualcosa, cazzi e fiche che avevano pisciato aspettando che qualche lingua li ripulisse dalle gocce di orina ed ora erano tutti lì per lei, che era la loro schiava……..la visuale si restringeva sempre di più..vedeva solo cazzi di tutti i tipi e forme che venivano menati vicino al suo corpo….

Avrebbe voluto scomparire, nascondersi, vedere se stessa dall’alto circondata da tutta quella gente, le sarebbe piaciuto alzarsi in volo come una elegante libellula e osservare quello che le avrebbero fatto……Ma era sdraiata e doveva fare buon viso a cattivo gioco…..a un tratto uno le prese per le ascelle e la tirò verso di sé…. non capì subito, ma quando fece per riappoggiare la nuca, trovò che la testa penzolava nel vuoto…..vedeva le ginocchia di un uomo, vedeva il suo grosso lungo cazzo oscillarle davanti al viso e subito le aprì la bocca per finire piantato nella sua gola….

il porco in quella posizione poteva chiavarla in bocca e lei non si poteva muovere…..lui piegò leggermente le gambe e cominciò a muovere i fianchi avanti e indietro andando dentro e fuori dalla bocca, mentre con le mani le massaggiava la tette…. le era sulla schiena, bloccata con la testa in giù, quasi non riusciva a respirare, alzò le mani quasi a spostarlo, ma incontrò una selva di cazzi che cominciò a toccare, a menare, passando da uno all’altro tanto non era possibile fare altrimenti…..ogni spazio intorno a lei era impegnato da cazzi umidi e gocciolanti di piacere….

Le faceva male il collo in quella posizione, ma si stava eccitando come una porca…..sentiva chela fica le gocciolava, doveva essere lucida e schifosamente bagnata, non sapeva quante dita la stavano toccando, ma scivolavano dentro di lei continuamente, una dopo l’altra……. il tizio venne quasi subito nella sua bocca…. lei non poteva deglutire in quella posizione, per cui al primo denso getto di sborra mugolando riuscì a spostarsi e far scivolare il cazzo fuori dalla bocca, tossì ripetutamente e l’uomo segandosi con le mano finì riversando gli altri getti bianchi sul collo e sul seno.

Non fece quasi in tempo a prendere fiato che un altro prese subito il suo posto…perse la cognizione del tempo…non sapeva più quanti uomini erano venuti nella sua bocca…. e continuavano…uno dopo l’altro … e poi la sborravano dovunque…..aveva la faccia piena, i capelli, il naso, il seno…..ogni tanto capitava una donna che la leccava tutta, raccoglieva la sborra con la lingua e magari la passava ad un’altra baciandola….. tra i vari maschi che le avevano preso la bocca in quel modo, c’erano anche due donne che si erano accucciate sulle sua bocca per farsela leccare, ondulando i fianchi per strofinarla bene sulla sua faccia…..non le aveva viste ma non credeva fossero giovani….

le porche…. una non era depilata e aveva i peli bianchi sul sesso…..tutte e due avevano raggiunto l’orgasmo sulla sua faccia e per ringraziamento mentre godevano le avevano anche pisciato sul viso……Lei non sapeva più niente, non capiva più niente, una cazzo la stava chiavando, un altro era perennemente in bocca, aveva sempre cazzi in mano, aveva perso il conto degli orgasmi che aveva avuto, le girava la testa, che era sempre penzoloni e faticosamente riuscì a tirarsi su.

Scese dal lettino e si inginocchiò per terra e cento cazzi le si pararono davanti……fino ad ora era stata usata, ora voleva condurre il gioco lei. Cominciò a succhiare cazzi passando da uno all’altro…voleva assaggiarli tutti, e intanto con le mani menava gli altri, un po’ per uno, passando da uno all’altro con la bocca e le mani…li voleva tutti..voleva che sborrassero tutti…. le comparve anche un mostruoso cazzo nero, dai 25 ai 30 centimetri di lunghezza e belle grosso…a stento lo teneva in mano…….

vi si dedicò con particolare passione. Ogni tanto compariva qualche fica tra un cazzo e l’altro, e a quella erano sempre riservare due o tre dita e una bella slinguata…Non seppe quanti le sborrarono addosso mentre era inginocchiata ai loro piedi, ma quando si alzò sembrava un candeliere in cui le candele si erano tutte consumate e la cera bianca era colata tutta giù raccogliendosi alla base……. solo che nel suo caso era sborra.

La misero di nuovo sul lettino inginocchiata questa volta……. ma quanti dovevano venire ancora? Credeva di averli fatti sborrare già tutti…. uno si mise sotto di lei…..la guardava negli occhi, ma le piantò subito il cazzo nella fica…lei prese a muoversi su e giù con i fianchi, ma all’improvviso sentì una fitta dietro…già …nessuno l’aveva ancora inculata…. era arrivato il momento. La doppia penetrazione la esaltò..era esausta, ma inspiegabilmente si eccitò ancora e si apprestò a gustarsela tutta…….

immancabilmente un cazzo le penetrò in bocca…..era fatta…tutti i buchi erano occupati…tese le mani…..trovò subito due cazzi da menare e pensò “ora non posso fare altro, facciamo venire questi 5”. Ero uno spettacolo alle prese con 5 cazzi…. con quello sotto di lei si guardavano negli occhi mentre lui la trombava, non sapeva chi aveva nel culo, ma ci sapeva fare…. Abbastanza delicatamente era andato fino in fondo e ora le sue palle sbattevano contro quelle di chi aveva nella fica.

Improvvisamente quello in bocca venne…basta sborra..era sazia…ne aveva ingurgitata a litri…..girando la testa fece uscire l’uccello dalla bocca e quello subito si diresse verso la bocca aperta dell’uomo che era sotto di lei……lo vide entrare mentre continuava a sborrare…. e pensò…”questo è bisex…prendine un po’ anche tu”. Infatti l’uomo parve apprezzare tantissimo…si leccava le labbra e da tanto che eccitato le venne nella fica……. aveva trovato il compagno giusto perché subito si alzò e se ne andò con lui…..Anche quello nel culo venne copiosamente…..il clistere caldo di sborra quasi la fece venire…..l’uomo si sfilò e fu subito rimpiazzato da un altro e poi da un altro, e poi da un altro….

il buco del culo non le bruciava più……era dilatato al massimo, più largo della fica……il retto pieno zeppo di sborra che le continuava a colare fuori era così lubrificato al massimo e i cazzi scivolavano dentro senza difficoltà, come mani su una saponetta che era rimasta nell’acqua……. Uno dopo l’altro le venivano nelle fica, nel culo, in bocca…. la processione non finiva mai. Ad un certo punto le sembrò che la sua vagina si dilatasse a dismisura…..non era possibile che ci fosse un cazzo grosso così……erano due…….

gli erano entrati in due nella fica e la stavano chiavando insieme…. come era bello……voleva venire di nuovo……. era mai possibile? Quanti orgasmi poteva avere? Intanto il cazzo nero le si parò davanti alla bocca……le venne l’acquolina come davanti a un dolce prelibato..lo leccò e cominciò ad allargare la bocca per prenderlo…..non ce la faceva…era troppo grosso…. riuscì a far entrare solo la cappella, ma aveva la bocca dilatata e non ce la faceva a fare un buon pompino……lui dopo poco uscì e fu subito rimpiazzato da un cazzo di normali proporzioni…… I due nella fica la eccitavano e prese a toccarsela furiosamente…sentiva arrivare un altro orgasmo…il clitoride sporgeva, lei continuava a farlo passare tra le dita, i due cazzi esplosero quasi contemporaneamente….

fu un inondazione di sborra e venne anche lei tenendo la fica in mano, si sentì svenire dall’eccitazione…era un po’ provata….. i due si sfilarono dalla fica, scesero dal divanetto, si misero avanti a lei e si fecero ripulire i due cazzi sporchi di sborra dalla sua lingua…. Lei rimase a bocca aperta mentre era ancora sotto l’effetto dell’ondata di orgasmo, quando i due contemporaneamente pisciarono sulla sua lingua e nella gola….. A lei non importava più niente…era tutto buono……mando giù una sorsata e poi tenne la bocca aperta così il piscio le scivolava fuori dalla bocca piena ma senza ingoiare.

Approfittò anche lei…aveva la vescica pienò e la scaricò…non si curò di chi ci fosse dietro a ricevere la sua pioggia, ma fu sicura che qualcuno era stato centrato in pieno…peggio per lui. Vide con la coda dell’occhio il nero dietro di lei……. bè si sarebbe fatto anche quel cazzo…nella fica sarebbe certo entrato..ma si sbagliava……lui cominciò a strofinarlo prima sulle labbra, poi sul buco del culo e alternò…. da tutti e due buchi continuava a colare sborra, ma lui si concentrò sul culo………lei pensò non no lì non ci entra, ma lui piano piano forzava……quel culo che era stato ripetutamente violato cominciò a cedere, cominciò ad allargarsi e la cappella riuscì ad entrare…lei si sentiva spaccare…meno male che pieno di sborra facilitava la penetrazione, lubrificato come era….

era mostruoso, sia il cazzo che l’ano, che si allargava sempre più…. ed entrava, continuava ad entrare, scivolava sempre più giù, fino a che fu tutto dentro fino alle palle. Lei non capiva più nulla, lo sentiva quasi in gola…..era in profondità nelle sue viscere…si sentiva dilatata, spaccata……una sensazione mai provata, ma quando lui si cominciò a muovere salì al settimo cielo……. chiese all’uomo vicino di masturbarle la fica…lei non voleva distrarsi……voleva che qualcuno la ravanasse davanti mentre il mostro la penetrava dietro…..Quando lui venne le sembrò una cashita di lava calda, le riversò dentro il mondo, non finiva più, gli schizzi di sborra si susseguivano copiosi…non li contava più….

la mano sconosciuta continuava a masturbarla, ebbe un orgasmo violento…. cominciò a tremare tutta…. si divincolò…l’enorme cazzo venne estratto di colpo come un tappo dalla bottiglia di spumante…..seguito da un getto di sborra dal culo di F. che non riusciva più a contenerla da tanta che era…… Lei si accasciò semi svenuta…era quasi in trance…. non sentiva più nulla, non reagiva più…… C’erano altri uomini in coda per approfittare della sua bellezza…..lei non li vedeva più…non partecipava più…..continuarono a sborrarle nel culo, nella fica, in faccia…tanti si accontentavano di farsi una sega sul suo corpo e di venirle sul seno, sulle gambe….

dovunque. Ci fu uno che le infilò le dita dentro la fica e cominciò a ruotarle nel lago di sperma che c’era all’interno…. E scivolavano una dopo l’altra…entrò anche il pollice…..l’uomo scivolò dentro fino al polso…..cominciò a stantuffarla con il braccio, muovendolo avanti e indietro…. quando ne estraeva un pezzo era lucido di sperma…..mentre continuava il fisting con l’altra mano si faceva una sega…. quando stava per venire sfilò il braccio e finì la masturbazione venendo esternamente sulla fica di F.

, poi se ne andò. Quando fu tutto finito erano passate quasi 2 ore…..F. non si era più mossa…era come in trance…gli orgasmi in serie l’avevano spossata…tutti erano andati via…. lei era ancora sdraiata su quel divanetto a pancia sotto…… Franco si avvicinò, la scosse…..veramente era un po’ un cesso…. coperta di sborra dalla testa ai piedi, puzzava di piscio, i capelli sconvolti e impastati……”andiamo a fare una doccia” le disse…. Lei si alzò quasi barcollando…”bello, quanto ho goduto..” gli disse….

Lui la portò alle docce, la aiutò a lavarsi, poi si andarono a vestire e si avviarono all’uscita. Prima di uscire furono accolti da un applauso scrosciante sia dal personale che dai clienti, dal padrone del locale le fu consegnata la coppa che veniva data a tutte quelle che erano state regine ( e non erano molte quelle disposte a farlo) e un certificato per cui in qualità di ex regina, aveva ingresso e consumazione gratis per sei mesi per lei e per il suo accompagnatore….

Arrivati a casa andarono subito a letto…lei non ebbe bisogno di struccarsi perché gli ultimi residui di trucco se ne erano andati ore prima…era stanchissima…. voleva dormire subito. Diede la buonanotte e Franco e si voltò…dopo un minuto però si rigirò e gli disse “amore…. quando ci ritorniamo?”Franco la guardava quasi inebetito e capì che quel locale avrebbe avuto una regina molto più spesso che in passato…. lei si era già addormentata e lui le sorrise…”che zoccola che sei amore….

” pensò. Il bingo bongo di mia moglieCon la gabbietta la masturbazione per me è ovviamente assolutamente off-limits, ma per un lungo periodo di tempo è stato un atto che mi veniva addirittura imposto (ammetto che non mancavo l’occasione di dedicarmici anche in separata sede, spesso e volentieri), sempre rigorosamente da consumarsi davanti a loro che, ben sapendo quanto io fossi vergognoso e timido al riguardo, non perdevano occasione di umiliarmi in questo modo.

Di solito la cosa si svolgeva durante i loro amplessi, in altre occasioni mi veniva richiesto di segarmi di punto in bianco, magari durante momenti e situazioni in cui non erano impegnati a fare sesso, così insomma, per loro esclusivo divertimento. In ciascun caso però la regola era sempre la stessa: masturbarsi sì, ma senza venire prima che me ne fosse dato il permesso. Ovviamente quando mi segavo guardandoli scopare il permesso mi sarebbe stato accordato soltanto dopo che avessero finito e che, se richiesto, li avessi ripuliti.

Quasi sempre mi era consentito di schizzare in terra o sui piedi nudi di lei (da ripulire con la lingua, in questo ultimo caso), sempre rigorosamente in ginocchio. Pur dovendo essere sempre forzato a cominciare, una volta partita la mano, la mia libido prendeva però il sopravvento: resistere fino alla fine senza schizzare era sempre un vero tormento. Avevo fino ad allora avuto qualche “incidente”, sborrando in anticipo e privandoli così del divertente spettacolo della mia umiliazione, ma la cosa non aveva mai avuto alcuna conseguenza, se non frasi di derisione del tipo:“Soffriamo di eiaculazione precoce eh, fighetta? Ora capisco perché non hai mai soddisfatto tua moglie… dimensioni a parte si intende”E giù a ridere entrambi.

Oppure:“Duri meno di un ragazzino di tredici anni alle prime seghe, fighetta… beh d’altronde hai anche il pisellino di un ragazzino di tredici anni… come potrebbe essere altrimenti?”E altre amenità del genere. Però quel giorno non me la fecero passare così liscia. Io la ricordo cosi:Me ne sto ai piedi del letto, in ginocchio, con la mano che fa avanti e indietro sul cazzo, nemmeno troppo velocemente. Da quella posizione godo di un punto di vista privilegiato per ammirare il cazzo del bull che pompa vigorosamente nella figa della mia signora.

Sto ammirando le grandi labbra della figa allungarsi attorno all’asta lucida di umori di lui ogni volta che lo tira indietro, quasi a volerlo trattenere, a non volerlo far uscire nemmeno un secondo. Lui è sopra di lei che gli tiene le gambe avvinghiate attorno ai fianchi. I muscoli delle natiche strette e muscolose del toro si muovono con un ritmo fluido, quasi ipnotico. Puntato sulle ginocchia, con le gambe leggermente piegate, tiene le cosce larghe in modo che io possa guardare bene come me la sta scopando.

I grossi testicoli pendenti oscillano al ritmo delle pompate, battendo sull’ano con un rumore incessante, ipnotico anch’esso: Ciaff… Ciaff… Ciaff…Lei non si trattiene, mugola, ansima, dice che ne vuole ancora e sempre di più. Lui si limita a respirare affannato. Non mi rendo conto di essere così vicino a venire fino a quando non è ormai troppo tardi per trattenermi: rilascio convulsamente nell’aria lunghi getti di sperma, alcuni dei quali, disgraziatamente, vanno a posarsi sulle lenzuola, nella precisa direzione dei loro sessi che si sfregano, l’uno nell’altro.

Realizzo subito che la cosa non sarà affatto gradita; vorrei allungare una mano per tirar via quelle strisce di sborra dal letto, ma non oso muovermi. Me ne sto lì col pisello che mi si ammoscia lentamente in mano, ad aspettare che finiscano. Posso solo sperare che la cosa passi inosservata. E invece lui, una volta pompata la solita equina razione di denso sperma a farcirle la figa (non so come faccia a farne sempre così tanta, se è dovuto alla sua dieta, a quanta acqua beve, o forse più semplicemente al fatto che è più maschio di me e ha i coglioni più grossi), si stacca da lei tirando indietro il busto e se ne accorge subito.

-Che cazzo…..Torcendosi verso di me, posa lo sguardo sul mio pisello moscio, ancora gocciolante. -Ma che schiiifo! Guarda che cazzo ha combinato quella troietta lurida della tua maritina…Si tira su pure lei, con la sborra candida che le cola dalla figa ancora dilatata e, guardando le lenzuola:-Ma Paolooo… ma stai un po’ attento… non lo vedi che casino hai fatto??Queste considerazioni però me le tengo per me, mentre lui, tenendomi premuta la faccia sul lenzuolo macchiato come si fa con i cuccioli che fanno pipì in casa, mi sta sibilando in un orecchio:-Adesso non solo svuotiamo le palline senza permesso… ma ci permettiamo pure di schizzare quasi addosso al padrone, EEH?-N..non l’ho fatto apposta… davvero… non volevo!-E ci mancherebbe pure lo avessi fatto apposta, fighetta… male, molto male… se continui così finisce che te le taglio via, quelle palline! Cos’è… ti sei eccitata a guardare la figa della tua signora? Ahh noo… ho capito… ti sei bagnata tutta a vedere da vicino il cazzo di un vero maschio, giusto!? Hai ragione, povera piccola… anche tu hai le tue esigenze di femmina calda, vero? Ma non ti preoccupare che adesso zio Bruno te le fa sfogare lui le voglie, così per un po’ ci togliamo questo brutto vizio…Questa ultima frase l’ha pronunciata col tono di voce che di solito si usa con i bambini piccoli.

Mi sento piuttosto intimidito. Tra l’altro non ho capito bene quello che ha in mente e comincio ad essere leggermente preoccupato…Un quarto d’ora dopo, finito di cambiare le lenzuola per la seconda volta nella giornata, sto raccogliendo quelle sporche per metterle direttamente in lavatrice. Marisa è in bagno che fa un bidet (sento l’acqua scorrere), lui è in soggiorno a non so fare cosa da un po’, quando lo sento chiamarmi da di là:-Fighettaaa… vieni un po’ qua… vieni, vieni che zio Bruno ti fa vedere una cosa…OHSSANTINUMI.. che si sarà inventato adesso?Lo raggiungo in soggiorno con ancora il fagotto delle lenzuola sporche in mano e l’aria da cane bastonato.

Se avessi la coda, in questo momento la terrei stretta tra le gambe. Sta armeggiando col pc, ma da qui non riesco a vedere lo schermo. -Vieni vieni… avvicinati. Guarda cosa ti ha trovato lo zio Bruno per farti sfogare come si deve… poi non dire che non teniamo conto delle tue esigenze…Giro attorno alla scrivania e finalmente posso vedere ciò di cui sta parlando:E’ una clip proveniente da qualche sito porno, esattamente si tratta dello slideshow di una interminabile sequenza di enormi cazzi neri (appartenenti ovviamente ad altrettanti muscolosi omaccioni) e sta facendola scorrere dopo aver settato la riproduzione in modalità “loop”.

Non ne capisco la necessità perché leggo dal timer che il filmato dura più di mezz’ora…Mezz’ora dopo invece lo capisco benissimo, mentre mi trovo, esattamente da mezz’ora, inginocchiato davanti allo schermo a menarmi disperatamente l’uccello per raggiungere il secondo dei 3 orgasmi necessari a che io possa ottenere il permesso di alzarmi di lì. Tra le mie ginocchia doloranti e il pavimento c’è fortunatamente un po’ di morbido: il fagotto di lenzuola ancora bagnate della sua (tanta) e della mia (poca) sborra.

Ha preteso che anche Marisa assistesse alla mia umiliazione e adesso mi guardano entrambi dal divano sul quale sono sdraiati, lanciando qualche divertito incoraggiamento al mio indirizzo, tra una slinguata e l’altra. I cazzi neri continuano a scorrermi incessantemente davanti agli occhi, mentre il mio povero pisello è tutto arrossato e dolente. Sono appena riuscito a recuperare un po’ di rigidità dopo il primo dei tre orgasmi impostimi, avvenuto buoni venti minuti fa, e confido di poter raggiungere il secondo entro i prossimi venti.

Sborrare la prima volta (che poi sarebbe la seconda, dopo quella mentre stavano scopando) è stato relativamente facile, non venivo da almeno 3 giorni e vedere il toro montare la mia signora mi aveva caricato ulteriormente: mi è stato sufficiente segarmi per qualche minuto apprezzando i cazzi neri che mi scorrevano davanti agli occhi e ho schizzato in terra, davanti a me. L’evento è stato salutato da complimenti e applausi da parte del mio divertito pubblico.

Ora però la cosa non si sta rivelando altrettanto semplice. Sono costretto a cambiare mano continuamente perché il braccio destro comincia a farmi male, ma con la sinistra al massimo riesco a tenermelo duro, non riesco a raggiungere la intensità di ritmo necessaria per venire, per cui sono costretto a tornare alla mano destra non appena il braccio si è riposato un po’. Esattamente mezz’ora dopo la prima sborrata davanti allo schermo (posso asserire con certezza che sono trenta minuti esatti perché ho sborrato proprio davanti alla stessa foto davanti cui ho sborrato prima: un maschio nero, piuttosto sovrappeso, seduto sul bordo di un letto, aria assorta e in mezzo alle gambe un arnese largo e lungo, da moscio, più o meno come il mio avambraccio), conseguo la seconda grazie a un’accelerazione disperata che riesco ad imporre al mio braccio esausto.

Mi concedo un paio di minuti per flettere un po’ il braccio e recuperare un po’ di fiato prima di attaccare di nuovo. La quantità di sperma questa volta è stata davvero esigua e puntualmente la cosa viene sottolineata con simpatici frizzi e lazzi. -Beh? Tutto lì?? Ma non è che fino ad oggi ci siamo sbagliati e che quelle che hai lì sotto non sono palline come abbiamo sempre creduto, ma una sorta di ovaie esterne?Fa lui.

Lei non mi usa nemmeno la cortesia di astenersi dal ridere, e la cosa mi umilia un bel po’. Riprendo volenterosamente a segarmi ma stavolta prima di ottenere un minimo segno di vita impiego almeno il doppio del tempo rispetto alla volta precedente. Comincio a pensare di non potercela fare, sono ricoperto di sudore e ogni colpo che infliggo al cazzo mi fa stringere le labbra dal dolore, in certi momenti mi gira anche un po’ la testa.

I cazzi neri continuano a popolare lo schermo e temo proprio che popoleranno anche i miei peggiori incubi per i prossimi mesi. Sto per gettare la spugna, non posso farcela. Devono essersi sono accorti della mia difficoltà perché li sento bisbigliare tra loro a lungo. Spero stiano deliberando la mia grazia. Poi lui si alza e mi viene dietro, si china e comincia a battermi una mano sul sedere al ritmo della mia sega, come per darmi il tempo.

-Op… Op… Op… avanti fighetta ci sei quasi, non ti deconcentrare… guarda quei bei cazzi neri… mmhh… scommetto che ti fanno venire l’acquolina in bocca, vero? D’altronde alle femminucce i bei cazzoni neri fanno sempre quest’effetto, giusto? Avanti… ancora… non ti fermare… Op… Op… Op…Non è che mi stia sculacciando con forza, sono sculacciatine leggere di derisione le sue e, inaspettatamente, stanno ottenendo l’effetto di farmi riacquistare un minimo di turgore. Ne approfitto per tentare un altro sprint.

-Scommetto che hai la fighetta tutta bagnata per quei bei maschioni, vero?Sento scivolare la sua mano più in basso, a cercarmi l’ano, e subito dopo un dito infilarvisi in un sol colpo fino alle nocche. E’ quello, che fa il miracolo: sento gli spasmi del piacere arrivare, il mio cazzetto inizia a muoversi su e giù senza nemmeno che io continui a menarmelo (ho poggiato la mano destra in terra per non perdere l’equilibrio nel momento stesso in cui mi sono sentito penetrare) e ho un orgasmo.

Ridicolo si, quasi a secco (appena un rivolo di sborra che mi cola giù lungo l’asta), ma pur sempre un orgasmo. Cado in avanti a 4 zampe, esausto. Sento lei ridacchiare dal divano mentre lui commenta così:-Che ti avevo detto, Marisa? Hai visto che avevo ragione? E tu che non ci volevi credere… te l’avevo detto che sarebbe bastato toccarle la figa, alla maritina, per farla venire… Sei convinta adesso? Quella è più femmina in calore di te!-Umiliazioni- In assenza di mia moglieDivenute le visite del bull a casa nostra una normale routine, ci siamo dovuti porre il problema dei lavori domestici.

Fino ad allora, avevamo sempre avuto una signora polacca, per un paio di ore tre volte alla settimana, ad occuparsene, ma l’eventualità che il bull si fermasse da noi a dormire e al mattino si potessero incrociare non era assolutamente auspicabile. Inoltre, se anche non si fossero mai incrociati, sarebbe stato comunque imbarazzante dover giustificare la costante presenza di lenzuola sporche in quantità industriale (vengono cambiate prima e dopo ogni visita del bull) nonché di tutto il campionario di intimo particolare che usa mia moglie per compiacerlo.

In conseguenza di ciò decidemmo di fare a meno dell’aiuto di questa signora. Avrei dovuto essere quindi io, nei miei momenti liberi (vedi i fine settimana in casa da solo), a svolgere quelle faccende al posto suo. Nei fine settimana devo pertanto occuparmi di fare il bucato (almeno 2 lavatrici solo di lenzuola, sempre), di stirare tutto una volta asciutto, di svolgere le pulizie di casa e infine di recarmi al supermercato a fare la spesa per il settimanale approvvigionamento di generi alimentari e prodotti per la pulizia.

Lo faccio da un paio di anni e ormai sono un vero esperto, anche se ho dovuto imparare praticamente tutto. Fino ad allora infatti non sapevo nemmeno come si caricasse una lavatrice. Durante la settimana invece c’è molto meno da fare e qualche volta mia moglie mi da una mano, anche se tocca sempre a me cambiare le lenzuola e rifare il letto prima e dopo le visite del bull, occuparmi di servire bevande e stuzzichini, cucinare e servire in tavola quando, occasionalmente, rimangono a cena.

Che il bull sia presente in casa nostra in assenza di lei capita davvero molto raramente, in due anni e passa ricordo giusto una mezza dozzina di occasioni in tutto; sempre in concomitanza con imprevisti che hanno fatto ritardare lei di qualche decina di minuti al massimo. Soltanto due casi hanno fatto eccezione: una volta in cui, poco dopo la solita telefonata per annunciare il suo arrivo, al bull si scaricò la batteria del cellulare e mia moglie, che dovette uscire per un’emergenza riguardante i propri genitori, non riuscì ad avvertirlo, e un’altra volta in cui, pur con mia moglie fuori città, si presentò lo stesso per vedere non so che partita di calcio sulla mia pay tv perché a lui non funzionava l'antenna satellitare, e che finì per passare la notte in casa mia.

La volta della partita è stata quella in cui mi sono trovato a dover passare più tempo in assoluto da solo in sua compagnia. Almeno per quanto riguarda casa mia. Userò il presente indicativo, per raccontarla, perché credo che ciò renda i racconti più vivi ed immediati. Sono in casa da solo, lei è fuori per motivi di famiglia. In casa c’è poco da fare, sto pensando di prepararmi qualcosa di buono per cena e spararmela poi comodamente sul divano davanti a un bel dvd quando squilla il telefono.

Rispondo con tono scocciato, già pronto a declinare l’ennesima offerta di cambio di gestore telefonico della giornata:-Proonto?-Fighetta… sono io… volevo sapere… a casa tua funziona la tele?Riconosco immediatamente la voce di Bruno, il nostro bull, ma non mi aspettavo proprio di sentirlo, stasera. Sono sorpreso. -Oh… si, buonasera… cosa? Non ho capito bene…Sono cosciente che sto facendo la solita figura da scemo, davanti a lui mi capita sempre, quest’uomo mi intimidisce. D’altronde come potrebbe non intimidirti uno che si scopa regolarmente tua moglie, che si fa ripulire il cazzo con la bocca da te ogni volta che viene e che per sovrappiù ogni tanto te lo sbatte pure in culo?-Lo capisci l’Italiano, fighetta? T E L E… D E CO D E R… a casa tua funziona?Non riesco a capire dove vuole arrivare, però non ho il coraggio di chiedere ulteriori chiarimenti.

-Si, credo di si…-CREDI o ne sei sicuro? Controlla. Mi affretto ad accendere tv e decoder. Ormai è una specie di riflesso condizionato per me: ad ogni suo ordine, shitto. -Allooora? Quanto ci vuole…?-Si, sto controllando, un attimo… si funziona tutto, perché?-Tu non ti preoccupare, fighetta… tra poco arrivo, fammi trovare una bella cenetta. E riattacca. -Pronto? Pronto..?Sono sorpreso, non so cosa pensare, non è mai capitato che telefonasse quando lei non c’è e per un attimo sono tentato di ritelefonargli per dirgli che stasera lei sarà fuori città, magari non se lo ricorda…Decido che è impossibile che non lo sappia e lascio perdere.

Scorro rapidamente la programmazione della serata e mi accorgo che c’è un turno di campionato infrasettimanale… è vero, me ne ero scordato. Ora si spiega tutto…La cosa mi scoccia e non poco. Va bene fare il padrone in casa mia quando c’è lei, ma adesso anche quando sono da solo…Ma, come ho detto prima, quest’uomo mi incute soggezione e non me la sento di contrariarlo… passerà pure questa…Ho giusto il tempo di preparare per lui la cenetta che avevo intenzione di preparare per me, quando sento la chiave girare nella toppa del portoncino di casa: è arrivato.

-Allora, fighetta… è tutto pronto? Dove sei?Sono impegnato con le pentole sul fuoco e prima che possa mollare tutto e raggiungerlo in soggiorno si affaccia lui in cucina. -Beh? Non ci siamo proprio eh!Mi limito a guardarlo con aria ebete non capendo a cosa si riferisca, in fondo la cenetta gliela sto preparando… O NO!?Mi indica con la mano destra, il palmo aperto verso l’alto. -Da quando in qua ci si fa trovare vestiti quando arriva il padrone? … e con vestiti maschili poi… ti vuole entrare in quella testolina che sei una femminuccia ora? E le femminucce non si vestono da maschietti…Ora… è pur vero che, come ho già detto, è abituato al fatto che io lo accolga completamente nudo, ma questo accade quando viene a scopare lei; non pensavo lo pretendesse anche solo per venirsi a vedere una partita a casa mia!Ingoio il rospo e chiedo, cercando di evitare che nella mia voce traspaia l’irritazione che sto provando:-Devo spogliarmi?Si avvicina ai fornelli e comincia a spiluccare qualcosa senza degnarmi di uno sguardo, poi sempre di spalle e con la bocca piena:-Non me lo dovresti nemmeno domandare, fighetta, comunque non ti voglio completamente nuda ché mentre mangio la vista di quel cazzetto che ti pende tra le gambe mi disturba… metti un paio di mutandine carine.

Alzando gli occhi al cielo (tanto lui è di spalle e non mi vede), senza obiettare, mi vado a cambiare lasciandolo lì. Quando sono davanti al cassetto degli slippini di mia moglie intento a sceglierne uno, mi raggiunge la sua voce dal soggiorno. -Fighettaa… voglio che indossi pure i sandali che ti ho regalato per il tuo compleanno, non te ne dimenticare!Poi sento che ha acceso la televisione. OH NO, CAZZO! Mi dico dentro di me I SANDALI TUTTO IL TEMPO NO…Qui è necessaria una digressione: come forse ho già accennato precedentemente, lui è un vero feticista per tutto quello che riguarda scarpe, stivali, pantofole, e soprattutto i suoi preferiti: Sandali con tacco alto e sottile, meglio se con suola spessa uno o due cm e che lascino più possibile il piede femminile nudo.

Ho detto femminile? Si, ho detto bene; e dato che anche io secondo lui sono incluso nel genere femminile, anche i miei piedi sono soggetti alla Legge del Sandalo. Pretende infatti che mia moglie lo riceva sempre in questo tipo di sandali e che li tenga su anche mentre la scopa, dice che lo eccitano. Fin qui, niente da obiettare, ma da un po’ di tempo pretende che li indossi anch’io. Inizialmente aveva provato a farmi infilare quelli di lei, ma dato che io porto il 42 e mia moglie il 39, avevamo dovuto, suo malgrado e per mia felicità, farne a meno.

Fino al giorno del mio compleanno, però. Come regalo infatti si presentò con un bel paio di sandali argentati da troia n. 42, tacco 12, ordinati appositamente per me su internet. Da allora pretende che li indossi sempre. Intendiamoci, non è dell’umiliazione di doverli indossare in sé che mi lamento (a quello ho fatto il callo e in fondo in fondo ci provo pure gusto), ma della loro infernale scomodità. Passare una serata con questi sandali ai piedi, sia pure in casa, è una vera e propria forma di tortura.

Ho anche dovuto imparare a camminarci come si deve (mi ha insegnato mia moglie), mettendo un piede davanti all’altro (non di fianco, come per le scarpe basse) e di conseguenza sculettando leggermente. Comunque… fine della digressione e torniamo al punto. OH NO, CAZZO! ripeto dentro di me I SANDALI TUTTO IL TEMPO NO…Però, dopo essermi denudato ed aver indossato un tanga di pizzo verde bottiglia, li metto e torno di là. E’ stravaccato sul divano come al solito, sta ascoltando le ultime novità sulle formazioni che scenderanno in campo, sente il rumore dei tacchi e si gira verso di me-OOHH… brava! Ti voglio sempre così quando sono in casa, non te lo far ripetere un’altra volta… vieni un po’ qui vicino… girati… fatti un po’ vedere…Faccio come chiede, mi avvicino, unisco i piedi e giro lentamente sui tacchi come un’indossatrice.

Mi molla una sonora pacca sul culo con la mano aperta e mi spedisce in cucina. -Dai sbrigati a portarmi il vassoio con la cena che tra poco comincia! Voglio mangiare adesso che ancora parlano che poi iniziano a giocare e non mi voglio distrarre…Dopo qualche minuto gli sto sistemando in grembo il vassoio con la MIA cena. Ho già portato la birra e il bicchiere e glieli ho sistemati su un tavolino lì accanto.

-Serve altro?Mi guarda assorto. -Lo sai che come camerierina non saresti nemmeno male, fighetta?Fa poi, mentre comincia ad ingozzarsi. -Non è mica che avresti un grembiulino, per caso?Ecco, ci manca solo il grembiulino, adesso…-No, non ce l’ho il grembiulino. Faccio io con tono un po’ troppo secco, forse. -Oh… fighetta… abbassiamo la cresta eh? Lo sai che al maschio di casa devi sempre portargli rispetto, non mi costringere a ricordartelo in un altro modo…E si tocca allusivamente il pacco.

-No… scusi, non intendevo mancarle di rispetto…-Così va già meglio… adesso fai la brava vai in cucina e metti una di quelle pettorine che si usano per cucinare… non dirmi che non ce l’hai perché le ho viste prima appese, ce ne sono tre! Metti quella di tela nera e aspetta che ti chiamo io quando ho finito di mangiare così porti via il vassoio. Eseguo senza fiatare. Un paio d’ore dopo le partite sono finite.

Io, sui miei tacchi scomodi, ho continuato a sculettare incessantemente dalla cucina al soggiorno per tutto il tempo, in ottemperanza alle sue continue richieste di acqua, caffè, ammazzacaffè, sigarette, accendino, posacenere… e chi più ne ha più ne metta. Non vedo l’ora che finisca di sentire le interviste dal campo e i vari commenti dei giornalisti in studio e se ne vada finalmente a casa sua lasciando anche a me la possibilità di sbracarmi un po’ sul divano.

Mi sa che non è di buonumore, perché la sua squadra ha perso. *Me ne sto a sciacquare i piatti nel lavello, quando mi accorgo di averlo dietro di me. Il rumore dell’acqua che scorre e la televisione accesa hanno evidentemente coperto quello dei suoi passi. Sussulto, sorpreso, e faccio per girarmi ma lui mi mette le mani sui fianchi impedendomelo. Mi irrigidisco. -Calma… volevo solo farti i complimenti per il servizio… quasi perfetto, davvero.

Sento il suo fiato sul collo mentre mi parla nell’orecchio. Sa di alcool e sigarette. Faccio un altro timido tentativo di staccarmi dal lavello. Le sue mani mi artigliano le reni, subito sopra i fianchi, mi sta facendo male. Mi immobilizzo. -Tranquilla fighetta, rilassati…Sento il suo pacco premermi lascivamente tra le natiche nude, rimango immobile, non so cosa fare. -Ma… ma… non mi sembra il caso… non c’è nemmeno Marisa…Farfuglio io. -Tranquilla fighetta, non voglio fare quello che pensi tu… lo so che ti piacerebbe se ti inculassi infilandotelo tutto dentro così, contro il lavello, come in un filmetto porno di quart’ordine, ma oggi non è il tuo giorno fortunato, non sono in vena… e poi scommetto che non ti sei nemmeno fatta il clisterino, vero? Male… molto male.

Lo sai che devi essere sempre pulita e profumata per ogni evenienza quando vengo qui… non basta che lo faccia solo Marisa, devi farlo anche tu assieme a lei, vi voglio tutt’e due sempre pronte, lo sai…Mentre mi dice tutto questo continuando a premermi col bacino contro il lavello, lo vedo allungare una mano e intingerla in una pentola sporca. Raccoglie con le dita un po’ di salsa dal fondo e la ritrae. Me le passa sulle labbra, se le fa succhiare.

Non era male la salsa, anche se un po’ troppo piccante per i miei gusti. Ne raccoglie ancora…Con l’altra mano sta scostandomi dal centro delle natiche il perizoma e, prima che possa in qualche modo oppormi, mi spalma la salsa direttamente su quella che lui chiama la mia “figa posteriore”. Mi preparo per il peggio. Sento un dito infilarmisi in culo, poi due…, mi sta trattando come un suo giocattolo, al solito. Mi passa un braccio attorno alla vita bloccandomi anche le braccia, lo sento armeggiare con l’altro braccio sul tavolo dietro di noi, poi di colpo mi infila qualcosa su per il culo, non capisco cosa sia, è duro, lungo e sembra anche ruvido, fortunatamente non è molto largo, però.

Me lo stantuffa dentro una decina di volte aumentando via via la velocità. L’attrito mi fa male e inizio a sentire anche gli effetti della salsa piccante…Mi lascio sfuggire qualche lamento e questo provoca la sua ilarità. -Di che ti lamenti fighetta? Alla fin fine sei fortunata che invece della bottiglia che cercavo, ho trovato solo un mestolo di legno… o no? Dovresti ringraziarmi invece di lamentarti…Mi ha mollato, finalmente sono libero di muovermi.

Mi giro verso di lui e istintivamente porto una mano dietro: è vero, il bastardo mi ha scopata con un mestolo di legno!-NON TOGLIERLO FINO A CHE NON TE NE DO’ IL PERMESSO, TROIA!Il suo tono mi blocca. Lascio dentro il mestolo anche se brucia, il peperoncino presente nella salsa sta avendo il suo effetto. Ho letteralmente le lacrime agli occhi. -Braava fighetta… adesso ringraziami come si deve, però…E, poggiandomi con forza le mani sulle spalle nude, mi spinge in basso per farmi inginocchiare.

Cosa vuole da me è chiarissimo. Gli slaccio la cintura e gli abbasso la zip, non porta nemmeno le mutande oggi. Forse è venuto preparato…Gli prendo il cazzo in mano, non è del tutto moscio ma nemmeno del tutto rigido. Oramai glielo ho preso tra le mani tante volte e posso dire di conoscerlo bene, eppure ogni volta la sensazione di come si gonfia lentamente tra le mie dita e le sue dimensioni asinine mi incutono soggezione e di colpo mi sento sottomesso, inferiore, totalmente alla sua mercé.

Lo sego un po’: prima riesco a farglielo indurire, meno tempo mi ci vorrà a farlo venire poi di bocca. E’ talmente grosso che mi si indolenzisce sempre la mandibola, quando ci mette troppo a venire. Mentre faccio per portarlo alle labbra mi blocca, afferra uno straccio e me lo passa ruvidamente sulle labbra. -Il sugo. Mi spiega laconicamente. Poi lascia che glielo prenda in bocca. E così me ne sto lì in ginocchio, con un cucchiaio di legno sporco di salsa piccante infilato nel culo e la sua grossa cappella in bocca fino a che il particolare grugnito che ormai ho imparato a riconoscere mi preannuncia l’imminente rilascio dei getti di sperma.

Provo a farmi scivolare la cappella violacea in punta alle labbra come faccio di solito ma una mano premuta sulla nuca mi costringe a ricevere gli schizzi caldi in gola. Ingoio per non soffocare. E’ in bagno ora, lo sento svuotarsi la vescica e poi l’acqua che scorre nel bidet. Tra poco se ne andrà a casa e sarà tutto finito, per fortuna. Sto cercando di ripulirmi dal sugo con un fazzolettino umido, in attesa che lasci libero il bagno consentendo anche a me di sciacquarmi con un po’ di acqua fredda.

Finalmente esce dal bagno ma, invece di essersi rivestito come mi sarei aspettato facesse, si è spogliato del tutto. Mi guarda e con l’aria più naturale del mondo mi dice:-Hai già cambiato le lenzuola?Mi sa tanto che questa nottata è appena iniziata…Ho appena terminato di mettere un set di lenzuola fresche di bucato al letto matrimoniale. Non ce ne sarebbe stato bisogno perché le avevo cambiate ieri, ma ha preteso così ed è inutile mettersi a discutere con lui.

Porto ancora i sandali alti e i piedi mi fanno un male da morire. Temo che avrò i segni delle scarpe per 24 ore almeno, anche dopo che le avrò tolte. Ho sempre avuto dei bei piedi, belli al punto di poter passare per quelli di una donna e lui se ne è accorto subito, quindi, siccome è un feticista per queste cose, non si accontenta di farmi portare scarpe femminili ma si diverte anche a farmi smaltare le unghie (non sempre, fortunatamente).

Tra l’altro ha preteso che io spostassi al secondo dito del piede sinistro la fede nuziale e al secondo dito di quello destro la fedina d’oro del fidanzamento, che portavo prima di sposarmi. Dice che è più appropriato, visto che mia moglie ormai è cosa sua, e che inoltre portare anelli alle seconde dita di entrambi i piedi è una specie si simbolo universale per significare che ti piace ricevere cazzi neri… bah, sarà…Gli sto comunicando che il letto è pronto e che io vado a dormire sul divano, come sempre, quando lui rimane qui per la notte.

Aggiungo anche che, semmai dovesse servirgli qualcosa durante la notte (e spero vivamente di no, perché sono distrutto), può sempre chiamarmi e arriverò subito. -Mmmhh… stavo pensando che non mi va di dormire da solo stasera, fighetta… Marisa non c’è… come potrei fare se mai avessi qualche bisogno impellente? Non ci hai pensato a questo??La prospettiva di dover dividere il letto con lui non mi esalta affatto. -Basta chiamare e arrivo subito… davvero… non c’è problema-Se c’è problema o no lo decido io, fighetta… cmq non bagnarti che non ho nessuna intenzione di dividere il mio letto con te… però voglio che tu dorma qui, stanotte.

Puoi accomodarti sul pavimento. Io sono abituato a dormire sul morbido e con due cuscini e so per certo che sul pavimento non chiuderei occhio, per cui cerco di insistere un po’:-Ma davvero… è uguale… e poi non vorrei disturbare…Mi accorgo che lo sto contrariando e, onde evitare guai peggiori, decido di cedere con il segreto intento di spostarmi sul divano non appena si sia addormentato. So che ha il sonno profondo, non sarà certo un problema.

*ORE 2. 00 am, circa. Lo sento russare forte. Mi ha costretto a indossare una specie di babydoll trasparente di mia moglie prima di farsi dare un bel bacio della buonanotte (sul cazzo ovviamente) e di farsi rimboccare le coperte. Lui dorme nudo, a me non ha consentito nemmeno di togliere le scarpe. Mi alzo, cercando di evitare il minimo rumore, ma sono al buio più totale e indosso ancora i tacchi che non ho avuto ancora il coraggio di togliere (semmai mi addormentassi, lui si svegliasse e si accorgesse che li ho tolti sarei nei guai seri): inciampo, cado, faccio rumore.

La luce della lampada sul comodino mi acceca. Quello che non doveva succedere è successo: si è svegliato. -Che cazzo stai facendo, fighetta?Dice con voce impastata dal sonno. -Err… no, niente, mi dispiace… andavo in bagno, continui pure a dormire…Abbozzo pure un sorriso innocente, ma mi sa che non ci casca…-Ah si? Ti scappa la pipì, povera?Mi sta scrutando con aria sospettosa. -Eh si…-Va bene… e siccome io sono di buon cuore, so che hai paura del buio e voglio evitare che tu faccia brutti incontri… ti accompagnerò in bagno, guarda un po’!E’ evidente che non mi ha creduto, ma faccio finta lo stesso di non aver raccolto e di interpretarla come una semplice battuta.

Faccio anche finta di essere divertito:-Ah ah… vado e torno in un attimo…E con questo imbocco il corridoio, direzione bagno, sperando che la cosa finisca lì. Invece lui si alza e mi viene dietro. Entro in bagno, accendo la luce e, naturalmente, non mi sogno nemmeno di chiudermi la porta dietro: si incazzerebbe di sicuro. Alzo la tavoletta e tiro fuori il pisellino. Dannazione, non mi scappa… (all’epoca non portavo ancora la CB e ancora pisciavo in piedi, oggi il problema non si porrebbe perché sono costretto a sedermi, per fare pipì, proprio come una femmina).

Lui è poggiato allo stipite della porta e mi sta osservando con aria strafottente. -Allora, fighetta? Non ti scappava al punto di non poter fare a meno di rischiare di svegliarmi? Non è che per caso, invece di pisciare, volevi andartene a dormire sul divano??- No, no… è che mi succede sempre così quando qualcuno mi guarda… mi blocco…Provo ad imbastire su due piedi io. -Mmm… io invece penso che tu mi stia prendendo per il culo…-Ma no, per carità…Sento che sto perdendo terreno e sono preoccupato di quello che potrebbe succedermi.

-IN CAMERA DA LETTO, SUBITO!Il tono delle sua voce mi colpisce come uno schiaffo in piena faccia. Senza stare a discutere, lo seguo in camera per non contrariarlo ulteriormente. Sto ascoltando il suo pistolotto ai piedi del letto, lui è di nuovo sdraiato, sembra soddisfatto di sé. -Pensavi davvero di potermi fare fesso, fighetta? Ringrazia che adesso ho sonno e non mi va di darti la lezione che meriteresti… ne parliamo domattina, però. Ah… a proposito, per me sveglia alle 9 in punto, ovviamente con un pompino di buon giorno… attenta che controllerò… un minuto prima o un minuto dopo e sono cazzi tuoi… Adesso chiudi la porta con la chiave, poi sfilala e dalla a me…Eseguo.

ORE 9. 00 am…….. in punto. Sto pompando il suo cazzo con la bocca, gentilmente. Non so nemmeno se sono riuscito poi a chiudere occhio o meno, forse si, ma è da prima delle otto che non faccio altro che controllare l’orologio sul comodino per evitare di non essere puntuale. Ha un sapore orribile, sa di sudore e di sborra rancida ma questo non mi ferma: ha detto alle 9 e alle 9 sarà.

Non ho abbastanza palle per disobbedirgli, me ne rendo conto. Sono convinto che si sia svegliato non appena glielo ho preso in bocca, ma che continui a far finta di dormire, forse per umiliarmi ulteriormente. Lo sento crescere tra le labbra, diventare duro come pietra. -Mmmhhh… brava la mia fighetta, sei puntuale!Finalmente ha deciso di smetterla con questa pantomima del bell’addormentato…-STOP! So che il mio uccello ti piace tanto, ma mollalo! Non voglio sborrare prima di averti dato quanto promesso… Molla il mio uccello, da brava, e assumi la posizione della punizione: a quattro zampe sul letto, tette contro il materasso e culo in aria!Stoppo la fellatio e mi arrampico sul materasso evitando di guardarlo negli occhi, mi sento umiliato e infelice come non mai, ma assumo la posizione richiesta.

Spero solo non sia una cosa lunga, di qualunque cosa si tratti…Lo sento sputarsi sulle dita e passarle poi sul mio buchetto, mentre continua a sproloquiare:-Non sei malaccio, come femminella di riserva, ma devi ancora imparare che il padrone non si prende mai in giro…Ecco la punta del suo enorme arnese fare capolino contro il mio buchino indifeso…-Se ti dico di fare una cosa devi farla, lo capisci, troia?Inizia a spingere…-Sai perché hai l’onore che io mi occupi delle necessità di quella vacca di tua moglie?E intanto mi scivola dentro…Mi colpisce col palmo della mano aperta sulla natica destra, forte…-N..no… perché?-Perché sa stare al suo posto, ecco perché, accetta da me quello che viene, senza fiatare, così come è giusto che sia e così come devi fare tu…E giù un altro schiaffo, mentre sento il suo cazzo farsi strada dentro di me…-…le vere femmine, ai maschi, si sottomettono senza limitazioni e senza sotterfugi, capito, fighetta? Perché tu sei una vera femmina, giusto? Sei quasi più femmina di quella vacca di tua moglie… lo ho capito dal primo minuto che ti ho vista…E giù schiaffi sul culo come se piovessero…Io, da parte mia, mi sento totalmente dominato e annullato da questo maschio arrogante e insopportabile.

-…non osare mai più tentare di prendermi per il culo come hai fatto questa notte, chiaro? La prossima volta che mi accorgo di una cosa del genere ti castro, capito!?E, a questo punto, mi prende, da sotto, le palle e me le strizza a morte nella sua mano ruvida. -Se ti dico che voglio una cosa da te, significa che VOGLIO una cosa da te, non accetto ”se” o “ma”! Tu ancora non mi conosci bene, ma ti garantisco che imparerai a conoscermi… adesso chiedi scusa e implorami di darti il mio sperma, da brava femminella.

E aumenta ancora di più la stretta attorno alle mie palle…-CHIEDO SCUSA, CHIEDO SCUSA CON TUTTA ME STESSA! NON CERCHERO’ PIU’ D’INGANNARLA! LO GIURO! ADESSO… PER… FAVORE… MI… LASCI LE… PALLE, PERO’!Adesso mi stantuffa il suo cazzo prepotente nel culo ad un ritmo forsennato, mi fa male, continua a tenermi per le palle con la sinistra e a mollarmi ceffoni feroci sul culo con la destra…-Implorami, dai… prega per la mia sborra… lo so che sei gelosa di tua moglie quando la do tutta a lei… a me puoi dirlo che sei femmina, che lo sei sempre stata… dillo, dillo troia… Non ti pare vero di avere dentro il cazzo del tuo maschio senza la concorrenza di quella vacca di tua moglie eh? Dillo che adori il mio cazzo!-Adoro… il tuo… cazzo! Dammi la… tua… sborra…-CHI E’ IL TUO MASCHIO? DILLO, DI’ CHE SEI UNA FEMMINA E CHE IO SONO IL TUO MASCHIO!-TU! …tu sei il mio maschio… io sono una femmina… adoro il tuo cazzo e tu sei il mio maschio!Qualunque cosa purché la smetta presto: ho il culo sfondato, le chiappe in fiamme, le palle stritolate e anche un po’, in fondo, comincio quasi a credere veramente a ciò che sto dicendo…Riesco a percepire i getti di sborra che mi inondano dentro, sono umiliato, dolente, spezzato fisicamente e moralmente, ma, contro ogni logica, anche appagato.

Per la prima volta da quando tutta questa follia è cominciata, sto cominciando a temere di prenderci gusto…Mentre gli bacio le palle in segno di ringraziamento e sottomissione, come richiesto, lo sento dire:-Non c’è bisogno di raccontare tutto questo a tua moglie, tientelo per te, intesi?Forse ha paura del suo giudizio, forse sto intravedendo la prima crepa nella sua impenetrabile corazza… Buono a sapersi. Trasgressioni e altri raccontiMi chiamo Carlotta e con mio marito Luigi sto benissimo se non fosse che ho una piccola perversione: a me piace fare del sesso con uominimolto più grandi di me.

E a lui piace questa cosa, se possibile gliadora guardare, altrimenti si accontenta dei mie resoconti. Tutto iniziò quando avevo 19 anni, e per una scommessa più che perreale interesse. Con Luigi eravamo fidanzati da 2 anni e stavamo benissimo insieme, lui continuava a ripetermi di essere una ragazza tanto bella e seducenteche l'avrei fatto rizzare anche ad un morto. Io mi schernivo di questi suoi apprezzamenti e dicevo che non eravero, che non ero così bella.

Ma lui insisteva e diceva che anche i vecchietti con me avrebberoavuto la loro bella erezione. Questo botta e risposta era diventato quasi un rituale, finché ungiorno io per sfida gli dissi “allora portami un vecchietto e vediamochi ha ragione”Passarono settimane e io non mi ricordavo nemmeno più della sfida cheavevo lanciato, quand'ecco che una mattina mi disse che alla seraavremmo avuto un incontro con un suo conoscente 58enne e chesicuramente avrebbe vinto la sfida.

Io avrei potuto rifiutare, dire che era uno scherzo fare qualsiasicosa pur di evitare quel incontro, ma la mia testardaggine ed immensaegocentrismo mi impedì di ritirarmi e di rimangiarmi la sfida lanciata,così finsi di non fare una piega ma per tutto il giorno non ebbi altroche l'incontro serale per la testa. All'ora pattuita Luigi mi passò a prendere io mi vestii bene ma nontroppo sexy, non volevo dare subito l'impressione di una di quelle,andammo da questo signore, ci aprì un uomo distinto, curato, in formaanche se chiaramente mostrava la sua età, dopo un'ottima cena equalche parola nel dopocena l'atmosfera risultava rilassata, ilsignore, Carlo, è loquace e simpatico.

Luigi con una scusa se ne va, io a questo fatto non previsto, sonopiena di collera con lui, mi lascia li come una sgualdrina qualunquenella mani dell'avventore. Ma ancora il mio carattere mi impedisce diabbandonare la battaglia e mi ritrovo seduta sul divano con un 58ennepiacevolissimo ma troppo intraprendente; in breve tempo si avvicina einizia ad accarezzarmi le gambe, ancora il mio carattere mi impediscedi scappare urlando, ma sto al gioco, lo faccio avvicinare, mi facciotoccare, in breve lui mi è addosso e si sbottona i pantaloni facendomivedere il suo attrezzo, io avevo fin'ora visto solo quello di Luigi:questo era completamente diverso, mollo, raggrinzito e con le pallemolto allungate e depilato, cosa che mi ha sorpresa non poco.

Daval'idea di tutto fuorché uno strumento per la penetrazione simbolo diforza e virilità. Comunque Carlo insiste con le sue avances echiaramente me lo porta all'altezza della bocca, io nell'imbarazzo enella collera verso Luigi trovo il tempo di esultare per il fatto cheho vinto io, non sono così bella come dice lui, a Carlo non èdiventato duro. Intanto che scaccio questo pensiero e cerco soluzionealla situazione in cui mi trovo ecco che me lo ritrovo in bocca,morbido pezzo di carne.

E da vivo una sorpesa dietro l'alta: il suosapore mi piace, sa di fresco e pulito a dispetto delle apparenze, èpiacevole sentire in bocca qualcosa di non duro, non mi era maicapitato di sentire un pisello mollo, me lo assaporo, Carlo poverettosi da fare e me lo spinge dentro e fuori, cerca di farlo diventareduro, ma i minuti passano e io continuo a sentire solo una cosa molla,ripeto non ero affatto delusa, anzi, avevo appena vinto la scommessa,ma cosa sorprendente era davvero piacevole sentirlo così mollo nellamia bocca.

Nella mia mente abituata a volere tutto e non perdere mai si faavanti un altro obbiettivo, un'altra sfida, farlo diventare duro aCarlo e farlo godere. Ecco allora che la mia bocca quasi istintivamente smette diassaporarla con gusto ma si serra di più sul membro molle, inizio apompare e a stare più attenta alle sue reazioni. Finalmente qualcosasi muove, non è più così mollo, ancora qualche sapiente colpo dilingua e il gioco è fatto: me lo sento duro in bocca, nella suaerezione è bello grosso, certo non è di marmo come quello di luigi masi difende bene, ora lo estraggo dalla bocca, il suo aspetto ècompletamente diverso da prima, non è più rugoso e perfino le pallesembrano essersi rassodate.

Ma il breve tempo di osservarlo è già troppo e l'erezione sembrascendere, mi affretto a riprenderlo in bocca, Carlo si muove sempre piùconvulsamente e finalmente viene, il fiotto è abbondante ma pocopotente, il gusto è strano, a differenza di quello di Luigi è più– nonsaprei come dire, forse più stantio. Mi alzo e vado in bagno dove sputo nel lavandino, mi sciacquo labocca, saluto Carlo di fretta e imbarazzatissima, lui ha ancora ipantaloni abbassati e l'uccello, tornato mollo, al vento.

Me ne vado, rossa di vergogna per quanto fatto e di collera versoLuigi che mi ha lasciato lida sola, ma già questa colera è meno diprima e sta svanendo sempre più di pari passi alla presa di coscienzadi quanto vissuto. Appena esco dal portone lo trovo li, dovreiscagliarmici addosso, ma non ci riesco, in fondo quello che ho fattomi è piaciuto, e molto. È stato bello sentire il membro di un vecchiodentro di me, ecco da dove arrivava il senso di vergogna.

Salgo in macchina con Luigi, per un po' non parliamo, poi lui siproclama vincitore, io glielo faccio credere, tanto io sono felice, hoscoperto un mondo nuovo, non è che Luigi non mi attragga, anzi tuttoquello che ho vissuto nella serata mi ha eccitata, lo invito afermarsi in un posto isolato e facciamo l'amore come non mai. Dopo gli confesso che mi è piaciuto avere che fare con un vecchio eche vorrei riprovare, lui mi guarda e mi dice che non c'è problema,per me farebbe qualsiasi cosa.

Oramai la nostra trasgressione è consolidata, è da qualche anno cheLuigi organizza incontri tra me e uomini molto maturi, con frequenzaaltalenante in base ai nostri impegni. È luglio ed è da più di un mese che non abbiamo week end liberi, mafinalmente per il prossimo si prevede riposo. Il venerdì sera quando Luigi ritorna a casa alle otto passate mi dice”beh…. che fai ancora li? le hai preparate le valige?” allo stupore chemi si legge sul viso risponde che ha organizzato il fine settimana inun albergo in bassa montagna, al fresco, dove possiamo riposarci erilassarci, anche con l'aiuto delle terme annesse all'albergo stesso.

Io sono felicissima e gli do un bel bacio come ricompensa, in meno diun'ora (record assoluto per me) ho preparato le valige e sono inmacchina pronta per la partenza. Il posto è bellissimo e già il sabato ci godiamo massaggi e bagnitermali, l'albergo è davvero carino, non eccessivamente lussuoso maneanche troppo spartano: il giusto compromesso. A pranzo guardando gli altri ospiti dell'albergo mi vieneun'illuminazione, il mio volto deve mostrare qualcosa perché Luigiinizia ad abbozzare un sorriso che si tramuta in una risata profondae sincera.

Come ho fatto a non pensarci prima?? sebbene non siamo l'unica coppiagiovane, la maggior parte dei clienti è formata da persone avanti conl'età e quindi il terreno ideali per coltivare il nostro gioco. Il mio stato d'animo cambia radicalmente e inizio ad essere un po'eccitata ed impaziente. Il pomeriggio passa e a cena Luigi mi suggerisce di farmi bella, ioper non essere troppo fuori luogo scelgo un giusto compromesso per nonsembrare alla prima della Scala.

Mentre mangiamo osservo con attenzione gli altri ospiti dell'hotel ea fine cena Luigi mi chiede se ho qualche preferenza, gli indico unpaio di persone, a mio avviso molto piacenti e lui con fare sicuro midice di aspettarlo in camera. L'attesa è lunga e io la passo come al solito a chiedermi come facciaad introdurre l'argomento e a convincerli che non sono né unaprostituta né che si tratta di uno scherzo, è un segreto che non hamai voluto dirmi, ma in fondo il risultato è quello che conta.

Alle undici passate finalmente sento dei passi che si fermano davantialla porta, bussano, io rispondo che si può entrare è aperto, compareLuigi che mi invita a scendere giù al bar, non lascia trasparire nullasu come è andata con le persone che ho indicato. Arrivati al bar mi fa strada ad un tavolino, dove con mia grandesorpresa vedo che ci sono entrambi i signori che avevo “segnalato” aLuigiOltre ad essere piacenti sono pure molto simpatici, soprattuttoGiulio.

I nostri due compagni di serata sono Giulio appunto, 58 enne,divorziato, avvocato, capelli bianchi ma ben curati e Antonio 64 anni,celibe, pensionato, pochi capelli ma non calvo. Dopo un'oretta di amabile conversazione vedo che Giulio e Antoniocercano di accorciare i tempi, io mi diverto a tenerli un po' sullespine e fingo di non accorgermi della loro impazienza, Luigi mi reggeil gioco benissimo. Dopo essermi divertita a sufficienza mi allontano con Luigi un attimoper confessare che non so chi scegliere, lui mi guarda e mi sorride”perché scegliere?” io rimango un po' allibita dalla naturalezza conla quale dice questa frase e dalla proposta che mi ha fatto, non sonomai stata con due uomini assieme, ma l'idea mi stuzzica.

Ritorniamo al tavolo dove io dico che devo recarmi un attimo in cameraper rinfrescarmi, i due evidentemente sono eccitati ma non capisconose è un due di picche oppure un invito a seguirmi, Luigi interviene inloro aiuto prendendo la bottiglia che è sul tavolino e dicendo cheforse potremmo finirla in camera nostra, ovviamente se loro sonod'accordo. Arrivati in camera vedo che Antonio è particolarmente teso, e quindidedico subito a lui le mie attenzioni, mentre Luigi si gode la scenadal letto.

Mi siedo infatti in braccio ad Antonio per sorseggiare lo spumante, ela sua mano lentamente risale le gambe nude fino ad incontrare lagonna dove si arresta, io con malizia mi muovo in modo da far saliresempre più la gonna, mi accorgo anche che dalla sua posizione, Giulioriesce a vedere benissimo le mie mutandine e non fa certo mistero diapprezzare il panorama. In breve tempo la mano di Antonio si fa più audace e arriva a toccarmil'interno della coscia, io lo rimprovero scherzosamente e lui ritraela mano per toccarmi il seno, il contatto con la sua mano vissuta,seppur attutito dalla camicetta mi fa impazzire e con la mia manostringo la sua, come a sottolineare che voglio continui a toccarmiA questo punto Giulio si avvicina e mi accarezza a sua volta le gambefino ad arrivare velocemente alle mie mutandine e mi accarezza ilsesso attraverso la stoffa.

È la prima volta che mi trovo due uomini addosso, mi sentoparticolarmente disinibita ed eccitata, ma anche un po' “zoccola”,per fortuna lo sguardo beato di Luigi mi fa subito passare questobrutto pensiero. Le loro mani continuano a toccarmi sul seno e in mezzo alle cosce,scendo dalle gambe di Antonio e mi inginocchio in mezzo a loro, aprola patta di Giulio, mentre Antonio fa da sé, ecco che mi ritrovo iloro due uccelli ad altezza viso: quello di Giulio è ancora moscio maè piuttosto generoso come dimensioni e i peli brizzolati intornostanno molto bene e creano un bel contrasto con la carnagione scura;quello di Antonio è quasi interamente in erezione, la cappella èlucida e gonfia, oltre che un po' arrossata.

Evidentemente è tutta lesera che pregusta questo momento. Io sinceramene sono un po' in confusione, non mi sono mai trovata inquesta situazione, posso solo cercare di imitare quello che ho vistofare nei film porno visti con Luigi, e quindi li spompinoalternativamente, mentre con la mano massaggio quello che non ho inbocca. I loro sapori sono diversi, più fresco quello di Giulio, piùsudato(forse per l'emozione?) quello di Antonio, ma nessuno dei duesgradevole. Mi concentro di più a prendere in bocca quello di Giulio un po' perchéè quello che fa più fatica, ma soprattutto perché a me piace sentirel'uccello mollo in bocca, è una sensazione stranissima che non sospiegare, ma è bello sentire il salsicciotto non duro, ed ancora piùbello è sentire che ci mette del tempo a indurirsi e che ci vuoledevozione e impegno a farlo irrigidire, è una sorta di sfida tra me ela forza di gravità.

Mentre continuo ad alternarmi i due cazzi in bocca le loro mani sonoinstancabili e mi toccano ovunque, mi sbottonano la camicia e scopronoil seno toccandolo poi con le mani rugose, la ruvidezza di quellemani mi fa impazzire e ogni volta che sfiorano il capezzolo gemo dalpiacere. Questa sensazione è particolarmente esaltata da Antonio, lesue mani sono più dure e rugose di quelle di Giulio e ovunque mitocchi mi fa provare emozioni intense. Vedo Luigi che si sposta dal letto per mettersi su una sedia che glioffre una migliore visione, Giulio subito approfitta del letto liberoe mi solleva sdraiandomici, quindi inizia a leccarmi le gambe esalendo rapidamente fino agli slip, li abbassa e inizia a leccarmi ilsesso già umido, le sue linguate sono forti ed esperte: mi fannoimpazzire.

Mentre godo e mi contorco per le leccate di Giulio,Antonio continua a farselo succhiare e a toccarmi il seno, stoimpazzendo non riesco a controllare tutti questi stimoli, Antonioaffonda il suo membro nella mia bocca con sempre più forza e velocitàpoi si ferma di shitto, fa per estrarlo ma è troppo tardi, un fiottodi sperma caldo mi schizza in parte in bocca in parte sul viso, ioquasi non me ne accorgo tanto mi fa godere Giulio con la sua lingua.

Antonio finisce di scrollarlo sul mio collo e poi prova a rimettermeloin bocca, è già afflosciato, ma è meraviglioso sentirlo nella bocca:molle e umido di sperma; lo succhio con piacere e anche Antonio neprova, ma non riesce a ridiventare duro, io però sono estasiatadall'avere in bocca il suo uccello mollo e sentire al contempo lalingua di Giulio che si intrufola nel mio sesso. Sto gemendo e ansimando, voglio essere scopata, imploro di esserlo eGiulio coglie l'invito mettendosi su di me e facendo capire ad Antoniodi spostarsi.

Il cazzo di Giulio ora è bello duro e in tutta la sua erezione miaccorgo che è davvero notevole, ecco, lo punta sul mio sesso e con uncolpo deciso entra senza problemi in me, mi sento piena, ma non honeanche il tempo di abituarmi a questa sensazione che Giulio inizia apomparmi con forza e regolarità, spingendolo sempre a fondo, una, due,tre, dieci, venti, cinquanta volte e godo, urlo dal piacere, unpiacere profondo che nasce dal clitoride e si trasmette lungo tutto laschiena fino al cervello.

Passato l'orgasmo mi rilasso ma Giulio continua a penetrarmi conregolarità, io mi sto eccitando di nuovo, giro la testa di lato e vedoLuigi che è estasiato dallo spettacolo, dall'altra parte c'è Antonio,nudo, soddisfatto ma anche rammaricato di avere già finito, lo vedocol suo cazzo moscio e non posso resistere, allungo la mano verso dilui e lo tiro vicino alla mia bocca, lui capisce e si mette in modoche possa succhiargli l'uccello, ora sono davvero estasiata: un belcazzo duro che mi sta scopando e uno mollo in bocca.

Il cazzo di Antonio, seppur molle o forse proprio per questo, è unamplificatore delle sue emozioni, dei suoi fremiti, sento ognitentativo che fa di farlo rizzare, mi godo questi movimenti e mi godola sua consistenza. Giulio ha aumentato la frequenza dei colpi e sta ansimando “vengovengo” urla e poco dopo sento un caldo liquido dentro di me mentre luisi accascia sul mio corpo. Antonio continua a farselo succhiare e iolo faccio con molto piacere, chissà se mai gli tornerà duro staserapenso.

Giulio si alza dalla sua posizione si mette di lato a leccarmi letette, mi mordicchia e lecca il capezzolo facendomi sussultare dalpiacere; sento Antonio che si sta muovendo con sempre più frenesia,sento il suo membro che si indurisce un poco, quasiimpercettibilmente, poi un sospiro e un'esclamazione di piacere;nella bocca mi si riversa un po' di liquido caldo e poco denso;Antonio mi guarda quasi a scusarsi, io gli sorrido e lo succhio ancoraun po' mentre il suo volto si rasserena.

Giulio continua a toccarmi e leccarmi il seno, con una mano prendo ilsuo uccello e lo massaggio, si sta riprendendo, Antonio si staccadalla mia bocca e inizia a massaggiarmi la fica poi infila un dito, ioansimo sentendo il suo dito che si fa strada, Giulio mi guarda e mi fasedere sul letto e me lo mette in bocca, è semi duro, sento il gustodei mie umori e del suo sperma. Antonio continua a masturbarmi facendomi gemere mentre lo succhio aGiulio che nel mentre mi tocca il seno, stiamo così per almeno 10minuti, Giulio è tornato in tiro e Antonio mi sta facendo godere, sonopronta per avere l'orgasmo ma ogni volta manca qualcosa, sto impazzendodal piacere e dalla voglia di godere: con il bacino cerco diassecondare il suo movimento.

Ecco continua così si, godo; godo in modo meno intenso di prima ma ilpiacere è più lungo più duraturo nel tempo. Giulio mi guarda e sorride e mi accarezza mentre continua a farentrare ed uscire il membro dalla mia bocca, è un gesto di unatenerezza mai provata, simile a quello di un nonno con la nipote o diun papà con la figlia, io per ricambiare gli massaggio le palle e labase dell'uccello, lui se lo prende in mano, lo tira fuori e inizia amasturbarsi venendomi in faccia, con una sborrata non molto abbondantema densa e forte.

Io sorrido, si china su di me e mi bacia, mi lascio andare sul letto,Luigi è eccitatissimo, lo vedo dalla faccia e dalla protuberanza deicalzoni. I due sono stanchi e felici, anche io del resto lo sono. Giulio e Antonio capiscono dagli sguardi tra me e Luigi che il lorotempo è finito, una veloce rinfreshita in bagno e se ne vanno. Io resto li nuda sul letto bagnata del loro sperma, guardo Luigi e glidico che ho bisogno di una cazzo vero e duraturo, lui si spoglia, ilsuo cazzo è di marmo, me lo mette prima in bocca e poi scopiamo intutte le posizioni, io godo almeno altre 4-5 volte, alla fine miaddormento spossata.

Quando mi sveglio al mattino dopo sono ancora linuda e schizzata dallo sperma di Luigi, Giulio e Antonio ma mi sentodavvero bene, sono rinata, proprio il week-end che ci voleva ….

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