Diario di un rapporto molto particolare. – 5

CuckolF – Parte prima.

-Pronto?

Mia moglie al telefono:

-Paolo? Ti ho chiamato per dirti che veniamo a cena…così se non hai ancora fatto la spesa hai il tempo di andare almeno all’alimentari in piazzetta…

-Ciao Marisa… nessun problema sono andato al supermercato stamattina…

-Che ci potresti preparare in un’ora di tempo? Oh…considera che Bruno alle otto massimo vuole stare in tavola che alle nove meno un quarto c’è il Milan…

-In un’ora? Aspè… fammi pensare…beh, per il secondo ho due spigole fresche, potrei farle al forno con patate e pomodorini, ma per il primo dovrò improvvisare una cosa veloce…vi vanno bene spaghetti alla bottarga?

Sento che all’altro capo del telefono si sta consultando con lui, ripetendogli il menù parola per parola.

-Vabbè dai…però mi raccomando che sia tutto in tavola per le otto!…Il vino bianco c’è?

-Si, c’è tutto, non ti preoccupare…

-OK, ci vediamo tra poco allora ciao…no, aspè…casa è pulita? Camera, bagno…?

-E’ tutto a posto…

-A dopo allora.

E attacca.

Guardo l’orologio: ho quasi un’ora e un quarto. Cerco di fare mente locale. Se non mi organizzo bene non farò mai in tempo e non ho nessuna intenzione di contrariare Bruno: quando qualcosa non va come dice lui sono sempre io a rimetterci…

Schizzo in cucina e metto sul piano tutto quello che occorre, controllo non manchi niente.

Mi congratulo mentalmente con me stesso per aver preso il pesce già pulito e le patate precotte: non ce l’avrei mai fatta altrimenti.

Per prima cosa però decido di preparare me stesso; potrei non averne più tempo dopo, nella concitazione, e anche questo potrebbe farlo incazzare.

Vado in bagno, mi esamino il viso allo specchio per accertarmi di essermi rasato con cura; la barba l’ho fatta da poco ma meglio essere prudenti, non si sa mai, qualche pelo potrebbe essere sfuggito e se mai venisse notato gli fornirebbe un buon pretesto per punirmi.

Tutto a posto, fortunatamente.

Mi libero rapidamente di tutto ciò che indosso e lo imbuco nel cesto della biancheria sporca. Arraffo i sandali da troia dal mobiletto sotto al lavabo ma non li indosso ancora: più tardi lo farò e più tardi mi faranno male ai piedi. Per il momento mi limiterò a portarli in cucina con me, calzandoli solo all’ultimo istante.
Rimango ancora un minuto davanti allo specchio per sistemarmi un foulard sui capelli (modello governante nera in piantagione di cotone di inizio ottocento, per intendersi) e schizzo di nuovo in cucina (non che la cosa della governante nera sia una loro esplicita richiesta, ma le mie chiappette conservano ancora memoria dei 30 colpi accuratamente inferti col dorso di una pesante spazzola di legno in occasione del rinvenimento di un capello in una pietanza, circa un annetto fa…).

Indosso un perizoma di pizzo rosa e allaccio la pettorina nera posteriormente, in vita, cercando di realizzare un bel fiocco che ricada con grazia sul mio culetto esposto (questa cura dei particolari potrebbe forse sembrarvi maniacale, ma considerate che è frutto di due anni di condizionamenti, di errori commessi e dei conseguenti prezzi pagati…).

Ricontrollo l’ora: mi rimangono ancora 68 minuti.

Venticinque minuti dopo, la teglia con le spigole, le patate e i pomodorini è in forno, l’acqua per la pasta è sul fuoco e il padellino con l’olio e l’aglio è pronto.

La bottarga la aggiungerò a crudo sugli spaghetti al momento.
Mi auguro solo che le spigole abbiano il tempo di cuocersi, ma 40 minuti dovrebbero bastare.
Vado di là ad apparecchiare, per due, ovviamente. Tutte le volte che mangiano in casa, infatti, il mio compito, oltre quello di cucinare, è di rimanere in piedi accanto alla tavola per servirli. Solo dopo aver sparecchiato, se non mi è stato richiesto altro nel frattempo, posso andare a sedermi in cucina per mangiare qualcosa anch’io.

Mi muovo velocemente avanti e indietro per apparecchiare con cura, sono ancora a piedi nudi. Gli anelli d’oro che porto alle dita dei piedi ticchettano contro il parquet.
Mancano 15 minuti alle 8, decido che non è il caso di sfidare ulteriormente la sorte e infilo i sandali ai piedi: allacciarli è un’operazione che richiede sempre qualche minuto e non voglio rischiare.

Butto gli spaghetti in pentola e, mentre aspetto gli undici minuti regolamentari, do un ultima occhiata in giro per accertarmi che tutto sia a posto…CAZZO! NON HO MESSO IL VINO IN FRIGO!
La bottiglia è ancora sul piano della cucina e manca troppo poco perché riesca a raffreddarsi come si deve…ok, faccio spazio in freezer e la butto lì per il tempo che rimane.

Speriamo vada bene lo stesso…
Proprio mentre sto condendo la pasta, appena scolata nell’insalatiera, sento la porta di casa aprirsi e poi richiudersi.
Tiro un sospiro di sollievo: tempistica perfetta.

Marisa si affaccia in cucina e mi saluta. Il suo profumo per un attimo si sovrappone a quello della cucina, mentre mi dà un bacio sulla guancia. Penso che, nonostante tutto, sono sempre dannatamente innamorato di lei.
-Vedo che è tutto pronto, bravo…noi intanto ci sediamo a tavola, sbrigati a servire, mi raccomando, non far aspettare Bruno.

La cena scorre via liscia liscia, a parte le solite mani di Bruno a tastarmi il culo mentre servo, niente di particolarmente oltraggioso viene richiesto a me o a Marisa. Dico questo perché spesso, durante queste cene, vengono pretese da me e/o da Marisa una notevole quantità di prestazioni bizzarre. A Marisa infatti è stato svariate volte richiesto di mangiare: a) completamente nuda, b) vestita e truccata come una troia da bassifondi, c) in abito da sera ma con le tette al vento, d) senza posate, solo con le mani.

A me invece, di servire in tavola: a) completamente nudo ma in tacchi alti e guanti bianchi, b) facendomi inginocchiare ad ogni portata servita, c) spompinadolo da sotto al tavolo tra una portata e l’altra, e) leccando la figa di lei, sempre da sotto al tavolo tra una portata e l’altra f) dovendo raccattare e mangiare, senza impiego delle mani, avanzi gettati in terra, f) servire con i più svariati e fantasiosi oggetti conficcati nel culo (cito per tutti un macinapepe di notevoli dimensioni).

Evidentemente il Maschio di Casa è in apprensione per l’imminente inizio della partita e non ha tempo da perdere con giochi e giochini.

Alla fine del primo tempo il Milan è già sotto di un gol, il nostro Maschio di Casa, sdraiato sul divano, manifesta il suo malumore ad ogni piè sospinto, Marisa si è buttata sul letto di là in camera per recuperare un po’(mi sa che non deve aver dormito tanto stanotte…), io me ne sto buono buono all’altro capo del divano con i piedi nudi del nostro Milanista Signore in grembo, massaggiandoglieli discretamente, come da sua richiesta.

Parte la pubblicità.

-Fighetta…che ne diresti di andarmi a prendere un altro goccio di gin?

Secondo me ha bevuto già troppo, ma mi guardo bene dall’esprimere questo pensiero e shitto in piedi per non farlo attendere.

-Fighetta…vai un po’ a vedere che sta facendo Marisa…

Gli porgo il bicchiere colmo e vado a buttare un occhio in camera, sculettando sui tacchi. Marisa è sdraiata sul letto, ancora vestita, e dorme beatamente nonostante la luce del comodino accesa.

-Dorme.

-Mmm…cazzo…avevo proprio voglia di un pompino per calmare i nervi che mi fa venire questa squadra di merda…

-Se vuole la sveglio…

-No dai, fighetta…lasciala dormire che stanotte le ho fatto fare gli straordinari…hehehee! Vorrà dire che ci dovrai pensare tu…

Così dicendo si slaccia i pantaloni e se lo tira fuori, senza mai abbandonare la sua posizione orizzontale.
So quello che devo fare e non mi tiro indietro.

Non che la cosa mi faccia impazzire di gioia, specie perché prevedo che, con tutto l’alcol che ha in corpo, mi spetterà sicuramente un bel po’ di lavoro di lingua e di bocca, per farlo venire.

Sono inginocchiato sul tappeto, perpendicolarmente al divano, all’altezza del suo sesso. Lo sto “lavorando” da un bel po’, visto che la partita è ricominciata da un pezzo. Sono stanco, tutto quel “su e giù” con la testa mi sta facendo venire la nausea, anche perché alla fine ho rinunciato a mangiare e ho lo stomaco vuoto.

Il suo cazzo è appena barzotto e la distrazione procurata dalla partita non aiuta.

La sua mano sinistra, mollemente poggiata sul mio culo, non ha cessato un momento di ravanarmi, ogni tanto mi infila dentro una o due dita, oppure mi prende per le palle e me le stringe allo stesso ritmo delle pompate che gli sto somministrando di bocca. Poggio la guancia destra sul suo ventre muscoloso mentre continuo a tenerglielo in bocca lavorandoglielo di lingua.

-EHNNO’ CAZZO!!!

Un sonoro schiaffone dato col palmo della mano aperta mi squassa il culo. Sobbalzo e per un attimo non capisco cosa cavolaccio posso aver fatto di male.

Invece è solo il Milan che ha preso il secondo gol.

Tirando giù tutto il calendario dei santi mi allontana con uno spintone da sé. Cado di lato sul tappeto perdendo l’equilibrio sulle ginocchia.
E’ incazzato come una iena, ma quantomeno sembra che le mie prestazioni orali non siano più, per il momento, richieste.

Finisce di vedere la partita in silenzio, imprecando giusto di tanto in tanto a denti stretti.
Mi ignora, ne approfitto per andarmene in cucina con la scusa di rassettare e per poter finalmente avere un po’ di pace.

Spenta la tv senza nemmeno seguire i commenti in studio, mi chiama per farsi accompagnare in bagno. Evidentemente ha continuato a tracannare gin anche dopo che me ne sono andato in cucina, perché sembra piuttosto groggy.

Mi tocca quasi sorreggerlo mentre accendo la luce in bagno, lo accompagno fino al water e gli alzo la tavoletta per farlo pisciare. Ho paura che vomiti da un momento all’altro.
Invece mi tocca soltanto tenergli il cazzo in mano per aiutarlo a pisciare dritto senza farla sul pavimento, mentre si appoggia con un braccio alle mie spalle.
E’ in uno stato pessimo, non l’ho mai visto così.

-Grazie Paoletta…(strano, ma vero, è la prima volta da quando lo conosco che mi rivolge così e non “fighetta”), sei davvero una brava persona tu…

E mi stampa un bacio ad elevato tasso alcolico sulla guancia!
E vabbè…
Lo trascino in camera da letto, Marisa mi aiuta a spogliarlo e a metterlo a letto già mezzo addormentato, poi anche lei si spoglia completamente e si infila sotto le coperte con lui.

Rimango a guardarli dormire abbracciati per qualche minuto. Poi spengo la luce del comodino e mi vado a buttare sul divano.

*

Stamani mentre preparavo loro la colazione, lui mi ha raggiunto in cucina. Aveva recuperato completamente il suo buonumore e, dandomi un pizzicotto sul sedere, ci ha tenuto a comunicarmi:
-Fighetta ci sarai rimasta male che ieri sera non sono riuscito a darti il dessert, eh? Beh…sarà per la prossima volta.

Dimenticavo…mi è stato anche comunicato che in settimana (mi faranno sapere loro quando) dovrò tenermi una mezza giornata libera per andare a casa di lui: sembra che abbia la colf fuori Roma e che abbia bisogno dei miei servigi di…domestica.

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