Cuckold pain – La sofferenza di un cornuto

Gli uomini “normali” sono gelosi del modo in cui le loro Donne vanno in giro, quasi svestite, gambe di fuori, magliette aderenti su capezzoli visibili, cavigliere inequivocabili, sguardi infuocati. Gelosi e magari rabbiosi con quelle Meraviglie al loro fianco, e carichi di fastidio e disprezzo per gli altri uomini che mangiano la loro Donna con gli occhi, che sbavano e si voltano senza ritegno al suo passaggio, e dei quali uomini conosco molto bene i pensieri che passan loro per la testa in queste circostanze, e quelle sudicie fantasie in cui la vorrebbero coinvolgere.

Questa dell'uomo geloso è una sofferenza stupida ed infantile, un dolore improduttivo, dannoso e poco solidaristico. Invece, l'uomo cuckold come me, voyeur convinto, cornuto per scelta superiore e logica, desidera, vuole ed incita affinchè la propria Donna vada in giro quasi fosse una “troia da monta” o una cavalla in calore, sebbene non abbia bisogno di suggerirle come vestirsi e cosa (non) indossare per richiamare l'attenzione dei maschi luridi, arrapati e maiali come me, dei quali maschi conosco bene i pensieri e le fantasie che vorrebbero applicare su quel pezzo di figa stratosferica della mia Femmina.

Ed il fatto di non poter urlare a loro, a tutto il mondo maschile che sbava al passaggio della mia Dea, che io vorrei vederla tra le loro braccia, che io so cosa provano, quali desideri fortissimi hanno, quali reazioni sessuali sextena quella splendida Bagascia, e vorrei poter render condivisibile ad altri maschi il piacere della mente e della carne che Lei è in grado di donare ad essi, questo fatto alimenta quella che io ho chiamato, nel mio ultimo racconto, la sofferenza del cuckold – Cuckold Pain.

Una sofferenza gioiosa, sensata, utile e solidaristica, che affraterna nel desiderio delle meraviglie femminili il mondo maschile, senza odio, rancori, lotte, invidie e gelosie.

La sofferenza

L’uomo cuckold come me gode come un pazzo ad osservare il modo in cui i camerieri, i commessi, i passanti, i camionisti, gli astanti, e gli osservatori maschi in generale divorano con sguardi allupati, sanamente viscidi, perversi, ossessivi e sbavanti la propria donna, e sa benissimo quali porci pensieri attraversano quegli uomini, e cosa farebbero quegli uomini alla sua donna, e magari quali maledizioni lanciano al legittimo consorte di quella Femmina così bona e magari così troia.

In ciò sta la gioia ed il godimento dell’uomo cuckold. Ma la pena e la sofferenza di cui parlavo in precedenza? Essa risiede nell’impossibilità dell’uomo cuckold di poter far capire a quegli uomini che vorrebbero chiavarsi la sua donna che è proprio questo ciò che lui desidera, che lui stesso, il legittimo consorte di quella femmina così arrapante, vorrebbe tanto condividere con loro i piaceri della carne
che quella donna sa regalare, l’uomo cuckold come me vorrebbe fermare quegli uomini, quei camerieri, quei commessi, vorrebbe trarli in disparte e dire loro che è eccitato dal modo in cui guardano la sua donna, che vorrebbe presentargliela, permettere loro di conoscerla, di condividerla nel desiderio porco e sublime che loro stanno investendo su di lei.

Se l’uomo che guarda la donna del cuckold soffre di un desiderio che deve reprimere e contenere in pubblico, il marito cuckold di quella donna soffre perché, entrando in empatia con i pensieri inconfessati ed i desideri evidenti di quegli uomini, solidarizza idealmente con loro volendoli rendere compartecipi di quel piacere fisico e mentale. Vorrebbe urlare all’intero genere maschile che lo circonda e che sta divorando con gli occhi la sua femmina, le seguenti parole: venite, venite qui, allungate le vostre mani, fate come se fosse la vostra donna, baciatela e pizzicatele dolcemente i capezzoli, allungate le vostre mani luride sulle cosce di lei, insinuate una mano in mezzo alle sue gambe, lì dove calore, bollore e umido si fondono in un solo desiderio, siate gentili ma decisi, uomini maschi ma non lerci, prendetevela come ella merita ed abbiate un occhio di riguardo e di gratitudine per l’uomo che, entrando in empatia con voi, ha deciso di alleviare la vostra e la sua sofferenza ed ha deciso di condividere con voi questo piacere della bellezza incarnato naturalmente nella mia Femmina, affinché possa essere anche solo per una volta la vostra Femmina, la nostra meravigliosa Femmina.

L’unica cosa che ho potuto fare, è stata quella di condividere questo mio pensiero e questa mia riflessione con la mia stessa femmina, la settimana scorsa, seduti al tavolo di un elegante bar, mentre tre camerieri facevano a gara per venirci a servire, ed appena dopo che uno di questi, per aver dimenticato di elencare tra i prodotti del locale proprio quella che la mia donna desiderava, per scusarsi le ha messo una mano sulla spalla a mo’ di scusa, me non presente essendomi allontanato per andare in bagno.

Quando sono tornato Lei mi ha raccontato la scena ed io ho cominciato a soffrire per non aver visto questa scena e per empatia nei confronti di quel cameriere, ed allora ho lasciato venir fuori questo pensiero mentre la mia Donna mi guardava con un sorriso malizioso e difficilmente interpretabile, perché le Donne – anche quelle che crediamo di possedere e di conoscere totalmente – ci sfuggiranno sempre.

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