Condotta al canile

Condotta al canileQuando Max si ripresenta è già tutto stabilito. – Bene, ragazze. Ho trovato un buon accordo. Vi ho vendute -. – Maledetto bastardo. Avevi detto che dopo sei mesi ci avresti liberate, se fossimo state brave -, sbotta Giorgia. – Non esattamente che vi avrei liberate. Ho detto solamente che vi avrei tenute con me per sei mesi, se non vi avessi uccise prima. E i sei mesi sono passati. Siete già ben addestrate e sarà facile perfezionarvi -.

– Sei uno sporco bugiardo -, mugugnò quasi tra sé Giorgia, oramai convinta di non avere scampo. E poco dopo ecco tre energumeni venirci a prendere, anzi ad afferrarci per il collare e quasi trascinarci verso due gabbie per a****li di grossa taglia. Mentre ci caricano su di un camion telonato, posso vedere Max ricevere una grossa mazzetta di banconote, con la piena soddisfazione dell’affare fatto da entrambi. Un’ultima frase mi arriva all’orecchio e mi terrorizza.

–Spero siano brave e addestrate come sembra. In caso contrario, al minimo accenno di disobbedienza, pretendo la restituzione dei soldi, te le rimando, e poi decidi tu che farne -. – Se me le rimandi, giuro che le uccido -. Il camion si muove e traballiamo tutte mentre prende una strada sterrata fuori città, anzi decisamente in campagna. Quando si ferma e ci scoprono il telone vediamo un grande fabbricato con molto campo attorno, tutto circondato da filo spinato.

Aprono le gabbie e dobbiamo scendere e camminare a 4 zampe fino all’interno, quasi trascinate coi guinzagli dalle due guardie. Per prima cosa ci portano alle docce, dove ci strappano i pochi lembi di pelliccia che ci ricoprono, e la coda dal culo. Quindi veniamo investite da getti d’acqua a volte gelida, altrimenti bollente, fino a toglierci l’odore di grasso a****le. Quindi una guardia afferra Giorgia e la trascina in mezzo. E tenendola ferma, dà modo ad altri due di sfregarle su tutto il corpo degli spazzoloni insaponati, non risparmiando nessun centimetro di pelle: viso denti tette cosce, e per lavarla meglio chi la tiene la solleva a cosce aperte per dar modo allo spazzolone di insaponare e sfregarle bene fica e culo.

Poi tocca a me, ma stranamente mi sorridono, e invece di usare gli spazzoloni usano delle spugne morbide insaponate che mi passano a lungo sul seno e tra le cosce. La pulizia, anzi il massaggio, dura parecchio. Sembrano prenderci gusto. Questo gesto umiliante ed erotico sembra eccitarli, e anch’io non rimango indifferente. Da troia quale sono diventata ormai mi scaldo facilmente, soprattutto in situazioni di costrizione e di violenza, per cui mi sento le tette gonfie di voglia, i capezzoli eretti, la fica bagnata, e le ginocchia molli.

Anche loro se ne accorgono e insistono ancora di più sulle parti più erogene, provocandomi ben presto un orgasmo che mi fa piegare le gambe e inginocchiarmi a terra. Uno degli aguzzini, già eccitato, approfitta allora per tirare fuori il cazzo già duro e sbattermelo in bocca. Mi scopa con forza, come fossi un buco senza fondo, e in poco tempo mi inonda la gola. Sputo, saliva vomito e sperma. Ma non ho tempo di riprendermi che già il secondo pretende lo stesso servizio.

Subisco, ormai rassegnata. Giorgia guarda tutta la scena ritenendosi fortunata che capitasse a me, ma anche un po’ invidiosa che mi avessero preferito a lei, anche se era per usarmi e fare porcate. E poi tocca al terzo, però meno irruente, forse era già venuto guardando gli altri due, e non ha fretta. Va avanti e indietro lentamente quasi a gustarsi appieno la mia bocca che si stava godendo soddisfatto mentre sembro partecipare. Infatti anch’io mi sto godendo questo pompino che vale una scopata.

Quando mi sborra in bocca, e lo fa a lungo, vengo per tutto il tempo, insieme a lui, ad ogni schizzo. Poi il momento del piacere passa e torna quello del dovere. Entrambe accovacciate contro il muro piastrellato della doccia, dobbiamo subire i getti di acqua con la pompa o coi secchi per risciacquarci. Dopo una rapida asciugatura, sempre a quattro zampe e guinzaglio siamo condotte all’infermeria per la visita medica, o meglio per l’ispezione.

Nella sala ci sono due donne, giovani e autoritarie, e tiro un sospiro di sollievo sperando in un minimo di solidarietà femminile e in una minore umiliazione. Invece le donne quando hanno potere sono più incattivite degli uomini e sfogano nel loro ruolo tutte le frustrazioni subite. Così veniamo esaminate come a****li. Aprendoci la bocca, controllando i denti, tirando fuori la lingua, ficcando le dita in gola. Soppesando le tette e strizzando i capezzoli.

E poi da dietro, facendoci tenere le natiche spalancate, ci esaminavano i buchi, la fica e il culo, infilando dita, dildi e speculum. E in quella situazione così umiliante chiamano anche gli uomini perché si possano godere lo spettacolo. Prima di portarci nelle nostre cucce, ci tolgono il vecchio collare sostituendolo con un altro con attaccata una medaglietta con un numero. Giorgia il 38, io il 39. Da oggi quello sarà il nostro nome.

Possibile che siamo così in tante?Quando arriviamo nel nostro dormitorio mi sento male. Dio mio com’è possibile giungere a tanta bassezza. Allineate una a fianco all’altra ci saranno state almeno cinquanta gabbie, quasi tutte occupate da giovani ragazze. Qualcuna con l’occhio ancora attento, altre ormai con lo sguardo spento da tempo. La puzza di femmina regnava sovrana impregnando tutto l’ambiente già maleodorante. Ora per noi sarebbe iniziato il vero addestramento. Max ci aveva usate come puttane e schiave sessuali spezzandoci la volontà.

Ora saremmo diventate delle vere cagne. Prima di iniziare però il boss vuole vedere il nostro effettivo stato di sottomissione. Una per volta ci vuole nel suo ufficio. Accovacciate nude a terra nella sala d’aspetto (non ci era permesso sederci) una voce dura chiama il numero 38. Comincia con Giorgia che esce due ore dopo sconvolta. Provata, a testa bassa, viene riaccompagnata subito alle gabbie dormitorio. Poi tocca a me. Per prima cosa mi viene vicino, mi sovrasta con la sua mole, un uomo possente dall’aria autoritaria.

Mi prende il viso, mi stringe forte la mascella e la solleva costringendomi a guardarlo. E prima ancora che con la forza, mi sottomette con lo sguardo, tanto intenso, con due occhi azzurri di ghiaccio, crudeli e senza pietà. Poi mi afferra, mi sbatte contro la parete premendomi la testa contro i mattoni e mi ripete che da ora in poi sarei stata solo un a****le, una cagna, pronta ad ubbidire a tutto. Mi afferra i polsi e prontamente me li lega dietro la schiena.

Mi sbatte sulla sua scrivania riversa a pancia in giù. Mi esamina il culo e mi spalanca le natiche. – Ecco quello che sarai da ora in poi, solo un buco e un numero, senza identità né volontà se non quella di obbedire e di soddisfarci -. Poi afferra un flogger e inizia a tempestami il culo e le cosce, poi le ginocchia i polpacci e la schiena. I primi colpi non mi fanno troppo male, è più l’umiliazione a spezzarmi.

Ma il susseguirsi sempre più fremente di colpi non mi fa pensare, e si rincorrono talmente in fretta che il dolore mi assopisce il cervello e mi sento quasi in trance, con in testa solo la litania delle parole che mi ripete costantemente, quasi un mantra, che mi deve penetrare sotto pelle come le strisce della frusta. – Sei solo una cagna, un a****le a tutti gli effetti. Non dovrai più pensare ma solo ubbidire e subire, come fai adesso.

Solo così sopravviverai. E se non ti porrai troppe domande, qualche volta finirà per piacerti. –Mi rimette in piedi e mi gira sul davanti, questa volta mi appende le mani ad un gancio che scende dall’alto, con le punte dei piedi che appena toccano terra. E giù ancora frustate sulle tette e sul ventre, in un susseguirsi forsennato, senza darmi tregua. Quasi cattivo. Io urlo, completamente indifesa. Mi giro su me stessa come posso, sugli alluci, cercando di parare i colpi, ma lui mi insegue e sa sempre dove colpire.

Dove vuole lui, chi può impedirlo. E dovunque colpisca fa male. Quando stremata mi slega e gli casco in ginocchio davanti, lui approfitta per tirare fuori il cazzo già duro e sbattermelo in bocca. E in quel momento gli sono talmente grata di aver smesso di frustarmi che mi attacco al suo cazzo per il miglior pompino della mia vita. Ma non basta. Mi risbatte sul tavolo e inizia a scoparmi. Me lo sbatte dentro con forza, sicuro di trovarmi grata e bagnata.

E infatti è così. – Brava cagna. Cominci a imparare. Se riesci a non pensare ma ad essere solo a****le, seguendo il tuo istinto, te la potrai anche godere. Ti hanno già fatto il culo? -. – Sì?! -. – Beh, ma certo non come intendo io -. Chiama tre amici o sottoposti. Gli ordina di spogliarsi. A vedere me sfatta e a disposizione sono già nella loro forma migliore. Poi li fa sdraiare uno contro l’altro, le gambe intrecciate, uccello contro uccello.

Mi fa montare sopra, a cosce aperte, ordinandomi di infilami entrambi nella fica. Io ci provo ma sento un male bestiale, e proprio non entrano. Allora lui sale sul letto, mi si appoggia alle spalle, e mi spinge giù con tutta la sua forza. Sento dentro di me qualcosa cedere, spezzarsi. Ma ecco che anche a costo di sacrificio, il mio, sono entrati. Mi sento dilaniata, spaccata in due. Penso possa bastare, e invece mi fa chinare in avanti e mi forza anche il culo, senza nessun riguardo.

– Le cagne come te vanno prese così” -, dice. Il terzo mi riempie la bocca per non farmi urlare. E quando tutti vengono e lui mi inonda anche il culo, mi rimanda in cella, stremata quanto Giorgia. Confesso di essere venuta tre volte. Sto diventando sempre più cagna. A capodanno si è fatta “il bis “Per capodanno, come al solito, siamo stati invitati in casa di amici, tutti più attempati di noi, e così, per movimentare la serata, lei ha deciso di stupire tutti, me compreso.

Camicetta scura, ma semitrasparente, dove si poteva benissimo intravedere il reggiseno di pizzo che a fatica contiene la quarta, gonnellina corta nera in similpelle, perizoma bianco, che contrasta, collant velati e le calze di lana che spopolano, le parigine a metà coscia e per finire stivale alto in pelle che da quel tocco fetish. Siccome Robi ha una decina d’ anni in meno di tutte le altre presenze, chiaramente invidiose, è stata subito presa di mira, in senso bonario, per il suo look “libertino ma largamente apprezzato dai maschi.

La serata è passata via tranquilla senza troppi eccessi, dato che si svolgeva in appartamento condominiale, tra un brindisi, una battutina piccante e un bacio di buon anno fino alle 2. 30, quando i primi han cominciato a salutare. Qui è shittata la molla alla porcellina “e se andassimo a cercar una discoteca che ci fa entrare”. Sapendo benissimo che non ballo, ma in queste situazioni di vino euforia e arrapamento, può capitar di tutto, salutiamo e dopo una mezz’ora di auto siamo arrivati in una discoteca che frequentavamo saltuariamente, tempo addietro, e dopo un po’ di insistenza e moine da parte della maiala, siamo entrati.

Io ho cercato subito un posto a sedere abbastanza defilato e invece Robi si è lanciata in pista sculettando da maiala, con gonnellina che si sollevava inpunemente, e la quarta nel reggiseno che dava il meglio. Tempo neanche un quarto d’ ora, era attorniata da tre o quattro galletti da pista, che le ronzavano intorno. Lei, nel dimenarsi, ogni tanto si girava verso di me, per veder le mie reazioni, e io con un cenno davo l’approvazione, e lei continuava ad agitarsi, mentre gli avvoltoi, restati in due continuavano il loro corteggiamento, facendosi sempre più pressanti, con paroline all’ orecchio o strusciatine del pacco, mentre ballavano.

Dopo circa un’ora di salti strusciamenti e toccatine varie, vedo lei che viene vero di me, e gli altri che vanno al loro divanetto, più defilato del mio…… lei, “ Ho sete, e voglio fermarmi un attimo, ma non ordinarmi niente perchè quei due mi aspettano al loro divanetto per bere insieme, tanto gli ho detto che sono divisa e che tu sei un amico, ahah. ” Mentre ride, si avvia in bagno, dal quale torna poco dopo, tenendo stretto tra le mani il perizoma che indossava.

Penso, che troia, vorrà far vedere la figona attraverso i collant. Piano piano, sculettando si infila tra i divanetti, dove ormai è il momento delle slinguate e dei toccamenti. Arrivata a destinazione i due avvoltoi si fiondano per salutarla con un bacio, il primo, il più grosso, cerca di baciarla sulla bocca, ma lei si sposta leggermente, mentre l’altro di fronte la bacia sulla guancia, ma appoggiandosi con le mani al seno. shitta una risata a tutti ….. e a me comincia ad indurirsi il willy nei pantaloni.

Appena seduta, accavalla le gambe e comincia a sorseggiare qualcosa in una coppa, tra una risatina e una toccatina di coscia. Decido di andar in bagno a sistemare la belva nelle mutande, ma quando torno , la maiala è seduta in grembo al torello, gambe leggermente divaricate, ma senza essere volgare. Lui ha un bicchiere in mano mentre l’altra mano é appoggiata sullo schienale, e vedo lei che muove il bacino avanti e indietro, come a strusciarsi sul pacco che mi sembrava di notevoli proporzioni.

Ogni tanto si ferma, ride e parla con quello difronte, poi ricomincia a dondolarsi sul pacco. Non capisco, ma mi vien duro, e così credo anche quello di fronte a Robi, che vedo sistemarsi il pacco di sovente, la danza va avanti per circa venti minuti, poi con un balzo la vedo alzarsi e guardarsi intorno. Di shitto anche l’altro si alza e dicendole qualcosa all’ orecchio le prende una mano e se la infila nei pantaloni.

Vedo cambiar la sua espressione, togliere la mano e nel dire qualcosa all’ orecchio del tipo, far no con la testa. Poi con una slinguazzata al tipo in piedi, si gira a salutare quello che era seduto sotto di lei, e si avvicina con calma a di me. Arrivata al tavolo mi chiede un fazzoletto, “cosa è successo, di colpo così, piantati lì…” e intanto le porgo il fazzoletto, pensando fosse per il sudore, ma lei prendendolo, se lo passa sotto la gonnellina, in mezzo alle cosce.

“ Sei sudata anche lì “ …..” quasi …. ” prendendomi la mano se la porta in mezzo alle cosce, e lì …. stupore, sento che il collant è bucato e la fica tutta aperta, sta sgocciolando sborra. “ ma cosa è successo…” “ In bagno prima ho strappato il collant, …sai , non si sa mai, e difatti mi son cacciata dentro un gran bel cazzo, grosso e nodoso, peccato che sia venuto in fretta, così l’ ho tenuto dentro fin quando non si è ammosciato tutto ed è uscito”“ E l’ altro cosa voleva, visto che gli hai detto no …” “ L’ altro me lo ha messo in mano, ed era enorme, il problema è che voleva ficcarmelo nel culo, e io ho detto no, primo perché mi avrebbe sfondata, e secondo, perché gli ho detto che il culo è solo per una persona, tu “Lusingato, arrapato e voglioso, le ho infilato la lingua in bocca, pastrugnandole la fica umida, attraverso i collant, facendola mugolare come una cagna in calore.

Inutile dirvi come sia finita la notte, con una corsa a casa, con il cazzo in tiro che mi sgocciola nelle mutande, perché dopo la scopata del pomeriggio e la chiavata della notte, l’inculata del primo mattino, può esser solo un ben augurante bis. Chissà invece come poteva andare a finire, se, invece che un divanetto defilato, avessero avuto un salottino privè, che strafogata di cazzoni si sarebbe fatta la maiala, comunque, se l’ anno comincia così, non oso pensare cosa possa succedere, prima del prossimo capodanno.

In vacanza con SoniaEravamo in viaggio da diversi giorni girovagando con la macchina in cerca di un posto consono alle nostre aspettative. Finalmente approdammo in un villaggio turistico alquanto accattivante. Unico problema, se di problema vogliamo parlare, si trattava di un oasi naturista (ovvero un campo di nudisti); non avendo mai frequentato tali posti, pur non avendo nulla in contrario, rimanemmo un attimino perplessi. Sonia mia moglie non aveva mai avuto problemi nel mettersi in topless al mare con amici , ora però si trattava di stare totalmente nuda in balia di sguardi indiscreti che l'avrebbero scrutata con lussuria.

Per il mio punto di vista non vi erano problemi da sempre non avevo mai avuto pudori nel mostrarmi nudo ed il fatto che pure Sonia lo facesse non mi creava nessun tipo di contrasto. Dopo una brevissima riflessione e devo ammettere sotto mia esplicita insistenza, oltretutto sfiniti dal caldo optammo per rimanere ed accettare le regole del villaggio. Districate le pratiche burocratiche, finalmente prendemmo possesso del nostro cottage. Una struttura ad un piano con un piccolo patio ed un giardinetto sotto l'ombra dei pini secolari antistanti.

Sonia completamente fradicia di sudore, sentendosi da subito a suo agio si tolse sull'uscio l'abitino di lino rimanendo completamente nuda incurante della presenza dei vicini e senza neppure disfare i bagagli si mise sotto la doccia, invitandomi con tono malizioso a seguirla. Attratto dalla nuova situazione e diciamolo eccitato più che mai, la raggiunsi e da subito cercai un approccio sessuale, incoraggiato dalla sua innata predisposizione nel fare sesso in ogni circostanza. L'occasione era veramente ghiotta entrambi ci eravamo caricati nel vedere tutti i villeggianti completamente nudi.

Sotto lo scroscio della doccia iniziammo a toccarci , preparandoci al dopo, che non tardò ad arrivare; Sonia dopo essersi messa a quattro zampe sul piatto doccia , mi offriva sfacciatamente la visione paradisiaca delle sue grazie nascoste: tra la folta peluria si distinguevano le sue carnose fenditure , il buco del culo e la gonfia e carnosa vagina. Ero nell'imbarazzo della scelta da dove iniziare, cosa le avrebbe fatto più piacere in quel preciso momento, prenderlo al culo o in fica.

Senza esitare incoraggiato pure da un suo espresso desiderio, optai per la cavità anale. Dopo averlo massaggiato con aiuto di un sapone prima con un dito poi con due, puntai il mio cazzo tra le due belle e tonde chiappe sprofondando in un battibaleno ed in un colpo netto all'interno delle sue viscere. Il brusco ingresso fece sobbalzare ed urlare di piacere Sonia, che immediatamente iniziò ad ansimare godendo oltremisura. Me la stavo inculando come non mai sentivo la sua stretta membrana che aderiva in modo perfetto al mio cazzo sempre più turgido e gonfio era al pari di una spada nel suo fodero.

Continuai per un poco poi lo estrassi e dopo averlo pulito dalle varie inevitabili secrezioni, me lo feci leccare per un pochino facendole assaporare tutto il mio odore. Maestra nella fellatio dopo avermelo leccato per benino, non escludendo i testicoli al trattamento, lo ingurgitò tra le sue fauci fino a farlo totalmente sparire tra le labbra. Adoravo quando seppur con fatica si sforzava di prenderlo tutto aspirandolo fino ai coglioni. Osservavo dall'alto la sua testa che si agitava su e giù ondeggiando, offrendomi un piacere di grossa intensità.

Stanca di spompinarmi, anche per la scomoda posizione dopo essersi rimessa alla pecorina, mi sprono per trombarla, per quella che si annunciava come una lunga ed eccitante chiavata, con un frasario alquanto esplicito ed eccitante. Adoravamo entrambi parlare sporco in quei determinati momenti, la cosa eccitava ed appagava entrambi. Da dietro vedevo la sua bella e carnosa passerina già dilatata e desiderosa di essere penetrata; poggiando la cappella tra le labbra vaginali fui risucchiato dentro in un battibaleno, come avvolto da un turbine di una aspirapolvere.

Una volta in lei iniziai a muovermi senza sosta scrutando di tanto in tanto il mio cazzo che entrava ed usciva dallo stretto pertugio emettendo un soave rumorino con la fuoriuscita di umori vaginali, che aderivano tutti attorno al cazzo. A quel punto lei eccitatissima e desiderosa di sborra mi imprecò di metterglielo in bocca ed inondarla con il mio piacere. Così feci e poco dopo le inondai la gola di caldo e fluido sperma.

Come di consueto lo deglutì apprezzandone il sapore e l'abbondante quantità. Il primo impatto era stato meraviglioso ora dovevamo solo esplorare il sito ed i suoi ospiti. Usciti dal cottage ci guardammo intorno e subito scorgemmo i volti dei nostri vicini: sulla sinistra vi era una coppia di persone uomo donna di mezza età dai volti simpatici. Dalla parte opposta sulla destra una splendida fanciulla giunonica veramente affascinante, un corpo statuario alta circa un metro ed ottanta con due tette da sballo.

Data la nostra innata simpatia stringemmo subito amicizia con gli sconosciuti. Eravamo un pochino imbarazzati per il timore che ci avessero sentito durante le nostre effusioni di poco prima. Decidemmo con loro di andare sulla spiaggia così tutti e cinque ci incamminammo. Fummo subito colpiti dal panorama idilliaco e dalla vegetazione lussureggiante che avvolgeva il villaggio. Giunti sulla battigia ci sdraiammo ed iniziammo a prendere il solo fraternizzando con i nostri amici. Essendosi fatta ora di pranzo, ci organizzammo per una bella spaghettata.

Sonia subito si offrì per cucinare con il plauso di tutti. Dopo pranzo la ragazza si stacco dal gruppo per tornare sulla spiaggia. Rimanemmo noi quattro a chiacchierare del più e del meno. Poco dopo pure la coppia di amici si ritirò per un riposino pomeridiano. Rimasti soli decidemmo di fare una passeggiata a piedi,in cerca di qualche bel posto da scoprire. Sorseggiando un caffè al bar del villaggio ci imbattemmo in un giovane che molto cortesemente si offrì di mostrarci un posto a detta sua paradisiaco quasi sconosciuto alla maggior parte delle persone, anche perché distante e con un percorso impervio.

Incuriositi accettammo l'invito del nostro amico e ci mettemmo in cammino lungo un sentiero incolto. Per questo, avevamo indossato una camicetta, e Sonia una maglietta per evitare di ferirsi con le frasche. In fila indiana con Sonia a capo iniziammo il cammino, allietato dalla stupenda visione che mia moglie che priva di slip offriva ai nostri occhi; vedevo le sue tonde chiappee la sua stretta ciliegina districarsi per i sentieri impervi. Dopo circa una mezzora di cammino, fummo appagati; usciti dal bosco ci si parò innanzi una specie di paradiso immerso nella vegetazione più selvaggia con una sabbia di colore bianca ed un mare turchese.

Indubbiamente ne era valsa la pena. Tutti e tre desiderosi di refrigerio dopo la lunga camminata, ci buttammo in acqua nuotando e schizzandoci a vicenda. Tornati sull'arenile ci stendemmo a prendere il sole. Mi era già accorto durante il cammino delle occhiate a raggi x che il tizio aveva concesso alle parti intime della mia consorte belle in mostra lungo il percorso. Convinto in cuor mio, che fosse arrivato il momento propizio per far provare alla mia mogliettina che due è meglio di uno, iniziai a preparare il terreno per condividerla con l'estraneo,certo che lei non avrebbe assolutamente avuto nulla da ridire; sovente nei nostri approcci amorosi,avevamo fantasticato sulla presenza di un estraneo tra di noi traendone effetti benefici e stimolanti.

Ora era arrivato il momento di mettere in pratica le nostre fantasie. Il tizio alquanto sveglio e forse recidivo a tali esperienze si rese immediatamente disponibile aspettando un nostro consenso: Sonia quasi incredula e diciamolo spiazzata si concesse senza fiatare alle attenzioni del ragazzo che non vedendo rifiuti aumentò progressivamente la loro intensità. In breve era giunto a metterle una mano tra le cosce e tosto aveva iniziato lentamente a masturbarla, facendola trasecolare dalla libidine.

Lei dal canto suo si era diretta con prepotenza sul mio cazzo succhiandolo con ingordigia. Non ci volle molto che il dito del giovane,fu sostituito dalla lingua; Sonia leccava il cazzo e contemporaneamente veniva leccata. Poco dopo l'estraneo si tolse invitandomi a penetrare mia moglie in quanto pronta per l'uopo. Alzatomi la presi dopo averle allargato per benino le cosce entrai in lei sguazzando nella sua fica che era pari ad un fiume in piena.

Le diedi qualche colpetto ben assestato facendole sentire tutto il mio piacere e poi mi tolsi in favore del ragazzo, ansioso di scoparsi finalmente mia moglie. Li guardavo scopare ed era la prima volta che vedevo Sonia accoppiarsi sessualmente con un altro aveva avuto in passato altre storie ma vederla trombare sotto i miei occhi era veramente un'esperienza fuori dal comune e per questo eccitato più che mai la invitai a succhiarmelo con il preciso intento di sborrarle in bocca.

Così fu non potendone più venni continuando ad osservare i due che continuavano alla grande. Pochi minuti dopo pure lui venne imbrattandole tutto il pancino di calda e copiosa sborra. Dopo esserci rinfreshiti e riordinati, ci rimettemmo in cammino per il villaggio. L'esperienza era stata non bella, di più, Sonia per diverso tempo non aprì bocca come se si sentisse in colpa per qualcosa, fui io a rompere il ghiaccio, espletando spassionatamente l’assenso ed appagamento per l'accaduto.

A quel punto pure a lei tornò la parola. Ci eravamo veramente divertiti non ci era mai capitata una cosa simile ed il nostro unico rimpianto era di non averlo mai fatto prima. Avremo avuto tempo di recuperare la strada oramai si era spalancata e nulla o nessuno ci avrebbe impedito di percorrerla. Per ora il racconto termina qui ma vi è un seguito ancora più ricco di situazioni piccanti e stimolanti.

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