con la mia vicina di casa

Alle due e mezza del pomeriggio feci una veloce doccia in vista dell'incontro galante con la bella vicina. Nonostante il lungo riposo della mattinata non mi sentivo molto in forma, tutt'altro: dal piccolo specchio del bagno riuscii a contare sul mio tronco una decina di piccoli lividi che stavano prendendo un colore scuro; alcuni erano altamente doloranti, altri neanche mi ricordavo di averli nè come, con quale mossa cioè, l'istruttrice me li avesse procurati.

Prima di vestirmi mi massaggiai i punti più critici con il balsamo di tigre, l'unguento magico che comprai a Milano su indicazione di Michael.

Poco prima delle tre, sentii l'auto del vicino andare via: il bravo paparino stava portando i figli al maneggio. Mi affacciai alla finestra in tempo per vedere la Jeep svoltare l'angolo; “Al maneggio. Ora al maneggio ci vado io, caro avvocato o dottore dei miei stivali! Si, vado a farmi maneggiare l'uccello dalla tua signora” – sussurrai da dietro la tenda.

In realtà cercai, con quelle parole, di darmi la carica, di farmi coraggio in vista di quello che sarebbe stata la prima scopata dopo un periodo di astinenza di oltre quattro mesi. Dopo quello che successe quel pomeriggio in cui io e Maura finimmo per litigare bruscamente, non avevo più fatto sesso: da una parte, fu come se mi si fossero spenti tutti i sensori deputati a captare ogni più lebile segnale a sfondo sessuale emesso dalle diverse donne quotidianamente incontrate, il che mi impediva di rispondere in modo brillante ed ammiccante nelle occasioni d'incontro con l'altro sesso; ma contestualmente dato che tutte le mie energie si concentrarono sugli ultimi avvenimenti con Maura, anche dal punto di vista psichico la ricerca della scopata settimanale venne messa in disparte.

Tutto ci fino a ieri: credo che il fatto di aver maturato la mia decisione e, soprattutto, di aver iniziato a lavorare al progetto, avessero liberato nuovamente le mie pulsioni sessuali. Ed eccomi nell'androne del piccolo condominio a bussare alla porta accanto, con una bottiglia di martini in mano.

“Grazie del pensiero, ma è meglio che riporti la bottiglia a casa sua, mio marito è quasi astemio e, escludendo di finirla oggi noi due, non saprei come giustificarne la presenza in casa.

Vada, che intanto accendo la moca” – fu lo strano benvenuto che mi diede la vicina di casa. Mentre ripercorsi velocemente il pianerottolo per riporre in casa la bottiglia, pensavo allimmagine di quella donna, che aveva lasciato socchiusa la porta dingresso. Era venuta ad accogliermi con una vestaglia di seta, dal taglio semplice e di color argento; con i lunghi capelli ancora umidi di doccia, la donna lasci dietro di se una piacevole scia profumata che accese la mia immaginazione: cosa indossava sotto? Forse nulla oppure un classico baby-doll con tutto il resto dell'armamentario di seduzione femminile?
Entrai in quella casa trovandola ad aspettarmi poco lontano dallingresso.

Ai piedi, senza calze, portava un paio di pantofoline rosa ornate di qualche piuma sulla parte superiore; si diresse verso la cucina, quasi scivolando lievemente sul pavimento in marmo lucido, con un'andatura che mi parve appositamente studiata per mettere in risalto la nudità delle sue gambe, visibile chiaramente dallo spacco della vestaglia, stretta in vita da una cinta ma posta ad arte in modo da lasciare oltrepassare il mio sguardo. La seguii in cucina, un po per non restare solo nel soggiorno, ma anche per non staccarle gli occhi di dosso.

Oltre a dare sfogo alla mia fantasia, ricordandomi della strana sensazione provata la sera prima allo scoprire quanto si dimostr curiosa la donna, per precauzione ritenni più opportuno sincerarmi di ogni sua mossa. Affacciandomi alla porta della cucina, trovai che quella situazione ci port subito ad una maggiore confidenza, come se guardarla armeggiare sui fornelli ci avesse resi più vicini.

“Come lo preferisci, il caffè?” – mi chiese lei, dandomi del tu.

“Al primo dopo pranzo mi piace con poco zucchero, preferibilmente con un p di liquore come correzione, ma se non hai amari o simili lo prendo tranquillamente liscio” – risposi. “Sei fortunato. In soggiorno abbiamo qualcosa, sai, per gli ospiti. Vieni che diamo uno sguardo a quello che c'è”. Mentre entrammo nella stanza accanto, vidi che il caminetto era acceso, probabilmente da poco dato che l'ambiente non era molto caldo e la brace era poca; sul tavolino vicino al divano in alcantara beige, un paio di libri; il televisore piatto era sintonizzato sul canale a pagamento dei film classici, in bianco e nero, ma il sonoro era spento.

Tutto dava l'idea di essere stato appositamente studiato, artificioso, non vi era nulla di spontaneo in quello scorcio di casa che ebbi modo di vedere, che so: un giornale appoggiato sulla poltrona, un gioco dei bambini sul tavolo o per terra, un cappotto appeso in qualche maniera dietro la porta. Nulla fuori posto. Quella sgradevole sensazione si accentu quando iniziammo a visionare le bottiglie: avendo subito notato l'etichetta verde sul vetro scuro, indicai il Branca Menta come la mia ideale correzione del caffè, al chè la mia vicina-tutta-perfettina esclam di adorare quell'amaro, per via del gusto di menta.

Ruffiana, pensai, non hai bisogno di darti arie da intellettuale nè di compiacermi nelle mie preferenze, sono qui pronto a darti quello che ho capito che stai cercando: un bel randello con cui godere fino a dimenticare che … di vita monotona ti tocca fare con quel damerino di tuo marito. Che sicuramente si tromba la segretaria, anzi Office Manager, come si dice. La guardai cercando di simulare sorpresa e curiosità, mentre la sfidai: “Allora, dopo il caffè, ci facciamo due bicchierini con ghiaccio mentre facciamo qualche chiacchiera da condominio”.

“D'accordo. Tu prendi la bottiglia ed i bicchieri, che io mi occupo del ghiaccio”.

La raggiunsi in cucina mentre stava versando il caffè, sempre con movimenti lievi si volt verso il frigorifero, dandomi le spalle; rest qualche secondo piegata in avanti in una posizione che evidenzi le forme del suo bel … vita abbastanza stretta, messa in risalto dalla cintura allacciata, bacino un po' largo, glutei ben pieni, avanguardia di due lunghe gambe che già ebbi modo di apprezzare poco prima.

Poi, nell'azione di prendere cubetti di ghiaccio dal basso sportello del freezer, si accovacci lasciando uscire tutta la gamba destra, visibile fino quasi alla piega formata dalla pelle dove inizia il gluteo, punto in cui normalmente si posiziona l'elastico dello slip. Era nuda! O, forse, portava il tanga? Improvvisamente la donna alz la testa sporgendo da dietro lo sportello del freezer, e mi colse in piena contemplazione sulla sua coscia sguarnita; mi sorrise guardandomi maliziosamente e, alzandosi, lasci sul posto la vestigia.

Non c'è che dire, la dolce mammina sapeva bene come giocarsi le carte, riuscendo ad aumentare la mia eccitazione. Rest completamente nuda, un fisico molto molto piacevole, anzi, vista l'età prossima o poco superiore ai quaranta, la donna non avrebbe sfigurato in qualche concorso di bellezza. Restai un po' impacciato poi, dopo qualche secondo, mi avvicinai a lei, appoggiando distrattamente i bicchieri sul tavolo senza distogliere lo sguardo dal suo. “Dato che tutto sommato non abbiamo molto tempo a disposizione, ho pensato di farmi trovare pronta.

Ho fatto bene?” – mi disse allungando le braccia verso la mia cintura, che sfil in due sole mosse. “Certo” risposi mentre mi slacciai la camicia, “magari il caffè lo prendiamo dopo, anche freddo”. Le diedi uno sguardo più attento, da capo ai piedi: il collo era il suo punto forse più debole, quello in cui il tempo le aveva lasciato i segni più evidenti, che tuttavia venivano ottimamente bilanciati dalla fierezza del suo seno, un paio di belle pere di ottima consistenza, dominate da enormi e turgidi capezzoli, al centro di due ampie corone.

Mentre mi slacci i pantaloni le misi una mano sul fianco, andando a raccogliere entro la lunghezza delle mie dita, l'indice ed il pollice, tutta l'ampiezza della sua anca.

I nostri visi vennero a stretto contatto, abbassai lievemente la testa per andare a baciarle il collo, ma lei, sempre mentre continuava ad armeggiare con la mia lampo, par il mio assalto chiudendomi lo spazio. Le nostre guance si toccarono, la fragranza del mio dopobarba si mescol al suo profumo, sul mio orecchio, già accaldato dalla bollente situazione, sentii l'umida freschezza dei suoi lunghi capelli castani.

Spostai il pollice dalla punta della sua anca in direzione del bassoventre, leggermente prominente, un po' come lo erano i glutei ben carnosi. Con l'altra mano andai in suo soccorso per sfilarmi pantaloni e slip in una sola volta; quando questi arrivarono a metà gamba, sentii la sua mano correre dal mio fianco a sotto lo scroto, racchiudedovelo completamente. In quel momento, mentre lei mi teneva per le palle, io raggiunsi il suo monte di venere con il mio palmo della mano e, con il dito più lungo, iniziai a massaggiarle l'umida apertura vaginale; i nostri sguardi si incrociarono, vidi nel profondo dei suoi occhi castani l'eccitazione crescere sempre più, e sentii che la stessa cosa stava avvenendo anche a me: bastarono due palpatine là sotto per farmi irrigidire l'arnese.

E quando la donna mi si chin davanti e, mettendomi le mani sui fianchi inizi a succhiarmelo, tutti i miei timori furono spazzati via.
Nonostante la mia vasta esperienza con le donne, era la prima volta che scopavo con una donna più vecchia di me di quasi dieci anni e, soprattutto, sposata con figli. In passato mi ero divertito molto con ragazze più giovani o al massimo coetanee; rispetto all'esperienza di quel momento, con le altre si tratt quasi sempre di relazioni molto fisiche, quasi a****lesche, con poco spazio ai giochi di seduzione ed ai preliminari.

Questa donna sposata, invece, fu chiaro che, oltre alla sana scopata, fosse in cerca di emozioni erotiche, momenti di evasione fisica ma soprattutto mentale, come suggerivano i preparativi da lei fatti ed il suo comportamento da odalisca. Capii, quindi, che avrei dovuto essere meno egoista, non pensare solo al diletto del mio uccello, ma dedicarmi a lei, al suo piacere, restituendole quello che mi stava facendo. Così le presi le spalle, lei mi assecond alzandosi ed io l'abbracciai, giusto il tempo per farla avvicinare al tavolo della cucina dove, messi da parte bicchieri e tazzine, la feci salire sollevandola per i fianchi.

Mi chinai su di lei che, nel frattempo, si era accomodata a gambe aperte, inclinando il busto indietro, appoggiata sui gomiti; le diedi un leggero bacio sulla fronte, poi, liberatomi dai pantaloni, iniziai a dare qualche leggera pennellata alle sue grandi labbra, facendo scorrere con la mano il glande lungo tutto il suo sesso. La cosa piacque molto alla mia partner, che mi porse una mano aperta perchè io vi incrociassi le mia dita; rimanemmo qualche minuto in quella posizione, poi quando lei mi lasci la mano, allontanai il mio bacino dal suo, presi a massaggiarle la parte interna delle cosce, con movimenti rotatori che sempre più si avvicinavano alla zona del pube.

Sempre rimanendo in silenzio, mi accorsi che i suoi occhi mi stavano pregando di continuare sulla strada che avevo iniziato; così mi accovacciai tra le sue gambe, avvicinando la mia bocca alla sua ben curata peluria. Lintenso intreccio di morbidi peli pareva quasi celare lenorme tesoro che vi stava sotto: mi trovai davanti, infatti, una vagina sproporzionata, con un'apertura mai vista prima. Le piccole labbra sporgevano di molto, nascondendo a stento il più turgido e voluminoso clitoride che avessi mai visto.

Mi avvicinai ancora e, fermandomi a pochi millimetri dal suo sesso, vidi il ventre della donna ritrarsi come in uno spasmo; indugiai ancora una manciata di secondi respirandole addosso e poi iniziai a solleticarle con la lingua il punto d'incontro delle piccole labbra. Fu quando le baciai profondamente clitoride, affondandole la lingua sotto l'apertura della vagina, che la sentii gemere fortemente; si lasci cadere con il busto lungo il tavolo e con le mani mi accarezz i capelli, sulla fronte e sulla nuca, mentre io andavo aumentando il ritmo della mia lingua.

Volli controllare il suo stato di eccitazione andando a giocare con le mani sul suo seno: trovai subito entrambi i capezzoli terribilmente irrigiditi, ci giocai un po' con le dita per poi palpeggiarle le tette che tendevano a sporgere lateralmente. Capii che riuscii a farle scalare un'altissima vetta del piacere allorché lei mi strinse per qualche istante le cosce attorno alla testa per lasciarle cadere sulle mie spalle. Iniziai a risalire da quella scomoda posizione rannicchiata tracciando un percorso invisibile con la mia lingua dal suo pube fino all'ombellico e al suo seno.

Quando fui chino su di lei, la donna mi abbracci teneramente, facendomi appoggiare la testa sul suo collo; restai ad ascoltare il suo respiro che tornava normale, poi mi alzai di poco per incrociare nuovamente il suo sguardo. Non ci fu bisogno di interpretazioni: “Grazie, erano anni che un uomo non mi faceva godere così. Mio marito dura troppo poco, pensa solo a sé, e neanche sa come baciarmi li, mai fatto; gli altri sono tutti concentrati a durare il più a lungo possibile, rendendo il sesso una faticosa quanto infruttuosa cavalcata.

E tu, misterioso scrittore, ti sei rivelato un maestro del piacere femminile. Che sorpresa”. Quelle parole mi colpirono: da una parte ero lusingato, ma dall'altra ero sorpreso dallo scoprire quanti uomini si scopava la bella e matura mammina: proprio una bella troiona, insomma! E che … larga, da elefantessa, come descritto nel kamasutra. Chissà cosa sarei riuscito a fare con il mio uccello, perso dentro quell'ampia grotta? Meglio sarebbe stato farsi concedere il … nella speranza di trovarlo più stretto.

Le sorrisi. “Anni fa frequentai un corso di tanta, dove appresi le basi delle tecniche per la sessualità consapevole. Con la mia ragazza di allora raggiungemmo dei livelli orgasmici inimmaginabili; poi lei, si stanc di noi, mi lasci, ed io non ho più avuto un'altra storia seria, solo avventure”. Dissi così un po anche per schernirmi.
“Potrei mollare tutto per stare con te a scopare due tre volte al giorno”. Fu la sua risposta che mi conferm quanto fosse sessualmente insoddisfatta.

“Non dire così. Penso che anche tu puoi fare qualcosa per te stessa, iniziando a stabilire la giusta armonia con il tuo partner. Per capirsi reciprocamente meglio, a volte è sufficiente provare a chiedere, esprimere i propri desideri per riuscire a migliorare l'intesa. Per ora lasciamoci trasportare ancora per qualche momento…” dissi riprendendo la posizione eretta davanti alle sue gambe aperte.

Dopo averla portata sull'orlo dell'orgasmo sul tavolo in cucina, le presi le mani e la portai nel salotto, dove la legna nel camino stava per terminare, lasciando intravedere qualche sparuta fiammella emergere tra i tizzoni più grossi.

Ci avvicinammo; il calore era gradevole e sentii sui piedi nudi la differenza di temperatura nel pavimento adiacente al fuoco. Accarezzai i capelli della donna, con dei movimenti delle mani e delle dita tali da aprirne la chioma, ancora un po' umida dalla doccia; rimanendole di fronte, le passai più volte le dita, aperte a mo' di pettine, tra i capelli partendo dalla nuca, come a volerne favorire l'assorbimento del calore per asciugarli; lei, ad occhi chiusi con il capo inclinato all'indietro un po' lateralmente, si abbandon completamente a me che le sussurravo parole dolci.

Ad un tratto, dopo una brevissima pausa, la presi per le anche e la girai verso il camino; la donna, intuendo le mie intenzioni, si chin leggermente in avanti appoggiandosi con le mani alla balaustra in marmo soprastante il caminetto. Nonostante le sue gambe fossero alquanto lunghe, valutai che per penetrarla da dietro non avrebbe dovuto divaricarle; così la invitai, con una pressione delle mani sulle cosce, a chiudere le gambe, unendo i piedi all'interno di una sola e calda piastrella del pavimento.

Ora ho quello che voglio, pensai, un pertugio carnoso e stretto con cui giocare, ed iniziai.

Feci scorrere la punta del mio uccello sul suo sedere, partendo dall'incavo sotto l'osso sacro, dove inizia il taglio dei glutei, scendendo lentamente ed affondandoglielo sempre più nelle chiappe strette. Quando raggiunsi l'imbocco dell'ano, feci come per fermarmi: volevo capire se la donna era disponibile a quell'idea, ma non potei cogliere alcun cenno. Dato che non mi andava di forzarla, con il pollice diedi un colpetto verso il basso alla mia asta, sulla cui punta potei sentire l'umido invito della sua … ma non volli entrare, proseguendo la mia corsa lungo il canale della sua apertura.

E tornai a giocare col suo clitoride; solo che ora, grazie alla sensibilità della mia cima, imbos**ta dentro a tanta carne, mi stavo concedendo un bella dose di piacere. Poco dopo, mentre la sua chioma castana ondeggiava sulla schiena, la presi per i fianchi, ritrassi il bacino di qualche centimetro e, mentre il mio arnese che era quasi allo stremo per la lunga e profonda sollecitazione stava prende posizione all'ingresso della sua apertura, lei gir il capo e mi disse:
“Dai, adesso! Non farmi più aspettare, mettimelo…”.

Fu accontentata subito, cosi, stringendola forte con le mani sui suoi fianchi, presi a sbattere il mio basso ventre contro il suo bianco e morbido … continuando in quella posizione per parecchio tempo. Per rompere la monotonia del ritmo, prima le afferrai dolcemente i capelli, rallentando; poi le appoggiai le mani sulla schiena, facendole scorrere lungo la sua colonna, premendola un po' verso il basso per farle abbassare il tronco e stendere le gambe, in modo da cambiare l'angolo d'ingresso del mio … sempre più duro; poi ancora con le mie ginocchia contro le sue gambe, la invitai a piegarsi, abbassandosi, così che io potessi entrarle un po' più dall'alto.

In tutto questo mio daffare, la donna si rivel molto collaborativa, assecondandomi in ogni mossa, ed anche attenta al mio piacere, sia muovendo lentamente il suo bacino in sintonia con il mio ritmo, sia facendo in modo di aumentare la pressione sul mio pene con intense contrazioni dei tessuti addominali interni. Fummo davvero in sintonia; ci bast veramente poco per capire le esigenze e le preferenze l'uno dell'altra, coinvolgendoci reciprocamente. Quando mi accorsi che la mia amante ebbe raggiunto la sua soddisfazione, fermandomi per qualche istante, l'abbracciai; poi la feci andare sul divano, in modo che potesse essere più rilassata ma lasciandomi modo di terminare la mia marcia verso il godimento: la misi a pecorina, inginocchiata sui cuscini ed accomodata con il busto sulla morbida spalliera.

Da quel momento mi bastarono pochissimi minuti di spinte pelviche poderose per essere pronto a venire. “Che facciamo: ti vengo dentro o esco?” – le chiesi ansimando; “Sai che facciamo? Una cosa che non faccio da anni, se ti va… “. Lei si volt e continu, fissandomi con uno sguardo languido. “Mi vieni in bocca! Con i primi ragazzi che mi sono scopata da giovane, mi piaceva molto e so che a voi maschietti sta cosa fa impazzire.

Ti va?”. Non aveva ancora finito di parlare che già ero salito in piedi sul divano, stringendomi il pisello per non … all'impazzata. Eccomi, dissi, è fantastico.
Lei si sedette velocemente, avendo capito che non c'era più tempo, si avvent sull'uccello fremente che fui felice di lasciare in sua balia. Fu bellissimo: ad ogni mio spasmo sentii il risucchio della sua gola che inghiottiva, la sua bocca rimase saldamente sigillata al mio … vibrante che stava iniziando a perdere consistenza.

Nemmeno una goccia del mio sperma and perduta, avidamente ingoiata dalla mia sconosciuta vicina di casa. E mentre mi faceva tutto ci, ogni tanto alzava gli occhi per fissarmi, gemendo, come per chiedermi se mi piacesse. Poi, quando ebbe finito di ingoiare il mio seme, prese fiato per un momento, continuando a leccarmelo mentre era ormai ammorbidito. Sapeva bene anche che ai maschi piace sentirselo gingillare appena dopo essere venuti, quando l'uccello, prima di ritirarsi completamente a riposo, resta qualche breve momento in una condizione di morbido gonfiore, altamente sensibile.

Fantastico, semplicemente fantastico, sussurrai.

Quella sera, domenica, i vicini erano in partenza dopo cena. Dal mio balcone osservai i fervidi preparativi della famigliola attraverso uno spiraglio della loro finestra aperta. Ad un certo punto, si affacci l'uomo che stava per chiudere finestra e tapparella; i nostri sguardi si incrociarono per qualche istante ed io gli feci un cenno di saluto alzando la mano con il solito bicchiere di brandy di tutte le sere.

L'uomo rispose solo con un rapido cenno del capo e poi sparì dietro la tenda; la finestra fu chiusa con decisione e subito dopo scese la tapparella. Punto e a capo. Addio.
Salutai la moglie dell'uomo, splendida quarantenne dai bollori nascosti dietro il ruolo di mamma e lavoratrice, quel pomeriggio dopo la nostra abbondante ora di sesso inteso, con la promessa di un eventuale nuovo incontro nei mesi successivi. Non vi fu un impegno preciso, tant'è che ci lasciammo senza nemmeno presentarci né scambiarci i numeri dei cellulari; lasciammo tutto in mano agli eventi che ci avrebbero guidati ad un successivo incontro.

Magari avremmo anche avuto modo di conoscerci meglio e lei, profonda conoscitrice dei dintorni ed amante della natura, mi avrebbe portato nei luoghi della sua giovinezza, lungo sentieri mai frequentati, torrenti incontaminati, laghetti d'alta valle splendidi d'estate e quasi ghiacciati d'inverno. Ovviamente per fare l'amore a contatto con la natura ed al riparo da occhi indiscreti.

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