Complice la Pioggia – la mia prima esperienza bise

Quella sera cominciò a piovere a dirotto ed avevo dimenticato l'ombrello a casa. Stavo andando dal mio amico Marco per vedere un film, ed arrivai a casa sua completamente fradicio. Indossavo dei pantaloni chiari di cotone con sotto degli slip aderenti bianchi. Fino a quella sera la nostra amicizia era stata una classica amicizia di lunga data, senza nessun tipo di intimità fisica.
Quando Marco aprì la porta rimase però interdetto: ero completamente inzuppato e la mia maglietta era completamente aderente al mio petto, del quale erano ben visibili i rigonfiamenti turgidi dei miei capezzoli, involontariamente gonfiatisi per lo strofinio con la maglietta bagnata.

In più i pantaloni chiari inzuppati avevano fasciato il mio pacco rendendolo molto più vistoso del solito. Il mio cazzo dormiva comunque, come al solito in queste situazioni, completamente floscio e rivolto verso il basso all'interno dei pantaloni e degli slip inzuppati.
Lessi negli occhi di Marco che mi invitava ad entrare in casa sua uno sguardo strano: non mi guardava in faccia, ma sembrava completamente assorto nel contemplare il mio corpo reso visibile nelle sue forme più intime dai vestiti attillati e fradici.

Appena entrato in casa, Marco disse che mi sarei preso una polmonite se fossi rimasto tutta la sera con i vestiti bagnati addosso, e mi propose di prestarmi dei vestiti suoi. Accettai subito, e gli chiesi se potevo andare in camera sua a cambiarmi. Marco andò a prendere dei vestiti asciutti e mi accompagnò in camera sua; uscì dalla stanza, ma senza che me ne accorgessi, lasciò la porta leggermente aperta e si mise a spiarmi dalla fessura.

Cominciai a sfilarmi la maglietta e rimasi con i pantaloni bagnati a torso nudo; prima che iniziassi a togliermi i pantaloni, Marco entrò nella stanza, anche lui a torso nudo. Rimasi stupefatto, ma non riuscii a proferire parola: Marco mi si era avvicinato e continuava a fissare il rigonfiamento dei miei pantaloni. Mi chiese se poteva toccarlo. Nel profondo dell’anima avevo sempre desiderato una cosa simile, ma non ero mai riuscito a confessarmelo.

Non riuscii a dirgli di si, ma non opposi resistenza, e Marco prese dolcemente l’iniziativa. Appoggiò dolcemente la mano aperta sul mio pacco e cominciò lentamente ad accarezzarmelo. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, e presto il mio cazzo iniziò a gonfiarsi nelle mutande senza che io potessi impedirlo. Marco mi prese con garbo la mano e la mise in mezzo alle sue gambe. Fino a quel momento avevo potuto provare la sensazione di accarezzare i monti di Venere di diverse donne, ma mai il grosso pacco di un maschio adulto che si sta eccitando.

Fu una sensazione incredibile: non sospettavo potesse essere così gonfio e duro, e soprattutto non sospettavo si potesse avvertire così bene l’erezione che stava arrivando. Decisi di lasciarmi andare e cominciai ad accarezzare il pacco di Marco dall’alto verso il basso arrivando fino all’altezza del buco del suo culo; il movimento inizio a far oscillare i suoi pantaloni chiusi da una bella cintura in cuoio sul suo ventre, finché fu possibile vedere i primi peli del suo pube venire allo scoperto.

Nel frattempo anche Marco aveva aumentato la pressione sul mio pacco con la mano, ed iniziò a cercare le mie palle tra le mie gambe con le sue dita messe a cucchiaio. Il mio cazzo cominciò ad inturgidirsi sempre più, finché riuscì a compiere, roteando su un lato e strisciando contro le mutande bagnate, l’intera rotazione che lo portò con la cappella all’insù. Marco insisteva sempre di più e con la pressione della sua mano contro i miei vestiti bagnati, strofinando verso il basso, riuscì a scappellarmelo nelle mutande.

Emisi un leggero gemito e non potei trattenermi dall’andargli incontro con un movimento del bacino verso l’alto.
Anche il cazzo di Marco era diventato ben percepibile sotto i suoi pantaloni; anche il suo era ormai in posizione verticale e potevo intuire tra le dita sotto il tessuto teso il cordolo della sua cappella gonfia. Ancora una volta fu Marco a fare il primo passo, e accortosi che il mio cazzo gonfio non vedeva l’ora di uscire allo scoperto, abbassò lentamente la cerniera dei miei pantaloni, che rimasero al loro posto grazie alla cintura ancora chiusa.

Marco fece una piccola pausa e mi guardò negli occhi cercando la mia complicità, che ottenne subito grazie ad un sincero sorriso di compiacenza da parte mia. A quel punto infilò le dita nella fessura della cerniera aperta e cominciò ad accarezzarmi il gambo del cazzo attraverso il tessuto elasticizzato ed umido dei miei slip. Individuò ben presto la zona del frenulo, dove la cappella fa l’insenatura per ricongiungersi al corpo del cazzo, e cominciò ad insistere con il polpastrello del medio proprio lì.

Ebbi un sussulto di piacere e Marco, incoraggiato, continuò ad accarezzarmi le chiappe della cappella ancora nascosta.
Non potevo essere da meno, e l’eccitazione mi portò d’istinto a slacciargli la cintura. Lo feci anche io lentamente per assaporare ogni istante di quel crescendo di eccitazione. Infilai le dita nei suoi pantaloni facendole scivolare contro il suo ventre; mentre scendevo sentii aumentare i peli del suo pube fino a quando incontrai il bordo dei suoi slip.

Decisi di prolungare il piacere scorrendo con le mani sul tessuto delle mutande di Marco sotto il quale ben presto riuscii ad individuare la cappella turgida che mi veniva incontro. La compressi leggermente tra il medio e l’indice facendoli scivolare verso il basso; avvertii a quel punto la pelle del cazzo di Marco che si arrotolava sotto le mie dita ed immaginai la sua cappella rossa e gonfia che si scopriva. Marco emise un gemito e spinse ancora di più il suo ventre contro la mia mano.

Aprii la cerniera dei suoi pantaloni che caddero a terra lasciandolo in mutande col cazzo e le palle gonfi da impazzire compressi sotto il tessuto bianco. Anche lui, con un movimento rapido slacciò la mia cintura e rimanemmo entrambi in mutande l’uno di fronte alla altro. Dalle nostre mutande, in corrispondenza delle gambe, sbucavano i peli; i miei castano scuro, i suoi rossi come i suoi capelli. Quella vista ci eccitò ancora di più, e non potemmo trattenerci dall’afferrare l’uno l’elastico delle mutande dell’altro per cominciare lentamente a tirarli verso il basso.

I nostri cazzi ormai duri si impuntarono contro gli elastici ed opposero una certa resistenza a farsi spogliare; si inclinarono in avanti fino a quando l’elastico scivolò sulle nostre cappelle lasciandole libere! I nostri cazzi oscillarono contro i rispettivi pubi e si posizionarono sull’attenti l’uno davanti all’altro con le cappelle rosse e le pelli retratte. Non avevo mai visto un altro cazzo in erezione, ma rimasi affascinato dalla bellezza di quello di Marco.

La pelle gli formava uno spesso cordolo alla base della cappella scoperta; il frenulo era teso ed il gambo, sui 19 cm di lunghezza, era spesso e grosso con il canale spermatico ben visibile e gonfio. Alla base, tra un folto ciuffo di peli rossi arruffati, pendevano due enormi palle dentro uno scroto abbondante dalla pelle spiegazzata con qualche rado pelo anche esso rosso.
I nostri cazzi si stavano conoscendo per la prima volta.

Ce li prendemmo in mano reciprocamente e cominciammo a far scivolare le nostre pelli sulle cappelle su e giù fino alle palle e poi ancora su fino a richiuderla completamente. Andammo avanti così per qualche minuto, nudi l’uno di fronte all’altro, accarezzandoci le palle con l’altra mano. Poi Marco allontanò la mia mano dal suo cazzo, fece un passo in avanti, accostò il suo gambo al mio e strinse entrambi i nostri cazzi nel suo grande pugno.

Masturbò per qualche minuto i nostri cazzi a contatto fino a quando cominciarono ad emettere una lieve spuma bianca che iniziò a colare lungo i nostri gambi. Erano i primi getti di pre-sborra, che lubrificarono e riscaldarono i nostri cazzi all’inverosimile. Essi scivolavano docili e gonfi nel palmo della sua mano chiusa, accompagnati nel movimento dai nostri bacini oscillanti all’unisono.
Ci guardammo negli occhi e capimmo che era giunto il momento; sentivamo entrambi i testicoli roteare vorticosamente dentro i nostri scroti, i nostri cazzi pulsavano insieme pompando lo sperma sempre più in alto dentro il gambo.

Il formicolio dentro in nostri cazzi cresceva mentre le nostre cappelle continuavano a baciarsi strette dal pugno di Marco che continuava a sfregare con un movimento lento ma regolare e perfettamente in sintonia con le oscillazioni dei nostri bacini.
Ci guardammo ancora una volta negli occhi, scorgemmo il piacere invadere i nostri corpi completamente, abbassammo lo sguardo verso i nostri cazzi che all’unisono esplosero in un fontana bianca e cremosa di sperma caldo che si mischiò subito.

Sul mio scorreva il suo e viceversa, fino alle palle che cominciarono a gocciolare. Facemmo un passo indietro e ciascuno riprese in mano il cazzo dell’altro accompagnandone le pulsazioni con un leggero scorrimento della mano. Lentamente si afflosciarono tra le nostre mani che continuarono per un pezzo a far scorrere la pelle sulla cappella in cerca delle ultime gocce di sperma.
Da quel giorno, in gran segreto abbiamo continuato a vederci e a darci piacere reciprocamente nei modi più svariati con una complicità mai vista prima.

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