CAMIONISTI PARTE PRIMA

I CAMIONISTI

Una delle nostre più belle esperienze l'abbiamo vissuta
sull'AutoSole.
Da tempo, durante i nostri AMPLESSI, avevo espresso a Gioia il desiderio di vederla POSSEDUTA da uno di quei RUDI camionisti che si incontrano nelle aree di servizio delle autostrade.

La cosa eccitava anche lei perché diceva di essere convinta che un tale tipo di uomo le avrebbe SPACCATO IL GIÀ SFONDATISSIMO CULO.
Una sera decidemmo di mettere in pratica questo nostro desiderio, quindi raggiungemmo un'area di parcheggio dell'Autostrada del Sole poco dopo Bologna, verso Firenze, dove c'erano diversi camion fermi ma in quasi tutti gli autisti erano a dormire; per nostra fortuna quasi alla fine della perlustrazione vedemmo un autotreno il cui autista, un omaccione in canottiera, era intento a divorare un'enorme pezzo di pane; parcheggiai a pochi metri di distanza.

Per farci notare, cominciai a baciare mia moglie, quindi reclinai gli schienali e cominciai a leccarle la FICA.
Come speravo la cosa non passò inosservata all’amico camionista il quale, con fare disinvolto, scese dalla cabina, fece un largo giro, e si avvicinò alla nostra auto quindi, credendo di non esser visto, cominciò a sbirciare dal lunotto posteriore.
Bruscamente aprii lo sportello e scesi, lui si allontanò di s**tto, lo invitai a fermarsi, imbarazzato chiese scusa; “non ti preoccupare, siamo qui proprio per farci vedere, anzi speravamo che ti avvicinassi”, e senza mezzi termini aggiunsi: “ci siamo fermati vicino al tuo autotreno perché mia moglie vorrebbe farsi scopare da un CAMIONISTA.

L'imbarazzo si tramutò in stupore ” o mi prendi per il culo o, scusami la franchezza, tua moglie è un CESSO, a trentacinque anni non credo più a Babbo Natale”, esclamò.
“Giudica tu” gli risposi avviandomi verso la macchina.
Guardando Gioia cambiò subito idea, “alla faccia del caciocavallo, con una così mi va benissimo, dove lo facciamo, qui in macchina?”.
“Mia moglie ha sempre sognato di farlo nella cuccetta di un camion”, gli risposi; ma lui obiettò; “per me andrebbe benissimo, ma nella branda sta riposando il mio secondo, mio cugino Enrico, come faccio a dirgli di andar via per lasciarmi scopare tua moglie?”.

“Ma perché mandarlo via, Gioia sarà felicissima di FARSI, in una sola volta, DUE CAMIONISTI”, e rivolto a mia moglie aggiunsi “non ti pare?”.
Gioia annuì con un ammiccante sorriso.
L'amico salì sul camion per informare suo cugino, guardai mia moglie, vidi che si era infilata la mano tra le COSCE e si stava FRENETICAMENTE MASTURBANDO, “contenta?, due piccioni con una fava”, le dissi; “è più giusto dire DUE FAVE con un sol piccione” rispose la MIA VIZIOSONA ed aggiunse “speriamo che anche l'altro sia bello quanto questo, questo sai mi ARRAPA molto, ha la faccia del VERO CHIAVETTIERE”.

In quell'istante sopraggiunsero i due amici, “vi presento mio cugino Enrico, e profitto per presentarmi anch'io, mi chiamo Gianni”.
“Ed io sono Alberto e mia moglie si chiama Gioia, molto lieto”.
Dallo sguardo della mia signora capii che anche l'altro era di suo pieno gradimento.
“C'è un problema però”, aggiunse Luca, “siamo in forte ritardo e se ci fermiamo ancora rischiamo di arrivare a destinazione in un orario in cui
non ci sarà consentito di scaricare, comunque per non deludere la tua dolce mogliettina potremmo SCOPARCELA mentre viaggiamo, tanto per guidare basta uno solo di noi, vi va l'idea?”.

Non era esattamente quello che avevo sognato, se loro partivano io avrei dovuto seguirli con la macchina perdendomi la VISIONE di mia moglie SBATTUTA DA QUEI DUE MASCHIONI, guardai Gioia, le lessi negli occhi il MASSIMO DELL'ECCITAZIONE, non volli rompere l'incantesimo, e poi pensai che sarebbe stato favolosamente ARRAPANTE seguire un camion su cui la mia TROIONA, come una PUTTANA DA MARCIAPIEDE, si faceva FOTTERE da due sconosciuti, quindi dissi: “se per la signora non ci sono problemi, io sono d'accordo.


Ovviamente per la mia signora non ci furono problemi, quindi concordammo di fermarci alla prossima piazzola di emergenza per far salire la mia metà sul loro autotreno e partimmo.
“Capisco che per te sarà una tortura”, disse Gioia, “ma credo che veramente abbiano fretta, comunque non preoccuparti, dopo ti racconto per filo e per segno cosa mi hanno fatto e cosa avrò fatto loro, per un PORCONE come te sarà bello lo stesso se non di più, non è vero?”.

“Certo, ma pur immaginando che sarà un supplizio, sarà sicuramente un supplizio ARRAPANTE, e penso che più durerà più sarà ECCITANTE, sappi comunque che pensando a quello che starete facendo mi MASTURBERÒ preparandoti un CAZZO DURO, che dopo, mentre mi racconterai tutto nei minimi dettagli, ti SCHIANTERÒ nella FICONA che sarà FRADICIA E SLARGATISSIMA ed alla fine ti SCHIZZERÒ IN GOLA non meno di un litro di SBORRA, ma non pensiamo a me, dimmi tu invece, sono due TIPI GIUSTI?
hai immaginato che ti FARANNO e cosa vuoi fare loro?”.

“Indubbiamente sono entrambi molto FICHI, tanto che non saprei dirti chi mi ECCITA di più, inoltre sono convinta anche che sono due grandi SCOPATORI; secondo me sono di quelli che non smettono di FOTTERE finché la FEMMINA non è pienamente soddisfatta, e debbono essere anche abbastanza ALLUPATI, nei loro sguardi ho letto una GRANDE LIBIDINE, ma stasera ci
penserò io a SVUOTARGLI i COGLIONI, sono ARRAPATISSIMA, li voglio LECCARE dappertutto, voglio SUCCHIARE LE LORO CAPOCCHIE, voglio farmi SFONDARE L'UTERO ed infine SPACCARE il CULO, sarà una magnifica serata, hai notato che il cugino si TOCCAVA continuamente la PATTA mentre parlavamo?, non vedeva l'ora di cominciare a CHIAVARE”.

“Sei sempre la solita VIZIOSONA, subito hai guardato tra le loro COSCE?, lo sai che questa tua TROIAGGINE mi fa IMPAZZIRE, guarda come mi si è fatta DURA la MAZZA, mentre arriviamo alla piazzola SBOCCHINAMI come poi FARAI a loro”.
Entusiasta della richiesta, la VACCONA mi sbottonò i pantaloni, fece uscire dalle mutande la BESTIA INFOIATA, si abbassò, mi SCAPPELLO' la VARRA e cominciò a LECCARMI la CAPOCCHIA con una FRENESIA INCONTENIBILE.

Il POMPINO fu di breve durata, pochi minuti dopo vedemmo accendersi la
freccia di destra del camion che entrò in una piazzola di sosta; fummo costretti a smettere ed a ricomporci alla meglio; l'automezzo si fermò ed io parcheggiai dietro.
Gli amici, con un balzo atletico, vennero giù dall'autotreno e si avviarono verso la nostra auto a prelevare la VITTIMA SACRIFICALE.
Gioia, fremente di LUSSURIA, appena li vide, SENZA IL MINIMO PUDORE, si precipitò a scendere; scesi anch'io e ci portammo tutti verso la cabina dell'autotreno, camminando dal lato della scarpata.

Gianni provvide ad aprire lo sportello invitando mia moglie a salire; “è una parola, da sola non ci riuscirò mai” esclamò Gioia, “datemi una mano altrimenti passiamo la serata qui”.
Enrico le consigliò di poggiare un piede sulla staffa più bassa e prendendola per i fianchi la sollevò di peso invitandola a poggiare l'altro piede sulla staffa superiore.
Il mio tesoro eseguì alla lettera la manovra consigliatole, ma appena si issò sul gradino più alto, Enrico la bloccò e le sollevò la corta gonna; “Aspetta un attimo, resta ferma così, sei uno spettacolo, fatti guardare”.

Gioia, che è una grande ESIBIZIONISTA, l'accontentò subito ed in più sollevò la gonna in vita facendoci BAVARE come TRE PORCONI INBUFALITI.
Era vero, quel corpo in quella posizione meritava di essere ammirato, illuminate dai fari della mia auto vedevamo le TORNITE GAMBE della mia signora inguainate in un ARRAPANTE paia di velatissime calze nere sorrette da un seducente reggicalze in pizzo, ed alla fine della seta faceva spicco
il bianco della parte alta delle COSCE al cui vertice TRONEGGIAVA il suo splendido CULO.

Eravamo tutti estasiati, Enrico, che non le aveva mai tolto le mani dai fianchi prese a carezzare le SODE CHIAPPE, “te le mangerei, non resisto più, adesso ti LECCO questo splendido BUCO, voglio insalivartelo tutto così il mio CAZZONE ti SCIVOLERÀ dentro fino alle PALLE senza dolore”.
E così dicendo affondò il viso tra le NATICHE della VANITOSA, con la lingua cominciò a GIOCARE intorno al BUCO NERO e dopo lunghe LAPPATE ne INTRODUSSE parte nel PERTUGIO.

La MAIALONA ebbe un fremito che le percorse il corpo; “basta anch'io non ne posso più, prima Alberto mi ha LECCATO la FICA, poi ho tenuto in BOCCA la sua CAPPELLA, ora tu mi INFILI la LINGUA nel CULO, credete che sia di pietra?, forza salite NON VEDO L'ORA DI FARMI SBATTERE”, ed entrò nella cabina.
“Gianni ti prego comincia a guidare tu altrimenti SBORRO nelle MUTANDE” implorò Enrico, “poi toccherà a te, la signora è così DISPONIBILE che ci SODDISFERÀ ENTRAMBI, non è vero Gioia?”.

“Certo, basta però che vi decidete a salire”, li rassicurò la TROIONA.
Gianni, anche se a malincuore, non seppe rifiutare il favore al cugino ma rivolto a Gioia disse: “sappi che dopo che ti sarai TRASTULLATA col PESCE di Enrico, ti dovrai fare in quattro per DOMARE i miei trenta centimetri di CAZZO che mi stanno SCOPPIANDO nei pantaloni e sappi pure che non solo voglio SPACCARTI IL CULO ma voglio anche GODERCI dentro
scaricandoci tutta la mia BRODA, quindi tieniti pronta, come sempre il DULCIS è in fondo”.

Montarono sul camion e Gioia, prima che Enrico chiudesse lo sportello, mi strizzò l'occhio e mi inviò un bacio.
Salii in macchina e li seguii, avevo il cuore in gola, non ero mai stato così eccitato, subito mi sbottonai i pantaloni e cominciai a MENARMELO tentando di immaginare cosa Enrico stesse FACENDO alla mia adorabile mogliettina.
Sicuramente doveva averglielo già MESSO IN BOCCA, forse anche con una punta di violenza, e ricordando la PROMESSA/MINACCIA di Gianni di ROMPERLE il CULO con i suoi trenta centimetri di CAZZO, pensai di aver sbagliato a mandarla allo sbaraglio, alla mercé di quei due BISONTI ARRAPATI.

Ma mi sentii subito in pace con la mia coscienza quando mi sovvenne il perentorio invito che la MIGNOTTONA aveva rivolto ai due amici: “forza salite NON VEDO L'ORA DI FARMI SBATTERE”, poi dissi a me stesso: “si può USARE VIOLENZA ad una donna che oppone resistenza, ma Gioia questa sera si FAREBBE SCOPARE anche da un intero battaglione dell'esercito, anzi credo che ad un certo punto saranno loro a dire: BASTA”.

Continuando a MASTURBARMI ritornai a pensare cosa stessero facendo.
Nella mia mente si susseguivano, come in un film, scene da Kamasutra con mia moglie in mille posizioni e con Enrico a METTERGLIELO DAPPERTUTTO.
Ad un certo punto superai l'autotreno, rallentai al punto tale che lo costrinsi a risuperarmi e durante il sorpasso feci un cenno a Gianni per chiedergli come andavano le cose; lui con un il gesto eloquente della mano mi fece intendere che Enrico stava CHIAVANDO Gioia e che si divertivano alla grande.

Mi eccitai ancor di più perché pensai a Gioia in quel momento; tutta nuda, stesa sulla brandina con addosso quel BUFALO INFOIATO che con la sua DURA VARRA le SQUASSAVA LA PUCCHIACCA, immaginai che, quasi a non volerlo fare smettere, la MAIALA gli stringesse le braccia intorno al collo e per non perdersi nemmeno un centimetro di quella favolosa MAZZA,
lo tenesse AVVINGHIATO a se, serrandogli le GAMBE dietro la schiena.

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