Amore di mamma

Erano ormai due anni che non avevo più una ragazza e con il caldo dell’estate e i vestiti delle ragazze che diventavano sempre più corti avevo ormai gli ormoni in subbuglio. L’unico modo per riportarli nei ranghi era quello di masturbarmi, e così feci quel giorno. Quel pomeriggio in casa non c’era nessuno, mio padre era fuori per lavoro da qualche giorno e mia madre in giro a fare spese, quindi mi appartai in bagno per dedicarmi alla “cura del mio corpo”.

Nell’eccitazione del momento, decisi di dare uno sguardo nel cestone della biancheria sporca per vedere se vi riuscissi a trovare un qualche indumento di mia madre. Quel giorno fui fortunato e trovai un suo bel reggiseno nero, con ricami in pizzo, molto elegante e molto eccitante, nonché abbastanza capiente per poter contenere tutte le grazie della mia formosa e graziosa mammina. Lo avvolsi attorno al mio cazzo e ricominciai una lenta masturbazione. Il contatto di quel tessuto mi faceva impazzire, ma a portarmi ancora più in estasi era l’immagine della morbida carne che quel reggiseno aveva contenuto fino alla mattina.

Stavo per raggiungere l’orgasmo, lo sentivo ormai vicinissimo quando all’improvviso sentii aprirsi la porta del bagno. Mia madre era rientrata all’improvviso senza che me ne accorgessi, scoprendomi in quel momento di intimità. Subito arrossii, in preda ad un forte imbarazzo di fronte a quegli occhi un po’ duri. Quando mia madre si accorse del mio rossore, vidi scomparire dai suoi occhi qualunque traccia di rimprovero, che lasciò il posto ad uno sguardo buono e comprensivo.

Mi si avvicinò, mi baciò una guancia e mi disse:
“Stai tranquillo, capisco come ti senti e so che hai bisogno di scaricare l’eccitazione di tanto in tanto… siamo fatti tutti di carne, no?”
Abbassò lo sguardo fino ad arrivare a guardare il mio membro che sembrava anche lui indeciso su cosa fare, combattuto tra la forza dell’eccitazione e quella dell’imbarazzo, e lì notò che stavo usando un suo reggiseno per aiutarmi nella masturbazione.

Avvicinandosi al mio orecchio, quasi in un sussurro, mi fa:
“Birichino…”
Il suo fiato caldo sul collo mi risvegliò immediatamente l’eccitazione, distruggendo qualsiasi parvenza di imbarazzo. Mi girai verso il suo viso, ma lei si ritrasse veloce, voltandosi di schiena. Con pochi, misurati ed esperti movimenti la vidi slacciarsi il reggiseno che portava in quel momento. Con una grazia mista a malizia, lo sfilò dall’ampia scollatura dell’abitino estivo che indossava quel giorno e me lo porse davanti al naso:
“Se proprio hai bisogno di aiuto, usa questo, che è ancora caldo!”
Il profumo emanato dall’indumento che mia madre mi stava sventolando sotto il naso mi rapì, mi fece letteralmente impazzire.

Senza pensarci due volte lo afferrai, avvolsi una delle coppe attorno al cazzo e ricominciai una furiosa sega, che in pochi minuti mi portò ad un dirompente orgasmo che inzaccherò tutto il reggiseno che mia madre si era appena sfilato. Lei era rimasta lì accanto a me, nel frattempo, a fissarmi con uno sguardo amorevole e comprensivo e quando si accorse del mio orgasmo, si avvicinò, mi baciò di nuovo la guancia e, con una carezza, mi sfilò il reggiseno dalle mani:
“Questo mi serve, però!”
“Ma mamma, ora è tutto sporco di… di sperma!”
“E allora? Non lo sai che fa bene alla pelle?”
Facendomi l’occhiolino, si voltò di nuovo per abbassarsi pudicamente il vestito e reinfilarsi il reggiseno che io le avevo “guarnito”.

Quella scena mi lasciò di sasso, con il cuore impazzito per il recente orgasmo e per l’eccitazione che quell’ immagine stava facendo riesplodere, tanto che la voce di mia madre dovette riportarmi alla realtà:
“Forza, che fai lì impalato? Ripulisciti e vieni di là che devi darmi una mano!”
Con un po’ di imbarazzo ancora addosso, evitai di far riferimento all’accaduto fino a cena, quando ci ritrovammo soli, seduti uno di fronte all’altra. Fu lei a tirar fuori l’argomento di nuovo:
“Per quello che è successo oggi pomeriggio… sai… davvero io capisco come tu ti senta, sei giovane e so che hai bisogno di sfogare i tuoi istinti, quindi non sentirti in imbarazzo!”
“Non è per quello che sono imbarazzato…”
“E per cosa allora? Perché stavi usando un mio reggiseno?”
Annuii:
“Capisco anche quello, hai bisogno di sentire un contatto femminile e dato che in quel momento non avevi una ragazza hai rimediato con un qualcosa che potesse ricordartelo!”
Le sorrisi, grato per quella sua materna comprensione e concludemmo poi la serata abbracciati sul divano a guardare la tv, come facevamo di solito quelle poche volte che eravamo soli a casa.

Dopo il film in prima serata mi alzai per andare a dormire, ma nella mia mente girava vorticosamente l’immagine di mia madre girata di spalle,che si infilava il reggiseno sporco di sperma che poco prima mi aveva sbattuto sotto il naso come se nulla fosse. La mia eccitazione salì di nuovo e mi infilai ancora una volta in bagno. Dopo pochi secondi mia madre irruppe, cogliendomi di nuovo col cazzo in mano:
“Ah, ma allora è proprio un vizio il tuo?”
Mi fece, con un sorrisino sardonico sul volto:
“Qui c’è proprio bisogno che ti trovi subito una ragazza!”
“E dove la trovo adesso una ragazza?”
Facendo finta di pensare ed avanzando lentamente verso di me, lei concluse:
“Bè, in questa stanza siamo in due… tu sei un maschietto… ed io…”
Si sfiorò il pube con una mano, come a sincerarsi che la sua figa fosse al suo posto:
“Ed io sono una donna… Il tuo cazzo è in tiro da oggi pomeriggio ed io ho una cosina che potrebbe aiutarlo a calmarsi…”
“Ma mamma, che dici?”
“Tu hai decisamente bisogno dell’aiuto di una donna e dato che adesso non ce ne sono altre, devo dartelo io, che tra l’altro sono tua madre ed in quanto tale ho il dovere di aiutarti, o no?”
Senza attendere la mia risposta si appoggiò con le mani al lavandino, piegandosi leggermente in avanti, si tirò su il vestitino che indossava, abbassandosi, nel contempo, le mutande quel tanto che bastava a lasciar libera la sua figa:
“Avanti, vieni qui e sfogati con me!”
Non me lo feci ripetere due volte, mi fiondai alle sue spalle e infilai il mio cazzo nella peluria che proteggeva quel suo caldo paradiso.

Subito scivolai dentro il suo corpo e ritrovai la sensazione di umido, morbido abbraccio che si riesce a provare solo dentro il corpo di una donna. Preso dall’estasi inizia a stantuffare con il bacino, mentre con una mano afferrai un seno di mia madre e con l’altra scesi ad accarezzarle il clitoride. Volevo sentirla gemere, volevo godere del suo piacere, ma lei mi afferrò saldamente entrambe le mani, bloccandomele tra le sue e il bordo del lavandino e mi disse:
“Sei tu quello che ha bisogno di godere, non io… Io ti offro solo la mia figa per permetterti di sfogare per bene la tua eccitazione, non per scopare… sono sempre tua madre, ricordalo!”
“Ma mamma…”
“Niente ma, non possiamo scopare, però io ti posso aiutare fornendoti la mia figa per farti godere, quindi stai zitto e pensa a godere!”
Dopo quel piccolo rimprovero ricominciai a muovermi dentro la usa figa che era in preda ad un’evidente eccitazione tanti erano gli umori che emanava e che colavano tra le sue e le mie gambe che erano praticamente intrecciate.

Nonostante il suo corpo tradisse la sua voglia, mia madre rimase impassibilmente muta, senza emettere nemmeno un gemito di piacere per mantenere quella specie di contegno che le potesse permettere di non credere di aver ceduto ad un i****to. Riflesso nello specchio sopra il lavandino, il suo volto tirato dalla concentrazione per tenere a bada l’eccitazione mi risvegliò un istinto a****le ed iniziai a muovermi sempre più furiosamente dentro sua figa. Avevo il cazzo in fiamme, ogni colpo contro le natiche di mi madre mi dava una scaricare elettrica di eccitazione che mi raggiungeva il cervello, facendomi impazzire di piacere, ma il calore e la stretta del corpo di mia madre ben presto ebbero la meglio sulla mia resistenza fiaccata anche dal lungo periodo di astinenza.

Venni copiosamente dentro la sua vagina, mentre con la testa affondata tra le sue spalle respiravo affannosamente per riprendermi dall’esplosivo orgasmo che mi aveva appena regalato senza chiedermi nulla in cambio. Mi sfilai lentamente da lei, mentre un rivolo dei suoi umori misto al mio sperma ancora ci univa. Lei lo notò dallo specchio e sorrise. Si voltò verso di me, io la ringraziai per la sua generosità e lei, da brava mamma qual era, mi afferrò il volto tra le mani, mi bacio la fronte e mi disse:
“Buonanotte piccolo mio… è giunta l’ora di andare a dormire! A domani!”
Senza dire altro, si voltò per uscire dal bagno e dirigersi in camera sua.

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