Alina

<<E vieni…>> dice con un lento sorriso, il mio cervello anestetizzato recepisce piacere in tutto il corpo, la cappella è ben stretta tra alluce e indice del suo piede destro, mi munge così in un olio di noci commestibile…
Il mio cazzo freme e raggiunge l’orgasmo, schizzando a ripetizione al tocco fresco e duro del suo piede, il mio sistema nervoso si spegne per qualche secondo, il mio corpo si svuota in una libidine segreta.

Al mio risveglio un suo piede gioca ancora con il mio pene convalescente, l’altro è imperlato di seme e mi sfrega la coscia nuda, le dita squadrate passano sul mio inguine innaffiato di sperma tiepido…guardo le sue gambe nude nel muto piacere dell’orgasmo, io non indosso nulla, lei è scalza ma ho intravisto la sua fica da sotto la gonna.
Il piacere che provai a venire al tocco del suo piede la prima volta, io adagiato su un sottile materasso a terra, lei seduta su una poltrona ad armeggiare dall’alto sul mio pene con i piedi scalzi e lubrificati…l’orgasmo fu così intenso che il giorno successivo mi masturbai pensando al nostro incontro…nel mentre, i suoi piedi mi parvero senza odore, ma andando via, in auto, mi sentii la faccia pervasa da un aroma perverso di piedi femminili, piedi di una donna sulla cinquantina che in un buio pomeriggio di febbraio mi praticò un footjob – puro piacere, più forte di molte scopate, il mio cazzo da adolescente duro sotto le mutande grigie bagnate di liquido prima ancora di spogliarmi…mi dimenticai di tutto per circa un’ora, i suoi piedi stampati sulla faccia cieca per quasi tutto il tempo…
<<Come sei carino…>>
Leccai le sue piante nude come un bambino lecca il suo primo gelato…mezzo svenuto, un piede premuto sulla faccia priva di espressione, gli occhi chiusi mentre respiravo tra le sue dita…l’altro piede a sfregarmi il cazzo duro contro le mutande grigie, il tocco legnoso del suo piede, il peso della sua gamba attraverso la pianta, le dita ad artiglio che uncinavano la cappella, facendomi sibilare di piacere… i suoi tacchi neri riversi sul pavimento, le calze poggiate su una sedia…mi chiese di togliermi le mutante, era ora di farlo…il pene guizzò fuori dritto, godevo ad avere i suoi occhi sul mio corpo…me lo prese così, che ero ancora in piedi…lei seduta di fronte a me, i piedi asciutti, nudi, si chiusero delicatamente intorno al mio cazzo, mi voltai a guardare la scena nello specchio alla mia sinistra, lo smalto arancione nella fioca luce arancione della stanza…provai un piacere forte e innaturale quando mi schiacciò il pene contro lo stomaco con la pianta, un piacere molto vicino all’orgasmo…purtroppo non ho più sperimentato quel piacere…
Il nostro secondo incontro ebbe luogo qualche mese dopo, credo a maggio, subito prima della maturità…trovai una diversa disposizione dell’arredamento nella stanza, riconobbi il divano color sabbia…non indossava calze, e poco dopo essere entrato, mi ritrovai con il suo piede nudo sulla faccia, ad annusarlo selvaggiamente in una folle ricerca di molecole di sudore e acidi grassi…non ricordo molto, non mi tolsi la maglietta che finì per rimanere inzaccherata di sperma…appena uscito mi diressi verso la macchina, cercando di nascondere maldestramente la macchia dallo sguardo di una ragazza che avrà avuto la mia età…riflettei sul fatto che preferivo di gran lunga essere masturbato dai piedi di una donna col doppio dei miei anni, che perder tempo dietro alle ragazze…mi fece arrivare sfregandomi il pene in un’altra maniera, ma non ricordo quale…
Nel nostro ultimo incontro mi prese il pene con entrambe le mani, masturbandomi in una doppia sega oliata e rumorosa che si concluse con un orgasmo incontenibile…mi svuotai in preda a forti schizzi ritmati, un brivido mi sconquassava mentre il piacere mi accecò con un lampo incolore sotto le palpebre.

<<Forse l’abbiamo strapazzato un po’ troppo…>> sorrise con dolce ammiccamento.
Avevo passato la mezz’ora precedente sdraiato sul divano con lei, la faccia sepolta nelle sue piante, totalmente stordito….

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