Al ristorante

Dopo “la sgridata” della zia, ero rientrata in camera e stavolta avevo chiuso la porta.
Dovevo riflettere a quanto era successo.
Mi guardavo allo specchio, facevo sempre così quando devo riflettere.
Parlavo da sola, mi facevo delle domande e mi davo delle risposte.
Ripensando a quanto successo con lo zio in fondo non avevo fatto niente di male. Era stato lui ad entrare in camera mentre io me ne stavo per fatti miei.

Ok, va bene mi stavo masturbando, ma non sarà poi un reato masturbarsi!
Semmai renderlo partecipe, o provocarlo, lo potevo evitare, ma sono scelte di un momento ed in quel momento non avevo avuto il coraggio di bloccarlo.
Semmai il mio errore era stato quello di continuare in silenzio a masturbarmi ed in questo modo l'avevo sicuramente incitato a continuare.
Di sicuro però la mia mente aveva memorizzato quella scena, la trovavo molto eccitante.

Facevo fatica ad non pensarci. Quel pisellone dello zio era davvero notevole, non l'avevo guardato bene ma quel poco che avevo visto mi era bastato.
Ci pensavo e più ci pensavo lo desideravo. Sentivo dentro di me una voglia strana di rivivere quella scena.
Sentivo anche che iniziavo ad eccitarmi mentre mi guardavo allo specchio dell'armadio.
Indossando ancora il copricostume del mare.
Adesso no mi ero detta, avevo tutta la notte davanti.

Una notte da sola. Un'ennesima notte da sola.
Conoscevo le mie notti da sola. Abituata spesso a stare da sola visto che Raul era spesso fuori per lavoro.
Durante quelle notti desideravo quello che erano state le tentazioni della giornata, quello che la mia mente aveva memorizzato.
Per evitare ogni ulteriore tentazione ero uscita a fare una passeggiata senza neanche cambiarmi.
In paese c'era una bancarella, anzi un camioncino di un ambulante che vendeva frutta, non ero uscita per quello, ma ero stata attratta da delle zucchine.

Il paragone che avevo subito fatto chiaramente era stato quello con il pisellone dello zio.
“Perché no” avevo pensato “quasi quasi, ho tutta la notte davanti, con la voglia che mi ritrovo”.
Ne avevo comprate un chilo. Mi seccava comprarne una o due, mi sembrava di essere scoperta, di dare troppo nell'occhio.
Una ragazza che compra una zucchina può sicuramente dare adito perlomeno a pensieri strani.
Avevo successivamente scelto le due zucchine migliori come forma fallica nascondendole in borsa e gettato in una pattumiera le altre.

La voglia di ripetere da sola quella scena aumentava sempre di più, ma volevo aspettare la notte per farlo.
Pensavo intanto cosa fare per la cena. Mi seccava dare un impegno alla zia ed anche per sdebitarmi dell'ospitalità avevo pensato di invitare gli zii a cena, magari per una pizza.
Rientrata a casa avevo invitato gli zii.
“Laura, stasera non posso ho una cena organizzata da tempo con i miei coscritti del paese, mi spiace, proprio non posso.

Ma perché non andate voi due, tu e lo zio”?
Era stata la risposta della zia.
Ero rimasta sorpresa e senza parole. Non sapevo davvero cosa dire. A cena con lo zio!
Lo zio stesso era rimasta paralizzato.
“Su dai non fate i timidi. Tu, alzati un po' da quella poltrona e vedi di portare fuori questa bella ragazza”. Aveva quasi ordinato allo zio.
Eravamo rimasti sorpresi dalla sua richiesta. C'eravamo guardati con un sorriso di circostanza ed avevamo entrambi approvato.

Mi prendeva la situazione. Potevo stare con lo zio tutta la sera, memorizzare magari altri particolari eccitanti e con quel proposito mi ero preparata per uscire.
Mi ero preparata in camera e per sentirmi più sicura avevo chiuso la porta, visto che la zia era uscita per prima.
Avevo indossato un vestitino smanicato corto, molto carino, un scialle estivo e finalmente un paio di scarpe con tacco dodici cosa che raramente mettevo quando uscivo con Raul visto che lui è leggermente più alto di me, mentre lo zio superava il metro e novanta.

Uscita dal camera, lo zio era già pronto.
“Ah peró” mi ero detta nel vedere lo zio.
Camicia bianca, abbronzatura che faceva risaltare i suoi occhioni verdi “proprio mica male” pensavo dentro di me.
Mi aveva guardato per un attimo ed poi aveva aggiunto:
“Sei bellissima, anzi di più. Mi sembra di rivedere tua zia vent'anni fa. Siete identiche a parte che tu sei un po' più alta”
“Grazie zio.

Posso dire la stessa cosa di te. Mi sembra di vedere come sarà il mio Raul tra vent'anni a parte che tu sei un po' più alto”. Gli avevo risposto.
Aveva tirata fuori dal garage l'auto delle grandi occasioni. Si vede che ci teneva a fare bella figura.
Aveva scelto lui il locale, senza chiedermelo. Aveva solo detto che saremmo andati in un bel ristorante sul mare.
Aveva scelto un ristorante molto bello.

L'unico problema era che quello era il ristorante preferito di Raul. L'anno precedente mi ci aveva portata più volte.
“Ti piace? Lo conosci”? Mi aveva chiesto lo zio.
Mi sembrava brutto dirgli la verità e mentendo gli avevo risposto:
“Molto bello, no non lo conosco”. Avevo rischiato ma contavo sulla riservatezza dei camerieri ma soprattutto su quella del proprietario.
Il locale era al completo, lo zio non aveva prenotato.
Come sospettavo infatti il proprietario mi aveva subito riconosciuta ed in primo momento salutata in modo affettuoso.

Si era accorto solo successivamente che doveva farsi i fatti suoi.
“Non sia mai che non trovo un tavolo. Non posso farmi sfuggire un avvenimento così”
Ci aveva fatto accomodare ad un tavolo libero ma con un cartellino con una scritta riservato che però aveva subito tolto.
Doveva in qualche modo rimediare alla sua gaffe.
Avevamo ringraziato il proprietario e lo zio rivolgendosi a me aveva detto:
“Ma lo conosci? Da come ti ha salutato sembrava che ti conoscesse.

Avevi detto di non conoscere il locale”.
Mentendo spudoratamente e fingendomi sorpresa gli avevo risposto:
“Non so zio, non l'ho mai visto in vita mia, giuro. Però meglio così ti pare? Guarda che bel tavolo ci ha dato, appartati e di fronte al mare”.
Lo zio si comportava con classe, ne aveva parecchia. Era un bel personaggio. Non una parola per quello che era successo nel pomeriggio.
Però mi aspettavo prima o poi che ne avessimo parlato.

Infatti.
“Ti guardo, ma sei bellissima, stasera sto facendo un figurone. Mi sento più giovane, mi sento osservato. Ti guardo. È difficile per un uomo starti vicino e riuscire a trattenersi. Mi metti in difficoltà” Mi aveva detto.
“Ho visto oggi”. Era stata categorica nella risposta.
Lo zio si era bloccato. Non sapeva come replicare ma riprendendosi aveva risposto;
“Ti ha dato fastidio”?
“No”.
L'avevo guardato negli occhi, avevo sfoderato un sorriso malizioso e spudoratamente avevo aggiunto:
“Anzi mi è piaciuto molto.

Ero eccitata da morire vederti li”
“Veramente ti è piaciuto”?
“Certo” avevo confermato.
“Cosa hai pensato di me? Hai avuto paura”?
“Cosa vuoi che abbia pensato, avevi voglia come avevo voglia io. In fondo pure io mi stavo masturbando. No non avuto paura. Avevo intuito che non saresti andato oltre ed avevo continuato a masturbarmi. Ero molto eccitata e la situazione mi eccitava sempre di più. Sentire i tuoi sospiri, vedere il tuo arnese.

Avrai notato che cercavo di provocarti soprattutto quando ho aperto la bocca. Insomma che dirti mi era piaciuto”. Avevo risposto.
“Laura, mi sto eccitando adesso al pensiero”.
“A chi lo dici”. Gli avevo risposto
“Dico per davvero, sono eccitatissimo”.
“Dico davvero pure io, idem”. Avevo replicato
“Dai proviamo ad immaginare di farlo, fammi dire cosa farei adesso con te. Ti va? Posso”?
“Qui a tavola? Ma non riusciamo a toccarci, come facciamo.

Però ok ti ascolto”.
Lo zio aveva il potere di modificare i miei parametri. Non riuscivo a dirgli di no.
Mi aveva stretto la mano tenendola sempre sul tavolo. La stringeva e la rilasciava, quando la stringeva dava delle spinte.
“Prova ad immaginare che ogni spinta della mia mano è come se il mio arnese spingesse nella tua fighetta. Hai una fighetta bellissima, mi eccita molto quella tua leggera peluria rossa.

Lo senti come entra ed esce. Dentro e fuori ed adesso dentro fino in fondo. Ecco adesso te lo spingo, fino in fondo, su e giù, su e giù, su e giù”. E mentre diceva questo con la mano simulava sulla mia mano i movimenti.
Era talmente bravo che mi sembrava quasi di farlo.
Il tavolo era defilato e certi movimenti li poteva fare e poi lui aveva alle spalle gli altri clienti.

Chiudeva gli occhi per concentrarsi, mi stringeva la mano. Sentivo le sue contrazioni quando me la stringeva più forte.
Ogni tanto con molta discrezione scendeva con l'altra mano sotto il tavolo probabilmente per sfiorarselo.
Da parte mia ero strabagnata, chiudevo anch'io gli occhi.
Immaginavo quell'enorme pisellone davanti a me e stavolta dentro di me. Mamma mia come saprebbe stato bello sentirlo tutto dentro.
Godermelo centimetro dopo centimetro mentre entrava ed usciva.

Aprivo leggermente la bocca come se lo volessi ricevere tra le mie labbra. Mi passavo leggermente la lingua sulle labbra sempre con molta discrezione.
Ero eccitatissima. Sentivo la passerotta bagnatissima, mi contraevo, sospiravo.
Sarebbe bastato sfiorala solo per un attimo e sarei venuta.
Lo stuzzicavo dicendogli:
“Dai zio schizzami, ti prego schizzami. Schizzami dentro la fighetta o mi bocca, dai schizza. Non resisto più”.
“Sto impazzendo Laura. Sono lì per venire, ma come faccio qui”.

“Dai zio, guarda la mia bocca. Dai schizza”. Mentre avevo aperto leggermente la bocca mostrandogli anche la mia lingua.
Sentire la sua mano che mi stringeva forte in quel momento mi sembrava di sentire le sue contrazione dell'orgasmo.
Anche da parte mia ero al limite, ma era difficile riuscire a venire lì.
Non era riuscito a venire neanche lo zio, era rimasto anche lui con la sua voglia dentro.
Eravamo anche stati raffreddati dal cameriere per una successiva eventuale ordinazione.

Nel frattempo aveva chiamato la zia non vedendoci a casa una volta rientrata.
“Siamo ancora a cena, ci stiamo divertendo come matti. Guarda che poi Laura vuole trascinarmi nella movida salentina, faremo tardi”. Le aveva risposto.
“Tranquillo divertitevi. Quando torni non fare rumore, vado a dormire che domani mattina devo alzarmi presto. Ho un impegno a Lecce”.
“Ma cosa avrà in mente” avevo pensato. “Perché faremo tardi. Dove vorrà portarmi.

Che intenzione avrà”. Per un attimo mi ero impaurita. Insomma un conto farlo a parole ed un altro farlo veramente.
Ma soprattutto avevo forse più paura di me stessa. Lo zio aveva quel potere su di me.
Insomma non sapevo se fossi stata in grado di resistergli.
Ma lo zio era una però a troppo intelligente. Sapeva benissimo che se avesse forzato avrebbe rischiato di perdere quello che gli stavo concedendo.

Avevo capito questo e mi sentivo più tranquilla anzi quasi protetta da lui. Avevo capito che non avrebbe osato oltre. Potevo provocarlo quanto volevo, soprattutto quando avevamo mangiato un cono gelato in modo molto provocante, passeggiando successivamente nelle vie di Gallipoli.
Era stata una bella e divertente serata.
Lo zio non aveva proposto altre situazioni.
Eravamo rientrati in casa ed avevamo fatto tutto in silenzio per non svegliare la zia.

Rimasta sola in camera pensavo a quanto successo.
Lo zio mi eccitava troppo. , aveva quel qualcosa mi modificava i parametri.
Avevo una voglia matta del suo pisellone.
Lo avevo sognato da tutto il pomeriggio, mi ero anche comprata le zucchine!
Immaginavo che lui fosse lì con me. Mi spogliavo ma immaginavo che fosse lui a spogliarmi.
Mi spogliavo lentamente. Quando mi ero sfilata piano piano le mutandine mi dicevo “sei bellissima” come se fosse lo zio a dirmelo.

Una volta rimasta completamente nuda stringevo a me un cuscino, mi strusciavo contro.
Avevo messo una zucchina all'estremità inferiore del cuscino e inginocchiata baciavo la zucchina come se glielo stessi baciando.
Restando inginocchiata mi infilavo la zucchina in bocca quasi a soffocarmi.
Con la mano riproducevo il movimento sulla zucchina come se glielo stessi massaggiando.
“Dai zio scopami, prendimi, fammi impazzire ancora di più. Fammi sentire quel tuo uccellone fantastico” era quello che dicevo da sola mentre mi infilavo la zucchina nella fighetta.

Me la spingevo fino in fondo, l' avevo scelta di una misura non male.
Nuda sul lettone in penombra mi vedevo nello specchio. Immaginavo che lo zio entrasse da un momento all'altro dalla porta. Quasi lo chiamavo, lo imploravo a venire da me.
Chissà se fosse entrato veramente quale sarebbe stata la mia reazione.
Certo che eccitata come ero, sarebbe stato difficile resisterli.
Ero andata avanti per almeno un ‘ora prima di addormentarmi esausta ma sempre con quel pensiero in testa
Pensavo a cosa sarebbe successo da lì a qualche ora quando mi sarei trovata sola con lui in casa, visto che la zia aveva un impegno.

Nel sonno-veglia al mattino seguente avevo sentito la zia uscire.
Avevo aspettato qualche minuto, indossavo delle mini mutandine bianche ed una t-shirt che non le copriva del tutto. Un po' osè ma lo volevo provocare.
Lo zio era già sveglio e vestito.
Era in giardino. Nel vedermi mi aveva salutato e si era offerto a prepararmi la colazione.
“Magari la facciamo dopo appp,,l bar, cosa ne dici”? Avevo proposto.

Mi guardava, osservava i miei movimenti, si stava eccitando lo capivo.
D'altronde io non ero da meno. Sentivo ancora la fighetta pulsare ed il cuore che mi batteva a mille.
Era stato lui a prendere l'iniziativa dicendomi:
“Ho una voglia matta ti va”?
“Cosa vorresti fare”?
“Vai in camera e lascia la porta socchiusa. Fidati”!
Volevo fidarmi. Ero andata in camera ed avevo fatto quello che mi aveva chiesto.

Ero in attesa, un po' impaurita. Ma non riuscivo proprio a dirgli di no.
Dopo qualche secondo avevo visto lo zio dietro la porta che mi spiava già con il pisellone gonfio tra le mani.
Avevo capito le sue intenzioni. Voleva rifare quanto era successo il giorno prima.
Non mi ero spogliata, mi sembrava brutto farlo, non me la sentivo spogliarmi così, di restare nuda volontariamente davanti a lui.
Lo zio era entrato in camera ma si era fermato ad un paio di metri da me.

“Dai fammela vedere” mi diceva “dai ti prego, mostramela”
Guardavo lo zio, le guardavo quel pisellone che tanto avevo desiderato.
Lo provocavo, lo incitavo a venire e lui continuava a chiedermi di togliere le mutandine.
Ero più che eccitata ma non avevo tolto le mutandine.
Avevo solo alzato leggermente la maglietta e mi strofinavo la passerotta da sopra le mutandine
“Dai zio vieni dai, voglio vederlo schizzare”.
Le mie mutandine erano ormai diventate trasparenti per come erano bagnate.

Continuavo a toccarmi solo che adesso le mie mani erano dentro le mutandine.
Lo volevo dentro, stavo quasi cedere, stavo quasi per chiederglielo.
Gli guardavo il pisellone, come se lo toccava. Lo desideravo mentre non riuscivo più a trattenere un lunghissimo orgasmo. Ma volevo lo schizzo dello zio.
Avevo aperto la bocca per provocarlo e lo invitavo a schizzare.
“Dai ti prego schizza, ti prego schizza adesso”
Lo sentivo ansimare stava per venire.

Ero a distanza di sicurezza ma in quel momento avevo chiuso lo stesso la bocca.
Lo zio aveva messo una mano davanti al pisellone per evitare che lo schizzo mi venisse addosso.
Ma il primo schizzo sinceramente non so dove sia andato a finire talmente era stato potente.
Mi ero messa seduta, un po' pentita per i miei attimi di debolezza.
Ero quasi arrivata ad un punto di non ritorno.

Se lo zio si fosse avvicinato?
Sarei riuscita a resistergli. Questa cosa mi infastidiva. Non era da me.
Ne frattempo lo zio si era allontanato e io rimasta seduta sul bordo del letto immersa nei miei pensieri.
Era stata una telefonata ad interromperli.
Era Raul.
“Ciao amore, mi vieni a prendere in aeroporto stasera? Mi è saltato un appuntamento e alle nove sono da te. Contenta”?
Ero rimasta in silenzio.

“Amore ci sei? Che succede”?
“Un'interferenza amore, certo che sono. Alle nove sarò in aeroporto”. Avevo risposto.
“Che ne dici se andassimo in quel ristorante a Gallipoli, una cenetta io e te in riva al mare”. Aveva proposto.
Ero rimasta ancora in silenzio.
“Laura ci sei? Non ti sento. Pronto ci sei? Laura”
“Certo amore, qui c'è poca linea se vuoi ci sentiamo dopo o ci vediamo stasera”!
Quante bugie, troppe, decisamente troppe per me!
E non erano ancora finite.

Stasera al ristorante! Quale bugia mi sarei inventata?

Click
Laura.

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