4 La camera dei miei genitori

La camera dei miei segnò l’inizio di nuovi giochi sempre più perversi. Volevo scoprire i segreti dei miei genitori e specialmente quelli di mia madre. Come ho già fatto intendere prima non ho mai provato attrazione sessuale verso mia madre, ma rovistare nei suoi armadi e cassetti era diverso. Non rovistavo nei cassetti intimi di mia madre in quei momenti, ma nei cassetti di una donna. Curiosando nei cassetti della biancheria intima potei vedere e analizzare ogni sorta di capo intimo di una donna adulta: mutandine in pizzo, reggiseno, collant, calze autoreggenti, giarrettiere e reggicalze.

Era fantastico immaginare quegli indumenti addosso a delle fighe da paura e masturbarmi. Poi cominciai ad usare le calze per fasciarmi il cazzo e segarlo. Mi piaceva il nylon sulla pelle del cazzo che scorreva avanti e indietro. Adoravo anche leccarle, una volta ho ciucciato i piedi di un paio di collant che mia madre aveva steso in bagno e che erano ancora bagnati. Succhiai e leccai il nylon delle calze e mi menai il cazzo più che potevo fino a sborrare nella vasca da bagno.

Il nylon mi eccitava veramente tanto così decisi un pomeriggio di provarne un paio per sentire la sensazione che si provava a indossarle. Mi spogliai interamente nudo, andai nella camera dei miei e cercai un paio di collant neri. Li indossai. Solo la sensazione che mi procurarono indossandoli mi fece diventare il cazzo duro come il marmo. Sentivo la calza di nylon che accarezzava i miei piedi, le mie gambe, i miei glutei.

Mi sdraiai sul letto matrimoniale dei miei e cominciai a strusciarmi come un serpente. Quel materiale delle calze per me così nuovo e strano mi dava sensazioni mai provate. Il tutto però era amplificato da quelle sensazioni di proibito, stavo violando la privacy dei miei e in particolare quella di mia madre, e poi c’era qualcos’altro… solo ora che analizzo la situazione a mente fredda riesco a scorgere nella mia mente che molta dell’eccitazione derivava dal fatto di indossare abiti da donna.

Nel mio subconscio, radicato da generazioni di moralismi, c’era una parte del mio cervello che continuava a dirmi che era una cosa sbagliata usare quegli abiti, che sono un uomo… poi quei flash sporadici: “sarò gay?”… sicuramente questi pensieri fecero in modo che l’eccitazione salisse a dismisura. Quel sottile velo mi accarezzava il pene e le palle in modo sublime. Mi sdraiai sul freddo pavimento di marmo e un brivido mi attraverso la schiena.

Sentivo il freddo passare attraverso le maglie dei collant e raggiungere la mia pelle, specialmente la mia cappella che era grossa al massimo, completamente scoperta, rossa e bollente. Il freddo mi punse sulla punta come mille aghi e sentii gocce di liquido seminale fuoriuscire e bagnare il tessuto sintetico. Avevo una voglia folle di toccarmi. Prima accarezzai il mio membro da sopra il collant poi accarezzai il mio culo, poi le palle, le gambe fino ad arrivare ai piedi.

Mi avvicinai con la faccia, annusai i miei piedi. Avvicinai il naso fino a toccare quel leggero strato di nylon. Tirai fuori la lingua e iniziai a leccarmi i piedi, poi le dita, succhiai i pollici. Infine accarezzai i piedi con le labbra. Sentivo tutti i peli del corpo che si rizzavano. Stavo facendo qualcosa che molti avrebbero definito lussurioso e immorale e la cosa mi eccitava in modo esagerato. Sapevo che i miei esperimenti sul sesso sarebbero andati in quella direzione… mi sdraiai nuovamente sul pavimento freddo, i collant alle ginocchia e il cazzo in mano che scorreva sempre più rapido tra le mie mani.

Immaginavo fantastiche donne in intimo che si sfregavano sul mio corpo. Presi allora un autoreggente sempre nera di mia madre e la avvolsi sul pene che svettava durissimo e con la voglia di venire. Mi masturbai sempre più intensamente e alla fine fiotti di sborra uscirono caldi dalla mia cappella rossastra e caddero in modo sparso sul mio petto. Appoggiai la nuca per terra. Il freddo pavimento era gradevole. Mi godetti quei secondi di estasi con gli occhi chiusi e la beatitudine che aleggiava nell’aria.

Sapevo che quell’attrazione verso gli indumenti femminili non significavano un'inclinazione all’omosessualità. Ero fortemente attratto dalle donne. Era questa forte attrazione verso il genere femminile che mi spingeva a provare a sperimentare. Se devo essere onesto penso tuttora che sarebbe fantastico possedere il corpo di una donna per un giorno per sperimentare i loro piaceri sessuali, ma credo sia una curiosità un po’ di tutti. La mia curiosità era però anche verso il mondo gay, ma solamente a titolo di curiosità.

Non ho mai provato e non credo che farò mai sesso con un uomo, ma sono incuriosito dalla cosa sia che si parli di due uomini sia che si parli di due donne.
Comunque pochi giorni dopo ero pronto per spingermi oltre. Così mi spogliai nuovamente, ma questa volta come se fosse uno spogliarello, in piedi sul letto matrimoniale dei miei davanti allo specchio. Mi guardavo allo specchio mentre mi toglievo gli abiti ad uno ad uno cercando di essere sexy, seducente.

Alla fine sfilai le mutande e il mio pene eretto svetto con tutta la sua prepotenza già gonfio di voglia. Non ho ancora parlato del mio pene. Non è un mega cazzone lo voglio sottolineare perché tutti i racconti che ho letto su internet guarda caso sono tutti scritti da superdotati. Il mio pene è normalissimo, diciassette centimetri di lunghezza e quattordici di circonferenza, di colore un po’ scuro dovuto alla mia carnagione leggermente ambrata.

Ma torniamo al racconto.
Ero nudo e pronto a nuove sperimentazioni. Era già dal giorno prima che mi frullava l’idea e ora ero solo a casa. Volevo provare tutti i tipi di intimo da donna quindi aprii tutti i cassetti di mia madre e iniziai. Cominciai ad indossare mutandine di pizzo nere, autoreggenti, reggicalze, e reggiseno, provai anche una gonna e scarpe smaltate col tacco, il tutto rigorosamente nero. Per un paio di settimane mi masturbai sempre così, vestito da puttana, la sensazione di quegli abiti proibiti mi inebriava.

Era vera trasgressione. Il problema cominciò a essere il tempo, perché mi serviva abbastanza tempo per spogliarmi nudo, vestirmi con l’intimo femminile, mettermi davanti allo specchio e masturbarmi selvaggiamente fino a venire sul pavimento e poi riordinare tutto. Quindi lo feci un ultima volta e utilizzai un corsetto in pizzo con reggicalze incluso. Avevo tutto il pomeriggio quindi curai i dettagli e mi vestii completamente da donna. Mi misi davanti allo specchio vestito di tutto punto: camicetta bianca, gonna nera, scarpe con tacchi a spillo rosse, corsetto, mutandine di pizzo nere e calze nere.

Mi spogliai lentamente gustandomi ogni più piccola sensazione. Rimasi in intimo e mi sdraiai sul letto matrimoniale dei miei davanti allo specchio. Iniziai una serie di carezze e strusciamenti che mi portarono all’apice della voglia dopodiché estrassi il pene e mi masturbai dolcemente. Quando sentii l’orgasmo che si avvicinava presi dei collant che avevo preparato e finii la sega con quelli avvolti intorno al cazzo. Sborrai cosi, sul nylon dei collant godendo e rantolando come un a****le.

Restai un po’ a godermi la sensazione, poi andai in bagno a lavarmi e a lavare i collant, sistemai tutto e felice andai a mangiare qualcosa.
Frugando nella camera dei miei scoprii che mio padre teneva i preservativi nel comodino. Potei così scoprire com’erano fatti e come si indossavano grazie alle istruzioni all’interno della shitola.
Successe un giorno che andando a gettare qualcosa nella spazzatura trovai un preservativo usato dai miei. La curiosità fu troppo forte e lo presi.

Andai in bagno e slacciato il nodo lo svuotai. Lo lavai per bene e infine provai ad indossarlo come dicevano le istruzioni che avevo letto. Tirai fuori il cazzo duro e iniziai a srotolare il preservativo. Quando fu a posto iniziai a masturbarmi a volte specchiandomi sullo specchio del lavandino. Stesi sopra la vasca c’erano dei collant ancora bagnati. Così mi sedetti sotto e mentre mi masturbavo ciucciavo il nylon delle calze. Raggiunsi l’orgasmo sborrando nel preservativo, lo sfilai, feci di nuovo il nodo e lo andai a buttare.

… continua.

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