1987 La nave scuola

Pluto – 1987 La nave scuola.
– Buongiorno, signora. C'è Marco?- chiedo, parlando nel citofono.
– Ciao Pluto!- risponde la mamma di Marco, con il solito tono “allegro ma non troppo”. La signora Chiara fa di tutto per sembrare sempre di buonumore, ma è una cosa un po' forzata. Non spontanea ne naturale. E poi Marco mi ha raccontato dei problemi che ci sono tra i suoi genitori e quindi è abbastanza facile fare due più due.

Non posso dire di conoscerla molto bene, anzi, in quasi cinque anni di amicizia con suo figlio, abbiamo scambiato relativamente poche frasi, quasi sempre semplici saluti, informazioni sulla scuola o roba del genere. Insomma i minimi rapporti di buon vicinato – Non è ancora tornato. Dovevate vedervi?- mi chiede.
– No, non proprio. Avevo un paio d'ore libere e volevo chiedergli se voleva venire a fare un giro in moto. – per la cronaca, Marco ha un anno e mezzo meno di me ed è un patito di motociclette come lo sono io.

Ed ora che sono maggiorenne, nell'attesa che lo sia pure lui per andarcene in giro assieme, lo scarrozzo in giro con il mio nuovo gioiellino… beh, in realtà è una trappola di seconda mano nemmeno troppo ben tenuta, ma per me è la più bella del mondo. E ci rimorchio le ragazze, cosa affatto trascurabile.
– Sei sempre così gentile, tu. – mi fa lei. – Dai, sali, magari torna tra poco. –
Fisso il citofono con gli occhi sgranati.

La signora Gianna mi invita a salire a casa? Sta sempre sulle sue e non è mai stata molto prodiga di inviti, mentre Marco è a casa mia un giorno si e un giorno pure.
– Non vorrei disturbare. – rispondo, incapace di trovare qualcosa di più intelligente da dire.
– Ma, disturbare cosa?- ribatte lei. – Forza, sali, ci beviamo un caffè assieme. – e sento lo shitto del portone che si apre.

“Boh!” Mi dico. “Forse ha voglia di fare quattro chiacchiere: a parte Marco è sempre da sola”. Così apro il portone e salgo al terzo piano.
La porta di casa è solo accosta. Entro e me la chiudo alle spalle.
– Sono in cucina. In fondo al corridoio a destra. – sento dire la signora Gianna. In realtà l'appartamento lo conosco abbastanza bene. Marco ed io abbiamo approfittato varie volte dell'assenza dei suoi genitori per starcene in pace a casa sua.

Una partita a subbuteo, un giro a carte, una sfida a Pong sulla televisione, qualche giornaletto porno… a dire il vero, molti giornaletti porno… una vera collezione di giornaletti porno… ed un'infinità di seghe in compagnia, essendo scarse le occasioni di sfogarsi in modo più consono.
Raggiungo la cucina ed entro. – ‘giorno!- saluto.
– Ma ciao, caro!- mi saluta lei, voltandosi a metà, mentre chiude la moka e la piazza sul fornello.

Poi accende il gas, si volta e mi viene incontro. Io tendo la mano da giovanotto beneducato, lei la ignora e mi abbraccia, stampandomi due baci sulle guance.
Se prima ero confuso dall'invito, ora sono completamente perso. Che io ricordi è la prima volta che la signora Gianna ha un simile slancio d'affetto.
– Forza, siediti, non stare li impalato. Tanto paghi uguale che a stare in piedi. – mi fa, con un sorriso, indicando una delle sedie del tavolo da pranzo.

– Non ti secca se mentre il caffè sale, io finisco di rassettare un po'? Poi ci mettiamo comodi in soggiorno e ci facciamo due chiacchiere aspettando quel delinquente di Marco. – e prende uno straccio dei piatti, mettendosi ad asciugare una pentola. Io mi siedo dove ha ordinato, assolutamente incapace di trovare qualcosa da dire… e che cavolo dovrei dire ad una donna di quarantacinque anni, madre del mio migliore amico, con la quale non ho praticamente mai parlato e che improvvisamente mi invita a bere il caffè a casa sua.

Fortunatamente ci pensa lei a tenere viva la conversazione, imbastendo una quantità di chiacchiere tale da recuperare tutte quelle che non ci siamo fatti finora. Io la ascolto solo a metà e nel frattempo prego che Marco si faccia vivo rapidamente. Le ho detto che ho due ore libere, dirle adesso che ho un impegno ci farei la figura del coglione.
-… che ci vuoi fare, questa è la vita. – sta dicendo lei.

Io annuisco e sorrido, fingendo la massima attenzione. Non avendo altro da fare, la guardo mentre sbriga le faccende. Indossa un abitino “da casalinga”, di quelli a fiori, semplicissimi e praticamente fatti a posta per le faccende domestiche. In realtà le sta piuttosto bene: le lascia le spalle scoperte ed arriva a mezza coscia. Non l'ho mai notato prima, ma la signora Gianna è piuttosto ben fatta… beh, se non si da troppa importanza all'espressione da cane bastonato ed alla massa di capelli rossi, ricci e perennemente spettinati che si ritrova.

A dire il vero mi ha sempre ricordato la signorina Silvani, l'amore impossibile del Rag. Ugo Fantozzi… come si chiama l'attrice? Ah si, Anna Mazzamauro. Però dal punto di vista del fisico, non c'è che dire, non è per niente mal messa. Un bel paio di tette, due gambe chilometriche ed un bel sedere a mandolino, valorizzato dal vestitino decisamente ridotto.
Per la miseria! Non è mica giusto fare certi pensieri sulla mamma del mio amico.

Sono veramente un porco fatto e finito.
Eppure li faccio, anche perché la signora Gianna continua a trafficare in giro come se niente fosse, mentre la caffettiera borbotta sul fuoco, e nell'agitarsi si china, si sporge, si contorce nei modi più assurdi. E nel farlo mette in mostra parecchia mercanzia.
Spegne il gas, mi sorride, ed afferra l'immancabile sgabellino da cucina a tre gradini.
– Dammi solo un minuto, poi sono tutta per te.

– mi fa. Prende un piccolo innaffiatoio, sale sullo sgabello e si sporge per innaffiare l'immancabile Photus (almeno penso si chiami così, quella piantina rampicante che sembra trovarsi in quasi tutte le cucine del pianeta). Dell'insulsa piantina non me ne può fregare di meno, ma dell'abitino che risale sulle cosce della signora Gianna mi importa anche troppo. Lei è sullo sgabello, io seduto, l'abitino è corto… panorama completo e tripudio di mutandine in pizzo ottimamente riempite di chiappe e gnocca.

Mi schiaffo una mano sulla bocca per evitare di esprimere a voce alta il mio apprezzamento e vorrei pure distogliere lo sguardo ma, cazzo, ho pur sempre diciotto anni ed il testosterone che mi trasuda da ogni poro. Mettici pure il fatto che non è semplice trovare coetanee disponibili allo sfogo… mi ritrovo ingrifato come un muflone!
Lei finisce di bagnare la piantina, ridiscende serafica, poggia l'innaffiatoio e si mette a preparare il necessario per servire il caffè.

– Vieni, mettiamoci in soggiorno. – mi fa, sollevando il vassoio.
“Bello!” Mi dico. “Come del cacchio faccio ad alzarmi in queste condizioni?” Ho l'impressione che l'erezione che mi ritrovo potrebbe stracciarmi il davanti dei pantaloncini che indosso.
– Possiamo anche restare di qua. – le dico, facendo il possibile per mantenere sotto controllo la voce. Evidentemente non ci riesco del tutto, perché lei mi guarda strano per un istante.

– Ma no, dai! Per una volta che posso bermi un caffè in pace con un bel giovanotto, voglio farlo come si deve. – e infila la porta della cucina. Io sospiro mentalmente e la seguo a ruota: almeno mi da le spalle e non mi può vedere. Mentre cammino cerco di piazzare meglio l'uccello, in modo che non si noti troppo il bozzo sui calzoncini fin troppo leggeri.
Sono quasi soddisfatto del risultato, ma lei si china in avanti per appoggiare il vassoio sul tavolinetto davanti al divano, perciò mi rischiaffa il culo davanti alla faccia.

Stavolta non riesco a trattenere un gemito.
– C'è qualcosa che non va?- mi chiede, disponendo le tazzine e versando il caffè.
– No, no, niente!- balbetto, sedendomi rapidamente sul divano e chinandomi in avanti per nascondere la protuberanza. – Un po' di raucedine. – e mi schiarisco la voce con qualche colpetto di tosse.
Lei mi porge la tazzina, poi ne prende una per se e si siede sulla seggiola di fronte a me.

Sospiro di sollievo: dovrebbe essere abbastanza distante da non notare il mio problemino.
– Non è che tu e mio figlio fumate di nascosto?- insinua con un sorrisetto sornione.
Io mi ustiono la lingua col caffè. – Ma no! Nemmeno per idea!- ribatto frettolosamente, tossendo di nuovo. E come se non bastasse mi rovescio pure del caffè sulla maglietta e sulle gambe.
– Cazzo!- sbotto.
– Porca miseria!- ribatte lei, shittando verso la cucina.

Ne ritorna un attimo dopo con uno straccio umido. – Ma guarda cosa ti sei combinato!?- dice, iniziando a pulirmi la maglietta con lo straccio. – Tutti uguali: Marco è lo stesso, sempre sbrodolato!- lei ridacchia, io sudo freddo, perché so che da li ad un momento…
La signora Gianna finisce con la maglietta, mi spinge indietro e mi ripulisce anche le gambe.
– Ma guarda tu!- borbotta. Sono assolutamente certo che abbia notato il bozzo.

Si è ridotto a causa dell'incidente, ma c'è ancora. – Anche i pantaloncini sono andati. – commenta invece. Li strofina energicamente con lo straccio e la sua mano è pericolosamente vicina al mio pacco. Come è possibile che non lo veda?
– Vabbè! Di meglio non si può fare. – dice, sollevando il viso verso di me e fissandomi negli occhi. Non me ne ero mai accorto ma ha gli occhi di un verde scurissimo.

Mi guarda per un lunghissimo minuto, poi si alza lentamente. Io la guardo dal basso e lei mi sorride.
– Finisci il tuo caffè, prima di versartelo addosso. – Mi fa. – Io sciacquo lo straccio, torno in un momento. – ed esce, diretta in cucina. Io sospiro di sollievo: o non si è accorta del bozzo o ha voluto ignorarlo. In entrambi i casi ho scampato un potenziale casino. Finisco il caffè come da ordini e mi tranquillizzo un po'.

Dopo un paio di minuti lei rientra, mi sorride e riprende il suo posto seduta davanti a me. Sorseggia il caffè e mi fissa.
– Allora?- mi chiede alla fine. – Ce l'hai la ragazza?- spara a bruciapelo.
– Ehmmm… no. – rispondo, imbarazzato.
– Uhff, certo! Lo immagino!- ribatte, con l'aria di chi non ci crede affatto. – Proprio dei bei ragazzi come tu e Marco senza la morosa per divertirvi… ci credo proprio!-
– Davvero!- ribatto subito, quasi dovessi difendermi da chissà quale accusa.

– Proprio non ce l'ho la ragazza. Purtroppo. – l'aggiunta finale mi scappa proprio.
Lei sorride di rimando. – Immagino il problema. – dice ammiccando. – Alla tua età certi istinti sono… pressanti!- aggiunge, poi appoggia la tazzina e si sistema sulla sedia. Non posso fare a meno di vedere il vestitino risalire sulle sue gambe, scoprendo un pericoloso tratto di coscia. Deglutisco a vuoto, ma non riesco a staccare gli occhi da quel tratto di pelle morbida.

– Con tutti gli ormoni che avete in circolo, siete di certo sul punto di esplodere. – continua lei, con tono distratto. – Ne so qualcosa, con Marco. Il tuo caro amico è completamente fuori di testa… e certo quei giornaletti non aiutano… o forse si, dipende dai punti di vista. – dice. L'affermazione mi costringe a guardarla di nuovo in faccia, anche se devo forzarmi per farlo, perché lei continua a muovere le gambe in un modo che è quasi ipnotico.

– Che giornaletti?- farfuglio, ben sapendo di cosa si tratta.
– Di quelli che tenete nascosti da anni in quella vecchia cartella di scuola. – dice. – Mi sono sempre chiesta dove ve li procuravate. Ora tu sei maggiorenne e puoi comprarli per tutti e due, ma qualche anno fa…- fa spallucce. – proprio una bella collezione, complimenti. –
Devo essere diventato di un rosso talmente acceso da far invidia al miglior semaforo del mondo.

– Ma… io, veramente..- farfuglio.
– Guarda che non ti devi giustificare. È una cosa naturale, avere certe curiosità e certi… bisogni. – mi interrompe lei. – Non c'è niente di cui preoccuparsi o vergognarsi. – torna a sistemarsi sulla sedia. Ed il vestito è risalito su sufficienza per farmi intravvedere di nuovo un lampo rosso delle sue mutandine. “Ma non erano nere, prima, in cucina?” Mi chiedo, restando a fissarle la parte alta delle cosce, e quanto intravedo nel mezzo, come un idiota.

– Purché, raggiunta una certa età, si smetta di fantasticare e ci si dedichi alla vita reale. – dice. Poi scosta lentamente le gambe e, sempre lentamente, le accavalla. E quello che ho potuto vedere non sono le mutandine: la signora Gianna è rossa naturale! E le mutandine sono misteriosamente scomparse. Il che, mi porta a pensare una certa cosa alla quale non riesco a credere: la mamma del mio amico sta tentando di sedurmi… e ci sta riuscendo alla grande, pure! – Per questo ti ho chiesto se hai la morosa… ormai sei grande abbastanza per…- lascia il discorso in sospeso.

– Beh, ora non ho la morosa, ma prima…- dico, decisamente incerto sul da farsi. E vorrei bene vedere, vista la situazione. Fortunatamente è lei a reggere in mano il gioco, e chiaramente sa come portarlo avanti. Si alza lentamente, non senza avermi permesso una nuova lunga occhiata, e si avvicina a me. Si china, sposta da un lato il tavolino con sopra il vassoio, poi si accoscia davanti alle mie ginocchia, come aveva fatto prima per pulirmi la macchia, solo che ora è esattamente davanti a me… il vestitino è corto… e lei tiene le gambe aperte… e non ha le mutandine, proprio non le ha! Ora lo vedo perfettamente, chiaramente e certamente! Osssssignur! Appoggia i palmi delle man sulle mie cosce e… resto paralizzato, con lo sguardo pallato, la gola asciutta e la lingua ridotta ad una spugna… esattamente come Fantozzi.

– Vedi, io capisco certi bisogni per il semplice fatto che sono comuni a tutti. – mi spiega, gentilmente, massaggiandomi i quadricipiti. – Li ho anch'io. – aggiunge poi, mentre le sue mani raggiungono il mio inguine. – E come te non ho la possibilità di accontentarli. – mi strizza il pacco, saggiandone la consistenza. – Ma forse una soluzione c'è, e potrebbe essere piacevole per entrambi. – mi lascia il pacco e fa scivolare le mani sui miei fianchi, poi mi afferra i pantaloncini e li tira verso il basso.

Sempre ipnotizzato, quasi di riflesso sollevo il sedere dal divano e lei mi sfila calzoni e mutande in un colpo solo. L'uccello le ondeggia davanti al viso, poi resta puntato contro la sua faccia come un grosso punto esclamativo. Lei lo osserva con uno sguardo famelico. Sento il suo fiato bollente solleticarmi la cappella, poi la signora Gianna apre la bocca e abbassa la testa sul mio inguine. Non è la prima volta che una bocca bollente si avvolge alla mia cappella, ho conosciuto una ragazza che i pompini li faceva e pure bene, perciò al momento penso di poter resistere, ma poi lei mi guarda negli occhi ed inizia a lavorare di lingua e di labbra… e io sono perso.

Mai provato niente del genere. La famosa ragazza si limitava ad andare su e giù con la testa, mentre la signora Gianna succhia con forza, poi gioca con la lingua attorno alla cappella, poi lo inghiotte quasi tutto, lo risputa coperto di saliva e ricomincia da capo, mentre con una mano mi accarezza le palle. Mai provato niente del genere! In meno di due minuti, sono inarcato contro il divano e mi sto mordendo le labbra per non venire.

– La prego. – rantolo, supplichevole. – Basta, si fermi!-
– Perché? Non ti piace quello che sto facendo?- chiede, con un sorrisetto ironico in faccia, continuando a stimolarmi lentamente con le mani.
– Così mi fa venire subito. – ribatto, rifiatando.
– Non è quello che vuoi?- mi chiede, inclinandola testa da un lato e continuando a sorridere.
– No!… Si!… non voglio… ancora…- farfuglio, decisamente incoerente. – Pensavo che dopo… anche lei…-
– Ma che gentile!- dice, e non capisco se parla seriamente o se mi sfotte.

– Vuoi dire che dopo di questo vorresti fare altro? Sono lusingata. – si abbassa e mi consegna un'altra succhiata veloce. – Però, mio caro, ho paura che dureresti veramente poco. – mi spiega. – Ed io ho bisogno di un trattamento prolungato. Quindi…- riapre la bocca e ricomincia il pompino, con più trasporto di prima.
Un minuto. Due minuti. Non resisto più.
– Sto per venire!- riesco a dire, digrignando i denti, ricordando che quella famosa odiavs lo sperma.

– Mmhmmm! – fa lei, continuando a fissarmi negli occhi e annuendo, senza interrompere l'azione.
– Oddddio!- gorgoglio, e le sparo in gola il primo schizzo. Lei non batte ciglio e serra le labbra attorno alla mia cappella, continuando a stimolarmi il meato con la lingua. Partono altri getti, sempre più deboli, e lei inghiotte tutto, continuando a guardarmi con gli occhi che le sorridono e mugolando soddisfatta.
Alla fine collasso debolmente sul divano.

Lei da un ultima leccata alla punta del mio cazzo, poi finalmente mi libera.
– Come pensavo!- commenta. – Buono ed abbondante. – mi guarda e rimane accosciata davanti a me, che riprendo fiato.
– E lei?- le chiedo.
– Oh, mio caro ragazzo. – mi fa, alzandosi in piedi. – Sei giovane e pieno d'energia. Dopo una piccola pausa e con gli stimoli giusti, vedrai che qualcosa si potrà fare.

– mette le braccia dietro la schiena ed armeggia col fiocco che le chiude il vestito. Poi riporta le mani avanti, afferra i due lembi di stoffa e li apre, togliendo il vestito. Resta in piedi davanti a me, nuda, a gambe divaricate. Sul monte di venere spicca il cespuglietto di peli rossi che ho visto prima. Le tette sono sode e ancora svettanti. La pancia è ancora abbastanza piatta anche se cominciano a vedersi i primi segni del tempo.

La cosa più particolare sono le lentiggini: ne è completamente ricoperta. Ma il maculato le sta oltremodo bene.
La sto fissando ammaliato quando un pensiero mi colpisce.
– Marco!- esclamo, cercando di alzarmi dal divano. – Potrebbe arrivare da un momento all'altro!-
Lei mi respinge a sedere piazzandomi una mano sul petto, poi solleva una gamba e la piazza sul bracciolo accanto a me. Con due dita scosta i peli pubici e apre le grandi labbra, scoprendo la clitoride.

– Il tuo amico non tornerà a casa prima di questa sera, e di questo sono assolutamente sicura. – mi dice, spingendo avanti il pube, in un chiaro invito. – Non penserai mica che mi farei trovare a fare sesso da mio figlio? E con il suo migliore amico, per giunta?- poi allunga l'altra mano, mi afferra per i capelli e mi tira verso di se. – Ora pensa a far contenta me.

Leccami!- ordina, categorica. Ordine che eseguo molto volentieri.
Fino dalla prima volta che l'ho fatto, mi è sempre piaciuto leccare la figa ed ho sempre pensato, visti i risultati, di essere piuttosto bravo. Ma evidentemente le ragazze con cui sono stato non avevano grande esperienza in materia. La signora Gianna, invece si, ed inizia subito a spiegarmi per benino cosa fare e come farlo. E capisco subito che leccare una figa non è semplicemente agitare la lingua a caso tutto in giro.

– Ora ci sei, piccolo!- fa, dopo una decina di minuti di consigli e tentativi. Sollevo lo sguardo al suo viso e finalmente la vedo con un'espressione davvero felice dipinta in faccia. – Si, continua così! – mi incita. – Adesso si che stai facendo un bel lavoro per la tua Gianna. – Il complimento mi incita a fare pure di meglio ed i risultati si vedono subito: la signora inizia a mugolare soddisfatta, strizzandosi i capezzoli ed ondeggiando il pube contro la mia bocca.

E alla fine mi gratifica con un bell'orgasmo, che mi impiastriccia il mento di bava femminile.
– Bravo ragazzo!- esclama, ritirandosi dalla mia bocca. – Sei davvero portato! – mi osserva compiaciuta mentre si sgrilletta lentamente, mordendosi il labbro inferiore. Abbassa lo sguardo al mio inguine. – Vedi!? Te l'ho detto che non ci avresti messo molto a riprenderti. – In effetti, vista la situazione, solo un blocco di granito potrebbe rimanere insensibile.

– Stenditi sul divano. – mi fa, allontanando definitivamente il tavolino. Eseguo al volo. Lei si piazza al mio fianco e mi scavalca con una gamba, piazzandosi a sessantanove. – E ora vediamo di completare l'opera. – borbotta, schiaffandomi la figa in faccia e chinandosi sul mio cazzo, che rapidamente imbocca. Io riprendo a leccarle la figa con rinnovato entusiasmo e lei si dedica a ciucciarmi l'uccello con altrettanto ardore. In due minuti, cresco nella sua bocca che mi infligge stupende sensazioni di piacere.

Ma questa volta sono assolutamente determinato a resistere ai suoi stimoli: se ho capito bene, mi spetta anche una bella scopata e non voglio di certo perdermela. Lecco e slappo come un labrador mentre lei ciuccia come una vitella. Quando, evidentemente, ho raggiunto il giusto grado di rigidità, si stacca e si rialza in piedi. Un secondo dopo mi cavalca e, guidandomi con la mano, si impala sul mio uccello. Geme rumorosamente a bocca spalancata.

– Oh si! Un bel cazzo, dopo tanto tempo!- ed inizia ad ondeggiare lentamente, appoggiandosi al mio petto con le mani. Io le agguanto le natiche e le massaggio, godendomi la vista delle sue tette che ballonzolano ad una spanna dal mio viso. Già che ci sono, mi sollevo un po' e mi approprio di un capezzolo, succhiandolo di gusto.
– Bravo! Così si fa!- mi dice, ansimando leggermente. – Sei bravo… hai un bel cazzo, duro… e io… era tanto… tempo…- non finisce la frase.

Ispira bruscamente, si pianta sopra di me e, cadendomi sul petto, viene una seconda volta.
A questo punto, sta a me continuare a muovermi dentro di lei, godendomi le pulsazioni del suo orgasmo. Le strizzo le chiappe e continuo a scoparla allo stesso ritmo che aveva imposto lei. Dopo qualche istante solleva la testa e mi bacia, infilandomi la lingua in bocca e tenendomi la testa con le mani.
– Lo sapevo che saresti stato un bravo amante!- Mi dice, sorridendo.

– E poi, giovane che sei, la voglia di scopare di certo non ti manca. –
– È lei che è strepitosa!- dico, poi mi sento avvampare, incapace di credere di aver trovato il coraggio di aprire bocca.
– Grazie, tesoro!- ribatte le ridacchiando. – per una quarantacinquenne, sentirselo dire da un ragazzo di diciotto anni è un complimento bellissimo. – e a questo punto devo aver raggiunto una sfumatura violacea stile melanzana, almeno stando al calore che sento in faccia.

Lei si solleva e si sfila dal mio cazzo. – Vieni. – mi fa, alzandosi in piedi e facendomi fare altrettanto. Poi si siede sul divano, giusto sul bordo, e si lascia cadere indietro, spalancando le gambe. – Vieni a scopare la tua Gianna. – mi dice, allargandosi la figa con le mani.
Mi scapicollo tra le sue gambe e mi inginocchio davanti a lei. In un attimo lei si apropria del mio cazzo e mi guida verso la sua figa.

– Ora scopami forte. – mi ordina.
Sprofondo nuovamente dentro di lei e comincio a sbatterla. Aveva ragione, se non fossi venuto prima, non potrei resistere a una cosa del genere. Lei chiude gli occhi, con un'espressione beata, e si fa scopare, strizzandosi le tette con una mano e sgrillettandosi con l'altra. Ho l'incavo delle sue ginocchia appoggiato alle spalle, la tengo per i fianchi e la scopo con foga, facendola sobbalzare ad ogni affondo.

– Da quanto tempo non mi facevo una bella scopata!- dice, guardandomi ad occhi socchiusi. Ma non sono sicuro stia parlando con me.
– Solo sveltine serali mordi e fuggi. E nemmeno tanto spesso. – si solleva sui gomiti e mi fissa negli occhi. – Ma forse avrò occasione di rifarmi… tu che ne dici?- mi fa. Poi mi piazza una mano dietro alla nuca e mi attira verso di se, baciandomi con foga.

– Lo sapevo che eri il tipo giusto!- mi fa quando ci stacchiamo. Poi mi spinge via, si rigira e si piazza a quattro zampe sul divano. – Dai, dacci dentro!- mi incita. – Adoro farmi scopare così!-
Mi piazzo alle sue spalle e torno a sgusciare dentro di lei, ricominciando a pomparla.
– Dai! Forte, più forte!- ingiunge. – Devi sbattermi come una troia. – si infila una mano tra le cosce e si mette a sgrillettarsi.

Io la agguanto per i fianchi e ci dentro. Non veloce, ma colpi cattivi, che la fanno sobbalzare.
– Oh si! Hai capito perfettamente!- dice, scuotendo la testa. Poi si volta verso di me e mi guarda scarmigliata. Strizza gli occhi e boccheggia. – Sculacciami mentre mi scopi. –
Per un secondo penso di non aver capito, e perdo il ritmo. Ma lei ripete la richiesta e non vedo perché non accontentarla.

Le calo una manata su una chiappa e lei geme sonoramente. Altra pacca, sulla chiappa opposta, altro gemito. Poi prendo il ritmo ed i colpi sul suo culo si fanno costanti e ritmati come il mio pompare nella sua figa. Il problema è che comincio a non resistere più.
– Signora?- le dico. – Non so quanto…-
Le si volta, mi guarda ed ansima. – Oddio quanto mi arrapa sentire che mi chiami “signora” mentre mi scopi.

Ha un che di perverso. – sembra che non le importi una mazza del mio avvertimento.
Rallento i colpi, sentendo che il piacere sta per travolgermi. – Io… veramente…- grufolo.
– Vuoi venire, vero?- mi chiede, sgrillettandosi furiosamente. – E allora vieni!- mi dice. Sposta pure l'altra mano, se la piazza tra le chiappe e si infila un dito nel culo. Io la guardo con gli occhi sbarrati, robe del genere le ho viste solo sui Le Ore.

– Vieni!- dice, con voce gutturale. – Vienimi dentro! Schizzami tutta. –
La sola idea mi porta di botto all'orgasmo. Do un ultimo affondo e resto piantato dentro di lei, scaricandole un getto dietro all'altro direttamente nella cervice. Per me è in assoluto la prima volta. Anche lei, al mio primo schizzo viene a ruota, continuando a lavorarsi grilletto e culo con le dita. La vedo sobbalzare e sgroppare come una puledra. Poi le mani le ricadono sul divano e si lascia cadere su un fianco, sfilandosi il mio cazzo dal corpo.

A mia volta collasso a fianco a lei sul divano, dove restiamo ad ansimare quasi all'unisono.
Dopo un poi, si stiracchia e mi guarda languida. – E stato molto bello. – mi fa.
– Anche per me!- rispondo immediatamente e sinceramente.
– Allora… potremo rifarlo, se vuoi. – mi propone, come se ci fossero stati dubbi in materia.
– Magari!- esclamo.
– Mi piace il tuo entusiasmo. – fa lei.

– E vedrai che ci sono tante altre cose, che ti posso far provare. – si sporge e mi da un bacio piuttosto casto sulle labbra, poi mormora ad un millimetro da me. – La prossima volta ti voglio dietro. – mi dice.
La guardo sbigottito e guaisco.
-Si, hai capito bene: ti voglio nel culo. – dice sorridendo.
Io non posso fare altro che guaire più forte: si sta per avverare un mio sogno.

– Lo sapevo che ti avrebbe interessato. – ridacchia, poi si alza e raccatta il vestitino. – Lo sai da cos'ho capito che saresti stato il tipo giusto?- mi chiede, mentre se lo infila e si rifà il fiocco al sulla schiena.
– Non saprei proprio. – dico, in tutta sincerità, rivestendomi a mia volta.
– Dai giornaletti che ho trovato in quella borsa. – mi dice, convinta. – Quelli con le donne mature!- la guardo, sbigottito, con i pantaloncini a metà gamba.

– Sulla carta che li avvolgeva c'era scritto il tuo nome. Da quello, ho capito che ti piacciono le donne sopra i quaranta. – mi sento cedere le gambe, ma faccio di tutto per mantenere il sorriso, mentre un brivido di orrore mi scende lungo la schiena.
Non ho proprio il coraggio di dirle che quelli li ho solo procurati, ma non sono miei.
È Marco, che va pazzo per le donne mature….

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