Una storia di sesso fra maschi come tante.

Una delle cose belle dei social network è che a volte permettono di ritrovare vecchi amici persi di vista da molto tempo e fu proprio così che un giorno ricevetti la richiesta di amicizia da Martino, uno di quegli amici coi quali si condivide parte dell'adolescenza e che poi si perdono di vista perché le rispettive vite prendono strade diverse. Mi fece un immenso piacere ritrovarlo e sapere che stava bene e nonostante per tutti quegli anni l'avessi praticamente dimenticato, dal momento del nostro ritrovo iniziammo a scambiarci messaggi e tenerci aggiornati sulle nostre vicende personali con frequenza quasi giornaliera.

“Mi piacerebbe che ci incontrassimo di nuovo” mi scrisse un giorno. “Ma come facciamo? Viviamo a cinquecento chilometri di distanza, fossimo dietro l'angolo sarebbe più facile” risposi. “Dov'è il problema? Ti fai un week end qua da me, ti ospito io, ho il mare vicino, di giorno andiamo in spiaggia a prendere il sole e la sera giriamo i pub come progettavamo di fare da ragazzi e parlavamo di quando avremmo avuto la macchina”.

“Non voglio disturbarti, al limite mi prenoto un albergo li vicino” gli risposi dando ad intendere che l'idea di rivederlo faceva piacere anche a me. “Guarda che mi offendo!” mi rispose lui, “lo sai che abito da solo, mi farà solo piacere avere per un po' la compagnia di un vecchio amico”. “Andata!” risposi, “anzi sai che faccio? Prendo il treno venerdì pomeriggio così mi faccio il week end lungo, visto che fai tanto il generoso ne approfitto”.

“C'è solo un piccolo problema” rispose lui. “Quale”? chiesi. “Ho un bilocale e una sola stanza da letto, matrimoniale e non ho nemmeno un divano, dovresti dormire nel lettone con me”. “Non è un problema” gli risposi, “ti conosco da troppo tempo, mi fiderei a dormire con te nudo voltandoti le spalle, so troppo bene quanto ti piace la figa”. Mi rispose con una faccina che ride poi chiudemmo la chat. Durante il resto della settimana continuammo a scambiarci messaggi e a pianificare ciò che avremmo fatto durante la nostra rimpatriata finché arrivò il venerdì, presi il treno e mi recai da lui.

Mi venne a prendere alla stazione e trovai ad aspettarmi lo stesso ragazzo di cui ero amico un tempo, solo invecchiato di vent'anni e sicuramente anche per lui era lo stesso. Salimmo in macchina per andare verso casa sua, l'atmosfera era entusiasta e per tutto il viaggio parlammo di tutto, raccontandoci cose dei vent'anni passati e riversando parole su parole nell'abitacolo come un fiume in piena. Giungemmo a casa sua, aprì la porta e mi fece strada nel piccolo appartamento, una sala da pranzo con cucina, bagno con doccia e camera da letto.

Posai le mie valige e mi sedetti su una sedia, a tavola, in attesa che mi preparasse un caffè. “Vorrai farti una doccia, sarai stanco del viaggio” mi disse mentre mi porgeva la tazzina. “Magari!” gli risposi, “altrimenti rischiamo che questa sera invece di andare in giro per pub io mi addormenti esausto e tanti saluti ai nostri programmi”. “Se ti va possiamo anche uscire domani sera, abbiamo tante cose da raccontarci, anzi visto che si è fatta sera possiamo ordinare due pizze e farcele portare qua, che dici?”.

Annuii manifestando consenso alla sua proposta e mi avviai verso la doccia; fu mentre mi lavavo che cominciarono a frullarmi in testa strane idee del tipo: “e se mi avesse fatto venire fin qua per provarci con me?”, continuavo ad insaponarmi pensando che era impossibile per come lo conoscevo, gli piaceva troppo la figa ma era anche vero che la figa piace anche a me, eppure in qualche occasione due colpi di cazzo me li ero fatti dare e, a parte le prima volta, mi era pure piaciuto parecchio.

Mi resi conto che mentre facevo questi pensieri ero particolarmente eccitato e continuavo ad insaponarmi “sotto” come se volessi essere sicuro di farmi trovare pulito in caso si verificasse ciò su cui stavo fantasticando. “Se è così non rifiuterò certo le sue avances” mi dissi a conclusione dei mei pensieri erotici sul mio amico, “spero solo che se proprio dev'essere sia attivo con un particolare interesse per il mio lato B”. Uscii dalla doccia, mi avvolsi in un asciugamano e mi diressi in camera da letto, mi vestii ed andai da lui in sala da pranzo.

“Spero ti sia trovato bene” mi disse. “Benissimo” risposi, “ci voleva proprio”!Suonò il campanello e capimmo che erano arrivate le pizze, aprimmo la porta e una ragazza acqua e sapone con addosso una maglietta gialla e un paio di quei pantaloni che toglierebbero la sensualità anche ad una regina del porno, ci porse i due cartoni impilati, prese i soldi e se ne andò. “Bella figa” disse Martino appena chiusa la porta parlando della ragazza delle pizze.

“Ma dove l'hai guardata? Vestita così sarebbe cessa chiunque” risposi. “Fidati, lo sai che me ne intendo, sarebbe stato da chiederle se voleva entrare per un servizio extra dietro lauta mancia” incalzò lui. “Avresti preso uno schiaffo” gli dissi ridendo. “Può darsi, ma può anche darsi di no, che ne sai? E allora ce la saremmo scopata a turno, l'avremmo messa in mezzo e ce la saremmo sbattuta io in culo e tu in fica, immagini?””Perché proprio tu in culo e io in fica”? chiesi.

“Perché adoro il culo!” rispose lui senza troppi giri di parole. Ci sedemmo a tavola per mangiare le nostre pizze, aprimmo i cartoni e mentre mangiavamo gli spicchi tenendoli con le mani lui faceva zapping con il telecomando della sua smart tv finché si soffermò su un canale per adulti. “Ricordi quando andavamo a guardare i giornaletti porno nella casa in costruzione dietro il campo da calcio”? mi chiese. In un attimo una serie di ricordi mi balzò nella mente, qualcosa che avevo in parte rimosso ed il cui ricordo fece si che assumessi un'espressione molto seria e triste, “ho detto qualcosa che non va”? mi chiese.

“Beh, sono passati anni, tu probabilmente non lo sai ma io da un certo giorno in poi alla casa in costruzione non sono più andato per un motivo ben preciso”. “E' vero” disse, “ora ricordo che a un certo punto tu non sei più venuto, posso chiederti cos'è successo”?”Ma si”! esclami sospirando, “tanto vale raccontartelo, non l'ho mai detto a nessuno, magari mi farà bene”. “Sono qua per te” mi disse con tono rassicurante.

Iniziai quindi a raccontargli ciò di cui anche il solo ricordo mi turbava:- Un giorno eravamo al campetto a giocare a calcio e Paolone e Scheggia mi chiesero di andare a sfogliare un po' di giornaletti con loro, essendo che erano più grandi non mi pareva vero che mi volessero con loro, così ci allontanammo dalla partita e ci avviammo presso la casa, salimmo le scale e andammo in una delle stanze dove cominciammo a guardare alcuni di quei giornali le cui pagine erano appiccicose e spesso impiastricciate per via delle seghe che molti si erano fatti sfogliandoli.

Ad un certo punto Scheggia si tirò fuori il cazzo, me lo mostrò e mi disse “Gabri, se ti do mille lire me lo fai un pompino”?Io scandalizzato gli chiesi se fosse impazzito allora lui guardò Paolone, gli fece un cenno e prima che potessi rendermi conto di quanto facessero sul serio mi afferrò e mi tenne fermo mentre Scheggia si avvicinava col cazzo in mano per infilarmelo in bocca. “Te lo mordo” gli dissi, così in tutta risposta mi sollevarono e mi buttarono a pancia in giù sul mucchio di sacchi di cemento che c'era in un angolo, mente Paolone mi teneva giù con tutta la forza che aveva Scheggia mi abbassò i pantaloni della tuta e le mutande, mi sputò fra le natiche e mi infilò il cazzo nel culo senza troppi complimenti.

E così mentre Scheggia mi inculava di forza, quasi a secco per la prima volta facendomi un male pazzesco, Paolone mi teneva fermo dicendomi di non urlare altrimenti tutti al campetto avrebbero sentito e se qualcuno fosse venuto a vedere, incuriosito, poi tutti avrebbero saputo quello che mi stavano facendo. I suoi ammonimenti sul non urlare si alternavano a parole di sollecito verso Scheggia al quale diceva: “muoviti che dopo tocca a me”. Ricordo che per tentare di dissuaderli gli dissi: “siete due froci” e Scheggia, con la voce spezzata dal ritmo dei suoi colpi violenti dentro di me, mi rispose: “il frocio sei tu che lo prendi, noi ti usiamo solo come se fossi una femmina”.

A quel punto mi rassegnai a subire ciò che mi stavano facendo sperando che finisse il prima possibile ed, in effetti, non ci volle molto perché Scheggia scaricasse dentro di me tutto il contenuto delle sue palle, lo sentii distintamente il suo cazzo pulsare per l'orgasmo poi il suo sperma bollente invadermi l'intestino, e in quel momento il senso d'umiliazione faceva molto più male del dolore fisico di una penetrazione violenta, priva di preparazione e di lubrificazione.

Scheggia estrasse il suo cazzo da dentro di me e fu il turno di Paolone, mentre Scheggia si piazzò al suo posto per tenermi fermo. “Non tenerlo fermo, con me ci deve stare e basta” ordinò Paolone a Scheggia mentre si posizionava dietro di me, Scheggia gli obbedì come un cagnolino allontanandosi da me poi Paolone mi disse: “adesso fai quello che ti dico altrimenti ti riempiamo di botte”. Mi ordinò di mettermi a quattro zampe ed io eseguii diligentemente il suo ordine, appoggiò il suo grosso cazzo al mio ano e in quel momento mi scappò una scorreggia con la quale spruzzai fuori tutto lo sperma di Scheggia misto a sangue e merda.

“Ma che schifo”! Urlò tirandosi indietro, “io il mio cazzo in questo schifo non ce lo infilo”!Pensai che fosse finalmente finita e invece mi costrinse a succhiargli il cazzo e mentre lo facevo lui si rivolgeva a Scheggia, che si masturbava assistendo alla scena, dicendogli: “hai visto? non morde, bastava digli che se non avesse fatto la brava l'avremmo riempito di botte”. Poi anche Paolone venne riempiendomi la bocca, tenendomi giù la testa e ficcandomi in gola il suo cazzo spruzzante, così da farmi andare per traverso il suo sperma fino a farmelo uscire per il naso.

Dopo di che mi costrinsero a fargli una sega ciascuno ed, una volta che furono entrambi venuti, mi dissero che potevo rivestirmi e che ero libero, ma che non avrei dovuto farne parola con nessuno. Da quel momento non mi avvicinai mai più alla casa in costruzione, per paura di rincontrarvi loro due e dover subire ancora quella cosa. “Cavolo! E' terribile! Non lo sapevo” disse Martino. “Non preoccuparti” gli risposi, “adesso è tutto ok, anzi in realtà…” (troncai il discorso)”In realtà”? mi chiese Martino con aria curiosa.

“No, niente, lascia perdere” risposi volgendo lo sguardo verso il basso. “Dai, a me puoi dire tutto, sono tuo amico, ci conosciamo da anni””Beh, in realtà poi ho avuto qualche esperienza con altri uomini, una di un paio d'anni con un compagno d'università col quale dividevo l'appartamento, e altre con partner occasionali”. Martino mi guardò senza manifestare troppa sorpresa, poi mi disse:”Scusami, ma una domanda però devo fartela”. “Dimmi””Ma nelle altre esperienze però tu volevi?””Ma certo! Ti ho detto che col mio compagno d'università sono andato avanti un paio d'anni”, gli risposi con tono quasi seccato.

“Accidenti! E io che per tutto questo tempo non ho fatto che parlarti di figa, scusa se ti ho messo in imbarazzo, non volevo”. Scoppiai a ridere poi gli spiegai che il fatto che fossi stato con degli uomini non escludeva che mi piacesse anche la figa, aggiungendo che immaginavo non avrebbe più voluto che dormissi nel letto con lui. “Tra me e te non cambia nulla, rimarremo sempre amici come un tempo” mi rispose rassicurandomi.

Gli sorrisi poi calò fra noi un silenzio imbarazzante che lui ruppe dicendo: “mi dispiace davvero tanto per quello che ti è successo, vorrei poter fare qualcosa per farti sentire meglio”. “E' tutto ok” gli risposi, “magari se ti imbarazza il silenzio possiamo scherzarci sopra, non a quell'episodio ma al fatto che sai che sono stato con dei maschi, secondo me aiuterebbe e distenderebbe la tensione”. “Non ti offenderesti”?”Assolutamente no, te lo prometto” gli dissi.

“Beh, allora visto che dici così vorrei farti alcune domande sul tema” mi rispose arrossendo in volto. “Spara”! esclamai ridendo. “Lo prendi e basta o lo metti anche?” chiese palesemente più curioso che imbarazzato. “Lo prendo e basta” risposi, “il culo dei maschi non mi piace, preferisco quello delle donne”. Era chiaro, a quel punto, che non mi aveva invitato a casa sua per provarci con me, però la situazione mi aveva messo su un piatto d'argento l'occasione di tirare fuori tutta la mia parte femminile, in particolare la troia che era in me così gli dissi: “adesso tocca a me farti una domanda”.

“Mi spaventa questa cosa, ma non posso dirti di no, posso almeno mentire?” chiese. “No, dovrai essere sincero” risposi con tono perentorio. “Va beh, non posso sottrarmi alla cosa, chiedi pure” rispose. “Ti sei mai fatto una sega pensando a un maschio?” gli chiesi bruscamente. “Si” ammise dicendolo sotto voce. “E cosa gli facevi?” incalzai. “La domanda era una sola” esclamò mettendosi sulla difensiva. “Va bene, ma voglio sapere la risposta, quindi ti concederò di farmi un'altra domanda per far pari”.

Senza esitare nemmeno un attimo mi chiese: “se ti fa male perché lo prendi nel culo?””Ma non mi fa male!” risposi ridacchiando, “anzi, mi piace molto”. “Ma quando te l'ha fatto Scheggia…” ribatté lui. “Scheggia non ci sapeva fare e nemmeno io, ma ho amici che hanno avuto la fortuna di iniziare con persone esperte e non hanno sentito male nemmeno la prima volta. Adesso tocca a te rispondere alla mia domanda ed è la stessa di prima, cosa facevi al maschietto oggetto delle tue fantasie mentre ti masturbavi?””Niente di particolare, era un ragazzo che ho visto in un film porno e si, ogni tanto mi piace guardare porno gay, ecco l'ho detto! io me lo inculavo ma non di forza, lui era d'accordo e gli piaceva molto”.

“Insomma la cosa ti attira, non mi avrai invitato qua per provarci con me” gli dissi con aria sorniona. “No, assolutamente” rispose, “anche se ammetto che se avessi saputo prima queste cose di te…””non mi avresti invitato?” lo interruppi. “tutt'altro!” rispose. “Faresti sesso con me?” gli chiesi meravigliato. Mi guardò negli occhi poi mi disse: “a questo punto è giusto che tu sappia una cosa, Paolone e Scheggia provarono a fare la stessa cosa anche a me dopo che la fecero a te, solo che io riuscii a scappare perché qualcuno salì sulle scale e mentre loro ebbero un attimo di tentennamento mi buttai dalla finestra atterrando sul mucchio di sabbia che c'era di sotto, mentre cercavano di bloccarmi Scheggia fece riferimento al fatto che avrei fatto la tua stessa fine facendo capire che te l'avevano fatto, però credevo l'avesse detto per spaventarmi e che non fosse vero.

La cosa che mi fa sentire tremendamente in colpa nei tuoi confronti è il fatto che da quel momento l'idea di te che lo prendevi nel culo mi eccitava tantissimo e mi sarò fatto centinaia di seghe pensandoci, solo che al posto di scheggia nelle mie fantasie c'ero io, ti inculavo contro il tuo volere mentre qualcuno ti teneva fermo. Scusami! Potrai mai perdonarmi?””Perdonarti?” risposi con tono arrabbiato, “senti Martino, il fatto che tu ti sia segato pensando a me non mi da alcun fastidio, anzi mi lusinga, ciò che mi ferisce è il fatto che tu mi abbia fatto raccontare tutto fingendo di non sapere nulla e ancor più, nel caso sia così, mi ferisce che tu mi abbia fatto venire fin qua con l'intento di tirar fuori il discorso”.

“No! no! no! assolutamente no!” esclamò lui, “te l'ho detto, io credevo che in realtà l'avessero detto per spaventarmi e che non ti fosse mai accaduto veramente, la mia era una fantasia basata sull'idea di quello che mi avevano detto, se avessi saputo che l'avevi subito davvero non mi sarei mai permesso di segarmi pensando di farti del male”. Mi alzai in piedi, mi diressi verso il frigorifero e mi spogliai completamente davanti a lui che mi guardava incredulo, aprii lo sportello, cercai il burro, ne presi una noce strappandola con due dita dal panetto e me la strofinai fra le natiche voltandogli le spalle, in modo che vedesse cosa stavo facendo.

Lui mi guardava incredulo, poi gli mostrai il pezzo di burro ancora solido e freddo che era rimasto da ciò che avevo appena fatto, mi piegai in avanti e gli feci vedere mentre me lo spingevo dentro, inghiottendolo con il culo in modo che si sciogliesse all'interno poi mi avvicinai sculettando a lui, che stava ancora seduto su quella sedia con lo sguardo impietrito ed incredulo per lo spettacolino che gli stavo mostrando, gli voltai le spalle e gli sbattei letteralmente il culo in faccia, mi piegai in avanti appoggiando una mano sul suo ginocchio e con l'altra gli tastai il pacco, sentendo che ce l'aveva durissimo.

“Sembra che la cosa ti piaccia” gli dissi. “Vorrei vedere te!” mi rispose. “A me non farebbe nessun effetto, mi piace il cazzo, non il culo, e a quanto pare tu hai qualcosa che piace a me e io ho qualcosa che piace a te”. “già” rispose lui. “E allora fammi vedere cosa sai fare, prendimi e sbattimi di forza, fingerò di non volere se vuoi, realizza la tua fantasia!””Credi che non ne abbia il coraggio”? mi disse parlando a due centimetri dal mio culo.

“Forse lo hai, ma il gioco lo sto ancora conducendo io e non mi pare andasse così nella tua fantasia, se aspetti che sia io a sedermi sul tuo cazzo stai fresco! Se mi vuoi devi domarmi”. Martino si alzò in piedi, mi afferrò piegandomi un braccio dietro la schiena mentre si gettava alle spalle i sensi di colpa di cui aveva parlato fino a quel momento, mi spinse in camera buttandomi sul letto a pancia in giù con le gambe fuori in modo che rimanessi col bacino sul bordo, piegato al punto giusto, armeggiò frettolosamente con la mano per slacciarsi i pantaloni, estrasse il cazzo e lo fece correre fra le mie natiche guidandolo fino ad incontrare il mio buco fradicio di burro fuso.

“E' davvero questo che vuoi, puttana?” mi disse. “E' quello che vuoi tu, no? Fammi vedere cosa sai fare”. In quel momento Martino si fermò, era ad un passo da spingermelo dentro in un sol colpo e invece non lo fece, si allontanò da me e disse: “non posso”. “Perché?” gli chiesi. “Non voglio farti del male, sei mio amico e hai già sofferto molto per questo, non posso anche se l'idea di farlo mi eccita molto, non possiamo farlo in maniera dolce e rispettosa?””Ti prego, fallo!” gli dissi, “ho bisogno di godermi quella cosa con un amico, ho bisogno di riviverla senza il senso di schifo che ho provato quella volta, voglio aspettare con ansia il momento in cui scoppierai nel mio culo e voglio godermelo assieme a te, voglio che tu mi prenda con la forza sapendo che è un gioco e che siamo d'accordo, ti prego!””E se mentre te lo faccio non vorrai più per davvero, come faccio a capirlo”? mi chiese.

“Ti chiamerò Scheggia chiedendoti di smetterla, ma fino a quel momento devi farmi tutto quello che pensavi di farmi mentre ti segavi” risposi. Martino si avvicinò deciso a me, mi mise nuovamente a pancia in giù, guidò di nuovo il suo cazzo fra le mie natiche fino ad incontrare il mio ano ed arrivato li, questa volta, spinse con forza il suo cazzone dentro di me fino in fondo, agevolato dall'abbondante lubrificazione data dal burro.

Per un attimo l'entrata così irruenta di quel palo di carne nel mio culo mi tolse il fiato, poi trovai la forza di emettere un gemito e lui mi chiese: “sicuro che è tutto a posto”?Feci cenno di si con la testa poi gli dissi: “adesso però non chiedermelo più, te l'ho detto cosa dirò se dovrai fermarti, prendimi senza pietà”!Cominciò a muoversi freneticamente dentro di me mentre gemevo e lo imploravo di smettere ma senza mai pronunciare le parole che avevamo concordato, finalmente aveva capito le regole del gioco e mi stava fottendo con la forza che probabilmente non metteva nemmeno nelle sue fantasie, il suo cazzo strofinava giusto contro la mia prostata e ad un certo punto ecco che arrivò l'orgasmo anale, iniziai a tremare e quando lui se ne accorse prese a spingere ancora più forte e a dicendomi: “stai venendo, eh, troia?” Feci un piccolo cenno con il capo e quando lo vide esclamò: “bene! godi puttana!”.

L'orgasmo svanì mentre lui mi fotteva il culo e una volta tanto qualcuno era riuscito a farmi venire prima di scoppiarmi dentro per poi ammosciarsi lasciandomi a metà, adesso però ero li, nella fase post orgasmo anale, quando anche un pelo che ti scorre nel culo darebbe fastidio, precisamente in quella fase in cui non si vuole più niente dentro ma lui continuava a fottermi di gusto e non potevo certo togliergli questa soddisfazione.

“Vienimi dentro” gli dissi. “Non ancora” rispose, “se lo tolgo un attimo mi prometti che poi mi lasci rientrare?””Al limite puoi entrare con la forza” gli risposi. “No”, adesso ho bisogno di sapere che ti piace. “Lo sai che ormai mi hai domato, vero?” gli dissi con tono scherzoso. “Non lo so, non mi fido, non vorrei dover usare la frusta” mi rispose. “La tua frusta di carne è più che sufficiente”…Sfilò il cazzo come nulla fosse poi mi disse di salire completamente sul letto e mettermi a pancia in giù con le gambe aperte, gli obbedii, lui salì nuovamente sopra di me e con maestria mi penetrò nuovamente.

Adesso la sensazione del rifiuto post orgasmico era passata, averlo nel culo mi piaceva ancora e lui non si muoveva più bruscamente, come per dispetto, ma i suoi colpi erano dolci e quasi premurosi, era chiaro che si divertiva a fottermi ma ci teneva anche a farmi godere, così inarcai la schiena all'indietro per fargli capire che mi piaceva. Mi baciò sul collo poi subito se ne pentì, “scusami”, mi disse. “E di che?””Magari non vuoi essere baciato” rispose.

“Mi sto facendo fare il culo e secondo te è un problema un bacio? Anzi vediamo se hai il coraggio di mettermi la lingua in bocca!”Voltai la testa all'indietro e con mia sorpresa appoggiò la sua bocca sulla mia iniziando a limonarmi mentre mi faceva il culo poi, finalmente, sentii il ritmo dei colpi rellentare e allo stesso tempo li sentii diventare più profondi, passarono pochi istanti ed ecco che il suo cazzo liberò dentro di me una copiosa quantità di sperma bollente.

Si fermò, mi baciò di nuovo e rimase sopra di me, dentro di me, finché il cazzo gli si ammosciò esausto ed il mio culo lo sputò fuori. Rotolammo su un fianco e rimanemmo “a cucchiaio”, lui mi abbracciava da dietro e nella stanza c'era un piacevole silenzio finché disse: “cosa si dice in questi casi?””In che senso”? gli chiesi. “Beh, saprei cosa dire a una ragazza, ma è la prima volta che faccio l'amore con un ragazzo e non so cosa dire.

“Non dire grazie” gli risposi sarcastico, poi aggiunsi: “di quello che diresti ad una ragazza”. “Oh no!” disse ridendo, “a quelle che mi danno il culo chiedo sempre di sposarmi ma succede dopo che me lo hanno fatto penare per mesi, per chiederlo a te è un po' presto”. Scoppiammo a ridere poi gli dissi: “facciamo che una sculacciata e complimento alla mia troiaggine è sufficiente”?Mi strinse a se, mi baciò la schiena poi mi disse: “non mi sarei mai aspettato che succedesse, ma sono contento che tu sia venuto a trovarmi””Il fatto che tu sia contento si capisce dalla quantità di felicità che hai riversato nelle mie budella, anzi fammi andare a lavare che la sotto c'è un casino, altrimenti finiremo per sporcare tutte le lenzuola”.

“Non andare, rimani qua e chi se ne frega delle lenzuola, anche perché devi darmi solo il tempo di ricaricarmi le batterie, poi ti voglio scopare di nuovo”.

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