Sull’evoluzione di un meraviglioso rapporto c

Come sa chi mi conosce, pur essendo io un notorio cuckold voyeur fortunatamente pieno di corna da parecchi anni grazie alla mia donna, non sono mai stato il genere di maschio sottomesso ed umiliato dalla sweet o anche dai suoi vari amanti, occasionali o fissi che siano. Anzi, di solito per creare un’ottima intesa e alchimia a tre, il bull deve necessariamente passare sotto la mia lente di osservazione e deve in qualche modo essere lui a subire il mio giudizio, prima che possa entrare tra le grazie della mia femminona, ma questo a nostro giudizio rende la cosa ancora più intrigante, perché è lì che si vale l’intelligenza e la classe del bull stesso: creare una complicità con il Padrone della sweet per poter poi “rivalersi”, una volta avuto accesso al nostro talamo, padroneggiando con la sua stessa donna, rendendola sua per quella sera.

Quando un bull mi convince ed in un certo modo si sottomette alla mia superiorità (che mi deriva dal “possedere” le redini del gioco, dal “possesso” di quella meravigliosa grazia, dalla volontà di darla ad altri e dall’ultima parola sul darla o non darla a colui che si propone) ne ricava in premio il possesso della mia donna, che per quella sera diventa sua, per quella sera la vera coppia è costituita da loro due ed in tal senso le situazioni si rovesciano ed io diventerei spettatore passivo messo all’angolo totalmente, ed in ciò si giocherebbe il ruolo dell’umiliato, perché è implicito nel gioco che a quel punto, avendo io concesso la mia donna ad un altro uomo, al termine di una serrata e spietata selezione durante la quale sono stato protagonista principale di richieste e regole, a quel momento devo accettare, secondo quelle stesse regole del gioco, il nuovo scenario.

Nei primi tempi questo nuovo scenario non era molto dissimile a quello della fase precedente: spesso il bull era comunque in soggezione, causa la mia forte personalità ed intransigenza mostrata durante il processo di selezione, ma anche poco propenso a dettare regole da maschio predominante, a causa del clima di affiatamento, simpatia e fiducia quasi cameratesca creatosi paradossalmente ma motivatamente tra di noi durante le fasi del processo selettivo: e la mia stessa femmina non riusciva a prescindere dal forte sentimento nei miei riguardi, e dal clima quasi gioviale ed allegro creatosi in tre, e pur dedicandosi completamente all’altro maschio durante il sesso adulterino la sua mente continuava ad essere impegnata a pensarmi, i suoi occhi e le sue mani a cercarmi.

Io ero presente con parole, gesti, con foto, e qualche volta fisicamente partecipavo al sesso con gli altri due. Loro mi coinvolgevano, nessuno dei due riusciva ad escludermi completamente, erano situazioni molto
giocose e coinvolgenti per tutti e tre, ed a loro modo incredibilmente stimolanti, che hanno segnato un momento della nostra evoluzione sentimentale, affettiva, sessuale e di crescita di coppia veramente in modo meraviglioso. Fasi di una relazione cuckold che poi evolve, a seconda di quello che si comincia a scegliere e preferire durante il cammino intrapreso insieme.

Noi due insieme, ma anche insieme ad amanti di lei che hanno segnato il suo e nostro immaginario, amanti pessimi ed amanti eccellenti che ci hanno aiutato a capire cosa cercavamo, cosa preferivamo, quale profilo, quale scenario, quale situazione, quale stato mentale. Cosa accade oggi? Oggi nessuno scenario ci è precluso: all’interno di questo gioco abbiamo fatto esperienze notevoli ed allora, fatta salva la fase selettiva che è sempre molto rigorosa e regolata, quando ci ritroviamo in tre ci sentiamo molto più liberi di giocare come ci pare.

Quella che prima poteva essere soggezione, timore di ferire o urtare in qualche modo l’altro, timore che qualche parola detta o qualche gesto fatto potesse diventare argomento di discussione una volta rimasti soli, timore o ansia di non sapere l’altro come vivesse quel momento, tutto questo è stato messo da parte, col tempo e l’esperienza. Ed ovviamente questo stato di cose si ripercuote positivamente sul nostro bull che sente di poter vivere quel momento e quella situazione in modo meno macchinoso e con la massima spontaneità.

Sa che se è arrivato sin lì, all’interno di una coppia affiatata, esperta, guardinga, selettiva, seria, rigorosa, cementata da esperienze temporali di svariato genere e risvolti, è perché si è guadagnato la nostra fiducia e che il modo migliore per continuare a farlo è essere se stesso, perché è quel suo modo di dire, di fare e di suggerire che mi ha convinto che è un tipo giusto, ed a quel punto, respirando quel clima di complicità e intesa totale tra me e lei, può permettersi di dire o fare – nell’ambito delle regole che abbiamo definito e rifinito insieme – quel che meglio vuole, che lo caratterizza, che lo rende se stesso liberamente.

Molto spesso questo stato di cose si traduce in situazioni in cui, finalmente, io divento quasi invisibile, i due amanti se ne dicono e se ne fanno di cotte e di crude senza preoccuparsi di me, incuranti e quasi non più coscienti della mia presenza nell’angolo e questa cosa, lo devo ammettere, mi suscita una tale eccitazione da farmi vibrare completamente, da farmi venire i capogiri. Questo conduce a due cose: in primo luogo, capita che essendo i due amanti totalmente isolati, entrambi riescono a percepire, pur se nel breve volgere di una serata, se si è creata tra di loro l’alchimia giusta dei corpi e della sessualità adulta, fisica e mentale.

Quando questo avviene, capita che entrambi abbiano la voglia ed il desiderio di rivedersi: ecco perché nel tempo si è giunti a che lei avesse un paio di amanti fissi. Ovviamente poiché l’appetito vien mangiando, capita che i due amanti, che pur riescono ad essere sextenati e senza vincoli in mia presenza, possano desiderare un’ancor maggior intimità, ed allora capita che lei mi chieda, durante l’amplesso coll’amante ma in realtà ancor prima di incontrarlo, che io mi assenti per un po’.

Che io sia in un’altra stanza. O che io sia addirittura fuori casa. Nei paraggi, magari sceso per comprare qualcosa al bar, ma non presente fisicamente in casa, anche se per poco. Io accetto, ma poiché io sono un voyeur in qualche modo devo vedere. Ecco perché ultimamente alle foto sto sostituendo i video. Preferisco filmare i due amanti, che io sia presente o meno (lasciando la webcam a registrare, ad esempio), perché è tremendamente eccitante rivederli dopo, come di nascosto, mentre da soli scopano, si baciano e si prendono e si sussurrano frasi erotiche ed eccitate.

Con le luci soffuse, senza inutili shitti che fissano un semplice momento, pur bello, ma privo di sfumature e di riverberi mentali che un video intero è in grado di suscitare. Questo scenario mi suggerisce da tempo un duplice desiderio, di cui lei è ovviamente al corrente, ma che ancora non sono riuscito a realizzare. Il primo, di cui ho parlato spesso su altri forum, è quello di coinvolgere un altro uomo nella visione di questi filmati, che oramai sono molteplici ma che non ho più voglia di inserire in rete, sia per una questione di privacy (essendo veri e proprio film diventa sempre più arduo, complicato, difficile occultare i volti e le voci) sia perché, se penso all’eccitazione che si prova nel vedere filmati hard di gente vera, vere coppie, veri tradimenti, vero feticismo voyeuristico, mi assale un forte desiderio di vivere in prima persona la reazione di un uomo nell’osservare filmati di questo genera ma riguardanti la mia donna, e senza censura alcuna.

Che io li metta in rete censuratissimi e tagliati, senza poter vedere le facce di chi li guarda, cosa risolvo? Non è meglio mostrarli in tutta la loro integrità a qualcuno in carne ed ossa, che me li commenta di persona? Sarebbe un sogno. L’altro desiderio è quello estremo: che Lei possa finalmente tradirmi in mia completa assenza. Ma non come è capitato qualche volta, che io esco dalla porta e Lei rimane nel letto col suo amante.

Certo questo è favoloso, quando sai che potrai rivederli nel filmino o quando magari il filmino non c’è e ti dovrai affidare al resoconto di Lei, magari immaginando che qualcosa te lo stia nascondendo, o te lo stia lasciando immaginare, amplificandolo, minimizzandolo, con sottigliezze e parole ricercate… No, io desidero la situazione estrema: Lei che mi tradisca quando io non ci sono. Non sono sicuro di sapere se mi piacerebbe veramente, né di sapere come reagirei, così come non sono sicuro se sarebbe meglio essere preallarmato (sapere cioè che si vede con uno e poi dopo essere messo al corrente a cose fatte) o direttamente a freddo, del tipo: ti devo raccontare una cosa.

Il tradimento nudo e crudo, nascosto e inconsapevole raccontato a cose avvenute e senza nessun preavviso. So che ne parliamo spesso, nel senso che quando scopiamo io ne parlo spesso, e si sa che in quei momenti tutto ti eccita e ti travolge all’estremo, anche magari cose di cui non sei convinto a mente fredda: eppure io per provocarla, per suscitare qualche sua reazione possibilista o meno mi dichiaro convinto e certo di volerlo, mentre lei non si mostra certa e sicura, nell’uno come nell’altro senso, cioè di volerlo fare o di non volerlo fare.

Si limita ad ascoltare il mio desiderio, l’auspicio che accada una cosa del genere, e di rimbalzo fa facce difficilmente interpretabili, smozzica frasi del tipo “se capiterà lo saprai immediatamente”, ma oltre questo non sono riuscito a penetrare nella nebulosa dei suoi pensieri reali in merito. Però so anche che tempo fa Lei mi disse (con un ritardo di due giorni…) di aver incontrato per strada un vecchio amico, di essersi fatta convincere a prendere insieme un caffè (a dispetto di ciò che si possa immaginare, queste sweet convinte e dolcissime non sono necessariamente alla ricerca di cazzi a tutte le ore del giorno) e che alla fine sono rimasti che si sarebbero rivisti.

Nel raccontarlo lei concluse dicendo che non me ne aveva accennato perché le era sfuggito (traduzione sottilissima: o realmente le era sfuggito, quindi la circostanza era completamente slegata da qualunque fantasia adulterina, e quindi sull’argomento mi stava fornendo un indizio in “negativo”: o stava già facendo le prove tecniche di adulterio estremo: fare accadere la cosa e poi, solo poi, confessarmelo) ma aggiunse che in ogni caso immaginava che dirmelo mi avrebbe eccitato (anche se era stato tutto molto innocuo) perché avrei potuto fantasticare sul concetto di lei ed un altro uomo insieme in un bar a mia insaputa.

E soprattutto aggiunse: credo che lo rivedrò. Anche qui la doppia interpretazione di cui ho parlato sopra: me lo disse perché era davvero un vecchissimo e carissimo amico, quello del quale si dice sempre “credo che lo rivedrò”? o perché aveva in mente il tradimento con me all’oscuro? Solo questo dubbio bastò a sextenare l’inferno di eccitazione in me. Perché è stata la prima volta che si è prospettato questo scenario inusuale: lei che prende l’iniziativa senza di me, lontana da me, all’insaputa di me.

Una nuova dimensione del rapporto cuckold che estremizza in un colpo solo tutte le fasi precedenti. Non più io protagonista, non più situazione a tre, non più foto, non più video, non più io presente, non più io consapevole. Ma la possibilità di un tradimento che quando sarà lo deciderà Lei e me lo dirà o non dirà subito secondo come vorrà. Ad oggi è rimasto uno scenario verbale tra di noi, ma solo scriverlo e pensarlo mi fa andare in brodo di giuggiole.

Chi è arrivato a leggere fino a qui si chiederà cosa c’entri tutto ciò con l’umiliazione di cui parlo nel titolo. Certo, alcuni spunti ci sono, come la richiesta di farmi a volte da parte, il fatto che quando è con i suoi amanti fissi spesso si dimentica della mia presenza, e cose del genere. Ma quel che è emerso nel corso degli anni è, finalmente, il paragone. Il paragone della dimensione, dello spessore, della durezza del cazzo.

Voi dovete sapere che all’inizio della nostra relazione lei era molto compiaciuta dal mio cazzo, che è bello lungo e resistente. E lo elogiava spesso. Ma poiché io sono un perverso e ho questa inclinazione all’oscillazione delle situazioni tra due opposti (o sentirmi padrone severo costringendo la mia donna alla dedizione e devozione più assoluta, o sentirmi umiliato e deriso, schernito e reso infinitamente geloso, perché quando la mia donna vuole farmi ingelosire ci riesce ovviamente alla grande ed io devo dissimulare perché l’uomo che si mostra geloso è orribile da vedere, ma dentro di me gelosia e piacere della gelosia sono un’unica fottutissima e beata sensazione), ho sempre avuto una particolare attenzione nel selezionare maschi che avessero anche e soprattutto (oltre al discorso dell’intelligenza, dell’educazione, del carattere, della serietà, della maturità, dell’affidabilità, della disponibilità, ecc.

) caratteristiche fisiche e di dotazione notevolmente diverse dalle mie: cazzi grossi, larghi, di notevole spessore. Diametro. Questo perché, per il particolare tipo di predisposizione al piacere ed alle posizioni del piacere della mia donna, le nerchie doppie sono in assoluto le sue preferite (come quelle di tante donne), e soprattutto perché, essendo la mia donna una mangiatrice di cazzi (letteralmente: il cazzo se lo infila in bocca fino in gola), la dotazione lunga le crea maggiori problemi durante il sesso orale, mentre un cazzo appena più corto ma più doppio riesce a soddisfarla doppiamente (appunto!) quando se lo imbocca: le riempie tutta la bocca e non le sollecita in negativo la gola.

In questo modo le viene anche più facile bere tutto il piscio di seme al momento dell’orgasmo maschile, visto che è notoriamente un’amante della sborra (più che berla tutta, mi piace assaporarla ed assaggiarne il sapore ed il gusto, visto che è diverso per ogni maschio, mi disse una volta, non rendendosi conto, o forse proprio sì, che ciò che lei dice per il seme di uomo viene detto dai grandi gourmet per bevande come il vino!) Torniamo al cazzo.

Certo, il cazzo largo e spesso, che per caratteristiche implicite sconfigge il mio sul versante del sesso orale e vaginale, rischia di perdere la partita sul versante anale visto che parrebbe preferibile essere penetrati nel culo da un sigaro lungo e sottile piuttosto che massiccio e largo. Ma attenti alle apparenze! Con quel culetto elastico che si ritrova la mia donna, nel suo sfintere potrebbe entrarci anche la dotazione di un mulo, ed anzi esperienze passate di fisting con plug, manganelli, melenzane e bottiglie mi hanno confermato nella mia idea: anche nel suo culo il cazzo doppio va alla grande.

O meglio: anche se lei finge di lamentarsi (parlandone con me) che alcuni cazzi (visti in foto) rischiano di farle assai male nel culo, quando un bull asinino decide di volersela inculare (e, ci credereste? Ci sono alcuni tizi che non ci pensano proprio, talvolta facendola rimanere male!) lei mica si oppone o si lamenta della dimensione o chiede di fare piano o altre cose del genere. No, no: lei si lascia scavare nell’ano come e più di quanto faccia con me.

Oltretutto voi non potete immaginare la soddisfazione di entrare in quelle cavità dopo che ci è passato un pistone esagerato: è qui che parte l’umiliazione. Come dicevo, ho scelto sempre cazzi migliori del mio. E così, nel corso degli anni, dei tradimenti e delle cavalcate, la mia donna si è progressivamente convinta che il mio cazzo, alla fine, non è poi questo granchè e che a giudicare dalla sua pluricazziennale esperienza, è anzi assai inferiore alla media.

Certamente alla media in termini di spessore ma anche, a ben guardare, alla media in termini di lunghezza. Già da qualche anno a questa parte faceva delle ironie sottili sul “pisellino”, frecciatine eccitanti a cui io davo seguito chiedendole quale fosse, allora, il cazzo che Lei preferiva. Ovviamente a me bastava che non dicesse il mio, ma poi con gioia ho scoperto che lei aveva una precisa classifica di cazzi preferiti – di amanti reali, si intende – a seconda che si trattasse di farselo in bocca, o montarselo sopra.

O farselo scivolare tra le mani, e via dicendo. Non parliamo poi delle preferenze in termini di sapore dello sperma, di cui come ho detto lei è ghiotta. Il giorno che finalmente è caduto l’ennesimo tabù sono stato bravissimo a cogliere l’attimo, registrando la sua voce mentre lo diceva. E lo disse con nettezza: io ti amo, lo sai. Ma il suo cazzo (parlando di un suo amante) è molto più bello, molto più grande e più spesso del tuo.

Ed io amo quel suo cazzo. E’ stato il paradiso. Momenti del genere valgono da soli un'intera carriera da cuckold professionale! Ma non mi bastava. Così un’altra volta, all’ennesima ironia sul mio piccolino, mentre si scopava, le ho chiesto: ma hai sempre pensato che il mio cazzo fosse piccolo o hai maturato questa convinzione col passare del tempo e delle nerchie? Ovviamente la seconda: il mio cazzo era piccolo se paragonato a quello di tutti gli altri suoi amanti.

Questa è stata la felicità. La felicità perché io voglio che quando lei pensi al concetto di cazzo, di cazzo bello grosso che lei desidera in quel momento possedere e da cui brama essere posseduta, debba escludere da questo pensiero il mio cazzo. Perché l’idea di non associare il concetto di cazzo al concetto di marito è la premessa morbosa e stimolante per passare al concetto di adulterio, tradimento e cuckoldismo. E soprattutto perché è meraviglioso pensare che più accumula esperienze di cazzi e tradimenti, più il mio cazzo si rimpicciolisce ai suoi occhi e nella sua mente.

Questo alimenta un ottimo circolo virtuoso per il cornuto quale sono. Ultimamente, poi, le cose sono tracimate. Qualunque tipo di scherzo, allusione, ironia e battuta passa dalla dimensione infima del mio cazzo (esagerando all’eccesso la piccolezza del coso, ma in questa esagerazione spontanea sta l’eccitazione e il godimento). Il pisellino, lo stuzzichino, tutti termini diminutivi. Quando ha scopato con il suo ultimo amante, settimane fa, amante che l’ha compressa e pompata in figa, per venirle poi in bocca e, dopo una mezz’oretta di chiacchiere se l’è ripresa per sborrarle nel culo, è successo questo.

1) all’inizio han cominciato a baciarsi e fare petting sul divano. Io ovviamente riprendevo. Ad un certo punto ho lasciato la telecamera fissa e mi sono spostato vicino a loro per fare giusto due foto. Quando ho rivisto il filmato, si vede questo momento in cui accanto ai due compaio io con la digitale in mano. Scena di sottile umiliazione: io con lo sguardo avvinto e allupato ed i due che se ne fottono altamente della mia presenza e si baciano e si succhiano le lingue senza calcolarmi minimamente.

2) Dopo la prima venuta, loro due nel letto insieme, Lei mi ha chiesto di scendere per fare un servizio realmente non indispensabile. Sono rimasti soli 5/10 minuti. Al termine della serata le ho chiesto cosa fosse accaduto nei momenti della mia assenza. Mi ha risposto che si sono baciati, che aveva voglia di rimanere sola con lui, senza me, senza telecamere, fotocamere o quant’altro. 3) sempre al termine della serata, io e lei a letto da soli, lei che mi racconta le sue sensazioni, io che ovviamente devo prenderla nel culo dove giace ancora la sborra dell’altro maschio.

Il culo è larghissimo e glielo dico. Lei mi risponde che è ovvio e normale che io ci vada largo, visto che prima ci è passata una mazza vera, ed ora un ditino. Inoltre, non si limita più a farmi osservare la cosa dal mio punto di vista e cioè: ti senti largo perché nella tua donna è entrato un uomo più dotato di te. Ma dal suo: quando la penetro come secondo uomo dopo l’amante, mi fa osservare che io sarò anche largo li dentro, ma anche lei non se la passa bene perché non sente – letteralmente – un cazzo! Conclusione: ho raggiunto il mio scopo.

La mia donna immagina e sa per esperienze vissute che la maggior parte dei cazzi che stanno lì fuori sono più doppi e soddisfacenti del mio. Ma soprattutto non perde occasione per ricordarmelo e farmelo notare. Anche se io sono il suo Padrone, lei ora sa come finalmente come umiliarmi e non perde un’occasione che sia una per farlo, con eccitantissima perfidia e dolcezza.

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