Storie di vita vissuta 2 – La festa del paese

Sono un ragazzo di 27 anni e questa è la mia seconda storia. Voglio condividere storie vere che mi sono capitate nel corso degli anni, le più strane e le più coinvolgenti. Non troverete i****ti, storie dubbie di zie, madri o cugine scopate nei modi più disparati, ma solo storie che mi sono capitate. Non sono un fisicato, non ho un corpo perfetto, non sono superdotato: sono un ragazzo normale. Ho però alcune particolarità.

Il mio pene è comunque sopra la media e soprattutto “soffro” di eiaculazione ritardata: durante il sesso vengo molto raramente, ci riesco solo tramite masturbazione. Se questo problema può essere ostico in una storia seria, ai tempi in cui frequentavo il liceo questa particolarità mi dava una certa buona nomea tra le ragazze della mia scuola e quelle che conoscevo in altri momenti. Mi è capitato più volte di fare sesso con mie compagne di classe e la storia parte da qui.

Abito in una città di provincia e verso fine luglio si tiene la festa cittadina, che consiste in due giorni di fiera. Cambia poco o niente da un anno con l’altro, ma ci andiamo sempre. È l’occasione per bere qualcosa con gli amici e ritrovare persone che non vedevi da molto tempo. Le scuole sono finite, le università chiudono dopo la sessione estiva e tutti i ragazzi sono quindi a casa. Quelli che non vanno in ferie in quel periodo, almeno.

Era il caso di Francesca, una mia ex compagna di classe, con cui una sera di quelle trascorsi una delle notti più incredibili della mia vita. Trasferitasi in un’altra città per studiare, era giusto tornata a casa. La incontrai con la sua compagnia storica di amiche, che a loro volta non vedevo da un pezzo. Io e i miei amici ci fermiamo e continuiamo a camminare insieme a loro.

Francesca non era mai stata bella.

Per niente. I primi anni del liceo non la calcolava praticamente nessuno, mentre negli ultimi anni era cambiata: era diventata più formosa, le erano spuntate due belle tette… insomma, non era uno splendore ma nemmeno brutta come prima. Quella sera invece tutti noi ci restammo di stucco: era ulteriormente migliorata, era vestita abbastanza provocante, aveva cambiato qualcosa nel modo di porsi ed era visibilmente più carina. Aveva una minigonna bianca, un top scollato con sopra una giacca di jeans chiara e due stivali da urlo con gamba nuda.

Ha sempre fatto sport, ma il fisico muscoloso e per niente femminile che aveva prima era diventato più aggraziato. Giravano anche delle voci sul suo conto, di come essere una studentessa fuori sede l’avesse cambiata. Si sentivano in giro molte cose “è una troia, la dà a tutti, ho sentito dire che è una porca colossale”. Buon per lei, pensavo.

Cominciamo a camminare per i banchetti e il mio occhio cade ripetutamente nella sua scollatura, per poi squadrarla da dietro.

Era veramente eccitante, mai l’avrei immaginato. A un certo punto mi becca clamorosamente con gli occhi sulle sue tette. Io tolgo lo sguardo. Ora è lei che comincia a fissarmi. Inizia a parlare con me del più e del meno. Notavo una certa complicità tra noi due, come se entrambi covassimo un desiderio. A un certo punto, forse col coraggio datomi dalle birre che avevo bevuto, approfittai di un po’ di ressa tra le bancarelle, le andai contro, mi appoggiai a lei e glielo feci sentire per un attimo.

Lei non si sbilanciò: si discostò, ma mi mise una mano sul pacco per allontanarlo… tenendola un po’ troppo sopra. Lo sguardo da maiala con cui mi fulminò era il segnale di via libera.

La mia compagnia poi prese un’altra strada e quindi dovetti allontanarmi da lei. Le scrissi subito un messaggio “Ti vuoi divertire stasera o è una mia impressione?”. Lei rispose “Trova una scusa e troviamoci davanti al municipio”. Salutai i miei amici e mi incamminai per la piazza.

La aspettai per qualche minuto e lei arrivò. Due convenevoli e tagliò subito corto “I miei sono via, ho casa libera… sempre se hai voglia” “Non ti rispondo nemmeno” dissi ridendo. Montammo in macchina e mi guidò verso casa sua, situata fuori dal centro. Una bella villetta in cui non ero mai stato prima. Eccitatissimo percorsi il vialetto prima di entrare in casa. Che sensazione magnifica quando hai l’adrenalina a mille perché sei certo di quello che accadrà una volta chiusa quella porta.

Non mi diede nemmeno il tempo di guardarmi in giro: mi prese la mano e mi portò dritta in camera. Letto matrimoniale… perfetto. Subito scoprii che le voci erano tutte vere. Non avevo mai visto una tipa così spudorata e così pronta a tutto: ragazze che scopavano bene, brave nel sesso orale, ma questa no… questa era un concentrato di follia sessuale. Appena provai a prendere il controllo, a spogliarla per poi leccargliela (amavo cominciare per primo), lei mi prese e mi tolse camicia e pantaloni, mi prese il cazzo in mano e iniziò a farmi un pompino mai provato prima.

Violenta, assatanata, prese tutti i miei centimetri in gola e più tossiva, più le colava il trucco, più mi diceva di spingere. Io in un primo momento avevo paura di farle male, di soffocarla… ma alla fine capii che era un’occasione più unica che rara… e dove la trovavo un’altra così? Potevo disporre della sua bocca come volevo, lei era aggrappata a me con le mani, ma non opponeva resistenza. Quando non ce la faceva più, smetteva per un attimo, quel che bastava per riprendere fiato e poi lo prendeva ancora tutto.

Completamente sfatta le imposi di finire e la buttai sul letto, avevo il cazzo di marmo ma non volevo ancora scoparla, volevo finire il lavoro. Mai avevo leccato una vagina così violentemente: tutto sul clitoride, in continuazione, una continua pressione tra le sue urla. Gridava, tirava schiaffi ma mai mi diceva di fermarmi. Con dei preliminari del genere, non vi dico la scopata. Tutto dentro, ritmi elevati, lei godeva tantissimo e io ero impegnato a non darle un attimo di respiro.

Dopo un po’ ero un bagno di sudore e allora mi sdraiai per lasciar fare a lei. Si mi se a cavalcioni sul mio cazzo e ricominciò a farsi scopare. Ancora un po’ e me lo staccava. Anche lei dopo diversi minuti era stravolta, allora senza dire nulla, la presi, la girai e iniziai a leccarle il culo. Se finora aveva fatto tutto questo, non si sarebbe certo tirata indietro davanti al sesso anale, no? Sempre con violenza la penetravo con le dita e con la lingua, sputandoci sopra e riempiendola di insulti, cosa che lei contraccambiava.

Eravamo due a****li bagnati fradici di sudore e piacere. Quando glielo misi nel culo, lei ricominciò a impazzire e a prenderlo tutto. Continuammo per non so quanto tempo, in ogni posizione, in ogni buco, totalmente in balia di noi stessi.

Alla fine eravamo stravolti. Lei non era venuta, ma aveva tutta l’espressione di una che aveva goduto tanto. Io volevo sborrare in qualsiasi parte del suo corpo e con le ultime forze mi alzai in piedi, masturbandomi forte.

Lei si avvicinò al mio cazzo e mi urlò “Vuoi sborrare? Dai sborrami addosso! Ti faccio sborrare io porco schifoso” e mi mise un dito nel culo. Tra il fastidio e la sorpresa, le presi la testa e le misi ancora il cazzo in gola. Per qualche secondo non rispondevo di me stesso, ma lei rispose soltanto infilando il dito più a fondo. Continuai a masturbarmi, mentre lei con uno sguardo da maiala che mai dimenticherò continuava a penetrarmi e la cosa mi piaceva tantissimo.

Alla fine le riversai addosso tre schizzi copiosi, godendo come non mai. Crollai a terra. Passò un buon quarto d’ora prima che tutti e due fossimo in grado di dire qualcosa. A un certo punto ci alzammo e ci lavammo. La camera era inutilizzabile, le lenzuola intrise di sudore e tutto odorava di sesso. Dormimmo entrambi in salotto. Al mattino, con la più tranquilla noncuranza, mi offrì il caffè e mi salutò col più classico “dai, vediamoci tutti insieme in questi giorni, si organizza!”.

Una sensazione straniante dopo una notte del genere.

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