Saga familiare 8

Non era ancora sazio, il mio Davide: prima che potessi uscire dal bagno, mi aveva di nuovo agguantata e stretta per baciarmi con una passione mai provata prima; sentii che il suo cazzo reagiva immediatamente, nonostante l’enorme recente sborrata, e le sue mani corrermi sulla schiena per andare ad afferrarmi il culo che strinse a sé con forza, strofinando il suo bacino contro il mio.
Benchè mi fossi quasi svuotata da poco, sentii le scariche di piacere che mi montavano dal ventre e si scaricavano nella figa.

Feci qualche timido tentativo per frenarlo: ma era una difesa inutile e formale; ormai il desiderio si faceva prepotente anche dentro di me; quel che era peggio, era che prevedevo quasi con certezza che le sue voglie miravano direttamente al mio culo; i troppi discorsi fatti sulla sua rotondità, sulla sua bellezza, sul calore e sul piacere che poteva dare erano troppo frequenti e recenti, per dare adito al dubbio.
Mi lasciai accompagnare – lui ancora nudo, io con l’accappatoio che cadeva da tutte le parti – verso la camera da letto: in un attimo fui supina sul letto con Davide che mi piombava addosso e si attaccava alle mie tette; mi piaceva un casino, sentirmele ciucciare, mi faceva quasi tornare alla sua infanzia: qualche volta, mentre – da neonato – poppava, avevo avuto degli orgasmi che mi avevano sconvolto.

Adesso mi abbandonavo al piacere di sentirmi aspirare il piacere dai capezzoli, di accarezzare i brividi di piacere che le sue mani che palpavano riuscivano a provocarmi.
Presi ad accarezzarlo anch’io, sulla schiena e sulle natiche forti; spinsi con forza il suo osso pubico contro il mio, mi agitai per farli strofinare reciprocamente, mentre il cazzo mi titillava le grandi labbra.
Davide si staccò dalle mie tette, si sollevò in ginocchio tra le mie cosce e avviò un lavoro quasi calcolato di stimolazione: mi bloccò le mani sul lenzuolo, mi allargò le gambe e cominciò a titillarmi tutta, dai capezzoli al ventre giù fino alla figa; si infilò con prepotenza nella vagina con due dita e diede il via ad un ditalino infinito e sconvolgente.

Muovendo delicatamente l’indice sul clitoride, si tenne distante abbastanza perché mi prendessi tutto il piacere senza esserne coinvolto: mi masturbò per un tempo infinito, accompagnò con dolcezza i piccoli orgasmi che si susseguirono e ce avvertiva esattamente sulle dita: quando si rese conto che ero vicina all’esplosione, accelerò il ritmo e mi fece sborrare tenendomi ferma e supina mentre disegnava sul mio ventre ghirigori di piacere che mi facevano sussultare.
Quando mi fui rilassata, mi girò sulla schiena e prese ad accarezzarmi dalla nuca in giù: attraversò tutta la schiena, accompagnando le dita con la lingua che mi Adv
percorreva la spina dorsale e mi s**tenava un inferno di piacere.

Giunto alle natiche, le accarezzò a mano piena, stringendole e strizzandole: infilò il cazzo nella fessura e mi titillò con quello la figa, strofinando leggermente.
Poi allargò le natiche e mi sollevò leggermente col busto: non potevo vedere, ma ero certo che la sua espressione fosse di estasi infinita, mentre ammirava il mio buchetto e la vulva; con due dita leggere, allargò le grandi labbra e solleticò il clitoride; poi infilò delicatamente l’indice nell’ano: ebbi un leggero risentimento di fastidio.

Davide si interruppe e sentii che si allontanava; non riuscivo a capire e mi girai a chiedere; ma stava già rientrando con un tubetto di crema, un prodotto estetico a base di vasellina: in mancanza di meglio poteva anche andar bene.
Mi unse con soddisfazione il buchetto e infilò di nuovo il dito: scivolò dentro senza problemi; aggiunse anche il medio e tutti e due cominciarono a muoversi dentro di me s**tenandomi reazioni di goduria; poi entrò anche l’anulare e il mio sfintere ebbe un sussulto, ma si adeguò immediatamente e continuai a sentire il piacere invadermi il ventre.

Più le dita entravano a dilatarmi l’ano, più godevo e più Davide si infoiava e premeva con forza: in un attimo, sentii che tutta la sua mano entrava nel forellino e lo squarciava: la foga con cui si stava eccitando quasi mi impressionava, ma il piacere che mi inondava faceva passare tutto in secondo piano.
Sfilata la mano, mi prese per i fianchi e mi pose carponi, con le cosce divaricate, e accostò al buchetto la sua mazza diventata di marmo; lo pregai di fare piano; rispose con un grugnito.

Il cazzo premette con violenza sullo sfintere, maltrattato ma non ancora abbastanza dilatato, e spinse la cappella verso il retto; mi sentivo letteralmente squarciare da quel mostro che mi violava: urlai di dolore, ma Davide non accennò a fermarsi: spinse col bacino, attirando a sé le mie natiche finchè non gli occuparono il ventre completamente.
Provavo dolore; e glielo dissi: si fermò per un attimo, mi accarezzò la nuca e”scusami, amore” disse “proprio non ho resistito; adesso andrà meglio”.

Mi passò le mani davanti e mi agguantò le tette, mi fece sollevare il busto e se ne stette un po’, col cazzo piantato tra le mie natiche, le chiappe schiacciate contro il suo bacino e le mani che mi tormentavano i capezzoli: il piacere che ne derivavo compensò in parte il dolere del culo squarciato e cominciai a vivere con passione l’inculata; mi passai la mano fra le cosce e andai a titillarmi la figa per accentuare il piacere.

Quando sentì che mi placavo, Davide cominciò a muovere il cazzo nel culo, con molta lentezza e cautela, anche per difficile posizione; gemetti di piacere a sentire l’asta che mi scivolava dentro.
Mi rimise carponi, mi afferrò i fianchi e cominciò a chiavare nel culo con foga: sentivo l’asta scivolare avanti e indietro ed ogni passaggio era fonte di scariche elettriche di godimento; sentivo che sfilava il cazzo quasi del tutto, si fermava un po’ (forse ad ammirare il mio ano dilatato) e ripiombava con forza dentro, fino a farmi sbattere i coglioni sulla figa; io, intanto, ravanavo felice nella mia figa estirpandomi scariche violente di piacere.

Mi stava scopando quasi con metodo, cercando di provare tutte le emozioni che il culo gli poteva dare; ed io lo accompagnavo alla ricerca del mio piacere, attraverso l’ano e attraverso la figa.
Non so dire quanto tempo il gioco andò avanti: molto spesso Davide rallentava o addirittura si fermava per godersi il piacere dell’ano intorno alla cappella; molte volte ero io che lo frenavo per gustarmi un piccolo orgasmo trasmesso dal culo alla figa.

Poi Davide sentì montare con forza la passione nel suo enorme cazzo e cominciò a pompare senza requie, sbattendo con forza le mie chiappe sul suo ventre e spingendo il cazzo dove mai nessuno era entrato; si s**tenarono anche i miei istinti sessuali e cominciai a gemere e ad urlargli di continuare, di spingere, di sfondarmi.
Diventò una forza della natura: il suo cazzo mi apriva, mi dilatava, mi squarciava; ma soprattutto mi s**tenava orgasmi ripetuti, continui, violenti.

Ero ormai spossata, non reggevo quasi più e lo implorai quasi di sborrare, di riempirmi il culo della sua crema, di inondarmi il ventre.
Esplose con la furia di un uragano; e accompagnò l’orgasmo con urli che niente avevano di umano; sentii la sua sborra esplodermi nella pancia, s**tenare un orgasmo mio ancora più violento del suo.
Per un attimo, la stanza mi girò intorno, persi il senso della realtà e sprofondai in un mondo liquido, azzurro, che mi travolse.

Mi risvegliai dopo un momento, del tutto svuotata, schiacciata bocconi sul letto col corpo di Davide che mi opprimeva da dietro: sentivo tutta la pelle del suo corpo scaldare la mia, il suo cazzo barzotto ancora piantato nel mio culo, il suo respiro affannoso; girai la testa e incontrai la sua bocca: mi baciò con dolce passione “Grazie, amore, è stato stupendo”; mi limitai a sorridergli a mi accucciai sotto di lui.
Lentamente, il cazzo scivolò via dal culo e Davide si scavalcò al mio fianco.

Gli accarezzai il viso con dolcezza, mi alzai “Adesso è ora di rivestirsi” dissi; e corsi in bagno.

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