Saga familiare 6

Non ci fu strascico di disagio, tra me e Davide; e mantenemmo i soliti rapporti di affettuosità che sempre c’erano stati; ma era anche chiaro che, prima o poi, il problema andava affrontato.
Lo fece lui, un pomeriggio, mentre rigovernavo ed eravamo praticamente soli col nonno in camera sua e il padre in ufficio.

Non usa perifrasi: “Dormivi davvero, l’altra notte?” sorrido sorniona “Secondo te?” “Eri sveglia e sei stata perfetta”.

Ne approfittai per chiedergli come mai il suo sperma fosse finito nel mio slip.
Si mise a ridere “Tu non te ne sei mai accorta, ma sono anni che mi faccio seghe pensando di scopare con te… e ogni volta uso i tuoi indumenti per eccitarmi; è ovvio che, alla fine, li uso anche per inondarli della sborra con cui vorrei inondare te”. Pare quasi ineccepibile se non fosse tanto cinico. “Ma almeno … ti è piaciuto?” chiedo “A me si … e a te piuttosto?” decido di rompere gli argini “Forse è mancato qualcosa; si poteva andare fino in fondo” “Si può sempre rimediare…” “Non è così semplice trovare condizioni favorevoli” “Chissà…”.

Mi bacia con affetto, ma sulla bocca, e sento la lingua penetrare per un attimo tra le labbra. Gli rifilo uno scapaccione mentre corre via.
La segreta passione che non avevo capito lo spinge adesso a cercare qualunque occasione per eccitarsi con me: mi fissa a lungo e sembra spogliarmi con lo sguardo, si strofina addosso con noiosa frequenza ed ogni volta cerca di farmi sentire la robustezza del suo cazzo contro le chiappe, contro la pancia, sulle cosce, sulle mani.

Anche io comincio ad avere una certa frenesia che l’occasione si presenti … o si possa costruire.
Naturalmente, come tutte le cose che si desiderano molto e che si cercano con ansia, non tarda a venire.
E’ un qualsiasi pomeriggio e si sta bene: nonno è chissà dove dietro la sua bielorussa, Antonio è in giro per i suoi affari “inderogabili” ed io mi sbraco sul divano cercando di combattere la noia con una bibita.

Davide emerge dalla sua camera e si guarda intorno con aria interrogativa “Ci siamo solo noi due” gli comunico: ha un guizzo furbetto negli occhi e si viene a sedere con me sul divano, mi cinge il collo e appoggia la testa nell’incavo della mia spalla; sto per scostarlo perché mi fa caldo, quando d’improvviso abbassa la testa e va a mordicchiare il mio seno: non ho che una vestaglietta leggera per coprirmi e, prima che io possa accennare una reazione, mi ha scoperto il seno e si è attaccato al capezzolo; lo succhia come un neonato.

Istintivamente, sono tentata di fermarlo, ma poi il piacere dal Adv
capezzolo si trasmette immediatamente alla figa e mi fermo.
Davide intanto mi ha aperto la vestaglia e ha affondato la testa tra i miei seni; la sua mano, insinuandosi fra le mie cosce, va ad artigliare il clitoride che solletica con la sapienza che avevo conosciuto.
Lo vedo quasi impazzire fra le mie tette: le solleva le strizza, le ruota, si afferra ai capezzoli con le dita e con la bocca e mi provoca immediatamente i primi piccoli orgasmi.

“Fermo, potrebbe entrare il nonno o tuo padre”
“Vieni in camera mia” è la risposta. Forse è meglio essere più al riparo, penso, anche se dubito che qualcuno possa arrivare.
Chiusa la porta Davide mi fa cadere immediatamente la vestaglietta lasciandomi nuda e mi spinge sul letto; mi viene addosso e riprende a manipolarmi le tette accarezzandole, comprimendole, strizzandole; vi si tuffa dentro con la testa e mi lecca le aureole mentre i capezzoli si rizzano superbi: li afferra fra le dita e li manipola, poi si china a succhiarli, prima uno poi un altro; la sua mano è scivolata già fra le mie cosce a masturbarmi.

Con mille difficoltà, gli strappo via la maglietta, gli sfilo i pantaloni insieme agli slip e agguanto il suo cazzo desiderato. Si ferma per un attimo e si inginocchia tra le mie cosce: riprende la manipolazione della figa mentre io comincio a fargli una sega lena e sapiente.
“Leccamela” gli dico a un tratto. Come se non aspettasse altro, arretra un poco, si piega in avanti e la sua bocca si posa calda sulla mia vulva: i piccoli orgasmi cominciano a rincorrersi frenetici.

Gli prendo la nuca e struscio la sua bocca sulle grandi labbra; la sua lingua si insinua fino alle piccole labbra, le divarica leggermente ed entra in vagina: ho un gemito profondo perché una violenta fitta di orgasmo mi ha aggredito.
Si dedica con amore alla mia figa e lecca diligentemente ogni anfratto, ogni centimetro della pelle morbida e calda della vagina; arrivato a prendere il clitoride, lo succhia aspirando rumorosamente: nei miei occhi si accendono raggi infuocati.

Lo prendo per i capelli e lo tiro via: non voglio che mi faccia concludere così in fretta.
Lo costringo a stendersi supino sul letto e comincio a coprirlo di baci, a partire dalla fronte, giù sugli occhi, verso la bocca che imprigiono e risucchio come una ventosa; mi sposto in basso, verso il petto e sono io, stavolta, a succhiargli e mordicchiargli i capezzoli fino a farlo rabbrividire di piacere; con una mano, impugno il cazzo e prendo a menarlo mentre percorro con la lingua il petto e il ventre fino ai peli del pube: contemporaneamente, i capelli che porto lunghi gli carezzano il petto e lo stomaco.

Quando arrivo al cazzo che tengo impugnato nella mano, accosto le labbra, le apro leggermente e comincio a spingermelo in bocca: sento che tutti i muscoli fremono, che il bacino si tende e che forse rischia un orgasmo precoce; afferro le palle e le strizzo con forza; il dolore affievolisce la tensione da orgasmo.
Infilo il cazzo nella bocca, per tutta la sua lunghezza, seguendolo con la lingua che rotea intorno e spingendolo contro il palato per accentuare la manipolazione; succhio con forza le la cappella mi arriva alle tonsille; mi devo fermare più volte per conati di vomito, ma ogni volta riprendo con più foga.

Mi fermo per farlo riprendere e lo guardo con affetto: è sempre il mio ragazzo, anche in questa versione di maschio assatanato dal cazzo duro e spaventosamente bello.
Facciamo una pausa che dedichiamo a carezzarci dolcemente le parti meno sensibili del corpo (il viso, le cosce, le spalle); non proferiamo parola ma sentiamo amore e passione mescolarsi.
“Adesso vorrei mettertelo dentro” sembra quasi una confessione; gli sorrido e mi stendo supina invitandolo a farlo; si inginocchia fra le mie cosce, impugna il cazzo e lo accosta alla vulva spalancata.

Entra con delicatezza, quasi temendo di farmi male; e sono io a dovergli dare la spinta per farmelo affondare fino al collo dell’utero, mentre lo stringo sul mio corpo disteso.
Si sente che è una grande emozione, per lui: si muove lentamente, assaporando il calore umido della vagina sulla pelle del cazzo; va avanti e indietro senza violenza ma spingendo finchè la punta non urta l’utero e le palle sbattono contro il mio ano.

Sento che l’orgasmo comincia a montarmi e chiedi
“Pensi che possiamo finire ora?” “Perché?”
“Perché sto per sborrare: quando lo farò, anche tu verrai; e dopo sarebbe difficile riprendere. Posso venire dentro?” “Certo che puoi”.
Colpisce con più forza e con più fretta, per strappare tutto il piacere possibile prima della conclusione; ed io accelero i movimenti dei muscoli per affrettare il mio orgasmo. Esplode alla fine come un fiume in piena; lui lo sente sul suo cazzo e sborra più e più volte, finchè i coglioni si svuotano e Davide si accascia svuotato su di me.

Lo accarezzo dolcemente sulla testa, lo bacio su tutto il viso e lascio che si riprenda, il mio ragazzo.

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