Piero Patriaz e Fabio

Racconto trovato su internet

Io e Patrizia stavamo scopando.
Il luogo ci era ormai familiare. Era la stessa stanza dove, quasi sei mesi prima, Patrizia mi aveva donato la sua verginita'. Una delle dodici camere, disposte su tre piani, che venivano affittate in quell'albergo per coppie che io e Patrizia chiamavamo “la Casina”. Una volta o l'altra, le avevamo provate tutte e dodici.
Avevamo cominciato a frequentare la Casina subito dopo le vacanze dell'estate precedente, durante le quali tanto io quanto Patrizia avevamo allargato gli orizzonti delle nostre esperienze sessuali, sperimentando non solo il gusto della reciproca infedelta', ma anche il sottile, perverso piacere che si prova tanto a raccontare le proprie avventure al partner, quanto a sentirsele raccontare dall'altro.

Questa esperienza aveva reso il nostro legame piu' saldo e l'amore che ci univa piu' profondo. E' difficile da capire, e ancora di piu' da spiegare. Ma quando una persona con il proprio partner riesce ad essere cosi' aperta e sincera, fino a condividere la voglia di trasgressione che ognuno ha dentro di se, i propri desideri piu' proibiti, e arriva addirittura a vivere queste trasgressioni e questi desideri con la complicita' dell'altro, vuol dire che il rapporto e' basato su qualcosa di molto solido e molto potente.

Ce ne siamo entrambi resi conto appena ci siamo riabbracciati al ritorno delle vacanze. Se la nostra storia prima era poco piu' di un flirt tra adolescenti, ora si era tramutata in qualcosa di importante per tutti e due. E avevamo una voglia pazza l'uno dell'altra.
Eppure non fu cosi' semplice riprendere la nostra vita intima. Dopo le esperienze che avevamo fatto entrambi in vacanza, ricominciare la nostra usuale squallida routine di infrattamenti in 126, succhiamelo che dopo te la lecco (o viceversa), era assolutamente impensabile.

Ognuno dei due voleva dare il meglio di se' all'altro, voleva ripercorrere i limiti estremi delle proprie esperienze con l'altro, e se possibile superarli.
E poi, parliamoci chiaro, io Patrizia me la volevo scopare. I tempi erano ormai maturi. L'idea di continuare a far passare mese dopo mese in attesa dell'occasione giusta per deflorarla non mi stuzzicava proprio. Per cui, mi sono informato attraverso il tam-tam dei colleghi universitari, tutti alle prese con problemi analoghi (a Medicina lo definiscono un problema di endoscopia, alla romana, col punto interrogativo: “E ‘ndo scopia?”).

Scoprii cosi' l'esistenza di questa anonima palazzina della periferia romana dove sia giovani coppie alle prese col problema di “endoscopia”, sia coppie meno giovani in cerca di clandestinita', celebravano i loro incontri amorosi.
Era li', alla Casina, che in quel momento stavamo scopando.
Si'. Mi rendo conto che un albergo per coppie non e' il massimo della poesia. Pero' era sufficientemente pulito, e il prezzo era abbordabile. Per un paio di volte al mese, di media, avevamo cosi' la possibilita' di fare degli incontri di sesso infuocatissimi, che compensavano il sesso mordi e fuggi cui l'angusto abitacolo dell'utilitaria ci costringeva nelle altre occasioni.

In quel momento Patrizia mi stava sopra a cavalcioni. Faceva tutto lei. Io mi limitavo a starmene supino. Le piaceva molto questa posizione (in sei mesi le abbiamo provate praticamente tutte… almeno quelle principali). Oltre a mantenere il controllo della situazione, messa cosi' riusciva a contrarre i muscoletti interni della vagina e l'effetto combinato del pompamento interno e del suo cavalcare su e giu' o avanti e indietro erano una vera delizia per il mio cazzo.

Patrizia sapeva dosare magistralmente gli stimoli per tenermi in eterno col cazzo durissimo e sull'orlo dell'orgasmo, e nel frattempo riusciva a procurarsi per lei tutto il godimento che voleva. Si divertiva a tenermi in sospeso finche' quasi la imploravo di farmi venire.
Eravamo proprio in un momento di questi, quando se ne usci' dicendo “Lo sai che mi sono sentita con Piero al telefono?” Studiava attentamente le mie reazioni, mentre continuava a roteare il bacino regalandomi un massaggio delizioso con la figa.

Non era la prima volta che Piero veniva chiamato in causa, in quelle stanze. Capitava spesso che Patrizia rievocasse le sue esperienze estive, a volte su mia precisa richiesta. Venivo cosi' a conoscenza di nuovi ed inediti particolari. Ogni volta, a risentire le sue peripezie erotiche, mi eccitavo come un maiale, cosi' come si eccitava lei a ricordarle. Ne venivano fuori dei momenti caldissimi. Non era difficile capire che era ancora molto attratta da Piero.

Tra l'altro lei lo confessava candidamente. Mi diceva sempre che le sarebbe piaciuto tantissimo farsi scopare da lui, e riusciva sempre a strapparmi la promessa che se fosse capitata l'occasione non mi sarei opposto.
Continuo' a parlare.
“Finalmente l'ho convinto. Verra' a trovarci, la settimana prossima. Restera' un paio di giorni a Roma. Sei contento?”
Era abbastanza chiaro quello che avrebbe significato questa visita. Io non risposi, ma il mio cazzo ebbe un sussulto d'eccitazione.

Patrizia se ne accorse e non riusci' a nascondere un sorriso mentre continuava a cavalcarmi e a fissarmi negli occhi. Il suo tono era sempre piu' sensuale e provocante
“Lo sai, Fabio, che io voglio scopare con lui, vero?…. E non solo scopare… voglio fare tutto… voglio fargli tutto quello che vuole e farmi fare tutto quello che vuole… voglio chiudermi in una stanza da sola con Piero per un intero pomeriggio a fare la troia con lui… tu non hai niente in contrario, vero amore?”
Io non ce la facevo a rispondere.

Ero talmente eccitato che riuscivo solo a gemere rumorosamente. Ero a un millimetro dall'orgasmo. E Patrizia mi diede il colpo di grazia. Si chino' in avanti, con la bocca a un centimetro dalla mia, e mi sussurro', continuando a pomparmelo con la fica, “E poi… il giorno dopo… voglio fare una cosa in tre… con te e lui insieme… non e' un idea eccitante?”
Fu un orgasmo di un'intensita' paurosa. Per tutti e due, visto che anche Patrizia era riuscita, con grandissima abilita', a manovrare le cose in modo di venire anche lei, in contemporanea.

Cinque minuti dopo, mentre eravamo stesi ancora ansimanti, abbracciati, Patrizia riprese il discorso.
“Fabio, sei sicuro che non ti scoccia? Non vorrei approfittarmene troppo a chiederti certe cose in… certi momenti. Sei sicuro che non ti scoccia se mi faccio scopare da Piero?”
Aveva parlato con voce molto dolce e affettuosa. Le carezzai i capelli e le risposi.
“Sinceramente un po' mi secca perdere l'esclusiva sulla tua fighetta. Ma non e' un grosso problema.

Ormai lo so che o Piero ti piace, e so che hai voglia di divertirti con lui. Dopo quello che e' successo quest'estate non vedo che ragione avrei a tirare fuori obiezioni. Anzi, sono contento per te. “
“Oh Fabio! Ti amo! Ti amo pazzamente!” Mi abbraccio' e mi bacio' commossa.
Passo' ancora qualche minuto, e mi chiese, stavolta con voce maliziosetta: “E… l'idea di me che scopo con Piero… ti eccita?”. Nel frattempo aveva fatto scivolare le mani verso il basso e aveva cominciato a toccarmi.

Provavo le stesse sensazioni dell'estate passata. Quella specie di farfalla impazzita che si agitava nello stomaco, e quell'incredibile, inspiegabile, irrazionale arrapamento. Confessai, d'un fiato: “Si'. Mi eccita. “
Patrizia mi sorrise, con lo sguardo che diceva “me l'aspettavo” e si chino' con la testa verso il mio cazzo. Cominciando a darmi succhiatine e leccatine disse “E allora pensaci… fai mente locale… immaginati la scena…. lui che mi monta sopra… il suo cazzo enorme e durissimo… la mia passera aperta e bagnata che lo aspetta… lui che entra … che si fa strada dentro di me… sempre piu' in fondo… che mi allarga… mi apre… che pompa su e giu' selvaggiamente… per ore e ore… facendomi impazzire di piacere… e che alla fine mi schizza dentro…”.

Il lavoro della sua bocca, sia nel darmi piacere, sia nell'evocare quegli scenari, fece presto effetto. Nel giro di qualche minuto avevo il cazzo di nuovo in splendida erezione, e Patrizia lo stava ammirando soddisfatta.
“Sono proprio contenta che tu non faccia storie per Piero. Voglio darti un premio. Ti va di incularmi, amore? Credo proprio che te lo meriti…”
Naturalmente non avevo niente da obiettare. Ma non era poi un regalo cosi' speciale.

Da quando era tornata dalla vacanza Patrizia mi aveva concesso il culo con una certa regolarita', e tanto lei quanto io avevamo acquisito l'esperienza necessaria per trarne il massimo del piacere. Ho l'impressione che Patrizia fosse convinta dell'opportunita' di mantenere il suo buchino in costante allenamento. Non faceva mai passare troppe settimane tra una visita e l'altra al suo culetto. E io sono sempre stato ben lieto di darle tutto “l'allenamento” che desiderava.
La stavo inculando di gran carriera.

Lei era stesa a pancia sotto, gambe spalancate, con un cuscino che la teneva appena sollevata all'altezza del bacino, in modo da rendere il suo buco piu' accessibile. Si stava visibilmente godendo l'inculata. Ad un certo punto mi appoggiai su di lei con tutto il peso del corpo, rallentendo ma non interrompendo il ritmo dei miei colpi. Avvicinai la mia bocca al suo orecchio sinistro, e le sussurrai, con un pizzico di ironia. “Amore, io sto apprezzando con gusto il tuo premio.

Il tuo culetto e' sempre un sogno. Ma e' sicuro che tu non voglia in realta' preparare il tuo delizioso buchino a ricevere come si deve un ospite la settimana prossima?”.
Gemette di piacere al pensiero. “E' vero… mmmhhh… non ci avevo pensato… e allora datti da fare amore mio… allargami per bene… rendi il mio culetto accogliente… che forse presto avro' un ospite… un ospite importante… un ospite molto molto grosso…”. Non mi feci pregare.

***
Quando il martedi' mattina successivo Piero usci' dagli arrivi nazionali di Fiumicino, lo riconobbi subito, prima ancora che Patrizia lo chiamasse con entusiasmo. Era un gran bel ragazzo. Non so perche', ma la cosa mi rallegro'. Forse ci sarei rimasto male se Patrizia avesse dedicato tutte quelle attenzioni ad un ragazzo qualunque. La cosa che mi colpi' di piu' furono i suoi occhioni azzurri e l'espressione tranquilla ed innocente, una via di mezzo fra Kim Rossi Stuart e Niccolo' Fabi.

Abbraccio' Patrizia, che gli era corsa incontro, sorridendo e baciandola su entrambe le guance. Poi si rivolse verso me, che nell'imbarazzo del momento, mi ero limitato a porgergli la mano. “Fabio!” disse entusiasta “Finalmente ti conosco di persona!”. Ignoro' la mia mano tesa e mi abbraccio' commosso, baciando anche me su entrambe le guancie. Come un caro amico, un fratello, che si rivede dopo tanto tempo.
Rimasi annichilito da tanta dimostrazione di affetto.

Ma la cosa che piu' mi lascio' sorpreso e che non trovai traccia, nel suo sguardo o nei suoi modi nei miei confronti, di qualsiasi messaggio tra le righe del tipo “Amico, mi sono gia' goduto la tua ragazza questa estate e ora sono venuto a scoparmela alla grande”. Non so se io stesso al posto suo mi sarei trattenuto.
Lo accompagnammo insieme al suo albergo, il Forte Agip sull'Aurelia, appena dentro l'Anulare, e fissammo l'appuntamento per le due e mezza del pomeriggio.

Saremmo andati a prenderlo insieme, io e Patrizia, e poi io li avrei accompagnati entrambi a scopare, salvo tornare a prenderli alle otto. Poi tutti e tre a cena fuori insieme. Bel programmino.
Un programmino che mi ero organizzato per condire con un paio di piccole sorprese. Ammetto che fu infantile da parte mia, ma non tolleravo di subire passivamente il programma stabilito da loro due. Volevo in qualche modo esserne partecipe. Era lo stesso istinto che mi mosse l'estate prima, quando Patrizia mi telefono' per annunciarmi la sua prima infedelta' e io insistetti per parlare con Piero e dargli dei consigli.

La prima sorpresina fu la Mercedes. La Mercedes bianca fiammante di cui mio padre e' follemente geloso. E' la macchina dell'azienda e lui la usa solo per rappresentanza. Ma tra me e mio padre c'e' un bellissimo rapporto basato sulla stima e la fiducia reciproca. Se io gli chiedo la Mercedes in prestito, lui me la da. E' pacifico. Non sta li' a chiedermi, ma perche'? A che ti serve? (“Devo accompagnare Patrizia a scopare con un altro…” sai che scena?).

No. Lui ha fiducia in me. Se gliel'ho chiesta, vuol dire che mi serve. E lui me la presta. Punto.
Ero talmente sicuro di questo, che nemmeno gliel'ho chiesta. Perche' fargli perdere tempo, con tutto quello che ha da fare, pover'uomo? Ho preso le seconde chiavi, quelle che lui tiene nascoste nel secondo cassetto del comodino, insieme ai calzini. E sono andato cosi' a prendere Patrizia in Mercedes.
Che senso aveva tutto cio'? Non lo so spiegare.

Mi sembrava piu' dignitoso da parte mia. Volevo dimostrare che… boh, non lo so. Volevo dimostrare qualcosa. Non riesco a esprimerlo meglio.
Quel pomeriggio il cielo era carico di nuvole nere e pioveva a dirotto. Patrizia entro' nella Mercedes chiudendo l'ombrellino con un gesto aggraziato. “Ehi, Fabio, che lusso!” La Mercedes aveva fatto colpo. Ma nemmeno un centesimo di quanto mi stava facendo colpo lei. Era bellissima. Dolorosamente bellissima, date le circostanze. Sotto l'impermeabile lucido nero indossava un vestito rosso bordeaux appena sopra il ginocchio.

Portava delle calze velate nere. Era truccata divinamente e sfoggiava due eleganti orecchini sotto i capelli raccolti. Una collana di perle le adornava il collo perfetto.
Ero rimasto incantato. Patrizia se ne accorse e mi sorrise. “Come mi trovi? Pensi che piacero' a Piero? Pensi che avra' voglia di scopare con me?”
Non attese la mia risposta. Disse “Guarda qua…” e comincio' a far scorrere l'orlo del vestito sulle cosce. Portava il reggicalze.

Mio dio, mi girava la testa. “Che te ne pare, Fabio? Mi trovi abbastanza sexy?”. Non trovavo le parole. Lei continuava a scoprirsi. Notai che i ganci del reggicalze passavano sotto le mutandine. Si era sistemata in modo da potersele togliere rapidamente e rimanere a farsi scopare in calze e reggicalze. Questa sola idea mi faceva mancare il fiato. La sua fighetta… la vedevo in trasparenza sotto le mutandine. Si vedevano le labbra sporgere tra i peli e c'era un lieve alone di umidita' sulla stoffa.

“Sei… eccitata?” Riuscii a chiederle con la voce strozzata.
“Molto eccitata… si vede? Questa situazione e' estremamente arrapante… il mio ragazzo che mi accompagna in Mercedes a scopare con un altro… per tutto il pomeriggio… Fabio, non vedo l'ora. Ti giuro, non vedo l'ora…”
Mentre lei si risistemava il vestito, io, d'impulso, aprii il finestrino e tirai fuori la testa, col viso verso l'alto, sotto la pioggia battente. Quando la rimisi dentro, completamente fradicia, Patrizia mi sorrideva ironica.

“E' bello sapere di fare un certo effetto al proprio ragazzo…”
“Mi fai impazzire…”
“…E il trucco come ti sembra? Sto bene?”
“Sei perfetta… forse hai appena esagerato col rossetto…”
Fece un risolino. “E' vero! E' un'idea che ho avuto all'ultimo momento… Sai che ho pensato? E' la prima cosa che voglio fare a Piero appena siamo soli. Mi inginocchio, glielo tiro fuori e gli do' un tenero bacio sul cazzo. Voglio lasciargli l'impronta delle mie labbra.


Mi sentivo svenire. “…e poi?”
“…. mmmh… mi metto a leccarlo e a succhiarlo. Voglio fargli subito capire che intenzioni ho. Voglio che capisca subito che io sono li' per essere la sua troia, e voglio che lui mi consideri la suIl “sor Alfredo”, il proprietario e gestore della Casina, era un attempato signore verso i sessanta. Portava i capelli grigiastri lunghi dietro la nuca, abbondantemente unti di brillantina puzzolente, e sfoggiava due folti baffoni incolti.

Dava un senso di viscido, ma tutto sommato l'avrei trovato simpatico, se non avesse avuto l'abitudine di chiamarmi “figlio mio”. Figlio tuo? A chi?!!
Quella mattina, mentre Patrizia era a scuola (il giorno prima aveva marinato, per venire all'aereoporto) e Piero faceva il turista in giro per Roma, ero andato a prenotare la stanza. Ci tenevo a bloccare la n7 che era quella un po' piu' ampia, visto che stavolta avremmo avuto un ospite in piu'.

“Ma certo, figlio mio” mi disse il sor Alfredo con la voce arrochita dal fumo. “La sette? Vuoi stare comodo, eh?”
“E' perche' stavolta… ehm… saremo in tre. Non ci sono problemi, vero, se siamo in tre?”
Mi guardo' incuriosito.
“Due ragazzi e una ragazza…”. Chissa' perche' sentii di dover precisare. Cercai di nascondere l'imbarazzo, ma non riuscii ad evitare di abbassare lo sguardo.
“Nessun problema!” mi rispose sghignazzando. “Credimi, figlio mio, qui ne ho viste di tutti i colori! Col lavoro che faccio… e in ogni caso puoi contare sulla massima discrezione.


Inforco' gli occhiali da presbite e scribacchio' qualcosa su una specie di quadernone. Poi mi sbircio' da sopra gli occhiali.
“La ragazza… sarebbe la moretta solita?”
Quando si dice la discrezione… ma tanto l'avrebbe vista quel pomeriggio stesso.
“Si', e' lei” confermai.
Riprese la sua roca sghignazzata. “Eh, eh, eh! Una ragazza in gamba, quella, figlio mio… eh, eh! Proprio un bel tipetto… eh, eh! Tienitela stretta! Eh, eh, eh, eh!”
“Mi sembra che sto facendo del mio meglio! Lei non crede?” risposi, alzando le sopracciglia e allargando le braccia.

“E' vero! E' proprio vero!” Convenne. E riprese a sghignazzare. Guadagnai l'uscita accompagnato dalla sua risata, una lenta sequenza di rauchi colpi di tosse.
* * * * *
Patrizia era stesa sul letto nuda e guardava me e Piero come se volesse spolparci vivi. Aveva il respiro affannato e si stava lentamente carezzando tra le cosce. Non credo che qualsiasi altra ragazza, al suo posto, sarebbe apparsa meno famelica. Costituivamo un notevole spettacolo, io e il mio amico milanese, anche noi completamente nudi.

Lui alto, snello, longilineo, agile, tendente al biondo, vagamente efebico. Io piu' mediterraneo, moro, carnagione scura, occhi castani, piu' muscoloso… piu' “macho”, se vogliamo.
Insieme portavamo qualcosa come un mezzo metro di cazzo duro, dritto, pronto all'uso. Gia'. Il cazzo di Piero. Finalmente riuscivo a vedere questa meraviglia della natura. Beh, ne fui tranquillizzato. Un gran cazzo, certo. Ma come dice il famoso proverbio “Il cazzo del vicino e' sempre meno verde di come lo si dipinge”.

Insomma grosso, si', ma umano. La mia bestiola non sfigurava tanto, al confronto. Un po' si', ma non tanto.
Patrizia parlo'. La voce estremamente secca e decisa.
“Signori, mettiamo subito le cose in chiaro. Lo scopo per cui siete qui e' quello di far passare alla sottoscritta il pomeriggio piu' divertente ed eccitante della sua vita. Nient'altro. Siete entrambi attrezzati di tutto quello che serve e anche piu'. ” Il suo sguardo si poso' sui nostri arnesi eretti e gli sfuggi' un lieve sospiro.

Continuo'.
“Nel far questo sono certa che vi divertirete molto anche voi. Non avrete di che lamentarvi. Ma saro' io a condurre le danze. Voi siete al mio servizio e farete tutto quello che vi ordino. Chiaro? Se uno di voi due non e' d'accordo, lo dica subito. Vorra' dire che passero' il pomeriggio con l'altro, e sara' comunque un bel pomeriggio. Allora?”
“Per me va bene!” si affretto' a rispondere Piero, con entusiasmo.

Poi si giro' e mi guardo sorridendo. Anche Patrizia aspettava la mia risposta.
“Va benissimo!” dissi. Che altro potevo dire?
“Un'altra cosa. Non voglio gelosie. Non ho intenzione di misurare con il bilancino quello che faccio con l'uno o con l'altro. Faro' quello che mi pare con chi mi pare. E non voglio storie. Intesi?”
Di nuovo Piero assenti', e io feci lo stesso. Anche se avevo il sospetto che sarei stato io a rimetterci da quell'ultimo discorso.

Chissa' perche'…
“Bene!” Patrizia era visibilmente soddisfatta. “Ora prendetevelo in mano e masturbatevi piano. “
Non capivo. Era quello che gia' stavamo facendo. “Intendo dire l'uno con l'altro!” preciso'.
Come?? Che si era messa in testa? Ma mentre pensavo queste cose sentii la mano di Piero che scanzava la mia e si impossessava decisa del mio arnese. Lo guardai. Era tranquillo e sorridente come sempre. Con un po' di titubanza feci lo stesso.

Afferrai quel grosso cazzo e cominciai lentamente a fare su e' giu', come stava facendo lui a me. Ma ero goffo e impacciato nei miei movimenti. Era la prima volta che afferravo un cazzo dal davanti, ero abituato a lavorare con il mio. Piero invece mi smaneggiava con molta disinvoltura.
“Ora baciatevi!” Eravamo praticamente uno di fronte all'altro, di fianco rispetto a Patrizia. Ci scambiammo un rapido bacio su entrambe le guance. “Non cosi'! In bocca! Con la lingua!”.

Ebbi un moto di ribellione. Mi girai verso Piero, sicuro di avere il suo appoggio nella protesta. Lui invece mi guardo' sorridendo, alzando le sopracciglia, come dire “Cosa ci vuoi fare?”. Mi mise una mano dietro la nuca e mi attiro' verso la sua bocca, vincendo la mia resistenza. Stavo pomiciando con uomo mentre lo masturbavo e lui masturbava me. Decisi di stare al gioco. Sentivo un forte imbarazzo. La lingua di Piero si muoveva ruvida e decisa nella mia bocca, la mia lingua rispondeva incerta e svogliata.

Aveva svariati centimetri di vantaggio, come statura, e cio' mi costringeva a tenere la testa rivolta verso l'alto. Questo fatto accentuava il mio disagio. Non ero abituato a pomiciare “in salita”. Nel frattempo il suo cazzo pulsava tra le mie mani. Si stava eccitando, il maiale. Sperai che il mio non stesse avendo le stesse reazioni, ma non mi sentivo di scommetterci su.
“Puo' bastare. ” Stabili' Patrizia.
“Volevo sincerarmi che non siate troppo schifettosi” spiego'.

“Oggi pomeriggio avrete molte occasioni per venire a contatto l'uno con l'altro, mentre state con me, e non voglio che siate bloccati sul piu' bello da stupidi imbarazzi, rischiando di rovinare il mio piacere. Nessuno dubitera' della vostra virilita' anche se vi capitera' di sfiorarvi, state tranquilli!”
Poi aggiunse, con la voce un po' roca. “Comunque devo ammettere che vedervi cosi' e' stato molto eccitante…” e la sua mano si mosse piu' convulsa tra le sue cosce.

“Venite qui da me, adesso. Basta fare i froci. C'e' una donna vogliosa che ha bisogno della vostra vicinanza e del vostro calore maschile…”
Ci avvicinammo al letto e ci stendemmo a fianco a Patrizia, ai due lati. Cominciammo a carezzarla su tutto il corpo mentre lei baciava lingua in bocca a turno l'uno e l'altro. Le sue mani si erano impadronite dei nostri cazzi e li stringeva dolcemente. Ci dedicammo alle sue tette con bocca e lingua.

Una per uno da bravi amici. Patrizia sospirava rumorosamente. La festa stava decisamente decollando.
Patrizia si giro' di fianco verso di me, lasciandomi l'esclusiva del suo seno mentre Piero prese a leccarle la schiena. Con perfetta sincronia scendemmo ai due lati del suo corpo. Ci ritrovammo puntuali all'appuntamento tra le sue cosce, con le nostre lingue all'opera. Patrizia aveva alzato un ginocchio per facilitarci l'accesso. Piero le lappava tutta l'area dalla vagina al culo, mentre io andavo dal buco al clitoride.

Patrizia era in estasi. Io e Piero collaboravamo in piena armonia. Spesso le nostre lingue si sfioravano, ma ormai la cosa non ci infastidiva. Patrizia aveva avuto ragione a costringerci a quella pomiciata fuori programma. A un certo punto cercammo addirittura di penetrarla insieme con entrambe le lingue nella figa, ma non era possibile. Non facevamo altro che sbattere il mento l'uno contro l'altro, malgrado Patrizia ci incoraggiasse a tentare, evidentemente eccitata dall'idea.

Alla fine io mi dedicai a spennellarle il clitoride tenendo la lingua a punta, una tecnica che ogni volta la fa impazzire. Piero invece la penetrava in profondit con la lingua, muovendo tutta la testa avanti e indietro. Patrizia gemeva come una pazza. Continuava a sussurrare “Si'… Si'… Cosi'… Ancora…”. Si era piegata leggermente in avanti, verso di me, per aprire meglio la strada alla lingua di Piero. Sia lui che io avevamo tutta la faccia bagnata, mentre dalla coscia destra di Patrizia colava un rivolo del cocktail delle nostre bave e dei suoi succhi.

Accentuai la pressione e la velocit della mia lingua. Piero la scopava con la sua utilizzandola come un piccolo cazzo. Patrizia venne. Venne. Venne. Venne.
Io e Piero ci rialzammo e ci godemmo insieme lo spettacolo di Patrizia in preda al suo violento orgasmo. Ci scambiammo un occhiata di reciproco compiacimento. Un ottimo lavoro di squadra. Attesi che Patrizia smettesse di agitarsi. Quando, ancora ansimante, spalanco' gli occhi e ci guardo' senza parole, esausta e felice, le dissi, in tono vagamente minaccioso, “…E questo e' solo l'inizio!”.

Tutti e tre scoppiammo a ridere.
“Ora voglio succhiare un po' il cazzo di Piero” dichiaro' Patrizia, appena si fu completamente ripresa. Poi si giro' verso di me e aggiunse “…davanti ai tuoi occhi!” Non avevo niente da obiettare. Sapevo benissimo che quel pomeriggio avrei assistito a quello e ad altri spettacoli di quel genere. Non capivo perche' doveva sottolineare “davanti ai tuoi occhi”. E non capivo perche' in quel momento mi stava guardando con quegli occhi di fuoco e con quel sorrisetto malizioso, quasi di sfida.

Non e' vero. Lo capivo perfettamente. Chi voglio prendere in giro? Ma facevo finta di niente.
Piero si sistemo' con le spalle appoggiate alla testata del letto, a meta' fra steso e seduto, col suo cazzo maestoso pronto ad essere sollazzato. Io, secondo le istruzioni di Patrizia , mi stesi di fianco accanto a lui, all'altezza del suo ombelico, a meno di 50 cm da dove si sarebbe svolta l'azione. Patrizia si piazzo' con le ginocchia tra le gambe di Piero, si chino' in avanti, sporgendo in fuori il suo meraviglioso culetto, e arrivo' con la bocca vicinissima al suo cazzo.

Lo accarezzava con le mani e se lo rimirava. Poi mi guardo', sorrise e disse “E' un gran bel cazzo, vero Fabio?”
“E' vero” ammisi sportivamente. “Grosso e lungo, niente da dire. Complimenti Piero!”
“Non ho particolari meriti…” si schermi' lui “me lo sono ritrovato cosi'…”
“Non e' solo grosso” riprese Patrizia, tenedo l'oggetto della discussione vicinissimo alla sua bocca, come un microfono di carne. “E' anche… bello… ben fatto… ogni volta che lo vedo mi viene voglia di succhiarlo…”
“…E non ti sei mai trattenuta, che io sappia, tesoro mio!”
“Non e' vero!” rispose lei piccata.

“La prima volta, l'estate scorsa al mare, ho resistito! E l'ho fatto per te, perche' volevo prima chiederti il permesso!”
“Ma comunque una leccata di cappella ci scappo' anche allora…” ribattei.
“Figurati! Si tratto' solo di qualche bacino cosi'…” e prese a sbaciucchiare l'asta di Piero “… e di una slurpatina cosi'…” e tiro' fuori la lingua, facendola roteare abilmente sulla cappella di Piero, che aveva cominciato a sospirare. “Erano ben altre le cose che avrei voluto fare…”
“Per esempio?” chiedemmo in coro io e Piero con un filo di voce.

Entrambi stavamo aspettando che Patrizia si mettesse al lavoro sul serio. Lei ci gratifico' con il suo solito sorriso birichino. Poi sospiro' “Per esempio questo…”. Spalanco' le labbra e si abbasso' decisa sul cazzo di Piero, infilandosene in bocca una cospicua porzione. Piero ansimo' dal piacere. Patrizia ruoto' leggermente la testa mentre lo accarezzava con la lingua all'interno della bocca, poi comincio' un voluttuoso movimento di su e giu', mentre le sue guance si incavavano per effetto della suzione.

Puntuale, parti' il consueto sottofondo ritmato di mugolii e risucchi.
Una scena che gia' si era ripetuta diverse volte l'estate scorsa e che Patrizia mi aveva dettagliatamente descritto. Una scena che era stata rappresentata anche il giorno prima, in una lussuosa stanza dello Sheraton. Una scena che avevo piu' volte immaginato, eccitandomi. Patrizia che sbocchinava il grosso cazzo di Piero. Stavolta stava avvenendo davanti a me. Ero arrapato come un toro, e il pipistrello che di solito mi si agitava nello stomaco in frangenti simili era stato sostituito da un gigantesco avvoltoio.

Patrizia si dava da fare con diligenza. Le piaceva succhiare quel cazzo, come aveva candidamente confessato, ma sicuramente era eccitatissima dall'idea di eseguire la sua perfomance davanti a me. Ogni tanto mi cercava con la coda dell'occhio per studiare le mie reazioni. Poi, dopo avere visto il mio sguardo fisso ipnotizzato su di lei, la mia bocca spalancata e ansante, riprendeva a sbocchinare con rinnovato entusiasmo quel cazzo che le piaceva tanto.
Ogni tanto si staccava e si dedicava a deliziosi ricami di lingua sulla punta, sull'asta e sulle palle.

Piero si sforzava di tenere gli occhi aperti per gustarsi anche lo spettacolo, ma spesso si abbandonava al piacere e li chiudeva.
A un certo punto Patrizia estrasse dalla sua bocca il cazzo di Piero. Mi guardo' e mi disse provocante “Fabio, vuoi provare?” puntando il cazzo di Piero verso di me.
“Dai, Patrizia! Non dire cazzate!” fu la mia reazione irritata. E feci male, perche' Patrizia si impunto'.
“Su Fabio! Prova! Un attimo solo! Per vedere che effetto fa! Non fare sempre lo strano, che vuoi che sia…”
“Ti prego… lasciamo perdere, Patrizia… non chiedermelo… sono sicuro che anche a Piero darebbe fastidio…”
“Nessun fastidio, Fabio” intervenne Piero.

“Anzi, mi piacerebbe moltissimo…” Frocio infame!
“Scommetto che Piero non avra' nessun problema a restituirti il favore, vero Piero?”
“Assolutamente nessun problema!” affermo' sicuro lui.
Maledetti! Mi avevano incastrato! Provai a bofonchiare qualche timida protesta, ma non ci fu niente da fare. Senza guardare in faccia Piero, non ne avevo il coraggio, mi avvicinai titubante al suo arnese, che da vicino sembrava proprio enorme. Spalancai la bocca piu' che potevo, come se tentassi di infilarmelo in bocca senza toccarlo.

Mi feci forza, scesi pian piano e alla fine richiusi le labbra sotto la sua cappella. Stavo prendendo il cazzo di Piero in bocca. Mi sembrava un'intrusione enorme, una sensazione strana. Mi premeva sulla lingua e sul palato, mentre sentivo il suo sapore. Era questo l'effetto che facevo ad una donna quando prendeva il mio? In fondo non ce l'avevo tanto piu' piccolo. Un po' si', ma non tanto.
Patrizia mi incito'. “Dai, Fabio.

Vieni piu' giu'! Prendine un altro po'!” Ubbidii. Ne imboccai un altro paio di centimetri. Di piu' proprio non ce la facevo. Mi sentivo strozzare. Rimasi un attimo fermo cosi', chiedendomi “E ora? Che faccio?”
Provai a muovermi su e giu', un paio di volte. Di un paio di millimetri, niente di piu'. Sentii Piero gemere di piacere e il suo cazzo irrigidirsi maggiormente e pulsare nella mia bocca. La cosa mi diede uno stranissimo brivido.

Gli stavo dando piacere. Continuai ancora per un paio di volte, con maggior sicurezza, con una maggiore ampiezza di movimento. Mi usci' istintivamente una specie di “mmh” gutturale. Mi bloccai e tornai in me. Cosa cazzo stavo facendo? Spalancai gli occhi, senza accorgermene li avevo chiusi, e mi trovai davanti Patrizia che a pochi centimetri da me stava slinguando le palle di Piero. Mi sorrise e mi strizzo' l'occhio con aria complice, mentre io ero rimasto come paralizzato.

Rimasi qualche secondo cosi', impietrito, quasi senza respirare, finche' Patrizia sospiro' e con tono indisponente mi intimo' “Lascia perdere, Fabio. Meglio che continuo io. Sei proprio un imbranato incapace…”
Mi rialzai in ginocchio, mentre Patrizia riprendeva con gioia a sbocchinare Piero. Ero confuso, stranito, non ci capivo niente. Quell'esperienza mi aveva scosso. Ero anche un po' scocciato dal commento di Patrizia. Appena riacquistai un minimo di lucidita' mi resi conto di quello che era successo.

Avevo ancora il sapore di Piero in bocca. Il mio orgoglio maschile si ribello', chiedendo vendetta. Lo sgarro non poteva restare impunito. Mi avvicinai in ginocchio alla testa di Piero e offrii il mio cazzo alla sua bocca con decisione. Piero mi guardo'. Capii subito che comprendeva esattamente i miei sentimenti e non li approvava neanche un po'. Cominciai a sentirmi un po' stupido, ma niente in confronto a come mi sentii quando lui, con la massima disinvoltura immaginabile, afferro' con una mano il mio cazzo, diede una veloce leccata a tutta la cappella, se lo mise in bocca e comincio' a pompare come niente fosse.

Sembrava addirittura gustarselo con piacere!
Non sapevo che fare. Sarei stato ridicolo a quel punto a ritrarmi indietro. Ma, rimanendo li' la cosa mi stava cominciando a piacere, e sentivo che non dovevo permettermelo. Fu Patrizia a salvarmi dall'imbarazzo, quando con la sua vocetta squillante sibilo' “Guarda, Guarda! Ma che spettacolino! E io che pensavo di essere una fortunata a trovarmi con due supermaschioni e invece… due froci patentati!”
“Ma no, Patrizia! Che dici?… Io stavo semplicemente… volevo solo…” preso dall'imbarazzo non mi accorgevo che Patrizia aveva voglia di giocare.

“Forse e' il caso che mi vesto e me ne vado. Vi lascio soli a divertirvi. ” Sospirando aggiunse “Peccato… mi stava proprio venendo voglia di farmi scopare da quel bel cazzone che mi stavo gustando in bocca…”
Fece il gesto di andare verso la poltrona dove stavano sistemati i suoi vestiti. Dovevo essere proprio confuso in quel momento, perche' abboccai come un pollo.
“Ma certo! Piero ti scopera'! Vedrai, ti fara' divertire…!”
“Mmmmh… davanti ai tuoi occhi?”
“Non mi perdero' un attimo!”
“Piero, ti va di scoparmi, davanti al mio ragazzo?”
“Sicuro!”
“E sia!” acconsenti', rivolgendomi un sorrisetto malizioso.

Si stese sul letto e spalanco' le gambe, facendo cenno a Piero di raggiungerla. La sua fighetta appariva bella umida, pronta ad essere presa. Piero le monto' sopra e Patrizia afferro' la sua proboscide, puntandosela all'imboccatura della vagina. Sussurro' “Scopami, Piero. Mettimelo dentro. Fammi godere. “
Piero' comincio' a spingere. Patrizia teneva lo sguardo fisso su di me, da sopra la spalla di Piero. Mi guardava, mentre Piero, un centimetro per volta, le infilava tutto il suo cazzone nella fica.

Mi guardava e sospirava. Mi guardava e si leccava voluttuosamente le labbra, con gli occhi socchiusi. Mi guardava e commentava, gemendo “Ohh… com'e' grosso… ohh… com' e' duro… come lo sento… e' bellissimo… quanto mi piace il tuo cazzo, Piero…”
Continuo' a guardarmi quando Piero comincio' a fotterla su e giu' e per i primi momenti della scopata. Sembrava volesse trasmettermi quanto stava godendo ad essere scopata da Piero. Io ressi il suo sguardo.

La vedevo sospirare, mugolare, provare piacere a darsi cosi' ad un altro. Vedevo la sua espressione soddisfatta. L'avvoltoio volteggiava forsennatamente nel mio stomaco.
Poi Piero accelero' i suoi colpi e Patrizia fu troppo presa dalla goduria per continuare il suo gioco perverso di sguardi con me. In pochi minuti Piero la fece godere tra mille gridolini di piacere.
Appena ripresasi dall'orgasmo, Patrizia volle cambiare posizione. Si sistemo' carponi e invito' Piero a continuare a scoparla alla pecorina.

Mi fece cenno di avvicinarmi. Mi piazzai seduto davanti a lei in modo da essere alla portata della sua bocca. Comincio' a succhiarmelo. Finalmente la signorina degnava di qualche attenzione anche il mio cazzo.
Piero dietro di lei sembrava imponente. Reggeva per i fianchi Patrizia, che al confronto sembrava piccolissima, e dava bordate devastanti che la scuotevano tutta. Dalla mia posizione riuscivo a vedere il cazzo di lui che usciva e scompariva dentro.

Patrizia non riusciva a farmi un lavoretto come si deve con la bocca. Non riusciva a concentrarsi. Ogni tanto si staccava e mormorava “Ooohh!…” “Dio mio…” “Che grosso…” “Mi sta sfondando…” “Lo sento tutto dentro…”.
Piero era ormai prossimo all'orgasmo. Anche io ero eccitatissimo. A un certo punto Piero mando' un grido e venne. Afferro' Patrizia rudemente per i fianchi e si pianto' tutto dentro. Si intuiva che stava schizzando litri di sperma nell'utero di Patrizia.

Lei era venuta da troppo poco tempo per raggiungere di nuovo l'orgasmo, ma la cosa evidentemente le piaceva perche' sospiro' “Oh si'… Oh si'… Oh si'…” in corrispondenza, mi sembro' di capire, a ogni schizzo di Piero.
Appena Piero termino la sua eiaculazione, Patrizia riporto le sue labbra sul mio cazzo. Venni quasi subito, e le riempii la bocca fino a straripare.
Patrizia non inghiotti' il mio sperma. Tiro' fuori la lingua tutta impiastricciata e si rivolse a Piero dicendo “Piero, baciami!”.

In realta' quello che usci' fuori fu una specie di “Peho bahami”. Ma Piero non se lo fece ripetere due volte. Senza battere ciglio si avvicino' e comincio' a pomiciare con lei. Non feci in tempo a riprendermi dalla sorpresa che un pensiero tremendo mi assali'. Oddio! Vuoi vedere che adesso…
Avevo indovinato. “E tu, Fabio, leccami la fica!” Non provai nemmeno a ribattere. Pero' provai a fare il furbo, a leccarla sulla parte alta, tenendomi a distanza dal buco.

Quando mai… “Fabio, voglio sentire la tua lingua dentro!” Mi feci coraggio ed eseguii. Non potei evitare di fare una scorpacciata dello sperma di Piero. In fondo fui anche piu' fortunato di lui. Il suo sperma, aromatizzato dagli umori vaginali di Patrizia, era sicuramente piu' gradevole del mio, che lui assorbiva direttamente dalla sua bocca.
Per un po' ci alternammo a scoparla, mentre lei sollazzava di bocca l'altro, in varie posizioni. Fu Piero ad avere l'idea di mettersi in posizione di sessantanove mentre me la stavo scopando alla pecorina.

Patrizia gradi' molto il fatto di essere leccata sul clitoride mentre un cazzo la fotteva da dietro. Piero non sembrava infastidito se le mie palle sfioravano la sua fronte. Naturalmente Patrizia volle provare anche a parti scambiate tra me e Piero. Stavolta messa di fianco sul letto con Piero che la scopava da dietro e io davanti, girato, in posizione di sessantanove. Fu uno dei momenti piu' eccitanti dell'intero pomeriggio. Patrizia mugolava sul mio cazzo in corrispondenza di ognuno dei lenti e cadenzati affondi di Piero, che io potevo osservare in diretta a pochi centimetri dai miei occhi, mentre le slinguavo il clitoride.

In quell'occasione siamo venuti tutti e tre insieme, contemporaneamente.
“Voglio essere inculata da Piero” dichiaro' a un certo punto Patrizia. “Ma voglio che sia tu, Fabio, a prepararmi il buchino!” Detto questo, e dato per assolutamente scontato il mio assenso, si piazzo' di traverso sul letto, sporgendo all'indietro il suo delizioso culetto. “Nel frattempo” annuncio' “io preparo Piero”. E, per l'ennesima volta quel pomeriggio, si infilo' in bocca il cazzo del milanese, che, a onor del vero, stava cominciando a perdere qualche colpo.

Seguii pedissequamente tutto il rituale della pre-inculata, ormai stabilito e codificato. Una specie di “cerimonia del te'”. D'altra parte non vedo perche' avremmo dovuto rischiare di alterare tutta quella manovra che rendeva piacevole e indolore le inculate sia a Patrizia che a me. Stavolta sarebbe stato Piero a godersi l'inculata, pero'. Almeno in prima battuta. Non disperavo che Patrizia avesse in seguito concesso un pezzettino di culo anche al sottoscritto.
Comunque la preparazione era anche piacevole di per se.

Soprattutto per Patrizia. Anche se era assorta a sbocchinare l'adorato cazzone di Piero, prontamente tornato ai suoi splendori sotto le sue amorevoli cure orali, Patrizia mostrava di gradire il lavoro sul suo buchino, prima della mia lingua, poi del mio indice e del mio medio, (separatamente e insieme) abbondantemente spalmati di cremina lubrificante. Notai che era quasi finita… dovevo ricordarmi di ricomprarla. Il giorno prima quei due ne aveano consumato quasi mezzo tubetto. Quante volte se l'era inculata? O forse il cazzo king size di Piero richiedeva dosi particolarmente massicce?
“Credo che tu sia pronta…”.

Patrizia fece un mugolio di assenso, con il cazzo di Piero ancora in bocca, mentre continuavo a pomparla nel culo con due dita. Si stacco' e aggiunse “Credo che sia pronto anche Piero. Vero?” intanto saggiava con le mani la rigidita' del suo arnese, con aria soddisfatta.
“Prontissimo!” confermo' Piero.
“E allora, dai! Inculami! E tu Fabio…”
“Ho capito… io guardo…” la prevenii, cupo.
“Mi eccita fare le cose mentre tu mi guardi!” si giustifico'.

“Mi sembra abbastanza evidente…”
“E anche a te piace guardarmi… non negarlo!”
Non risposi. Piero intanto si era messo in posizione e aveva puntato il suo grosso coso verso il buchino di Patrizia, che teneva le natiche allargate con le mani, per facilitarlo. Piero comincio' a spingere con estrema dolcezza e fui stupito di vedere con quanta facilita' il buchino si apriva per fare entrare quella grossa cappella. Superato un certo punto il cazzo affondo' con maggiore decisione.

Sembrava quasi che il culo di Patrizia lo stesse risucchiando dentro. Patrizia ansimava rumorosamente e aveva i lineamenti del viso contratti. Ma era un espressione di piacere, non di dolore.
In breve tempo Piero aveva piantato tutto il cazzo nelle viscere di Patrizia e cominciava lentemante a pompare con lunghi e ritmati affondi. Patrizia gemeva. “Dio… che grosso… mi sento tutta piena… oohh… che sensazione… Fabio sapessi che sensazione…”
Io ero arrapatissimo. E ce l'avevo duro come una spranga.

Di mia iniziativa mi avvicinai, in ginocchio, e porsi il mio cazzo alla bocca di Patrizia. Non fece discussioni e comincio' a succhiarmelo.
“Scusami Patrizia” spiegai “non potevo rischiare… magari stavi per chiedermi se volevo provare anche questo… dovevo trovare il modo per farti stare zitta…”
Emise un lungo squittio di protesta sopra il mio cazzo. Poi si stacco' e sghignazzando mi disse “Sei proprio scemo!”
Avremmo potuto mantenere quella posizione ancora a lungo.

Sia io che Piero avevamo gia' diversi orgasmi alle spalle. Ma Patrizia, dopo essersi gustata per diversi minuti i due cazzi che la prendevano contemporaneamente nella bocca e nel culo, volle provare qualcosa di nuovo.
Fece tutto lei.
Chiese a Piero di sedersi, con le spalle appoggiate alla testata del letto, e si impalo' con la fica sul suo cazzo fino alla radice. Poi si chino' in avanti, esponendo il buchino e mi ordino' “Fabio, mettimelo nel culo!”
Una parola.

Mi aspettavo di trovarla ben allargata dal pistonamento che aveva ricevuto, ma il grosso cazzo di Piero nella figa in qualche modo premeva e chiudeva la strada. Spingevo come un forsennato, ma non c'era niente da fare. Patrizia stava cominciando a sentire dolore, e si lamentava.
Allora Piero lo tiro' quasi tutto fuori, tranne un pezzo della punta, e mi disse “Prova adesso!”. Provai, spinsi, dovetti superare un po' di resistenza, ma poi affondai liscio fino in fondo nel culo di Patrizia che emise un gemito.

Ora pero' era Piero che non riusciva a penetrarla. Allora feci lo stesso. Mi tirai fuori tutto, tranne uno spicchio di cappella, e Piero affondo' tranquillo. Ripetemmo l'operazione ancora e ancora. Cominciavamo a prendere un certo ritmo. Ogni volta la nostra estrazione era sempre meno completa. Patrizia stava cominciando a prendere gusto a quelle pompate alternate. Accelerammo pian piano il ritmo. Poi ancora un po'. Finche' ci ritrovammo per incanto con entrambi i nostri cazzi piantati fino all'elsa nei buchi di Patrizia.

Ci fermammo un attimo cosi'. Era un momento speciale. Piero sussurro', ansimando, “Complimenti, Patrizia! Non tutte le donne ci riescono, sai?” Patrizia era scossa dal piacere. “Oooh… e' incredbile… mi sento piena di cazzo… e' una sensazione divina…”.
“Patrizia” intervenni io “ora devi dire la frase…”
“Che frase?” mi chiese stupita.
“Dai… tutte le donne la dicono in questo frangente… non puoi essere da meno, proprio tu…”
Non era perfettamente lucida.

Potevo capirla. Guardo' un attimo intontita nel vuoto. Poi sorrise. C'era arrivata. Imposto' la voce su un tono sensuale e provocante (non credo che abbia avuto particolare difficolta' a farlo, data la situazione) e declamo'.
“Oh… come vorrei che ci fosse un altro uomo… per poter avere un terzo cazzo da prendere in bocca… Era questa la frase, Fabio?”
“Centrato in pieno!”
Ci penso' un attimo. Poi si lecco' le labbra. “Mmmmh… ti diro', Fabio, non e' mica un idea malvagia…”
“Va beh…” risposi.

“Per questa volta accontentati…”
“Mi accontentero'… ora fermi, voi due. Mi muovo io. Me li voglio gustare come dico io questi due cazzi meravigliosi. “
Inizio' un lento e voluttuoso movimento con il bacino, una specie di deliziosa danza del ventre. Era un movimento rotatorio, non un semplice su e giu', per cui i nostri cazzi non erano perfettamente in fase, ma anzi strusciavano l'uno contro l'altro attraverso la sottile parete che li separava.

Patrizia sembrava impazzita dal piacere, ma anche io e Piero stavamo godendo come due maiali, tanto che presto, contravvenendo alle disposizioni di Patrizia, cominciammo a muoverci assecondando il suo movimento e rendendo piu' deciso lo sfregamento nel suo corpo. Patrizia non sembro' aver motivi di lamentarsene.
Non durammo a lungo. La cosa era troppo piacevole ed eccitante per tutti e tre. Patrizia a un certo punto ansimo' “Cielo… Sto per venire… vi prego… godete con me… godiamo tutti insieme… e' bellissimo…”.

Fu proprio lei la prima a venire, piantando le unghie nelle spalle di Piero. Io la seguii a ruota, mentre lei ancora godeva, scaricandole il mio orgasmo nel culo. Piero ebbe bisogno di un altro paio di pompate decise e poi, ululando, raggiunse l'apice anche lui.
“Basta! Non ce la faccio piu'” mormorai, mentre mi stravaccavo steso sul letto. Si erano fatte le sette e mezza. Erano oltre cinque ore che ci stavamo dando dentro senza mai fermarci.

Patrizia e Piero non mi risposero, ma dalle loro facce si capiva che condividevano.
Restammo qualche minuto stesi, immobili. Poi, a turno, ci servimmo della doccia, ci rivestimmo e abbandonammo la Casina. Eravamo distrutti. Camminavamo come degli zombi.
Ci recammo a cenare in una pizzeria non lontano dalla Casina che io e Patrizia conoscevamo bene. Non ebbi neanche la forza di iniziare la solita discussione con lei, quando ordino' la sua pizza preferita “margherita con funghi e prosciutto crudo”.

Ogni volta tentavo di spiegarle, inutilmente, che con i funghi e il prosciutto non poteva piu' definirsi “margherita”. Era come dire “una donna nuda con i vestiti indosso”, “un whisky liscio con ghiaccio e seltz”. Lei di solito ribatteva che in ogni caso le portavano sempre la pizza giusta ed era quello che le interessava.
Quella volta, dicevo, lasciai correre. Eravamo troppo stanchi. Eravamo anche incredibilmente assetati e tracannammo un mare di birra, il che accentuo' il senso di sonnolenza.

Pagammo subito il conto e ripartimmo in macchina verso l'albergo di Piero. Quel giorno niente Mercedes, solo la mia vecchia 126. Ma tanto non era aria di bocchini supplementari sul sedile di dietro come la sera prima.
Mi girai verso Patrizia e mi accorsi che stava dormendo. Aveva la testa appoggiata al sedile e respirava regolarmente. Chiamai Piero sottovoce, continuando a guidare.
“Piero… guarda…!” e accennai verso Patrizia.
“Si e' addormentata…” osservo', sorpreso.

Gli feci cenno di far piano. Intanto osservavo Patrizia che dormiva. Aveva un'espressione seria e serena, dolcissima, con quelle guanciotte un po' tonde. Lei le disprezza, dice che la fanno sembrare una bambina, fa l'impossibile per nasconderle creando ombre fittizie col fard. Io invece le adoro.
E' vero. La fanno sembrare una bambina. In quel momento sembrava proprio una bellisima bambina che dormiva. Io e Piero la osservavamo deliziati… e anche un po' sorpresi.

Era assurdo e incredibile pensare che quella ragazzina che dormiva innocentemente di fronte a noi appena qualche ora prima si era data al sesso piu' sfrenato con due ragazzi contemporaneamente. Non era possibile. Non era lei. Guardatela! Come potete pensare una cosa del genere?
Decisi allora di passare subito ad accompagnare Patrizia a casa. Cambiai strada. Guidai con attenzione per evitare scossoni che avrebbero potuto svegliarla. Quando arrivammo sotto il portone di Patrizia scesi dall'auto, aprii la sua portiera e la presi delicatamente in braccio.

Patrizia, senza nemmeno svegliarsi, mi butto' le braccia intorno al collo e mi sussurro', un po' piagnucolante, “Fabio… portami a letto”. In altre circostanze sicuramente avrei sfruttato il doppio senso per una battuta (tipo “Ancora non ti basta?!”). In quel momento non mi venne nemmeno in mente.
Piero con gentilezza si offri'. “Serve una mano?” Gli feci cenno di no. Non era stupido quel ragazzo. Aveva capito la tenera magia di quell'attimo. Annui' e mi fece un cenno d'intesa.

Quando la mamma di Patrizia apri' la porta di casa per un attimo si spavento'. La tranquillizzai subito, sorridendo e sussurrando sottovoce “Dorme…”. Mi diressi verso la stanza di Patrizia, la depositai piano sul letto e lentamente la spogliai, mentre la madre seguiva i miei movimenti dalla porta. Anche in reggipetto e mutandine sexy in quel momento sembrava una bambina. Una dolce bambina addormentata. Sollevai il piumone, la feci sdraiare sotto, e la ricoprii.

Sembrava vagamente agitata. Con un tono appena capricciosetto mi disse, sempre mezza addormentata, “Fabio… portami Lallo!” Lallo? Che diavolo stava dicendo? Poi d'un tratto mi ricordai. Una volta mi aveva confessato che dormiva abbracciata al suo orsacchiotto preferito. L'avevo presa ferocemente in giro per tutto il giorno, e lei non ne aveva piu' accennato.
Mi guardai intorno e riconobbi subito il suo orsacchiotto spelacchiato, seduto su uno scaffale. Lo presi e glielo porsi sotto il piumone.

“Eccoti Lallo, tesoro” le dissi dolcemente. Non mi rispose. Abbraccio' con affetto il suo orsacchiotto, sospiro' e sprofondo' serena nel sonno.
In quel momento capii qual era lo scopo della mia esistenza. Volevo essere il suo Lallo. Volevo essere il suo orsacchiotto da abbracciare mentre dorme. Per tutta la vita.
Mi girai verso la madre e ci scambiammo un sorriso. Andavo molto d'accordo con quella donna, ultimamente. Mi accompagno' alla porta senza parlare e mi saluto'.

“Buonanotte, Fabio… e grazie. ” “Di niente, signora… Buonanotte. “
Ero ancora commosso, quando raggiunsi in macchina Piero che nel frattempo si era spostato sul sedile davanti. Lui capi' subito il mio stato.
“E' dolcissima, vero?” disse.
“Semplicemente eccezionale. Direi unica”
“Sai, Fabio, che ti invidio un po'?”
“Me l'hai gia' detto. La prima volta che ci siamo parlati al telefono. Ricordi?”
“E' vero! Ne e' passato di tempo…”
“Sembrano secoli, ma e' appena l'estate scorsa…”
Passammo un po' di tempo a parlare.

Di Patrizia, di altro. Come vecchi amici. Eravamo distrutti anche noi, ma nessuno dei due sembrava aver voglia di andare a dormire. Alla fine volli affrontare un argomento che mi incuriosiva particolarmente.
“Piero, ma tu hai avuto esperienze omosessuali, vero?”
Arrossi' un attimo. “E' cosi' evidente?”
“Beh… ho notato una certa sospetta disinvoltura… in certi momenti particolari…”
Piero supero' subito l'imbarazzo e mi chiese sorridendo, con un pizzico di ironia. “Ti piacerebbe provare, forse?”
Fu il mio turno di arrossire.

Non sostenni il suo sguardo e mi girai. “Per carita'. Guarda, personalmente non ho nessuna prevenzione. Ma a me piace la figa…”
“Anche a me piace la figa. ” mi rispose, placido. “Forse non lo hai notato, ma sono due giorni di seguito che mi sto scopando la tua ragazza a ripetizione. E anche con molto gusto, se proprio lo vuoi sapere. Ma ti garantisco che ci si puo' divertire, e parecchio, anche senza figa…”
“Ah, non lo metto in dubbio.

Ma non mi interessa. Ti ringrazio…”
“Se dovessi cambiare idea… spero che penserai a me…”
“Su questo puoi contarci…”. Poi precisai subito “Non sul fatto che io cambi idea… sul fatto che penserei a te… In fondo con nessun altro uomo sono stato cosi'… in intimita'. E poi devo ammettere che sei un gran bel ragazzo…”
Lo guardai con la coda dell'occhio. Mi stava sorridendo affettuoso. Sussurro' “Anche tu, Fabio… anche tu sei un gran bel ragazzo…”
La sua voce mi stava dando i brividi.

Sbuffai ironico. “Che carini che siamo! Che quadruccio! Manca solo che ora ci diamo un ba…”. Non mi fece terminare la frase. Mi afferro la nuca con il suo braccio virile e avvicino' la sua bocca alla mia. Un attimo dopo stavamo pomiciando. Sentivo l'istinto di ribellarmi. Ma che cazzo mi ribellavo! Appena poche ore prima l'avevamo gia' fatto, ce l'eravamo preso in mano a vicenda, e glielo avevo anche preso in bocca e lui lo aveva preso in bocca a me, e avevo anche assaggiato il sapore del suo sperma, e lui del mio.

Come potevo ora fare la parte della verginella m*****ata?
Mi abbandonai al suo bacio. Non era nemmeno cosi' sgradevole, fermo restando che NON erano quelli i miei gusti. Sia ben chiaro.
Due coatti su uno scooter sfrecciarono a mezzo metro dalla macchina e si allontanarono gridando “A frocioniiii!!!”. Mi staccai da Piero e urlai dietro ai due, inutilmente “Ma vaffanculo, testa de cazzo!!!”. Stupendo! Cornuto e frocione nel giro di un paio di giorni.

Mitico! Signori e signori sono Fabio, l'orgoglio del genere maschile…
Piero sembrava leggermi nel pensiero. Mi guardo' e scrollo' le spalle, come dire: ancora stai a dar retta a certe cazzate…
Era il momento di andare a nanna. Lo accompagnai all'albergo e ci salutammo. Con una stretta di mano. Con una stretta di mano, ho detto. Cosa sono quei sorrisini ironici?
Il giorno dopo passai a prendere Patrizia a scuola e insieme accompagnammo Piero all'areoporto.

Ci salutammo con grandissimo affetto.
“Ragazzi, ho passato due giorni bellissimi qui a Roma con voi!”
“Anche noi siamo stati benissimo” gli rispose Patrizia.
“E' vero!” confermai. Ero perfettamente sincero.
“Ora vi aspetto a Milano. Con o senza week-end in montagna. Mi raccomando, Fabio. Vanessa ti aspetta, gliel'ho promesso. Non mi far litigare…”
“Non mancheremo, Piero. Contaci. E… intanto… salutamela!”
“Certo!”
Ci abbracciammo ancora una volta. Poi Piero si diresse al controllo bagagli.

Sulla scala mobile si giro' ancora ad agitare il braccio per salutarci con entusiasmo. Un gran bravo ragazzo. Noi rispondemmo al saluto finche' la scala, salendo, non lo nascose al nostro sguardo.
Fu allora che Patrizia mi salto' al collo e prese a baciarmi come fosse impazzita. Mi colse un po' di sorpresa, ed ero anche un po' imbarazzato per quelle effusioni in un luogo pubblico. Ma poi mi sciolsi e presi a risponderle con lo stesso calore.

Andammo avanti per una decina di minuti, cosi', in piedi, in mezzo all'aeroporto, con la gente intorno a noi che camminava di corsa con valige, carrelli, bagagli. Patrizia si staccava dalla mia bocca solo per ripetermi “Ti amo, Fabio… ti amo… ti amo… ti amo..”.
* * * * *
Qualche giorno dopo…
Io e Patrizia stavamo scopando.
Il luogo era una delle stanze della Casina. Non ricordo quale, ma non importa.

Era la prima volta che tornavamo a farlo dopo la visita di Piero. Le ero sopra nella classica posizione alla missionaria. L'avevo appena penetrata e stavo dando dolcemente i primi affondi, quando mi venne di sussurrarle, con un tono un po' ironico
“Spero di essere all'altezza… non vorrei che in questi giorni, con Piero, tu ti sia abituata troppo bene…”
Mi guardo' stupita. “Come sarebbe a dire? Tu sei meglio di Piero. Molto meglio.


Rimasi di sasso. “Mi prendi in giro? Dai, Patrizia… e' evidente che Piero ti piace…”
“Certo che mi piace… Ma perche' ti sei fermato? Continua ti prego… Mi piace Piero, ma preferisco te…”
“Come e' possibile? Piero e' cosi' bello… dolce… e ci sa fare da matti a letto… conosce tutti i trucchi per far divertire una donna… e ce l'ha pure piu' grosso…”
“Sciocco che non sei altro” mi rispose, mentre continuavo a pompare “… e' proprio per questo… troppo bello, troppo bravo, troppo perfetto… sei molto meglio tu, Fabio… perche' sei piu' porco, piu' maiale… piu' perverso… perche' sei piu' egoista… perche' sei piu' goffo e imbranato di lui, ma sei cosi' appassionato… perche' sei cosi' stupido da non aver capito che io preferisco mille volte te… e poi… perche' tu mi fai ridere… mi fai crepare dalle risate…”
Non mi preoccupai di analizzare quello che diceva.

Avevo il sospetto che non mi sarebbe piaciuto tantissimo. E forse neanche l'avrei capito fino in fondo. Mi bastava sapere che lei preferiva me. E quell'idea mi diede una scarica di calore nelle vene.
Cominciai a pomparla come un matto, baciandola e slinguandola nella bocca, sul viso, sul collo, sul petto. Patrizia si stava divertendo come non mai e io ci davo dentro sempre con piu' foga. Nel giro di cinque minuti la portai ad un orgasmo meraviglioso che la lascio' senza fiato.

Lo tirai fuori, ancora dritto e duro come il marmo. E in quella posizione, nudo, in ginocchio sul letto, con un'erezione da primato, cominciai a urlare verso il cielo, con un tono trionfante di sfida, “Vieni, Piero! Vieni qua, milanese interista del cazzo! Te lo insegno io come si fa godere una donna!”
Dalla stanza a fianco giunse un grido soffocato. “Aho'! Ma volete scopa' in silenzio, per la madosca!” Patrizia era ancora scossa dai tremiti dell'orgasmo.

E rideva. Ansimava e rideva. E mormorava “Oh, Fabio…. Oh, Fabio…”.

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