Patty porca 04

Simone mi aveva telefonato per autoinvitarsi a pranzo. Daniela, mia figlia e sua ragazza, non c’era e gli dissi di si. Al lavoro avevo il turno del mattino e uscivo alle 13. Gli dissi che avrebbe dovuto attendere il tempo di preparare qualcosa.
– Va bene. Ti voglio però vestita con il solo grembiule –
– Agli ordini –
Mi scopava ogni volta che ne aveva voglia, minacciando di raccontare tutto a Daniela. Era solo sesso, ero, come mi diceva, carne da cazzo.

Arrivata a casa misi l’acqua sul fuoco; mi spogliai indossando solo un grembiule da cucina. Era lungo fino a metà coscia, mi copriva le tette sul davanti pur lasciandone ampie visioni di lato. Il culo, ovviamente rimaneva completamente nudo. Le scarpe con un bel tacco completavano il quadro.
Suonò il campanello, ed andai ad aprire. Mi trovai di fronte Simone e Gianni. Quando lo vidi cambiai colore. Mi squadrò da capo a piedi, sorpreso.

Chissà cosa gli aveva raccontato Simone.

Sono Gianni, amico Daniela, la ragazza di Simone da molti anni. Attraverso lei ho poi conosciuto Simone con il quale ci siamo subito trovati perfettamente. Era da un po’ che la menava con la storia di una bella porcona che si faceva fare di tutto. Ma quello che mi incuriosiva era il fatto che secondo lui la conoscevo anch’io e soprattutto che me la avrebbe fatta scopare.

Quella mattina mi aveva detto che Patrizia, la mamma di Daniela ci invitava per pranzo. Quando ci aprì seminuda capii.
– Buongiorno signora. Forse non mi aspettava? –
– Eh….. –
– Non mi saluti come si deve? – chiese Simone
– S-si –
L’avvicinò a sé; la baciò a lungo ficcandole la lingua in bocca mentre le palpava le tette. Lui portava una tuta leggera, Patrizia infilò una mano nei pantaloni per accarezzargli il cazzo.

– Ora facci strada – le disse
– Simone… per piacere –
La prese per la vita costringendola a girarsi e mostrare così il fondo schiena
– Guarda che meraviglia! Non è bello? Tondo, sodo e …. disponibile; sentilo –
Le appoggiai una mano sulla spalla, l’altra mano sul culo; le palpai le chiappe nude, due strette vigorose.
– che mammina! –
– e non conosci il resto –
– non vedo l'ora –

In cucina l'acqua bolliva, buttai la pasta
– ho preparato un po' di sugo, spero basti per tutti –
– a te ci penso io – mi disse Simone tirandosi fuori l'uccello dai pantaloni della tuta – segami! –
– cosa vuoi fare? –
Infilò una mano sotto la pettorina prendendomi una tetta, stringendola con forza
– far vedere a Gianni quanto sei porca, obbedisci –
Gli piaceva strapazzarmi, in particolare le tette.

Mi stava facendo male. Cominciai a segarlo.
– Che manine d’oro che hai Patty –
Aveva un bel cazzone e sentirmelo crescere in mano mi piaceva. Devo però riconoscere che tenere un cazzo in mano è un’attività che gradisco sempre….
– la pasta è pronta, devo scolare –
– fai pure me lo tengo in caldo –
Scolai la pasta e divisi il sugo tra due piatti, lasciando il mio senza. Li misi in tavola.

– ora condiamo il tuo, finisci il lavoro – mi disse Simone
Aveva il cazzo a pochi centimetri dal mio piatto, Gianni ci guardava
– Simone … cosa vuoi fare? –
– Condire la tua pasta. A una succhiacazzi come te piacerà di sicuro. –
Se mi voleva umiliare di fronte al suo amico c’era riuscito. Ricominciai a masturbarlo.
– più veloce Patty –
Accelerai il movimento del braccio facendo così oscillare anche le mie tette che uscirono dal grembiule.

Simone sborrò abbondantemente sui miei spaghetti.
– ora mescola bene; sediamoci per mangiare –
In cucina avevo un tavolo a quattro posti; ero in mezzo a loro due
Simone passò dietro di me fermandosi per slacciarmi la pettorina.
– Lascia che Gianni veda le tue tettone. Non ti dispiace vero? –
– No, naturalmente –
Gianni allungò una mano per palparmi il seno
– Ho sempre desiderato farlo

La mamma di Daniela mi aveva sempre intrigato molto.

Da ragazza doveva essere uno splendore, ora era una gran bella donna. Bionda, i capelli morbidi,appena sopra le spalle con gli occhi azzurri. Aveva un bel corpo, morbido sensuale. Quello che mi attirava soprattutto era il seno, secondo me portava una quarta, valorizzato da ampie scollature dentro le quali avrei volentieri messo le mani. Quando camminava le sue tette ondeggiavano piacevolmente; in casa mi pareva facesse spesso a meno del reggiseno.
Non so come avesse fatto Simone a portarsela a letto e ancora meno a convincerla a vedere me ma la cosa non mi interessava più di tanto.

L’avevo vicina. Simone l’aveva scoperta. Se le tette erano come il culo…. ,
Erano anche meglio! Proprio belle, grandi e sode; i capezzoli, grossi e duri. Ne presi una in mano, da sotto, soppesandola, la palpeggiai, la strinsi. Le pizzicai un capezzolo poi l’altro;li tirai; emise un gemito. Mi eccitava quella donna, quel suo aspetto da allegra vacca sottomessa.
Mangiò la pasta. La crema che la condiva doveva piacerle veramente. Alla fine pulì anche il piatto con il pane.

– Invece che gli “spaghetti alla puttanesca” hai preparato “gli spaghetti alla troiona” –
Simone rideva di gusto
– E se gli è gustati tutti; ne ha un po’ sul mento –
Si pulì con il tovagliolo; ci chiese se volevamo altro. Preparò il caffè. Rigovernò e rimise in ordine la cucina. Vederla muoversi vestita del solo grembiule era estremamente piacevole. Il suo seno si muoveva morbidamente; i tacchi alti la facevano sculettare per bene e qualche pacca sulle natiche nude ci stava bene.

Rideva e faceva finta di difendersi.
– e se passassimo di là – propose Simone – ho parlato tanto a Gianni della tua abilità con la bocca; dimostragli quanto sei brava –
– mettetevi comodi che vi raggiungo –
Mi spogliai, e mi sedetti sul letto, la schiena appoggiata alla spalliera. Poco dopo arrivò Patrizia, si era tolta il grembiule. Sul pube un triangolo perfetto di pelo biondo. Salì sul letto, si distese perpendicolare rispetto a me, le gambe appena divaricate, appoggiata sui gomiti il busto sollevato, il viso all’altezza del mio inguine.

Cominciò a leccarmelo. Lunghe linguate. Senza mani. Sulle palle. Le prendeva in bocca. Sentivo la sua lingua sullo scroto. Partiva dalla base e saliva. Mi passava la lingua intorno. Il mio cazzo cresceva. Lo prese tra le labbra. Lo succhiava. Più cresceva e più lo prendeva tra le labbra. Sentivo la sua lingua calda. La sua bocca umida. Allungai una mano verso il suo seno. Palpavo. Stringevo. Mi prese il cazzo tra le mani, lo segava; la sua testa si muoveva lungo l’asta.

Lo prendeva fino in gola. Non l’avevo mai avuto così duro. Me lo baciava; passava la lingua sulla cappella. Mi stringeva le palle. Aveva ragione Simone: era una pompinara fuori dal comune.

Patrizia stava succhiando il cazzo di Gianni; a giudicare dalla sua espressione la porcona lo stava facendo bene. Sapevo quanto era brava. Vederla così impegnata mi eccitava. Era distesa sul letto, con la figa e il culo disponibili, ed io avevo il cazzo duro.

La esplorai fra le cosce. Le palpeggiai la passera. Allargò le gambe. Come pensavo, ne prendeva volentieri due.
Il troione aveva una bella figa tonica dentro la quale il mio uccello nuotava a meraviglia. Glielo ficcai dentro pompandola brutalmente. La tenevo ferma per i fianchi così da colpirla profondamente in vagina, fino in fondo. Volevo sfondarla e mi stimolava molto quando gemeva e si lamentava.
– pensa a quando scopo tua figlia, la sollevo a colpi di cazzo; per ora ha una fighettina ancora stretta, ma la trasformerò in una vaccona come te –
Gianni era arrivato: lo vidi mentre premeva la testa di Patrizia verso di sé, puntare i piedi sul letto e sollevarsi verso di lei per scaricarsi nella sua gola.

– ingoia tutto, puttana succhia cazzi –
– dagliela tutta, oggi la riempiamo –
Le eiaculò in gola. La sollevai in ginocchio, la testa tra le braccia piegate; ripresi a scoparla con tutta l’energia che avevo. Il mio cazzo batteva il suo utero come un martello.
– ti piace il mio cazzone, maiala –
– ahhhhhh –
– lo so che ti piace –
Il puttanone si lamentava ma godeva.

Ero la loro cagna da montare a piacimento.

Mi penetravano con i loro giovani cazzi duri e mi davano la loro sborra. Avevo leccato e succhiato Gianni perché mi piaceva farlo e volevo sentire il sapore della sua crema. Ero venuta assieme a lui. Simone mi stava chiavando. Sapeva che lo immaginavo mentre lo faceva con mia figlia, sapeva che mi causava una eccitazione perversa.
Mi vergognavo e contemporaneamente mi scaldavo.
La mia figa era completamente riempita dal palo di Simone, mi stava usando per il suo piacere e per farmi capire chi comandava.

Da brava maiala continuavo a godere. Alla fine liberò la mia figa, sapevo cosa voleva: mi girai verso di lui per farmi riempire di sborra la faccia.
– vai a lavarti e torna qui; non abbiamo finito –
– si, Simone

– Cosa te ne pare? – chiesi a Gianni
– Ti scopi madre e figlia, bella fortuna. Daniela è troia a letto come sua madre? –
– Non ancora. Ma è sulla buona strada. –
– Vuoi farmi provare anche lei? –
– Prima o poi mi piacerebbe.

Voglio prima sverginarle il culetto. –
– Non glielo hai ancora fatto? –
– Ho il cazzo troppo grosso, mi diverto con sua madre però –
– Lei non è più vergine neanche nelle orecchie –
– Puoi dirlo forte! –
– Eccola che arriva
Aveva fatto una doccia veloce; si distese tra noi un cazzo per mano. Gianni giocava con la sua figa; le tirava i peli ben curati, li arricciava tra le dita. Le cercò il clitoride, lo titillò.

La porcona cominciava a fremere;
– allarga le gambe –
la penetrò con due dita, facilmente
– è già infoiata Simone –
– è una cagna in calore, fatti montare da lei –
Gianni non era ancora perfettamente in tiro. Lei gli si mise a cavalcioni, sfregando la passera sul suo uccello.
– Dai Gianni, fammelo sentire. Fammelo crescere dentro –
Gianni le aveva messo le mani sul culo, guidandola avanti e indietro per farsi masturbare dalla figa di Patrizia
Non mi rimase che mettermi di fianco a loro e farmi succhiare il mio cazzo.

Non ci mise molto a farceli drizzare.
Era ormai impalata sul cazzo di Gianni. Le andai dietro; la spinsi sulle spalle costringendola a chinarsi in avanti. Le sue tettone erano pronte per la bocca di Gianni che poteva divertirsi mordicchiandole i capezzoli mentre la mungeva come una vacca. A me offriva il meraviglioso spettacolo del suo culo che imparavo a conoscere sempre meglio.
Le divaricai le chiappe così da vedere bene il buco; ho un cazzo grosso e il culo della porcona era uno dei pochi in cui potevo entrare senza problemi.

Me lo aveva succhiato bene, era duro e ben lubrificato dalla sua saliva. Appoggiai la cappella e iniziai a spingere. Facevo un po’ più di fatica del solito ad entrare, forse perché aveva la figa già impegnata. Mi pareva cercasse di impedirmi l’ingresso.
– Mi vuoi fare arrabbiare Patty? –
– No Simone, perché? –
Le diedi una violenta manata sul sedere. Urlò per la sorpresa e per il dolore. Gliene mollai un’altra.
– Fammi entrare zoccola –
– Siete troppi in due –
– Chissà quante volte l’hai fatto –
– Hai il cazzo troppo grosso –
– Allora ti rompo il culo –
– Fai piano, per piacere –
– Il piacere sarà mio –
Mi attaccai ai suoi fianchi e spinsi, come un trapano.

Lei era impossibilitata a muoversi e a difendersi. Gianni le stava strizzando le poppe.
Glielo infilai fino alle palle.
La pompammo nella figa e nel culo. Io la sculacciavo mentre Gianni si divertiva con le tette. Lei urlava e godeva. Smise solo quando la riempimmo di sborra.

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