lucia 6

Una mattina appena alzato trovai in cucina un biglietto di Lucia in cui diceva che era dovuta andare da sua sorelle che non si era sentita bene; diceva che sarebbe tornata l’indomani; quella mattina all’università non c’era lezione e avevo, tanto per cambiare, il cazzo duro, dapprima pensai di spararmi una sega sui collant della mia amante, andai in bagno e nella cesta del bucato trovai un paio di collant tuttonudo velatissimi sporchi del mio sperma e degli umori di Lucia, mi tirai fuori il cazzo dal pigiama e iniziai a menarmelo, poi mi fermai… mi era venuta un’idea in mente! Decisi di fare un salto al negozio di intimo della signora Eva; pensando a lei mi ribolliva il sangue nelle vene, certo Lucia era un’amante perfetta, ma volevo ugualmente provarci con quella stupenda cinquantenne.

Arrivai davanti al negozio, dal vetro di fuori la intravidi dietro il bancone intenta a sfogliare una rivista, era sola, tutto giocava a mio favore; entrai e salutai, lei si voltò e dall’espressione che fece capii che si ricorda benissimo di me.
“Prego, in cosa posso esserle utile?” Era arrossata e la voce le tremava un po’, io tolsi un sacchetto dalla tasca della mia giacca e dal sacchetto estrassi il collant imbrattato.

“Vorrei un collant simile a questo. ”
“Sì…” Eva prese il collant in mano, lo distese e immediatamente notò le chiazze che io e Lucia avevamo lasciato su di esso, Eva sussultò, stava avvampando, mi guardò in viso e io le sorrisi.
“Un attimo solo. ” Eva poggiò il collant sul bancone e andò verso uno scaffale, camminava lentamente, quasi che le gambe non la reggessero. Portava un tailleur grigio chiaro, collant bianchi lucidi e delle scarpe con tacco alto.

Mentre era voltata le guardavo le gambe, sontuose, perfette, il tacco alto metteva in risalto i suoi polpacci ricurvi e sensuali; tornò verso di me e con un filo di voce ed un espressione seriosa mi disse che il modello che cercavo era finito.
“Le serve dell’altro?” Chiese guardandomi fissa negli occhi.
“Mi piacciono molto le calze che indossa lei. ” Risposi ricambiando lo sguardo.
“Sono dei collant. ” Sottolineò Eva.

“Le stanno divinamente. ”
“Ne vuole un paio per sua…” La donna non sapeva come riferirsi a Lucia.
“Sì perché no…”
“Glie ne prendo un paio, mi aspetti”
“Aspetti, ho detto che mi piacciono le sue calze, quelle che sta indossando lei in questo momento. ” Eva strabuzzò gli occhi. “Mi faccia vedere meglio come le stanno addosso, il suo gusto è decisamente impareggiabile. ”
“Ma veramente…”
“Andiamo…” sorridendo mi avvicinai a lei, posai le mie mani su quelle di Eva e le portai sui suoi fianchi, Eva prese il lembo della sua gonna e lo alzò un po’.

“Ancora, mi faccia vedere le cosce. ” Eva sembrava un automa, alzò la gonna fino a metà coscia.
“Mi faccia vedere tutto il collant…” Eva mi esaudì ed alzò la gonna fino alla vita, sotto al collant portava delle mutandine bianche, aveva anche un po’ di pancetta e della cellulite sui fianchi.
“Lei è bellissima. ” Le dissi, Eva era rossa in volto e aveva gli occhi languidi, posai le mani sui suoi fianchi accarezzandola, quindi pian piano le spostai dietro sul culo enorme e sodo e lo strinsi mentre mi fiondavo con il viso sul suo collo, baciandola e leccandola, Eva si abbandonò con un gemito nelle mie braccia e mi strinse la testa verso di sé.

“Aspetta, chiudo la porta del negozio ed andiamo di là nel ripostiglio. ” Il mio cazzo premeva per uscire dai pantaloni, mi aspettava una straordinaria chiavata!
Nel ripostiglio c’era una scrivania, ricoperta di carte e documenti, shitoloni ripieni di merce e, su un lato un vecchio divano foderato in velluto, Eva mi tirò verso il divano, quindi mi lasciò libero e si tolse il tailleur, prima la giacca e poi la gonna, sotto aveva una maglia celeste che sfilò immediatamente e con uguale velocità si liberò del reggiseno bianco che a stento conteneva i suoi seni.

Non resistetti e mi lanciai sui suoi capezzoli, leccandoli e succhiandoli, Eva emetteva gemiti e lamenti, si stava eccitando sempre più; davo dei piccoli morsi sui capezzoli rossi e passavo la lingua sulle areole enormi, sentivo il sangue pulsare nei seni bianchi della donna.
Eva si tirò giù i collant insieme alle mutandine, la sua figa era enorme, nera, pelosa, già bagnata e pronta per essere violata dal mio membro.
“Rimettiti il collant.

” Le dissi tra una succhiata e l’altra.
“Sei un porco, un pervertito, ti eccitano le mie calze vero? Sborri solo al pensiero di vedermi indossare i collant! Chissà quante volte ti sei menato l’uccello pensando alle mie gambe avvolte nel nylon”
“Sì è vero, e tu sei una troia che gode al pensiero di un giovane cazzo che si strofina sul tuo culo coperto dal collant e che poi ti sborra sulle gambe e suoi piedi!”
Eva si era rimessa il collant bianco che indossava anche prima, io intanto mi ero spogliato e dai boxer avevo tirato fuori il mio cazzone che era diventato gigante e durissimo.

“Lo vedi? È già pronto per infilzarti, ma penso che a te piacerebbe prima prenderlo nella tua dolce bocca. ”
Eva sorrise maliziosa, si sedette sul divano, posò le mani sui miei fianchi e prese in bocca il cazzo, prima ingoiò la cappella, le sue labbra erano piene di rossetto che sbavò al contatto con la mia cappella umida, ben presto sia la mia asta che i bordi della sua bocca erano tinte di rosa, Eva faceva scorrere il mio membro nella bocca, andando avanti e indietro con la testa, gli umori che sgorgavano copiosamente dal mio cazzo le scendevano lungo le guance andando a bagnare le sue mammelle che sobbalzavano per la foga che Eva metteva nel pompino, dopo un po’ presi Eva per i capelli, le tirai indietro la testa e le sputai in faccia, lei aprì la bocca e le sputai nuovamente, questa volta in gola, quindi riprese il pompino.

Dopo alcuni minuti sfilai il cazzo dalla sua bocca e le feci divaricare le gambe, con i denti le ruppi il tassello dei collant, tirandole anche un po’ di peli della figa, glie la leccai e mi accorsi che era già un lago di piacere, era pronta per ricevere il mio cazzo; le divaricai le gambe tenendole dalle caviglie e premetti la punta del cazzo sulla sua figa, il cazzo entrò come se fosse burro caldo, iniziai a chiavarla sempre con più foga, le mie palle sbattevano sull’interno delle sue cosce e, per aumentare l’eccitazione, le leccavo le piante dei piedi coperte dal nylon, ero in estasi, leccavo e scopavo come un forsennato mentre Eva godeva come un’ossessa.

“Sfondami, riempimi tutta di sborra, sì ancora, ancora!”
Prolungai la chiavata il più possibile, il mio cazzone si trovava perfettamente a suo agio nell’utero caldo di Eva; quando ormai ero sul punto di venire, tolsi il cazzo e lo puntai sulla figa, venni in numerosi getti di sborra che le bagnarono la figa, quindi indirizzai i getti verso le sue cosce e i suoi piedi, infine, stremato, mi buttai sul divano.
“Non ti azzardare a togliere quel collant, lo devi tenere addosso per tutta la giornata!” Le comandai, Eva intanto si stava massaggiando con una mano una tetta e con l’altra le labbra della figa imbrattate di sperma.

“Come vuoi, farò tutto quello che vorrai, sarò sempre qui pronta ad essere trattata come una puttana, voglio essere la tua troia personale. ”
Una delle mie troie personali, pensai sorridendole.

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