L’infermiera

“Iniziamo con queste sei iniezioni e riposo assoluto. Mi raccomando il riposo o rischiamo di finire sotto i ferri”. Aveva sentenziato il medico per curare un fastidioso mal di schiena che da tempo mi affliggeva.
Bella prospettiva. Stare a letto per una settimana in questa stagione non era certo esaltante.
Usciti dal medico, ero con Raoul, avevamo chiamato subito Maria, la mia infermiera, per accordarci a farle.
“Sono a casa in questo momento e visto che abito sopra la farmacia se tu volessi iniziare subito vieni pure su.

Non acquistare le siringhe, ce l'ho in casa”. Era stata la risposta di Maria.
Di solito Maria veniva da me a domicilio ma visto che ero già lì.
Ne avevo fatto da lei altre sei iniezioni qualche mese prima sempre per lo stesso motivo.
Biondina, bel fisico, almeno una quarta di seno piacevolmente esposto.
Movenze sensuali, non proprio bellissima di viso ma nell'insieme aveva quel qualcosa che piaceva.

Aveva precedentemente mostrato un certo interesse nei miei confronti soprattutto quando finita l'iniezione stava minuti a massaggiarmi ed accarezzarmi i glutei.
“Per fare sciogliere meglio il liquido” Diceva.
Ma non si era mai spinta oltre nonostante avessi cercato maliziosamente di provocarla.
Finite quelle iniezioni non c'eravamo più viste e ne sentite.

Nel frattempo eravamo arrivati da lei.
Avrei preferito se fossi stata da sola, anzi avevo precedentemente detto a Raoul di incamminarsi verso casa e che l'avrei raggiunto successivamente.

Abitavamo solo qualche centinaio di metri da Maria.
Ma figuriamoci se Raoul si fosse perso l'occasione di vedere farmi fare dal vivo una punturina vera.
Spesso, anche da adulti, provavamo eccitazione nel giocare al dottore con la classica visita medica con qualche finta punturina sul mio culetto.
Piaceva ad entrambi giocare alternandosi a fare il dottoressa o l'ammalata.
Ci eravamo addirittura attrezzati con camici da medico e da infermiera , siringhe di plastica e qualche attrezzatura medica per far sembrare tutto più realistico.

Maria era da sola a casa. La mia impressione era stata che lei pensasse che io fossi da sola.
La presenza di Raoul in effetti ci metteva in qualche modo ci condizionava. Infatti eravamo state molto sulle nostre.
L'ambiente era piccolo e per la gioia di Raoul la punturina era stata fatto in soggiorno in sua presenza. Una punturina in piedi. Abbassati i pantaloncini e mutandine quanto bastava.
Mi sarebbe piaciuto una situazione diversa.

Per le successive iniezioni le avevo chiesto di venire lei a casa mia.
Avevo avuto conferma della mia sensazione quando l'avevo chiamata il giorno successivo per accordarci.
Aveva iniziato subito a farmi complimenti dicendo che ero sempre molto carina, sensuale e che la presenza di Raoul l'aveva condizionata non poco.
Avevo avuto l'impressione che stesse per aggiungere qualcosa ma si era azzittita anche perché l'avevo interrotta con un perentorio:
“Quando vieni”? Le avevo chiesto.

“Puoi adesso”? Mi aveva risposto.
“Wow. Certo che posso. Non speravo di meglio. Sono anche da sola”! Avevo risposto d'istinto, con entusiasmo.
“Mi sembrava che mi volessi dire ancora qualcosa. O mi sbaglio”? Avevo proseguito con l'evidente intenzione di entrare subito in sintonia.
“Dai ne parliamo a voce, tanto sono già sotto casa tua”.
Non stavo più nella pelle. Ero già eccitatissima.
C'eravamo subito abbracciate , cosa che non avevamo fatto il giorno prima davanti a Raoul.

“Dai accomodati e parliamo”. Avevo proposto forse un po' frettolosamente. Ma ero impaziente.
“Cosa ne dici di fare subito l'iniezione e ci togliamo il pensiero”. Aveva risposto.
Avevo capito che aveva bisogno di sbloccarsi piano piano.
“Ok dai, andiamo in camera come al solito”.
Avevo notato i suoi sguardi su di me mentre ci recavamo in camera da letto.
Indossavo solo una t-shirt che copriva e non copriva.

Mi ero messa subito in posizione. Avevo alzato la t-shirt senza però abbassarmi le mutandine.
Ero troppo impaziente ed eccitata.
Vedevo Maria intenta a preparare la siringa ma il suo sguardo più volte era sul mio culetto ancora leggermente nascosto da leggero velo delle mutandine
La guardavo con attenzione. Mi piaceva guardarla. Mi eccitava vederla preparare la siringa.
Ero già bagnata, percepivo una gran voglia di toccarmi, ma dovevo trattenermi.

La prospettiva di dovermi scoprire, abbassare le mutandine, sentire la sua mano che avrebbe massaggiato il mio culetto mi faceva andare in orbita.
Eravamo rimaste in silenzio, quasi isolate ognuna assorta nei propri pensieri.
Quasi volessimo rimanere concentrate e viverci il momento di piacere.
Aveva rotto lei il silenzio dicendomi “Dai sù. Sono pronta”!
Mi ero abbassata le mutandine quasi a metà gamba. Mi piaceva che fosse abbassata fin lì.

Maria aveva iniziato il massaggio lentamente con un patuffolo di cotone impregnato con il disinfettante.
Ero già eccitata e sentire l'odore del disinfettante e il suo freddo contatto sulla mia pelle mi eccitava ancora di più. Quanto avrei voluto infilarmi le dita nella passerotta ed esplodere in un orgasmo in quel momento.
Maria aveva aumentato gradualmente l'intensità del suo massaggio quasi volesse farmi capire che era il momento.
Avevo chiuso gli occhi per concentrarmi e godere meglio il momento.

Un morso leggero sulle labbra e non ero riuscita a trattenere un sospiro di piacere quando aveva introdotto l'ago e iniettava il liquido.
“Non dirmi che ti ho fatto male”? Mi aveva chiesto.
“Sei bravissima, come al solito. Mi fai sentire rilassata. Poi non gemito di dolore”. Le avevo risposto un po' spudoratamente. Ma dovevo pur farle capire qualcosa.
Avrei addirittura preferito dirle che mi mancava poco all'orgasmo per quanto fossi eccitata.

Maria estratto l'ago aveva iniziato il suo solito lunghissimo massaggio.
Ero stata io a dirle, anche per continuare la provocazione:
“Mi piace come mi massaggi. Continua se puoi. Mi rilassa moltissimo”.
“Bene sono contenta. Oggi ho tutto il tempo che vuoi”. Aveva risposto.
“Wow”! Era stata la mia entusiasmante risposta.
“Cosa mi volevi dire prima”? Avevo continuato.
“È un discorso un po' difficile da iniziare”. Aveva risposto titubante.

“Dai Maria. Bisogna pur dirlo prima o poi no? Mi sembra che la situazione è abbastanza chiara. Tu che dici”? Incitandola a parlare
“Hai capito che mi piaci vero? È una cosa strana per me. Ma sono attratta da te. Ti ho sempre desiderata. Sono attratta al punto che ti desidero quando sono da sola. Ieri sera e stanotte stavo impazzendo. Immaginavo questo momento e nel frattempo mi masturbavo naturalmente”. Aveva detto tutto di un fiato sbloccandosi mentre continuava a massaggiare.

“Sia chiaro che non ti desidero per un rapporto completo. Ti desidero per quello che facciamo. Mi sono accorta che a te piace ricevere un'iniezione. Ho notato che cerchi di trattenere la tua eccitazione e nello stesso modo io trattengo la mia”. Aveva proseguito.
L'ascoltavo. Mi piaceva pensare di essere oggetto di desiderio da parte di qualcuno. Ma quella frase ti ho sempre desiderata non mi quadrava. Perché quel sempre?
Non c'eravamo mai frequentate.

Ci vedevamo sporadicamente e casualmente magari al supermercato. Ma solo un saluto senza fermarsi quando ci si incontrava. Ma non era quello il momento per chiederle il perché.
L'avevo interrotta solo per incitarla, dicendole:
“Continua Maria, non fermarti, dai sfogo alla tua fantasia. Sono qui! Sono eccitatissima. Prima mancava poco che raggiungevo un orgasmo. Ho dovuto trattenermi. Ma adesso non voglio più trattenermi. Dai continua a massaggiare. Mi piace da impazzire. Anche l'idea di ricevere da te, anche per gioco un'altra iniezione mi fa sballare”.

“Laura, sappi però che sono pronta per andare oltre. Ma per giocare si”. Aveva risposto.
“Dai allora giochiamo”! Avevo risposto, mentre restando in quella posizione avevo infilato la mia mano sotto la pancia è iniziato a toccarmi la passerotta.
Maria da parte sua si era finalmente sbloccata. Si era tolta la gonna ed era rimasta solo con le mutandine mentre si era messa a cavalcioni su di me.

Aveva iniziato anche lei a masturbarsi con una mano infilata nelle mutandine mentre con l'altra simulava un'iniezione.
Non andava oltre. Non mi toccava le parti intime. Solo ogni tanto usando una sola mano mi allargava le chiappe come per vedere il buchetto del culetto e con l'altra continuava a masturbarsi.
Non parlavamo. Ci stavamo masturbando ognuna per proprio conto immerse nelle nostre fantasie e godevamo concentrate i nostri piaceri.
Si sentivano solo i nostri sospiri.

I nostri mugugni di piacere.
Dai suoi gemiti, dai suoi urli di piacere ogni volta che simulava con la mano un iniezione.
Non so quanto era andata avanti.
Successivamente esausta si era messa sdraiata al mio fianco.
Indossava sempre le mutandine non l'aveva tolte.
Avevo voglia di scoprirla. Di vederla. Di toccarla. Di baciarla.
Ma capivo che non dovevo forzare. Rischiavo di rovinare tutto.
Ma la tentazione era era forte.

Mi ero girata sul fianco rivolta verso di lei.
Avevo iniziato a sfiorarla. Accarezzandole i turgidi capezzoli di un seno morbidoso.
All'inizio non reagiva, ma dopo un po' mi aveva bloccata.
“No ti prego Laura. Non sono pronta a questo”!
“Tranquilla Maria. Ho solo voglia di guardarti. Fatti guardare. Fammi vedere quello che tanto desiderato e che sicuramente desidererò più tardi. Ho voglia di vederti nuda. Di guardarti”.

Non si era opposta.
Aveva voglia di essere toccata ma bisognava vincere le sue ormai deboli resistenze.
Le avevo abbassato le mutandine scoprendole una passerotta, leggermente pelosa, con le sue labbra in vista ancora umide dai suoi recenti sfoghi.
Non aveva opposto resistenza quando le avevo tolto completamente le mutandine.
Era tutta nuda. Lei mi guardava in silenzio mentre vogliosamente si mordicchiava le labbra.
Le avevo allargato leggermente le gambe.

Si contraeva. Spingeva il bacino verso di me.
Vedevo perfettamente il suo spacco della passerotta mentre accarezzavo il suo interno coscia.
Una pelle liscia e morbida, molto eccitante.
Le avevo allargato ancora di più le gambe. Ormai ero quasi spalavate. Muovevo la mano su e giù.
Ogni vota che salivo cercavo di guadagnare qualche centimetro. Salivo sempre più su. Sentivo la sua umidità mentre le sfioravo le labbra della passerotta ormai bene aperta.

“No, Laura ti prego non farlo”. Aveva detto sospirando.
Non le avevo dato retta ed avevo continuato infilandole le dita tra lo spacco umido.
Le mie dita entravano in profondità dentro di lei aiutate dalle sue contrazioni e dalle sue spinte del bacino verso l'alto.
Cercava di dire no, ma non ci riusciva. Sentivo le sue contrazioni di piacere sempre di più.
Spingeva verso di me quasi volesse chiedermi di spingere le dita più in fondo.

I suoi movimenti di bacino diventavano sempre più veloci. Talmente veloci che non riuscivo io a coordinarmi.
Era lei che muoveva su e giù il bacino con spinte sempre più in alto.
Con una mano aveva preso la mia mano per tenere ferme le mie due dita dentro di lei, mentre con l'altra mano si titillava il clitoride.
A me non restava altro che guardarla. Vedere il movimento del bacino, su e giù su e giù su e giù, sempre più veloce
Mi diceva o meglio gridava di non fermarmi senza rendersi conto che stava facendo tutto lei.

Era bello guardarla mentre si masturbava e mi masturbavo a mia volta titillandomi il clitoride quasi con la sua stessa veemenza.
I suoi erano più gemiti ma veri e propri urli di attesa ad un godimento che si preannunciava esplosivo.
Ormai sembrava o era indemoniata per come di dimenava.
Un urlo liberatorio misto ad un sorriso rilassante mentre esplodeva in un orgasmo interminabile e di un'intesità galattica.
Sembrava non finisse mai.

Continuava con i suoi mugugni di piacere mentre tenendomi sempre la mano si faceva accarezzare con le mie dita un caldissimo spacco della passerotta strabagnata.
Solo dopo qualche minuto aveva allontanato la mano lasciandosi abbandonare ad un dolcissimo e meritato relax.
Mi ero successivamente sdraiata accanto a lei.
Lei supina ed io sdraiata sul fianco.
Pensavo ancora a quel ti ho sempre desiderata. Volevo farle la domanda ma avevo preferito godermi quel momento.

La guardavo. Le accarezzavo il seno, i suoi ancora turgidi capezzoli.
Non parlavamo.
Ascoltavamo il silenzio.
Era stata lei ad interromperlo con un candido, eccitante ed alquanto spiazzante:
“Pratichi sesso anale”?
Mi sarei aspettata qualche parola dolce preludio a qualche coccoli ma quella domanda mi aveva letteralmente colta di sorpresa.
“Ho provato più volte con Raoul, anche ultimamente sembrava quasi, ma poi alla fine rinuncio.
Diciamo che mi piacerebbe.

Ma perché me lo chiedi”?
Mi aveva fatto girare con il culetto in aria. Un po' di preoccupazione mi era venuta.
Aveva iniziato ad accarezzarmelo.
Mi aveva aperto le chiappe scrutando ed accarezzando il mio buchino.
La lasciavo fare volevo capire le sue intenzioni.
Mi aveva dato un paio di sberlette sulle chiappe prima di avvicinarsi e baciarle dolcemente.
“Ne parliamo la prossima volta”! Aveva risposto.
Ah però!!
Ma non aveva detto di non essere pronta per certe cose?
In attesa
Click
Laura.

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