Le mie storie (12)

In questo mio viaggio indietro nel tempo, a ripercorrere questi miei primi quarant'anni, ho visto che da parte di coloro che mi leggono, si è creata una sorta di simpatia nei confronti del “ragazzino”. Così dopo avervi raccontato un rapporto che per quanto mi portasse piacere, mi angosciava altrettanto, di qui a poco leggerete un po' di “avventure” strampalate che ho vissuto insieme a questo mio compagno di “giochi”. Il nostro rapporto, tra una cosa e l'altra, è durato quasi dieci anni.

Naturalmente ci sono stati periodi in cui non ci siamo visti, altri in cui invece la frequentazione era più assidua. La cosa che però ha accompagnato questa sorta di strana amicizia tra due persone così diverse è stato sempre il divertimento. Io con lui ho sempre sorriso, anche quando la sua fantasia mi coinvolgeva in cose alle quali non avrei mai pensato. Ribadisco che era un grande maialone, ma quante risate ci siamo fatti.

Le piccole storie che vi racconterò non hanno una successione cronologica, la mia memoria comincia a fare difetto, ma semplicemente sono episodi simpatici che spero potrete apprezzare.
Stava cominciando l'estate, lui era andato ad Amsterdam con gli amici per un viaggio di piacere. Di ritorno si presentò a casa mia con un pacco regalo. Conoscendolo piuttosto bene immaginai cosa potesse essere anche se a dire la verità non avevo mai visto uno da vicino.

Tolsi via la carta ed eccomi apparire un enorme fallo di plastica con alla base delle ventose. Mi guardò ed incominciò a ridere. Io non l'avevo mai visto un qualcosa del genere, lui lo prese per un attimo e mi fece vedere che sotto c'era un piccolo interruttore. Lo spostò e d'incanto questo uccello cominciò a vibrare ed a roteare. Mi chiese di provarlo, io sinceramente ero un po' titubante ma i suoi modi simpatici e la sintonia naturale che c'era fra noi mi fecero abbassare le mutande nel giro di qualche minuto.

fermai questo coso sulla sedia e poi piano piano mi ci poggiai sopra. All'inizio mi veniva soltanto da ridere nonostante la mia micia si cominciasse a bagnare, piano piano entrava sempre più dentro naturalmente il ragazzino guardandomi si eccitò e dopo poco tirò fuori il suo uccellone. Le risate piano piano lasciarono il posto al piacere, mentre mi lasciavo scopare da questo aggeggio di plastica, il ragazzino me lo mise in bocca. Non ero tanto coordinata ma ricordo che mentre stavo venendo, lui mi venne sulle tettone.

A memoria credo che fu l'unica volta che “quel coso” fu utilizzato. Credo di averlo ancora nascosto nella sua s**tola in fondo ad un cassetto.
Inverno inoltrato, lo ricordo benissimo perché quel giorno avevo un vestito che mi piaceva tanto. Era una sorta di lungo pullover che con il collo alto mi arrivava quasi fino alle ginocchia. Non potete avere idea della comodità. Sotto come sempre portavo le autoreggenti e sopra oltre naturalmente alle mutandine, una canottiera di cotone (fedele compagna di viaggio ancora oggi, visto che odio i reggiseni).

C'era una specie di cena di famiglia a casa del ragazzino e di sua madre. Lei mi invitava sempre perché diceva che oltre a darle una mano, le tenevo anche compagnia in quanto i suoi parenti non è che fossero tanto tollerabili. Io mi lasciavo coinvolgere un po' perché comunque si mangiava molto bene (il che per me è molto importante), poi perché a queste cene assistevo quasi sempre agli show del mio giovane amico.

A memoria credo ci fossero una decina di persone, al di là della sottoscritta la media dell'età era piuttosto avanzata, direi sopra i cinquanta. La mamma del ragazzino è originaria di un paesino dell' Abruzzo, e di tanto in tanto scendono i parenti per venirla a trovare. Come al solito il ragazzino mi si sedette di fianco e tanto per cambiare si attaccò con una delle sue mani alle mie cosce. Il vestito sotto al tavolo salì presto quasi fino all'inguine, a lui piaceva molto avere le mani al calduccio.

Io ero abituata, ed il fatto di sentirmi toccare in mezzo a tanta gente mi stuzzicava parecchio. Naturalmente appena cercava di entrare con le dita nella mutanda, lo ricacciavo indietro, anche perché dovevo mantenere un mio contegno. Alla fine della cena balli e canti tradizionali, tra le risate generali capii da chi probabilmente avesse preso il ragazzino. Infatti uno dei suoi zii, in una specie di tarantella (o qualcosa del genere) con naturalezza ogni tanto mi poggiava la sua mano sul sedere.

Io con lo sguardo lo facevo notare alla mia amica, lei rideva e diceva di continuare, anche perché quelle mani ad onor del vero se le beccava anche lei. In un momento di calma, mi venne vicino chiedendomi scusa, ma dicendo che non c'era malizia da parte di quei simpatici vecchietti. Io mi permisi di dubitare ma alla fine ci stavamo divertendo, e non è che avessero fatto chissà cosa. La serata volgeva alla fine, la mamma del ragazzino riuní gli ospiti per accompagnarli ad una pensione che sta a pochi metri da casa loro.

Io intanto ero addetta a sparecchiare la tavola. Ricordo che prima di uscire la mia mica mi disse, di farmi aiutare dal figlio. Mentre annuivo, immaginavo in che modo lui avrebbe voluto aiutarmi. Neanche fossi una veggente, dopo qualche minuto, giusto il tempo di salutare la comitiva e chiudere la porta di casa che me lo ritrovai dietro di me, con il suo affare poggiato sulla parte bassa del mio vestito. Ci mise un paio di secondi a sollevarmelo, un altro paio di secondi per abbassarmi le mutandine ed ero piegata sul tavolo del suo salone mentre mi scopava.

Il tempo di incominciare a provare piacere che si fermò un secondo, io mi girai per capire il perché, e lo vidi spalmarsi una crema sulla mano. Dopo poco il suo uccello era nel mio culo che si muoveva avanti e indietro. Dopo un po' mi venne sulla schiena e quasi contemporaneamente sentimmo il citofono che squillava. Non fece neanche in tempo a pulirmi. Abbassai di nuovo il vestito e finii di sparecchiare. Lui intanto credo che si fosse dileguato nel bagno tanto che al suo ritorno la mamma gli urlò dietro.

Credevo di poter raccontare anche altri episodi, ma evidentemente lo farò una prossima volta… anche perché non è che poi le mie avventure siano infinite, anzi devo cercare di centellinarle….

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