L’amico di chat

L'AMICO DI CHAT

Lo avevo conosciuto in chat, biondo, occhi chiari magro, un po’ bastardello, ma era proprio questo che mi piaceva di lui e anche quando mi trattava male lo perdonavo subito. È il profilo di Andrea, milanese ma di origini siciliane ed io siciliano doc. Ci conosciamo per caso, ma si sa nulla succede per caso: confidenze, esperienze, lui molte a suo dire, io poche, per non dire nessuna (omosessualità scoperta un po’ tardi ed ancora vergine).

Due caratteri opposti, ma gli opposti si attraggono: lui si definisce una troia incapace di innamorarsi seriamente, io sincero fino a dire basta intanato in un contesto sociale e culturale che poco mi aiuta a vivere la mia sessualità in libertà.
Si chatta per più di due anni, ma non ci scambiamo i cellulari perché teme di stare sempre attaccato al telefonino: un giorno mi accusa di averlo stregato e che pensa anche troppo a me.

Poi lui dice che a settembre andrà come di consueto in Liguria da un amico per cui non sarà presente per una settimana circa ma da quella volta nessuna notizia.
Comincio a preoccuparmi, è passato un mese e niente, ne passano anche due, poi guardo il suo space e lo trovo aggiornato di foto. Penso forse sarà impegnato e allora gli mando un messaggio, ma nessuna risposta. Ci si mette pure il pc: un calo di tensione mi lascia senza computer per quasi un mese.

Finalmente il pc è di nuovo funzionante mi connetto e mi pare di trovarlo on-line: gli mando un ciao grande quando una casa, ma poi il suo account è off-line. Da settembre a novembre nessuna notizia, ogni tanto guardo il suo space ma non vi sono più aggiornamenti.
Cambio gestore telefonico per cui ancora una volta mi ritrovo senza adsl: che tragedia!! Ogni tanto dall’ufficio guardo, ma nulla di nuovo. È sparito o non vuole più sentirmi?
Continuo a preoccuparmi, e una sera pensando ad una possibile spiegazione, stanco dopo una durissima giornata di lavoro, mi addormento.

Mi ritrovo in ritardo per andare a lavoro, ma per fortuna il capo non se ne accorge. Smonto all’una stanco e poiché è sabato di pomeriggio non lavoro. Mi preparo per la serata, ma decido di fare una passeggiata da solo tanto per vedere un po’ di negozi e poi rincasare: niente pizza stasera – dico agli amici della comitiva – sono stanco e per di più non sono di buon umore. Guardo qualche vetrina, ogni tanto incrocio lo sguardo di qualche ragazzo, due per l’esattezza, che sebbene fidanzati, a spasso con la ragazza mano per mano, mi squadrano dalla testa ai piedi, e aggiungo non per curiosità, ma quasi quasi mi spogliano con gli occhi.

Tre anni di palestra, abbigliamento da fighetto, 173cm per 65 kg, bei pettorali, culetto tondo, biondo, occhi castani, non mi lasciano inosservato.
Avevo quasi terminato la mia passeggiata quando mi vedo coprire gli occhi. Non avevo la più pallida idea di chi potesse essere; qualche secondo di silenzio e poi sento una domanda: Leo indovina chi sono?. Non ci potevo credere, una volta accusandomi di averlo stregato perché non poteva fare al meno di pensarmi (ma diciamoci la verità gli accadeva sempre in una nuova o pseudo amicizia o pseudo relazione, fuoco di paglia insomma), mi disse che un giorno mi avrebbe fatto una sorpresa del genere.

“Andrea, ma tu sei veramente pazzo”. “Già, lo sono veramente, me lo hai sempre detto in fondo!!!”.
Lunga chiacchierata, fra spiegazioni e varie risposte, e poi tutto si aggiusta. Decidiamo di andare fuori paese, e poiché lui è provvisto di macchina (del cugino di Palermo per la precisione), lo porto in un ristorante dove si paga sì, ma si mangia divinamente. Chiamo casa e dico che sono a cena con un amico e che a dormire vado dalla nonna poiché da lei c’è qualche camera in più.

Avviso pure lei che come al solito è stracontenta di sapere che dormo a casa sua.
Concordiamo il menù: antipasto tradizionale e lo convinco a provare il filetto al pepe verde. Ottimo come sempre anche il vino. Ceniamo in una saletta appartati, con una bella musica di sottofondo dal tema natalizio.
Mi guarda e mi dice che di presenza sono diverso rispetto alle foto che gli ho fatto vedere, gli piaccio di più (in effetti le foto non mi rendono per come sono realmente e neanche i video).

Anche lui sembra diverso e in più dai discorsi affrontati anche meno bambino e viziato di quanto sembrasse in chat.
Terminiamo la cena e decidiamo di fare una bella passeggiata con eventuale shopping, durante il quale mi dice che un bel film davanti al camino della nonna non sarebbe male.
E così avvenne. Arrivo dai nonni alle 23 passate, li salutiamo e dopo le presentazioni, vista l’ora tarda si concedano. Rimaniamo da soli, lui sistema la sua roba in armadio e cassetti e decidiamo di metterci comodi in pigiama.

Apro il divano letto e mi guarda con occhi luccicanti, ed io cogliendo il messaggio decido di farlo soffrire un po’ (non mi voglio concedere subito): decidiamo che film guardare e mi siedo sul tappeto.
Gli avevo parlato di Queer as Folk, la versione americana e soprattutto della prima puntata, quella che preferisco e quindi dopo aver visto un po’ di film mi chiede di staccare e di vederla. Per me è sempre un emozione vedere la scena dell’incontro fra Brian e Justin il 17enne, in particolare la bellissima scena in casa di Brian, ovvero la prima volta di Justin.

Quaranta minuti di silenzio e alla fine della puntata lui dice: “Mi sa che assomigliano un po’ a loro, credo di essere simile a Brian e tu a Justin”. In effetti era vero, io ancora vergine e lui anche se più piccolo di me per tanti motivi con a carico molte esperienze. Comincia nuovamente a scusarsi dicendomi i motivi della sua assenza, e del suo silenzio: pensava che mi fossi innamorato di un altro e che quindi fra noi anche se lontani non poteva esserci nulla.

“Che stronzo – gli dico – ma quando imparerai a chiedere le cose e soprattutto a essere sincero con te stesso?” Lui si avvicina e ad un palmo dal mio naso mi dice “Leo hai ragione” e mi bacia.
Avevo pensato che quando lo avrebbe fatto avrei resistito un po’ per fargliela pagare, ma non ci riuscii. Mi tolse quasi il fiato e prima che me ne accorgessi mi aveva abbassato i pantaloni del pigiama.

Non potevo nasconderlo, ero eccitato e quando con una mano mi strinse a lui capii che anche i suoi 19 cm dichiarati erano veramente tali e duri.
Ci adagiammo, continuando a baciarci nel continuo vorticare delle lingue, sul divano letto, mentre l’uno spogliava l’altro. Cavolo baciava divinamente. Mi fece girare di spalle e dopo un attimo di pausa si distese su di me, cominciò a baciarmi sul collo, a mordicchiarlo e a mordicchiare e leccare le orecchie.

Cominciai a respirare in modo concitato: ero eccitato e mi eccitavo sempre più ad ogni passaggio della sua calda lingua sulla mia pelle. Scivolò giù giù fino a togliermi con la bocca gli slip e baciare e mordicchiare il mio culetto sodo e depilato. Mi veniva la pelle d’oca mentre aveva iniziato a inumidire il mio foro. Poi mi fece giare e me lo ritrovai dinanzi a me in tutta la sua bellezza: brillava di luce propria, sembrava quasi un angelo mai suoi occhi bruciavano di desiderio.

Questo momento l’avevo desiderato molto, avevo perso pure la speranza di viverlo, ma ora lui era qui con me abbracciato a me, ed era mio soltanto mio. Mi baciò ancora poi prese un profilattico, aprì la bustina con un strappo con i denti e mi disse: “infilamelo tu!!”. Toccai il suo cazzo, era caldissimo, duro, un po’ umido. Feci scivolare il profilattico fino alla base e poi lui mi disse: “Non preoccuparti, andrà tutto bene, ti piacerà; dimmi fermati e lo farò!!” Un po’ emozionato ma per nulla indeciso, gli dissi: “Lo volevo da tempo e lo desidero con tutto me stesso ora!! Solo fai piano”.

Prese le mie game e le poggiò sulle sue spalle. Si avvicinò a me inumidì il suo cazzo, lo sfrego un po’ nel mio sfintere e poi lentamente entrò in me. Emisi un piccolo lamento di dolore; lo pregai di fermarsi un attimo e lui dopo qualche secondo cominciò un lento ma preciso movimento. Ben presto fui invaso dal piacere e lo strinsi a me. Ci guardammo per un attimo negli occhi, poi riprese con un ritmo più veloce.

Il mio cazzo era duro e pulsava con lo stesso ritmo con cui il suo mi entrava dentro in tutta la sua lunghezza. Ero strafelice, non ero più vergine e l’avevo donata al mio Andrea il primo che avevo conosciuto in chat e che mi aveva immesso in un mondo che poco conoscevo.
Ci baciavamo e lui continuava a scoparmi con dolcezza: nessuna violenza, nessun atto che uscisse fuori dal puro scambio di amore far due uomini che si amano.

Ci stavamo amando, ci eravamo desiderati da molto anche troppo tempo e finalmente eravamo insieme ed ecco lui venne ed io insieme a lui. Ci abbracciammo e insieme ci recammo dentro la doccia per una sana rinfres**ta.
Sapevo che la nonna e il nonno non ci avrebbero disturbati e per questo motivo ci coricammo nudi abbracciati l’uno all’altro. Fu una notte bellissima, parlammo molto, programmammo pure le vacanze estive: lui sarebbe sceso dai suoi parenti a Palermo e saremmo andati in un camping insieme.

Poi ci addormentammo. Mi risvegliai, sudato e con le mutandine appiccicose. Divenni una furia: era stato solo un sogno, un bellissimo, stupendo ma irreale sogno.
Mi feci una doccia e come al solito mi recai a lavoro. Appena fui solo in ufficio gli mandai una e-mail: “Come al solito come un emerito imbecille mi ero anche preoccupato: troppo ingenuo e troppo sincero. Ho trovato il tuo space aggiornato di foto recenti e in più non figuro più fra i tuoi account.

Bene non disturbarti a rispondere non è necessario: come al solito non sei capace di essere sincero neanche con te stesso. Non crescerai mai!!!” (purtroppo a parte i nomi è tutto vero!!!).

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