L’addestramento di una sissy slave – Prendo s

E’ il primo di agosto, il giorno in cui dovrò presentarmi alla mia nuova Padrona per trascorrere un mese al suo servizio. In cambio riceverò un training professionale personalizzato. Un training da sissy slave. Sarò educata all’obbedienza e femminilizzata molto più di quanto non sia mai stata.

E’ stato Bull Bruno, il bull di mia moglie (e mio), a concordare con Melany, una stupenda Domina professionista, transex e autentica Dea dalla pelle d’ebano, questo arrangiamento.

Mia moglie è all’oscuro di tutto. Ufficialmente trascorrerò questo mese di agosto a casa del Bull onde evitare che la sua abitazione, situata in un quartiere piuttosto isolato, possa essere presa di mira dai ladri, durante la sua assenza. Già, perché come ogni agosto da qualche anno a questa parte, Il Bull e la mia signora trascorreranno assieme le vacanze all’estero, mentre io, come al solito rimarrò a Roma, da sola.

Come avrete notato, oramai uso il femminile quando parlo di me.

La mia trasformazione, fisica e psicologica, è stata lenta, ma inesorabile. Nel giro di qualche anno ho attraversato varie fasi: semplice marito tradito, cuckold consenziente, sissymaid sottomessa alla hotwife e al suo Bull. Attualmente vivo completamente “en femme” tra le mura domestiche, ma conservo la mia vecchia identità maschile (nella quale non riesco a riconoscermi più) nella vita sociale, sul lavoro, con parenti e amici.

Qualche settimana fa ho fatto la mia prima uscita pubblica al femminile: sono stata condotta da Melany (su suggerimento di Bull Bruno) in un locale transgender della capitale e lì ho trascorso la serata servendo sessualmente e facendomi possedere da diversi uomini.

All’indomani ho subito una sorta di primo esame a casa di Melany, al termine del quale sono stata giudicata abile e arruolata per il mese di agosto.

L’esperienza mi ha abbastanza intimorita. In un primo momento avevo anche deciso di non accettare l’arrangiamento per il mese di agosto, ma, col passare dei giorni, ho lasciato che l’eccitazione avesse il sopravvento sulla razionalità, finendo per acconsentire.

Secondo quanto programmato avrei dovuto essere lasciata sotto casa di Bull Bruno per le 10,20-10,30 al massimo, dal Bull, appunto, e da mia moglie, che da lì avrebbero proseguito in macchina verso l’aeroporto.

Grazie alla proverbiale lentezza di mia moglie nel prepararsi invece, è solo alle 11, 30 che, dopo un’ ultimo veloce saluto alla felice coppia vacanziera, posso chiamare un servizio di radiotaxi per poter raggiungere l’EUR.

***

Trovarne uno disponibile non è stato facile, e in più ero in ritardo già in partenza; sia pure non per colpa mia. Sono quasi le 12,20 quando suono al citofono di Domina Melany, e avrei dovuto essere qui per le 11,30 in punto.

-Si?

E’ indubbiamente sua, la voce calda che mi risponde.

-Sono Monique.

Faccio io.

-Sali.

Laconica, non c’è che dire. Sono un po’ in apprensione per via del ritardo, spero che comprenda le mie ragioni. In fondo non è dipeso da me se non sono riuscita a stare qui per tempo.
Il tono calmo della sua voce non mi ha rassicurato nemmeno un po’.

Lei non alza mai la voce; mantiene sempre quel suo tono calmo e compassato che sa toccare le corde del mio più profondo io, intimorendomi, ma che tanto mi piace. Sento la serratura s**ttare.

Suono alla porta del suo appartamento, al primo piano. Ci mette un minuto di troppo, ad aprirmi. La cosa non depone bene.

Entro, lei è lì nel kimono dorato che ricordo tanto bene, altera, sensuale, bellissima.

In una parola sola: perfetta.

-Vorrei scusarmi per il ritardo ma non è stata col…

-Ma come ti sei conciata!?

Mi interrompe lei, secca. Ahia…mi sa che stiamo partendo col piede sbagliato.

Mi guardo, non vedo niente di particolare nel mio abbigliamento… A meno che non si riferisca al fatto che indosso abiti maschili… Si, mi sa proprio di si.

-Togli immediatamente quella roba. Subito! Qui, ora!

Evito di aprire bocca per giustificarmi e inizio a spogliarmi velocemente, senza discutere.

-E’ inammissibile! Verrai punita per questo.

Nessun accenno al mio ritardo, me ne compiaccio tra me e me.

-Vai subito in camera tua e indossa quello che ho preparato per te! …e non presentarti prima di esserti truccata come si deve, anche! Poi raggiungimi nella sala grande.

Non le avevo mai sentito un tono così duro, finora, e la cosa mi preoccupa. Mi dirigo verso la mia cameretta senza replicare.

Sul letto trovo: corsetto-guepiere contenitivo, calze di seta grigio fumee, scarpe di vernice nera con suola spessa e tacco 16, pettorina da sissymaid. Sul comodino una parrucca di capelli naturali, neri, a caschetto, e una trousse completa per make-up.

Indosso tutto il più rapidamente possibile. Mi trucco al meglio delle mie capacità davanti allo specchio del piccolo bagno annesso alla mia camera e, dopo aver ben controllato il mio aspetto generale, mi dirigo verso la sala principale.

Busso, entro.
La mia Padrona è sul suo trono di porpora e oro, indossa un lungo vestito dorato e sandali altissimi, dorati anch’essi. Mi guarda, ma non accenna un movimento.
Mi avvicino al suo scranno e mi inginocchio, la testa bassa. Non ho il coraggio di guardarla in viso.

-Mostrami la tua devozione.

Rimango incerta per un attimo sul da farsi, poi mi chino a baciarle i piedi.

Spero tanto di aver fatto la cosa giusta.

-Del tuo inammissibile ritardo e del tuo inconcepibile modo di presentarti parleremo dopo. Ora abbiamo cose più serie di cui discutere.

Il suo tono è autoritario e, in qualche modo, ipnotico. Faccio un cenno di assenso col capo.

-Sei qui perché, nella mia generosità, ho acconsentito ad ammetterti per un intero mese al mio servizio. Prima di cominciare però, voglio che tu sia completamente informata su cosa richiederò da te.

Mi aspetto che tu valuti attentamente quanto ho da dirti prima di accettare di essere assunta al mio servizio, perché in seguito non potranno esserci ripensamenti. Valuta bene quanto sto per dirti considerando che non si tratta di un gioco. Una volta accettato quanto stabilito ora, non ci sarà modo di tornare indietro. Ne sei cosciente?

-Si, Signora.

-Bene. Ascoltami attentamente, ora: per i prossimi 30 giorni sarai al mio esclusivo servizio, non avrai contatti con nessuno e vivrai qui.

Ti occuperai della casa e della cura della mia persona, in cambio dell’addestramento che riceverai da me. Progredirai nella tua femminilizzazione, sotto la mia guida. Ti verranno richieste prestazioni sessuali nei miei riguardi e nei riguardi di chiunque io deciderò. Riceverai punizioni, anche corporali, per i tuoi errori e per le tue mancanze, oppure semplicemente perché io deciderò così. Una volta che avrai accettato non avrai possibilità di tornare sulla tua decisione. Dovrai dimenticare di aver mai fatto parte del genere maschile, dovrai considerare te stessa femmina a tutti gli effetti, in maniera totale, convinta.

Ti riferirai a te stessa al femminile, al tuo ano come alla tua figa, tuo principale organo sessuale, al tuo pene come alla tua clitoride. Avrai modo di godere solo se e quando deciderò io. Non saranno tollerati errori in merito. Il tuo piacere sarà sottoposto al mio. Non potrai opporti a qualsivoglia decisione che considererò necessaria in merito alla tua totale femminilizzazione, educazione e sottomissione, affiderai a me, e solamente a me, il tuo corpo e la tua mente.

Rifletti attentamente a quanto ti ho appena detto prima, di accettare. Diversamente, raccogli pure le tue cose e lascia per sempre questa casa. In tal caso, ti garantisco che non ci sarà conseguenza alcuna, per te.

Sono assolutamente convinta che, se accetterò, avrò di che pentirmene amaramente. In fondo non devo fare altro che dichiarare di non essere convinta di volermi sottomettere, chiedere scusa per aver creato tanto disturbo e imboccare tranquillamente la via di casa.

Non è cosa per me, non sono adatta a sperimentare un rapporto del genere, me ne manca il coraggio …e poi ho dei legami che mi impediscono di attuare uno stile di vita del genere, sia pure per un mese soltanto: il lavoro, gli amici, i parenti, il rapporto (per quanto singolare) con mia moglie…

-Accetto, senza riserve.

Sono stata proprio io a pronunciare queste parole? Sono stata proprio IO?? Ma che diavolo mi ha preso, cazzo!?!

Mi prostro a baciare ancora una volta i piedi della mia Padrona d’Ebano, mettendomi con questo gesto simbolico, completamente e definitivamente, nelle sue mani.

Maledetta me!!!

-Da questo momento, e per i prossimi 30 giorni, mi appartieni. Sarai la mia schiava, spogliata di ogni diritto e dignità, serva, giocattolo per il mio piacere, semplice oggetto nelle mie mani. Ti impongo questo collare come simbolo della tua incondizionata sottomissione.

Chino il capo e mi lascio docilmente imporre il collare che tiene tra le mani. Sento il clic della serratura che si chiude dietro alla nuca. E’ fatta.

Dovrei dire qualcosa di appropriato al momento, forse, ma non mi vengono parole migliori che un semplice:

-Grazie, Signora, …farò del mio meglio per non deluderla.

-Ti farò avere un foglio su cui saranno riportate le regole di questa casa e i tuoi compiti giornalieri. Voglio che ne impari a memoria ogni singola riga, di modo che non avrai scuse per eventuali mancanze o dimenticanze. Purtroppo per te però, come primo atto della tua educazione, dovremo fin da subito mettere in pratica la regola numero 1: non sono ammessi errori senza che se ne subiscano le conseguenze.

Sarai punita con cinque colpi duri di canna per il tuo inammissibile ritardo, più altri cinque per esserti presentata in abiti maschili in questa casa. Ora vai di là, nella camera delle punizioni, e aspetta che io ti raggiunga.

-Ecco, Signora…a proposito del ritardo vorrei poter spiegare…

-…più altri 5 per aver cercato di giustificarti senza esserne stata autorizzata.

Capisco l’antifona e mi azzittisco immediatamente. Sarà meglio imparare al più presto le regole e attenervisi strettamente.

***

Sono nella cosiddetta “camera delle punizioni”, uno stanzino vuoto, senza finestre, per unico arredo una croce di S. Andrea in legno scuro. Pareti e soffitto sono rivestite di pannelli fonoisolanti, del tipo di quelli che si usano nelle sale di incisione. Persino la porta, sul lato interno, è imbottita. La Padrona sta tardando a raggiungermi e ad ogni minuto che passa la mia tensione aumenta. Non ho mai subito punizioni corporali di questo tipo e non so se saprò affrontare ciò che mi aspetta.

Ricordo che nei filmati sadomaso guardati in rete quando ancora passavo le giornate a masturbarmi davanti al PC, la canna, o “cane” che dir si voglia, veniva sempre indicata come uno dei più dolorosi strumenti di correzione. Mi era sempre sembrato un giudizio esagerato: la frusta, o la cinghia, mi avevano l'aria di essere strumenti molto peggiori. Ma è pur vero non avevo mai provato né l’una, né l’altra, per poterlo affermare con cognizione di causa.

Tra poco, finalmente, ne avrei potuto avere conferma o meno.
La cosa però, chissà perché, in questo momento non mi rallegra affatto.

Finalmente, la mia Severa Educatrice mi raggiunge. Sotto il braccio sinistro, una canna lunga un’ottantina di cm. Ha l’aria di essere flessibile, ma, ahimè, robusta.

Vengo assicurata alla croce a mezzo di robuste cinghie di cuoio per polsi e caviglie, faccia contro il muro. Mi sforzo di mantenere un certo contegno, nel sottopormi alla mia punizione, ma dentro di me sono terrorizzata.

-Pensi di riuscire a non urlare? Qui dentro fa caldo e non c’è aria condizionata. Non vorrei dover essere costretta a chiudere la porta…non voglio aver noie con i vicini.

Mi trema leggermente la voce, nel rispondere con un gracchiante:

-Davvero non saprei…Signora.

-D’accordo allora, meglio non correre rischi.

Sento dapprima il rumore della porta che viene chiusa, poi il sibilo della canna che viene agitata in aria alle mie spalle, per saggiarne l’elasticità.

-Sei pronta?

-Si, Signora.

Mento spudoratamente io.

-Cominciamo pure, allora.

Il primo colpo mi toglie il respiro. Non urlo, ma unicamente perché non ho il fiato per farlo. Le natiche mi bruciano, sento come se mille spilli infuocati si fossero contemporaneamente conficcati nella mia carne.
Comincio a pensare che nei filmati in internet avessero ragione…

Il secondo mi raggiunge che ancora sto recuperando dal primo e mi sembra ancora peggiore.

Boccheggio, cercando di aspirare aria.

Terzo, quarto e quinto vengono somministrati con ritmo perfetto: ciascuno di essi giunge a bersaglio nell’attimo esatto in cui sto lì lì per superare il dolore del precedente.

Segue una pausa per permettermi di recuperare. La mia Fustigatrice Preferita tace.

La seconda cinquina di colpi mi risulta praticamente insopportabile. La canna ormai colpisce le natiche in punti già segnati dai precedenti colpi, raddoppiandone l’efficacia.

Ad ogni colpo mi dimeno, cercando per quanto posso di cambiare posizione, tendendo le cinghie di polsi e caviglie con inutile sforzo. Ancora non sto urlando però. In compenso non riesco a trattenere copiose lacrime, che mi annebbiano la vista

Ancora una pausa. La mia Adorata Aguzzina continua a tacere, ma stavolta ne percepisco l’ansimare. Si sta evidentemente impegnando, nell’uso della canna.

Gli ultimi cinque colpi non li distinguo praticamente più.

Il dolore oramai è una lama rovente conficcata nelle mie carni tenere, non ci sono più attimi di tregua. Sento qualcuno urlare con voce roca per tutto il tempo: sono io.

Non mi sono nemmeno resa conto che le mie gambe hanno ceduto e che non sono caduta in terra unicamente grazie al fatto di essere appesa per i polsi. Lentamente riesco a ristabilirmi sui tacchi, riguadagnando un minimo di verticalità.

-Aspetta lì.

Ordina lei.

Già…come se potessi fare diversamente…e dove vuole che vada, se sono ancora legata a questa maledetta croce!?

Esce dallo stanzino, rientra, sento qualcosa di fresco che mi viene premuto sulla pelle in fiamme

-Sanguinavi un po’, meglio disinfettare…

SANGUINAVO!? Ohssignore… non ho mai sopportato la vista del sangue io!

Finalmente vengo liberata. Ho il didietro in fiamme e il trucco colato via che mi brucia negli occhi.

Non riesco a trattenere un ultimo singulto di pianto.

-Spero ti serva di lezione…

Fa lei nel suo solito tono morbido, distaccato. Quasi sottovoce.

-In camera tua troverai una crema analgesica e rinfrescante, usala. Sul comodino ti ho messo il foglio con le regole: hai 30 minuti per impararlo, poi raggiungimi in camera mia che dovrai prepararmi, devo uscire.

Esce dallo stanzino, lasciandomi sola.

***

Ho controllato allo specchio del mio bagnetto: lo stato del mio culo è penoso.

Lunghi segni rosso-violacei, leggermente in rilievo, ne solcano orizzontalmente l'intera superficie. In alcuni punti, forse in corrispondenza all’estremità della canna, la pelle si è lacerata e ne è fuoriuscito del sangue, che ora però ha smesso di scorrere.
Applico la crema analgesica e ne traggo immediato giovamento.
Non credo però che potrò sedermi su qualcosa di più consistente di un cuscino di piume d’oca per diversi giorni.

E' infatti in piedi che studio attentamente il foglio con le “regole della casa”, data le attuali circostanze.

Sostanzialmente si tratta di un elenco di regole che riguardano gli orari da rispettare, le abitudini della Padrona, le mie incombenze e, più in generale, il comportamento che dovrò tenere durante il mio mese di permanenza qui.

Ne riassumerò qui di seguito, per sommi capi, le linee principali.

Per quanto riguarda le abitudini della Signora:

La Signora della Casa dovrà essere svegliata puntualmente alle ore 11,00, a meno che non venga disposto diversamente la sera prima.

Contestualmente dovrà esserle servita la colazione a letto (segue elenco dettagliato di come deve essere composta detta colazione).

Terminata la colazione, la Signora dovrà essere accudita, lavata, pettinata e vestita.

La Signora non mangia nulla per pranzo e abitualmente si recherà fuori per lo shopping, ma tornerà a casa, invariabilmente, per le 14,00.

Dalle ore 14,00 alle ore 14,30 la Signora dovrà essere assistita nella sua vestizione in abiti “da lavoro”.

Detti abiti, indicati giorno per giorno al momento di uscire, dovranno essere accuratamente preparati, puliti se necessario e disposti in bell’ordine in camera della Signora, sul letto, prima del ritorno della Signora stessa.

Dalle 15,00 alle 22,00 è orario di “ricevimento”. La Signora riceve solo su appuntamento e soltanto clienti abituali o referenziati.

Nei tempi morti tra un appuntamento e l’altro, La Signora potrà avere la cortesia, ma mai l’obbligo, di provvedere personalmente all’addestramento e all’educazione della schiava (che sarei io).

Alle 22,30 la Signora dovrà essere preparata nuovamente in caso di eventuale uscita serale.

Qualora la Signora decidesse invece di rimanere in casa, i pasti dovranno essere ordinati telefonicamente al riportato numero di un vicino ristorante, che provvederà a consegnarli a domicilio. Saranno ritirati dalla servitù (che sarei sempre io) e infine serviti nella camera della Signora, a meno che non disposto diversamente.

Alla schiava competono invece le seguenti incombenze giornaliere:

Sveglia alle ore 6,30.

Dalle 6,30 alle 7,30 la schiava dovrà dedicarsi alla cura del proprio corpo: doccia, enema, eventuale depilazione, trucco, acconciatura, manicure e pedicure. La schiava è infatti tenuta ad avere sempre un aspetto femminile ed inappuntabile. Dovrà poi indossare l’abbigliamento standard (sarà quello che indosso ora?) se non diversamente indicatole alla sera prima.

Le ore dalle 7,30 alle 10,30 saranno dedicate alla cura e alla pulizia della casa: pulire i bagni, spolverare, spazzare, lavare in terra in tutti gli ambienti della casa, zona di ricevimento clienti inclusa.

Le pulizie nella camera della Padrona saranno invece effettuate in orario variabile, compatibilmente con le esigenze della stessa, di norma durante le ore riservate allo shopping dalla Padrona. Sarà inoltre cura della schiava provvedere al cambio di lenzuola e asciugamani, al bucato e alla stiratura.

Alle 10,30 la schiava dovrà preparare la colazione per la Padrona che sarà servita, puntualmente, alle ore 11,00, a meno che non disposto diversamente alla sera prima.

Una volta terminata la colazione, sarà compito della schiava prendere cura della propria Padrona, lavandola, applicandole creme per il corpo, assistendola nelle fasi del trucco, acconciandola e vestendola con gli abiti, le calzature e gli accessori che le verranno di volta in volta indicati.

Durante l’orario dedicato allo shopping dalla Padrona, nelle ore mattutine pertanto e comunque sempre ed esclusivamente in sua assenza, alla schiava è concesso di prendersi del tempo per il proprio relax e per la propria alimentazione.

La schiava potrà disporre delle derrate alimentari che, una volta a settimana, verranno recapitate a domicilio da un negozio di alimentari “convenzionato”. Ciò sempre nel caso in cui la schiava non debba seguire diete particolari su indicazioni della Padrona e comunque sempre e soltanto dopo aver provveduto alle pulizie della camera della Padrona.

Alle ore 14. 00 la schiava dovrà attendere, in piedi accanto alla porta di casa, il ritorno della Padrona, darle il bentornato e ass****rla nel cambio di abiti secondo quanto sopra indicato.

Durante l’orario di “ricevimento” la schiava dovrà rimanere strettamente confinata nel proprio alloggio, tenendosi però sempre a disposizione nel caso di eventuali convocazioni da parte della Padrona. Tali convocazioni verranno effettuate mediante un segnalatore acustico posto all’interno dell’alloggio della schiava (lo noto solo ora, ma è vero: c’è).

Tra un appuntamento e l’altro la schiava dovrà occuparsi della pulizia e disinfezione degli strumenti di lavoro della Padrona, dello svuotamento del cestino dei rifiuti della sala principale, provvedere al rimpiazzo di salviette, condoms e lenzuola, qualora ce ne fosse bisogno.

Alle ore 22,30 la schiava dovrà nuovamente prendersi cura della propria Padrona, accudendola come al mattino dopo colazione. Qualora la Padrona rimanesse in casa la schiava dovrà provvedere alla di lei alimentazione e rimanere a disposizione fino a quando la Padrona riterrà opportuno.

Inoltre è fatto espresso divieto alla schiava di:

Ricercare qualsiasi contatto, telefonico o di persona, con chicchessia.

Rispondere a chiamate telefoniche, citofoniche o al campanello della porta a meno che non espressamente richiesto dalla Padrona.

In tale circostanza, alla schiava sarà fatto obbligo di indossare, sopra al normale abbigliamento “standard”, un kimono che, diversamente, alla schiava non è MAI concesso di indossare.

Infine dovrà rendersi disponibile, qualora la Padrona lo richiedesse, ad ass****re e/o a partecipare alle sessioni per le quali la Padrona ritenesse necessaria la presenza della schiava.

La schiava dovrà attenersi scrupolosamente e STRETTAMENTE al queste linee guida, che comunque rimarranno suscettibili di integrazioni e/o variazioni da parte della Padrona, a suo esclusivo e insindacabile giudizio.

Non c’è che dire, un sacco di informazioni da memorizzare in così poco tempo, ma faccio del mio meglio, nei pochi minuti che mi rimangono prima di dovermi ripresentare al cospetto della mia Signora e Padrona.

1 – continua….

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