La Mia Matrigna

La sera del tredici dicembre, ricevemmo una telefonata dalla polizia stradale, l’auto che guidava mio padre era andata fuori strada a causa della pioggia. Ci recammo in ospedale io e la mamma, ma ormai non c’era più niente da fare. Ormai erano due anni che mio padre era morto, allora avevo diciassette anni. L'incidente aveva cambiato la mia vita in modo drammatico. Io ero un ragazzo bello alto quasi 1,80 ero molto timido e sensibile.

La mia madre naturale era dell’est europeo e viveva all'estero da quando io avevo solo sei mesi. Ero stato affidato a mio padre poiché lei era dedita all'alcool. Mio padre si era risposato quando io avevo 4 anni con Monica, ma già conviveva con lei da quando io avevo un anno. Monica la consideravo come la mia madre naturale, era ancora una donna molto attraente alta 1,70 con corpo ben proporzionato. Vestiva con abiti un po’ più larghi per non evidenziare le sue forme attraenti.

Di sicuro lei aveva ancora desideri sessuali, era rimasta vedova giovane a trentotto anni. Io qualche volta la incoraggiavo a uscire, doveva rifarsi una nuova vita sia sentimentale sia sessuale. Era dirigente in una struttura pubblica. La sua bellezza attirava, da parte degli uomini, diverse attenzioni indesiderate. Lei mi spronava a conoscere ragazze della mia età. Un giorno mi disse “Io ho già un uomo. Te” ed io le risposi “ Anch'io ho una donna.

Te” Mamma sospirò dicendo “Siamo una bella coppia”. Confidenzialmente e un po’ imbarazzato le dissi che avevo baciato poche ragazze e tutto era finito lì senza un seguito. Lei pensò che ultimamente, mi avesse trascurato per il lavoro e desiderava dare più spazio al nostro rapporto. Decidemmo di uscire un sabato sera, eravamo entrambi contenti per la decisione presa, poteva essere divertente.
Il sabato sera ci preparammo, ero in attesa che lei uscisse dalla sua camera.

Rimasi a bocca aperta quando la vidi con una gonna corta nera, tacchi alti e una camicetta che teneva a stento a freno i suoi seni. Lei si accorse che aveva attirato molto la mia attenzione e disse che si era vestita così per apparire più giovane vicino a me. Le feci i complimenti per l’abbigliamento e il suo look. Mi precipitai alla macchina, le aprii la portiera e non potetti fare a meno di guardare fra le sue cosce quando entrò in auto.

Andammo in un ristorante caratteristico sul lago, dove i tavoli erano imbanditi con delle tovaglie rosse e ognuno aveva una vecchia bottiglia di vino al centro con una candela accesa. C’era un trio che si esibiva dal vivo. La cena andò bene, ci sentivamo un po’ brilli e rilassati. I suoi occhi azzurri brillavano

al lume della candela fioca, il suo viso finalmente lo vedevo luminoso. Quando uscimmo dal ristorante, lei era un po’ malferma sulle gambe.

Le aprii la portiera della vettura e Monica scivolò dentro. Non importa quanto mi sforzassi, ma i miei occhi andarono nella zona buia tra le sue gambe, quando lei per entrare in macchina, in modo quasi provocatorio per pochi secondi le aprì. Vidi le calze di nylon fino a sopra le cosce con delle mutandine beige pallido. Incrociammo i nostri sguardi e un brivido mi attraversò la schiena. Il viso mi divenne scarlatto quando mi fissò intensamente, con il suo sguardo magnetico.

Per terminare la serata andammo a vedere un film divertente e leggero. Verso la metà del primo tempo quando le misi un braccio attorno alle spalle, la sua pelle fu percorsa da un brivido e si rannicchiò verso di me. La vidi sorridere per la mia audacia, si sentiva a suo agio e amata in quel momento. Improvvisamente le mie dita incominciarono a toccare la sua pelle morbida dalla parte superiore del suo seno e il mio cuore incominciò a battere rapidamente in petto.

Non mi potevo più concentrare sul film. Il movimento delicato e quasi impercettibile delle mie dita in fiamme sul suo seno, lei lo percepì quasi fosse stato accidentale. Monica pensò fosse stato un tocco innocente, mi guardò con un sorriso accondiscendente, quasi m’incoraggiava, era tempo che nessuno si prendeva cura della sua persona. Le toccai il seno e i capezzoli, ma lei mi bloccò la mano. Mi fermai, scartai un cioccolatino e lo mangiai poi le toccai di nuovo il seno e il suo capezzolo e sentii il suo battito cardiaco accelerato.

Lei chiuse gli occhi sospirando profondamente e incominciò quasi a tremare. Quando terminò il film e uscimmo dal cinema, dovetti camminare dietro di lei nella speranza che nessuno potesse vedere la mia erezione. Monica si rese conto del mio problema e a stento si trattenne dal guardarmi una seconda volta. Quando tornammo in macchina apparì coinvolta dalla mia erezione, aprì di nuovo le gambe per entrare in auto e guardandomi con occhi penetranti m’invitò a salire.

Ero confuso, guardai le sue gambe e il suo seno prominente. Mi avvicinai e le diedi un bacio sulla guancia, lei si girò piano e mi porse le sue labbra come per riflesso incondizionato. Io mi limitai a darle un bacio a stampo, lei ricambiò con un bacio alla francese, mi sentii scivolare la sua lingua calda nella mia bocca e un tremito attraversò tutto il mio corpo. Il modo con cui giocai con la mia lingua nella sua bocca, la morbidezza e il calore, la fece impazzire.

Per un attimo ci perdemmo nel sapore dolce delle nostre bocche. Poi con un fremito incontrollabile nella sua voce mi disse di tornare a casa. Guidando verso casa le presi la mano e lei me la strinse poggiandola sulla sua coscia. Arrivato, parcheggiai nel vialetto. Rientrammo io mi avvicinai e le baciai le labbra. Monica sentiva la mia eccitazione attraverso il mio pene duro che pressava sul suo stomaco. Mi fermò e mi spinse scherzosamente lontano.

Disse che per una prima uscita fuori di casa un bacio era più che sufficiente. Io la incalzai e le chiesi di uscire qualche altra volta insieme, lei mi assicurò che era stata una bella serata e che desiderava uscire ancora con me. Andammo a dormire. Quella sera era mamma che dominava tutti i miei pensieri, pensavo alla sua pelle morbida toccata dalle mie dita e al sapore delle sue labbra sulle mie e il sentire la sua lingua nella mia bocca.

Mi masturbai e poi andai a lavarmi nel bagno, passando vicino la sua camera sentii dei gemiti di goduria. Anche lei si stava masturbando.
Il mattino successivo a colazione non eravamo più brilli, Monica disse che mi doveva parlare. Il suo viso era serio. Pensai che avesse cambiato idea e fosse pentita di quanto successo la sera precedente. Quando tornò la sera, bussò alla mia porta ed io la feci entrare. Si sedette sul letto accanto a me, con il volto appena velato e teso dalle emozioni e incominciò a parlarmi con voce strozzata: “Ho pensato tutto il giorno a ciò che è successo ieri, è tutta colpa mia, si mise a singhiozzare, io la strinsi a me mentre le sue lacrime bagnavano anche il mio viso.

Le sue emozioni represse sembravano venir fuori tutte in una volta. Due anni di solitudine stavano avendo sfogo in quel momento. Le dissi sinceramente: “Mamma ti voglio molto bene”. Lei si appoggiò allo schienale del letto e si asciugò le lacrime, dicendomi che aveva sofferto molto per la perdita di mio padre ma ora si sentiva molto legata a me e aveva bisogno del mio affetto e che dovevamo essere sinceri nei nostri rapporti interpersonali.

Mi diede un bacio a stampo sulle labbra e mi disse che saremmo usciti di nuovo il prossimo fine settimana.
Passò la settimana velocemente ed io pensavo sempre a Monica e all'uscita di sabato. Venerdì sera andai a fare una doccia con l’acqua fredda per smorzare i miei bollori. Poi posizionai il miscelatore di nuovo sull'acqua calda, lei era sempre nei miei pensieri, così la mia mano scivolò delicatamente sul mio cazzo, chiusi gli occhi e non ce la feci più, incominciai a masturbarmi.

Nel frattempo Monica rientrò, ma io non la sentii, a causa dello scroscio dell’acqua. Mi lasciai andare, chiusi gli occhi e mentre stavo avendo l’orgasmo, ad alta voce pronunciai il suo nome dicendo “succhiarmelo!”. Monica assistette a quello spettacolo poiché la porta del bagno era aperta e vide quando il mio sperma arrivò sulle mattonelle. Mi sentii degli occhi addosso. La vidi che dalla porta mi guardava sorpresa ma anche con occhi lussuriosi. Incrociammo i nostri sguardi e lei si allontanò velocemente.

Ero rimasto di stucco e ora ero nervoso per la reazione che poteva avere. Mi sentivo come un idiota.
Quando arrivai, mi disse con un sorriso luminoso che la cena era quasi pronta. Mangiammo in silenzio quando Monica con molto umorismo mi disse “Allora com’è andata questa doccia? Su Dino avevamo deciso di essere onesti gli uni con gli altri. Ti ho visto e mi dispiace. Non avevo capito che eri sotto la doccia, ho visto che ti stavi masturbando, tutti i giovani lo fanno.

La prossima volta chiudi la porta. Nella nostra casa ti devi sentire libero. “
Ora lei si sentiva quasi sollevata di aver rotto il ghiaccio e di avermi messo a mio agio. Continuammo a parlare come se niente fosse accaduto. Decidemmo di fittare un film recente e andai dopo cena a prenderlo. Dopo quasi mezz'ora rientrai a casa misi il disco nel lettore e mi avvicinai alla sua camera per chiamarla, la porta era socchiusa, lei era seduta sul letto indossava un accappatoio mentre un asciugamano le avvolgeva la testa.

Si alzò e intravidi le sue belle cosce lisce mentre era intenta ad asciugarsi i capelli, si tolse l’accappatoio e mi apparve nella sua immensa bellezza, sapevo che non dovevo sbirciare ma non riuscivo a trattenermi. Vidi che si asciugava, con il phone, i suoi morbidi peli pubici. Aprì le gambe e fece affluire l’aria calda fra le sue cosce, chiuse gli occhi e vidi un’espressione di godimento sul suo viso. Poi si mise di nuovo l’accappatoio e pensai che avesse intuito che la stavo spiando.

Indossò uno slip rosso striminzito e se lo tirò su. Mi allontanai dalla porta e l’attesi nel salotto, lei si presentò poco dopo con un vestino estivo un po’ corto. Andai a prendere del vino bianco e lo misi nel secchiello del ghiaccio, gliene versai un po’ e lei mi ringraziò.
Incominciammo a veder il film lei seduta sul divano ed io a terra sul tappeto accanto a lei. Bevemmo altro vino, io mi assentai per andare un attimo in bagno, quando passai vicino la sua camera, vidi il suo slip rosso sul letto.

Pensai subito che non avesse indossato nulla sotto l’abito. Quando tornai in salotto, mi misi in una posizione in modo da poter sbirciare tra le sue gambe. Si accorse che il mio sguardo era riverso fra le sue cosce e ogni tanto le muoveva ma non in modo che potessi avere una buona visione. Mi accorsi che si era addormentata, non reggeva molto il vino. Un pensiero mi balenò subito nella mente. Mi alzai delicatamente e con le dita quasi tremanti e con il cuore in gola, incominciai ad alzarle l’abito, scivolai a terra, mi girai e un piccolo gemito uscì dalla mia gola quando vidi le labbra del suo sesso che mi fissavano.

Lei si mosse un po’. Il vestito si alzò ancora di più. Ora potevo vedere molto meglio le sue labbra rosa interiori della sua fica. Tirai fuori il mio cazzo scalpitante e incominciai a masturbarmi. Pensai di aver fatto un po’ di rumore perché la vidi muoversi e forse si accorse di cosa stava succedendo. Aprì le sue cosce ed io ebbi una visione migliore della sua fica. Appena ebbi l’orgasmo e pulii il mio sperma, lei si mosse e aprì gli occhi.

Sbadigliando sussurrò “Devo essermi addormentata”. Vidi che delle gocce di sperma erano arrivate sulle sue cosce, ma non potevo far niente per toglierle. Il suo sguardo cadde proprio lì, ma non disse niente, mi salutò baciandomi e andò a dormire. Mi appostai vicino la porta della sua camera, sentii dire “mmmhhh come buono”, poi dopo alcuni minuti avvertii dei mugolii e poi un silenzio assoluto. Capii che si era masturbata e poi addormentata.
Ci incontrammo il mattino successivo per colazione era sabato, lei si presentò con un pantaloncino corto e stretto, le labbra della sua fica si evidenziavano enormemente.

Cercai di non guardarla lì, ma poi mi stupii quando vidi che non indossava il reggiseno. Ero pronto per andare a disputare una partita a calcetto, lei mi accompagnava di solito se non aveva altro in programma.
Quando arrivammo al campetto, gli occhi di molte persone sia uomini sia donne erano puntati su di lei. Monica per il dopo partita aveva preparato diverse cose per un picnic. Finita la partita, arrivammo su un bel prato soleggiato stendemmo le coperte e mangiammo dei sandwich, mi stesi sulla coperta accanto a lei e dissi: “ti voglio molto bene”.

Lei mi rispose “Ti voglio bene anch'io molto intensamente ”. Mi avvicinai e l’abbracciai. Lei si addormentò e la mia mano sfiorò il suo morbido seno, continuai a toccarla delicatamente, vidi la sua pelle che aveva dei brividi di piacere. La toccai sotto il seno e le strinsi dolcemente il capezzolo ormai diventato duro. Il mio pene pulsava nei pantaloni, lei aveva gli occhi chiusi, ma il suo respiro non era regolare, la sentii fremere.

Io ora stavo dietro di lei abbracciato, Monica mi faceva esplorare i suoi seni, pensai che potesse sentire la mia erezione premere dietro la sua schiena. Appena si mosse tirai subito la mano dal suo seno. Lei si mise a sedere e si strofinò gli occhi, dicendomi: “Quando bevo un po’ mi addormento quasi subito, andiamo a fare due passi”. Le presi la mano e c’incamminammo verso il lago. Raggiungemmo una piccola radura e ci sedemmo su una coperta che avevo portato con me.

Mi tolsi la camicia e lei vide la mia muscolatura e guardandomi con ammirazione, mi disse: “Hai un bel fisico, sei proprio bello. ” La ringraziai e le misi un braccio attorno alle spalle. Si vedevano sul lago delle barche con delle persone, mentre si udiva il suono debole di bambini che giocavano e ridevano. Le chiesi se potevo baciarla e lei non si oppose, “Però uno soltanto” bisbigliò.
La strinsi forte al mio petto e la baciai ardentemente, succhiavo la sua lingua e la sentivo fremere, il bacio andò a lungo trasformandosi in due e poi in un terzo mentre le accarezzavo il seno.

La mia mano tremava quando le toccai il capezzolo, un gemito le scappò appena glielo strinsi. Poi lei mi fermò. Ma la sua voce non era convincente ed io la baciai di nuovo e le palpai i suoi turgidi capezzoli. Lei mi dissuase a continuare, mentre guardava la mia patta gonfia. Guardando delle nuvole che si avvicinavano disse: “Penso che sia ora di tornare”. Prendemmo il resto delle cose e mano nella mano andammo verso l’auto.

Tornammo a casa e appena entrammo, si strinse a me e mi accarezzò dolcemente facendo scivolare la sua mano verso la patta, poi mi sbottonò i pantaloni e mise la sua mano dentro il boxer, accarezzò il mio cazzo e me lo tirò fuori delicatamente, mi incominciò a masturbare. Appena gemetti, lei strinse le mani sul mio cazzo ed aspettò che il liquido chiaro le riempisse le mani. Se le portò alle labbra e se leccò, l’odore del mio sperma era intenso, lei mi strinse di nuovo il pene e mi abbracciò.

La settimana fu pesante per Monica, in quel periodo portava anche il lavoro a casa, mentre io ero indaffarato con l’università.
Quando giovedì sera le chiesi se volesse uscire con me il prossimo week-end lei mi rispose che mi doveva parlare. “Dino, mi sento male per quello che è accaduto lo scorso fine settimana. Mi dispiace per quello che è successo quando siamo tornati dal lago, non avrei dovuto mai fare niente di simile.

Ho bevuto troppo, non ci sono scuse, ero totalmente fuori di me” ed incominciò a piangere.
Io l’abbracciai e le dissi “Monica è stata la più bella esperienza della mia vita, non importa di chi sia la colpa” Lei mi strinse e fra le lacrime mi disse “Non ti voglio far del male Dino, io ti amo” le asciugai le lacrime, la baciai sulle labbra e le dissi: “Cercherò di controllare più me stesso” Un piccolo sorriso attraversò il suo volto.

“Ma non dimenticare che sono sempre un giovane arrapato” Lei sollevò un sopracciglio e scoppiò a ridere. Le chiesi di uscire di nuovo con me e lei mi rispose:
“Ad una condizione che tu ti comporta bene e poi dobbiamo controllare meglio noi stessi e sapere quando fermarci. ”
“Ok. Te lo prometto risposi eccitato, sei tu il capo. Allora per sabato va bene?”
Lei annuì con un cenno del capo.

Uscimmo il sabato sera, mi comportai bene e quando rientrai andai a prendere una bottiglia di vino, mentre lei andò a cambiarsi nella sua stanza. Tornò poco dopo con un pigiama di seta rosso, molto sexi ed elegante. Feci un fischio in segno di apprezzamento. Versai del vino nei nostri bicchieri e poi conversando bevemmo quasi tutta la bottiglia. Le chiesi se le potevo fare una domanda indiscreta. Lei guardandomi interrogativamente mi disse:
“Si, certamente.


Le chiesi se alle ragazze piacesse di fare il sesso orale. “Ho sentito dire che qualcuna lo fa ma non so se a loro piace o meno il sapore…?” Monica mi rispose che a molte piaceva farlo, ma per il gusto dello sperma non era sicura che piacesse a tutte. Poi aggiunse:
“Devi sapere che anche la donna ha le stesse esigenze dell’uomo. ” Mentre lo diceva le lessi negli occhi una voglia, che avevo da poco imparato a riconoscere.

La strinsi a me, lei mi baciò sul collo e sentì il mio pene che comprimeva verso il suo addome e si strinse di più. Le presi la testa fra le mani e la baciai sulle labbra, lei ricambiò con la lingua, mentre sentivo che la sua mano si avvicinava alla mia patta. Incominciò a sbottonarmi e poi mi disse:
“Aiutami. ”
Mi sbottonai velocemente e mi trovai con i pantaloni e i boxer abbassati mentre Monica con una respirazione difficoltosa dovuta all'eccitazione e con il fuoco negli occhi incominciò a strofinarsi sul mio pene.

Le sfilai il top del pigiama e le palpai le tette. Rimase a bocca aperta guardando il mio pene da vicino, vide pulsare il mio cazzo di fronte al suo volto. Si avvicinò fino a pochi centimetri e poi lo prese delicatamente in mano come se fosse di porcellana. Mi disse “stai tranquillo perché per fare un buon pompino devo essere sensuale e non desidero che tu venga molto presto. ” Si portò il cazzo vicino le labbra e tirò fuori la lingua, leccandomi quel po’ di liquido seminale che imperlava il mio glande.

Non credevo ai miei occhi, fremevo tutto. Lei mi prese con una mano le palle massaggiandomele con cura e con la lingua si divertiva a stuzzicarmi. Poi prese il glande in bocca, succhiandolo delicatamente e me lo strinse un po’ con i denti per dargli più pressione. Il modo in cui mi toccava era inebriante. Si era quasi estraniata, la sua lingua lo leccava e poi lo risucchiava dentro la bocca. Mi teneva sotto controllo quando mi sentiva fremere, si fermava un attimo e poi riprendeva, ero andato in estasi era una sensazione incredibile che non avevo mai provato.

Mi tenne così in tensione per più di mezzora. Lei faceva letteralmente l’amore con il mio pene e quasi non desiderava che io venissi. I suoi occhi erano estasiati la sua mente pensava solo a godere di quei momenti irripetibili. Anche lei ora desiderava che io venissi. Strinse forte il mio cazzo alla base e mi leccò con la punta della sua lingua, poi mi guardò quasi stralunata, chiuse gli occhi, prese il glande in bocca e la sua mano si mosse su e giù parecchie volte rapidamente, la mia testa stava per esplodere stavo per avere l’orgasmo.

Lei tenne la bocca sul mio glande ed io con un urlo poco soffocato le spruzzai la mia crema calda in gola. Lei ingoiò di corsa aspettando il secondo spruzzo che entrasse nella sua bocca, ingoiò anche questo velocemente in attesa del colpo successivo. Cercò di ingoiare tutto ma era troppo e qualche goccia le colò dagli angoli della sua bocca. Le raccolse scrupolosamente con la sua lingua. Non mi rendevo ancora conto di quanto stava avvenendo.

Monica era di fronte a me ed io ero intontito da quelle sensazioni che lei mi aveva fatto provare. La guardai, ora mi fissava con i suoi occhi blu e le sue labbra avevano ancora la pellicola del mio sperma bianco. La presi e le baciai le labbra, ci scambiammo un bacio lunghissimo e molto intimo. Ormai il ghiaccio era rotto e non c’era modo di tornare indietro. La mattina dopo lei era in bagno in reggiseno e mutandine e stava per vestirsi, con la porta leggermente aperta.

Fece un sospiro, si voltò e mi guardò. Io la salutai ed entrai nel bagno. Lei mi rispose “Buongiorno amore” mi baciò le labbra in modo rapido e si voltò verso lo specchio per truccarsi. Andai dietro di lei e le avvolsi le braccia intorno alla vita. Incominciai a guardarla attraverso lo specchio mentre i suoi capezzoli incominciavano ad indurirsi. Le mie labbra si avvicinarono al suo collo, lei ebbe un lieve brivido.

Le sbottonai il reggiseno e lei non si oppose, incominciai a palparle il seno e lei gemette di piacere, già sentiva il mio pene duro che premeva contro le sue natiche. I suoi fianchi spinsero il suo culo indietro per aver maggior adesione al mio cazzo, poi si girò baciandomi le labbra, scivolò in ginocchio e mi tirò giù i pantaloncini e i boxer. Prese il mio pene in bocca e cominciò a succhiarlo, incominciai a muovere i fianchi ed il mio pene le arrivò fino in gola.

Le chiesi che desideravo venire fra i suoi seni. Lei annuì con un sorriso, prese una crema da una mensola se ne spalmò un po’ fra i seni, si distese a terra e m’invitò a mettere il mio cazzo fra la sua pelle morbida e calda. Lei muoveva il suo bel seno su e giù in cui era avvolto il mio cazzo, il glande quando andavo su arrivava alle sue labbra e lei lo leccava.

Incominciai a muovermi velocemente e lei capì che stavo per venire, improvvisamente con dei gemiti le spruzzai il mio seme caldo sul suo petto e sul suo viso d’angelo. Lei se lo spalmò sul petto e si leccò le dita. Poi mi disse di allontanarmi dal bagno, subito uscii, però sbirciai dal buco della serratura e vidi che si tirò giù di colpo le mutandine e cominciò a masturbarsi con una mano coperta del mio sperma fino a raggiungere l’orgasmo.

Mi allontanai subito e molto eccitato per quanto avevo visto.
La sera ci preparammo ed andammo ad una festa tra amici di mia mamma, Monica si era vestita in modo non molto provocante ma in maniera elegante, ebbe diversi complimenti, bevve il vino che a lei piaceva molto, verso mezzanotte lasciammo la festa e lei volle fare due passi a piedi, si mise sotto il mio braccio e quasi barcollante ci incamminammo verso casa, ogni tanto io la stringevo fra le mie braccia e le baciavo le labbra.

Poi allungai la mano sul suo seno e lei si strinse di più a me. Decisi di prendere un taxi al volo, lo fermai ed arrivammo a casa in pochi minuti. La desideravo e per strada non potevo fare niente.
Aprii la porta quasi in fretta, la strinsi a me e le toccai di nuovo i capezzoli, lei quasi crollò fra le mie braccia si inginocchiò e mentre parlava mi aprì i pantaloni e prese il mio pene in bocca, sembrava quasi annebbiata dal vino ma aveva molta voglia.

Il desiderio di entrambi era all'apice e lei mi stimolò come una pazza facendomi venire subito, ingurgitando di nuovo ciò che lei amava molto.
Le serate si susseguivano con dei pompini che Monica mi faceva a regola d’arte, lei era diventata dipendente del mio sperma, qualche volta che si saltava un giorno diventava nervosa.
Una mattina bussai alla porta della sua camera da letto e lei mi fece entrare mentre era completamente nuda, ma non provava più imbarazzo, io le dissi che era bellissima, lei si chinò per prendere le sue mutandine ma prese molto tempo nel farlo.

Mi sentì ansimare, mi lanciò un occhiata nelle parti basse e notò la mia patta gonfia. Con un sussurro rauco e soffocato mi chiese di masturbarmi. Io rimasi senza fiato a quella richiesta. Mi spogliai del tutto anch'io. Lei mi osservava maliziosamente con gli occhi vogliosi che mi eccitavano ancora di più. Mi avvicinai a lei accarezzandomi il cazzo, poi la mia mano incominciò ad andare su e giù, lei mi guardava affascinata, con un lungo mugolio quasi l’avvisai che stavo per venire, misi il palmo della mano davanti per raccogliere lo sperma che stava per uscire, ed appena uscì, lei corse verso di me mi prese la mano ed incominciò a leccarmela rapidamente, poi prese il mio cazzo in bocca e si riempì la bocca di quella calda delizia.

Monica godeva molto con le labbra e la bocca, però io desideravo avere un rapporto completo e già immaginavo che sarebbe stato bellissimo.
La sera del giorno successivo, avevamo tutti e due voglia, ma non sapevo come coinvolgerla in quelli che erano i miei desideri.
Lei era seduta alla sua scrivania con il computer acceso e stava pensando, quando io rientrai a casa un po’ prima. La salutai e le chiesi se avesse ancora molto lavoro da svolgere, mi disse che aveva appena terminato.

La baciai sulle labbra e poi dissi che le dovevo parlare. Rimase in silenzio perché non sapeva ciò che desideravo dirle.
Mi avvicinai alla sua scrivania e guardando i suoi occhi penetranti, che quasi mi ipnotizzavano le dissi: “Tempo fa mi riferisti che in un rapporto non bisogna essere egoisti ma bisogna dare e avere. In me si è sviluppato un desiderio che solo tu puoi soddisfare. Accarezzo l’dea di fare sesso orale con te.

” Lei incominciò quasi a tremare il suo respiro divenne quasi affannoso. Era una situazione nuova che avrebbe comunque dovuta affrontare in seguito.
Mi rispose che ci doveva pensare e per il momento le cose rimanevano così.
Io ero su di giri perché forse avevo intuito che era anche un suo desiderio, ma ciò avrebbe comportato un rapporto molto più intimo per entrambi.
Le palpai il seno e le baciai le labbra, la sentii remissiva mi abbassai il pantalone e i boxer e mi avvicinai a lei, lei aprì la sua bocca, leccò il mio glande e poi mi guardò negli occhi.

Mi stava comunicando che anche lei aveva lo stesso mio desiderio ma si doveva sbloccare. Incominciai ad andare avanti ed indietro nella sua bocca come se la volessi chiavare. Lei gemeva sommessamente, la sua saliva cominciò a gocciolare dagli angoli della sua bocca. Le mie mani le presero la testa mentre incominciai a muovermi con violenza, poi mi fermai un attimo, lei mi guardò speranzosa che continuassi, stavo per avere l’orgasmo, presi il mio cazzo in mano e spruzzai tutto il mio sperma sul suo viso e sul suo corpo.

Le volevo lasciare quell'odore sulla pelle come fanno gli a****li per marcare un territorio. Lei era in ginocchio chiuse gli occhi ed aspettava che altri spruzzi le bagnassero le labbra. Mi leccò il cazzo e poi assaporò il liquido caldo che giaceva ancora sulle sue guance.
Il mattino successivo a colazione, le rifeci la richiesta e lei con un sorriso mi rispose “Vedremo”. Era quasi un si ed ero molto felice.
La sera decidemmo di uscire per andare in un ristorante molto carino.

Prendemmo l’auto. Lei si era vestita con una gonna molto corta ed una camicetta a fantasia coperta da un leggero pulloverino. In macchina la gonna salì un po’ su e vidi le sue mutandine rosa lucido. Le misi la mano sulla coscia e l’accarezzai fino a raggiungere le mutandine, lei mi tirò giù la mano solo quando mi stavo distraendo dalla guida. Arrivammo nel ristorante che aveva diversi separé, era proprio l’ideale per le coppiette.

Si assentò per andare in bagno e quando tornò, mi diede qualcosa che aveva appallottolato nel suo pugno, me la porse, aprii la mano e vidi che era la sua mutandina rosa. Ebbi subito un’erezione e divenni rosso come un peperone. Stava arrivando la cameriera ed io nascosi subito la mutandina in tasca. Lei sorrise per il mio imbarazzo.
Ordinammo la cena, presi le sue mutandine. Prima le odorai e poi le leccai.

Monica chiuse gli occhi e tirò un profondo sospiro. Era la prima volta che sentivo l’odore di fica. Inalai profondamente quel profumo inebriante nei miei polmoni. Verso metà pasto si tolse il pullover e rimase con la camicetta trasparente. Si potevano vedere i seni sodi e i suoi capezzoli duri che spingevano contro il tessuto sottile. Terminammo la cena ed io le chiesi di tornare a casa subito. Lei mi rispose: “Penso che sia un'ottima idea, del resto, ti devo una lezione.

” Avevo il cazzo che mi tirava come non mai. In macchina avevo difficoltà a guidare poiché i miei occhi erano sempre riversi sulle sue cosce e al resto che immaginavo.
Arrivammo a casa le aprii la portiera, lei allargò le gambe per scendere, rimasi di stucco vedendo che non aveva i peli sulla fica, il mio cuore batteva così forte. Pensai quasi che lei lo potesse sentire. Quando uscì dall'auto e mi vide in quello stato, sorridendo mi disse: ”Come mai stai così impalato?” Conoscendo già la risposta, si avviò verso casa ed io mi affrettai a seguirla.

Appena entrammo, mi chiese di portarle un bicchiere di vino nel salotto. Quando giunsi con il bicchiere, mi tremava la mano, ma anche la sua quando prese il bicchiere non era stabile. Mi sedetti accanto a lei senza parlare. Lei prese la parola: “Sono così confusa a volte Dino. Quello che abbiamo fatto è così sbagliato, ma … ma non posso res****re. Potrebbe essere così pericoloso per entrambi. E’ tutto così folle. ” Stavo per dire qualcosa, lei se ne accorse e mi mise un dito sulle labbra facendo shhhhhh.

Stava in piedi davanti a me. Si tolse la camicetta mostrando i suoi seni nudi. Io la guardavo estasiato. Poi si tirò la gonna fino alle cosce. Per stuzzicarmi, fece una pausa per un secondo quando era appena sotto il livello del pube, poi se la tirò fin sopra la vita. In quel momento si sentì nella stanza un mio rantolo. Rimasi a bocca aperta non avevo mai visto niente di così eccitante.

Monica aveva la sua fica gonfia e umida. Le sue labbra erano quasi splendenti e lisce. Sulle sue piccole labbra sporgenti faceva capolino un po’ di liquido appeso precariamente, pronto a gocciolare sul pavimento.
Indossava ancora le scarpe con i tacchi alti. Andò a sedersi su una sedia ancora con la gonna tirata in vita e alzò le gambe appoggiandole sui braccioli della poltrona, mostrandomi la sua fica quasi in modo osceno.
Poi mi chiese di inginocchiarmi fra le sue gambe, pensando che quella fosse la posizione migliore per me.

Mi spogliai a tempo di record gettando i vestiti a terra. Ero completamente nudo mentre lei guardava la mia erezione pulsante. Ero fra le sue gambe con la bocca vicino al suo sesso gonfio. Misi le mani fra le sue cosce per distanziarle un po’. Lei mi disse: “Aspetta un minuto, hai bisogno di qualche lezione di anatomia femminile prima di mangiarmela. ” Mi appoggiai allo schienale della sedia e quando allargò le gambe, i miei occhi erano fissi sulla sua fica.

Monica usò le dita per aprire le labbra rosa, vidi i suoi umori che spumeggiavano nel suo buco aperto. Indicandomi il clitoride, mi disse che quello era il centro dell’eccitazione sessuale di una donna: “E’ molto sensibile e ha bisogno di essere trattato con grande gentilezza. ” Poi allargò le labbra interne per farmi vedere com'erano flessibili e sensibili, mentre quelle esterne lo erano di meno. La sua voce era controllata ma sentivo che qualche volta era molto eccitata.

Vedevo che qualche goccia dei suoi umori scendeva sulla coscia. Proseguì dicendomi “Dentro il buco dove va il cazzo, però può anche essere un porto d’approdo dove una lingua soffice può incunearsi. ” Poi passò al clitoride disse che era molto sensibile. Ogni volta che lo toccava, vedevo l’eccitazione nei suoi occhi. Il suo clitoride appariva tra le sue labbra e sembrava la miniatura della testa di un pene: “Ora che sono molto eccitata un piccolo tocco mi può far venire.

” Si mise prima un dito poi due e poi tre dita nella sua fica mostrandomi che la fica poteva accogliere cose molto grandi, quando tirò fuori le dita gliele andai subito a leccare, il suo sapore era molto particolare. Era quasi dolce e più intenso di quello gustato sulle sue mutandine. Dopo la spiegazione mi disse: “Ora è il tuo turno metti in pratica ciò che ti ho detto, mangiami la fica, ora ho voglia di essere leccata.


Mi avvicinai a lei quasi timoroso, ma lei mi prese la testa e l’avvicinò alla sua fica gocciolante, il suo profumo mi eccitava moltissimo. Appena la leccai, lei emise un gemito ed io assaporai i suoi umori. Lei mi teneva la testa ferma vicino la sua fica, erano sensazioni nuove e belle quelle che stavo provando. Mi lasciò la testa ed io continuai a leccarle l’interno delle sue labbra gonfie, poi mi disse: “Succhiami le labbra e la fica finché hai forza di farlo!” incominciò a muovere i fianchi quando le leccai il suo clitoride gonfio.

Mi strinse la testa fra le sue gambe e imprigionò la mia lingua nella sua fica. Improvvisamente, si lasciò sfuggire un lungo lamento e chiuse gli occhi, tremando e urlando ebbe un orgasmo tremendo. Tirò la mia testa nella sua vagina che aveva delle convulsioni e quasi mi soffocò. Il mio viso era inondato dei suoi umori quasi come quando mangiavo una grossa fetta di succosa anguria. Lei stava avendo quasi delle convulsioni quando la leccai l’interno delle sue labbra e poi nel suo dolce buco.

Monica stava avendo molti orgasmi, in special modo quando differivo la zona dove leccavo, era caldissima e molto eccitabile, ora respirava a bocca aperta. Ormai sapevo dove era il suo clitoride e lo accarezzavo con tanto amore, con tutto il talento di un amante esperto. Mi disse che non aveva mai avuto tanti orgasmi consecutivi che durassero anche così a lungo, ma soprattutto che erano stati i più belli della sua vita. Ora stava accasciata sulla sedia con le gambe ancora avvolte al mio collo.

Quando mi guardò sorrise perché avevo il viso ricoperto dai suoi umori e con amore mi disse: “Ti amo e ti voglio succhiare il cazzo. Ti voglio succhiare tutto il succo delle tue palle. Vuoi che te lo succhi? Vuoi che ingoi tutto il tuo delizioso sperma? Dimmi, dimmi che vuoi essere succhiato fino a schizzarlo nella mia bocca!”- “Si” le risposi gemendo e mettendoglielo in bocca le ordinai: “Succhiamelo!”.
Mi prese il pene nella sua bocca calda e umida, facendo dei rumori strani, quando me lo succhiò forte.

Il mio cazzo pulsava in una maniera fremente per il carico di sperma che stava incominciando ad affluire lungo il mio cazzo. Lei si preparò questa volta orientando il mio cazzo per ricevere il primo schizzo in bocca e non in gola. Lo sperma incominciò a uscire con la stessa compressione delle pompe antincendio, riempendo subito la sua bocca. Subito lo ingoiò con gusto e si eccitò a guardarmi mentre avevo l’orgasmo. Mi succhiò fino all'ultima goccia preziosa.

Poi crollai a terra esausto mentre lei ancora in ginocchio mi sorrideva. Sul suo viso non c’era nessuna goccia di sperma, aveva leccato tutto. Fu una notte che avremmo ricordato per sempre.
Andammo avanti così per settimane, lei m’insegnava come si fa a portare al massimo godimento una donna. Mi mostrò come accarezzare e succhiare i seni e i punti più sensibili delle donne ed essere un amante tenero e premuroso. Io ero sempre attento a imparare tutto ciò che c’era da imparare.

Entrambi sapevamo che la nostra relazione forse avrebbe avuto un futuro limitato ma eravamo tanto presi e innamorati.
L’ultima settimana Monica ebbe problemi di lavoro e non avemmo nessun tipo di rapporto, era sabato e decidemmo di rimanere a casa per la cena. La sera si presentò nel salotto solo con l’accappatoio e con i capelli ancora umidi della doccia.
Ci sedemmo sul pavimento e ci mettemmo a giocare a carte, lei mi guardava con uno sguardo affettuoso.

Dopo un paio d’ore smettemmo. Aveva il viso affaticato era stanca, mi chiese di massaggiarle la schiena, l’aveva a pezzi. Si stese sul letto e si denudò, il mio massaggio la rilassò, mentre sentiva le mie mani che si muovevano sul petto mi sorrise e si appoggiò allo schienale del letto. Le massaggiai i seni come lei mi aveva insegnato, la sua carne era calda e morbida. Le presi i capezzoli fra le dita e glieli massaggiai delicatamente.

Le sfuggì un gemito e strinse le gambe. Spensi la luce centrale della camera e rimasi accesa solo una luce morbida, mi avvicinai e le diedi un bacio. Mi spogliai anch'io. Ci scambiammo molte coccole, ma i baci erano sempre più appassionati. Lei mi sembrava sempre più bella. Seguii tutti i consigli che mi aveva insegnato, lasciandola senza difese, le baciai dolcemente le labbra poi mi spostai fino al collo e il suo corpo caldo incominciò ad avere dei brividi.

Poi con la lingua le toccai l’orecchio lasciandole una scia bagnata dietro. Le dissi: “Ti voglio bene Monica” quando la baciai dietro il collo. La mia lingua scese lentamente verso il basso raggiungendo poi i suoi seni gonfi. Le succhiai i capezzoli, come lei preferiva. Cominciai a baciarla delicatamente appena sotto il seno e seguii un percorso che portò diritto alla fica.
Lei incominciò a tremare, mi misi in ginocchio e le sollevai le gambe sulle mie spalle.

Lentamente m’inchinai al suo centro baciandole le sue cosce morbide. Stuzzicandola arrivai molto vicino alla sua fica senza toccargliela. Stavo saggiando la sua resistenza. Poi le allargai un po’ più le gambe e vidi pulsare il suo sesso appena rasato. Stavo quasi sbavando dalla voglia, poi chinai il capo al suo centro.
“Finalmente, Dino” lei mi disse gemendo quando la mia lingua andò su e giù fra le sue labbra lisce all'esterno. Le leccai quelle parti più sensibili inserendo la mia lingua in quella caverna del piacere.

Lei aprì più le gambe per espormi il suo clitoride palpitante, abbassai la testa e attesi. Lei mi pregò: “Per piacere cosa aspetti”. Le alzai di più le gambe e vidi il buco del suo ano. Lei non mi aveva mai parlato e insegnato niente del suo culo. Sentii un impulso e il bisogno di baciarglielo. Lo feci prima che lei potesse reagire non so in che modo. Lei ansimando mi disse: “Che cosa stai facendo?” Feci finta di non sentirla e continuai a leccarla intorno al foro.

La sua pelle era anche lì sensibile e la sentii tremare. Poi le misi la lingua dentro e lei m’incitò a continuare dicendomi: “Non ho mai provato niente di simile, è così eccitante. ” Ero orgoglioso di me stesso avevo trovato qualcosa che Monica non mi aveva insegnato. La mia saliva sbavava intorno al suo ano. Monica ora era quasi al massimo dell’eccitazione, quando le chiesi se potevo avvicinarmi con il mio cazzo alla sua fica.

Lei mi rispose: “Non lo so, ora non posso pensare. ” Lo presi come un sì, le feci vedere la mia eccitazione e il mio cazzo vivo mentre il mio battito cardiaco era accelerato. Prima che lei potesse protestare, le avvicinai il cazzo alla fica fino a toccare le sue labbra gocciolanti di umori. Poi le toccai con il glande il clitoride, il suo centro del piacere. Lei gemette. Scesi con il pene lungo le sue labbra.

Lei ansimava e quasi mi tratteneva la penetrazione. Io continuavo ad andare lentamente su e giù lungo le sue grandi labbra toccandole poi il clitoride. La sua e la mia testa stavano quasi per esplodere e pulsavano furiosamente ad entrambi.
Le sue mani mi trattenevano i fianchi, ma la sua voce tradiva la sua passione e la voglia di essere penetrata.
Corsi il rischio e le inserii il cazzo solo di un centimetro, sentii che stavo quasi per venire, ma ciò avrebbe compromesso tutto, avevo bisogno di concentrarmi su qualcos'altro e diminuire la mia voglia come mi aveva insegnato lei, così pensai a tutt'altro, mentre sentivo la vagina calda di Monica che accarezzava il mio cazzo come in morbido guanto bagnato.

Tenni a freno la mia eccitazione. Lei aprì gli occhi e mi guardò ardentemente con il suo sguardo amoroso. In quell'istante capimmo che amore e sesso s’incastrano. “No, no, no” lei sussurrava vogliosa e sempre più a bassa voce, ma non si mosse per arrestarmi. I suoi umori grondavano sulle sue cosce.
La penetrai ancora un po’, ora ci univano solo le nostre parti sessuali. Sentivo il calore della sua fica sulla punta del mio glande.

Involontariamente strinse un po’ la vagina, il suo desiderio era molto forte, stava incominciando a tremare tutta. I nostri corpi erano collegati nel punto più strategico. Lei con una voce roca e lussuriosa quasi implorandomi disse: “Per favore Dino, per favore!” Subito replicai: “per favore cosa?” Lei ripetette: “per favore, per favore!”. Sapeva quello che desiderava ma non voleva dirlo. Allora mi arrischiai a toglierle il pene in parte come lo stessi rimuovendo completamente, ma lei mi afferrò i fianchi e lo tenne fermo dentro il suo corpo.

Implorandomi di nuovo “per favore!” Io allora le chiesi “Sii esplicita!”. Lei disse “ti voglio dentro, chiavami!”. “Sei sicura?” Le chiesi “Si” lei replicò “per favore chiavami!”. Avevo vinto questa battaglia emotiva e sorridendo ora reclamavo il mio premio.
Lentamente mi spinsi dentro di lei, centimetro dopo centimetro finché le mie palle non furono a contato con la pelle morbida delle sue natiche. Il mio corpo era in fiamme. Lei abbracciandomi s’incominciò a muovere con degli spasmi, poi sentii un urlo di gioia, era molto tempo che non sentiva il cazzo di un uomo dentro di lei.

Io ero in lotta con me stesso per controllare e portare più a lungo il mio orgasmo. Feci ricorso a tutte le mie forze. Mi sentivo benissimo, sentivo il mio cazzo nel suo guanto di velluto. Guardavo il suo bel viso e poi le diedi un bacio sulle labbra, soffocando i suoi gemiti. La mia lingua andò in profondità nella sua bocca come il mio cazzo stava nel suo buco caldo e accogliente. I nostri corpi ora erano in simbiosi ed erano collegati sia fisicamente sia emotivamente.

Tirai la lingua dalla sua bocca e le dissi: ”Ora ti scopo!” incominciai a penetrarla e poi indietreggiare. Mi fermai un attimo con il glande sulle grandi labbra e poi la infilzai con veemenza, lei mi strinse il cazzo come in una morsa quasi spremendolo: “Chiavami ho bisogno del tuo cazzo meraviglioso, mettilo tutto dentro!” Il suo controllo sparì si era persa nel delirio sessuale. Ormai lei urlava di piacere, la sua mente aveva perso ogni controllo del suo corpo.

Io avevo trovato una fantastica capacità di resistenza e la stavo utilizzando per far diventare Monica pazza di desiderio. La penetrai velocemente e poi quando ebbi il cazzo tutto dentro, glielo strofinai sulle sue pareti, ci muovevamo freneticamente mentre le mie palle schiaffeggiavano le sue natiche. Lei stava avendo delle convulsioni di piacere e dai suoi occhi si vedeva che era innamorata pazza di me. Mi disse: “Ti amo con tutta me stessa”. La sua estasi era dipinta sul suo volto, stavamo vivendo dei momenti magici e avevamo toccato dei picchi di godimento che non avevamo mai raggiunto prima.

Lei mi teneva bloccato dentro di sé con le sue gambe che erano avvinghiate alla mia schiena, mentre il mio sperma le irrorava il suo grembo. Crollai su di lei e mi rotolai di lato.
Quando provai a baciarla, mi accorsi che aveva perso conoscenza, poi dopo un po’ si mosse. Si alzò e vide il mio viso preoccupato e mi disse a bassa voce “perché può essere sbagliato quello che abbiamo appena fatto se io mi sono sentita quasi in paradiso vivendo con te questi momenti magici?”.

Quella notte facemmo l’amore fino all'esaurimento delle nostre forze con immensa soddisfazione finale.
Il mattino successivo mi alzai tardi, Monica non era più accanto a me nel letto. Andai in bagno e la raggiunsi in cucina. Lei mi salutò con un ampio sorriso mi preparò la colazione e si sedette accanto a me. Aprì di nuovo il suo cuore e mi disse: “Ti amo come non amato mai nessuno, non ho rimpianti per quello che è successo.

Sto cambiando il mio modo di pensare. Cerco di essere libera da ogni condizionamento sia religioso sia sociale e non avere tabù. I condizionamenti di qualsiasi tipo da tempo scivolano come l’olio sul piano inclinato del mio essere. Desidero essere libera. Mi attengo alle regole della nostra società, anche se qualcuna non la condivido. Non desidero reprimere le mie pulsioni sessuali, altrimenti diverrei nevrotica. Mi chiedo perché due persone maggiorenni che si amano non possono esprimere apertamente il loro amore?”.

Mentre lei parlava, le baciai il dorso della mano e delle lacrime cominciarono a rigare il suo viso. Ci baciammo teneramente sulle labbra, gustai il salato delle sue lacrime e poi la strinsi più vicino a me e le diedi un bacio appassionato.
Passò qualche giorno che non avevamo fatto l’amore, avevo voglia di lei. Quella mattina mi alzai un po’ più presto, aspettai che si svegliasse, la salutai. Lei si preparò per fare colazione ed io lessi sul volto che aveva voglia di me.

Feci spazio sul tavolo, le tolsi il vestito di casa quasi con violenza la stesi sul tavolo, mentre lei attonita mi chiedeva cosa stessi facendo, le alzai le gambe e tirai giù lo slip. Lei continuava a chiedere “cosa stai facendo?” Le risposi secco “Devo fare colazione”. La mia bocca era nella sua vagina e la stavo mangiando come un pazzo. Le mie labbra e la lingua erano dappertutto, mi stropicciai la testa nel suo succo profumato, lei gridava di piacere e raggiunse l’orgasmo più volte.

Poi appena mi stancai la mascella a furia di leccarla, le infilai il mio lungo cazzo nella fica. “Ahhhhhh!!!” “Ahhhhhh!” lei gridò, il tavolo cigolava sotto il suo peso. La presi in braccio come un fuscello, mentre lei si teneva aggrappata a me cingendomi con le sue braccia il collo. Stavamo in piedi ed ero tutto dentro di lei, vedevo i suoi occhi estasiati e supplichevoli. Mi disse: “lo sento tutto dentro di me sto provando delle sensazioni bellissime”.

L’afferrai con una frenesia sessuale, la stesi a terra e la penetrai più volte come a lei piaceva, la sentii tremare e gemere sapevo che stava per venire le strinsi fortemente le tette e tutto il mio sperma le invase la fica, lei si abbandonò quasi senza forze sul pavimento.
Passarono mesi e la nostra unione era sempre più forte. Un giorno che Monica si era vestita con abiti che evidenziavano le sue belle natiche, mi avvicinai e gliele accarezzai.

Lei mi disse “ti piace il mio culo non è vero? Le risposi “si certamente”. “Non lo vuoi?” La guardai nei suoi occhi che bruciavano di lussuria. Lei mi disse “sono ancora vergine lì. ” Le chiesi come mai mi stava facendo questa proposta. Mi rispose “ti voglio anticipare il mio regalo per la prossima settimana quando sarà il tuo compleanno”. Ci recammo nella camera da letto. Si tolse molto lentamente il vestito lasciandolo cadere ai suoi piedi.

Rimase con le scarpe con i tacchi alti e le calze di seta che le coprivano le cosce. Allora che ne dici “Me lo vuoi mettere in culo?” Io non stavo più nella pelle. Lei si distese sul letto e m’invitò a spogliarmi, poi prese due cuscini e se li pose sotto le natiche, mi fece cenno di avvicinarmi. Mi disse di metterglielo prima nella sua fica già bagnata e poi nel culo. La penetrai nelle sue labbra bagnate e poi tentai di metterglielo nel suo buchino stretto.

Le alzai le gambe sulle mie spalle e lei mi disse con voce eccitata “ora mettimelo dentro. ” Non potevo immaginare come il mio grande glande potesse entrare il quel buchetto cosi stretto. Appena tentai di infilarglielo lei gemette, ma mi disse “vai avanti”, poi sentendo un po’ di dolore disse “aspetta aspetta” respirò a fondo. Si doveva abituare al mio glande di grandi dimensioni. Dopo alcuni secondi lei disse “penetrami” spinsi il mio cazzo delicatamente centimetro per centimetro tutto dentro il suo culo caldo.

Avevo timore di farle male. Quasi a malincuore la penetravo mentre il suo culo risucchiava il mio cazzo.
Lei ora con gli occhi quasi spalancati, mi disse: “Si vai avanti così è bellissimo”. Poi si toccò il clitoride e incominciò a masturbarsi. Quando rimanemmo per avere l’orgasmo, urlammo di piacere ed io le riempii il suo foro posteriore con il mio seme.
Passarono due anni furono gli anni più belli mai trascorsi.

Il suo lavoro andava bene e noi eravamo diventati amici-amanti. Io mi ero trasferito nella sua camera da letto. Il nostro rapporto sessuale era sempre più intenso. Era difficile desiderare qualcosa di più dalla vita. Io ero insaziabile e lei mi teneva banco. Frequentavo l’università con successo. Ero alto e forte e l’esperienza con Monica mi aveva reso più maturo dei ragazzi della mia età.
Dovevamo festeggiare il suo compleanno, lei aveva preparato una cena con i fiocchi, le candele adornavano il tavolo sul quale erano disposti i vari manicaretti.

Monica uscì dalla propria stanza come una principessa, era bellissima, attorno al suo collo risplendeva una collana di perle e le sue labbra erano tinte di rosa. I suoi occhi brillavano come non mai. Il suo abito le calzava a pennello mettendo in evidenza i suoi meravigliosi lineamenti.
Ci accomodammo a tavola e cenammo, ci tenemmo la mano per lungo tempo, poi lei sempre con quel sorriso dolce mi disse che mi doveva parlare seriamente.

Era più di una settimana che non avevamo rapporti sessuali, lei mi aveva detto che aveva il suo ciclo, anche se a me parve strano poiché lo aveva avuto due settimane prima.
Mi porse un pacchetto pregandomi di aprirlo, non sapevo cosa mi volesse regalare. Non era un regalo ma un contenitore di pillole anticoncezionale dal quale ne mancavano una decina.
Lei mi guardò e poi mi espose quello che aveva in mente: “Da qualche tempo, amandoti moltissimo, ho coltivato il desiderio di avere un figlio, tuo padre non ne desiderava ed anch'io all'epoca ero d’accordo con lui, forse perché provavo solo affetto per lui e non l’amore profondo ed incommensurabile che provo per te.

Per molti giorni non ho preso le pillole perché intendevo proporti qualcosa d’importante. Con tutto il mio animo e con tutto il mio amore, io desidero avere un figlio da te. ” Mi guardò negli occhi quasi per leggere subito una mia risposta. Rimasi quasi di stucco ascoltando le sue parole, i suoi brillavano di una luce nuova e intensa, non potevo credere a quello che Monica mi stava chiedendo. Lei ancora aggiunse quasi con le lacrime agli occhi “Spero dal profondo del mio essere che questa mia richiesta sia anche un tuo desiderio.

Se desideri non avere un figlio con me restituiscimi le pillole altrimenti buttale via”. La guardai intensamente, lei mi temeva la mano. La sua era un po’ sudata e tremante. Aspettava con ansia un mio gesto. Presi le pillole e le buttai lontano, l’abbracciai e ci baciammo teneramente. “Monica, ti amo più di quanto io pensassi di poter mai amare nessuno. Tu sei tutto per me e farei qualsiasi cosa per te. Voglio questo.

Desidero anche io avere un figlio ed in special modo con te”. Lei mi disse “Sei sicuro di questo”. Mi commossi anch'io e la baciai di nuovo. Affermando le mie intenzioni le dissi: “Lo desidero anch'io fortemente, ciò ci legherà ancora di più per tutta la vita”. Lei prendendomi per mano mi accompagnò nella nostra camera da letto dicendomi: “Questo è il periodo in cui sono molto fertile”. Eravamo quasi al buio, la luce della luna filtrava attraverso la finestra a vetri.

Ci spogliammo, vedevo attraverso i suoi occhi l’estasi e l’amore che la stava coinvolgendo. Si mise un cuscino sotto i fianchi e mi disse “Questa notte saremo uniti profondamente sia nel corpo sia nell'anima, questo è il mio giorno più fertile, la nostra unione avrà lo scopo del vero amore”. Ero molto coinvolto e percepivo come anche lei lo fosse. Ora potevo diventare padre e questo mi faceva sentire diverso, eccitava tutti i miei sensi.

Misi tutto me stesso nel fare l’amore, il sudore imperlava la mia fronte ma ero deciso a portare avanti i nostri intenti. Monica quando le irrorai la prima volta la fica si emozionò dicendomi “Sto per diventare mamma”. Lo sperma stava facendo il suo viaggio e avrebbe trovato il suo ovulo da fecondare. Quella notte rimanemmo quasi legati per condividere il futuro con un’altra persona.
Il mattino successivo eravamo sfiancati ma felici di portare a compimento ciò che avevamo preventivato.

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