La ciliegina di mia sorella

La ciliegina di mia sorellaNon riuscivo proprio a concentrarmi. Leggevo e rileggevo la lezione di fisica chiuso nella mia stanza, situata al piano superiore della casa proprio sopra la camera di mia sorella che, a sua volta, studiava analisi per affrontare un esame universitario che l’attendeva tra pochi giorni. Provai ad inventarmi una storia forte, eccitante, di quelle che piacciono a me, dove le madri si fanno fare di tutto da figli sempre eccitati e desiderosi di sesso e dove i mariti adorano e impazziscono di piacere nel guardare le mogli che pomiciano con altri uomini.

Prese in doppie penetrazioni e da sole, sconvolte dal desiderio di fare l’amore, si lasciano amare da altre donne o anche da a****li domestici pur di soddisfare i propri bisogni naturali. Questa bassa macelleria per un giovane adolescente mi faceva accelerare il ritmo della mano. Ormai non badavo più al rumore che produceva la sedia sollecitata dai colpi che sferzavo al mio willy, in modo sempre più convulso, per poter raggiungere un nuovo orgasmo.

Da giovanissimi, si misura la vita per quanti orgasmi si riesce ad avere. Questo, pensavo, mi bastasse anche se le donne ed i feticci che innescavano il piacere mi allontanavano anni luce da una donna vera. Pur non essendo un artista o uno scrittore immaginavo intere scene in cui amiche immaginarie diventavano reali e donne odiose diventavano delle streghe affascinanti della città di Nefalia. Nefalia iniziava a diventare il mio luogo immaginario, la città del peccato e della redenzione, la immaginavo con strade imponenti e vicoli sporchi, con la feccia dell’umanità e con le Fate e gli Angeli che, spesso, venivano a tirarmi fuori da situazioni “estreme” in cui mi infilavo.

Lì incontravo le mie migliori amiche e lì attraversavo i paesaggi che mi portavano da un set cinematografico all’altro. Lì rinunciavo a vivere la mia vita, di lacrime e sangue, ferite e sofferenze, e mi immergevo nel clima intorpidito del peccato e del piacere. Mentre viaggiavo nel cielo intermedio di Nefalia, si aprì, ad un tratto la porta della stanzetta. Questo fatto mi ricondusse violentemente alla realtà; mi stava saltando il cuore fuori dal petto, feci in tempo a sbarrare gli occhi per vedere chi fosse.

Era mia sorella che, infuriata, sbraitava contro di me per il fastidioso rumore che facevo con la sedia. E poiché, disturbata dal rumore, non riusciva a concentrarsi sull’argomento che stava studiando, pensò bene di salire nella mia camera per scoprire il motivo di quel rumore. “La vuoi smettere di fare tanto rumore che non posso studiare?”. Colto di sorpresa, tentai un disperato tentativo di nascondere il mio arnese, ma non feci in tempo a chiudere il libro per nascondere il giornale porno che era in mezzo.

Ma… che fai? Brutto schifoso, cosa leggi ?Glielo dico io alla mamma cosa studi ! Per questo facevi tanto rumore?”. Mi guardò in mezzo alle cosce constatando che il mio arnese duro era fuori ancora per metà, e non voleva saperne di entrare nei pantaloni. “Ti prego no! Non dire nulla a mamma, giuro non lo faccio più. E’ la prima volta, ero proprio disperato, avevo bisogno di sfogarmi. Ti prego, cerca di capire i miei bisogni, sii buona, e se posso t’aiuterò io un’altra volta quando ne avrai bisogno”.

Speravo davvero che il suo pudore si ammorbidisse e diventasse una mia complice. Diede una rapida occhiata al giornale sfogliando qualche pagina e poi uscì fuori dalla stanza con sdegno insultandomi: ”Sei un maiale, fai schifo”. Nei giorni che seguirono ci evitavamo, ma le ero rimasto grato perchè non aveva svelato tutto il fattaccio a mia madre. Un giorno, però, fui costretto a chiederle un aiuto per un argomento di fisica che non riuscivo a capire.

Fu l’occasione per chiederle scusa per quello che aveva visto, la ringraziai e mi mostrai sottomesso ed umiliato. “Non ci pensiamo più – replicò la mia sorellina – in fondo avevi ragione tu nel dire che sono istinti che tutti abbiamo e dobbiamo soddisfare nel miglior modo possibile, per non impazzire di desiderio. Il sesso è proprio una droga che non risparmia nessuno. Però, la prossima volta che masturbi, chiuditi la porta a chiave, così non rischi brutte sorprese.

” Così, accennando un lieve sorriso di complicità, ondeggiò il pugno imitando il movimento della masturbazione e ribadendo ancora una volta: “allora hai capito fratellino…? buone ed eccitanti seghe però con le porte ben chiuse…!”. Felice per la pace trovata con mia sorella, la ringraziai e le riconfermai tutta la mia stima per lei, sviolinandole svariati complimenti alla sua intelligenza e alla sua bellezza. “Sei una sorellina adorabile, bella, che sa comprendere e interpretare i bisogni, le bramosie, le necessità del sesso e le debolezze della vita”.

Incoraggiato dalla sua aria serena e dai suoi sorrisi continuai la discussione per cercare di diventare sempre più intimi. Addirittura, facendo il finto tondo le domandai: “Anche voi donne avete bisogno di sfogarvi, come noi uomini? “. “Sì, certo, anche noi ci masturbiamo e sogniamo di fare l’amore, ma per noi e più facile fare esperienza dal vivo, visto che troviamo più facilmente qualcuno che ci dia l’occasione di sfogarci. Ora basta di parlare di sesso iniziamo a studiare se no si fa tardi.

” Sapendo che le lezioni di fisica mi facevano disperare iniziò la spiegazione. Era veramente brava a porgermi gli argomenti, le sue parole iniziarono a chiarire i miei dubbi, e le sue spiegazioni arrivarono in me con semplicità: ne trassi profitto anche perché, con la sua presenza, che mi impediva di pensare ad altro, ero costretto al massimo della concentrazione. Contenti dei risultati ottenuti ci riposammo un po’ facendo un breve break. Mangiammo qualcosa direttamente nella mia cameretta, e bevemmo dell’acqua dalla bottiglia, poiché non avevamo i bicchieri.

Rilassati, complici e sorridenti iniziammo a scherzare amichevolmente su tutto, ed io non perdevo occasione per adularla, facendole capire bene che mi sarebbe proprio piaciuto trovare una fidanzata come lei. Intanto cresceva in me un istinto a****lesco, un desiderio irrazionale che mi faceva desiderare il suo corpo. Era davvero bella, un vero spettacolo, me la stavo mangiando con gli occhi, a causa della camicia bianca un po’ sbottonata che lasciava intravedere il reggiseno nero pieno, e gonfio di un superbo seno, e della minigonna elasticizzata che fasciava le sue cosce abbronzate, dalla pelle liscia e profumata.

“Beato chi ti sposa, troverà una moglie bella, intelligente e un’amica dolcissima con cui dividere i segreti. ” Alludevo chiaramente al nostro piccolo segreto. Lei, ormai rassicurata dal mio comportamento e sempre più fiduciosa nei miei confronti, colse la palla al balzo e mi chiese:“A proposito di segreti ma dove tieni i giornali porno? Non hai paura che la mamma li trovi ?” Imbarazzatissimo, timoroso mentii spudoratamente e cercai di rispondere perdendo tempo. “No, sai …, non ne ho più.

” Ma lei incalzava: ”Dai non aver paura, a me lo puoi dire ormai siamo amici, scommetto che li tieni qui. Su, dai apri il cassetto”. La guardai negli occhi, mi feci coraggio e aprii il comodino. “Voglio fidarmi, in fondo ti sei dimostrata già una vera amica, ecco guarda”. Lei, sdraiatasi sul letto a pancia in giù, prese un giornale ed iniziò a sfogliare le conturbanti pagine; dopo un po’ la vidi arrossire, premere il suo corpo contro il materasso e iniziare un lento strofinio, poi prese il cuscino lo girò in verticale e lo fece scivolare sotto il suo ventre.

Da dietro, guardavo le sue cosce scoperte, la minigonna stretta ed elasticizzata era risalita sino al suo delizioso culetto, lasciando intravedere il bianco delle mutandine che sparivano tra le gambe, fresche e giovani. Ero eccitatissimo, sconvolto dal desiderio, l’emozione del momento mi stava facendo tremare le mani, però malgrado che sentivo le punte delle dita gelate, stranamente sentivo le mie orecchie che stavano ardendo. Tutto intorno era sbiadito, i miei occhi vedevano sfuocato. Un silenzio irreale regnava nella stanza, solo i nostri respiri testimoniavano ciò che stavamo provando.

Ormai con il corpo vibrante e le gambe tremolanti cercai un po’ di posto nel letto per sedermi. Lo spazio era poco, per tutti e due, e inevitabilmente la mia coscia e il mio fianco si pigiarono contro di lei, percependo il calore che il suo corpo eccitato irradiava. Del tutto casualmente la mia mano sinistra finì sulla sua spalla e poi sulla sua schiena fino ai suoi rotondi fianchi, e risalendo fino a sfiorarle le natiche.

Avvertivo sempre più l’eccitazione che quella rivista, con racconti e foto di bellissime donne penetrate da magnifici arnesi, le stava dando. Presi un giornale pure io e iniziai a sfogliarlo, ma ero troppo emozionato, la testa mi girava dall’ emozione. Il pensiero che stavo sfogliando delle riviste erotiche con accanto mia sorella, stupendo esemplare di femmina, mi turbava, mi faceva apparire il tutto in modo surreale come in un sogno. Mi sentivo un automa e la mia mano trovò le sue cosce, dapprima per caso ma poi vedendo che lei non si ritraeva ma, anzi, dava segni di gradimento per il contatto con le sue gambe.

Iniziai ad accarezzarle, a palparle e a strofinarle, facendole capire bene il mio apprezzamento per il suo corpo. La mia mano tra le sue gambe si faceva audace e coraggiosa, risalii le cosce e afferrai il culo carezzandolo inconfutabilmente e stropicciandolo sempre più con maggiore audacia. Infilai le dita sotto l’elastico delle mutande risalendo sulla natica e poi, scendendo con un dito nel solco del culetto e nel cuore della femminilità, apprezzai la sua fica bagnata, aperta, tenera e disponibile con tutti i peli inzuppati di piacere femminile.

Scostai un po’ le mutandine per poter vedere al naturale quella parte così preziosa. Vennero fuori gli umidi peli e poi il paradiso, ad un tratto l’odore forte del suo sesso eccitato riempì le mie narici, attraendomi verso di esso. Così, inebriato di desiderio, iniziai a baciarla e a slinguarla lì, in mezzo alle gambe che ormai si erano spalancate. La vidi inarcare la testa in avanti e non guardare più la rivista, sentii il fuoco che l’avvampava e il suo corpo scosso da fremiti.

Forse aveva avuto un orgasmo e la lussuria l’aveva resa disponibile al piacere che le stavo procurando. Era la prima volta che annusavo una nocciolina ma mi piaceva. Stavo impazzendo di piacere, baciavo, leccavo, succhiavo fica, culo, mutande e cosce, senza inibizione o schifo, non sapevo più che fare, ero disposto a tutto in nome dei piaceri dell’amore o del sesso. Poi lei trovo la forza di dire: “Uuuu….. questa storia mi ha fatto eccitare, e tu sei stato bravo, fratellino mio..” fece scivolare una mano sotto la pancia ed iniziò a toccarsi la passerina, con me che adesso leccavo pure le punte delle dita che mi apparivano, ogni volta che lei le faceva scivolare verso il basso lungo le sue piccole labbra.

Io l’avevo duro e mi faceva male, per la posizione in cui ero messo, così la sorellina che prima si era dimostrata un po’ stronzetta con me, diede una aggiustatina al mio Willy, imbrigliato ancora nei pantaloni. Lei notò i miei problemi e disse: “Se vuoi puoi toccarti anche tu, caro amico mio, però chiudi la porta a chiave che se viene la mamma finiamo nei guai. ” Mi alzai, chiusi la porta e le ricordai che la mamma era uscita ed eravamo soli in casa.

Non mi rispose nemmeno, continuò a leggere e a masturbarsi. Dopo un lungo ed enigmatico silenzio fu scossa da altri brividi e sottovoce sussurrò: “come sono eccitata, non ce la faccio più, ho proprio voglia di masturbarmi per bene, anzi toccami tu, così, …. ”. Girandosi a pancia in aria si abbassò gli slip, prese la mia mano, strofinandosela nella fica fradicia di umori, e mi guidò per farmi vedere come dovevo fare per darle piacere; a quel punto senza timori sbottonai i pantaloni e tirai fuori il cazzo e iniziai, con l’altra mano, a masturbarmi davanti i suoi occhi che osservavano vogliosi la mia erezione.

Pose la sua mano sulla mia e iniziò a toccarmi e a menarmi la nerboruta minchia, fino a quando ritirai la mano e lasciai solo la sua sul cazzo che era venuto fuori e scappucciato. E’ stato il momento più emozionante della mia vita, eccitante da morire, da esplodere, mia sorella mi stava facendo una sega peccaminosa, conturbante, prima lentamente e poi sempre più veloce. Ero eccitatissimo, ero sul punto di spruzzare, quando lei si avvicinò e lo prese in bocca.

“Ti piace? Vuoi che ti faccia un pompino? Sai il mio fidanzato dice che sono molto brava, tu cosa ne pensi? ” Non avevo fiato, ma risposi: “Sì…. sei bravissima, ha ragione il tuo fidanzato. Sei fantastica, irresistibile, grazie amore sì.. grazie. Sai spompinare veramente bene, meglio delle puttane. ”“Grazie del complimento! Vuol dire che quando avrai bisogno di un pompino sarò felice di sostituire la tua puttana di fiducia. Però adesso vieni,cucciolone, facciamoci un 69 così ci scambiamo i piaceri”.

Fu stupendo avere la testa tra le sue gambe, statuarie e spalancate, sotto la profumata, gocciolante fica che leccavo con piacere fino a baciare l’amorevole rosetta scura del buco del suo delizioso culetto, mentre sentivo il caldo della sua bocca che succhiava il mio incredulo e felice cazzo. Poi, desiderosa di altri stimoli, cambiò posizione, scese dal mio corpo e si sdraiò dicendomi:“Su amore, vieni, mettilo in mezzo alle mie cosce e me lo strofini sulla fica, ma senza infilarlo dentro, però ! Capito? Fammi godere ancora, ma ricordati di fare attenzione a non entrare, non voglio andare oltre la pomiciata, non voglio che mi scopi, ho paura, questo mese ho dimenticato di prendere la pillola.

E poi non vogli commettere un i****to, intesi ? Non voglio arrivare al rapporto completo con mio fratello, non sarebbe giusto, che la sorella grande si scopasse il fratellino. Giochiamo soltanto un po’ per scoprire i nostri corpi e per darci piacere, punto e basta”. Ci spogliammo del tutto, mi sdraiai sopra di lei che si era girata di nuovo a pancia in giù e riprese a leggere. Iniziai a strofinare il mio Willy nella sua gnoccolina e nel suo culo, imprigionandolo tra le sue chiappe aperte e le sue cosce chiuse.

Mi muovevo avanti e indietro come se la stessi scopando. Lei stringeva sempre più il mio uccello con le sue gambe sode ma riuscivo a scivolarle in mezzo con piacevole facilità, lubrificato dai suoi orgasmi che si ripetevano di continuo. Ero felice e folle per il piacere che mi donava il corpicino di mia sorella. Avrei anche voluto baciarla o accarezzarla di più ma era ancora intimorito dal ruolo che avevo in quel gioco.

Lei era quella che dava gli ordini e gestiva il suo corpo, io eseguivo come un paggetto servizievole. Intanto, senza volerlo, buona parte di cazzo si era infilato nella sua albicocca profumata di sesso. Lei ebbe un sussulto e un altro orgasmo, le sfuggì un mugolio e non si ritrasse dal cazzone che pian piano le scivolava dentro. Quasi metà del mio Willy, ormai, era ficcato dentro la ciliegina, allagata di liquido vaginale. Capii che era il momento giusto per insistere e così affondai sempre più, fino ad infilarlo tutto, compresa l’attaccatura con i coglioni, per poi lentamente tirarlo fuori,ma solo per poco, e poi rimetterlo dentro, in un lento e dolce vai e vieni.

Avevo l’impressione di dondolare in una barca su un lago mentre il vento la muoveva e creava onde increspate. “Ehi.. ma cosa fai? ”“Non lo so, niente. ” risposi “Come niente, è tutto dentro?”“Oh scusa, non l’ho fatto apposta-”“Sì.. non l’hai fatto apposta, ma cosa ti sei messo in testa, vuoi scopare tua sorella? Ma sei pazzo? Vuoi mettermi incinta? Dai controllati, stai calmo, non farlo entrare, non possiamo, sarebbe un i****to, anche se è proprio bello.

Bastardo, figlio di troia, tiralo fuori. Mi avevi promesso che ti saresti controllato, e ora me lo ficchi a tradimento, approfittando della mia eccitazione. Lo so è molto bello ma ricordati che non possiamo e non dobbiamo fare l’amore, non voglio. Stai attento a non farlo scivolare di nuovo dentro, se no mi incazzo. Cerca di capirmi, ho paura che ci piaccia troppo e non sapremmo resistere all’eccitazione, combinando qualche guaio, anche perché è da un bel po’ che non scopo, e un cazzo così bello mi fa perdere la testa.

Ecco, bravo, tienilo fuori e strofinalo soltanto, è bello lo stesso, vedrai “. Impaurito che quel momento magico finisse la rassicurai: “No, non ti preoccupare è fuori, ci starò attento, non lo infilo più. Non volevo perdere la mia sacerdotessa del piacere, pregustando qualche altro incontro con lei, per cui mi scusai subito: le avrei chiesto anche perdono come ad una divinità pagana per il piacere che mi stava donando. “ Ti chiedo umilmente perdono, lui è scivolato dentro da solo, non l’ho fatto apposta, anche se ho una voglia incredibile di fare l’amore con te, sei proprio bella, ti desidero.

”La bacio sul collo, sulle guance, poi gira la testa e la bacio in bocca, lei apre le labbra e mi infila la lingua. E’ stupendo baciare una donna con la bocca aperta e succhiarle la lingua, non l’avevo mai fatto ma mi è venuto molto bene perchè anche lei fu presa da quel sensuale, lungo, umido e sensuale bacio. Lei continuava ad eruttare piacevoli e incandescenti umori, che, lubrificando ancor di più l’interno delle sue cosce, fecero riscivolare dentro il cazzo.

Sembrava che fosse stato risucchiato verso l’interno della sua calda tana, attirato come per magia. “Che bello, stronzo, mi stai facendo morire di piacere, anche se dici che non è dentro io lo risento di nuovo tutto ficcato nella mia deliziosa passerina, anche perché, fratellino mio, hai un bel cazzone molto più grosso e lungo di quel finocchio del mio fidanzato e non passa certamente in osservato. Se fai attenzione a non venirtene dentro ti faccio scopare un po’, brutto traditore, però ti raccomando stai attento, amore, capito? Fottimi, scopami adesso che non resisto più, lo voglio anch’io; su dai scopami, confessa che ti piace ad avere una sorella calda e puttana come me? Sai anch’io mi sto facendo scopare volentieri, mi piace far l’amore con te.

E a te piace scopare con quella troia di tua sorella? Ora giriamoci, infilamelo tutto davanti, voglio sentire il tuo petto sul mio seno; voglio vedere la nerchia mentre mi entra dentro e il piacere che provi a profanare la fica di tua sorella con questo bel bastone”. Si gira e lo prende con la mano, se lo infila ancora nella sua accogliente fica morbida. Inizia a baciarmi in bocca, mi succhia la lingua e mi stringe forte forte e sussurra: “Amore è bellissimo, è la scopata più bella della mia vita.

Che libidine, sono sconvolta. Scopa amore, scopa vigliacco, dimmi che ti piace scopare con tua sorella, dimmi che mi desideri che ti piaccio, che sono bella. Amore dimmi tutte le porcate che ti vengono, che sono una troia una puttana i****tuosa che adora scopare anche con il cazzo del fratello, ficca più forte, rompimi la fica”. Sconvolta, lussuriosa, eccitata fino alla follia mi incitava al turpiloquio ed io raccolsi con piacere: “Sì… amore sì, ficco forte come vuoi tu, amore è bellissimo fare l’amore con te, sei proprio una troia, non immaginavo che fossi brava a letto, meglio di una porno star.

” La sentii venire più volte, mentre io ero costretto a fermarmi e per non inondarla con il mio seme mi ero lasciato cadere di lato. Lei, nonostante tutto, pensò al mio piacere ancora insoddisfatto, così raccolse le ultime forze per farmi un altro amorevole pompino che mi lasciò senza fiato. “Sto per venire ” dissi, per tutta risposta spalancò la bocca e mi lasciò schizzare tutto il mio sperma dentro, imbrattandole con parecchi schizzi violenti il suo dolcissimo viso che esprimeva tutto il piacere che stavamo provando, e lo sconvolgente pazzo desiderio che c’era preso in questo rapporto.

Il tempo di rilassarmi un poco e lasciare che il respiro tornasse alla normalità che ci cercammo di nuovo e, dopo teneri baci e carezze varie, le dissi di girarsi. Iniziai a massaggiarle le spalle e a baciarle la schiena poi le natiche e a leccarla e mordicchiarla. Da dietro, le stuzzicavo entrambi i buchini, mentre mi pregava di scoparla e riempirla ancora; puntai il pene sulla vagina e incominciai a penetrarla, entrai con facilità tanto era bagnata di saliva e umori, e, trovato il ritmo con lei, diedi colpi di cazzo sempre più forti fino a sentire l’orgasmo che mi saliva dai coglioni e l’avvisai… Lei mi ribadì “no!!! ti prego, dentro no….

” Ma io, voglioso di scopare fino all’ultima goccia di sperma e di svuotarmi dentro di lei, ripiegai nell’ano e la inculai amorevolmente. Stupenda sensazione sentire il mio cazzone, stretto dal suo budello profondo e infuocato. E l’odore che emanava era così eccitante che anche se lei godeva e soffriva, il suo volto ere una maschera dove si potevano leggere le sue sensazioni di felicità. Ad un certo punto mi disse che non resisteva più, aveva lo stimolo di andare in bagno ma volevo concludere e continuai a sbatterla.

Pensavo a tutto ciò che mi stava succedendo, e a quando fossimo felici e perversi ad aver sfidato il comune buon senso. La vista del mio cazzo che furiosamente andava e veniva in mezzo alle sue chiappette facevano accrescere ancor di più la mia eccitazione. Dei brividi di piacere mi scossero ed esplosi dentro di lei tutta il mio seme, gustandomi la scopata fino a l’ultima goccia. Sfiniti, restammo distesi nel letto per alcuni istanti, ancora caldi e sudati, poi decidemmo di andare a farci la doccia ognuno per i fatti propri, poiché avevamo paura che rientrasse mia madre e ci beccasse insieme.

“Peccato mi sarebbe piaciuto tanto fare la doccia con te ” “Anche a me ” disse mia sorella, e continuò dicendo:“… purtroppo dobbiamo essere prudenti se non vogliamo farci scoprire, e poi la mamma starà per tornare, è già da un bel po’ che è fuori…”“Sì vero, facciamo in fretta. Ma ripensandoci, dove è andata la mamma?” le ho chiesto e, ridendo, Marta risponde: “Chi sa? Forse a farsi scopare dal suo amante e magari con il consenso di papà.

Dopotutto gli uomini, anche se non lo confessano, si eccitano terribilmente e gli piace sognare di poter veder scopare la propria donna con altri uomini. Del resto i club privé perché li hanno inventati? Per dare ai mariti, che desiderano emozioni forti, la possibilità di coronare questa voglia più facilmente, guardando le proprie mogli che si fanno scopare da sconosciuti come le peggiore delle puttane”. “Che bella storia eccitante, me l’hai fatto venire di nuovo duro.

Come sarebbe bello avere una mamma da scopare…. ”“Brutto porco sei proprio un maiale incontentabile, hai finito adesso di scoparti tua sorella che già sei pronto a scoparti anche tua madre ”. Lasciandoci con questa frase ci incamminammo ognuno in bagni diversi. Io mi recai nel bagno dei miei ed iniziai a farmi la doccia attardandomi un po’, con la speranza che mia madre rientrasse e mi trovasse nel suo bagno. “Che bello che sarebbe potermi fare anche la mamma, chissà come è a letto e come fa l’amore? E se per davvero ha un amante che la scopa con il consenso di papà? Del resto l’aspetto da puttana libidinosa, mangiatrice di uomini ce l’ha.

” Questi erano i miei pensieri lascivi. “vedremo, mi sa tanto che proverò a farmela, mi piace proprio e poi se somiglia a sua figlia e a suo figlio dovrebbe essere davvero una porcellina. ” Iniziai a lavarmi con questo chiodo fisso che, dopo essermi scopato alla grande quella delizia di mia sorella Marta, mi sarei trombato anche quella signora misteriosa che è mia madre Simona. Mentre l’acqua della doccia mi cadeva addosso e iniziavo a rilassarmi, cercai di escogitare il modo di sedurre anche la mia adorata, erotica e giovane madre.

Tra poco lei sarebbe rientrata a casa ed io ero già eccitato all’idea di provare a sedurla. Uscendo da sotto la doccia sentii la suavoce, era rientrata, chiacchierava con mia sorella che la salutava dicendole che stava uscendo. In tutta fretta, rientrai nuovamente sotto la doccia e con il cuore in gola attesi che lei arrivasse. Cercavo di farmi coraggio e deciso misi in atto il mio piano. Volevo che lei mi trovasse nudo nel suo bagno, così aspettai che aprisse la porta.

“Oh!! Scusa non sapevo che tu fossi qui ”, stava per richiudere la porta quando la chiamai. “Vieni mamma ho bisogno di te. Meno male che sei arrivata devo dirti una cosa terribile”. “Dimmi pure, cosa c’è?”“Sai, a scuola abbiamo il sospetto che ci siano i pidocchi, ed io sto impazzendo, ho prurito da per tutto. Mamma ti prego, controllami la testa, le spalle e tutto il corpo. Per favore aiutami a togliermi le smanie del prurito, la psicosi dei pidocchi “.

“Calma, calma non ti preoccupare. Hai lavato o capelli sciampo con l’antipidocchi ?”“No, non sapevo dove fosse ”. “Eccolo qua, insaponati e lascialo per cinque minuti ad agire, poi ti sciacqui e t’asciughi, così alla fine verifichiamo il tutto con l’apposito pettinino”. Così dicendo mi porse lo sciampo nella doccia, ed io, ormai al settimo cielo per come stavano andando le cose, gli mostravo fiero il mio corpo di maschio eccitato da dietro i vetri trasparente della cabina che mi ospitava.

“Mamma se mi insapono pure i peli del pube è pericoloso?”“No, sciocchino, sono prodotti testati che non fanno male, stai sereno e continua così che fra poco vengo ad aiutarti, intanto vado nell’altro bagno”. “Perché vai nell’altro bagno? Ti vergogni di me? Prima, quando ero piccolo, entravamo spesso in bagno insieme. Ci conosciamo già. Non è che ti imbarazzi con tuo figlio?”“No, è che devo fare pipì, però poi ritorno così farò una doccia con l’antiparassitario pure io, anzi sarebbe meglio che lo facessero pure tuo padre e tua sorella lo sciampo antipidocchi, onde evitare sgradevolicontagi.

” Andò di là per poi ritornare già svestita, pronta per la doccia, con sopra l’accappatoio di mia sorella che essendo più minuta di lei le stava piccolo e stretto, trasformando il capo in un indumento enormemente erotico, facendomi rizzare il cazzo come mai prima. Richiudendosi la porta alle spalle e iniziando a sfilarsi l’accappatoio mi disse di uscire dalla cabina doccia ed aspettare l’azione dell’insaponatura fuori, così poteva lavarsi lei. Era la prima volta che la vedevo completamente nuda, da quando non ero più bambino.

Era ancora bellissima, sentivo la sua attrazione che mi prendeva, e la voglia d’amarla che cresceva sempre più in me. Nel cambiarci di posto ci sfiorammo, e in quell’attimo sentii che il mio cazzo si allungava fino sbattere nella sua pancia e sulla sua anca, per poi scivolare nelle chiappe grazie a mezza giravolta che ho fatto quasi per caso e grazie all’azione del sapone che l’aveva reso scivoloso si ficco anche un po’ dentro le sue grande labbra, provocando un brivido di piacere sia a me che a lei.

Purtroppo questo emozionante contatto durò pochissimo perché lei si infilò, in tutta fretta, dentro la cabina iniziando ad insaponarsi. Lo spettacolo cui stavo assistendo, grazie ai vetri trasparenti, era degno di un film porno. Lei sembrava capire il mio stato d’animo e, compiaciuta, mostrava la sua bellezza ,il suo corpo, la sua sensualità, confermando a sé stessa il potere che ogni donna ha nel tenere sotto scacco qualsiasi uomo. Sconvolto, eccitato ma deciso a sedurla aprii la cabina per entrare mentre lei era ancora là.

“Che fai?” con finta ingenuità mi chiese. “Pensavo che fosse ora di sciacquarci, mi bruciano un po’ gli occhi. ” ” Va bene, entra forse hai ragione tu, possiamo sciacquarci. ”Entrando non ho potuto fare almeno di riurtarla ancora con il mio cazzo, e colpendola nel ventre istintivamente si scansò, per poi riavvicinarsi come se tutto ciò fosse normale. Mi sentivo il protagonista di una bella favola erotica e incredulo chiusi gli occhi e mi abbandonai in quel sogno.

L’acqua iniziò a scendere su di me, calmando un po’ le mie emozioni, e sempre con gli occhi chiusi iniziai a strofinarmi il corpo per iniziare la sciacquatura. Lei mi infilò le mani nei capelli strizzandoli sotto il getto dell’acqua, come fanno tutte le mamme con i loro bambini, ma io non lo ero più da tempo, e ricordavo appena quando entravo in doccia con lei mal volentieri, perché non volevo farmi lavare. I suoi movimenti facevano ondeggiare i suoi succulenti seni, che, a tratti, si poggiavano e si strofinavano sul miocorpo, facendomi percepire la loro morbidezza.

Le sue mani scesero a togliere la schiuma delle mie spalle e del petto e non tardò a strofinarmi la pancia e i glutei, infilando le dita tra le natiche. Poi si inginocchiò per strofinarmi le cosce e mi fece alzare prima una gamba e poi l’altra per lavarmi meglio anche i piedi. Per un attimo ho avuto la forza di riaprire gli occhi, osservandola mentre in ginocchio lavava le mie gambe con la bocca ad un passo del mio cazzo, che nemmeno per un attimo si era ammosciato.

Come avrei voluto che me lo avesse preso in bocca per un pompino da favola ma forse non era giunto il momento. Comunque, anche lei sembrava ipnotizzata a guardare la mia nerchia gonfia e dura. Sicuramente, stare così vicino al mio cazzo le stava facendo qualche effetto erotico e il suo viso iniziava a tradirla, svelando il suo imbarazzo a dover costatare che si stava eccitando con la minchia di suo figlio. Poi afferrò con decisione l’oggetto del desiderio, e con il pretesto di pulirlo dalla schiuma iniziò a menarlo avanti e indietro, prima lentamente e poi più velocemente, procurandomi brividi in tutto il corpo, a conferma del piacere che provavo a essere manipolato e sciacquato così.

Intanto con l’altra mano strofinava accuratamente i testicoli ancora insaponati e poi le natiche e di nuovo lì in mezzo, intorno al culo. Rialzandosi si soffermò a baciare il mio ventre e poi il petto fino ad arrivare al collo e alle guance. Ancora teneva il mio cazzo ben stretto in mano e non si era fermata un minuto nella menata come se per lavarlo quel movimento fosse veramente necessario. Ero sconvolto, eccitato da quella situazione così particolare, emozionante, perversa con lei che, appoggiando il suo seno sul mio petto, affannosamente mi sussurrò: “Va bene così? Sei sciacquato bene? Sei soddisfatto? “.

Le sue domande a doppio senso sembravano sfidarmi, intimorendomi un po’ e alla mia risposta affermativa continuò dicendo: “Allora è meglio che esci e mi aspetti fuori, così, nel frattempo, io finisco di lavarmi, ti asciugo e poi ci controlliamo a vicenda se ci sono, davvero, questi benedetti pidocchi. ”Iniziai ad asciugarmi mentre lei finiva di lavarsi, poi venne fuori e non appena asciugata mi disse:“E ora siediti sul water e controlliamo se ci sono ancora i parassiti”.

Così, io, tutto nudo, seduto sul gabinetto con lei di fronte a me con addosso l’accappatoio, prese la mia testa tra le mani ed iniziò a scostare i capelli, alla ricerca degli insetti che mi ero inventato per starle vicino. Mi piaceva sentire le sue mani, il suo calore il suo profumo di donna. Appoggiai la testa nel suo ventre e con la scusa della sua manipolazione la muovevo una volta di qua e una volta di là, fino ad allentare la legaturadell’accappatoio che finalmente inizio ad aprirsi lasciandomi a contatto diretto con la sua pelle e con la visione del suo bellissimo corpo.

Facendo finta che una sua stiratura di capelli mi avesse fatto male, alzai la testa, per guardarla meglio, vedendo il suo superbo seno fuori dall’ indumento ormai completamente aperto. La guardai in viso, era bellissima, anche lei mi sembrò emozionata, vogliosa, felice di perdersi in quel gioco perverso che ci stava conquistando. Rossa, accaldata e di nuovo bagnata per il sudore si aprì ancor di più l’accappatoio e lo lasciò scivolare sulle spalle, lasciandole per buona parte scoperte, con le tette e la fica in bella mostra.

Disse, per giustificare quell’azione “Mamma mia! che caldo che fa qua dentro, sto colando tutta. Così prendo un po’ di aria in più e va un po’ meglio, meno male”. Le risposi “Umm….. però è anche bello stare al calduccio del caldo bagno, quindi se vuoi stare veramente bene è meglio che lo togli completamente l’accappatoio, perché non voglio che spegni il calorifero, se no poi sento freddo io”. Sfruttando il mio suggerimento si sfilò definitivamente l’indumento dandomi ragione ” Sii.. hai ragione è meglio mettersi a proprio agio invece che soffrire il freddo o il caldo.

In fondo siamo persone che hanno superato certi tabù…No? Che ne dici?”. “Certo mamma, mica siamo al medio evo! Mettiti pure comoda. ” Riguadagnai di nuovo la posizione precedente, a testa bassa poggiata sulla sua pancia al disotto delle giunoniche mammelle. Ricominciai a strofinarmi di nuovo nelle sue carni, e non potendomi più contenere accennai qualche timido bacio e poi qualche slinguata al suo corpo. Indugiando con le mie labbra umide sulle sue anche, sull’ombelico e soprattutto al suo ventre proprio sopra l’odorosa fica, costatai che apprezzava le mie attenzioni, infatti tra un brivido e l’altro che le procuravo non si scansò mai e nemmeno mi disse di smetterla.

Incoraggiato da tutto ciò, con le braccia mi aggrappai ai suoi fianchi con la scusa di non perdere l’equilibrio approfittandone per tirarmela verso di me, costringendola ad allargare le gambe per infilarle tra le mie, gustandomi ancor di più l’odore di femmina in calore che forte veniva fuori. Ormai vicinissimi addossati l’uno a l’altro, con lei a cosce spalancate quasi a cavalcioni su di me, le chiesi” Mamma che cosa sono i pidocchi?””Come che cosa sono ! Sono dei parassiti che vivono in simbiosi con l’uomo, nidificando, lasciando le uova a maturare aggrappati al cuoio capelluto.

Infatti dobbiamo cercare soprattutto di staccare le centinaia di uova che sono incollati ai capelli, prima che si schiudano, oltre a trovare l’insetto che l’ha depositati “. “Ma allora potrebbero nidificare anche in altre zone piliferi del corpo ?”“Boh, non lo so. Ma credo di no, credo che si nascondano solo nel cuoio capelluto. ”“Mamma io ho paura che potrei avere anche altre zone infettate, voglio che mi controlli tutto. Del resto fan presto a passare da una persona all’altra figuriamoci da una zona del corpo ad un’altra.

”” Va bene ” padrone “, stai sereno, daremo una controllatina ovunque, così saremo sicuri. Anzi dovrai anche tu ”padrone” “darmi un’occhiatina, non vorrei che mi fossi infettata pure io. Comunque se ti fa piacere saperlo in testa non ho trovato niente, quindi ora alzati e dammi il tuo posto così controlliamo anche il mio di scalpo”. Così cambiammo di posizione, io afferrai la sua testa tra le mani, per cercare quello che ero sicuro di non trovare.

Intanto la mia erezione le urtava addosso colpendola ora sul collo, ora sulla guancia. Lei facendo finta di niente, come se questo fosse normale tra madre e figlio, si limitò a dire: ”Attento con questo coso così lungo e duro che puoi farmi male” e scoppiò a ridere, così anche io mi associai alla sua risata, scaricandomi della tensione accumulata. “Che vuoi farci mamma le belle donne a lui fanno questo effetto, non posso mica sgridarlo o comandarlo!”E via, di nuovo a ridere sulla situazione creatasi, facendo nascere un’atmosfera più gioviale, scanzonata e più amichevole.

“Si però mi sa che alla fine dovrò farmi un’altra doccia, mi sta sporcando e bagnando tutta. Mamma mia come perde, ora basta Marco, bisognerà chiamare un idraulico per far riparare questa gravosa perdita”“Un idraulico? Ma che dici mamma? Qua per ripararlo ci vorrà, semmai, una idraulica bella, bona e formosa come te”. E scoppiammo ancora a ridere, accrescendo ancora di più la complicità ormai avviata. “Certo amore, scusami, hai ragione tu. Ci vorrebbe proprio una idraulica, bella e prosperosa, che si intenda non di perdite di tubi vecchi e bucati ma di giovani e grossi cazzi come il tuo ” e sfacciatamente alzando latesta mi guardò in faccia e mi bacio sotto l’ombelico.

Intanto piegando la testa imprigionò il mio irrequieto pene tra la spalla e il suo collo, segandolo dolcemente così, poi lo afferro con la destra e con forza, quasi a farmi male, lo strapazzò ancora una volta, fermandosi subito dopo per stampargli sopra un inaspettato bacio. Che goduria sentire le sue mani, il suo respiro e il calore delle sue labbra sul mio cazzo. Avrei voluto che quegli attimi non finissero mai, deciso ad andare avanti passai alla parte finale del mio piano, per sedurla, fino a scoparmela, così le dissi:“Comunque, visto che sei a diretto contatto con lui, sarebbe meglio che iniziassi a dargli un occhiata, per vedere se ci sono pidocchi o uova depositati anche lì, con tutti i peli che ci sono intorno ! ”“Certo amore, certo.

Ma forse e meglio che andiamo di là sul letto ci verrà meglio a cercare, c’è più luce e inoltre staremo più comodi. ”Non ci avrei mai sperato, mi stava invitando a passare nella sua camera sul suo letto. Dal suo viso traspirava chiaramente la voglia che c’era in lei di fare l’amore, e il suo corpo trasudava da tutte le parti messaggi di sesso, di donna vogliosa di maschio per farsi scopare, riempire e appagare.

I suoi occhi languidi brillavano sulle sue narici divaricate che appena facevano passare il respiro fattosi ormai pesante, affannoso che esprimeva una eccitazione profonda, come una ragazzina alle prime armi. Con il mio cazzo ancora bene impugnato si alzò, strofinandolo, quasi casualmente, al suo seno e poi nella pancia, e senza mollare la presa mi trascinò, come un cagnolino a guinzaglio sul letto dove mi fece sdraiare per poi salirmi sopra a cavalcioni. Si sedette sul mio ventre facendomi sentire la fica bagnata e ben aperta.

Il mio cazzo tra il solco delle sue chiappe sentiva le carezze dei suoi peli e delle rughe dell’ano che sembrava che baciasse con baci freschi e umidi, per come lo stava bagnando di umori che venivano giù dai suoi buchetti. Mi guardò negli occhi e mi spiegò dove avremmo dovuto cercare, e girandosi a mo’ di 69 mi incoraggiò. “Quindi hai capito? Cerca bene, in profondità, senza timori, perché se resta qualche covata di uova di pidocchi rischiamo di infettare tutto, persino le lenzuola, quindi coraggio amore guardala bene la mamma, cerca anche in profondità, che nel frattempo io guarderò, accuratamente questa foresta di peli che hai intorno a questa quercia”.

Abbassò la testa e si avvicinò tanto da farmi sentire il caldo umido del vapore che produceva il suo respiro, che soffiava a fatica sulla mia astabagnandola un po’. Ciò svelava la sua emozione, la sua eccitazione a stare a cavalcioni su suo figlio ma pur sempre un uomo con un cazzo ben gonfio, pronto a ficcarlo dentro una bella fica accogliente. Iniziai a rovistare tra i pochi peli della sua fica bene aperta ai miei occhi.

E con le dita ne approfittai per accarezzargliela, stropicciargliela e spesso affondandogliele dentro con la speranza di eccitarla ancor di più, per poi uscirle e rientrarle ancora. Ma non dimenticai di esplorare anche l’odoroso ano che sembrava mi chiedesse un bacio, e non resistendo più alla tentazione alzai la testa e lo baciai. Capivo che stavo rischiando grosso, ma se non insistevo adesso avrei perso sicuramente il treno dei desideri. Così continuai prima a piccoli baci, ma vedendo che lei non diceva niente che non si scansava, ma anzi iniziava ad agitarsi a spingere verso il mio viso, tornai alla carica con delle slinguate che dalla fica finivano al culo ripetendole più volte fin quando fievolmente mi disse:“Marco che fai?”“Niente mamma, sto bagnando un po’ i peli, poichè rendendoli luccicanti si vedono meglio se ci sono uova di pidocchi”“Sssiiiiiii…… davvero? Aaaahhhh….. bravo, siii.., bravo allora continua.

Siii.. continua bravo, bravo. Allora li bagno pure io i pelli tuoi”. Sentii che iniziò a slinguare il mio cazzo e poi ad inghiottirselo tutto spompinandolo come la più raffinata delle baldracche nascondendosi dietro la scusa di inumidire i peli per cercare meglio le uova dei pidocchi. Eccitato come non mai inarcai il mio corpo cercando ancor di più l’accogliente e profonda bocca. Iniziai a sferrare colpi in avanti e in dietro come se stesse chiavandola, e se nella furia della passione capitasse che il cazzo le scappava dalle labbra, frettolosamente, lei lo riafferrava e menandolo se lo risucchiava in bocca, dimostrandomi ancora una volta la voglia di minchia che aveva.

Per fortuna avevo da poco scopato con mia sorella, se no sarei già venuto nelle sue labbra, ma se avessimo continuato ancora così non c’è l’avrei sicuramente fatta a resistere, sciupando tutto. Quindi con una scusa la bloccai facendole cambiare posizione. “Ba.. basta mamma, basta così, girati, vieni qua, controllami anche le ciglia e le sopracciglia, su dai girati, vieni su”. “Siiii… amore, si, hai ragione basta così qua, non hai niente, è tutto apposto da queste parti, persino l’uccello è a posto, ho guardato bene anche in mezzo alla pellicina tra l’asta e la cappella.

”Così, prima scavalcandomi per girarsi, e poi riaccavallandosi si sistemò su di me strofinandosi fino a trovare la giusta aderenza con la sua fica con il mio cazzo. Abbassò completamente il suo corpo contro il mio schiacciando il suo seno contro il mio petto e iniziò a controllare le mie ciglia e poi le sopracciglia. Ma le smanie di sentire meglio i nostri corpi ci facevano andare avanti e in dietro, in uno strofinio che era, forse, ancor più bello ed eccitante che scopare.

Credo che lei stesse godendo come non mai, infatti la sentii mugolare e poi inclinò la testa fino ad appoggiare le sue labbra sul mio collo bagnandomi con la saliva che le scendeva dalla bocca ansante. Era stremata e piano, piano i brividi che l’avevano scossa si stavano affievolendo. Sembrava che stesse tornando alla normalità e prima che lei reagisse male, per quello che ci stava succedendo, cercai di inventarmi qualcosa. Mi sfilai da sotto di lei, che cadde a peso morto a pancia giù sul letto.

Le salì a cavallo sul culo e iniziai a massaggiarle le spalle convergendo al centro, nella sensibile schiena. Nel mentre cercai movimenti che facilitassero l’intrusione del mio cazzo tra le sue cosce, e una volta riuscitoci, cercai d’avanzare piano, piano verso la bagnata e vogliosa fica per infilzarla nel bastone dell’amore. Iniziai a strofinare il cazzo nelle sue zone erogene, imprigionandolo tra le sue chiappe, ormai aperte al mio volere. La sentii stringere le cosce per bloccare il mio cazzo che lentamente avanzava trovando la strada del piacere, ma poi la sentii allentare la morsa dandomi di nuovo la possibilità di forzarla e conquistare terreno, mostrandosi sicuramente cosciente di ciò che stavamo facendo.

Mi muovevo tra le sue gambe, ormai, come se la stessi scopando. Lei stringeva sempre più il mio cazzo con le belle e sode cosce, lasciandomi scivolarle in mezzo con piacevole facilità, lubrificato dai suoi orgasmi che iniziarono ad uscire abbondantemente fuori. Provai a raddrizzare la mira verso la fica, così come avevo fatto con mia sorella quando mi ero trovato nella stessa situazione con lei, e ancora una volta ero riuscito, quasi senza volerlo fare apposta, ad infilare buona parte di cazzo dentro la fica, questa volta di mia madre.

Lei silenziosa non disse niente, incoraggiandomi a sferrare colpi sempre più decisi. Ma, dopo un po’ che entravo ed uscivo dentro di lei, quasi prendendo coscienza che me la stavo chiavando, alzò la testa e si irrigidì, quasi in attesa di una riflessione per decidere cosa fare, rilassarsi e continuare a scopare o bloccarmi e abbandonare quella chiavata così eccitante. La vedevo tremare di piacerementre appariva combattuta, imbarazzata dalle sensazioni che stava provando, indecisa se lasciarsi amare o farmi una sfuriata.

Credo proprio che non se l’aspettasse, che avrei avuto il coraggio di infilarglielo dentro, come avrebbe fatto un amante qualsiasi. Ma purtroppo io ero suo figlio, con me era diverso, era vietato, sarebbe stato un i****to accettare le mie attenzioni. Anche se era eccitantissimo continuare e i piaceri del sesso venivano amplificati dal gusto del proibito, era contro la morale, bisognava sicuramente bloccarsi e non andare oltre. Per non farla arrabbiare e calmarla un poco le sfilai il cazzo dalla guaina vaginale lasciandolo comunque appoggiato alla sua fica, in attesa di capire cosa fare, tanto bastava veramente poco, nella posizione dov’era a rinfilarlo di nuovo dentro.

Continuai il massaggio non solo con le mani ma anche muovendo e strofinando tutto il mio corpo su di lei, facilitato dai nostri corpi resi scivolosi dal sudore prodotto. Con voluta attenzione cercai di non farlo andare dentro, finché non fosse stato chiaro quali fossero i suoi desideri. Ma poi, lei, inavvertitamente, o forse volutamente, incurvò la schiena alzando un poco il culo, quasi a cercare il mio cazzo per farsi infilzare ancora, e immancabilmente io mi feci trovare.

Senza esitazione, andando avanti e indietro, ne infilai un primo pezzo, lei mi venne incontro assecondando il mio movimento e lo fece entrare tutto sino infondo. Era inutile ormai contenere la furia dei sensi. Ci sbattevamo uno contro l’altro con passione e violenza, forse per sentirci ancor di più, in modo che non ci fossero dubbi per quello che stavamo facendo. Lei gemeva, si lamentava e poi incoraggiati dal piacere che stavamo provando ci baciammo in bocca, come frenetici amanti premendoci le labbra e i denti quasi a farci male.

“Uuu… che bello, Marco mi stai facendo morire di piacere, non avrei mai immaginato che tu fossi così bravo a sedurre una donna. E poi amore mio hai un bel cazzone molto grosso e lungo e non passa certamente in osservato nelle fantasie delle femmine. … E quanto sei bravo. Sì, amore scopami, scopami”. Incredibilmente ero riuscito ad infilarlo anche a mamma, oltre che a mia sorella, e anche lei mi stava supplicando di scoparla, come aveva fatto Marta.

“Ti piace avere una madre puttana? Calda, accogliente come me? Su dai, confessa che mi hai sempre desiderata, e che ti sei masturbato diverse volte pensando d’infilarmelo dentro la fica, tra le tette o dentro il culo. Tesoro, cucciolone su dai fammi sentire una donna fatale, confessami i tuoi sentimenti, non avere paura. Sai a me piace essere desiderata, e sono felice quando suscitovoglia di scopare ad un uomo e tuo padre lo sa e ne va fiero di me e della mia libertà sessuale.

”Alla sue richieste, sinceramente, confessai “Sì, mamma ho desiderato tante volte che tu mi facessi un pompino o che facessimo l’amore. Mi sono fatto un sacco di seghe pensando al tuo corpo prosperoso che sbirciavo di nascosto. Ma i sogni più eccitanti che faccio sono di scoparti insieme un altro uomo a sandwich o mentre lo spompini e io dietro che te lo infilo dentro. Mamma non sai quanto ho goduto, sognando di fare l’amore con te, così”.

” Marco, amore mio sei un porco, uno sporcaccione, pero mi piace sentirti dire le maialate. Bambino mio, bravo , racconta tutto alla mammina che capisce le tue voglie, i tuoi desideri e ti perdona e se può t’accontenta. Su dai non ti vergognare, non pensare di essere il solo ragazzo a desiderare sessualmente la propria madre. Anche noi, sai, pensiamo al sesso e certe volte mentre scopiamo con i nostri mariti chiudiamo gli occhi e sogniamo di fare l’amore con altri uomini per poter raggiungere l’orgasmo, poiché tutte, anche le più santarelline, siamo alla ricerca continua di emozioni forti, nuove e solo quelle più trasgressive ci fanno raggiungere le vette del piacere.

Il più delle volte rimangono solo sogni e solo qualche volta quei sogni fatti di nascosto si realizzano regalandoci il massimo del piacere come quello che in questo momento stiamo provando io e te”. “…. mi piace il tuo pensiero mamma, sei la donna più interessante del mondo meriteresti un premio. Ti desidero, sei la donna dei miei sogni. ”“Marco, cucciolo mio, sono qua, sono tua non è un sogno, la mamma ti vuole ti desidera pure lei, dai ficcamelo, sborrami dentro, puoi farlo sai, prendo la pillola, non corriamo nessun rischio.

Come mi sta piacendo far l’amore con te, è davvero sconvolgente scopare con il proprio figlio. L’i****to è la trasgressione più forte che io abbia mai provato. Che libidine, sono sconvolta. E’ bellissimo, è la scopata più bella della mia vita. Ma a te piace scopare con quella troia di tua madre ?”Poi inizia a baciarmi in bocca mi succhia la lingua e mi stringe forte, forte. Tra un brivido e l’altro trova, ancora, la forza di sussurrarmi, con la voce roca dell’eccitazione.

“Vigliacco, … amore, dimmi tutte le porcate che ti vengono, che sono una troia una puttana viziosa. ” Sconvolta, eccitata fino alla follia siabbandona, finalmente, al piacere della carne con orgasmi continui uno dietro l’altro. Anch’io iniziai a sentire l’orgasmo che mi saliva dai coglioni e l’avvisai…Lei mi rassicurò e mi incitò a venirmene dentro il suo paradiso. Lei godeva e soffriva, il suo volto era una maschera su cui si potevano leggere tutte le sue ultime sensazioni.

Ero felice di aver sfidato qualsiasi buon senso comune, traendone tutti i vantaggi, ma ancora non mi bastava, desideravo scoprire quanto fosse troia e se i sospetti di mia sorella, che la mamma avesse qualche amante, fossero fondati. “Mamma ti vengo dentro, tanto avrai preso ettolitri di sborra dai tuoi amanti. Puttana come sei, ne avrai molti. Quanti cazzi hai preso, oltre quello di papà?” A queste parole si mise a tremare e a scuotersi ed un altro orgasmo la travolse, mentre singhiozzando mi sussurrava: “tanti, amore, tanti, tuo padre è un guardone, un cornuto vizioso, si eccita a vedermi scopare con altri.

Sì, mi fa scopare anche con i suoi amici, e a me piace tanto scopare con più uomini mentre lui mi guarda. Anch’io sono una lurida zozzona, una perversa e vedo con piacere che anche sei come me e tuo padre. ” Poi altre scosse la presero sconvolgendola ancora di più portandola all’orgasmo finale. “Basta amore, basta non ce la faccio più.. basta Marco sono esausta, godo, godo: bravo Marco, vieni dalla mamma, spruzzami addosso il tuo nettare, riempimi e ringrazia i benedetti pidocchi che ci hanno dato l’opportunità di chiavare e di conoscerci come realmente siamo, dei porci libidinosi che sanno gustarsi i piaceri della vita”.

24Il diario osceno di mia madreQuando frequentavo il quarto ginnasio non ero quel che si dice uno scolaromodello, la voglia di studiare era veramente poca. Appena potevo, coglievo l’occasione per andarmene a zonzo con gli amici. Cosa che ebbi l’opportunità di fare, tre volta a settimana, per un lungo periododi tempo in cui mio padre era costretto, per la gran mole di lavoro, a tornare inufficio anche di pomeriggio e mia madre si recava immancabilmente in Chiesaper partecipare alla Messa delle diciotto insieme con le signorine Truzzi, duezitelle bigotte che abitavano, insieme ad un fratello trentanovenne, da una vitastudente fuori corso a Medicina, nell’altra scala del nostro condominio.

In quei giorni, subito dopo pranzo, uscivo rassicurando mia madre di rientrareverso le diciotto per studiare fino a sera, ma in pratica mi ritiravo giustocinque minuti prima del suo rientro, quindi circa alle 20 e trenta. Uno di questi spensierati pomeriggi, mentre ero per strada con due miei amici, fui avvicinato dalle due vecchiette Truzzi, le quali con un noiosissimo sermone cercarono di convincere me ed i miei compagni a seguirle in Chiesa per assistere alla funzione religiosa.

Declinammo cortesemente l’invito dando però ampie assicurazioni che avremmoseguito, in futuro, il loro consiglio. Dopo qualche istante riflettetti che mia madre non era con loro, e pensai che senon andava a Messa sarebbe rimasta a casa e quindi avrebbe scoperto il mio piccolotrucco; erano le diciotto, benedissi le vecchiette per avermi involontariamenteavvisato della presenza a casa della mia severa genitrice e, seppure a malincuore, salutai i miei amici e mi diressi di corsa a casa.

Appena arrivato mi chiusi nella mia stanza mettendomi a studiare. Stranamente, poco dopo, la mia cara mammina venne a dirmi di rispondere se bussava il telefono mentre lei andava a fare la doccia dovendo uscire per andare in chiesa con le sorelle TRUZZI. Non so perché non le dissi che le avevo incontrate oltre mezz’ora prima, poi però mi chiesi perché mentiva, ed il mio pensiero stranamente corse a qualcosa di poco lecito, pensai subito che si recasse ad incontro galante, decisi di vederci chiaro, innanzitutto se andava da qualche uomo si sarebbe vestita di conseguenza quindi bisognava verificare questo particolare.

Tra la mia camera e quella da letto dei miei genitori c’era un finestrone con vetro opaco, posto quasi a soffitto. Mentre lei faceva la doccia entrai in camera sua, aprii appena il finestrone e lo tenni leggermente scostato incastrandovi un pezzetto di carta, quindi ritornai silenziosamente a studiare. Quando la sentii entrare in camera sua e chiudersi la porta alle spalle con un balzo salii sullo schienale di una poltrona e guardai dalla fessura.

Quello che vidi era uno spettacolo meraviglioso, lei era avvolta nello accappatoio,lo slacciò e senza toglierselo cominciò con questo ad asciugarsi permettendomi così di vedere le sua candide mammelle e le tornite cosce al vertice delle quali potetti ammirare la peluria che contornava la SPACCA. Mi sentivo il cuore in gola, era la prima volta che vedevo dal vivo una donnanuda, la mia mano corse a toccarmi la patta sotto la quale il mio cazzo eradivenuto duro come l’acciaio.

Per un attimo mi vergognai di stare a spiare mia madre ma poi la LIBIDINE ebbe il sopravvento e cominciai a guardarla con un occhio diverso da quello con cui l’avevo sempre vista. Vidi in lei solo la femmina, e che femmina. Solo allora riflettetti che mia madre, che all’epoca aveva trentasei anni, era una splendida mora con due zinne molto grosse ma perfettamente ritte, due gambe che sembravano due colonne, e capii l’ammirazione che suscitava negli uomini al suo passaggio.

Mentre, inebetito facevo queste considerazioni, mia madre, terminato di asciugarsi, si sfilò l’accappatoio rimanendo completamente nuda. Era uno schianto, il mio sguardo fu calamitato dal suo culo maestoso, tondo a forma di mandolino, non mi vergognai a pensare che glielo avrei messo tra le chiappe riempendole lo sfintere di sborra. Mi ero sbottonato i pantaloni ed ora la mia mano andava su e giù lungo il CAZZO, era assurdo ma stavo sparandomi una sega pensando di inculare mia madre, “ma è solo col pensiero”, dissi a me stesso, quasi a giustificarmi.

Intanto lei stava profumandosi le turgide poppe, poi versò una grande quantità di profumo tra le mani e passò a stenderselo sulle cosce risalendo fino alla fica ove la sua mano indugiò a lungo in un dolce massaggio. Aveva gli occhi socchiusi e si mordicchiava le labbra, mi fece arrapare da morire. Poi, sempre nuda, andò verso l’armadio, lo aprì ed estrasse un paia di calze ed un reggicalze neri, “siamo quasi in estate e mamma mette ancora le calze?”, mi chiesi; allora non conoscevo ancora la forte valenza erotica di una tale mise.

Indossò il reggicalze e poi poggiando un piede sul letto, cominciò ad infilarsi la prima calza, “così ti inculerei, brutta puttanona, ho capito a quale messa vai, alla messa in culo, ma io ti seguirò per vedere con chi vai a fare la troia” mi dissi continuando a menarmelo. Terminato di infilarsi le calze indossò il reggicalze e fermò i gancetti. A quel punto capii il motivo e l’importanza di un tale abbigliamento, era stupendo il suo bianco deretano incorniciato dai tiranti neri, così come pure risaltava molto di più il suo splendido pube che ebbi modo di ammirare quando si girò dopo aver preso da un cassetto una paia di slip ed un reggiseno, anche loro rigorosamente neri.

Indossò prima quest’ultimo, ed accuratamente vi sistemò dentro i suoi magnifici seni, poi infilò uno slippino che era microscopico tanto da non riuscire a coprire tutti i peli delle fica, ma lei si posizionò davanti allo specchio e fece in modo che nemmeno uno fuoriuscisse. Durante questa operazione potetti riammirare il suo fantastico fondoschiena che mi infoiava sempre più, ma il culmine dell’arrapamento lo raggiunsi quando lei ridusse ancor di più lo slip infilandoselo tra le natiche.

A distanza di tanti anni ho ancora negli occhi la visione di quelle due tonde chiappe divise da un leggero filo nero, “te lo spaccherei in due”, pensai. Senza esitazione prese un abitino bianco a fiori blu e l’indossò. Era un classico vestito estivo tutto abbottonato sul davanti, “puttana hai scelto bene, sai che ci vuole qualcosa di facile da togliere per farti chiavare subito e senza problemi, sei una zoccolona, non credo che questo sia l’abbigliamento adatto per andare in chiesa ad ascoltare la Messa ma è adattissimo per la messa in culo e la messa nella pucchiacca, brutta mignotta”, dissi prima di scendere dal mio punto di osservazione e correre a sedermi dietro la scrivania a fingere di studiare.

Fui costretto ad aprire il cassetto per evitare che, entrando a salutarmi, notasse il gonfiore dei miei pantaloni. Poco dopo, infatti, entrò nelle mia camera, “ciao piccolo, scappo altrimenti arrivo tardi in Chiesa, mi raccomando resta a studiare, torno poco dopo le otto”, mi baciò sulla fronte ed andò via. Appena sentii chiudere la porta d’ingresso, corsi a prendere le chiavi di casa e la segui rimanendo a distanza di buon tre rampe di scala.

La zoccola, invece di uscire dal palazzo imboccò la scala dove abitavano le sorelle bigotte. Tenendomi sempre a debita distanza la seguii e vidi che bussava a casa Truzzi, “certamente non ci saranno”, pensai, “loro sì che sono in Chiesa”. Invece la porta si aprì e sentii nettamente la voce del Dottor Truzzi esclamare: “finalmente, non ti aspettavo più”, e la porta si richiuse prontamente. “Ecco dove va quando dice di andare in Chiesa, va dal Dottor Truzzi a farsi scopare, brava la mia dolce mammina, è una troia, questo è, altro che una cara mogliettina innamorata, è una depravata ninfomane, non le basta la razione di cazzo di papà, darei dieci anni della mia vita per vedere cosa stanno facendo”.

Purtroppo tutte le finestre di casa Truzzi che davano nel cortiletto interno erano dotate di quei vecchi tendaggi molto spessi; mi rassegnai e tornai a casa. Appena entrato mi sdraiai sul divano, mi abbassai pantaloni e mutande e menandomelo provai ad immaginare cosa fosse successo dopo che avevano chiuso la porta, vidi tutto come in un film. Il Dottore, che indossava solo un camice bianco, strinse a se mia madre, la baciò a lungo sul collo e poi sulla bocca infilandoci dentro la lingua.

La troiona, che si era languidamente abbandonata, ebbe un fremito e lui senza perder tempo le sollevò il leggero vestito e cominciò ad accarezzarle il culo, quindi le aprì i primi bottoncini e con un gesto delicato fece schizzare fuori le grosse mammelle che cominciò a sbaciucchiare prima con dolcezza e poi sempre più freneticamente passando poi a mordicchiare i duri capezzoli. “Piano, mi fai male”. “Lo sai, ti mangerei pezzo a pezzo, il tuo corpo mi fa impazzire, vivo solo aspettando il momento in cui tu vieni da me, sono tre giorni che non ti ho tra le braccia, che non ti tocco, mi sento di scoppiare”.

“Lo vedo”, e scostandosi appena sbottonò due bottoni del camice, introdusse la mano, gli tirò fuori la varra, la scappellò e passò ad accarezzargli le palle. “Dio che bello, sei bravissima, lo faresti rizzare ad un morto”. A quel punto mia madre si inginocchiò, a due mani gli scappellò il cazzo, per un attimo lo ammirò estasiata, poi lo introdusse tra le vellutate zinne e iniziò una lentissima spagnola. Ogni volta che la varra le si avvicinava alla bocca, la maiala faceva saettare la lingua intorno alla capocchia.

Angelo, così si chiamava il dottore, non resistette a lungo a questa “tortura”, le bloccò la testa, si inarcò, le infilò l’obelisco tra le labbra e cominciò letteralmente a chiavarla in bocca. “E’ bellissimo, è divino, è come pomparti nella pucchiacca, debbo fare uno sforzo sovrumano per non sborrarti in gola”. Temendo una rapida venuta la zoccola interruppe il bocchino, “dottore non si dimentichi che sono venuta per una visita”. “Mi scusi, me ne ero quasi dimenticato, venga si accomodi nello studio”,l’aiutò a sollevarsi, la baciò e le strizzò un capezzolo, “vada avanti lei tanto credo che conosca la strada”.

Appena mia madre si girò lui le sollevò il vestito, le fece divaricare le cosce, vi introdusse il palo di carne e nella classica posizione “del trenino” raggiunsero la camera dove il non ancora dottore aveva attrezzato un vero studio medico. “Signora adesso si spogli”. La depravata lentamente finì di sbottonarsi l’abitino quindi con un gesto molto provocante lo lasciò cadere ai suoi piedi. “Tolga anche reggiseno e slip e si segga lì”, le ingiunse con un fare molto professionale.

“Lì” era una poltrona per visite ginecologiche. Mia madre obbedì ed ancheggiando andò a sedersi. E fu su quella poltrona che la chiavò. Urlando: “ti spaccherò’ il culo, brutta zozza” accelerai la sega e dal mio cazzo schizzò un potente fiotto di sperma. Quando rientrò le chiesi: “com’è stata la funzione?”. “Bellissima”, rispose estasiata la troiona, baciandomi sulla guancia. Da quel giorno, è inutile dirlo guardai mia madre con occhio diverso, avevo sempre in mente il ricordo di quello che avevo immaginato fosse successo quel pomeriggio a casa del dottor Truzzi.

La spiavo ogni volta che andava in bagno e mentre faceva la doccia, ma dal buco della serratura riuscivo a vedere ben poco, meglio spiarla dal finestrone alto della camera da letto mentre, fatta la doccia si asciugava e si vestiva per uscire. Mi arrapavo tantissimo a vedere il suo splendido corpo nudo ed ancora di piùcome cambiava abbigliamento in funzione dello scopo per cui usciva, se dovevaandare a fare la spesa indossava i collant, gonne longuette, maglionciniaccollati e mutande tipo quella della nonna mentre quando doveva andare achiavare usava guepiere e calze velate, o autoreggenti, slip microscopici gonne molto al di sopra del ginocchio e camiciole che abbottonava solo parzialmente e si truccava in modo pesante.

Ripetevo sempre “sei una troia, una puttana, una vacca, prima o dopo ti spacco il culo, zoccolona” mentre scendevo dallo schienale della poltrona per correre a sedermi dietro la scrivania a fingere di studiare. Non facevo altro che masturbarmi pensando a lei ed avevo superato ogni limite,pensavo solo di chiavarla, incularla, sborrarle in bocca. Un giorno mentre, come al solito la spiavo feci una scoperta sensazionale, labagascia aveva un diario, e lo nascondeva sull’armadio nella sua camera da letto.

Appena lei uscì per delle compere, lo presi e, tremando per l’eccitazione,cominciai a sfogliarlo. Dopo le prime pagine capii che bisognava leggerlo sparandosi un sega, era unvero pornodiario, infatti, narrava tutta la sua storia col Truzzi, sin dalloinizio, cioè da quando l’aveva visto per la prima volta, dalla bestialeattrazione fisica che aveva subito provato per lui, tanto da costringerla aspararsi un ditale, a cosce aperte al centro del letto, pensando alla nerchia che il ragazzo doveva avere tra le gambe, al piacere di leccarla e farsela scivolare in corpo.

Mi sedetti in poltrona ed iniziai a menarmelo. La maiala raccontava, con dovizia di particolari, anche come aveva superatol’iniziale timidezza dell’anelato amante. Dovete sapere che il futuro dottorino, mentre molto a rilento studiava, facevapratica con un modesto ma indispensabile compenso, presso un convento di Frati Francescani, i quali assistevano gratis i poveri del quartiere. A tal scopo avevano attrezzato un piccolo ambulatorio in uno dei locali delloro immenso monastero. Il Truzzi indossando sempre un camice bianco e quindi facendosi crederemedico, dopo una sommaria visita, distribuiva medicinali regalati ai Frati daricche e danarose signore convinte così di guadagnarsi il Paradiso.

In questo ambiente mia madre dichiarò la sua disponibilità al dottorino. Un pomeriggio sul tardi, vi si recò, fingendo un forte dolore al torace. La puttanona narrava di esserci andata indossando un tailleur molto aderentee sotto il vestito niente. Fu invitata a stendersi sul lettino e mostrare dove si manifestava il dolore. Sentiamo il suo racconto al diario: [Ero eccitatissima, avevo la gnocca fradicia, volevo quel ragazzo ed a costodi comportarmi da sfacciata l’avrei avuto, sbottonai la giacca mettendo inmostra le mie mammelle turgide alla punta delle quali svettavano due capezzolidurissimi, il medico ebbe un sussulto, “non porto mai il reggiseno, ma non credo che questo possa metterti in imbarazzo, devi abituarti, nella tua attivitàvedrai un’infinità di donne nude, e poi sono convinta che questi seni non abbiano bisogno di essere sostenuti, tu che ne pensi? tocca e dimmi il tuoparere”, presi la mano dell’imbarazzatissimo giovanotto e la poggiai sulle mie poppe.

Il dottore era come paralizzato, gli feci scorrere la mano tra le mie vellutate colline e presi a strofinargli il gomito sulla patta. Sentii nettamente la mazza ingrossarglisi nelle mutande, diventai più ardita, mi girai verso di lui, gli sbottonai il camice, gli aprii i pantaloni e feci uscire dagli slip la sua poderosa varra. Mentre con una mano gli accarezzavo le palle e con l’altra gli scappellavo la mazza gli dissi: ”e’ da quando ti ho visto la prima volta che ti desidero, ho cercato di fartelo capire in tutti i modi ma sembrava che non ti interessassi, però adesso guardando come si è fatto duro credo che anch’io ti piaccia”Il dottore cominciò a riprendersi dallo stupore.

“Certo che mi piaci, ma tu sei sposata, sono amico di tuo marito, siete amicidi famiglia, pur ammirandoti non ho mai osato pensare a te”. “Non farti scrupolo per mio marito, è un porco merita questo ed altro, non fache tradirmi con ogni puttanella che incontra, adesso ho solo voglia di farglielapagare, quando sono arrivata fuori non c’era nessuno, pensi che possa venirequalcuno a quest’ora?”“No assolutamente, i Frati sono a cena e quindi hanno chiuso il portone”.

“Ed allora non perdiamo tempo, dai PRENDIMI sono mesi che desidero questomomento”, mi alzai la gonna in vita e mi posizionai sul bordo del lettino conle gambe penzoloni. Angelo, continuandosi a gustare la delicatissima sega, litigò con i bottonima riuscì a togliersi il camice e si fece scivolare i pantaloni e gli slip allecaviglie, quindi con fare molto goffo si portò ai piedi del lettino, sollevò lemie cosce portandosele sulle spalle e mi infilò il duro cazzo nella fessa.

Mi sentii svenire dal piacere, finalmente il bastone di carne tanto desideratomi era entrato nel corpo. Il mio tesoro mi penetrava con delicatezza accompagnando la sua chiavata conparole dolcissime; mi sembrava di essere in Paradiso, lo tirai a me, lo baciai egli dissi: “sei il mio Angelo, ti voglio, ti voglio per sempre”. Purtroppo l’estasi durò solo pochi minuti, improvvisamente accelerò i colpi,estrasse la varra dalla spacca, la poggiò sul mio ventre e mi inondò la panciadi densa sborra.

Capii che l’emozione gli aveva fatto un brutto scherzo, ma ero tantoinnamorata che fui felice lo stesso, pur non avendo goduto. ]Io, invece, godetti come una bestia. Immaginando che fosse l’ora del rientro, rimisi esattamente al suo postoil diario, ma da quel giorno è inutile dirlo, ogni volta che mia madre usciva correvo a prenderlo e, sempre sparandomi una sega, lo leggevo avidamente. Una delle prime pagine che corsi a leggere fu quella del martedì precedenteper verificare l’esattezza della mia visione.

Era incredibile, non avevo sbagliato quasi niente, il mandrillo l’avevaeffettivamente chiavata sulla sedia delle visite ginecologiche, l’unica cosache non avevo “visto” era avvenuto nell’ingresso; il dottore non aveva resistito al delizioso bocchino e le aveva scaricato le palle in gola, facendola venire per la prima volta. Avrei dovuto supporlo, con un pucchiaccone come mia madre una sola scopatanon era sufficiente, ecco cosa scriveva quella troia di mia madre. […dopo aver reclinato lo schienale, il mio amore, che non aveva smesso un attimo di accarezzarsi il duro cazzo, si è inginocchiato ai miei piedi, mi ha prese le caviglie, ha cominciato a baciarmi le gambe, me le ha divaricato posizionandole sugli appoggi, mi ha dischiuso con le dita le labbra della fica e dicendo: “a noi puttanona”, mi ha ficcato la testa tra le cosce iniziando a leccarmi il clitoride.

“Che meraviglia, hai una lingua delicatissima e come la usi bene, nessuno mi ha mai leccato così, mi fai morire”. Sempre più allupato il mio tesoro, che accompagnava la lappata con un frenetico massaggio alle mammelle, mi ha introdotto un palmo di lingua nella spacca edha cominciato un ritmico andirivieni a mo’ di chiavata. “Basta!, basta!, non resisto più, adesso voglio il cazzo, dai prendimi”. Il mio amore si è alzato, mi ha strusciato la capocchia all’imboccatura della fessa, poi si è ritratto, “certo che ti chiaverò, ma prima toccati un po’, lo sai che mi piace vederti masturbare, mi eccito come una bestia”.

Come una puttana non mi sono fatta pregare, mi sono infilata due dita nella bernarda cominciando un frenetico ditale, “dai sparati una sega, anche a me piace guardarti, anzi qualche volta dobbiamo godere così, mentre ci masturbiamo, e quando verrai devi sborrarmi in bocca ed io ingoierò tutto il tuo sperma, questo lo faccio solo a te, tesoro mio”. “Angelo mio, é bello vederti così aperta, così infoiata e lo sai che mi piaci quando parli in modo sboccato, ma non devi dirmi bugie, io non posso credere che tu non beva la broda di tuo marito quando ti schizza in gola”.

“Lo giuro sul bene che ti voglio, amore mio, io quell’uomo lo schifo, é uno ZOZZO, pensa che quando sta per godermi in bocca dice sempre “adesso ti piscio in gola la mia sborra”, questa frase mi fa ancora più ribrezzo, io per non insospettirlo lo lascio fare ma quando ha finito, dicendogli che altrimenti mi viene l’acidità sputo tutto sul pavimento, con te invece é bellissimo, é come succhiarti l’anima, ritengo che questa sia la più grande prova d’amore che possa darti”.

“Certo gioia mia, parliamo mentre ci accarezziamo? così é molto più ARRAPANTE”. “Come vuoi, il maestro di erotismo sei tu, lo sai che riesci a portarmi al settimo cielo?, mi trasformi da una signora perbene in una troia da casino, la tua troiona ed io sono felicissima di esserlo, prima però baciami, voglio infilarti la mia lingua in gola, vedi se ho imparato, vedi se é così che fanno le puttane?”. Si è steso su di me e mi ha baciato, un bacio lunghissimo, sensuale, carnale.

“Bravissima, ma con un’allieva come te é facile insegnare, tu sei puttana nella anima, nel sangue, non dimenticarti che hai imparato a fare bocchini in una sola lezione, la prima volta mi facesti un male tremendo con i denti, ora la tua bocca é morbida come una fica, dai raccontami, prima di me quanti cazzi hai preso in bocca?”. “Tantissimi, mi é sempre piaciuto ingoiare quel pezzo di carne duro che voi uomini portate nelle mutande, prima del matrimonio ho avuto una ventina di fidanzati e li ho sbocchinati tutti, ed erano talmente felici di farsi succhiareche nessuno si é mai lamentato, anzi, sborravano a litri nella mia bocca, ma io non ho mai ingoiato; mi piaceva tanto il golino che pur rammaricandomi di non poter chiavare, sai allora bisognava arrivare “vergine” al matrimonio, venivo lo stesso appena sentivo il caldo fiotto schizzarmi nella gola”.

“Oltre i bocchini, per rimanere “vergine”, scommetto che ti facevi fare il culo, dimmi quante mazze ti sei cuccata in questo bel sederone?”, mi ha chiesto, accarezzandomi le chiappe. “Nessuna!, lo so ti sembrerà strano ma allora avevo un vero terrore a farmelo mettere dietro, non l’ho mai dato a nessuno, eppure tutti lo volevano perché mi confessavano che la parte più eccitante del mio corpo era proprio il culo, ma devi sapere che il mio primo ragazzo, che era molto più grande di me, una sera nella sua macchina dopo essersi fatta succhiare la grossa nerchia mi sollevò le cosce e tentò di incularmi, ma io, forse per il fatto che non ero preparata o perché lui aveva una cappella enorme, sentii un dolore atroce per cui lo allontanai bruscamente e da allora rimasi con il convincimento che era impossibile farsi inculare senza dover sopportare un simile dolore; però che stupida che sono stata, mi sono persa decine di ingroppate”.

“Che poi é la cosa che preferisci”. “E tu lo sai bene porcone mio”. “E’ stato tuo marito a farti per la prima volta il CULO?”. “No, anche quando mi sposai ero terrorizzata”. “Ed allora chi te l’ha sfondato?, chi ti ha fatto diventare la mia adorabilerottinculo”. “E’ stato un uomo bellissimo che incontrai al mare la prima estate dopo il matrimonio; avevo saputo che quel PORCO di mio marito mi tradiva, decisi di vendicarmi quindi accettai di andare a casa di questo ragazzo, bello come un dio greco; appena arrivati mi stese sul bordo del letto, mi divaricò le cosce e mi leccò così bene che mi ritrovai subito con la fica fradicia, proprio come sono adesso dopo la tua lappata e le tue parole, in un baleno si svestì e mi infilò nella pancia una varra di trenta centimetri, mi sembrava di impazzire tanto era bello, mi pompò a lungo, io non connettevo più, poi con estrema dolcezza mi sollevò le gambe e mi fiondò nel culo la sua enorme mazza, fu incredibile, non sentii dolore ma solo un piacere immenso che mi fece venire subito; da quel giorno, ogni volta che andavo da lui, e ci andai per almeno altre venti volte, mi facevo inchiappettare, ed ora, come sai bene, sono diventata una fanatica dell’inculata”.

Ed io ne sono felicissimo, ho sempre pensato che il vero modo di POSSEDERE unadonna é quello di schiantarglielo tra le chiappe, e con te é ancora più belloperché hai un culo che é una vera calamita per il cazzo, dimmi, dopo quella primavolta, quanti altri hanno goduto in questo culone?”. “Solo mio marito, quando capii cosa mi perdevo, lo diedi anche a lui, adesso però basta parlare, vieni a mettermelo in bocca, voglio sentire il sapore del tuo cazzo”.

Angelo era infoiatissimo, mi ha portato l’asta all’altezza delle labbra, l’hoafferrato, gli ho tirato giù la pelle e ho cominciato a far roteare la linguasulla sua capocchia paonazza, poi lentamente mi sono fatta scivolare in boccaquasi tutta la varra e fissandolo negli occhi, ho dato inizio ad un delicatissimogolino. “Sei bellissima, sei un tesoro, sei la fine del mondo”, biascicava l’amore mio mentre si gustava il succoso bocchino. Era in estasi più totale, si è fatto spompinare per oltre dieci minuti, poi ha detto: “Adesso sono io a dire basta, ora ho voglia di fotterti”.

Ha estratto la nerchia dalla mia bocca, si è posizionato tra le mie cosce e conun solo colpo me lo ha infilato nella spacca, cominciando a chiavarmi come unossesso. “Dio, che bello, dai pompami, sbattimi, sei il mio toro da monta ed io sono la tua vacca”, gli ho urlato. Queste parole lo hanno eccitato ancor di più, allora ha cambiato ritmo, non piùcolpi a ripetizione sferrati come un indemoniato, ma penetrazioni cadenzate,violente, che mi squassavano il corpo.

“Ti piace?, così va bene amore mio?, sei una troiona, sei la mia zoccolona,ti sfondo l’utero, voglio fartelo arrivare allo stomaco, chiavona”. “Godiamo, dai godiamo, non resisto più, godiamo insieme, però oggi devimettermelo dietro, ne abbiamo parlato tanto che mi è venuta una voglia matta,dai, tu lo sai, appena sentirò la tua sborra schizzarmi nelle visceri, godrò”. “Va bene, agli ordini signora rottinculo”. Mi ha estratto dalla pancia la varra fradicia di umori e l’ha diretta versoil culo, ho sollevato il bacino, ho afferrato la dura mazza ed ho portato lagrossa capocchia all’imbocco del mio buco nero.

“Adesso sfondami, spaccami in due”. In un attimo mi ha fatto scivolare l’enorme palo di carne tra le chiappe, Poi un susseguirsi di colpi tremendi, con me che impazzita mi sgrillettavofuriosamente. “Vengo, vengo, non ce la faccio più, vieni anche tu?”, mi ha urlato come uninvasato. “Si, si, fammi sentire un fiume di broda in culo che godo anch’io”, l’hoimplorato, mi ha dato un ultimo tremendo affondo e mi ha scaricato un litro dicalda sborra nelle visceri, gli ho serrato le gambe dietro la schiena e dando un urlo sono venuta.

Lui si è abbattuto stremato sul mio corpo. ]Che puttana era mia madre, ne ebbi conferma continuando a scorrere il diario,ogni volta che si incontravano a casa del dottore, la troiona si gustava il cazzoin ogni buco, e lui se la fotteva in tutti i modi possibili e godevano almeno trevolte. Rimasi esterrefatto quando lessi che per un’intera settimana, durante la quale mio padre era stato all’estero per lavoro, la troia, dopo avermi messo aletto e quando era sicura che dormissi, aveva fatto entrare in casa quel granfiglio di una mignotta, si erano chiusi in camera e avevano scopato come riccifino all’alba.

Erano pagine infuocate in cui narrava di favolosi sessantanove, lunghi pompini con immancabile bevuta di densa sborra, chiavate nelle più svariate posizioni, da quella del missionario a quella a smorzacandela, passando per le pecorine e quelle a bordo letto con le cosce alzate durante le quali diceva che il cazzo le arrivava allo stomaco. Una descrizione più accurata era dedicata alle inculate. Era il rapporto sessuale che più le piaceva ed il suo stallone l’accontentavamolto volentieri soddisfacendola a pieno.

Raccontava che, spesso, mentre fotteva seduta sulla mazza dell’amico, sisollevava, impugnava la varra e si portava la grossa cappella all’imbocco delbuco nero, quindi si lasciava andare in modo che lentamente ma inesorabilmente il cazzo le penetrasse tra le chiappe, narrando la sensazione sublime che provavaquando la nerchia le riempiva lo sfintere. Però a suo dire questa non era l’inculata che preferiva; l’apice della goduriala raggiungeva alla pecorina, quando il suo ingroppatore la inchiappettavaaffondandole dall’alto il randello nel culo fino ad allagarlo del suo sperma.

Si fermavano solo per riprendere le forze; durante tali pause, spesso, miamadre andava in cucina a preparare del caffè e dei tramezzini. Qualche volta tornando aveva trovato il suo maschione addormentato, ma avevaun sistema dolcissimo ed infallibile per risvegliarlo; si stendeva sul lettoe cominciava a leccargli la punta dell’uccello, che, con il suo padrone ancora nel dormiveglia, si ingrossava lentamentediventando il bastone duro che tanto piaceva avere in corpo a quella stronza della mia adorata mamma.

A volte, tralasciavano la colazione ricominciando a trombare alla grande. Andando avanti nella lettura scoprii tutti i trucchi escogitati dalla troionaper andare a farsi scopare, la zoccola, ad esempio, diceva a mio padre di recarsidalla sarta per farsi cucire dei vestiti e dopo tre o quattro sedute di misure,leggi favolose montate, portava a casa degli abiti confezionati comprati innegozio; per un periodo diceva di recarsi in un centro di estetica per fare deimassaggi ed al ritorno annotava nel diario il lungo massaggio ai coglioni deldottorino che si concludeva con la maschera di bellezza, fattagli dall’amico chegli stendeva sul viso la sua calda sborra; un’altra volta si inventò una terapia per il mal di schiena, a base di iniezioni praticatele dal Truzzi nel suo laboratorio ma invece dell’ago, nel culo la stronza si infilava la dura mazza del dottorino.

La depravata confidava al suo caro diario tutte le più minime sensazioni cheprovava prima, durante e dopo i furtivi amplessi, ed anche, come, con la scuoladi Angelo, aveva imparato a fare i bocchini, l’estasi che le procurava il bere il denso nettare che le scaricava in gola il suo amante, le lunghe sgrillettatesolitarie pensando a quello che aveva fatto e fantasticando su quello che avrebbe fatto con il suo dottor Truzzi. La loro attrazione carnale era così forte che si cercavano continuamente, eper potersi vedere il più spesso possibile mia madre s’inventò una vera passioneper il sempre detestato lavoro all’uncinetto in cui erano maestre le sorelledi Angelo.

Questo diventò un ottimo motivo per recarsi, quasi tutti i pomeriggi, a casadel suo amante. Leggiamo cosa scriveva:“Oggi sono andata a casa Truzzi ma il mio tesoro é rimasto chiuso nel suostudio per circa un’ora facendomi star male. ”Avevamo inventato questo trucco per vederci ed invece di lui nemmeno l’ombra. Ma poi l’amore mio é venuto nel salotto, mi ha appena salutata, passandosubito a rimproverare le sorelle: “Non dovete far lavorare per tanto tempo lasignora, volete che le si rovini la vista come a voi”, e rivolgendosi a me haaggiunto: “lei non lo vede ma ha gli occhi arrossati, venga di la che le metto due gocce di collirio”.

Che TESORO, ha recitato alla perfezione la parte. Ho chiesto permesso alle due signore ed ho seguito il mio dottore. Appena varcata la soglia dello studio ci siamo abbracciati e baciati comese non ci vedessimo da mesi, ci siamo toccati, in un baleno la sua mazza édiventata dura ed ha cominciato a strofinarmela sulla pancia. “Abbiamo solo pochi secondi, BOCCHINARA fammi una pompa. ” mi ha detto, costringendomi ad inginocchiarmi. Lo so, a volte mi tratta come una prostituta, una che fa marchette, ma non ti nascondo caro diario, che questo mi arrapa ancora di più, mi piace sentirmi allasua mercè, completamente sottomessa al suo cazzo.

L’ho accontentato subito, era arrapatissimo, tanto che appena ho cominciato afargli roteare la lingua sulla capocchia ha impugnato il cazzo a due mani, lo ha scappellato e mi ha sborrato sul viso. Una goccia di sborra mi è finita in un occhio, ho sentito un bruciore immane,allora ha dovuto per forza mettermi il collirio. Ma mia madre non solo scriveva il suo diario ma a volte lo leggeva semplicemente,e lo trovava eccitantissimo tanto da leggerlo sdraiata a letto, a cosceaperte facendosi scivolare nella fica un grosso vibratore in lattice nero.

Era veramente una depravata. La loro era diventata una vera mania, più si vedevano e più volevano vedersi. Ogni occasione era buona per scopare, questo fece perdere loro ogni prudenza. E come era prevedibile avvenne l’irreparabile, scriveva:[ Caro diario, oggi é successo qualcosa di cui dovrò vergognarmi per tutta lavita, sono andata all’ambulatorio di Angelo, credimi solo per salutarlo ma, cometu ben sai, lui ha un chiodo fisso, ogni volta che ci incontriamo vuole farel’amore, quindi appena mi ha vista mi ha invitata ad aspettare che finisse levisite, quindi, quando tutti sono andati via, ha chiuso la porta ed é venuto adabbracciarmi cominciando a baciarmi sul collo, gli ho detto di smetterla perchépoteva arrivare qualcuno ma non ha voluto sentire ragioni.

“Non preoccuparti, chi vuoi che venga a quest’ora. ” mi ha risposto ed é passatoa leccarmi dietro l’orecchio mentre faceva scorrere la mano tra le mie COSCE. E’ vero, lo so, é anche colpa mia, avrei dovuto fermarlo, ma quando mi toccala fica riesce a farmi perdere il controllo, non ho più pensato a niente ed anessuno, gli ho aperto i pantaloni e gli ho preso l’affare in mano cominciandoa fargli una sega, ma beato incosciente, ha detto che non gli bastava, sié seduto sulla poltrona dietro la scrivania ed ha voluto che mi mettessi inginocchio e gli facessi un pompino.

Debbo essere onesta, anche io, a quel punto avevo voglia di prenderglielo inbocca, quindi l’ho accontentato dedicandomi alla sua mazza anima e corpo, primagli ho tirato giù la pelle e gli ho infilato la lingua nella spacca dellacapocchia, cosa che lo fa impazzire, poi ho cominciato a leccargli le palle. Quindi sono risalita con la mia lingua lungo l’asta ritornando alla cappella che, quando é eccitato, diventa enorme, lì mi sono soffermata a lungo leccandola come fosse un buon gelato, e poi l’ho avviluppato tra le mie labbra.

A quel punto ho udito quasi un urlo alle mie spalle: “SVERGOGNATI, cosa statefacendo?, dottor Truzzi si rivesta, signora esca immediatamente da questo LuogoSanto, vada altrove a sfogare i suoi bassi istinti, e tu Angelo così ricambi lafiducia che abbiamo riposto in te?, andate via e non azzardatevi più a mettere piede in questo convento”. Era il Vice Priore, frate Giovanni. Mi sono sentita morire, ci siamo ricomposti in fretta e siamo scappati come due ladri, “tutta colpa tua” gli ho detto arrabbiatissima.

Ma anche lui era sconvolto, per qualche minuto non ha detto una parola, poi miha chiesto scusa ed ha cominciato ad imprecare contro frate Giovanni: ”quellostronzo l’ha fatto apposta, non mi ha mai sopportato, ha sempre cercato un motivo per licenziarmi, lo sapevo, ma lo sanno tutti, che voleva far assumere, al posto mio, il figlio della signora Belli, quella TROIA che quando va a parlare con lui o quando va a confessarsi indossa sempre delle magliette attillate e scollacciate in modo da fargli vedere un po’ di seno, e lui che é un rattoso si arrapa e certamente le avrà promesso di far lavorare quell’imbecille del figlio, ma non é giusto essere licenziato da uno che tutti sanno essere un maniaco sessuale, quando le donne confessano dei peccati di sesso chiede tutti i più minimi particolari e mi hanno detto che, man mano che le poveracce sono costrette ad entrare sempre più nei dettagli, la sua voce cambia tono e comincia ad ansimare tanto che molti pensano che si masturbi nel confessionale, comunque per me é la fine, senza quei quattro soldi che mi davano non potrò pagare le tasse universitarie e comprarmi i libri che mi servono, pazienza cambierò lavoro, non tutti debbono laurearsi, d’altro canto é solo colpa mia, non si può essere così coglione da offrirgli una simile occasione; mi dispiace più per le mie sorelle che ci tenevano tanto a che mi laureassi”.

A quel punto mi ha fatto veramente tenerezza, ho cercato di consolarlo e poigli ho detto di ritornare da Frate Giovanni a chiedergli scusa addossando a metutta la colpa. Sulle prime era molto restio poi ha seguito il mio consiglio ed é andato dalFrate a chiedergli perdono ma é ritornato dopo pochi minuti, mogio mogio,perché quella carogna non aveva voluto neanche ascoltarlo ma gli aveva solodetto che, certamente, il Priore avrebbe messo al corrente dell’accadutole sorelle.

Chiaramente se il Priore parlerà con le sorelle Truzzi, per me sarebbela fine, mi sono sentita persa e sono stata colta da una nuova crisi dipianto, non so proprio come uscirne. ]L’episodio aveva veramente sconvolto il Dottor Truzzi, tanto che, quandol’indomani mattina la mia mammina, profittando della momentanea assenza dellesorelle, andò a casa di Angelo per confortarlo, lo trovò profondamente depressoma ancor più terrorizzato dal fatto che le sorelle fossero informate di quantoera successo.

Questa evenienza fece prendere a mia madre una drastica decisione. [ Caro diario, non potevo vedere l’amore mio così distrutto, quindi oggi, versole cinque, prima che le sorelle Truzzi, andando in Chiesa, venissero a conoscenzadel fatto, ho deciso di andare a parlare con Frate Giovanni. Se veramente era un rattoso come mi aveva detto il mio tesoro, sapevo comecomportarmi, ho indossato quel vestitino azzurro molto corto che avevo indossato alla comunione di mia nipote, e quindi sono andata al Convento.

Sono andata direttamente in Sacrestia, sapevo che a quell’ora l’unicoFrate in giro era lui, infatti era lì. “Buongiorno Frate, vorrei confessarmi”. “Gradirei che in questo luogo non si mentisse, sei venuta a confessarti o aparlarmi dell’episodio di ieri?”, mi ha detto con un tono molto acido. Ho preferito dire la verità, “per l’episodio di ieri”. “Allora andiamo nel mio studio”, e si é avviato, l’ho seguito con il cuorein gola. Il suo studio era una piccola stanzetta disadorna arredata con una scrivaniae due sedie in legno, alle pareti un crocefisso ed un’immagine della Madonna, l’unica cosa che strideva con tanta spartanità era la presenza di un ampio divanoin pelle nera, “gli servirà per le sue porcate”, ho pensato.

Entrati ha chiuso la porta e si é seduto dietro alla scrivania invitandomia fare altrettanto su una delle due sedie in legno. Nel sedermi ho fatto salire un po’ il vestito, in modo da far vedere le mieCOSCE per un palmo sopra le ginocchia, ci ha poggiato subito lo sguardo lascivo,ho provato tanta vergogna ma ormai ero in gioco e bisognava giocare. “Cosa hai da dirmi?”, ha esordito con un tono meno acido di prima.

Ho subito esordito chiedendo ripetutamente perdono anche a nome di Angelo. “Ma vi rendete conto che non é sufficiente pentirsi per essere assolti da unpeccato così grave perpetrato, per giunta, nella Casa del Signore?”. ”Lo prometto non lo farò mai più, lo giuro non lo faremo mai più, ci perdoni,la prego”. Anziché rispondermi il porco mi ha rifissato le cosce. Dopo oltre mezzo minuto, durante il quale non aveva fatto altro che sbirciare,si è alzato, ha girato intorno alla scrivania, mi si è seduto vicino e mi hapoggiato una mano sulla testa e mi ha detto con voce severa: “Sappi che ilrapporto orale é un rapporto contro natura che la Chiesa condanna senzariserve”.

“Ma io stavo solo massaggiandolo”, ho azzardato. Si é alzato di shitto allontanandomi da lui, “sei irrecuperabile, vieni finoin Chiesa a mentirmi, ho capito che donna sei, cosa speravi?, di convincermifacendomi vedere quelle parti del corpo che tentano un uomo, io sono un Fratee prendendo i Voti ho liberamente rinunciato ai piaceri del sesso, sappi cheoggi hai aggiunto al tuo peccato di ieri altri due peccati ancora più gravi,la menzogna e la provocazione sessuale ai danni di un povero Frate, quasi debbogiustificare Angelo, é solo stato sfortunato ad incontrare una donna come te,sei un Diavolo tentatore, esci da questa Pia Dimora e non farti più vedere”,mi ha urlato tutto d’un fiato, quindi, strattonandomi, mi ha messo alla porta.

Sono uscita dalla sacrestia in preda al più totale sconforto, nella mia mentesi susseguivano mille pensieri, la rabbia per l’intransigenza di quel maledetto, la vergogna per essermi comportata, per giunta inutilmente, come una TROIA,cosa avrebbero detto le sorelle di Angelo venendo a conoscenza dell’episodio diieri?, sperando che il Frate non raccontasse il mio tentativo di oggi, quanto erostata stupida a dire che lo stavo solo massaggiando. Mentre tornavo a casa, però, ho cominciato a riflettere su quello che FrateGiovanni mi aveva detto a proposito di Angelo, ricordando le sue ultime frasiebbi la sensazione che avesse giudicato malissimo me e pertanto quasi avessegiustificato lui, questa considerazione mi risollevò un po’ il morale e di corsasono andata a dirlo al tesoro mio.

Il quale, appena gli ho raccontato di essermi recata da Frate Giovanni, sié molto arrabbiato, “Non dovevi andarci, non dovevi dargli la soddisfazione disupplicarlo, ti ho detto che non mi interessano quei quattro pidocchi che midavano”. Ho cercato di calmarlo, ma era tutto inutile, allora ho capito che per farlosmettere dovevamo fare l’amore, mi sono stretta a lui ed ho cominciato a baciarlodietro l’orecchio, sulle prime ha fatto l’indifferente ma dopo un po’ anche lui si é eccitato ed ha preso ad accarezzarmi il viso baciandomi e chiedendomi scusadella partaccia che mi aveva fatto.

Ci siamo trasferiti in camera da letto, ci siamo spogliati, gli ho detto disedersi sul bordo del letto, mi sono inginocchiata e ho iniziato a leccargli lePALLE poi sono salita fino alla capocchia che ho avviluppato tra le mie labbra,e mentre con una mano gli accarezzavo i coglioni con l’altra gli ho fatto scivolare in basso la pelle del cazzo quindi gli ho roteato la lingua sulglande facendolo fremere di lussuria, poi ho ingoiato la sua varra fino a farmela arrivare alla gola quindi ho datoinizio ad un ritmato su e giù facendogli quello che lui definisce ilpompino/chiavata.

Come ben sai questo trattamento lo manda in estasi, infatti dopo poco si édisteso sul letto, ha chiuso gli occhi, mi ha bloccato la testa ed ansimandoé venuto. Dal suo cannolo é venuta fuori tanta di quella crema che mi sono sentitasoffocare, non sono riuscita ad ingoiarla tutta, molta mi è uscita dalle labbra scendendo lungo la mazza. “Era questo che volevi fare l’altra sera?”, gli ho chiesto. “Certo, ma ora possiamo fare pure tante altre cosine simpatiche, fammiriposare cinque minuti e toccherà a te morire”.

Purtroppo la sosta ristoratrice gli ha fatto ritornare in mente al mia andatada Frate Giovanni. “Tesoro ti ringrazio per il tuo interessamento, ma da quel farabutto non doveviproprio andarci, “Ascoltami, c’é una cosa importantissima che devi sapere, lui é convinto cheio sia un donna viziosa e ammaliatrice e di conseguenza pensa che tu non abbia una grande colpa, é sicuro che ti ho concupito e tu sei solo colpevole di non avermi saputo resistere, sono certa che se tu torni a chiedergli perdono, scaricando ogni colpa su di me, questa volta sarà più malleabile”.

“Mai, manco morto”, come potrei andare a pregare un maiale che si permette di pensare che sei una poco di buono, d’altro canto lui é abituato ad incontraresolo delle stronze, vedi la signora BELLI, e poi se non ci sei riuscita tu conquel fisico che ti ritrovi e con quel vestitino che ti sei messo”, ha amaramenteconcluso cominciando ad accarezzarmi i seni. Ormai la sosta era terminata, mi ha steso al centro del letto, mi ha allargato le gambe ed al grido: “alla faccia di Frate Giovanni”, ha iniziatoa leccarmi la passera poi si è steso su di me infilandomelo nella fica, gli ho stretto le gambe dietro la schiena per non perdermi un sol centimetro del suo cazzo ed abbiamo scopato per oltre un’ora.

Alla fine sono ritornata all’attacco e l’ho convinto ad andare a chiedere perdono al Frate; anche se a malincuore ha accettato,“D’accordo domani mattina ci vado anche se penso che sia tutto inutile”. “Devi provarci, appena hai finito vieni a casa mia, mio marito sarà fuori fino a sera però il ragazzo torna dalla scuola verso le due, cerca di venire prima”]Il giorno seguente il diario raccontava:[ Ho aspettato trepidante il suo ritorno, la prima cosa che mi ha detto è cheFrate Giovanni è un gran figlio di puttana, lui, seguendo il mio consiglio,aveva chiesto ripetutamente perdono e promesso che non avrebbe mai ripetutouna simile sciocchezza aggiungendo che ero stata io, con atteggiamento lascivoa tentarlo, e che di mia iniziativa mi ero inginocchiata ai suoi piedi, gliavevo sbottonato i pantaloni ed avevo cominciato a leccargli il cazzo.

“All’inizio, impassibile al mio pentimento ed alla mie promesse, era moltoarrabbiato ed irremovibile nella decisione di licenziarmi e, ancora peggio,di avvisare le mie sorelle dell’accaduto, asserendo di non essere per nienteconvinto della mia ingenuità nel farmi abbindolare da te, “Che arti amatoriepossiede questa donnaccia per farti commettere atti impurie contro natura in un luogo sacro?”, mi ha chiesto”. “Gli avrei spaccato la faccia a quello stronzo, non ho risposto, ma poi pensando che le mie sorelle, bigotte come sono, avrebbero potuto mettereal corrente della nostra storia tuo marito con tutti i problemi che ti avrebbecreato una simile situazione ho deciso che era meglio assecondarlo ed hocominciato a tergiversare dicendogli che non ci sono arti segrete, che ciamiamo, e che tu sei trascurata da quel bestione di tuo marito, ma il figliodi puttana non ha abboccato”.

“Bene, se non hai altro da dire puoi andare, passa domani a prendere al tuaroba dal laboratorio” ha detto secco. “Cosa volete che vi dica?, ho implorato”. “Tutto, come in confessione”. “D’accordo, ma la prego, mi faccia lei le domande, e le risponderò come se mi stessi confessando”. “Ha voluto che gli raccontassi come ti avevo conosciuta, chi aveva presol’iniziativa, dove avevamo scopato la prima volta, e quando gli ho detto dellamezza chiavata sul lettino dell’ambulatorio ho pensato che mi avrebbe sbattutosubito fuori, invece ha continuato imperterrito con le domande, ha voluto saperese ero mai venuto a chiavare nel tuo letto matrimoniale, se ti piaceva essereinculata, se lecchi le palle, se fai pompini, se ti fai godere in bocca e se ingoila sborra ed infine mi ha chiesto se ci rendiamo conto dei peccati che stiamo commettendo e se vogliamo metter fine a tutto questo, ovviamente, gli ho rispostoprontamente di si, ma non credo ci abbia creduto.

Comunque mi ha lasciato una speranza, ha detto che abbiamo bisogno di chiedere a Dio la grazia di farci uscire da questa situazione e che lui non può fare altro che pregare per noi, nel frattempo ci penserà e mi farà sapere se avrà cambiato idea, io non ci credo, è troppo un figlio di puttana. ”Mi sono resa conto che il mio amore era veramente alla disperazione ed ho cominciato a sussurrargli parole dolci di conforto ma è stato tutto inutile ma quando gli ho chiesto se possiamo ancora fare qualcosa mi ha detto che l’ultimo disperato tentativo potrei, ma solo se me la sento, farlo io andando dal quel porco a confermare il nostro pentimento e la nostra determinazione a porre fine alla nostra storia, gli ho risposto che per vederlo felice farei di tutto.

]Due giorni dopo il diario raccontava:[Ci sono andata nel pomeriggio, questa volta mi sono vestita molto castamente. L’ho trovato in Sacrestia, gli ho baciato la mano gli ho detto che avevo bisognodi parlargli, mi ha risposto di avviarmi nel suo studio dove mi avrebbe raggiunto tra qualche minuto. Quando è arrivato si è seduto sul divano, invitandomi a fare altrettanto, ioinvece, anziché sedermi gli ho di nuovo baciato la mano e mi sono inginocchiata come se dovessi confessarmi e lui mi detto “vuoi confessarti? allora dimmi, incosa hai peccato”, mi ha chiesto con una sfacciataggine incredibile, fingendo di non sapere niente di me, gli ho risposto che tradivo mio marito.

“Questa è cosa molto grave, dimmi perché lo fai?” “Ho commesso l’errore di invaghirmi di un altro uomo”. “Ma ti rendi conto della gravità di tutto questo?”“Si Padre. ”“Dimmi come si estrinseca questo rapporto?, fate anche del sesso?”. “Si Padre”. “Avete dei rapporti canonici o anche contro natura, in pratica ti fai inculare?”. Bastardo, adesso scendeva anche nei particolari, ma mi è convenuto stare algioco. “A volte, Padre”. “Avete anche rapporti orali?, lui ti lecca la fica e tu gli fai dei pompini?”.

Insisteva il figlio di puttana, l’avrei strozzato, ma non avevo scelta, dovevorispondergli e dirgli la verità. “Si, Padre”. “E lui ti gode in bocca?”. “Non sempre, Padre”. “E tu ingoi la sua sborra?”. “Qualche volta, Padre”. “Questi sono peccati gravissimi, la Chiesa vieta nel modo più assoluto i rapporti che non hanno finalità procreative quindi i pompini con ingoio e le inculate sono condannate dalla Chiesa come opere dannate, voi siete posseduti dal Demonio, dovete interrompere subito questa relazione peccaminosa, lo prometti?”.

“Certo, Padre, non lo faremo più, lo prometto”. “Adesso ti darò giusta una penitenza che farai per farti perdonare i gravissimi peccati che hai commesso”. Mi ha poggiato una mano sulla testa e mi ha chiesto se ero pronta. Ingenuamente ho risposto “si, Padre”. Allora il depravato si è sollevato il saio, ho subito visto che non aveva lemutande e che aveva la MAZZA eretta, mi ha spinto con la mano verso il suo cazzo e mi ha costretta a prenderglielo in bocca, poi si è alzato, il saio mi è finito sulle spalle, sono restata al buio, mi ha bloccato la testa ed ha cominciato a CHIAVARMI in bocca, non sono riuscitaa divincolarmi, che schifo, ho provato un immane ribrezzo, ho fatto tanti bocchini ma mai contro la mia volontà, ma invece adesso quel maiale mi violava la bocca contro il mio volere, ho pensato di dargli un morso da staccargli mezzo cazzo ma poi ho desistito perché mi sono ricordata che ero lì per aiutare il mio amore e mi sono rassegnata a farlo fare tutto quello che voleva, dopo poco ha intensificato il movimento, ho capito subito che stava per venire, infatti mi ha scaricato in gola una quantità enorme di densa SBORRA che ovviamente non ho ingoiato e che mi è fuoriuscita dalla bocca colandomi sul vestito insozzandomelo tutto, lui, come se niente fosse, si è ricomposto e si è rimesso a sedere.

Se avessi avuto un’arma lo avrei ammazzato. Poi mi ha dato un fazzoletto per pulirmi il viso, mi ha accarezzata e mi haaiutata ad alzarmi, quindi il porco mi ha detto che mi capiva, “lo so la carne èdebole”, ed ha aggiunto “come vedi a questo mondo siamo tutti peccatori”. Sono scappata a casa, avevo bisogno di lavarmi, di purificarmi ma il sapore acredella broda mi era rimasto alla gola, non ho resistito ed ho vomitato.

Più tardi sono andata da Angelo per aggiornarlo sulla visita al Frate, giustoun bacio e subito mi ha chiesto come andata, gli ho raccontato tutto adeccezione, ovviamente, del bocchino forzato che sono stata costretta a fare, e gli ho detto che secondo me, dopo l’ampia confessione e la promessa di troncare la nostra storia, ci aveva perdonati. “Quello è un zozzo, se ci ha perdonati è perché ti avrà chiesto e tu sarai stata costretta a concedergli qualche prestazione sessuale”“Ma tu sei matto, per chi mi prendi?, per una donna di facili costumi, io certecose le faccio solo con te e solo perché ti amo.

” “Mica volevo offenderti, tesoro, ho detto ti ha costretta, lo sanno tutti che lui è un grande estimatore delle pompe con l’ingoio, mica ha voluto che lo spompinassi e gli ingoiassi la sborra?”Gli ho giurato di no, ma tu sai che io a lui non so mentire quindi forse la mia voce è suonata falsa e lui non mi ha creduta. “Povero angioletto mio, tu hai fatto questo per me?, per il mio lavoro?, come maipotrò ricambiare questa grandissima prova d’amore che mi hai dato? allora mi ami davvero?”Non ho parlato più, mi sono stretta a lui e l’ho baciato e poi sono dovuta venir via, si era fatto molto tardi.

]Provai una sorta di gelosia verso quell’uomo di cui mia madre era veramenteinnamorata pazza tanto da arrivare a fare un bocchino ad un porco profittatore nel tentativo di non farlo licenziare e, nel contempo, una sorda rabbia versoquello squallido Frate ricattatore cui augurai il massimo delle disgrazie. Appresi sempre dal diario che il dottorino l’indomani comunicò a mia madre che il Frate l’aveva creduta e l’aveva invitato a ritornare allo studio promettendogli che non avrebbe detto niente al Priore, mia madre ne fu felicissima.

La loro storia riprese normalmente con amplessi ancora più furiosi a base dilunghe chiavate, poderose inculate e pompini con ingoio che mi arrapavano sempredi più facendomi sparare delle meravigliose seghe. Dopo qualche settimana, Angelo, al settimo cielo, disse a mia madre che Frate Giovanni aveva organizzato un pellegrinaggio di tre giorni presso un santuario in Slovenia, lui ci sarebbe andato come accompagnatore e quindi se lei avesse fatto parte della comitiva avrebbero avuto l’opportunità di trascorrere due notti di fuoco.

Mia madre rispose subito di no, non voleva assolutamente correre il rischio didover accettare qualche altra avance di quel Frate porco, ma il dottorino latranquillizzò dicendole che sarebbe sempre stato con lei e quindi che non correva alcun rischio e poi passò a descriverle le chiavate, le inculate, le godute che avrebbero potuto fare in quei giorni. Come sempre la mia dolce e puttana mammina si lasciò convincere ed accettò. Concordarono che l’indomani mia madre si recasse in Chiesa a confermare la suaadesione.

Ma qualcosa cambiò nei giorni successivi, mia madre non andò in pellegrinaggio e diventò molto triste, non mangiava quasi niente, il pomeriggio non usciva più dicasa. Non riuscivo a spiegarmi cosa fosse successo anche perché, stando lei sempre incasa, non potevo leggere il suo diario che mi avrebbe chiarito tutto. La cosa andò avanti per una settimana, ma un pomeriggio, finalmente, uscì. Di corsa andai a prendere il diario e cominciai a leggerlo. [NON E’ POSSIBILE, E’ ASSURDO, NON CI POSSO CREDERE, SE NON L’AVESSI SENTITO CON LE MIE ORECCHIE NON CI CREDEREI.

Caro diario invece di andarci domani, presa dalla frenesia, ci sono andata oggi asottoscrivere la mia partecipazione al pellegrinaggio, mi sono diretta verso la sacrestia, all’inizio del corridoio ho visto Angelo entrare nella stanza di Frate Giovanni, l’ho chiamato, non mi ha sentita, arrivata vicino alla porta, ho vistoche era socchiusa, ho pensato di aspettare per non disturbare ed involontariamenteho ascoltato cosa dicevano,A: Padre come le avevo detto la signora ha accettato di venire a fare il pellegrinaggio, domani viene a dargliene conferma, la troia non vede l’ora difarsi fare il culo da lei, contento?G: Ma tu sei matto, matto da legare, cosa le hai detto?, quale altra bugia le racconterai per farle fare altre porcate?A: Le ho detto semplicemente che lei era rimasto soddisfattissimo del pompino,cosa che è piaciuto tanto anche a quella stronza, ma che adesso lei vuole farle anche il culo e la troiona ha accettato con entusiasmo,G: Ma non è vero, e poi penso che la poverina il pompino l’abbia fatto solo per salvarti il posto di lavoro che tu ben sai non è stato mai in discussione ma che sei riuscito, con la menzogna, a farle credere in pericolo, sei diabolico, non avrei mai dovuto darti ascolto, non dovevo prestarmi al tuo ricatto, non dovevo fingere di sorprendervi nell’ambulatorio, non avrei mai dovutocostringere quella santa donna a fare, contro voglia, quello che le ho fatto fare, l’unico peccato di quella poverina è di essersi innamorata di te,A: Si ma adesso non faccia il santo, non mi dica che non le è piaciuto illavoretto di bocca che le ha fatto quella bocchinara nata e scommetto che ha voluto pure che le ingoiasse la sborra, conosco bene i suoi gusti, me li hadescritti benissimo la signora Belli, lo so che lei adora i bocchini conl’ingoio le lunghe montate e le inculate spacca culo,G: Tu sai benissimo che fui tentato ripetutamente da quella donnaccia, lo so, ho sbagliato ma sapessi quante volte ho chiesto perdono al Signore, quantepenitenze mi sono inflitto ma quella più grande me l’ha inflitta il Padreternofacendoti venire a conoscenza della mia debolezza, sei un delinquente, mi stai ricattando da tempo, e continui a mettermi in condizioni di potermi ricattare, tu non hai scrupoli, adesso sei arrivato a coinvolgere anche una donna che tiama con tutto il cuore, Dio abbia misericordia di te,A: Basta con le prediche, adesso mi hai rotto il cazzo, se non vuoi che si sappia del pompino in sacrestia, domani mi devi procurare venti milioni, mi servono, lo sai che a fine mese mi debbo sposare, dai non fare lo stronzo, cosa sono per te venti milioni, e poi credo che siano ben spesi per un bocchino con ingoioin Sacrestia fatto magistralmente da una vera professionista della pompa e due notti a chiavare, inculare e farti spompinare da quella grandissima vacca rottainculo che non è una fredda prostituta ma una vera grandissima zoccola lussuriosa, viziosa, vera cazzo dipendente.

Abbiamo concordato che la farò impalare sul mio cazzo, le aprirò le chiappe etu la inculerai, pensa che goduria, quindi attento a no fare scherzi, la Signora, per amore mio, è prontissima a dire a tutti che l’hai costretta a farti una pompa con ingoio in Chiesa. G: Basta, vade retro satana, vai via, domani avrai i tuoi soldi, io mi daròammalato ed al pellegrinaggio non verrò, io non credo ad una parola di quello che mi dici della tua signora, sono convinto che sia una bravissima persona che ha perso, spero solo momentaneamente, il ben dell’intelletto drogata dalle tue menzognere parole, tu cerchi solo di farmi fare cose per cui potrai ricattarmi all’infinito e penso che cerchi di coinvolgere anche lei in modo da farla diventare ricattabile come me, FUORI, FUORI!!!!,A: Bravo vedo che hai capito, è sempre comodo avere una puttana a disposizione che non può negarmi niente, non solo per me ma anche per far divertire qualche amico che poi mi sarà ovviamente molto riconoscente, ma sei un coglione se lacredi “una bravissima persona”, quella è una vera stronza, basta dire che èsposata e viene a farmi bocchini fino nell’ambulatorio peggio di unaprostituta, bisogna però riconoscere che è una grandissima chiavata, mi faimpazzire, quasi mi dispiace che me la scoperò solo fino a fine mese, ma unavolta sposato la mando a fare in culo, voglio essere fedele a mia moglie, ilMIO UNICO VERO AMORE, e vedrai che la stronza mi sostituirà subito con un altro, basta che gli dia tanta razione di cazzo quanta gliene ho data io inquesti anni.

G: Fuori, fuori, sei una canaglia, che IDDIO ti perdoni. Prima che uscisse ho fatto in tempo a nascondermi ed a non farmi vedere, non volevo dargli la soddisfazione di vedermi piangere, poi mi sono sentita tanto male, mi sembrava di impazzire, la mia testa scoppiava, non era possibile, l’uomo che amavo con tutte le mie forze era un ricattatore che si era preso gioco di me, che mi aveva ingannata nel modo più vergognoso possibile, che aveva una fidanzatada sposare tra pochi giorni, che mi definiva una troia, una puttana, unaprostituta, che mi avrebbe mandata a fare in culo senza tener conto dei mieisentimenti trattandomi come una cosa da gettare dopo averla usata, che mi aveva usata per i suoi squallidi ricatti a quel povero Frate Giovanni, cui aveva fatto intendere che ero io che desideravo fargli un pompino, che ero io che volevo farmiinculare perché sono una viziosa, una depravata, CHE STRONZO, l’avrei ammazzato.

Subito dopo è uscito il Frate, mi ha vista che singhiozzavo, ha capito subito che avevo ascoltato tutto, mi ha pregata di entrare nella sua stanza ed appena entrati ha chiuso la porta e mi si è inginocchiato davanti, mi ha baciato le mani epiangendo mi ha detto. “Sono un verme, ho peccato tantissimo, ma credimi sono pentito, ti chiedo scusa, adesso sai come sono andate le cose, ma non per questo sono giustificato, mivergogno di me stesso e chiedo perdono prima che a Dio a te, povera donna finitatra due depravati, perdonami, ti prego, se puoi, perdonami.

”Dopo quello che avevo ascoltato prima non ho fatto fatica a credergli, anzi mi ha quasi fatto pena, ma poi mi sono ricordata di quello che mi aveva costretto a fare quella volta in sacrestia, ho risentito il disgusto della sborra in gola, “gli uomini sono tutti uguali, tutti porci” ho pensato. “Si rialzi, non pensi a lei, pensi a quel depravato, se vuole lo licenzi, lui non avrà il coraggio di parlare in giro di noi, e se pure lo facesse, lo denuncerei per calunnia, non ha testimoni, ed inoltre lo direi a mio marito che gli spaccherebbe la faccia per non dire che gli spezzerebbe le gambe”.

“Grazie, lo farò subito, grazie la sua disponibilità porrà termine ad un odioso ricatto, io e Dio gliene saremo grati per sempre”, e si è rialzato, mi sono girata e sono andata via senza neanche salutarlo. ] Adesso mi spiegavo tutto, mia madre era stata ingannata nel modo più squallidopossibile da quel farabutto, figlio di puttana di Angelo Truzzi. Pensai che avrei dovuto fargliela pagare, pensai ad un pestaggio che potevo fargli fare dagli amici di scuola, ma riflettendo che avrei dovuto loro spiegare il motivo di una simile spedizione punitiva lasciai perdere.

Poi un lampo, mi dissi: “Perché non cerchi di profittare della situazione perrealizzare il tuo grande sogno di chiavarti la tua adorabile mammina che, comegiustamente ha detto il dottorino, in fondo è una stronza perche sebbenesposata, va nel suo ambulatorio a fargli bocchini, quindi non devi farti troppiscrupoli, perché non provarci?, da giorni non prende la sua razione di cazzo, potrebbe essere arrapata e vogliosa”. Al solo pensiero accelerai la sega e venni. Il pomeriggio lei era, come al solito, seduta sul divano inebetita davanti alla tele, mi andai a sedere al suo fianco.

“Ma cosa ti succede mamma, perché da giorni sei così triste, non ha voglia più di uscire, incontrare gente, dai, dimmi cosa ti preoccupa, problemi con papà?. ”, le mentii sapendo di mentire. “No, no, con lui purtroppo sempre le solite cose, cioè niente, non mi sento molto bene, sono un poco raffreddata, mi passerà presto vedrai, non preoccuparti, sei molto caro a volermi aiutare, ma tu non puoi farci niente, tranquillo passerà, passerà.

”“Allora sono io a farti stare male, lo so non sono uno studente modello, ma tiprometto che studierò di più, molto di più, se questo serve a farti stare menopreoccupata. ” mentendo questa volta ancora più spudoratamente. “No tesoro tu non c’entri per niente, sei molto caro a preoccuparti per me, vieni qua fatti dare un bacio. ” e mi strinse a lei. Il contatto con il suo corpo caldo e tante volte desiderato mi provocò un brividoed un’erezione bestiale, il cazzo mi si gonfiò nelle mutande, dovetti girare ilbacino per non farle notare la cosa.

“Si, lo so che non sono ne io e ne papà la causa della tua disperazione”azzardai. “E chi sarebbe secondo te?” mi chiese incuriosita. “Mamma io so benissimo chi è”. “Ma cosa dici”“Mamma io so tutto, la causa della tua depressione è quel grande figlio diputtana di Angelo Truzzi. ”“Ma che dici, sei matto, che c’entra lui. ”“Mamma, perdonami, io ho letto il tuo diario, so tutto delle tua storia con quel depravato vigliacco ricattatore.

”“Oddio, che vergogna, lo so, mi sono comportata come una poco di buono, ma credimi io l’amavo veramente, l’ho fatto solo per amore, tuo padre mi trascura per correre dietro ogni puttanella che incontra ed io avevo invece bisogno di un uomo che mi facesse sentire importante, ma ho puntato sull’uomo sbagliato, chi avrebbe mai pensato che fosse falso, bugiardo ed anche ricattatore. ”Che stronza bugiarda, mi vennero in mente le parole che avevo letto nel suo diario la prima volta che era andata nello studio del dottorino: [“ed allora non perdiamo tempo, dai PRENDIMI sono mesi che desidero questo momento”, mi alzai la gonna in vita e mi posizionai sul bordo del lettino con le GAMBE penzoloni], altro che amore la troia l’aveva fatto per il puro desiderio di un cazzo nella pancia, che puttana.

“Mammina, tu non devi più pensare a loro, sappi che ci sono io che posso farti sentire una vera donna, io ti darò tutto l’amore e l’affetto che meriti e per quanto riguarda il resto, tocca qua. ” e le portai la mano sulla patta. Lei la ritirò immediatamente, ma io gliele strinsi forte e la riportai sul pacco, questa volta non si oppose e quasi sicuramente in crisi di astinenza, mi strinse ancora più forte a se e cominciò ad accarezzarmi il rigonfio, era fatta, mi buttai a capofitto tra le sue mammelle e cominciai a baciarle da sopra la vestito, che meraviglia.

Con un gesto elegante la puttanona fece scivolare la spallina del vestito e midiede da succhiare un durissimo capezzolo, poi armeggiò intorno alla cintura dei miei pantaloni, li sbottonò, me li calò alle caviglie, mi abbassò la mutande facendo venire fuori la bestia infoiata e mentre con una mano mi accarezzava le palle con l’altra prese a scappellarlo cominciando una deliziosissima sega. Mi sembrava di impazzire, era una situazione paradossale, ero attaccato al suoseno come un neonato ma avevo una mazza durissima che non vedevo l’ora dischiantargliela in corpo.

“Poverino come soffre, sta per scoppiare, adesso ci penso io. ” disse la viziosa esi piegò sul mio cazzo cominciando a leccarmi la capocchia. Appena se lo portò tra le labbra le bloccai la testa, con un lento colpo di reniglielo infilai in bocca fino alla gola dove scaricai un fiume di densa sborra. “Accidenti, quanta, avevi proprio bisogno di godere”, commentò la mia adorabilemammina quasi a giustificare il depravato bocchino al figlio. Capii che davanti ad un cazzo non aveva freni e che la pompa era solo l’inizio della realizzazione di tutti i miei sogni, divenni subito esplicito.

“Erano mesi che non desideravo che questo, sapessi quante seghe mi sono sparato mentre leggevo il tuo diario, sapessi quante volte ho sognato di essere al posto di Angelo, lo invidiavo tanto, avrei voluto chiavarti io, essere io a sfondarti il culo e a riempirti la bocca di sperma. ”“Non pensiamo più al passato, da oggi in poi faremo tutte quella cose che hai sognato, ma adesso fai godere anche me, dai leccami la fica.

” e si stese sul divano e divaricò oscenamente le cosce. Che mamma zoccola che tengo, che depravata bocchinara, che fortunato che sono, pensai. Prima di cominciare a leccare mi alzai ed andai a prendere il vibratore. “Oh Dio, sapevi anche di quello, che figura, mi considererai sicuramente unaviziosa”. “Ma cosa dici, tu sei solo una donna fragile preda di un delinquente farabutto”. Come ero falso, sinceramente io pensavo non solo che era una viziosa ma che era anche una puttana, una succhia cazzi, una rotta in culo, una depravata pronta a tutto per sentirsi riempita da un nerboruto cazzo.

“Dai infilatelo nella fica, voglio vederti come te la spassi con un grosso cazzo finto nella pucchiacca”. “Se ti eccita vedermelo fare ti accontento subito”. La troia aprì le cosce e s’infilò nella spacca il grosso dildo facendolo vibrare al massimo. Vedendola così oscenamente aperta infilai la testa tra le sue cosce, spostai il vibratore e cominciai a leccarle la fica, lei si contorse come una biscia, biascicava parole incomprensibili, era bagnatissima. “Che meraviglia, come mi lecchi bene, la prossima volta voglio il tuo nella pancia, dai sto per godere, non fermarti”.

“Ti piace come ti lecco?”“Si sei bravissimo”. “Allora ti lecco fino a farti godere”, e per farlo meglio le tolsi il vibratore dalla spacca. Da come si dimenava si capiva che le piaceva da morire. “Adesso ti faccio godere meglio, ti infilo in culo questo grosso vibratore, riesci a prenderlo tutto?”. “Eccitata come sono, penso di si, ma prima fammelo leccare, così si bagna e sento meno dolore quando entra la cappella”. Non vedevo l’ora di fiondarle nel culo quel grosso vibratore, glielo tolsi di bocca, “Adesso vedrai che non sentirai dolore”, lo puntai sul buchetto nero e spinsi con tutta la forza che avevo in corpo facendolo entrare fino alla palla.

La zoccola diede un urlo bestiale, io invece impazzii, le avevo sfondato il culo. Ma subito dopo la mammina cominciò a gustarsi appieno il mostro vibrante, mi schiacciò la testa sulla fessa e me la bloccò. “Lecca, adesso, lecca”. E quello feci fino a quando con un urlo strozzato stese le gambe e venne. Da quel momento la mia vita cambiò radicalmente, non persi più tempo a correre dietro le mia coetanee sempre restie a scopare, adesso scopavo quando volevo e come volevo ed ogni volta scoprivo qualcosa di nuovo della personalità di mia madre.

Già sapevo che era una donna dolce e sensibile, la scoprii anche sensuale,appassionata ma principalmente constatai che era una grandissima troia mai saziadi cazzo. Appena ne avevamo l’occasione scopavamo. Spesso era lei a prendere l’iniziativa, e la cosa che più mi faceva impazzireera quando la sera quando andavo a letto a dormire, veniva nella mia stanza mi faceva un bocchino fino a farmi sborrare e mi diceva: “adesso con la mente libera riposerai molto meglio, figlio mio”.

Che puttana!. Adorava essere inculata e pur sentendo dolore quando entrava la mia grossacappella non voleva usare vaselina o creme , “con l’olio non si sente ilcontatto della carne”, confessava candidamente la stronza. In culo voleva che le scaricassi tutta la mia sborra, cosa che la faceva godereimmediatamente, mentre nella fica no, “troppo pericoloso” diceva la mignottona, ma aveva una soluzione alternativa favolosa, infatti quando la chiavavo, lei cheera bravissima ad accorgersi quando stavo per venire, a quel punto e mi diceva “dai mettimelo in bocca e sborrami in gola” ed ingoiava tutto.

Era golosissima di sperma, le piaceva il sapore , l’odore, la lattiginosità e con esso si spalmava tette e pancia quando, per variare, mi mettevo in piedi sul letto, e menandomelo skizzavo sul suo corpo. Per casa doveva stare sempre nuda indossando solo una vestaglietta in modo che appena avevo voglia la raggiungevo e la inculavo. Cercavo, però, sempre cose più eccitanti, e così cominciai a farle leggere il suo diario, era uno spettacolo sentirla e vederla masturbarsi mentre lo leggeva, io le chiedevo maggiori dettagli sulle cose scritte e descrizioni precise delle sensazioni che aveva provato nel farle.

La troia non si vergognava a raccontarmi del piacere che provava appena toccava un cazzo, la libidine di averlo tra le labbra, il piacere di sentirselo infilare lentamente nella fica ed il successivo pompaggio che doveva essere lungo edenergico, la goduria immensa che provava quando le sfondavano il culo, lo dovevano fare dall’alto verso il basso con colpi profondi e violenti, così diceva si sentiva veramente sottomessa al maschio. Una volta le chiesi quale era stata la migliore inculata della sua vita e leicandidamente mi rispose, cosa che immaginavo avendo letto l’episodio nel suodiario, la prima volta che l’aveva concesso ad un uomo, il suo amante al mare.

Che stronza, mi descrisse tutta la scena, mi parlò dell’attrazione fisica che provava per quel ragazzo, così forte da farle perdere ogni freno inibitore ed ogni prudenza, mi disse che il ragazzo abitava, da solo, nel suo stesso palazzo al piano superiore, ed a me che le feci notare che chiunque l’avesse vista salire o scendere avrebbe capito che la signora sposata andava dal bel ragazzone a farsi trombare, “era così bello e scopava così bene che non mi importava di niente e di nessuno” mi confessò la puttanona.

“Neanche di papà ti preoccupavi?”. “E cosa avrebbe potuto dire quel porco traditore, lui sotto gli occhi di tutti mitradiva con la prima donna che vedeva, mi aveva tradito anche con la mia migliore amica, sapessi il dolore che provai quando lo seppi”. “Ma tu l’hai sposato per amore?”. “Certo, e per cos’altro, era uno squattrinato, solo che era affascinate, bello,seduttore, tutte le donne cadevano ai suoi piedi, io me ne innamorai pazzamente,ma i miei genitori ed i nonni, non volevano, loro mi dicevano che non sarebbecambiato dopo il matrimonio, ma io che avevo solo diciassette anni e conoscevopoco gli uomini, ero convinta di riuscire a cambiarlo, e per costringerli adacconsentire decidemmo di scappare di casa, all’epoca un uomo dopo la fuga dovevasposare la donna che aveva “disonorata”, e quindi i miei dovettero accettare.

“E dove andaste?”“Appena fuori città, conoscevamo una casa abbandonata con ancora qualchesuppellettile, e passammo lì la nottata”. “E cosa faceste?”. “Mi chiavò tutta la notte venendomi sempre nella fica, speravamo che rimanessi incinta per rendere più irreversibile la situazione, ma non ci riuscimmo, e poi ti confesso che lo feci sperando di legarlo per sempre a me”. Che stronza, si era fatta riempire di sperma per rimanere incinta ed incastrare quel pollo di mio padre, la mia stima per le donne crollava giorno dopo giorno, decisi che non mi sarei sposato mai.

“E dopo il matrimonio le cose cambiarono?”. “Assolutamente no, continuò a fare quello che aveva sempre fatto, andare a caccia di donne e portarsele a letto, si scopò anche la mia migliore amica, sapessi il dolore che provai quando lo seppi, questo stato di cose mi umiliava, mi deprimeva fino a quando cominciai ad odiarlo e decisi di fargliela pagare, il primo fu il ragazzo al piano di sopra al mare e poi diversi altri, i corteggiatori non mi mancavano, avevo solo l’imbarazzo della scelta”.

“Ed in base a cosa li sceglievi?”. “Dal desiderio del momento, una volta avevo voglia di farmi fare il culo in modo brutale, a casa veniva a portarci la frutta un contadino di circa quarant’anni, ignorante, sembrava un’a****le ma aveva un grosso rigonfio tra le cosce, un giorno mi feci trovare con una vestaglia trasparente e niente sotto, mi guardava come un toro infoiato guarda la sua vacca, andai verso di lui, gli sbottonai i pantaloni, gli abbassai le mutande, venne fuori proprio la mazza che avevo immaginato, un randello di circa trenta centimetri ma anche molto grosso in circonferenza, glielo carezzai, si drizzò e diventò durissimo, mi spogliai, mi piegai a pecora sul divano e senza mezzi termini gli dissi, “dai sfondami il culo”, e lui non si lasciò pregare”.

“E ti piacque?”. “Tantissimo era quello che desideravo in quel momento, volevo solo che qualcuno mi sfondasse il culo, ed utilizzai quel bestione senza cervello ma con un mazza enorme per scaricare la mia libidine, il poverino quando rivenne a casa pensava di continuare il discorso, lo fulminai con un semplice sguardo, e ristabilimmo subito le distanze tra una signora per bene e sposata ed uno zoticone”. Mentre cucinava doveva stare sempre nuda indossando solo un grembiuleIn modo che ogni volta che ne avevo voglia potessi incularla facilmente.

Mi piaceva sempre di più parlare con lei di cose sconce in modo osceno, un giorno le dissi: “pensa di mettere in fila tutti i cazzi che hai provato facendoli diventare un solo lungo cazzone, quanto sarebbe lungo”, ci pensò un attimo e rispose candidamente: “almeno venti metri”; feci un rapido calcolo, se cinque o sei cazzi normali facevano un metro ne aveva presi circa 120, che puttanasfondata!!!!. Durante uno dei nostri discorsi sul sesso le chiesi: “qual è stato il cazzo più bello che hai provato?”, la risposta mi sconvolse, “quello di Frate Giovanni, è enorme, nerboruto con due bellissime palle ed una capocchia liscia bellissima, se solo me lo avesse fatto vedere senza costringermi a fargli, contro la mia volontà la pompa, io glielo avrei leccato per ore, gli avrei prosciugato i coglioni, è quello che ogni donna sogna di avere nelle mani ed in bocca per poi portarselo nella spacca”.

“Fallo, allora, non perdertelo”. “Mai, dopo quello che mi ha fatto sento per lui un profondo senso di ribrezzo e nausea, e poi adesso ho un cazzo ancora più bello, il tuo, e non desidero altro” e mi baciò in bocca infilandoci la lingua, scopammo alla grande. Qualche giorno prima del suo trentasettesimo compleanno, eravamo a tavola a pranzo e mia madre chiese a mio padre cosa le avrebbe regalato per la ricorrenza. “Non ne ho la minima idea”, rispose con tono acido il mio genitore.

“Ho visto una bella borsa di Gucci”“Ma tu sei matta, immagino quanto costerà”. “Mica voglio l’originale, mi basta una taroccata”. “Ne hai già tante, e poi non ti manca niente, è inutile spendere altri soldi, meglio cominciare a fare economia in questa casa, cominciamo ad eliminare i regali superflui”, si alzò ed andò a sdraiarsi sul divano. Guardai mia madre, aveva gli occhi pieni di lacrime, “che carogna”, pensai e decisi di farle io il regalo.

Il giorno prima del compleanno andai al mercato dove sapevo vendevano le borse taroccate, trovai un nigeriano che le vendeva e gli dissi se mi faceva la cortesia di venire l’indomani, con le sue borse, a casa mia in modo da far scegliere a mia madre quella che desiderava, disse si, mi chiese l’indirizzo e l’orario. Ed infatti, mentre la mia cara mammina preparava una torta x la sera, bussarono alla porta, io non mi mossi ed ad aprire andò lei.

“Grazie, non ho bisogno di nulla” tagliò corto mia madre, allora intervenni e dissi “lascialo entrare, l’ho fatto venire io ed adesso capirai anche perché”. Il ragazzo poggiò sul tavolo il suo borsone e mise fuori delle borse. “Dai scegline una, te la compero io”. “Ma non posso accettare, tu hai sempre pochi soldi, non sprecarli per me”. “Non preoccuparti, pensa a scegliere, poi ti spiego come ho fatto ad averli”. “Hai vinto al lotto?, io non debbo scegliere, la borsa che volevo è questa, e costa anche poco, è bella, ti piace?”.

“E’ molto fine”, chiesi il prezzo e pagai. “Mi devi ancora dire dove hai preso i soldi?”. “Dal portafoglio di papà, pochi alla volta così non si è accorto di nulla”. “Allora comunque è un regalo di papà, vista la provenienza dei soldi. ”“Certo, ma anche io ti ho fatto un regalo, molto meglio di una borsa taroccata, il mio regalo per il tuo compleanno è LUI” ed indicai il negro. “Cosa? ma sei matto, cosa vai pensando, non accetterò mai”, ma rimase immobile a guardare Fred che, come d’accordo, si sbottonò i pantaloni, non aveva le mutande,mise fuori una vera e propria proboscide e l’avvicinò al viso della troia.

“Dai mamma, dobbiamo fargliela pagare a quel miserabile di papà”. La stronza non aspettava altro che le fornissi un alibi per comportarsi come la sua indole da puttana la spingeva a fare. Infatti,“Hai ragione, se lo merita proprio”, disse sentendosi pienamentegiustificata, prese a due mani il cazzone del mandingo e cominciò a strusciarselo sul viso facendolo diventare uno svettante bastone da oltre trenta centimetri, poi lo scapocchiò, baciò la grossa cappella e cominciò a sbocchinarlo.

Vidi la libidine nei suoi occhi, era uno spettacolo, dopo averla, tante volte, immaginata con altri uomini, adesso la vedevo per la prima volta dal vivo, si comportava proprio come l’avevo sempre immaginata, da troia senza pudore, era veramente cazzodipendente, bastava che ne vedesse uno per perdere ogni freno inibitore, adesso aveva ingoiato parte del cazzo e con la lingua giocava ancora sulla capocchia del nero; che puttana se ne fotteva di essere alla presenza del figlio a lei interessava solo quella grossa mazza.

Pensai a quante volte si era giustificata dicendo che lei si faceva fottere da altri uomini perché trascurata da mio padre, le avrei voluto chiedere: adesso perché stai sbocchinando un altro benché non ti faccio mancare il mio amore, la mia attenzione ed una costante abbondante razione di cazzo, mi diedi da solo la risposta: mia madre è una grandissima zoccola viziosa sempre vogliosa di un grosso cazzo che gli si infilasse in corpo.

Con il passare degli anni e con la mia esperienza posso affermare senza tema di smentita che le donne SONO TUTTE PUTTANE, stravedono per il cazzo, per una mazza nel corpo sono disposte a tutto, altro che amore e fedeltà, per loro solo conta SBOCCHINARE, FARSI CHIAVARE, PRENDERLO NEL CULO E BERE SBORRA. Il nero, che finora era rimasto immobile, in estasi, a gustarsi il favoloso lavoretto di bocca della depravata, le sollevò il vestito e le infilò una mano tra le cosce e meravigliandosi di trovarla senza mutande, mi disse: “non è sorpresa, tu le hai detto che venivo a scoparla, è già senza mutande”.

“No, è che lei non le indossa mai”. “Allora tua madre è come le puttane del raccordo, loro sono sempre a ficascoperta”. Mi eccitai da morire a sentirlo equiparare mia madre ad una donna da strada. “Si ma lei è meglio, quelle fingono, mia madre invece vuole veramente farsi chiavare da te, vuole che la sfondi tutta, è vero mamma?”. “Si”, biascicò mia madre. “Digli dove deve mettertelo”. “No, dai mi vergogno”. Che stronza, era lì che faceva una pompa ad un nero sconosciuto, e si vergognava di dirgli dove lo desiderava.

L’aiutai, “deve mettertelo nella fessa, è vero che desideri sentirti riempita da quel bel bastone nero?”. “Si, tesoro, lo voglio, lo voglio”. “E poi deve anche sfondarti il culo con la sua enorme mazza”. “Si me lo deve infilare tutto fino alle palle e mentre lui mi incula tu me lodevi infilare in bocca e schizzarmi in gola ed io berrò tutto il tuo sperma,dobbiamo godere tutti e tre insieme, vedrai come sarà bello”.

Ormai la troia aveva perso ogni pudore, parlava come una prostituta da strada, questo fece ingrifare ancora di più il negro che estrasse la sua grossa mazza dalla bocca della pompinara e cominciò a sbattergliela sulle guance, “tu grande puttana, tu grande viziosa, io ti sfondo tutta”, la sollevò di peso, la rovesciò sul divano, le sollevò il vestito e le sprofondò in corpo tutta la sua varra cominciando a chiavarla con dei colpi rapidi, continui e violentissimi.

La mia depravata mamma lo abbracciò, lo strinse a se e cominciò a baciarlo con voluttà assecondando i suoi colpi, il negrone le infilò oscenamente tutta la lingua in bocca, che lei trattò come un cazzo mimando un vero e proprio pompino. Ero arrapatissimo, cominciai a spararmi una sega. Guardavo inebetito quel mandingo sprofondare il suo batacchio nel corpo della mia mammina, guardavo il volto stralunato della stronza sotto il pompaggio, era da impazzire.

Mi inginocchiai sul divano, raggiunsi l’orecchio della mia genitrice e lesussurrai “mamma, lo sai che sei una vera stronza”, la stronza estasiata annuì, io continuai “mamma, lo sai che sei una grandissima troia”, la troia ancora più estasiata annuì. Che bello, finalmente avevo il coraggio di dire in faccia a mia madre quello che pensavo di lei, e la cosa più bella e che lei non si offendeva, anzi, si arrapava sempre di più, la vacca.

Il nigeriano, intanto, continuava a chiavarla alla grande, “attento a non godere ancora, ricordati che devi sfondarle il culo” gli dissi. “E chi se lo scorda, la sto già preparando, guarda”. Con il dito medio le stava stuzzicando il buco del culo. “Adesso è pronta e me la inculo a sangue” minacciò il mandingo. La posizionò pancia in sotto, si distese dietro di lei, aveva gli occhi rosso fuoco, per un attimo mi fece quasi paura, pensai ma questo me la sfonda veramente, ma la cosa mi fece salire ancora di più la libidine al cervello, adesso non aspettavo altro e lui poggiò la cappella, grande quanto una palla da biliardo, all’ingresso del buco nero e senza nessuna delicatezza, anzi in modo bestiale, le sprofondò in culo tutta la sua enorme mazza.

La vacca, facendomi impazzire di goduria, urlò dal dolore ma subito dopo l’atroce dolore svanì, cominciò ad accarezzarsi freneticamente la spacca e mi invitò, “dai mettimelo in bocca, godiamo insieme tutti e tre insieme”. Non me lo feci ripetere due volte, le presi il viso tra le mani, lei spalancò le labbra, le ficcai in bocca il cazzo fino a che la cappella non raggiunse le tonsille, “adesso succhia bocchinara, tra poco ti allaghiamo, lui il culo ed io la bocca, così come piace alle puttane come te, è vero zoccola?”.

Non mi rispose, ormai era completamente fuori di se, non capiva più niente, era tutta intenta a godersi le due mazze che le sprofondavano in corpo. Guardai il negro, un cenno d’intesa, entrambi accelerammo i colpi econtemporaneamente le riempimmo il culo e la bocca di una quantità enorme di densa e calda sborra. La stronza che aveva intensificato il ditale cominciò a dimenarsi come una indemoniata, poi di colpo si irrigidì, urlò e venne abbattendosi sfinita sul divano.

Andai a guardare il culo di mia madre, il suo buco nero adesso era una caverna da dove colava un rivolo di sperma, che visione arrapante. L’amico si rivestì, salutò la baldracca dandole un morsetto sulle chiappe, “vedoche ti è piaciuto, quando mi vuoi tuo figlio sa dove sono”, l’accompagnai allaporta, quando tornai la puttana giaceva ancora sul divano, e mi disse “vieni quitesoro”Mi sedetti sul divano, aveva gli occhi bassi, non aveva il coraggio diguardarmi in faccia, mi chiese “adesso cosa penserai di me?”.

Le sollevai il viso in modo da guardarla diritto negli occhi, e le dissiparlando lentamente, scandendo bene le parole, “penso che tu sia una STRONZA, una PUTTANA, una VACCA, una PORCA, una DEPRAVATA, ma proprio per questo mi piaci da morire, io l’avevo sempre sospettato ma oggi me lo hai confermato con i fatti, meglio così, adesso, stando così le cose, non solo ti continuerò a fottere come prima e più di prima ma inoltre ti procurerò tanti cazzi che ti godrai in questo splendido corpo, penso che per te vada bene, anzi benissimo”.

“Come vuoi tu, tesoro mio” rispose la mia adorata mammina. E cosìfu.

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