io e Doria (4)

Dopo il ritorno del marito dal mare, io e Doria non ci vedemmo più per un po’, le avevo lasciato il mio cellulare, ogni tanto quando era nella stanza e il marito in salotto a vedere la TV mi chiamava e ci dicevamo cose porche e ci masturbavamo al telefono, ogni tanto ci sentivamo per vederci al supermercato poco lontano da casa, ma anche lì niente sesso. Poi per alcuni giorni non mi chiamò, né la vidi in giro, finché una mattina non vidi una coccarda nera davanti alla sua scala.

Un brivido mi corse sulla schiena, che fosse morta?! Salii sopra e vidi che la porta era aperta ed entrai, c’erano alcune persone dentro, mi diressi in salotto e poi in cucina, dove finalmente vidi Doria parlare con due vicine, appena mi vide si avvicinò mi disse che era morto suo marito, le feci le condoglianze e mi misi in un angolo; quando le vicine se ne furono andate si avvicinò di nuovo e mi disse:
“quello stronzo fumava come un turco e beveva come una spugna, se l’è cercata, adesso almeno posso starmene tranquilla in pace… ora noi andiamo al funerale, tu aspetta a casa tua ti chiamo appena torno.


La baciai sulla guancia e le diedi un veloce colpo di lingua sul lobo dell’orecchio.
Intorno alle 9 di sera suonò il cellulare, era lei, disse solo:
“Vieni. ” In meno di un minuto bussai piano alla sua porta e lei mi aprì, ci abbracciammo con passione e ci baciammo a lungo, poi andammo in salotto, aveva preparato da bere e aveva messo luci soffuse, si sedette sul divano e aprì le braccia per accogliermi, solo allora mi accorsi di quanto arrapante fosse vestita a lutto, aveva un vestito nero che le arrivava al ginocchio, collant neri velatissimi e sandali neri con il cinturino, mancava da un po’ dal parrucchiere e i capelli biondi avevano venature bianche e grigie.

Mi gettai ai suoi piedi baciandoglieli e leccando prima i sandali poi le dita e quindi le piante, infilavo la lingua tra la scarpa e la pianta per catturare l’aroma di quei piedi che avevano passato una giornata in piedi.
Risalii sulle cosce magre e lisce, la carnagione chiara di Doria risaltava sotto il velo dei collant, mi spogliai e tirai fuori il mio cazzo che già era in tiro e lo strusciai sui collant, proprio sulla figa della mia amante lasciando sopra il nylon bava bianca, anche la fregna di Doria stava gocciolando di piacere, tanto che mi abbassai e presi a leccare quegli aromi da sopra il collant.

“basta, fottimi, non ce la faccio più!” disse Doria prendendo nella sua mano rugosa il mio enorme bastone.
“eccolo, adesso ti sfondo!” poggiai la cappella sui collant e spinsi dentro, provai a chiavarla con tutto il collant un po’ di cazzo era entrato e presi ad andare avanti e indietro con il bacino. Il massaggio del nylon dentro la figa faceva gemere la mia vecchia troia. Dopo un po’ per darle tutta la nerchia ho fatto un foro nei collant e l’ho sbattuto di nuovo dentro, un colpo secco che fece sussultare Doria; lo spinsi tutto in fondo nel suo utero e poi ripresi a chiavarla con vigore, intanto le strizzavo le tette e le sputavo in faccia.

“sei una lurida troia, è questo che vuoi, vero? Dimmelo che vuoi solo il mio cazzo!”
“sì voglio solo il tuo cazzo, sono la tua cagna in calore, scopami per sempre!”
I miei colpi erano durissimi, stavo sconquassando Doria, eravamo entrambi in crisi d’astinenza e assatanati di sesso.
Quando sentii la sborra salirmi dai coglioni avvertii Doria, andai ancora più veloce finché non mi svuotai nella sua fregna calda e bagnata, anche Doria venne con un gemito, buttò la testa indietro e chiuse gli occhi come in estasi.

Eravamo sfiniti, ci abbandonammo sul divano sudati e affaticati. Doria respirava affannosamente, mi avvicinai e la baciai, le leccavo la saliva che le avevo sputato in faccia e a colpi di lingua le tirai via anche il rossetto sbavandolo.
“È solo l’inizio, stanotte ti fotterò ancora!” le dissi guardandola negli occhi.
“non chiedo altro, andiamo nella nostra stanza da letto…” rispose lei baciandomi.

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