iniziazione alla schiavitù di Nicoletta

La madre di Nicoletta a cui esposi l'ordine che doveva andare col marito in vacanza per una settimana, obbedì all' ordine e organizzo' la cosa, sarebbero partiti il sabato successivo per una vacanza di una settimana a Sharm el Sheik, dicendomi anche che il marito era entusiasta della cosa dato che era tanto tempo che non si prendevano dei momenti per loro.
Il sabato successivo piombai a casa di Nicoletta per cominciare la sua educazione.

Le dissi che innanzitutto avrebbe dovuto depilarsi completamente la passerina, non avrebbe piu' dovuto indossare quei vestiti da suora, ma minigonne molto corte, senza mutandine che adesso sotto i miei occhi doveva buttare nell'immondizia. Andammo in camera sua e le ordinai di raccogliere tutte le sue mutandine e di buttarle nel sacchetto che avevo in mano. La ragazza con fare sconsolato apri' il cassetto in camera sua dove le teneva, le prese, me le diede e le gettai sul sacchetto che poi avrei gettato nelle immondizie.

Le dissi subito che non mi sarei fidato del fatto che avrebbe obbedito e che prima di arrivare all'universita' ci sarebbe stato un mio incaricato che avrebbe controllato che obbedisse a questo mio preciso ordine, e che come aveva firmato nel contratto di schiavitu' da questo in momento non era piu' Nicoletta, ma solo una schiava, una cagna che aveva come unico scopo della sua esistenza quello di soddisfare i desideri del suo Padrone.

A questo punto la cagnetta sbotto' facendo emergere gli ultimi vagiti di una ragazza ribelle protestando sul come avrebbe potuto giustificare a sua madre, a suo padre e ai compagni di facoltà questo cambiamento di atteggiamento, le risposi semplicemente che non era un problema che mi riguardava e che soprattutto non si doveva più permettere di discutere, gli ordini del suo padrone e che avrebbe dovuto essere punita. La cagnetta si mise in ginocchio chiedendomi scusa e implorando di non essere punita, ma non ebbi pietà, anche perche' a questa schiavetta novizia andava insegnata la disciplina.

Le feci scoprire il sederino e la feci distendere sul letto a pancia in giù, e le diedi quindici nerbate con il legno di bambù, costringendola a dire grazie padrone per ogni nerbata. L'effetto del bambù su un sederino soffice che non era mai stato punito fu eccezionale, si leggeva la sofferenza non solo dal suo sedere che diveniva sempre piu' rosso, ma anche dallo sguardo del suo viso in cui si vedeva chiaramente che il dolore che sentiva era molto maggiore delle piaghe che si vedevano sul sederino.

Non parliamo poi della voce con cui l'avevo costretta a dire grazie padrone per ogni nerbata, nelle ultime fu talmente flebile che quasi non si sentiva.
Una volta finite le steccate le dissi subito che il modo con cui mi ringraziava nelle ultime nerbate non andava affatto bene e che avrebbe dovuto migliorare, perché il suo padrone perdeva tempo a educare un pezzo di merda di cagnetta che non valeva niente.
Le misi quindi collare e guinzaglio, facendole presente che il collare in cui erano impresse le iniziali del suo padrone avrebbe dovuto portarlo sempre al collo, questa volta non protesto' per l'imbarazzo a cui avrebbe potuto andare incontro, segno che stava cominciando a capire la sua nuova condizione.

Una volta messo il collare e legato il guinzaglio la costrinsi a pulirmi le scarpe con la sua linguetta, la scena fu stupenda soprattutto per il modo goffo in cui lo faceva in cui si percepiva tutta la sua inesperienza, per umiliarla ancora di piu' alzai le scarpe e la feci leccare anche sotto le scarpe in cui c'erano anche dei sassolini che rischiavano di andarle in bocca e che sputi' fuori. A questo punto decisi di punirla perché non potevo concederle di poter sputare fuori qualcosa del suo padrone.

La cagna non protesto' anche se mi guardo' con uno sguardo sconsolato quasi invocante pietà.
Questa volta per punirla la portai con collare e guinzaglio in bagno, pisciai fuori dal water e le ordinai di pulire con la sua lingua, ma lei con atto di grande disubbidienza si rifiutava, allora tirai fuori dalla borsa una frusta a nerbo di bue che minacciai di usare e alla sola vista piego' la testa e quasi vomitando comincio' a pulire il water e il pavimento del tuo piscio.

Anche questa volta le dissi che avrei dovuto punirla, in quanto poter assaggiare il piscio del suo padrone era un grande onore che le facevo, chino' la testa come per dire sono pronta tutto.
La legai sul letto mani e piedi con le gambe aperte: cominciai a metterle delle mollette da bucato sui capezzoli e su tutte le tette che erano abbastanza grosse, porta una quarta e lei comincio' a urlare dal dolore, ma le redarguii subito dicendo che il suo padrone non le aveva dato il permesso di urlare e doveva essere ulteriormente punita.

Presi il frustino a manina e cominciai a frustarle la fighetta costringendola a ringraziarmi per ogni frustata, si vedeva chiaramente che le faceva da una parte un male cane e dall'altra l'eccitazione saliva in modo inverosimile.
Così fini' il suo primo giorno di schiavitù…..

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