in campeggio
rilasciato 24.05.2011 in categoria sesso raccontoIn campeggio
Finalmente Leo ed amici pianificano per la settimana di ferragosto: dopo varie opzioni Leo propone un camping in montagna e la cosa piace a tutti i componenti del gruppo. La partenza è prevista per il sabato mattina della settimana antecedente al Ferragosto, e poiché Leo è l’unico povero “fesso” che è costretto a lavorare anche di sabato dice ai compagni che appena smontato da lavoro, visto che nessuno voleva aspettarlo, prenderà la propria macchina e li raggiungerà per altra via fino al luogo stabilito.
Leo è un ragazzo avvenente di 32 anni, capelli biondi di lunghezza media e ondulati, occhi castani, fisico asciutto, con dei bei pettorali ed addominali formati in palestra.
E così avvenne. Leo va a lavoro (si occupa di segreteria) una mattinata impegnativa e finalmente saltato in macchina si dirige in montagna. E’ solo, e un po’ pensa alla stronzagine degli amici dei quali nessuno ha mostrato un po’ di comprensione nei suoi confronti aspettandolo e facendogli compagnia per il viaggio.
Leo un po’ incazzatello facendo il quadro della situazione urla un’anatema: “Vorrei che si bloccasse il loro pulmino così imparano a lasciarmi solo. Arriverò prima io con buona parte della spesa e comodamente seduto, davanti alla mia tenda, li vedrò arrivare, mentre mangio qualcosa alla loro faccia e mentre loro stanchi del lungo, anzi prolungato viaggio, moriranno d’invidia e dalla rabbia”.
Il viaggio fu alquanto noiosetto, ma dopo un’oretta abbonante Leo arrivò al camping stabilito e con suo stupore non trovò nessuno dei suoi amici.
Non c’era un’anima viva a parte un altro ragazzo che, un po’ più in là, aveva appena finito di montare la propria tenda: ferragosto cadeva di mercoledì per cui ancora non c’era nessuno.
Un po’ preoccupato chiamò uno degli amici per sapere che fine avessero fatto e viene informato che per un guasto il pulmino non si avvia e nonostante i vari tentativi sono costretti a rimandare, così pensano, la partenza di qualche ora.
In realtà il problema è più grave del previsto per cui partiranno domenica nel pomeriggio o se il pulmino non sarà aggiustato (uno di loro è meccanico) lunedì mattina.
Leo deve rimanere per garantire lo spazio anche per loro, per questo non è stato avvisato altrimenti erano sicuri che non sarebbe partito.
Leo è dapprima doppiamente incazzato, ma poi preso da un rimorso di coscienza dice “Che cavolo ho combinato, stavolta l’ho fatta grossa!!!”, mentre scarica un po’ di cose dalla macchina.
Aveva appena cominciato a montare la propria tenda, quando il ragazzo che aveva visto si avvicina e con un po’ di imbarazzo dice: “Ciao, scusami,il mio nome è Beppe, ho appena finito di montare la tenda … ehm … dovevano venire dei miei amici ma arriveranno domani pomeriggio o lunedì mattina. Non mi trovo nulla per la cena per cui mi chiedevo se potessi ospitarmi per mangiare un boccone poi quando arrivano i miei amici ti ridò tutto, anche perché visto che siamo soli qui almeno possiamo parlare un po’!!.
”
Leo rise non credendo a quello che Beppe gli aveva appena detto, il quale chiese: “Scusa come mai ridi? Capisco che è una situazione particolare ma se arreco disturbo fai come se non ti avessi chiesto nulla” Leo allora dinanzi alla reazione di Beppe incalzò dicendo: “No, no scusami non è per te, figurati. Il mio nome è Leo e non ci crederai, ma la stessa cosa è accaduta ai miei amici che come i tuoi arriveranno domani pomeriggio o lunedì mattina”
Anche Beppe rise all’udire il racconto di Leo che a sua volta notò quanto fosse bello: anche lui doveva essere sulla trentina, messo bene in muscoli come lui, pelle scura capelli neri occhi di un verde chiarissimo.
Beppe si mostrò molto gentile e si prestò ad aiutare Leo a montare la tenda. Appena finito sia Leo che Beppe entrarono nelle loro rispettive tende per indossare qualcosa di più consono all’ambiente: Leo mise dei pantaloncini a 7/8 a vita bassa e una maglia smanicata aderente a rete nera, mentre Beppe un paio di pantaloncini corti molto aderenti e una t-shirt cortissima che lasciavano intravedere gli addominali scolpiti e soprattutto un pacco fra le gambe da fare invidia.
Leo era un ragazzo-gay insospettabile: nessuno dei suoi amici lo sapeva tranne qualche amico di Chat, tant’è che era sempre scambiato per un playboy senza eguali, e oltretutto misterioso poiché pur essendo il confidente di tutti i suoi amici nessuno sapeva niente di lui.
Beppe confermò l’età “ Ho compiuto 30 anni lo scorso mese, lavoro in un bar a Palermo, ma ricavo anche qualcosa di più durante le serate in discoteca, sono anche uno stripman e tu invece?” “Io – rispose Leo – mi occupo di segretaria presso un’azienda assicurativa.
Ho 32 anni, e come te mi ritrovo qui ad aspettare i miei amici” “Ti confesso – disse Beppe – che non li dimostri per nulla, non te ne davo più di 27!!” Arrossendo un po’, Leo, molto timido, ringraziò e vista l’ora, erano quasi le 19, disse che sarebbe stato meglio preparare un bel fuoco per la cena e per la notte.
Beppe si prestò ad andare a raccogliere la legna, mentre Leo cominciò a preparare quanto dovevano consumare.
Leo cominciò a fantasticare un po’: “Magari è gay, oppure bisessuale, sempre meglio di niente, devo fare qualcosa per capirlo”.
Leo allora rientrò in tenda e si cambiò i pantaloncini indossando qualcosa che mettesse in evidenza le sue forme: ma cosa? Cercò nel borsone, e nella fretta trovò dei pantaloncini cortissimi consunti e con qualche strappo, sia dietro che davanti. Tolse le mutande e li indossò, ma come giustificare il cambio?
Alzando l’ingegno versò sui pantaloni della Coca cola e li stese sulla tenda per farli asciugare.
Beppe ritornò con la legna, mentre Leo cercava di sistemare le pietre per il fuoco. Sentì una presenza dietro di lui e alzandosi si girò di s**tto. Beppe era lì ad un palmo dalla sua bocca, mentre lo fissava dentro gli occhi. Un attimo di silenzio che a Leo parve un eternità trascorsa dentro gli occhi di Beppe, il quale per rompere un po’ l’imbarazzo di Leo chiese dei pantaloncini, e Leo spiegò.
Beppe accettò la spiegazione di Leo, anche se non sembrò del tutto convinto infatti i suoi occhi brillarono di un colpo.
La cena fu molto veloce e semplice: insalata di riso, qualche fetta di dolcissima anguria.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno, finché si toccò l’argomento ragazze: “Beh – disse Leo – qualche ragazza l’ho avuta ma niente d’importante” mentre Beppe “ Beh anche io ma solo prede da discoteca niente di che: a volte figlie di noti imprenditori o gente che conta quindi non posso tirarmi indietro, oltretutto poi c’era un lauto compenso!!” Lo scoppiettio della legna secca sul fuoco ardente spezzava il silenzio della notte e di Leo e Beppe, che quasi avevano esaurito gli argomenti di cui parlare, per cui vista l’ora, quasi l’una, e la stanchezza di una giornata di lavoro e del viaggio in macchina, Leo si congedò dicendo: “Beppe scusami ma sono stanco, vado a riposare, ma se vuoi rimani pure e prendi qualcos’altro non preoccuparti.
Ci vediamo domani, buona notte!!” Beppe rispose: “Ok buona notte, ma credo che prima di andare a riposare devo … insomma devo fare una cosa e poi sicuramente riposerò!!”
Leo notò che il tono di voce di Beppe così come la luce dei suoi occhi era nuovamente cambiato, e che nascondevano qualcosa, ma stanco per come era lasciò correre, entrò nella sua tenda, accese la torcia e spogliatosi si distese nudo. Sentì Beppe spegnere il fuoco e poi silenzio.
Leo pensò “E’ andato, peccato, cavolo come al solito costruisco castelli in aria” e, spenta la torcia, la poggiò accanto al borsone e un po’ afflitto, chiuse gli occhi per allontanare lo sconforto e la stanchezza.
Passarono pochi attimi, quando nel buio completo sentì dei rumori. Leo aprì gli occhi cercando di capire cosa stesse accadendo: vide una luce debole avvicinarsi all’entrata della tenda. Il cuore di Leo batteva forte, e vide la zip della tenda aprirsi.
Leo accese la torcia.
Era Beppe e un po’ rincuorato, ma dimentico di essere nudo chiese: “Mamma che paura! Beppe sei tu. Ti serve qualcosa?” Beppe era con i soli slip, bianchi e semi trasparanti che lasciavano intravedere le sue misure: un cazzo di circa 28 centimetri, molto scuro, eretto più che mai che sebbene tendente a destra fuoriusciva dagli slip; due palle grosse e di eguale misura che sembravano scoppiare da un momento all’altro.
Beppe osservava Leo in viso e poi il suo sedere (Leo dormiva sempre prono) rotondo sodo, prodotto in palestra con cura e parsimonia, insieme alle sue spalle larghe e ai suoi discreti addominali e pettorali.
Beppe entrò e rispose: “Si non riuscivo a prendere sonno, disturbo?” E Leo: “No figurati ma come posso aiutarti?” “Beh credo che invece “dovresti”sarebbe il termine più appropriato – chiarì Beppe – visto che se non dormo è colpa tua!!” “Colpa mia? Scusami non capisco cosa ho fatto?” Beppe allora prese i pantaloncini di Leo, li esaminò da vicino e annusandoli rispose: “Secondo te, alla vista di un ragazzo che lascia intravedere un bel culo sodo, rotondo, depilato, e un cazzo succulento e profumato, lasciando alla fantasia la libertà di disegnarne tutte le caratteristiche, cosa dovrei fare? Dormire? O peggio ancora una semplice sega?” “Beh scusa, ma non capisco e non saprei risponderti” Beppe rise e disse: “Bene allora ti faccio capire io”
Beppe si avvicinò a Leo che rimase immobilizzato.
Cominciò a massaggiare delicatamente e dolcemente le gambe di Leo fino a salire sui glutei: li tastò, li strinse fra le sue mani. Poi cominciò a baciarli prima il destro e poi il sinistro. Leo sentiva il calore delle mani di Beppe invaderlo, e ancora di più sentiva sul suo corpo il suo respiro ritmico e ansimante.
Fu la volta delle spalle: Beppe si pose in ginocchio e a gambe aperte dietro Leo, e con le mani aperte salì dai glutei fino alla schiena e le scivolò lungo le braccia fino alle mani di Leo afferrandole.
Leo ansimava, era confuso, ma il piacere lo invadeva. Beppe invitò Leo a girarsi e Leo eseguì. Si trovò sotto quel corpo di bronzo, spettacolare con un viso splendido e due occhi che brillavano quasi di luce propria illuminando l’interno della tenda nella quale la temperatura si era alzata notevolmente.
Beppe chiese a Leo “Non so se lo hai capito, ma di certo non sono venuto qua da te né per essere consolato né per farti un massaggio.
Ti ho notato subito dopo averti incontrato, e ti ho desiderato non appena ho scrutato il tuo bel culo dai calzoncini strappati. Ora che mi hai turbato “devi pagare”!!”. Beppe strappò gli slip adatti sicuramente per gli strips: si lacerarono subito e il suo cazzo turgido, enorme saltò fuori in tutto il suo splendore.
Leo ne sentì l’odore, il buon odore. Beppe si avvicinò al viso di Leo dicendogli: “Dai non avere paura sarà bellissimo, prendilo in bocca e fammi sognare”.
Leo non esitò, fece distendere Beppe e preso il suo cazzo fra le mani dapprima lo annusò, e con la lingua cominciò a colpire dolcemente la cappella che ad ogni tocco si ingrossava, poi scese delicatamente alla base fino alle palle depilate. Le leccò e poi ad una aduna le succhiò. Beppe gemeva: “Dai sei fantastico mmhh dai continua, uhmmm sii dai siii” Leo poi lo ingoiò sentendone tutta la consistenza, mentre Beppe si contorceva dal piacere.
Anche a Leo era diventato duro, certo le sue dimensioni non superavano i 17 centimetri, ma il suo cazzo non era niente male anche perché la sua cappella era un po’ più grossa del normale.
Leo continuava avidamente ad ingoiare e divorare quel cazzo enorme finché Beppe lo fermò: “Basta altrimenti vengo subito. Ora tocca a me distenditi a pancia in giù” I ruoli erano chiari: Beppe era attivo, mentre Leo lo era solo in determinate circostanze ma di certo non in quella.
Beppe iniziò il suo rimming voracemente: affondò la propria lingua nello sfintere di Leo con avidità facendolo trasalire dal piacere. I brividi travolsero Leo. Lo preparò ben bene e Leo sentì più di una volta dire a Beppe in maniera confusa: “Mmmmhh è bello stretto mmhhhh”.
Poi Beppe cessò e Leo sentì il calore della cappella scivolare nel buco del suo culo pochissime volte esplorato (una volta in aeroporto e un paio al militare).
Leo disse a Beppe: “Poche volte ho avuto la possibilità di avere un cazzo nel culo, pur essendo prevalentemente passivo, ma mai ho visto un cazzo dalle dimensioni come il tuo, per cui se on vuoi che vada diritto all’altro mondo fai piano per favore”. Beppe sorrise e rispose: “Non preoccuparti, ma all’altro mondo ti ci manderò ugualmente ma a modo mio”. Beppe inumidì il buco del culo di Leo e con il proprio pollice vi introdusse la saliva, poi l’indice, e l’indice e il medio cercando di allentarlo.
Leo era nervoso, aveva un po’ di paura quasi come se fosse stata la sua prima volta, ma venne rassicurato da Beppe che gli disse: “Ehi tranquillo, non preoccuparti, facciamo così dimmi tu di andare avanti, lentamente,dolcemente ed io lo farò” Beppe prese le gambe di Leo e se le portò sulle spalle, poi si chinò su di lui e lo baciò.
Rincuorato Leo disse: “Ok, dai, vai avanti, lentamente (Beppe stava entrando in Leo) mmmmm, dol .. ce.. mente …!” Leo inspirò e espirò di botto e Beppe entrò di colpo in Leo che sussultò per il dolore misto a piacere indescrivibile.
Beppe allora disse: “Non importa con chi e quante volte lo farai, ma ti dovrai ricordare di me, sempre ogni volta. ”
Beppe era entrato in Leo con tutto il piacere e il desiderio che lo avevano inondato alla prima vista di quel ragazzo che mai avrebbe pensato o sognato una scopata con un ragazzo come lui. Beppe comincio ad entrare e ad uscire da Leo, il cui culo bruciava di dolore misto a piacere, e Leo inebriato tolse le proprie gambe dalle spalle di Beppe e come una tenaglia lo avvicinò a sé con vigore.
Beppe era veramente bravo, aveva in sé quel fascino di maschio siciliano che in quell’occasione lo rendevano ancora più arrapante. Anche il suo sudore odorava di buon maschio e Leo dal canto suo godeva come un matto. Leo e Beppe si baciavano vorticosamente come se quella non fosse una semplice scopata, ma un atto di amore fra due uomini che desideravano da molto e che finalmente si erano incontrati.
Leo godeva e sentiva l’enorme cazzo di Beppe mentre si faceva strada nel suo intestino, sentiva come la cappella scivolava nel suo budello e come tutto il cazzo di Beppe lo dilatava.
I due corpi infiammati godevano l’uno dell’altro, e Leo al massimo del piacere cominciò a masturbarsi, ma Beppe lo bloccò dicendo: “no non farlo, non è ancora il momento”. Leo non capì ma si fermo, anche perché il ritmo di Beppe aumentò. Leo palpava Beppe in ogni suo centimetro di pelle: le spalle, i pettorali sentendone la consistenza. Poi fu la volta del sedere, forte sodo duro rotondo, e quando stava per lasciare la presa Beppe disse: “Leccati le dita e infilamele nel culo” Leo eseguì e senti tutto l’ardore del culo di Beppe il quale godeva ora ancora di più.
Poi Beppe si stacco e invitò Leo a succhiarglielo. Leo era pronto a tutto ma mai si sarebbe aspettato di trovarsi in un vigoroso 69 con un finale del genere: dopo due spompinate Beppe venne in bocca a Leo che ingoiò tutto quel caldo e dolce miele senza sprecarne una goccia. Beppe poi disse: “Ora è il tuo momento”, cominciò a spompinate leo fino a quando anche lui venne nella sua bocca. Beppe però non ingoiò.
Si riavvicinò a Leo mostrandogli il proprio cazzo per nulla ammosciato dalla sua precedente venuta. Prese la testa di Leo invitandolo a rispompinarlo. Leo aveva capito: una seconda venuta di Beppe gli riempì nuovamente la bocca, ma stavolta non ingoiò. Leo allora si avvicinò al viso di Beppe, ammirando tutta la sua bellezza esaltata dalle goccioline di sudore e lo baciò. Le loro lingue scivolarono l’una attorno all’altra mescolando il loro seme che divenne omogeneo e schiumoso.
Si baciarono bevendo ogni goccia e ripulendo le labbra dell’altro. Leo e Beppe si distesero l’uno accanto all’altro e si abbracciarono. Si addormentarono nudi uno accanto all’latro finché furono svegliati dal rumore lontano di alcune vetture. Beppe allora uscì dall’ingresso posteriore della tenda che dava verso alcuni alberi vicini ed entrò nella propria tenda. Leo indossò un paio di pantaloncini e facendo finta di nulla uscì dalla tenda.
Erano gli amici di Leo, che erano riusciti a risolvere il problema del pulmino, e di Beppe che diretti ognuno verso la tenda del proprio amico chiesero come era andato il viaggio e la notte.
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