Il tranello di Francesco e il clistere dalla zia i

La pancia gli doleva da piegarsi in due e in più c’era l’interrogazione di matematica, e lui stava ripetendo la quinta. Se la poteva giocare. Erano cinque giorni che non andava di corpo, colpa di tutti quei panini senza acqua, invece di pranzare. Sua madre gli dava sempre della frutta che lui non mangiava mai. Comunque, non è certo questo ciò che avrebbe detto. Avrebbe raccontato di avere un bruciore allo stomaco, forse i peperoni, e chi lo sa.

Fatta! Niente scuola oggi! Però… restava da risolvere un altro problema, farsi passare i lancinanti crampi al basso ventre, dovuti al blocco intestinale. Il tappo era oramai così grosso e indurito che non riusciva a farlo uscire dal sedere. Era bloccato lì all’imboccatura dell’ampolla rettale.
Sua madre entrò sentendolo lamentarsi. “stai bene Francesco? Hai l’aria pallida…” “mi brucia lo stomaco, mammina”. Lei si avvicino al letto e si avvicinò alla fronte del figlio, leggermente più calda del normale, per effetto della grave stitichezza.

In quel momento dalle lenzuola uscì inesorabile una flatulenza demoniaca, con una punta di fogna. “Francesco, tesoro hai problemi a fare la cacca?” “No mamma! Fatta ieri!””Mmmm… ma oggi non hai l’interrogazione di recupero?? Come si fa?” “Mi spiace molto mamy, avevo studiato tanto” “E va be, che possiamo farci. Se stai male stai male” disse, con una punta di limone. “Non ti preoccupare, nella sfortuna siamo fortunati. C’è in visita una tua lontana zia che fa l’infermiera da molti anni, è un po’ all’antica ma… non fallisce mai, per quanto talvolta sembri uscita da un collegio delle suore.

A Francesco l’idea faceva automaticamente serrare le chiappe. Ma ormai era fatta, c’era solo da sperare di fargliela. Nel frattempo la madre chiamò la zia infermiera e le disse che sospettava un trucco e oltre al trucco il sospetto bisogno di un’evacuazione immediata. La zia capì la situazione, le disse che avrebbe gestito la cosa in modo da ottenere ambo gli obiettivi, e con un solo trattamento!
Quando la zia arrivò francesco sentì che lei e la madre ridacchiavano e poi si dicevano cose tipo “questo lo porto io” “no quello dopo” “si ma sono già nella mia borsa” e via discorrendo.

Le due stavano preparando tutto l’occorrente per trattare vigorosamente il suo intestino, e sbloccarlo dal tappone. Ma lui non poteva ancora neanche lontanamente immaginare quanto gli avrebbe bruciato il sedere.
Una volta nella stanza del discolo, la zia lo salutò e baciò sorridente, poi apri la borsa e appoggiò sul comodino un termometro e un vasetto, e infine una peretta schizzetto minuta e azzurra. “Francesco, lo sai che un clisterino ti aiutebbe molto a sentirti meglio? Magari poi ne facciamo uno piccino picciò, o se preferisci ho anche questi” ed estrasse un paio di microclismi vecchio stile alla malva e glicerina, e una shitola di supposte di glicerina per adulti.

Il terrore si impossessò di Francesco che arrossì di brutto e comincio a frignare “ma non mi servono quelli! “ “Va bene va bene, se non ti servono allora niente”.
Poi sollevò le coperte, giusto in tempo per percepire l’ennesimo peto pestilenziale, e fece una smorfietta, poi comincio a palpare la pancia del nipote e lo stomaco, per scoprire senza più ombra di dubbio il bolide insinuato nei suoi bassi intestini. Altra smorfietta.

“Ok caro, ora tirati su a sedere” e in quella lo prese per le braccia in modo deciso ma professionale , e se lo stese sulle ginocchia, visto che era seduta sul bordo del letto. “Cosa fai zia!” “Ti prendo la temperatura caro, se hai la febbre potrebbe essere appendicite! Ed è dal sedere che devo prenderla, per forza. Ora stai buono che non succede nulla”. La zia indossò un ditale di lattice, lo immerse nel vasetto di vasellina.

La madre abbassò amorevolmente il pigiama e le mutande del figlio, fin sotto le natiche. Fu allora che successe. Lui se ne stava lì applastato senza alternativa, sperava non sarebbe stato doloroso un termometro nel culo, che vergogna però. Poi improvvisamente sentì la madre che gli spalancava le natiche e qualcosa di caldo tentare di forzarli il buchetto, già infiammato dai fallimentari tentativi di defecazione. “Spingi come se facessi la cacca e non ti farò male” preso dalla disperazione lui spinse, e in due movimenti fastidiosi il dito di sua zia era infilato nel suo sedere fino in fondo “avevi detto che no faceva male!”.

Lo sentiva che palpava e spingeva. La zia estrasse un dito con la punta sporca di marrone scuro. “Mmmmm…” smorfietta. Dopo gli infilò l’indolore termometro e attese “Francesco, ragazzo mio. Porta pazienza che abbiamo quasi finito”. Non aveva febbre, solo una leggera –e sospetta- alterazione. “Caro, ti ho fatto un’esplorazione anale, ed ho trovato un tappo di prima categoria là dentro! Bisogna subito fare un clistere, o forse un paio. Non sarà una passeggiata, ti avviso.

E ti consiglio di mangiare la frutta che ti dà tua madre, forse più tardi capirai perché, e studiare non ti parrà poi così insensato. ” “No mammina, no voglio farlo il clistere! Farò qualsiasi altra cosa ma il clistere no!” “Franceschino, purtroppo sei troppo costipato oramai per qualsiasi altro tipo di rimedio, e non vorrei fossero costretti ad estrarlo manualmente…” Lui impallidì, e in quell’attimo di distrazione si ritrovò sulle ginocchia della zia, a mutande calate fino al ginocchio.

“Mi potresti aprire due supposte cara? Meglio cominciare con queste”. In realtà le supposte erano un extra di punizione per il tranello. “No no! Anche le supposte no! Non le sopporto! Bruciano!”.
E fu allora che la zia smise di sorridere. Spinse giù il nipote, col sedere bene in vista, e lo sculacciò sonoramente, finchè lui smise di agitarsi e si arrese alle supposte. Supposte e sculacciate. L’ano era ancora un po’ lubrificato ma non molto, e la zia inserì entrambe in un sol gesto, la prima fino in fondo, la seconda solo fino allo sfintere, poi con una sculacciata lo costrinse a serrare lo sfintere e la supposta entrò con un singulto del ragazzo.

“Aia! Mi bruciano dentro! Voglio farle uscire!” E via di sculacciare a chiappe strette dalle mani della madre. Tornata la quiete, le due donne lo fecero attendere dieci interminabili minuti con le supposte che non si scioglievano ma bruciavano assai, e gli partì un crampo fenomenale. “Bene giovanotto, ora sei pronto per il clistere. ” Sua madre nel frattempo aveva portato in camera l’occorrente, precedentemente preparato in cucina. Una peretta arancione media con cannula fina a punta a bulbo più grosso.

Sistemarono Francesco sul bordo del letto con il sedere rivolto verso di loro e la testa sulla coperta. Il ragazzo arrossì furiosamente quando gli abbassarono la testa e sollevarono il culetto. Poi nuovamente chiappe spalancate, dito unto nel culo, questa volta solo di tre centimetri, e poi la voce aspra della zia “e adesso guai a te se si ti muovi. Comincia invece a respirare con la bocca e profondamente, che ora ti somministro la purga”.

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Il trattamento inizio in modo soft, con la perettina azzurra piena al colmo di olio d’oliva tiepido per rilassare e lubrificare. Gliela spremette con una lentezza insopportabile “così si entra per bene “. E poi fu la volta della pera arancione media, il clistere saponato infallibile ma assai irritante e fastidioso. La zia infilo la punta grossetta della pera che in un gluck scomparve dentro il culetto, e poi metà del resto. Anche questa volta la peretta fu somministrata con esagerata lentezza, Francesco sempre più rosso in viso si nascondeva la smorfia che aveva sulla faccia.

L’acqua tiepida gli entrava nel retto e una volta riempita l’ampolla rettale si insinuava, con grande dolore al pancino e fitte alla glicerina, dove giaceva il pietrone, e su su. La seconda peretta “te ne faremo almeno tre, poi ti libererai del grosso e ne faremo altre due per lavare via il sapone, che altrimenti ti vengono anche le emorroidi” non fu così. Senti una grande pressione dolorosa, poiché la zia la stava spremendo con forza, per spezzare il fecaloma spiegava arcigna.

E la terza peretta durò addirittura cinque minuti! A quel punto lo fecero sistemare sopra una bacinella, e Francesco tra lamenti e un paio di lacrime evacuò le supposte, dei sassetti neri, e due blocchi di feci compatte che lo dilatarono alle lacrime.
Dopo una mezz’ora di tregua lo avvisarono che erano in arrivo le altre due perette, lui protesto ma smise quando vide lo sguardo minaccioso della zia. Stavolta si trattava però di due pere da 750cl! 😥
Questa è la storia del povero discolo Franceschino, che dopo questa disavventura dovette seguire una dieta vegetale per una settimana e un ciclo di clisteri alla camomilla per un mese intero.

I metodi all’antica funzionano sempre!
:(.

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