Il tradimento di Laura

Il desiderio per lo zio era sempre più forte, la voglia del suo grosso pisellone modificava i miei parametri. Non era stata sufficiente la telefonata di Raul per informarmi del suo arrivo per non farmi pensare. Eppure dovevo essere contenta, un lungo week end con lui, ma niente ero frastornata da quel desiderio.
Lo zio mi aspettava per andare a fare colazione al bar, ero contentissima di questo. Il pensiero , l'idea di stare al suo fianco mi faceva battere il cuore ed in quel momento, triste a dirlo ero più contenta di uscire con lo zio a colazione che attendere l'arrivo in serata di Raul.

Non avevo mai tradito Raul, per tradito intendo che non avevo mai avuto un qualsiasi contatto fisico con un altro uomo.
Ma quello che stavo facendo era da considerarsi un tradimento?
Era un tradimento farmi vedere nuda e non solo, arrivare a masturbarmi in presenza dello zio che a sua volta si masturbava di fronte a me?
Ci pensavo. Non avevo mai considerato un tradimento le mie trasgressioni saffiche,
giustificandomi che quella era la mia vera natura e perciò mi era permesso farlo.

In fondo mi ero sposata con Raul, oltre ad amarlo, per uscire dal tunnel saffico.
Ma adesso si trattava di un uomo e per di più mio zio.
Da una parte ero contenta perché questo voleva dire che finalmente ero attratta da l'altro sesso, però dovevo darmi dei limiti. Ma quali erano i limiti. È tradimento fare sesso con un altro uomo con il pensiero? È tradimento fare sesso virtuale? Anche se qui con lo zio ero andata un po' oltre.

Con questi pensieri in testa ero andata a farmi una doccia, prima di uscire con lo zio per la colazione.
La casa come avevo già detto era gemella alla mia, però al contrario, vista allo specchio per intenderci. Conoscevo perciò perfettamente gli spazi.
Disponeva di una doccia esterna, in giardino, molto comoda nei mesi estivi.
Come spesso e quasi sempre succede cambiando doccia e i propri spazi quotidiani, mi ero dimenticata di prendere l'accappatoio.

Per fortuna avevo preso un asciugamano abbastanza grande.
Sotto la doccia i miei pensieri erano sempre gli stessi: la voglia di quel pisellone dentro la mia passerotta.
Me la toccavo mentre facevo la doccia, ma non per masturbarmi, ma così, quelle cose che si fanno senza un motivo preciso. Le aprivo le labbra e come se volessi parlare con lei. Le dicevo “Lo vuoi vero? Che ne dici lo prendiamo”? E mentre parlavo mi titillavo il clitoride, mi infilavo due dita in profondità, ma ripeto non per avere un orgasmo “Dai, hai visto quanto è grosso, perché non godercelo, altro che due dita.

Dai Gisella (io la chiamo così) tanto lo sappiamo e lo sapremo solo io e te. Dai Gisella”. Quasi se dovessi essere io a convincere “Gisella” a farlo.
Ero sempre di più eccitata e convinta dall'idea di pensare di farlo con lo zio.
“Se dovesse provarci e la situazione mi piace lo voglio fare” avevo deciso. Anche se i pensieri erano una cosa ma farlo era un'altra cosa. Però ci pensavo e tutto ciò mi faceva stare bene.

Finita la doccia solo allora mi ero accorta di non aver preso l'accappatoio. Mi seccava rivestirmi con il copricostume che indossavo prima di entrare in doccia e mi ero così avvolta nell'asciugamano grande abbastanza per fare un giro completo sul mio corpo.
L'asciugamano però non era così lungo da coprirmi completamente le parti intime. Perciò o il seno o la passerotta ed il culetto rimanevano scoperti almeno per una parte.
Ero uscita così dalla doccia, in fondo lo zio mi aveva già vista nuda e poi sinceramente mi piaceva ed eccitava l'idea di farmi rivedere nuda da lui.

Sempre se ci fosse stato.
Infatti lo zio c'era.
Mi ero coperta con le mani le parti che erano rimaste a vista e avevo chiesto allo zio di voltarsi.
“Non ci penso proprio” aveva risposto ” fatti guardare sei non bella ma bellissima.
“Dai zio smettila, voltati dai”
“Ho voglia di te, mi stai fare uscire pazzo. Continuo a pensarti, ti desidero ogni momento della giornata” aveva detto lo zio.

“Ma zio, cosa dici, lo sai che non possiamo. Non è che non mi piaci, anzi anch'io ci penso, ma non è giusto”. Mi ero difesa restando in quella posizione.
“Laura ti desidero, sto cercando di rispettarti, l'avrai capito, ma credimi sono attratto da te e sono convinto che anche tu lo sei, diversamente mi avresti già bloccato”. Aveva insistito.
“Zio ti prego aiutami, è vero lo voglio ma nello stesso tempo non lo voglio”.

Avevo risposto allo zio, ma nella mia mente la risposta era “Perché cavolo non si avvicina e prova a baciarmi, ad accarezzarmi. Dai zio, ma ti devo saltare addosso io? Dai zio tiralo fuori che stavolta te lo bacio per davvero”
“Ho un'idea, però lasciati andare concedimi questo. Non ti muovere, non andare via, questo me lo devi concedere”. L'aveva chiesto in un modo talmente dolce che se fosse rimasto lì ancora un secondo gli sarei saltata veramente addosso io.

Però si era allontanato.
Ma cosa aveva in mente lo zio?
“Se ci dovesse provare ci sto”. Questo era il mio pensiero. Avevo troppa voglia di stropicciare e farmi stropicciare da quel pisellone.
Con il cuore a mille e la fighetta ormai in escandescenza avevo atteso gli eventi.
Sul giardino c'erano delle grandi porte scorrevoli a vetrata, da una si va in cucina ed una in soggiorno.
Lo zio era andato in soggiorno e restando da dietro il vetro della porta chiusa mi aveva fatto cenno di avvicinarmi a lui.

Solo un vetro per quanto spesso ma solo un vetro mi divideva da lui.
Aveva messo la sua mano aperta contro il vetro facendomi capire di mettere anche la mia mano nella stessa posizione della sua. Non ci toccavamo ma sembrava quasi che ci toccassimo. Aveva appoggiato le sue labbra sul vetro e lo stesso avevo fatto io.
Ci stavamo baciando anche senza toccarci ma le nostre lingue erano entrambe sul vetro.

Avevamo voglia di dolcezze, a me sembrava quasi di avere il suo contatto talmente era la passione che ci mettevo.
Lo zio si era tolto la maglietta, io lo baciavo prima sul petto e scendevo sempre più in basso.
Indossava ancora i pantaloncini e quando io cercavo di sbottonargli la patta era stato lui a farlo in contemporanea ai miei movimenti.
Mentre lo faceva la mia bocca aperta era appiccicata al vetro e la mia lingua impazziva sul suo pisellone già gonfio ma ancora coperto dalle mutandine.

Con le dita cercavo di abbassargli l'elastico e quando lo zio l'aveva fatto la vista di un uccello talmente bello e grosso annebbiava la mia mente.
Vederlo così da vicino, non poterlo toccare ma sembrava di toccarlo non mi faceva più capire niente. Lo guardavo, lo leccavo, cercavo di toccarlo, di accarezzarlo, di massaggiarlo.
Vedevo da vicino la sua cappella scomparire e ricomparire in tutta la sua bellezza quando lo zio lo toccava iniziando a masturbarsi.

Lo volevo dentro di me non ce la facevo più. Ero incantata da quell'immagine. Volevo aprire la porta ma una debole resistenza mi frenava.
Speravo però che lo facesse lui. “Oh zio, apri la porta. Fai scorrere questa vetrata. Non mi muovo rimango qui. Dai zio ho voglia di baciartelo. Dai zio apri” volevo dirgli ma non mi uscivano le parole. Cercavo la maniglia con la mano come per aprirla io, ma non riuscivo, era come se ci fosse stato qualcuno a tenermi ferma.

Nel frattempo mi ero però tolta l'asciugamano restando completamente nuda. Mi ero avvicinata, alzandomi in piedi, con la fighetta appiccicata alla vetrata. Con le dita avevo aperto il suo spacco più che potevo. L'avevo appoggiata in corrispondenza della sua cappella.
La strofinavo contro. Mi sembrava tutto vero, mi sembrava di sentirlo dentro, la stavo o forse la stavamo io e lo zio vivendo così. Eravamo passionali, ci baciavamo e ci toccavamo ognuno per suo conto, ma ripeto ci sembrava di viverla realmente.

Vedevo lo zio che ormai era al limite. Ormai sapevo cosa fare. Mi ero abbassata con la bocca aperta all'altezza del suo pisellollone. Avevo la sensazione di leccarglielo veramente. La punta della mia lingua sulla sua cappella.
Lo zio stava per venire, lo capivo, avevo aperto la bocca come se non volessi perdermi una sola goccia del suo sperma. Eccolo, una schizzata sul vetro, vedere quel pisellone schizzare così da vicino era stata un'immagine che difficilmente dimenticherò.

Lo vedevo pulsare e schizzare. La vetrata piena di sperma e la mia lingua che cercava di leccarla.
Lo sperma colava dal vetro ed io con la lingua la seguivo abbassandomi sempre di più. Mi veniva voglia quasi di fare un buco a quel vetro. Avevo chiuso gli occhi forse per godermi tra me e me maggiormente la situazione o forse per un relax dopo miei orgasmi ripetuti.
Non so quanto ero rimasta lì in quella posizione, ma ero rilassata e volevo godermi esausta il momento.

Quando avevo aperto gli occhi lo zio non c'era più e tra la mia sorpresa anche lo sperma non c'era. Evidentemente lo zio aveva già pulito tutto.
Mi ero guardata intorno ma lo zio non c'era. Mi ero ricomposta un po stupita dalla cosa ed ero andata in camera, dovevo preparami per uscire a colazione.
Ero ancora stordita di quanto era successo ed ero rimasta seduta sul bordo del letto per le mie solite riflessioni.

“Laura sei pronta? Ti ricordi che dobbiamo uscire a colazione”? Era lo zio che mi chiamava da dietro la porta.
“Si zio, dammi due minuti. Ma tu sei già pronto”? La mia era stata una domanda un po' stupita quanto sorpresa. “Ma quanto avrà impiegato a sistemarsi, si sarà pur lavato” avevo pensato.
“Pronto? È mezz'ora che sono pronto”!!!

Click
Laura.

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