Gnatas (racconto)
rilasciato 18.04.2012 in categoria sesso raccontoDopo un paio di giorni di assestamento nella nuova città, decisi di iscrivermi in palestra. Mi sarebbe servito per rilassarmi un po’ dopo il lavoro oltre che mantenermi in forma. All’ingresso, mi accoglie una simpatica se-gretaria che dopo avermi mostrato il locale, completa la mia iscrizione e mi consegna le chiavi dell’armadietto. Una volta in sala attrezzi, mi sento un po’ sperduto finché non si presenta un istruttore, che mi consiglia di iniziare facendo 10 minuti di tappeto.
Dopo aver terminato il riscaldamento inizio gli addominali. Mentre facevo le mie flessioni portando a fatica, le spalle verso le mie ginocchia, mi accorgo di una figura che mi osserva alle spalle. Una volta terminato l’ esercizio, si presenta dicendomi che è un i-struttore. Gli chiedo di ripetermi il suo nome, perché la prima volta non lo comprendo. Mi rispose sorridendomi di chiamarsi Gnatas.
Subito, mi diede l’idea di una persona educata e simpatica.
Mi disse che ora mi avrebbe seguito lui e che mi avrebbe fatto una scheda personalizza-ta. Mentre continuai gli addominali, stavolta eseguendo quelli bassi, por-tando le gambe al petto, mi diede l’impressione che mi stesse guardando il sedere. Un impressione che si tramutò in imbarazzo quando facendomi fa-re i glutei, me li tastava ripetutamente per controllare che facessi bene. Mi disse che avrei dovuto concentrarmi molto sul sedere perché secondo lui era molto sodo.
Lo ringraziai, cercando di farla sembrare una cosa normale.
Mi portò ad un altro attrezzo ed anche lì mi fece fare la parte esterna del gluteo. Intanto, mi faceva compagnia parlando dell’alimentazione. Ini-zialmente, pensai che fosse gay, poi, venne una ragazza bellissima che mi tolse tutti i dubbi. Si avvicinò a noi, lo bacio sulle labbra e lo ringraziò per la notte precedente. Lui, ricambio, senza mostrare eccessivo entusiasmo e disse che era impegnato a seguirmi.
Incuriosito gli chiesi se era la sua ra-gazza, e mi disse che era solo una amica e che aveva passato una notte di sesso con lei. Gli dissi che era molto bella e, non so perché dissi che aveva un bel culo. Lui sorrise dicendomi che io lo avevo più bello. Il mio volto immagino, mostrò tutta la mia sorpresa, perché lui continuò chiedendomi perché avessi quell’espressione.
Imbarazzato gli dissi che non mi aspettavo quel complimento.
Lui inve-ce, insisteva, dicendo che lo sapessi e per questo lo mettevo in risalto con quel pantalone bianco quasi aderente. Mi prese in contropiede, effettiva-mente quel pantalone era quasi una taglia più bassa, ma lo avevo comprato in saldi senza misurarlo il giorno prima. Cercai di cambiare il discorso e lui fece altrettanto. Ma quell’allenamento fu per me estremamente imba-razzante. Lui era sempre al mio fianco ed addirittura
mentre feci i tricipiti con un attrezzo, lui si misi dietro di me appoggiando il suo pene al mio cu-lo.
Quel gesto mi fece impazzire. Ero eccitato e confuso. Non so cosa mi prese. Invece di reagire in maniera consona, non dissi nulla. Lui, preso conforto da quella situazione ed insisteva sempre più.
Mentre con le mani seguiva il movimento dei miei tricipiti, il suo pube era stretto a me. Quando terminò mi disse “Sei stata bravissima”. Io mi sentii crollare. Si era rivolto a me , con un femminile. Poi aggiunse “..Jenny”.
E mi aveva anche dato un nome da donna. Rimasi immobile senza dire una parola. Poi lui mi indicò una panca e disse che avrei dovuto fare i pettorali. Confuso mi sdraiai e appoggiai le mani al bilanciere, quan-do vidi che si misi alle mie spalle, per aiutarmi mantenendolo dall’alto. Lì notai per la prima volta il suo pacco. Sembrava enorme e che stesse per esplodere. Lo fissai per tutto il tempo, senza accorgermene.
Fu lui sorri-dendo che mi disse che era terminato l’esercizio. Non so spiegare il mio stato d’animo del momento. Vergogna, eccitazione, confusione.
Dopo aver fatto tre volte quell’esercizio, tutte e tre le volte mi ero perso in quella visione. Alla fine, presi coraggio e cercai di allontanarmi, quando lui venne verso di me e disse: “Dove vai Jenny?”
Balbettando dissi che dovevo andarmene, che era tardi. Lui mi prese e dis-se che avevo finito l’allenamento e che avrei dovuto fare una sauna.
Ri-sposi che non l’avevo acquistata e che non importava. Mi disse che era un omaggio e che avrei dovuto farla subito, altrimenti non aveva effetto.
Mi feci convincere, anche perché mi avrebbe rilassato un po’. Quindi entrai negli spogliatoi, presi l’accappatoio ed inizia la sauna, chiudendo a chiave la porta. Una volta dentro mi sentì rilassato e mi ritrovai a pensare a quello che era successo in sala. Ma che avevo fatto? Ho sempre avuto delle fantasie , ma non ho mai manifestato comportamenti ambigui.
Come aveva fatto quel tipo ad indurmi ad accettare quelle cose. Mi aveva dato un nome da donna, me lo aveva appoggiato dietro ed inoltre aveva un pacco enorme. E non potevo smettere di pensarci. Quando all’improvviso la porta si aprì. Entrò in accappatoio e guardandomi disse “Ciao Jenny. ” Sorpreso gli dissi che la porta era chiusa a chiave, ma lui rispose che aveva tutte le chiavi.
Proprio tutte!. “Sei bellissima” – aggiunse.
Io, balbettando risposi “Gna-tas..scusa non capisco..” “Presto capirai, tesoro..”. La sua sicurezza era inebriante. Sembrava tutto già deciso. Si tolse l’accappatoio e si sedette sulla sdraio. Lo vidi nudo. Piuttosto vidi il suo pene eretto. Enorme. Gli ar-rivava quasi fino all’ombelico. ” Ora Siediti Jenny!” – mi ordinò. Confuso, obbedì. Ma mentre mi stavo per sedere al suo fianco sull’altra sdraio, lui col dito fece cenno di no. “Ma avevi detto di..” lui interruppe la mia frase e mi disse “Siediti qui!” indicando il suo pene eretto.
Trasalì, non potevo credere alle mie orecchie. Mi aveva ordinato di sedermi sul suo cazzo. E con che sicurezza! Come se fosse una cosa naturale. Mentre pensavo, mi accorsi di trovarmi in piedi sopra di lui, con il mio sedere sopra il suo pene.
Lui intanto se lo toccava, e immagino inumidendolo un po’. Mi abbassai con calma, chiudendo gli occhi. Lasciando che il mio peso mi aiutasse a prenderlo dentro. Scivolai cosi lentamente che il tempo sembrò non passa-re mai.
Mi ritrovai sopra di lui con parte del suo membro dentro di me. Con tono gentile e premuroso mi chiese se mi faceva male, tradendo una grande eccitazione. Risposi che non mi faceva tanto male, ma più che una risposta era un gemito, un languido sussurro. Mi sentivo ormai una donna e pronta per essere trombata. Mi sentii preso da una voglia di sesso irrefre-nabile e mi girò vorticosamente la testa. Incominciai dalla prima volta in questa serata a sentirmi padrone della situazione ed iniziai a cavalcarlo con furia.
Non credo se lo aspettasse, perchè fu sorpreso dalla mia intraprendenza. Saltellavo su e giù sul suo cazzo, stringendo i miei solidi glutei. Mi appog-giai sul suo petto, cercando di far entrare quanto più cazzo dentro di me. Mi immaginavo di possederlo tutto nel culo, ma sapevo che non era così. E cercavo ogni volta di migliorare la mia meta, alzando ancora di più il sede-re e divaricando il più possibile le gambe.
Ogni volta lo sentivo scivolare un po’ più dentro, come se fosse risucchiato. Intanto lui mi strinse i glutei con le mani, come per trattenermi ed aiutarmi a prenderlo sempre più den-tro.
Mugolando mi dice : ”Sei proprio una grandissima Troia”. Invece di of-fendermi , quelle parole mi eccitarono e gli risposi che aveva ragione che ero una Troia, una lurida puttana e che avevo voglia del suo cazzo. Sen-tirmi un corpo estraneo dentro il sedere, mi rendeva un'altra persona.
Una persona che forse nascondevo da tanto tempo. All’improvviso lui mi spin-se, come per scostarmi ed io mi alzai, sentendo il suo cazzo che usciva. “E’ troppo grosso per te..” Rimasi deluso ..e dissi che non era vero che lo avevo avuto tutto nel culo. Lui scoppio a ridere. ”Oh..Jenny..lo hai solo as-saggiato..” poi si alzo lasciandomi sedere sulla sdraio. ”Non sei ancora alla sua altezza..”
Era rivolto verso di me in piedi con le gambe aperte, con le mano sui fianchi, mentre io seduto lo guardavo dal basso timidamente negli occhi.
Non sapevo cosa fare. Mi disse di baciarlo. Io eseguii, baciando il suo membro come ipnotizzato. A quel punto la mia eccitazione raggiunse un limite mai provato, perché addirittura apri la bocca e glielo leccai. Non so cosa mi aspettavo, ma la sua reazione fu inaspettata. “Ma che fai Jenny?”.
Tiro indietro il membro e aiutandosi con le mani mi schiaffeggio con la sua asta poi disse di guardarlo negli occhi, mentre intanto incominciò a masturbarsi.
“Ti ho detto di leccarlo?” Non risposi, ma con la testa feci un cenno negativo. “Esatto..quindi non lo devi fare. ” Quel suo tono autoritario mi faceva sentire debole e protetto allo stesso tempo. Abbassai gli occhi e vidi il suo pene enorme furioso tra le sue mani, come se fosse pronto ad esplodere. “Guarda me!Non guardare il mio cazzo!”. Mi feci forza, ed al-zai lo sguardo. “scusa, non volevo..” Quel mio modo di fare, penso, lo ec-citò enormemente perché non riusci a tratternersi ed il primo fiotto centro la mia bocca ancora aperta, poi i successivi mi colpirono tutto intorno al viso, mentre stavo sputando il primo getto.
Mi portai le mani al volto per proteggermi, ma ormai era fatta. Avevo il viso inondato di sperma ed ora anche le mie mani lo erano, nel tentativo di toglierlo. “Che..cosa hai fatto?..va..vattene via..via!!” mi ritrovai a piagnu-colare ancora ai suoi piedi, mentre lo vedevo che si chiudeva l’accapatoio e si avviava verso l’uscita. “D..dove vai?” dissi mentre mi ritrovavo solo in quella sauna, in ginocchio, fissando le mie mani inpastricciate. Appena ri-preso andai subito a sciaquarmi.
Mi asciugai con l’accapatoio il più possi-bile ed andai di corsa nello spogliatoio.
Lì, mi vestìi frettolosamente, senza fare la doccia, cercando di non atti-rare l’attenzione, ma mi sentìi gelare quando senti una voce dietro di me, mi chiese come stavo. Era l’istruttore , che aveva visto i miei occhi lucidi. Dissi che avevo mal di testa e non vedevo l’ora di tornarmene a casa. Mentre cercavo di andarmene, evitando la conversazione vidi Gnatas, che usciva dalla doccia, che si massagiava il pacco e mi osservava.
Senza con-tinuare il discorso, presi la borsa e me ne andai a casa.
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