Gang bang

Dopo l’ennesima vittoria della sua squadra, il Presidente si al-zò, spazzolandosi dal cappotto della cenere di sigaretta. Diede un colpo sulla spalla della moglie, incitandola ad alzarsi. Lei lo guardò accigliata, e si alzò. Lo precedette verso l’uscita. La gente fluiva lenta, ed il Giornalista si fece avanti, bloccando il Presidente.
“Presidente, mi dica, qual è il segreto della sua squadra?”
“No comment. ”
“Insomma, la sua squadra ha cominciato male, perdendo sei partite consecutive, ed ora è prima a parimerito in campionato, a sole tre giornate dalla fine.

Dopo le sei sconfitte hanno inalenato una serie di ventitre vittorie consecutive. E vuole dirci che non c’è un segreto?”
“No comment. ”
Il giornalista insistè fino alla macchina. Salito a bordo della sua Lamborghini, il Presidente si rilassò. Se il segreto fosse stato scoperto, uno scandalo immenso l’avrebbe travolto. Solo lui, all’infuori dei giocatori e dell’allenatore, sapeva il segreto, e non lo diceva a nessuno.

Quella sera, venne a trovarlo un suo giocatore.

Si era infortunato gravemente nella seconda giornata, e dopo due operazioni e sei mesi di stop, era pronto per rientrare. Stava per essere messo al corrente del segreto. Era solo, la moglie stava guardandosi un programma tv nella loro camera da letto. Fece accomodare il giocatore, solo anche lui, su sua specifica richiesta, e gli offrì da bere. Quando furono rilassati, il Presidente gli spiegò il motivo della convocazione.
“Ti ho chiamato perché domenica prossima tornerai a giocare, e c’è una cosa che devi sapere.

Avrai notato che la squadra ha fatto incredibili progressi nel corso del campionato, ed è imbattuta da ventitre giornate. ”
“Sì, e mi piacerebbe proprio chiedere lumi in questo senso. ”
“Ti dirò tutto. Prima però, devi giurarmi, e firmarmi questo documento, che quello che ti dirò non uscirà da questa stanza. Non dovrai dirlo a nessuno. Se non lo farai, sarò costretto a metterti fuori squadra. ”
“Non è una decisione troppo drastica?”
“No.

E, se vorrai sapere il perché, lo capirai da solo. ”
“D’accordo, firmo. ”
Dopo aver firmato, il Presidente prese una sigaretta, l’accese, e cominciò a parlare.
“Il segreto sta tutto in una parola: banger. ”
“Banger?”
“Sì. Lascia che ti spieghi. Banger, in parole povere, vuol dire partecipante centrale di una gang-bang. So che può sembrarti ostrogoto, ma pazienta un attimo, e capirai. La gang-bang è una versione esagerata del sesso. Praticamente è un’orgia.

Io ho assoldato una banger, cioè una ragazza dedita al gang-bang. Praticamente, a fine partita, lei è negli spogliatoi, completamente nuda, ad accogliere i giocatori, ma “solo” quelli rimasti in campo fino al novantesimo. Undici uomini affaticati, che lei rinvigorisce. In pratica, dopo ogni partita ha luogo una gang-bang, con undici giocatori, e lei, unica banger. Il suo scopo è di far godere tutti indistintamente. Tutti i giocatori ne sono al corrente, e sono consenzienti.

Fanno le corna alle loro mogli regolarmente ogni domenica, ma nessuno lo saprà mai. Ecco perché la squadra va bene. La banger, infatti, va negli spogliatoi solo in caso di vittoria. E tutti i giocatori s’impegnano al massimo per essere tra gli undici del fine partita. Ecco il segreto. ”
Il giocatore rimase a bocca aperta. Ora capiva perché il segreto non poteva uscire da quella stanza. Il racconto gli aveva indurito le zone basse, e teso i nervi.

“Come le è venuta quest’idea?”
“Questo non posso dirlo. Comunque, domenica vedrà cosa sa fare la nostra banger. Spero che resista per tutta la partita. ”
Il passaggio dal tu al lei segnò la fine della conversazione. Il suo giocatore si congedò, e lui andò a letto. La moglie già dormiva. Lui si mise a letto, sospirando. Si addormentò pensando alla gang-bang cui aveva fatto parte mesi prima, e che lo aveva ispirato.

La domenica dopo, la partita decisiva. Lo scontro al vertice, con la squadra prima a parimerito con loro. Una partita combattuta, ma alla fine vittoriosa. Solo 1-0, ma comunque una vittoria. Al novantesimo, quando l’arbitro fischiò tre volte, la banger, Tanja, una ragazza slava, si avviò negli spogliatoi. Da lontano, il Presidente la vide scendere, e un sottile sorriso lo sfiorò. Era impossibile non vederla, vestita di rosso fuoco com’era. Quando scese, ancora non c’era nessuno.

Si guardò intorno, e quando fu sicura di non essere vista, entrò negli spogliatoi. Si spogliò velocemente. Non che avesse molto addosso. Quando si fu tolta il top ed i pantaloni rossi, ebbe finito. Era formosa, alta, con un corpo da favola. Un fisico splendido, senza grasso, e naturale.
Niente silicone, tutto suo. Delle labbra provocanti, sopra un viso angelico e perverso. Seni superbi ed orgogliosi. Gambe slanciate. Bella. Anzi, no, bellissima.
Si sdraiò sulla panca centrale dello spogliatoio, a gambe aperte e con le braccia oltre la testa.

Un colpo sulla porta. Un altro. Era il segnale. Entrarono i giocatori.
“Forza campioni, vi voglio nudi in un minuto. ”
Loro cominciarono a spogliarsi le scarpe, e con frenesia tutto il resto. Lei nel frattempo si era alzata, e sostava in parte alla panchina, in attesa. Il sesso era già umido, e lei era molto eccitata. Quando tutti e undici furono nudi, lei prese il suo preferito, il più lento a venire, e lo fece accomodare sulla panchina.

Sapevano tutti come funzionava, e la coreografia la conduceva lei. Fece disporre uno davanti a quello già sdraiato, uno dietro, e due a lato. Gli altri sarebbero subentrati man mano che uno veniva. Era lei a decidere, e poteva anche tenerli sull’orlo dell’orgasmo alternandoli continuamente. I più fortunati potevano venirle in bocca, gli altri svuotati dalla mano sapiente di lei. Quando furono tutti istruiti, lei si mise a cavalcioni di quello sdraiato, prese il membro, e se lo guidò dentro.

Lui non era dotatissimo, ma resisteva a lungo. Cambiare il partner sotto è la cosa che cerca di evitare, perché deve fermare anche gli altri. Così lui va sempre sotto, e viene per ultimo. Gli altri prendono il sedere, la bocca, e se va male, la mano. Aveva anche un’altra posizione, farsi impalare il sedere, e offrire a tutti la fica. Ma i giocatori preferivano questo, perché raramente avevano il lusso di infilarsi nella porta posteriore, con le mogli e/o fidanzate.

E, soprattutto, la posizione attuale era quella che lei preferiva. Così, quando la fica fu riempita dal membro nero di lui, lei si sdraiò, lasciando libero l’accesso secondario. Con un cenno, lei ordinò di avanzare. Quello dietro di lei cominciò a puntarle il cazzo sull’ano. Lei si prese un cazzo in bocca, e con le mani cominciò a masturbare ai lati. Quando lo sfintere si aprì, un cazzo lungo si fece largo dentro di lei.

Mentre lei lavorava di mano, loro ricambiavano toccando i seni, pizzicandoli. Quello che la inculava cambiava spesso posizione, e dava colpi sempre più possenti. La bocca era piena di carne dura, e la sola cappella non usciva mai da lei. Quando lei lo lasciò andare, lui capì, e lasciò posto ad un altro. Lei spompinò anche questo. Aprì le mani, e altri due nuovi cazzi si trovarono masturbati. Nel frattempo, la prima sborrata la colpì nel retto.

Quello che la inculava le aveva sborrato dentro. Lei fermò un attimo il pompino, per ordinare ad un altro d’incularla. Il primo sodomizzatore risalì davanti a Tanja, che gli succhiò tutto lo sperma rimasto sul cazzo, quindi si fece da parte lasciandola a continuare il pompino. Uno era venuto, ne mancavano ancora dieci. Il secondo sodomizzatore non era un granchè. Non le dava niente. Così lo fece uscire, e lo fece invertire con quello che stava masturbando sulla destra, che al tocco aveva un cazzo niente male.

E, infatti, un perno di dimensioni notevoli si fece largo in lei, dilatandole l’ano. Lei gemette. Spompinò l’ex sodomita, e lo fece venire in poche spinte. La sborra filò dritta nello stomaco, ingoiata con dovizia. Anche lui si tolse, e fece compagnia al primo. Prima di prendere in bocca il terzo, si fece versare da bere dalla borraccia. Bevve l’acqua al volo, diede un colpo a quello che teneva per la mano sinistra, e lo fece passare alla bocca.

Un nuovo cazzo si presentò alla masturbazione. Quello che aveva spompinato per primo ormai era in paranoia. Lo aveva scaldato, e adesso si stava raffreddando. Lei lo vide con la coda dell’occhio, e intuì il suo stato d’animo. Smise per un attimo il pompino, e fece prendere il posto dietro. Il secondo sodomita uscì, pronto a riprendersi il posto appena lui fosse venuto. Lei ancheggiò, invitandolo a sfondarla. Lui non se lo fece ripetere, e il palo le entrò dentro liscio.

Lei si sistemò meglio sul cazzo del primo, e così potè sentire i cazzi sfiorarsi dentro il suo corpo. Lei, anche se veniva, non smetteva di scopare, infilando un orgasmo dietro l’altro. Ne aveva già avuti due. Uno quando le avevano sborrato nel culo, e uno ora, a sentire i due membri toccarsi. Riprese a spompinare, e mise più foga a masturbare. Quello sulla destra era ormai masturbato da parecchio, mancava poco al suo godimento.

Così lei fece lo scambio con quello che spompinava adesso. Così, in pochi colpi di lingua e qualche pompata, la sborra le finì in faccia. Lei poi succhiò tutto lo sperma. Un secchio d’acqua le fu versato addosso, per lavarla dallo sperma. Quindi quello che era appena passato dalla bocca alla mano tornò in bocca, e alla mano venne un altro. Tre erano venuti. Il sesso era completamente aperto, e il culo le faceva male, tanto era sfondato dal palo di lui, ma lei godeva lo stesso.

Quello che aveva fatto l’altalena tra bocca e mano perse la bussola quando lei se lo ingoiò per intero, e il seme schizzò ovunque quando lei lo lasciò andare. Le sborrò sui capelli, sulla schiena, gli schizzi arrivarono ovunque. Lei lo ripulì coscienziosamente, si fece gettare dell’acqua calda per ripulirla, e cominciò a spompinare un altro maschio. Solo uno era fuori, poi gli altri stavano assaggiando o avevano già assaggiato le primizie del suo corpo.

Quindi venne anche il quinto, ovvero quello che era stato spompinato per primo, che si era raffreddato, e che era stato poi accolto dalle sue tonde natiche. Lui venne fuori, schizzandole lo sperma sulle natiche, sbatacchiandole sopra il membro. Anche lui si fece poi succhiare via lo sperma da lei, prima di mettersi in disparte. Quelli che erano già venuti, stavano tutti in piedi appoggiati agli armadietti, con il cazzo floscio, aspettando che lei facesse venire gli altri.

Allora, l’avrebbero accerchiata, e innaffiata con la loro pioggia dorata. Non potevano andare a fare la doccia perché lei li voleva tutti, quando aveva finito. Una volta che l'avevano innaffiata, andavano a farla, insieme a lei. Intanto, il secondo sodomizzatore aveva ripreso da dove era stato interrotto. Reimpalò Tanja, con gran soddisfazione della suddetta. Era un momento di quasi calma, se così si può dire. Aveva in bocca un cazzo che aveva appena cominciato a spompinare, la mano destra teneva un cazzo nuovo, e anche la sinistra lavorava da poco.

L’unico rodato era quello sotto. Tanja lo incitò a darci dentro, ma senza venire. Lui s’impegnò, ma sul non venire era difficile. Comunque ci provò. La situazione tranquilla a Tanja non piaceva, perché l’eccitamento scemava. Così fece uscire dalla bocca uno, per prendere l’ultimo rimasto, ed anche il sodomizzatore dovette interrompersi nuovamente, per lasciare spazio a quello spompinato fino a pochi secondi prima. Ora erano tutti coinvolti. Non appena uno fosse venuto, sarebbero rimasti gli ultimi cinque, che avrebbero portato avanti la gang-bang fino alla fine.

C’era una regola non scritta secondo cui se a qualcuno tornava duro poteva tornare nella mischia. Ma Tanja non la rispettava. Un solo orgasmo, questo era il suo punto di vista. Intanto, per parlare d’orgasmi, Tanja aveva avuto il terzo non appena il secondo sodomita aveva lasciato il posto a quello che gli era in bocca fino a poco prima. L’ultimo arrivato, quello che stava subendo la splendida bocca di lei, era il più dotato di tutto lo spogliatoio.

Infatti, lei se n’accorse, ed eseguì il cambiamento al volo. Fuori quello che la inculava, che passava alla mano destra, quello della mano destra in bocca e quello dotato ad incularla. Il ferro che la sodomizzò le diede un altro orgasmo. Quello sotto cominciava a soffrire, e stava per venire. Lei lo fermò, lasciando che facesse tutto il sodomizzatore. Lui spingeva anche per quello sotto. Lui, fermandosi, trattenne così il suo orgasmo. Il secondo sodomita si stava raffreddando, e lei gli fece riprendere il suo posto, alleggerendosi lo sfintere.

Lui, ormai deciso a chiudere lì la sua chiavata, la scopò con violenza, fino a quando la sborra volò nei suoi anfratti più profondi. Soddisfatto si fece ripulire il pene dalla sborra, e si mise da parte. Il quintetto finale fu formato quando il dotato tornò ad occuparsi del suo culetto. Un quarto di bue la penetrò, e lei gemette per la goduria. Ora, il primo destinato a venire era, purtroppo, quello sotto. Lei comunque aveva già deciso che non lo avrebbe fatto uscire.

Se lo sarebbe tenuto dentro fino alla fine. Gli altri erano tutti appena al principio, e quindi avevano ancora fiato, e la sborra ancora non formata. Lei si diede da fare. Con il bacino bloccò completamente quello sotto, e pompò come non mai, masturbando a velocità parossistica. I cazzi furono quasi strappati via, e lei, non si sa quanto volontariamente, li fece esplodere simultaneamente. La sborra la innaffiò. Le mani, i capelli, la schiena, i seni, tutto fu colpito dal seme caldo.

Lei li succhiò con golosità, si fece dare da bere, e, con le mani finalmente libere, si dedicò al terzo stallone rimasto. Quelli che aveva nei buchi vicini se la cavavano benissimo anche senza di lei. Quello davanti, invece, non era molto eccitato. Così, unendo il lavoro di mano a quello di bocca, lo fece crescere a dismisura. Quando fu completamente eretto lei rallentò, tornando a pompare solamente. Si aiutava sì con la mano, ma solo per tenerlo dritto sulla bocca, non dava nessun colpo.

Quando il dotato esplose, si dimostrò dotato anche di seme. Venne a lungo ed in abbondanza. Prima le venne dentro, e poi anche fuori, irrorando le natiche. Si fece ripulire il cazzo, e stava per andarsene, quando lei lo trattenne. Chiese espressamente una cosa, ma lui indicò il cazzo moscio e scosse la testa. Allora lei fece cenno di scansarsi. Chiese la stessa cosa a quello che stava spompinando, e lui accettò. Si dispose come per incularla, solo che forzò la fica.

Dolorosamente, fu dentro. Due cazzi in fica, e delirio totale dei sensi di lei. Quello che l’aveva inficata per tutto il tempo sborrò non appena l’altro cominciò a spingere, e poche spinte dopo entrambi l’avevano inseminata. Lei ripulì il cazzo dallo sperma di uno, quindi si tolse, e mentre lui era ancora sdraiato, succhiò via lo sperma all’altro. Quindi si mise al centro.
“Innaffiatemi, campioni. Chi finisce per ultimo potrà scoparmi ancora dopo la doccia.


Con quest’ennesimo stimolo, gli uomini si disposero in cerchio attorno a lei. Si smaneggiarono il cazzo per indurirlo. Quando furono duri, presero a irrorarla. Lo stimolo non venne per tutti allo stesso momento. Chi prima, chi dopo, comunque, per almeno un minuto Tanjà subì undici getti continui. Ne bevve alcuni sorsi volanti, e se la strofinò sul corpo. Quando sentì che calavano d’intensità aprì gli occhi. Alla fine, fu proprio il dotato a finire per ultimo.

“Bene, dopo mi avrai ancora. ”
“Perché non subito?”
“Va bene. ”
Lui, avendo già assaggiato il culo e la bocca, le sfondò la fica. Dopo il passaggio di due cazzi simultanei, non fece la figura che avrebbe fatto a fica vuota, comunque lasciò una buona impressione. Andarono avanti parecchio, tanto è vero che quando finirono alcuni giocatori erano già vestiti. Anche lui la inseminò, e lei lo ripulì volentieri. Sotto la doccia però non si fece più toccare.

Quando uscì dalla doccia, si asciugò alla meno peggio, si rivestì, ed uscì, salutando tutti con un bacio sulle guance. Quando arrivò alla sua macchina, vide il Presidente che la attendeva. Lei lo salutò con un cenno, per niente intimorita dalla sua carica autoritaria.
“Tutto bene?”
“Benissimo. Anche oggi ho soddisfatto me stessa e undici stalloni, che potrei chiedere di più?”
“Ha impegni per questa sera?”
“No. ”
“Bene. Alle nove, al mio night.

Saranno solo sette, stavolta. Quelli che oggi hanno fatto panchina. So che non è solito, ma la squadra ha vinto la partita più importante, e così…”
“Se lei paga, per me non c’è problema. ”
“Bene. Stasera ci sarò, anche se non parteciperò. Ci vediamo. ”
Detto questo il Presidente partì via con la sua Lamborghini, mentre lei si allontanò con il suo BMW. Sarebbe andata a casa a riposare per qualche ora, per poi ricominciare.

Al solo pensiero, si bagnò.

Fine.

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