Effetto voyeur

Essere riuscito ad invitarla fuori a cena mi sembrava già tanto.

Sfiancanti mesi di corteggiamento per ottenere sempre le solite risposte: “vedremo”, “non so”, “sei molto carino ma…”. Sempre irreprensibile e poco incline all’ironia, Elena era famosa per essere una “figa di legno”: nessuno conosceva bene la sua vita privata e qualcuno tra i colleghi aveva pure sospettato fosse lesbica o, peggio, asessuata. Sapevamo soltanto che era una professionista coi fiocchi e che, sempre vestita elegantemente, suscitava nei maschi una grande bramosia di possesso.

La classica “sacra vergine” che tanto stimola le fantasie erotiche maschili.

E adesso, incredibilmente, me la trovavo tra le braccia dietro il muretto di un giardino pubblico, le bocche incollate, le mani ad esplorare freneticamente il corpo dell’altro.

“Ok” – pensai – “Adesso mi dice di andare a casa sua, oppure di salire in macchina”

Non potevo immaginare che quella donna così difficile da conquistare, elegante e sofisticata, potesse accettare di essere scopata in piedi in un giardino di periferia.

E proprio mentre ragionavo mentalmente su questa cosa, Elena si fece scivolare lungo il muretto fino a trovarsi con il viso all’altezza del pacco ormai gonfio. Manovre veloci e gentili (abili direi) e in un sol boccone ingoiò per intero il mio uccello togliendomi il fiato.

Rimasi di stucco di fronte a tanta spregiudicatezza. All’inizio della serata non avrei scommesso un euro di riuscire a concludere e adesso, dopo una cena condita di ammiccamenti e lievi strusciamenti, mi ritrovavo preda di una divoratrice di uomini che, con una frenesia insospettabile, mi stava praticando un pompino mozzafiato.

Lo ammetto: ero in imbarazzo. Non ero più un ragazzetto e l’idea che qualcuno potesse vederci, o peggio denunciarci, non mi faceva rilassare affatto. Auto che sfrecciavano a pochi metri da noi, i fari che di tanto in tanto illuminavano a giorno l’area circostante.

Ma è tanto (troppo) difficile ragionare in piena erezione e, inoltre, avevo paura che fermandola, quella magica atmosfera erotica che si era creata finisse in frantumi.

La paura (leggasi adrenalina) è un potente stimolatore sessuale e con tutti quanti i sensi all’erta gestivo il piacere a mio piacimento. La testa girava a destra e a manca, gli occhi penetravano nel buio alla ricerca di un potenziale pericolo, le orecchie tese a percepire anche il più flebile fruscio.

E fu in un lampo di luce provocato dai fari di un’auto che intravidi un uomo nascosto dietro ad un cespuglio.

Il cuore a mille battiti, un balzo all’indietro a nascondere l’uccello eretto, parole di allarme (questo è quello che ricordo di quelle frazioni di secondo) e lei ancora accovacciata che, come un neonato a cui si toglie il ciuccio, inseguiva affannosamente con le mani e con la bocca il uccello eretto.

“C’è un uomo là dietro i cespugli…” – le dissi affannato
“Un guardone. Tranquillo, non sono pericolosi…” – mi rispose quasi indifferente continuando a cercare il mio membro

Mi allontani da lei bruscamente.

Quella risposta così tranquilla mi aveva lasciato stupito: era lei, si era drogata o cosa?
Elena, intuendo il mio imbarazzo, si alzò lentamente in piedi addossandosi al muro e, con fare felino, si alzò lentamente la gonna mettendo in bella vista il suo pube ancora protetto da un raffinato perizoma bianco.

“Mi eccito soltanto così…tranquillo, non succede niente. ” – affermò con voce calma e decisa

Con le mani ancora a nascondere il mio membro, alternavo sguardi adesso su di lei adesso su quell’uomo nascosto dietro il cespuglio che, a giudicare dall’agitazione delle fronde, stava masturbandosi di fronte a tale visione.

Il mio lavoro è quello di calcolare rischi e benefici. Da un lato avevo uno sconosciuto che mi guardava dal buio di un cespuglio e di cui non conoscevo le intenzioni, dall’altro una splendida (e strana) donna che da mesi sognavo di scopare. Fu il gesto di scostare le mutandine e di mostrare la fighetta ben curata che fece saltare in aria tutti gli schemi razionali a cui sono abituato.

“Leccami…” – mi sussurrò quasi ordinando

Non perdendo di vista il cespuglio in cui era nascosto l’uomo (rischiando così un torcicollo portentoso), mi accoccolai ai suoi piedi e, dopo alcuni timidi bacetti, inebriato dalla situazione e dall’odore di quella femmina stravagante, mi abbandonai ad una delle leccate di fica più tumultuose della mia vita.

Quando, dopo averla leccata come un ossesso, alzai lo sguardo verso di lei, rimasi ancora più sorpreso nel vedere che, oltre ad essersi aperta la camicetta, invece di essere estasiata dal trattamento ricevuto, il suo sguardo era completamente rivolto verso l’uomo del cespuglio e che con gesti espliciti invitava lo sconosciuto ad avvicinarsi.

“Ma che fai?…” – le dissi sorpreso
“Vedrai che piacerà anche a te…” – rispose sicura senza porsi problemi

L’uomo del cespuglio, con passi lenti e circospetti, uscì fuori dal suo nascondiglio.

Il soprabito aperto sul davanti, le mani a coprire la patta. Fece un ampio giro, prima di avvicinarsi e rendersi così identificabile. Era un uomo sulla sessantina, occhi azzurri illuminati dall’eccitazione, un sorriso incredulo e bonario. Si fermò a pochi passi da noi, come in attesa di eventi.

“Buonasera…” – disse gentilmente
“Ciao, ti piace guardare?…” – gli chiese in maniera molto diretta Elena facendosi calare il reggiseno e mostrando così un seno davvero superlativo

Io, esterrefatto dagli eventi, mi sentivo trascinato in una situazione che mai avrei detto di poter vivere in vita mia.

L’uomo, sorridendomi, mi incoraggiò con segni della testa a proseguire la mia prestazione sessuale.

“Dai, prosegui…” – mi invitò Elena spingendo in avanti il bacino verso la mia bocca

Le sue mani, afferrandomi dolorosamente per i capelli, mi invitarono decisamente a proseguire quella leccata che stava assumendo caratteristiche nuove. Chiusi gli occhi cercando di dimenticare la presenza dell’uomo e mi tuffai nuovamente tra le cosce di Elena.

Non riuscivo ad essere tranquillo (ovvio !!!) e con la coda dell’occhio tenevo di guardia lo sconosciuto che, non appena ripresa l’azione sessuale, aveva sfoderato il suo membro che con ostentati movimenti stava facendo crescere nuovamente tra le sue mani.

Elena, finalmente, vista la doppia sollecitazione (orale e visiva) cominciò a mugolare in preda ad evidenti spasmi di piacere.

“Leccala…leccala bene. Il culo, leccale anche il culo a questa troia. ” – soffiava l’uomo in una sorta di telecronaca

Elena, in preda alla convulsione del piacere, si stava torturando le tette pizzicandosi con violenza i capezzoli facendoli così diventare grossi ed eretti. L’uomo, acquisendo sicurezza, fece qualche piccolo passo in avanti e allungando una mano strapazzò vigorosamente una tetta di Elena la quale, lungi dal ritrarsi schifata, dimostrò il proprio apprezzamento con un mugolio di piacere.

“Dai, scopala!!! Lo vedi che questa zoccola vuole il cazzo. Forza!!!” – mi esortò con violenza l’uomo ormai divenuto lo strano regista della situazione

Tutte quelle situazioni nuove in cui forzatamente ero stato trascinato mi avevano provocato un’eccitazione davvero superlativa e, riprendendo il controllo della situazione che non mi volevo far scippare né da Elena (che si stava dimostrando davvero una zoccola di prim’ordine), né tanto meno da un guardone segaiolo, alzandomi obbligai Elena a girarsi e a piegarsi trovandomi così il suo bel culo bianco davanti al cazzo.

Senza aspettare altri ordini o commenti la infilai senza troppi complimenti strappandole un urletto che sottolineò la potenza del gesto.

“Sì, scopala questa zoccola. Dai, dalle il cazzo!!! Tutto, fino in fondo” – commentava l’uomo che, persa ogni titubanza, si era appoggiato al muro accanto alla testa di Elena e, mentre con una mano si segava l’uccello, con l’altra aveva guadagnato le tette pendule della donna.

Eravamo tutti e tre al culmine del furore erotico, completamente persi in una dimensione fantastica e pericolosa, dimentichi del fatto che intorno c’era un mondo che ci poteva vedere.

Mentre continuavo a sbatterla con un buon ritmo, l’uomo, sicuro ormai del fatto che lo avevamo accolto nei nostri giochi, chinandosi le passò sotto guadagnando con la bocca i capezzoli e con la mano il clitoride. Sentii chiaramente le sue dita sfiorarmi le palle e l’uccello ma ormai gli schemi erano saltati e niente di quella serata mi avrebbe più meravigliato. Elena, perso completamente il senno a seguito dei numerosi orgasmi, era completamente in balia dei nostri voleri (o dei voleri di quell’uomo?).

“Dai, nel culo…. lo vuoi nel culo vero troietta?…. dillo che lo vuoi nel culo questo bel cazzone…” – le diceva con voce sussurrata
“Sì, lo voglio nel culo…” – rispondeva come in trance la donna
“Chiediglielo per piacere, zoccola…. ti piace sentirti puttana, vero? Dillo che sei una puttana e che ti piace nel culo…. ” – insisteva il guardone ormai elevato a partecipante attivo
“Sì, sono una puttana e lo voglio nel culo…” – ripeteva ormai sottomessa Elena
“Per piacere, glielo devi chiedere….

” – ordinò con voce cattiva l’uomo
“Per piacere…” – sussurrò quasi piangendo la donna allontanandosi da me

Elena, in attesa della penetrazione, si alzò dalla posizione piegata ed allargò le gambe puntellandosi con le mani al muro. Era talmente fradicia che non durai affatto fatica nell’indovinare al volo il buchetto che, cedevole, si allargò docile al mio lento passaggio. L’uomo, non ancora soddisfatto di come gli stava girando la serata, si accoccolò ai suoi piedi, regalandole una leccata di fica che coinvolse (inavvertitamente?) anche le mie palle ogni qualvolta gli capitassero a tiro.

Ero talmente perso, che non disdegnai il servizietto aggiuntivo tanto che, in alcuni attimi di pausa, non disdegnai di sfilarlo per consegnarlo alla bocca dell’uomo che con cura provvedeva a lubrificarlo ulteriormente. Le nostre mani incrociarono più volte sulle tette della donna che, ormai disfatta dal piacere, cominciava ad avere dei cedimenti sulle gambe. L’afferrai per i fianchi esili per assestarle gli ultimi colpi violenti ed arrivare così all’orgasmo.

“Riempile il culo di sborra…dai…riempiglielo tutto…” – ordinò da sotto l’uomo

Un ultimo inarcamento di reni, la spinta più violenta, la contrazione spasmodica dei testicoli ed il flusso che, caldo ed abbondante, riempì l’intestino di Elena la quale, non appena mollai la presa dei fianchi, si accasciò a terra in preda ad un affanno respiratorio.

L’uomo, giunto anche lui al parossismo dell’eccitazione, alzandosi faticosamente in piedi, puntò il suo cazzaccio tozzo verso la donna e, masturbandosi freneticamente, lanciò schizzi violenti che la colpirono sui capelli e sul prezioso tailleur.

Pochi secondi, rumori di auto e la sirena di un’ambulanza che correva nella strada vicina. Poi di nuovo il silenzio. I respiri affannati. L’uomo, molto più velocemente di noi, con un pezzo di carta si asciugò il cazzo congestionato e se lo rinfilò velocemente nelle braghe.

Un strizzata d’occhio a me, una carezza sulla testa ad Elena ancora accasciata a terra.

“Ciao…” – un saluto sussurrato

E così, furtivamente come era arrivato, scomparve.

Io, in piedi col cazzo dolorante ed ancora gonfio, mi stavo già ponendo il problema di cosa dire. Ero uscito per una serata galante con l’idea, certo, di scoparmela ma non in questa maniera. La situazione ci (mi) era sfuggita di mano…

“Sono in analisi.

Da anni…” – sussurrò Elena ancora tremante seduta a terra
“Cosa?” – risposi chinandomi verso di lei non sicuro di aver capito
“Sono in analisi. Alterno lunghi periodi di astinenza con eccessi tipo quelli di stasera…un bel casino!!!” – mi disse senza aver coraggio di guardarmi in faccia – “Non riesco ad avere rapporti “normali”. Ho bisogno di sentirmi trattata male, di rischiare, di essere usata…”

Mi rialzai in piedi cercando di ricompormi.

Non sapevo cosa dirle. E l’idea di essere stato coinvolto nei suoi “giochi estremi” non mi gratificava affatto.

“Scusami…” – disse come se avesse indovinato i miei pensieri
“Perché io e non un altro? A lavoro in tanti ti si erano proposti…” – chiesi quasi con rabbia
“Ero sicura che non ti saresti tirato indietro. Essere strani, diversi, a volte aumenta le capacità di percezione degli altri. E tu, a differenza degli altri, hai caratteristiche simili alle mie ma non le vivi come un problema.

E non vai in analisi. ”.

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