Due amanti

Due amantiAngela: “Non puoi andare più in fretta? Siamo in ritardo” Lorenzo: “Lo so… Ma c'hai messo una vita per prepararti…”. Angela: “Dovevo essere perfetta… Ho fatto tutto con cura, come hanno detto loro”. Lorenzo: “Ti sei depilata come stabilito?” Angela: “Si, tutto come hanno detto…”Perfetta. Ci si avvicina molto. Quei trentasei anni glie li dareste a stento. In più per quella serata aveva speso un'intera giornata a prepararsi. L'avete mai vista?Un vestitino elasticizzato azzurro scuro, cortissimo, aderentissimo, scollatissimo.

Forse troppo corto per gli standard di Angela che sta continuamente a sistemarselo, a tirarlo giù, come per coprire gambe troppo generosamente esposte. Le donne fanno spesso di queste cose, prima indossano minigonne da vertigine e poi passano tutta la sera a cercare nervosamente di allungarle. E' un'abitudine fastidiosa, viene voglia di bacchettarle sulle mani. Se la consideri troppo corta perché non ne hai comperata una più lunga?Angela. Strappandole di dosso quel vestito si potrebbero apprezzare forme e fattura di un costosissimo intimo verde mare.

E la pelle anche, vellutata, chiara, priva di imperfezioni. Non si direbbe una depilazione da manuale, sembra piuttosto che in nessun angolo di quel corpo sia mai stata concepita traccia di peluria. E “in nessun angolo di quel corpo” vuol' dire “neanche tra le gambe”. Così era stabilito. E' pelle morbida profumata. Si, certo, “un gran pezzo di fica”. Ti tremano le ginocchia? I capezzoli si sono induriti? Affrettati, il gioco sta finendo. USCITA 30 – FIUMICINO AEREOPORTOEcco, siamo arrivati.

Passato il “Parcheggio di Lunga Sosta”, oltre le “Partenze Nazionali”, oltre le “Partenze Internazionali”, proseguendo un po' lungo la strada si arriva ad una specie di piccolo parcheggio incustodito. Forse non è proprio un parcheggio, forse è soltanto uno spiazzo utilizzato a tale scopo dalle macchine. Comunque c'è. Un furgone, Ducato nero aspetta con il motore spento e gli anabbaglianti accesi, tutto come concordato al telefono. I due uomini stanno in piedi, chiacchierano distrattamente.

I due uomini hanno profili da galera, ergastolani o secondini non fa differenza. Il primo ha un fisico asciutto, è alto, pallido, magro, si intuiscono l'apparato scheletrico e le vene. Il suo compagno è più basso e tarchiato, completamente calvo, ha un anellino all'orecchio sinistro, se fosse nato altrove sarebbe stato un valido commercialista. Fumano. Nessuno dei due sarebbe un buon partito per vostra figlia. La donna si vede appena, per ora se ne sta in penombra dentro l'abitacolo del furgone.

E' lei il capo. Siete in ritardo, il tizio alto scheletrico fruga nella tasca del suo giaccone di pelle, ne tira fuori qualcosa, un luccichio di manette, acciaio cromato. Ecco, ora la paura di Angela assume consistenza fisica, risale verticale lungo la schiena: sudore, cuore nello stomaco, tremore delle gambe. Ma dura poco, una manciata di secondi, il tempo che occorre all'uomo per afferrarle un braccio, farla girare su se stessa e ammanettarle i polsi dietro la schiena.

Senza troppe storie. Tutto passato. A volte basta poco, un click di manette che si chiudono e va via il tremore dalle gambe, via il cuore dallo stomaco, via il sudore freddo. Resta solo un'eccitazione concessa e condensata che si nutre di buon senso, umida tra le gambe. Anche Lorenzo è eccitato. Mai come ora. Non conta un cazzo. Finalmente la donna scende dal furgone, ora si può vedere: è una figura in bianco e nero.

Neri i capelli, neri i pantaloni di velluto aderenti come seconda pelle, neri gli stivali. Sembra uscita da un film di Russ Mayer. Ha quarant'anni, tre anelli argentati per mano e un coltello a serramanico nascosto in una tasca interna. E' Alta, tesa e bastarda dentro. Per un attimo gli sguardi delle due donne si incrociano, ma è un attimo veramente, Angela stacca subito gli occhi. Non si ripeterà mai più e Angela imparerà a temere lo sguardo della donna.

A sue spese. Ma questo più tardi in luogo migliore. C'è un villino un po' più a Nord, tra confini di alberi disabitati non troppo lontano da qui, non troppo. Più tardi in luogo migliore la donna se ne starà in piedi, dritta. Eroica e pagana. E per Angela sarà tutta bastardaggine. Dentro e fuori. Bastardaggine, cuoio nero e dolore. Per Angela sarà tutta:E urlerai agnellina, oh se urlerai. Ora. Subito. Adesso. E aprirai quelle gambe da troia.

Ora. Subito. Adesso. E sarai languore in catene. Ora. Subito. Adesso. E starai ben dritta sulle ginocchia. Ora. Subito. Adesso. E ci soddisferai tutti agnellina sanguinante. Ora. Subito. Adesso. E piangerai. Bendata, a gambe larghe. Ora. Subito. Adesso. E ti farò pentire di essere nata. Ora. Subito. Adesso. Striscia cagna, striscia. Ma questo più tardi, in luogo migliore. Ora Angela è soltanto un piccolo gemito, la guancia premuta contro il fianco metallizzato del furgone dal tizio profilo da galera.

La donna gira attorno, le si avvicina, le fa allargare un po' le gambe e ancora e ancora un po' in quell'equilibrio incerto e forzato. La carezza. Le sussurra scelleratezze all'orecchio. Insinua una mano sotto il vestito, le natiche, le mutandine, le cosce, l'interno umido. Lorenzo prova imbarazzo, teme che i due tizi si accorgano dell'erezione malcelata dalla stoffa dei pantaloni. Ma quelli se ne fregano. Il tizio calvo gli sta parlando “Allora te la restituiamo tra una settimana, come d'accordo.

“Si, certo… Tra una settimana. Non conta un cazzo, sparategli alle gambe. Angela non guarda. Tiene la testa bassa e il biondo dei capelli le nasconde il viso per metà. L'uomo calvo la afferra per un braccio. Stringe forte, fa male, ma in questo momento i lividi sono l'ultimo dei tuoi problemi. Lorenzo fissa la scena sempre più vicino al limite dell'eccitazione, se ne sta in piedi con il sesso duro e inebetito. L'uomo spinge Angela avanti a sé dentro il furgone.

Lei sale, dolcemente, lui chiude subito il portellone con un colpo secco. Lorenzo viene nei pantaloni, senza un minimo di autocontrollo, senza disciplina, miseramente. Mentre il furgone esce dal parcheggio lui si affretta a risalire in macchina e mettere in moto. A casa un asciugamano e un po' d'acqua tiepida basteranno a liberarlo dal fastidio di quel pasticcio appiccicoso. Non conta un cazzo, sparategli alle gambe. E' bello il Grande Raccordo Anulare di notte, ci puoi andare a 180 senza problemi.

Gli abitanti della piana del Serengeti narrano storie ai loro figli: Ogni mattina nella savana un'antilope si sveglia, sa che dovrà correre veloce, più veloce del leone se non vuole finire sbranata. Ogni mattina nella savana un leone si sveglia, sa che dovrà correre più veloce dell'antilope se non vuole morire di fame. Figlio mio, che tu sia antilope o leone non fa nessuna differenza, la mattina, appena ti svegli, inizia a correre. Nefalia, la città del sesso violentoDecise di accettare quella proposta.

Famigerata, ma unica. Unirsi ai figli di Belial. Certo era stato sempre un cattolico, magari poco praticante, ma cattolico. Essere cattolico, però, non riempiva il piatto. Questi della setta, invece, gli avevano promesso un posto dove dormire e tre pasti al giorno. Più che sufficiente. Avrebbe lavorato con e per loro. L'anno prima, quando gli era stata fatta la proposta, aveva rifiutato. Senza batter ciglio. Ma l'anno prima aveva un tetto e da mangiare.

E poi in fondo non sarebbe stato uno di “loro”. Rimaneva pur sempre ancorato alla sua religione e alla sua morale. Era un uomo buono, lui, che amava i suoi simili. Non di certo poteva incarnare le sembianze di un pazzo furioso che desiderava l'estinzione della specie. Non avrebbe sacrificato agnellini per un demone posticcio come questo Belial. Attualmente non sapeva neppure che demone fosse. Un sottomesso di Lucifero, forse. In effetti era piuttosto ignorante in materia demoniaca.

Spesso aveva sentito parlare delle sette sataniche come luoghi in cui si attua qualsiasi tipo di depravazione e barbarie. Ma in finale unirsi ai figli di Belial era un salto nel buio. Tuttavia, non credeva affatto che ci fosse del vero nelle diffuse leggende metropolitane. Il tizio che lo aveva contattato, chiedendogli di unirsi all'allora nascente setta, non aveva parlato di sacrifici a****li o di orge. Aveva soltanto riferito che si trattava di un assemblea di persone che credevano in Belial, che si riunivano per pregarlo.

Quello che volevano creare era una comune, dove vivere del proprio lavoro ed adorare Belial. Niente di male, dunque. Tra l'altro era una via di sbocco ai suoi guai. Dunque sì, accettava. Dalle tasca ripescò il foglietto dove l'adepto aveva annotato il suo numero di cellulare. “Anche satana si adegua ai tempi” pensò. “Magari la comune sarà dotata di computer e collegamento internet”. Non perse tempo a rimuginare ancora. Chiamò e, stupore, fu accettato.

Senza colloquio, senza richiestapecuniaria. Quest'ultima, cosa davvero anormale e singolarmente gradevole. Lo avrebbero accolto a qualsiasi ora. Di conseguenza poteva recarsi da loro anche in quel momento. Non se lo fece ripetere due volte. Era per strada dalle otto del mattino, orario in cui il suo padrone di casa lo aveva cacciato a calci da quella stamberga che si ostinava a chiamare casa. Riassettò i suoi vestiti ed il suo umore e salì in groppa al primo autobus.

Via pessimismo, avanti ottimismo. Una vita nuova. Per fortuna qualcuno gliela aveva offerta. Giunse alla comune proprio per ora di cena. Cosa assai gradita a dire il vero. In effetti, a cose fatte, anche lo stomaco ritornava a reclamare un pasto. Dopo cena lo condussero dal “maestro” per essere istruito sulla vita nella comune. Era un affare! Il suo lavoro consisteva nel coltivare patate e, inoltre, era solo vincolato a prendere parte ai riti.

“Tutto qui?” si disse mentalmente e si recò a prendere possesso della sua nuova stanza. Oddio, forse un po' spartana, ma dotata di letto, armadio e scrivania. Accipicchia, il tutto in cambio di tuberi da coltivare. Avrebbe coltivato anche carote se fosse stato necessario!Dopo un mese era finalmente sereno. Gli adepti erano gente simpatica, ospitale. Si sentiva a suo agio e, come aveva precedentemente sospettato, anche l'inferno si era modernizzato. Climatizzatori in ogni dove.

L'ora era tarda e il mattino minacciava le sue ore di sonno, avrebbe visitato l'edificio l'indomani. Chinò le palpebre e Morfeo non si fece bramare. Ma con Morfeo giunsero anche incubi, non di sicuro agognati seppur differenti da quelli dell'ultimo mese. Vide cavalli bianchi avanzare rapidamente verso voragini e non fermarsi in tempo prima della caduta. Vide uccelli neri sulle scie di aerei crollare uniti verso la terra. Vide uomini vestiti di stracci tormentarsi attorno ad un rogo.

Si svegliò. Agitato, affannato, con un inspiegabile presentimento addosso. Uscì di corsa dalla stanza. Non si fermò a riflettere, non lasciò che la ragione lo spingesse a capire quanto folle fosse mettere in relazione sogni e realtà. Si lanciò nei corridoi bui, in cerca di una spiegazione al suo malessere. Nell'inquietudine che lo attanagliava quasi non si accorse di essere finito in una stanza scura, illuminata di rosso. All'apparenza sembrava vuota quindi si spinse all'interno incuriosito.

La paura e l'agitazione di pochi attimi prima lo avevano lasciato. “Eh le fissazioni sulle sette sataniche…” pensò “leggende da casalinghe”. Così si trattenne ad osservare il luogo. Sul pavimento c'era una stella. Sicuramente doveva essere una specie di chiesa. In effetti c'era un grosso tavolo in marmo, una specie di altare. Poteva essere benissimo il luogo di preghiera. Ma non c'erano scanni dove sedersi ad ascoltare il predicatore. Oltre l'altare, niente. Ai due lati dell'ara si aprivano due cunicoli.

Sembravano gallerie. “La curiosità è donna” si disse, ma a dirla tutta è umana. Dunque si diresse verso la galleria di destra. Anche lì la luce era rossa, ma non vide lampade. Così proseguì fino al punto in cui le due gallerie si univano. Nel punto di incontro si imponeva una cashita che si gettava in un lago. Le acque apparivano rosse. “Sicuramente effetto delle luci” pensò. Poi si avvicinò e vide che il bagliore vermiglio shituriva proprio dalle acque.

Anche la cashita era rossa. E prospera!Doveva vederci chiaro, per quanto si trovasse in penombra. Era possibile che ci fossero lampade sul fondo del laghetto. Senza altro non era sangue. Troppo scontato. “Trovarsi nella sede di una setta satanica e vedere fiumi di sangue” era una cosa da far ridere, perbacco! Era come dar credito al mucchio di baggianate che si ascoltava in giro. Certo la sede di una confraternita dedita al culto di Belial doveva pur sempre avere un certo simbolismo, una qualsivoglia decorazione che riportasse con la mente al loro credo.

Probabilmente si trattava di un artifizio ben congegnato. Magari quella non era acqua, ma vernice, salsa di pomodoro o altri stratagemmi coreografici. Però era ugualmente curioso ed attirato dallo strano meccanismo che metteva in atto la cashita ed il lago. Si avvicinò ancora di più. Immerse le mani nel fluido sanguigno ed ebbe una bizzarra idea. Voglia di tuffarsi in quel liquido, voglia di immergervi la testa. Lo fece. Una sensazione di potere lo invase.

Ora non si chiedeva più cosa fosse quel fluido. Lo avvertiva magico, tanto gli bastava. Nessuna percezione di troppo freddo o troppo caldo. Era perfetto. Si avvicinò alla cashita e aspettò che le acque rosse gli piombassero addosso. La cashita giunse con una tale forza che lo fece finire in un vortice sotterraneo. Finì in un meccanismo che lo tranciò in due: il suo sangue si unì allo scorrere dell'altro, il suo corpo invece cadde in un contenitore.

Non si era sbagliato affatto. Il meccanismo c'era. Ma c'era anche la magia che lo aveva svegliato nel cuore della notte e lo aveva portato a divenire parte del lago di sangue. L'indomani Belial avrebbe avuto nuovi occhi, e gli adepti più sangue in cui bagnarsi. Senza avvicinarsi alla cashita, però. Sessione bondageMi hanno portato in questa casa dove in una stanza c’era già una trans di colore dal corpo statuario e un viso delizioso.

Confesso d’essermi sentita davvero una nullità confronto a lei. Ci hanno fatto spogliare e condotte in una stanza da bagno incredibile –casa mia è più piccola-. Lì due donne, un po’ attempate, ci hanno fatto una lavanda anale e poi hanno controllato e ritoccato la depilazione, quindi doccia. Poi sono entrate due ragazze più giovani e decisamente più carine che ci hanno truccato in modo molto discreto; poi ci hanno fatto indossare un abito fatto di cinghie nere con collare ed anello, quindi cavigliere e polsiere.

Confesso che vedere la mia collega di colore così agghindata incominciava ad eccitarmi ma subito le nostre hostess ci hanno infilato una Cock Cage che inizialmente sembrava piuttosto stretta. Poi hanno portato due carrelli con un asta verticale sul lato corto su cui ci hanno fatto mettere a carponi fissandoci le caviglie e polsi agli angoli. Poi hanno regolato l’asta verticale e bloccata al nostro collare. Eravamo completamente inermi, in balia di quelle mani svelte e precise, quando ci hanno lubrificato il buco del culo ed infilato un anal hook che bloccarono al collare con una cinghia la cui tensione ci obbligava ad inarcare la schiena e reclinare all’indietro la testa.

Alla fine ci hanno infilato un mouth ring che a me ha provocato subito un eccesso di salivazione. Finita la “vestizione”, ci hanno spinto attraverso un corridoio dal pavimento in marmo bianco con quadri e specchi alle pareti e condotte un una stanza completamente buia. Lì ci hanno lasciato da sole per 15-20 minuti durante i quali io continuavo a perdere saliva che sentivo scendere sul mento e sul collo mentre il mio buco del culo pulsava attorno al mio gancio anale.

A un certo punto si accesero delle luci fortissime che mi accecavano e subito dopo un rumore di passi e un leggero brusio di voci invase la stanza. Fummo subito circondate da una decina di persone –forse 12-, uomini e donne mascherate che ci toccavano il corpo e studiavano e giocavano con i nostri “accessori”. Mi sentivo come una vacca al mercato. Gli uomini erano interessati principalmente al gancio anale mentre le donne più alla Cock Cage.

Una di loro invece ha raccolto con due dita la saliva che mi colava dalla bocca e poi me le ha cacciate in gola-anelli compresi- attraverso il mouth ring e, dopo averle tolte, ci ha sputato dentro. Poi ci hanno liberato dalla cinghia che bloccava il gancio anale ed hanno cominciato a togliermelo ed infilarmelo più volte fra le risa dei presenti mentre vedevo che alla mia collega allargavano le natiche, sode e nervose, per vedere quanto si dilatava il suo ano.

Dopo averci analizzate e palpate ovunque, fummo lasciate di nuovo sole sotto quelle luci fortissime ma subito entrarono 4 uomini -2 di colore- nudi, muscolosi e con dei cazzi strepitosi. I due bianchi si occuparono della mia collega mentre i due di colore “presero” me. Mentre uno ci inculava l’altro ce lo infilava in gola tenendoci la testa con le mani. Io sentivo che da dietro l’altro mi allargava le natiche quasi volesse incularmi anche con le palle.

Invertendosi i ruoli, continuarono così per un po’ tanto che la mia bocca ormai era una fontana mentre il buco del culo era completamente sfondato. Ad un certo punto sentii qualcuno battere per due volte le mani e quello che ci inculava cominciò ad aumentare il ritmo. Io ricevevo dei colpi così violenti che il carrello su cui ero bloccata, subiva delle spinte in avanti che mi faceva arrivare il cazzo dell’altro ancora più in gola.

Sentivo quel cazzo nel culo che mi apriva arrivandomi fino alle viscere e mi sbatteva vigorosamente come un a****le e ad un tratto la sua sborra calda mi allagò le budella. Poi si scambiarono i ruoli e l’altro fece altrettanto. La stessa sorte tocco alla mia collega. Ci liberarono polsi e caviglie e, a turno, ci fecero sedere l’una sulla faccia dell’altra costringendoci a ingoiare reciprocamente la sborra che usciva dal buco del culo dell’alta.

Mi sentivo una vera vacca ed era fantastico avere quel culo sodo sulla mia faccia, quel culo che aprivo con le mani e facilitare l’uscita di quel nettare gustoso e caldo che mi scendeva direttamente in gola attraverso il mouth ring. Poi ci hanno tolto la cock cage ed il mouth ring e ci hanno fatto mettere a 69 e spompinarci reciprocamente fino a venire l’una nella bocca dell’altra. Sentivo alcuni ospiti commentare ed altri applaudire.

Poi ci rimisero la cock cage ed il mouth ring, ci bloccarono nuovamente sul carrello legandoci polsi, caviglie e collo, ci rinfilarono l’anal hook bloccandolo al collare con la cinghia ma tendendola più di prima, quindi, uno dopo l’altro, gli stessi cazzi che ci avevano inculato, ci pisciarono in bocca. Una donna come MichelaAvevo sempre sognato una donna come Michela, ma, dopo l'ennesima delusione, mi ero quasi arreso tentando di convincermi che una donna così albergava solo nel mio immaginario erotico ed in quello di chissà quanti uomini.

Poi ho conosciuto lei: capelli lunghi e lisci di un rosso peccaminoso, non molto alta ma con un fisico decisamente atletico che, attraverso la generosa scollatura posteriore del vestito, lascia intravedere i diversi anni passati in palestra. Il vitino da vespa si appoggia su un culetto tondo e sodo il quale prosegue con due gambe che sembrano scolpite da Michelangelo tanto sono perfette. Poi le caviglie, ho sempre avuto un debole per le caviglie, sottili ma decise, circondate da tre cinghiette nere delle scarpe, punta aguzza e tacco a spillo, in metallo, 12cm.

Somigliano molto ai modelli che si trovano nei cataloghi di indumenti dei sexy shop. L'attrazione tra noi era stata fortissima sin dal primo momento, poi con il desiderio di conoscerci meglio, soprattutto sotto il profilo sessuale, avevamo scoperto di amare le stesse cose, praticamente tutto. Amanti della masturbazione, dei film hard e delle riviste per soli adulti, io con tendenze S/M, lei impazzita per l'a****l-sex. Finalmente avevamo trovato il partner giusto con cui dare sfogo a tutte le nostre fantasie, anche le più spinte, per troppi anni represse.

Ed eccoci lì, lei seduta sul tavolo della cucina, con il vestito raccolto in grembo, le cosce spalancate inguainate in un paio di calze nere e rigorosamente con la cucitura, una guepiere con i laccetti sul petto che le stringe la vita tanto da far schizzare fuori le tette, non molto grandi, ma perfette con i capezzoli grossi e sempre in tiro. I tacchi a spillo conficcati sul mio petto mentre mi dedico alla leccata di turno della passera, ovviamente completamente depilata per aumentarne le sensazioni al contatto con la mia lingua.

Sta sfogliando una rivista anal per eccitarsi di più ed intanto dalla sua fica escono in continuazione rivoli di umore che io ingoio avidamente. Lei non riesce a star zitta ed una serie di mugolii misti ad apprezzamenti sul mio operato le escono dalla bocca ed io mi eccito pensando alla baldracca della porta accanto che sicuramente sarà dietro la porta ad ascoltare le nostre evoluzioni erotiche. A volte mi viene voglia di aprire la porta d'ingresso a sorpresa per vedere se si limita ad ascoltare o si diverte anche a sgrillettarsi.

L'orgasmo di Michela arriva come al solito impetuoso e mi riporta con la mente a quello che sto facendo. La sua fica cola e palpita sotto le mie stilettate, mi implora di smettere perché la clitoride le è diventata troppo sensibile, ma io, infoiato al massimo le blocco le gambe con le mani e continuo a leccarla sempre più forte godendo di tutte le sue vibrazioni. Alla fine cedo e le regalo un attimo di relax del quale lei mi ringrazia andando alla ricerca del mio cazzo che ormai è all'ultimo stadio dell'inturgidimento.

Sa che non sono un coniglio e che soddisfarmi sarà un impresa e questo la eccita ancora di più. Mentre mi succhia l'uccello facendoci sopra dei delicati giochi di lingua io penso a quale sarà il prossimo gioco. “Devo assolutamente pisciare,” mi dice lei, “aspettami un attimo che vado in bagno e torno subito”. Ecco l'idea, mi stendo sul pavimento e la faccio sedere con la fica bene aperta sulla mia bocca e le ordino di pisciare lì.

Lei, sempre ubbidiente, si accovaccia in modo da offrirmi la miglior vista della sua vulva e, dopo qualche istante, ecco che le prime gocce di pioggia dorata arrivano a bagnarmi la lingua. Io non resisto e comincio a massaggiarmi l'uccello e lei alla vista della mia eccitazione esplode in una pisciata gigantesca. Mi prende la testa fra le mani e mi spinge la bocca sulla sua fica in modo che io sia costretto a berla tutta, cosa che io faccio con molto piacere.

Poi mi chiede di pulirgliela con la lingua e di dedicarmi un po' anche al suo culetto. La richiesta è chiara: vuole essere inculata. Non aspettavo altro, inizio ad insalivargli per bene lo sfintere fino a quando lo sento aprirsi alle spinte della mia lingua. La faccio alzare in piedi e la giro a pecorina con le mani appoggiate al muro. Punto il cazzo e spingo con tutta la forza che ho. Lei grida e vedo che le scendono alcune lacrime dagli occhi, ma questo non fa che aumentare la mia foia e comincio a pomparla senza riserva.

Si vede ad occhio che sta soffrendo, ma non si sposta di un millimetro sotto l'incalzare dei colpi del mio cazzo. Poi il dolore cessa e comincia a salirle l'orgasmo. Stella è una vera maiala e riesce a godere con ogni parte del suo corpo, anche con il culo. L'inculata procede a ritmo serrato, il mio cazzo si fa più grosso ad ogni affondo, ma ormai il suo ano si è talmente allargato che non avverto più nessuna resistenza.

È giunto il momento per passare al big boy, un cazzo in lattice di 25cm di circonferenza. Lentamente esco dal suo sfintere e le ordino di non muoversi; dal suo sguardo eccitato ed impaurito intuisco che lei ha già capito le mie intenzioni, nonostante ciò non dice niente anche se vorrebbe fermarmi. Io sono arrapatissimo e, tirato fuori il fallo, glielo passo sopra la fica per inumidirlo un po', giusto quanto basta per farlo scivolare meglio.

Le faccio allargare le chiappe con le mani e appoggio la punta del cazzone al suo sfintere. Un po' di pressione e già comincia a farsi strada, aumento la pressione e riesco a far entrare la cappella. Mi fermo un istante per prendere bene la mira e poi giù, di cattiveria fino alle palle. Adesso 20cm di fallo artificiale le stanno sfondando il culo, penso che di questo passo, prima o poi, sarà pronta anche per ricevere la mia mano dentro al culo ma per il momento mi limito al fallo che comunque non si discosta molto come dimensione.

La vedo mordersi il labbro inferiore con forza e non riesco a capire se quella sbavatura sulla bocca è di rossetto oppure di sangue. La cosa non mi interessa, il solo desiderio è di cominciare a stantuffarla con forza ed è quello che faccio. Lei cerca di allargarsi le chiappe il più possibile per aumentare la facilità di penetrazione e ridurre il dolore, facendo questo la vedo impiantarsi le unghie laccate di rosso sui suoi glutei.

Adesso la mia perversione sta arrivando al limite: con decisione le afferro una mano e gliela posiziono sul fallo costringendola a pomparsi da sola. “Con forza le intimo, devi spingerlo con forza” ed ogni volta che la vedo rallentare il ritmo la sculaccio violentemente sulle natiche. Dopo un po' di colpi la mano inizia a farmi male ed allora ricorro ad una cinghia in pelle per frustarla a dovere. Lo spettacolo mi ha eccitato all'inverosimile ed ho bisogno di un po' di sollievo quindi la prendo per i capelli e le ficco il mio cazzo in bocca.

Lei lo succhia avidamente sperando che, una volta venuto, la smetterò con quel gioco sadico, ma io non ho nessuna intenzione di godere subito e quindi controllo la mia sborra che ormai mi sta facendo scoppiare i coglioni. Dopo una ventina di minuti decido di darle un po' di riposo, ma la obbligo a tenersi il cazzo ben conficcato nel culo. Altra fantasia. Prendo il cuneo vaginale, quello con la pompetta per essere gonfiato e lo sostituisco al fallo, nel suo culo.

La faccio sedere sul tavolo e le faccio mettere il cazzone di gomma nella fica. “Fottiti la fica con questo” le ordino e lei lentamente comincia a trombarsi con il super cazzone toccandosi la clitoride per cercare un po' di piacere. Ormai non ce la faccio più, devo sborrare. Quindi gli rimetto il cazzo in bocca e comincio a scoparla tra le labbra. Sul tavolo mi accorgo che sono rimaste alcune mollette da bucato e ne prendo due per attaccargliele sui capezzoli i quali si stringono fino ad appiattirsi.

Lei mi guarda, ma non osa toglierle, anche se dal suo sguardo si vede chiaramente che la fanno soffrire, e continua a impalarsi con il fallo, sempre più forte, presa da un'eccitazione che la sta portando violentemente all'orgasmo. Io scopandola in gola comincio ad azionare la pompetta per far gonfiare il cuneo che ha nel culo. Ad ogni spinta di cazzo corrisponde una pompata: la sfida ora è se lei riuscirà a farmi venire prima che io le spacchi completamente lo sfintere.

Quindi con un impegno mai visto comincia a spompinarmi, smettendola anche di sgrillettarsi per aiutarsi con la mano a masturbarmi. Io godo e continuo a pompare aria nel cuneo. La difficoltà con la quale vedo il cazzone di gomma entrarle nella fica mi fa capire che ormai il culo deve essere allargato al massimo. Il cazzo comincia ad avere le pulsazione pre-orgasmiche e lei, all'idea di sfarsi sborrare nella gola si eccita ancora di più e intensifica la pompate nella fica.

Vengo un istante prima di lei, riempiendole la bocca a tal punto che alcune gocce di sperma le fuoriescono dalle labbra. Ingoia tutto e con un ultimo sforzo si ficca il cazzone nella fica, fino in fondo, talmente in profondità che non riesco a capacitarmi delle dimensioni del suo utero. Urla e geme in preda ad un orgasmo intensissimo che le fa dimenticare immediatamente tutte le sofferenze patite, lasciandola stravolta distesa sul tavolo, con i due cazzoni ancora ben conficcati nella fica e nel culo, incapace per il momento di toglierli.

Io la guardo e nel compiacermi di quella visione sento la porta della mia vicina guardona aprirsi e richiudersi velocemente. LauraUn’espressione d’intensa concentrazione è delineata sul volto di Laura mentre segue, con tutto il corpo, il ritmo della musica che irrompe dalla finestra aperta. Fa caldo, ma lei pare non accorgersi del sudore che risplende sulla sua pelle. Si muove in modo sensuale, inginocchiata sul divano, con le gambe divaricate, ed illuminata solamente da una piccola lampadina posta sul tavolino.

La pelle abbronzata e bagnata lancia continui riflessi che attirano l’attenzione sui particolari dei suoi muscoli tesi. È bellissima ed eccitante. Il completino intimo bianco è quasi completamente trasparente, si notano i capezzoli eretti, gonfiati dall’eccitazione che ha dentro. Si è depilata completamente il pube ed un piccolo rigonfiamento disegna le labbra della sua femminilità. Pigramente infila il pollice sotto l’elastico degli slip e lo tira verso il basso scoprendo poco alla volta, ma mai definitivamente, il pube.

Ha le labbra gonfie di passione che inumidisce continuamente con la lingua. Mentre danza, il ventre s’incava per poi espandersi e le anche mimano un lento e sensuale accoppiamento. Il nostro amico, che ci ha raggiunto per qualche giorno nel villaggio dove passiamo le ferie, mi guarda stupito: non ha mai visto Laura muoversi così, esibirsi in questo modo. La finestra al piano terreno è aperta, si affaccia verso la spiaggia ma chiunque può scorgerla anche dalla battigia.

Verso una generosa dose del vino bianco secco, vivace, che sta nel secchiello del ghiaccio e lo offro alla mia donna. So quale effetto ha su di lei, praticamente astemia, e sono sicuro che il suo stato attuale sia ispirato da quanto ha già dentro. Lei ha gli occhi socchiusi, non vede la mia mano che sporge il nettare, quindi le appoggio il fresco calice sul collo teso. Lei apre gli occhi, li punta sui miei poi si accorge del vino.

Afferra delicatamente il bicchiere e, sempre fissandomi lo manda giù d’un fiato. L’effetto è quasi immediato, la vedo rabbrividire, sospirare. Mi rende il bicchiere e con la mano che non ha mai abbandonato gli slip e spinge verso il basso. Con una serie d’eleganti movimenti fa scivolare l’indumento dalle gambe e lo lancia sul tavolino. Mi pare che il sudore sulla sua pelle stia aumentando, forse per effetto dell’alcool o forse per l’eccitazione. Senza indugiare oltre slaccia il reggiseno.

Meravigliosamente nuda continua a muoversi, avvicina il corpo alla lampada poi si ritrae, l’effetto della luce su di lei è affascinante. Laura inspira a fondo, si ferma ed apre gli occhi studiandoci per qualche istante, quindi chiede ancora del vino. – Mi sento bruciare…! – ammette con un tono di voce dolcissimoQuesta volta è il nostro amico a porgerle il bicchiere colmo. Lei lo trangugia e lo rende a lui, quindi con una mossa fulminea infila la mano tra la cintura dei suoi calzoni.

Velocemente slaccia i calzoni e li abbassa ritrovandosi dinanzi al fallo eretto del nostro amico. Lei lo cinge con la mano destra e si china portando le labbra all’altezza del glande. Mi lancia un’occhiata poi dischiude le labbra ed ingoia con calma. Le guance di Laura s’incavano mentre aspira succhiando poi tornano a rilassarsi ed il membro inizia ad uscire dalla sua bocca seguito dalla lingua. Lo lecca dolcemente prima d’ingoiarlo nuovamente mentre tutti i muscoli si contraggono nello sforzo di restare in equilibrio.

– Spogliati! – lo prega Laura allontanando il viso dal sessoLui si sfila la polo ed i calzoni, non può muoversi poiché lei tiene tra le mani il membro. Laura fissa il glande mentre scorre le mani sull’asta. Da come muove il sedere ed incava il ventre respirando veloce capisco quanto è intenso il desiderio che prova. Ha voglia di sesso, di godere, ma è così forte che non riesce a decidersi. Finalmente si sposta leggermente di lato, sempre inginocchiata sul divano, e fa sedere il nostro amico proprio dinanzi alla lampada, quindi con un rapido movimento gli sale sopra.

Rimane sollevata da lui con la schiena perfettamente eretta mentre abbassa lo sguardo verso il membro che punta verso di lei. Il fallo punta sulle labbra di Laura e scivola in lei, penetrandola, sino a che il sedere della mia donna si appoggia sulle ginocchia dell’amico. Laura inarca la schiena e reclina completamente la testa all’indietro sospirando. La vedo tentare di aprire ancora di più le gambe come per prenderlo ancora più dentro, poi appoggia le mani sulle sue spalle e sale.

Mentre il pene esce da lei, noto come l’asta sia ricoperta dei suoi umori, un liquido così denso che pare quasi sperma. Laura si lascia cadere giù assorbendolo nel ventre, poi si reclina in avanti, appoggia il corpo contro quello dell’amico e prende a muoversi strofinandosi contro di lui. La pelle sudata di Laura genera suoni incredibilmente sensuali ogni volta che avanza. Le sue natiche sono contratte, lucide, splendide mentre il fallo entra ed esce da lei.

Geme sommessamente, sta godendo ma non cerca ancora l’orgasmo, si muove lenta e trattiene a lungo il membro dentro di sé quando scivola indietro per farlo entrare dentro. Pare intenzionata a soddisfare prima la fantasia, la voglia che prova, che il corpo. Si muove in questo modo per un tempo che non ha più alcun’importanza per nessuno, sin che la vedo sollevare il sedere sino a far scivolare il membro fuori dalla vulva. Rimane sospesa su di lui, come tentata di tornare giù, a prenderlo dentro, ma si limita a baciarlo prima di posare a terra i piedi ed alzarsi.

Laura si volta verso di me, ha gli occhi lucidi e le pupille dilatate dall’eccitazione, le labbra sono dischiuse in un respiro affannoso. Raccoglie i capelli poi si volta verso l’amico ed indietreggia verso di lui, apre le gambe e scende di schiena sul suo membro. Ancheggia una o due volte per sistemarsi poi cala giù e si fa nuovamente penetrare. Ora ho il suo corpo dinanzi, i miei occhi fissano rapiti il suo ventre che si dilata e contrae ogni volta che è violato, lei sale e scende su quella carne sino farla sparire dentro di se.

Colgo sul suo viso le tracce di un piacere intenso, tanto eccitante per me quanto è appagante per lei. La luce della lampada che illumina la pelle sudata di Laura amplifica ogni movimento, ogni muscolo è evidenziato e riesco a cogliere i dettagli più intimi del suo corpo. Il seno pare esplodere spinto dai polmoni ed un rigagnolo dei suoi umori sta colando giù dalle cosce. È talmente bagnata da infradiciare il sesso ed i testicoli del nostro amico.

Mi avvicino a lei e le prendo il viso tra le mani sollevandolo per baciarla. Lei risponde con passione al mio bacio, cerca la lingua la aspira dentro la sua bocca calda e umida. L’accarezzo, le sfioro il seno e la prendo per le spalle per sollevarla e poi spingerla giù. Lei prima si appoggia ai miei fianchi, poi afferra i miei calzoni e, come aveva fatto con l’amico, me li apre. Il mio membro è sul punto di esplodere, lei lo fissa mentre sale e scende, lo sfiora con le labbra poi apre la bocca e lo ingoia.

Sento una violenta fitta di piacere e spingo in avanti il bacino, lei non si ritrae, si lascia penetrare sino in gola poi prende a succhiarmelo e leccarlo con una passione che non ho mai sentito in lei durante un rapporto orale. Per la prima volta Laura ha su di lei due uomini. Non si era mai lasciata andare sino a questo punto ed ora sta realizzando quello che so essere il suo sogno più intimo.

Il piacere che prova sotto lo scarica su di me attraverso la sua bocca, è fantastica. Posso cogliere i suoi gemiti di piacere sul glande sotto forma di una piacevolissima vibrazione. Penso che sia merito del vino che ha bevuto ma poi mi accorgo che si muove con troppa regolarità, non perde il ritmo, sale e scende sul membro dell’amico ed ingoia il mio con una regolarità disarmante. Solo il piacere intenso che prova la costringe a staccare le labbra da me per inspirare a fondo, reclina la testa indietro e si spinge giù, ha come un fremito ed il suo ventre si sta contraendo ripetutamente.

– Inondatemi…! – rantola poi torna ad ingoiarmi il peneCome sono dentro la sua bocca la sento venire, il suo corpo è preda di un orgasmo delirante. Non si solleva più dal membro dell’amico, lo tiene tutto dentro e muove solo il pube. Intanto geme scorrendo il mio pene. Lo stimolo è forte e Laura è troppo eccitante, sto per venire dentro la sua gola, cerco di trattenermi per prolungare quell’istante fantastico, poi sento la voce dell’altro che sta per eiaculare nel ventre di Laura e mi lascio andare.

Le abbiamo scaricato dentro il nostro seme allo stesso momento, Laura ha finalmente sentito un maschio riempirle il ventre ed un altro inondarle la gola. Lei rimane immobile, raccoglie dentro di sé tutto il nostro seme avidamente. Solo quando mi allontano lei si alza e lascia uscire dalla vagina il membro, ormai rilassato, dell’amico, un po’ di sperma fuoriesce e gocciola a terra. Laura è stravolta, ha un’espressione che raramente le ho visto in volto.

Non ci dice nulla e si stende sul divano con le gambe aperte, ansimante. È persa nel suo languore orgasmico e non la disturbiamo mentre il nostro amico si riveste per uscire. Quando torno da lei la trovo nella stessa posizione, non si è mossa anche se il respiro ora è regolare. – Come stai? – le domando- Splendidamente! – conferma lei- Sei stata fantastica…- Mi sentivo bruciare dalla voglia…- confida- Ed ora?- Mi avete in parte spenta!La fisso negli occhi ancora lucidi poi scendo lungo il suo corpo, supero il seno e mi soffermo sul ventre prima di appoggiarvi una mano.

Percepisco ancora delle lievi contrazioni allora le cingo dolcemente i fianchi e la trascino in avanti sino a portare il pube sul bordo del divano. Lei reagisce e solleva il bacino spingendo sulle gambe che nel frattempo apre ancora di più. Sento il mio sesso reagire, non si è mai sopito completamente nonostante il piacere riversato nella sua gola. Laura questa sera è stata davvero troppo eccitante. Estraggo il membro e lo punto contro la sua vulva, la penetro dolcemente risvegliando la sua passione.

È talmente dilatata da risucchiarmi dentro, è umida, lubrificata, invitante. Quando esco da lei l’asta del pene è ricoperta dai suoi umori o dal seme che tiene dentro. – Fammi godere… fammi godere ancora! – mi prega leiInizio a muovermi sempre più velocemente, lei assorbe le mie spinte quasi passivamente, si lascia sbattere secondo la mia volontà. Solo i movimenti del bacino testimoniano la sua profonda ed intima partecipazione all’amplesso. Laura e le sue oscene fantasieErano passate quasi due settimane da quando Laura mi aveva confessato di essersi fatta sbattere dai suoi due colleghi ed io non riuscivo a pensare ad altro.

Non perché fossi geloso, anzi, non facevo altro che immaginarmi mia moglie in mezzo a due cazzi, bagnarsi e godere come una troia. Il pensiero era quasi diventato un tormento e lei se ne era accorta, ogni volta che scopavamo mi provocava, mi diceva di come fosse bello essere posseduta da due cazzi ed io immancabilmente sborravo come una fontana. Avevamo già fatto sesso a tre con Elisa, la migliore amica di Laura, e Laura stessa con due colleghi, ognuno di noi due poi ha avuto delle altre scappatelle extra coniugali, ma Laura con un altro cazzo, dal vero, ancora non l'avevo mai vista.

Il tarlo nella mia testa ormai era diventato insopportabile. “Devo scoparti anch'io con uno di loro” le dissi. “Non ti preoccupare, non c'è cosa che voglia di più al mondo amore mio” mi rispose lei. Laura mi disse che avrebbe voluto ripetere quell'esperienza assieme a me ed al suo collega Andrea, il ragazzino appena ventenne (io e Laura siamo coetanei, entrambi trentanovenni), che tanto l'aveva fatta eccitare. Io le dissi che per me non c'erano problemi, ma che mi sarebbe piaciuto fare un giochino, così le feci la mia proposta…Il giorno fatidico era finalmente arrivato, Andrea giunse a casa nostra, come d'accordo, verso le 14.

30. Mia moglie lo avvisò in ufficio il giorno prima. Dalla volta della loro esperienza a tre non ci fu più nulla fra loro se non fugaci scambi d'occhiate, ammiccamenti e la promessa di vedersi nuovamente. Del resto, mia moglie era una donna sposata trentanovenne, mentre lui uno splendido ragazzo, nel fiore dei suoi vent'anni e sicuramente attorniato da più di qualche giovane bella fichetta. Ad ogni modo, dicevo, Laura lo avvisò il giorno prima, gli disse che io ero fuori città per il week end assieme a degli amici per un viaggio non meglio specificato, e che le sarebbe molto piaciuto se sabato pomeriggio fosse passato da lei per riprendere da dove si erano lasciati alla cena di lavoro.

Per quanto il ragazzo fosse pieno di fichette per le mani non si fece certo perdere l'occasione di sbattersi una bella donna quasi quarantenne (sogno erotico di tutti i ragazzi), con due splendide tettine, un culo morbido e leggermente abbondante, un visino dolce ed uno sguardo che te lo rizza all'istante. Andrea suonò alla porta alle 14. 30 in punto. Puntuale come un orologio. Mia moglie andò ad aprirgli. “Ciao Andre, ti stavo aspettando…” Disse mia moglie.

“Ciao Laura” Rispose lui “come va? Sei sola”“Certo caro, sola ed indifesa”. Dal piano sopra sentivo i classici bacetti di saluto e le classiche frasi di rito. Io me ne stavo di sopra, dentro al bagno, con la porta socchiusa, i balconi chiusi e la luce spenta. Non volevo essere visto. L'idea fra me e Laura era quella di non dire ad Andrea della mia presenza, ma fargli credere di essere solo con mia moglie e di potersela sbattere a piacimento.

Laura doveva soltanto portarlo in camera da letto, iniziare a giocarci assieme mentre io dall'uscio socchiuso del bagno, al buio,. mi sarei gustato la scena attraverso le ante a specchio della camera da letto. Ad un certo punto poi, come nelle più stupide trame di film porno, sarei intervenuto e ce la saremmo spassata tutti assieme. C'era naturalmente l'incognita riguardo alla reazione del ragazzo al mio ingresso, ma anche quella faceva parte del gioco.

Dopo una decina di minuti di frivola conversazione ed un caffè assieme come vuole la buona ospitalità, Laura decise di rompere gli indugi: “Andrea, non so cosa tu possa pensare di me, non vorrei che credessi che io mi sia innamorata, perchè non è così, spero che altrettanto sia per te. Ti ho fatto venire qui oggi perchè quello che è successo tra noi due settimane fa mi è piaciuto molto, io voglio molto bene a Franco, mio marito, ma ho spesso bisogno di essere soddisfatta, ho molte voglie, e non vedevo l'ora di avere nuovamente l'occasione per stare con te…” “Laura, io davvero… non… non saprei cosa dire, tu sei molto provocante ed eccitante, e poi in ufficio sei sempre gentile con me, quando vuoi … basta sola che tu chieda!!!” Rispose.

“Caro il mio piccolo!!! Adesso fammi una cortesia, io mi sono lavata poco prima del tuo arrivo, qui c'è il bagno di servizio, lavati per cortesia perchè non resisto più! Il bagno di sopra è rotto e non è ancora stato riparato” (Dentro a quel bagno c'ero io). Dopo qualche minuto li sentii salire. Fu allora che per la prima volta vidi questo benedetto Andrea. Non c'è che dire, Laura lo aveva scelto bene, alto, castano chiaro quasi biondo, un bel fisico asciutto ed un viso angelico.

Mi passarono davanti senza che questi si accorgesse di nulla. Entrati in camera mia moglie gli si gettò al collo e gli infilò la lingua in bocca. Il ragazzo prese dapprima ad accarezzarle i fianchi palpandole in maniera alternata il culo e le tette. Dopo un minuto di slinguazzamenti e palpeggi vari Andrea prese l'iniziativa, afferrò Laura per i polsi, la girò spalle a sé e prese a baciarla e leccarla selvaggiamente sul collo, mentre le sue mani scivolavano sempre più verso il basso fino ad iniziare a massaggiarle la fica.

Poi con un gesto deciso la spinse verso il letto. Lei cadde sul letto a pancia in giù, Andrea la prese per i fianchi e di colpo le sfilo i leggins ed il perizoma che Laura indossava, lasciandola a gambe nude ed il culo per aria ancora con la maglietta attillata ancora addosso. Andrea si buttò nel letto a sua volta, prese mia moglie per le natiche ed iniziò a leccarle la fica ed il buco del culo da dietro.

Quella lingua sfrontata fra i suoi buchi fece immediatamente gemere mia moglie che gustando appieno l’attimo, aveva iniziato a stringere i pugni avvinghiandosi alle lenzuola. Io dal canto mio mi stavo eccitando come un matto, il cazzo già mi scoppiava e continuavo a guardare in maniera morbosa quel ragazzo poco più che adolescente leccare gli umori di mia moglie. Laura seguitò ad inarcare la schiena sollevando il culo ed offrendosi sempre più oscenamente ad Andrea, il suo respiro era sempre più intenso, si stava eccitando come una porca.

Andrea dal canto suo alternava le penetrazioni di lingua ora alla fica ora all’ano di Laura, la quale ad un certo punto si sfilò dal suo giovane linguista dicendogli: “Ti voglio nella mia bocca” e sedendosi sul letto dopo essersi tolta la maglietta ed essere rimasta come mamma l’ha fatta, aiutò Andrea a spogliarsi. Il ragazzo aveva davvero un bel fisico, asciutto, completamente depilato, un totale peso forma. Non appena si girò non potei fare a meno di notare un cazzo in tiro di dimensioni davvero ragguardevoli.

Non che io mi sentissi poco dotato, Laura, Elisa ed altre non avevano mai avuto nulla da dire sulle mie dimensioni, ma quelle di Andrea erano davvero fuori dal comune. E brava la mia mogliettina. Anch’io a questo punto presi a toccarmi, tirai fuori il cazzo e presi a segarmi davanti al loro amplesso. Andrea si stese e Laura gli salì sopra a 69, io dalla mia posizione potevo vedere i piedi e l’uccello del ragazzo e la faccia di Laura che stava per accoglierlo nella sua bocca.

Sentivo quella vacca di mia moglie gemere ed invitare il suo giovane amante a continuare con il suo operato mentre lei dopo aver sputato sopra la cappella di Andrea aveva preso a succhiarla come una posseduta. Guardavo Laura lavorarsi quel cazzo meraviglioso, la vedevo ingoiarlo, leccarlo dalla cappella fino alle palle, e giocare con la sua lingua lungo tutto l’inguine per poi risalire sui coglioni. Ora aveva preso a succhiare guardando insistentemente verso di me, lei sapeva che io la stavo guardando, forse si aspettava che uscissi, forse voleva solo esibirsi, ma di sicuro l’effetto che ne ottenne fu quello di sextenarmi un’eccitazione fuori dal comune.

Vedere mia moglie Laura spompinare un cazzo enorme non aveva prezzo. A quel punto forse sarei dovuto entrare come eravamo d’accordo, ma la morbosità di osservare quella coppia mi bloccava. Mi eccitavo da morire nel guardarli. Probabilmente Laura doveva avere capito la situazione, la cosa la eccitava sicuramente e non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Io dal canto mio ormai avevo deciso che li avrei lasciati fare, sarei intervenuto dopo che il ragazzo si fosse svuotato.

Pronti per il secondo round. “Scopami Andrea, scopami forte” Disse Laura, si alzò dal corpo del ragazzo, che dal canto suo rimase steso nel letto, si portò verso il cazzo di Andrea ed a smorza candela dando le spalle al suo amante, mia moglie si infilò nella sua fica fradicia quel grosso cazzo. Andrea le stringeva i fianchi mentre lei cominciò in maniera decisa a cavalcarlo, con una mano continuava a sgrillettare il clitoride mentre con l’altra si massaggiava una tetta.

Lo sguardo sempre rivolto verso la mia postazione. Sapeva che la guadavo, la sua lingua roteava fra le labbra, i suoi movimenti su quel cazzo erano sempre più forti, i suoi respiri sempre più intensi, l’oscenità stava impossessandosi di lei:“Oh mio dio Andrea continua ti prego, continua, fammi godere, continua spingi forte ti prego…”,Fino a quando si abbandonò ad un gemito quasi isterico. La mia porcellina era appena venuta. Si stese di schiena per un attimo su Andrea il quale sempre con il cazzo in fica le passò un braccio sul ventre ed insieme si adagiarono di fianco.

Ora il porco aveva ricominciato a stantuffarla da dietro sul fianco tenendole la gamba sollevata. Dalla mia posizione potevo vedere quel cazzone sfondare la fica di mia moglie che era completamente fradicia. Laura continuava a gemere, la sua mano era sempre a stimolare il clitoride, che grandissima vacca!“Laura sto per scoppiare” Disse Andrea,“No ti prego, non ancora, resisti…” Rispose lei. Laura fece nuovamente sdraiare il ragazzo per riprendere a cavalcarlo da sopra. La vacca stava ancora sopra di lui (questa volta dava le spalle a me), dimenava i fianchi come una forsennata, faceva sparire quell’enorme mazza tutta dentro la sua fica mentre il ragazzo piegandosi in avanti le succhiava e le mordicchiava i capezzoli.

Andrea però ormai non ce la faceva più, Laura se ne accorse:“Non venirmi dentro…” fece appena in tempo a dirlo e a sfilarselo che l’uccello di Andrea inondò copiosamente una chiappa di mia moglie di calda e densa sborra. Laura prende regolarmente la pillola ed adora sentire dentro di sei i caldi schizzi di sperma, quindi capii che volle offrirmi quello spettacolo; lo spettacolo di farsi sborrare addosso in maniera tale che io potessi ammirare tutto l’operato del loro amplesso.

La visione del culo di mia moglie pieno di sborra fu per me qualcosa di una libidine inaudita. Avevo cominciato a ad aumentare il ritmo della mia sega ed anch’io sborrai dall’eccitazione. Laura era ancora calda, Andrea l’aveva riportata a mille con l’eccitazione dopo il suo primo orgasmo; il suo amante le aveva inondato il culo di sborra ed ora si stava prendendo un minuto di riposo. Ma io conoscevo bene quella troietta, ed ora ci sarebbe stato da divertirsi.

“Allora Andrea, com’è stato? Sono come una delle tue ragazzine?” Chiese mia moglie. “Oh Laura, sei fantastica” rispose“Puoi dirmi pure che sono una troia, non mi offendo, sai quando si tratta di sesso non capisco più nulla. ”“Bè non sei certo la prima donna che tradisce il marito… anche se effettivamente…”“Cosa?”“Beh, due settimane fa l’hai fatto con due uomini… …non è da tutte…” Laura naturalmente colse la palla al balzo:“E tu? Non lo avevi mai fatto in tre?” “No”“E ti è piaciuto più di adesso?” “E’ stata una cosa diversa”Mentre chiacchieravano, io ero ancora fermo ad ascoltarli, Laura aveva ripreso a segare il cazzo a riposo di Andrea, il quale naturalmente la lasciava fare.

Laura continuava ad incalzarlo:“Lo sai che quando sono tornata a casa ho raccontato tutto a mio marito?”“Non ti credo” “Te lo giuro”“E lui come ha reagito?”“Si è eccitato e mi ha scopata, mi ha fatto anche il culo. Poi mi ha detto che anche lui voleva scoparmi assieme ad un altro…”“Ma dai…”“Non mi credi?” “No”“puoi chiederglielo tu stesso se vuoi… vieni amore mio!”Fu così che feci il mio ingresso nella stanza. Completamente nudo con il cazzo in mano.

Nel vedermi Andrea balzo sul letto mettendosi seduto, il suo cazzo che fra le sapienti mani di Laura si era rinvigorito ora di colpo si era spento. Il rossore sulle sue guance, l’evidente stato di imbarazzo. Ci pensò Laura a rassicurarlo appoggiandosi a lui accarezzandolo in viso e dicendogli che non vi era nulla di cui preoccuparsi. Poi con la solita malizia si rivolse verso di me:“Allora amore mio ti è piaciuto lo spettacolo? La tua mogliettina è stata abbastanza troia per te?”Io però continuavo a guardare Andrea, la sua espressione era un misto fra sbigottimento e paura, così decisi anch’io di tranquillizzarlo:“Ciao Andrea, piacere, io sono Franco il marito di questa porcellina, non ti preoccupare, io e Laura eravamo d’accordo…”Continuai spiegandogli la situazione, mentre Laura continuava a coccolarlo come fosse un bimbo impaurito.

Dopo qualche minuto, mia moglie prese nuovamente le redini (che donna!!!) dicendogli:“Oh Andrea, adesso basta, ti abbiamo detto che è tutto ok, che mio marito voleva godere di tutta questa situazione, finiscila di frignare e cerca di riprenderti con questo bel cosino…” E prese a segare nuovamente il suo cazzo. Io mi portai verso di loro ed infilai il mio uccello nella bocca di mia moglie. Dopo anni, vedevo un altro sogno realizzato: La bocca di mia moglie piena del mio cazzo, mentre in mano stringeva l’uccello di un altro uomo.

Andrea iniziava a sciogliersi, il suo cazzo stava tornando alle sue esagerate dimensioni, mentre con una mano stava palpando una tetta di Laura, la quale ancora su di giri gli disse:“Dai piccolo mio, leccami la fica”Andrea ubbidiente portò la sua bocca fra le gambe di Laura. Io presi la testa di mia moglie tenendola ferma ed iniziai a scoparle la bocca in maniera decisa. Nel mentre guardavo Andrea, il suo mento era completamente fradicio degli umori della fica di Laura che aveva iniziato a sbrodare come una cagna.

Lei nel frattempo continuava a gustarsi spasmodicamente il mio uccello con la bocca. Dopo qualche minuto Laura non ce la faceva più, moriva dalla voglia di sentire nuovamente dentro di se un paletto di carne. Io e Andrea ci stendemmo sul letto uno affianco all'altro, mia moglie si mise sopra di me ed in men che non si dica iniziò a cavalcarmi furiosamente infilandosi il mio cazzo nella sua fica fradicia. Laura era eccitata al massimo, il mio cazzo la penetrò senza alcuna difficoltà, la sua fica era un lago.

Mentre si muoveva sopra di me prese in mano il cazzo di Andrea ed inarcando la schiena iniziò a succhiarlo furiosamente. Io dal canto mio ero al settimo cielo, vedevo mia moglie scoparmi e succhiare l'uccello di un altro, oltretutto molto più giovane di noi. La situazione ci eccitava da morire. Sempre con il cazzo fra le grinfie di Laura, Andrea iniziò a voltarsi ed a giocare con il buco del culo di mia moglie, mentre io le spaccavo la fica Andrea iniziò a massaggiarle il buchetto con le dita, lentamente faceva colare dei rivoli di saliva sull'ano di Laura, alcuni dei quali scivolavano anche sul mio cazzo, e sempre con delicatezza iniziò a penetrare quell'invitante buchetto con le dita.

Mia moglie iniziò a fremere sempre di più. Ebbi la sensazione che probabilmente avrebbe gradito anche un terzo cazzo avendo in quel momento riempito tutti i suoi buchi. Andrea si alzò e ci fece capire di voler inculare Laura, questa al pensiero di riassaporare nuovamente una doppia penetrazione ebbe un lampo negli occhi. Sentii il cazzo di Andrea sfiorare il mio, che nel frattempo se ne stava ben bene all'umido calduccio della fica, io smisi di affondare i miei colpi e mi fermai in attesa, Andrea puntò la sua cappella nell'ano di Laura ed iniziò a spingere piano.

Osservavo lo sguardo di mia moglie e la vedevo completamente trasportata dall'eccitazione, sentivo il suo respiro farsi sempre più affannoso e sempre più violento. Il cazzone del giovanotto stava entrando sempre più e Laura godeva come una porca:“Guardami amore mio, guarda tua moglie come gode, guarda che puttana fra due cazzi…” mi disse. “Ti adoro Laura, ti piace fare la troia vero?” Le chiesi“Da morire, sbattetemi, brutti porci, fate godere la vostra troia” continuò con la voce rotta dai nostri colpi.

“Vuoi farmi il culo anche tu vero amore?” Mi chiese dopo un po' “Non vedo l'ora”“Si ma voglio sempre due cazzi, è meraviglioso” Così dicendo la cagna si sfilò dalle nostre mazze. Mi fece rimanere sdraiato, si voltò e sempre a smorza candela, ma questa volta volgendomi la schiena, prese ad infilarsi il mio cazzo nel culo. Quel dolce buchetto era una meraviglia, anche se era appena stato sconquassato dal mattarello di Andrea aveva ripreso immediatamente il suo tono muscolare e subito dopo essere stato trafitto dalla mia cappella si era immediatamente avviluppato al mio cazzo.

Sentivo quel caldo pertugio stringermi l'uccello, stavo godendo come un matto. Mia moglie si stese sul mio petto offrendo la fica in maniera oscena al suo giovane amante mentre il suo buco del culo era impalato dal mio cazzo. Andrea questa volta fu molto meno delicato e fiondo il suo paletto nella fica di Laura in maniera piuttosto violenta. Questa emise un grido soffocato:“Cazzo Andre, mi fai male” “Ma quale male” rispose lui “pensa a godere… troia” “fanculo, scopa stronzo” le rispose leiLaura si abbandonò completamente ai nostri due cazzi che la sfondavano.

Con una mano prese a massaggiarsi e stimolarsi il clitoride, cominciando dopo un po' ad ansimare sempre più violentemente fino a quando spinse Andrea fuori dal suo corpo e gli schizzò del liquido vaginale sul cazzo, mentre altri due zampilli le colarono lungo l'inguine annegando il mio uccello che nel frattempo se ne stava sempre infilato nel culo. “Magnifico, ragazzi…” Sospirò mia moglie. “Continua a scoparmi il culo Franco ti prego”La afferrai in vita ed entrambi ci girammo sul fianco, a quel punto la penetrai in fica.

Era unta, viscida e caldissima, sentivo il mio uccello sguazzare in quel lago di godimento. Mentre continuavo a scoparla sul fianco, nella sua bocca era tornato il cazzone di Andrea. Mi sfilai e mentre Laura seguitava a spompinare il ragazzo, non resistetti alla tentazione di affondare la mia lingua in mezzo a tutto quel lago che colava dalla sua fica. Il sapore della sborrata di mia moglie era fantastico. Mi riempii il viso di tutta quella bella sbrodolata.

Roteavo la lingua in maniera così veloce e così indelicata che dopo poco sentii quella cagna venire nuovamente. A quel punto anche noi maschietti eravamo cotti a puntino, tanto che decisi di infilarlo anch'io nella sua bocca mentre Andrea pensò di rinfoderare il suo gioiello nella fica allagata della mia signora. Dopo pochi colpi ed una breve slinguazzata, con una sincronia senza pari sia io che Andrea esplodemmo. Io per primo inondai la bocca ed il viso di mia moglie, la quale cercò di non farsi scappare neanche una goccia ma non ci riuscì.

Avevo spruzzato una quantità industriale di sperma ed un po' di questo inevitabilmente le colò dalla bocca grondando e penzolando dal suo bel visino. Nel mentre stavo sborrando in maniera sublime anche il nostro giovane amico riempì la fica di Laura. Dopo aver anch'egli effettuato una sborrata colossale estrasse il cazzo dal pertugio ove vi era infilato e copiosamente tutto il suo succo prese ad uscire colando sull'inguine e fra le cosce della mia beata signora che ora si trovava sommersa dallo sperma.

La soddisfazione fu tale che ci abbandonammo tutti e tre sul letto. Esausti e felicissimi. La visione di mia moglie ricoperta di sperma era qualcosa che mi mandava al settimo cielo, vedere un nostro amico sul nostro letto a condividere in maniera così intensa i nostri piaceri era qualcosa di appagante per entrambi. Ci abbandonammo ad un sonnellino. Dopo circa un'oretta ci svegliammo, ognuno di noi si fece una doccia e poi cominciò il terzo round e così per tutta la notte.

Alla frontiera con mia moglie LauraSono ormai alcuni anni che con mia moglie Laura ci concediamo un po' di simpatiche ed eccitanti divagazioni sul tema sesso. Abbiamo sperimentato lo scambio di coppia, la frequentazione di club privè e anche qualche intrigante situazione pubblica tipo discoteca, spiagge nudiste ecc…, ma mai avevamo vissuto un'esperienza come quella che ci è capitata la scorsa estate. Avevamo trascorso alcuni giorni a girovagare allegramente fra Austria e Ungheria, avevamo visitato la splendida Vienna e l'affascinante e conturbante Budapest.

Poi un paio di giorni, per altro un po' noiosi, sulle spiagge del lago Balaton per dirigerci successivamente alla volta della Croazia. Percorsa un'autostrada semideserta e di recentissima inaugurazione, siamo giunti al punto di dogana con la Croazia. Al gabbiotto di frontiera ci viene richiesta per la prima volta la carta verde di assicurazione internazionale da uno scorbutico militare croato. A quel punto io e Laura ci siamo guardati negli occhi scoprendo che nessuno dei due aveva pensato di procurarsi il documento ormai necessario solo in caso di viaggio in paesi non comunitari.

Abbiamo cercato di essere simpatici e di dimostrare la nostra buona fede, ma quello non ci considerava neppure e ci ha fatto capire che stava per multarci per una cifra di oltre mille euro e minacciava anche il possibile sequestro della vettura. A quel punto la situazione era veramente delicata e non sapevamo che pesci prendere. Intanto il militare era stato raggiunto da 2 colleghi e fra loro se la ridevano sulla nostra situazione.

Non sapevamo che fare. A un certo punto, con un po' di disgusto, ho notato che il loro parlare incomprensibile era alternato a numerosi sguardi e sorrisetti alla volta di mia moglie e la cosa si faceva via via più insistente. Li odiavo profondamente, avessi potuto gli avrei rotto il naso a tutti e tre. Improvvisamente il capo mi si avvicina e, questa volta in perfetto italiano, mi chiede cosa avevamo deciso di fare.

Chiesi se potevo pagare con carta di credito (che altro potevo fare) e se potevamo evitare il sequestro della vettura. Come se niente fosse, quello stronzo mi propose senza mezzi termini di far divertire lui e i suoi amici con mia moglie e di chiudere lì la vicenda. Mi si accappnò la pelle, avrei voluto dargli un pugno su quel sorriso beffardo, ma allo stesso tempo la situazione creatasi mi apparve estremamente eccitante e, perchè no, vantaggiosa.

Non risposi, ma mi girai verso Laura che mi guardava con uno sguardo interrogativo. Era bellissima e molto sexy, aveva i capelli biondi sciolti sulle spalle, una gonnellina estiva turchese che lasciava ben in vista le sue gambe abbronzate e affusolate su dei sandali con tacco alto; e poi quella camicetta bianca, allacciata in vita che avvolgeva il suo seno meraviglioso lasciat libero…Laura era molto, molto attraente. Dissi all'uomo di aspettare un attimo e mi diressi verso di lei.

Le spiegai senza giri di parole cosa mi aveva proposto quello e lei rimase esterefatta, non disse nulla sul momento, poi mi guardò in un certo modo e fu sufficente per capire che stavamo per vivere un'esperienza incredibile. All'uomo risposi che si poteva fare e lui senza dir nulla fece segno agli altri 2 di andare ai punti di controllo; prese mia moglie per mano e fece cenno a me di seguirli. Mi fece fermare all'angolo fra un container e la strada dicendomi di controllare che non arrivasse nessuno; loro si misero dietro, a qualche metro da me, li guardavo come guardassi un film; era una situazione irreale.

Laura era tesa come una corda di violino, ma lui, con dei modi da bovaro, ci mise poco a sciogliere la situazione. L'apoggiò alla parete del container, le mise la lingua in bocca senza alcun complimento, le infilò una mano sotto la gonna e lo vedevo muoverla alla ricerca dello slip; capii benissimo quando le infilò le dita nella figa: lei mugolò portando la testa all'indietro. Lui si sbottonò i pantaloni militari e ne tirò fuori un cazzo ancora non duro; le prese la testa staccandosi da lei e gliela portò all'altezza dell'uccello.

Laura si inginocchiò e cominciò a succhiarlo e leccarlo con avidità. Ci mise ben poco a svuotarle in bocca e sulla camicetta, all'altezza del seno, una sborrata colossale che la imbrattò anche nei capelli. Laura rimase lì, a carponi, con la camicetta fradicia e ora divenuta semitrasparente; lui si mise a posto il cazzo e contemporaneamente chiamò un collega. Passandomi a fianco mi sorrise e mi diede una pacca sulle spalle. Il secondo arrivò scambiando una risata col primo, si avvicinò a Laura, le slacciò la camicetta bagnata dello sperma dell'altro, le palpò le sue morbide e abbondanti tette, poi la girò, la spinse contro il container, la sistemò allargandole le gambe, si tirò fuori un cazzo duro e grosso, lo spinse all'altezza del culo cercando la figa e glielo ficcò dentro con un sol colpo.

Lei quasi nitrì per il piacere e lui cominciò a darle colpi violenti mentre parlava dicendo cose incomprensibili, ma quando si girò verso di me ebbe cura di parlare in italiano per dirmi: “sapessi com'è bagnata questa troia! Fatti una sega mentre la scopo, coglione!”. Mi andò il sangue alla testa, ma non seppi resistere e comincia a masturbarmi furiosamente. Andò avanti almeno per un quarto d'ora, sempre nello stesso modo e con la stessa violenta cadenza di colpi.

Laura godette, urlò il suo piacere come una cagna, e quando lui la girò per sborrarle addosso, lei si mise carponi e si fece piovere lo sperma sul viso e sulle tette, leccando poi golosamente l'uccello dell'uomo. Lui si ricompose ridendosela e dicendomi che una troia così poteva essere solo italiana, le diede una sculacciata e poi andò a chiamare il terzo. Era un ragazzino di neppure vent'anni; arrivò vicino a Laura eccitatissimo e spavaldo.

Lei era appoggiata alla parete con lo slip scivolato attorno a una caviglia, la gonna fermata con un giro alla cintura e le tette fradicie e scoperte alla vista del ragazzo e alla mia. Era splendida, laida e affascinante allo stesso tempo. Aspettava di essere presa ancora una volta. Il ragazzo faceva il duro, ma si capiva bene che non stava nella pelle. Era impacciato, ma riuscì a tirare fuori il cazzo in tempo per sborrarle come un fiume, ancora una volta in bocca e sul seno.

Neanche fece in tempo a penetrarla. Si asciugò il cazzo con i capelli di lei con fare quasi umiliante. Mi guardò strafottente e se ne andò. Ora eravamo soli io e Laura. Avevo ancora il cazzo duro in mano e la voglia di svuotarglielo addosso. Lei cercò di riassettarsi alla meno peggio. Mi avvicinai. Incrociammo lo sguardo. Sentii mettermi una mano sulle spalle, mi girai, era il primo militare che mi guardava sferzante. Mi scostò.

Aveva già il cazzo fuori, si avvicinò a mia moglie, mentre lei lo guardava un po' stranita. La fece accovacciare per infilarle di nuovo l'uccello mezzo moscio in bocca. Poi lui mi guardò e mi disse: “mi ero dimenticato del culo”. Laura succhiava di fianco a me un cazzo che si gonfiava sempre di più; era avida e aveva sentito quello che lui mi aveva detto. Quando fu duro e pronto fu lei stessa che si alzò, si girò, inclinò bene il suo splendido culo, girò lo sguardo verso l'uomo e gli prese l'uccello in mano; lo diresse verso il suo buco di culo, lo posizionò,poi, guardandolo come una mignotta, lo pregò di fotterla.

Con un sol colpo la impalò mentre lei cacciò un grido di dolore misto a piacere. Prese a incularla con una violenza inaudita, mentre io mi masturbavo a meno di un metro da loro. Il bastardo mi guardò con un ghigno beffardo sotto la fronte madida di sudore, mentre le tirava i capelli per far aumentare l'inclinatura della schiena e del culo. Non finiva più di incularla, ma Laura ora ne traeva solo piacere e cominciò a godere furiosamente scuotendosi sulle gambe e gridando in continuazione una sola parola: “Siiiii”.

Quando lui le sborrò nel culo con dei colpi tremendi, lei tremava come una foglia e rimase in quella posizione per alcuni minuti, stremata, sfiancata contro la parete, con le gambe larghe, mentre lui se ne andava come se nulla fosse, sudato come un maiale e dicendomi: “gran troia, potete andare”. Laura era ancora girata di pecora, non parlava, ma il suo volto raccontava il piacere di quell'esperienza. Io non seppi trattenermi e le sborrai anch'io sulla schiena.

Risaliti alla meno peggio in macchina, rimanemmo in silenzio per alcuni chilometri, poi ci fermammo a una fontanella a ripulirci un poco. Per giorni e giorni, ogni volta che abbiamo scopato, le ho raccontato quello che le avevo visto fare, rigodendo in continuazione di quell'esperienza. La più sgualdrina delle mogliHo conosciuto Laura quando eravamo ragazzini, le nostre famiglie erano amiche e spesso ci ritrovavamo insieme. Io avevo quattro anni più di lei che vedevo come una ragazzina rompishitole, una sorta di sorellina antipatica e lei mi vedeva allo stesso modo.

Con il trascorrere degli anni restammo amici, entrambi vivendo le nostre prime esperienze d'amore, con l'aumentare dell'età l'antipatia reciproca che provavamo da ragazzini si trasformò in una bella amicizia. Fu solo quando Gianni, il mio più caro amico d'infanzia, mi disse “Laura è diventata veramente una gran bella ragazza”, che mi resi conto che l'amicizia poteva diventare qualcos'altro. Gianni, oltre a Laura, è la persona più importante della mia vita, ho sempre chiesto il suo giudizio in ogni importante decisione della mia vita e così è stato anche quando dichiarai il mio amore a Laura.

“Ma che aspetti? E' fatta per te. ”Lei aveva 22 anni, io 26 e mi ero appena laureato in Economia e Commercio. Cominciai a lavorare presso lo studio di un commercialista, cinque anni dopo ci sposammo, nel frattempo lei si era impiegata presso una banca. Gianni e sua moglie Alessia furono i nostri testimoni di nozze. Da allora spesso e volentieri trascorrevamo i week-end e le vacanze insieme. Gianni era il vero leader del gruppo, aveva sempre avuto una personalità molto più forte della mia, sapeva prendere le decisioni senza curarsi delle opinioni degli altri, per me, invece, l'approvazione delle persone attorno a me è sempre stata molto importante.

Non sono mai stato tipo che ama stare al centro dell'attenzione e anche mia moglie Laura, pur essendo diventata una gran bella donna non ama essere troppo appariscente, al contrario di Alessia alla quale piace vestire in modo più sexy, pur non essendo mai volgare, e cambia spesso colore dei capelli passando dal rosso fuoco al biondo platino. Dopo tre anni di matrimonio e una vita sessuale direi normale, stavo vivendo una fase direi di stanchezza e di calo del desiderio.

Un po' di stanchezza originata dal troppo lavoro e un po' di noia causata dalla routine avevano diminuito di molto la nostra attività sessuale. Laura ne soffriva un po' e me lo diceva, pur comprendendo che era un fatto momentaneo determinato dallo stress. Una svolta accadde quando lei andò per tre giorni da sua madre che si era trasferita nella sua città d'origine dopo essere rimasta vedova, a 300 km da casa nostra. In quei tre giorni solo in casa, stranamente venni colto da un improvviso aumento di voglia di sesso.

Il mio amico Gianni non si era mai fatto scrupolo di farsi avventurette qua e là, ma io non avevo mai voluto tradire mia moglie, più che altro per paura delle conseguenze, se fossi stato scoperto. Decisi così di dedicarmi ad una maratona masturbatoria come quelle che facevo da ragazzo, accesi il PC e mi collegai ad uno dei tanti siti porno. Cominciai a visionare filmati su filmati, la fantasia cominciò a galoppare in modo incredibile quando mi imbattei in un filmato che vedeva come protagonista una donna americana che somigliava un poco a mia moglie alle prese con due ragazzoni.

L'idea che quella donna potesse essere lei (ovviamente non lo era, la donna somigliava a lei solo un poco), e che facesse una cosa del genere solo per far piacere a me, mi eccitò in modo incredibile. Restai sveglio tutta la notte, mi masturbai altre 3 volte, e restavo sempre eccitato, era una sensazione incredibile. L'adrenalina era tale che, non riuscendo a prendere sonno, cominciai a gironzolare per forum e chat a sfondo sessuale, dialogando con molte persone che si eccitavano alla mia stessa fantasia, vedere la propria moglie scopata da altri uomini.

In mezzo ad una serie di personaggi chiaramente falsi e altri maleducati, mi soffermai a parlare con Alessandro. Anche lui aveva questa mia stessa fantasia, e l'aveva comunicata alla moglie. La quale, inizialmente aveva reagito male, ma poi, resasi conto che la cosa aveva risvolti positivi sulla loro vita sessuale, cominciò a giocare in tal senso con il marito. Inizialmente fingevano la presenza di un terzo, dopo qualche tempo decisero di fare il salto di qualità e lei andava davvero a letto con un altro, per poi raccontare tutto al marito.

E in diverse occasioni lui aveva anche assistito. Dopo diversi anni Alessandro e sua moglie si separarono, perché lei si era definitivamente innamorata del suo amante, ma lui non era affatto pentito. “Ho vissuto sensazioni irripetibili e meravigliose, anche se sono costate il mio matrimonio, se tornassi indietro rifarei tutto, anche se oggi mia moglie mi manca da morire. ”Trascorsi i due giorni seguenti a vivere attaccato al PC alla scoperta del mondo cuckold (come vengono chiamati coloro che si eccitano a vedere la propria donna fare sesso con qualcun'altro).

Conobbi altre persone e confrontai le loro esperienze con le mie sensazioni. Decisi di parlarne a mia moglie, quando sarebbe tornata, anche perché non sarei stato capace di nasconderle questa mia fantasia, se l'avesse presa male, avrei potuto addossare tutto alla stress ed al fatto che mi era mancata, in quei tre giorni, e non avrei più ripreso l'argomento. Le raccontai tutto, dettagliatamente, la prima serata, il dialogo con Alessandro, e tutto quello che mi era passato per la testa.

Lei contrariamente ai miei timori la prese con molta allegria, mi disse che era contenta che mi fossi confidato con lei, cosa che molti mariti, secondo lei, non avrebbero fatto, e che mi amava ancora di più proprio per questo. Quella sera e per i giorni che seguirono facemmo moltissime volte l'amore, con tante variazioni sul tema. A volte fingevamo che io fossi un altro con cui lei mi stava tradendo, altre volte lei, mentre scopavamo, mi raccontava una sua scopata immaginaria con questo fantomatico amante, e così via.

La nostra vita sessuale migliorò di molto, grazie a questo giochino. La cosa ci divertiva un mondo e ci eccitava parecchio. Ogni tanto parlavamo del fatto se un giorno o l'altro avremmo mai trasformato la fantasia in realtà ed entrambi eravamo d'accordo nel pensare che l'esperienza sarebbe stata troppo forte e rischiosa. La cosa comunque mi prese parecchio, passavo tutti i momenti liberi della giornata a fantasticare su qualche variante o novità nelle nostre fantasie, non avevo mai avuto un'attività sessuale più frenetica, e sentivo il bisogno di parlarne con Gianni.

Una sera ci incontrammo dopo il lavoro per prendere un aperitivo in un pub. Introdussi piano piano l'argomento, temevo che mi giudicasse male, lui era sempre stato il classico “macho”, aveva tradito la moglie in più di una occasione vantandosene con me e, al tempo stesso, era estremamente geloso. Almeno così sembrava. Cominciai a parlargli del fatto che ci sono persone che si eccitano all'idea che la loro donna faccia sesso con un altro e lui mi diceva che è una fantasia che non capiva, ma se a loro piaceva, non giudicava.

Poi, mi spinsi più in là e raccontai tutto, la sua reazione fu molto divertita, più che altro perché non vedeva Laura come una tipa a cui piacessero certi giochi. Ribadì comunque che se la cosa ci divertiva, era contento per noi. “Attenzione a non andare troppo oltre, se lei si trova un amante, come nel caso che mi hai raccontato, potresti pentirtene. ” Gli risposi che non era nostra intenzione passare dalla fantasia alla realtà e di contro, gli chiesi se lui avesse voglia di provare a vedere se questa fantasia avrebbe avuto un effetto positivo anche su sua moglie Alessia.

Il volto di Gianni si rabbuiò. “A volte quasi spero che mi tradisca. Mi prendono i sensi di colpa per tutte le volte che l'ho tradita e in certo senso pareggeremmo i conti. E poi, se lei avesse le sue avventure, sarei autorizzato a proseguire le mie. ”Chiudemmo il discorso lì, cambiammo argomento e tra un cocktail e una risata ci avviammo a casa. L'indomani, Gianni mi telefonò dicendo che voleva raccontarmi una cosa.

Ci incontrammo per pranzo e mi disse che, la sera, aveva raccontato i nostri discorsi ad Alessia. Inizialmente me la presi, avrei preferito che prima, almeno, mi avesse chiesto se poteva parlarne alla moglie, ma lasciai perdere quando seppi che Alessia si era molto divertita all'idea e che anche loro avevano giocato ieri sera con la stessa fantasia, divertendosi parecchio. “Alessia si è molto eccitata all'idea della trasgressione”. Non riprendemmo comunque il discorso per un po' di tempo.

Un paio di mesi dopo, mia moglie mi disse “Devo confessarti una cosa. ” Inizialmente, temevo chissà che, anche per via del mio carattere tendente al pessimismo, invece Laura mi raccontò che pochi giorni dopo la mia chiacchierata, Alessia le aveva telefonato avevano parlato di questa nuova fantasia che ci accomunava, di come la stessero vivendo da donne, e più volte si erano incontrate per fare shopping o per prendere un caffè ed avevano approfondito la cosa, notando che sentivano una complicità maggiore con noi mariti, che si sentivano più desiderate, e che i risvolti sul piano sessuale erano assolutamente positivi.

Io e Gianni comunque non affrontammo più l'argomento per almeno sei mesi. Giunto il mese di luglio decidemmo di organizzare le vacanze insieme e di affittarci un bungalow in un villaggio turistico del sud Italia. Gianni mi confidò che si sentiva strano, che vedeva sua moglie sempre più indipendente ed intraprendente e che per lui, che aveva sempre tenuto in pugno tutte le situazioni, che voleva sempre avere il controllo totale, era una sensazione nuova e strana.

Anche la scelta del luogo di vacanza, per la prima volta era nata da sua moglie e non da lui, e questo indicava che qualcosa nei rapporti tra lui e Alessia stava cambiando. “Alessia sta prendendo sempre più il sopravvento su di me, e tutto è partito da quel gioco sessuale. ” Gli dissi di rilassarsi e che semmai il rapporto adesso era semplicemente più equilibrato, dato che tra me e Laura le cose erano semplicemente migliorate e che non c'era mai stato nessuno, tra me e mia moglie, che avesse il predominio sull'altro.

Semplicemente non doveva porsi il problema e vivere tutto serenamente, tutto qui. Quando giungemmo al villaggio turistico, situato ai piedi di un promontorio, scegliemmo il bungalow con due camere separate, più lontano dal centro del villaggio, nel punto più alto, proprio perché volevamo trascorrere molte ore divertendoci lontano da sguardi e orecchie indiscrete. I primi otto dei dieci giorni previsti per il nostro soggiorno trascorsero meravigliosamente. Mare, cibo e sesso a volontà. Relax totale, ci sentivamo in paradiso.

In genere trascorrevamo la mattina al mare, pranzo, pomeriggio al mare, cena, una passeggiata e poi ci chiudevamo, ogni coppia dentro la propria stanza, fino all'esaurimento della forze, per riprendere il ciclo l'indomani mattina. Due giorni prima della nostra partenza, la direzione del villaggio aveva organizzato una festa nella discoteca situata al centro della struttura. Durante la cena, Alessia con un tono ammiccante disse a Laura, ad alta voce affinché sentissimo tutti “Che ne dici se stasera ci facciamo guardare un po'?”.

“Veramente vi guardiamo già abbastanza”, intervenni io. “Ma io intendevo farmi guardare da qualche altro giovanotto” rispose Alessia con un sorriso malizioso e disarmante, Gianni mi guardò in modo divertito, senza dire nulla. Laura, mia moglie, aggiunse “Ma dai, è solo un gioco divertente, tanto per dare un po' di pepe alle nostre fantasie, diciamolo tranquillamente, lo sappiamo tutti che la cosa vi ecciterebbe. ” “E quindi? Spiegatevi meglio. ” disse Gianni. “Noi ci vestiamo in modo sexy, quando arriviamo in discoteca, andiamo a ballare, e voi restate in disparte a guardarci e osservare se qualche ragazzo ci prova.

”“No – dissi io – non mi va, e se poi c'è qualche malintenzionato o qualcuno che causa problemi?”Laura disse “E' chiaro che non daremmo loro corda più di tanto, e se dovesse succedere qualcosa, non ci siete forse voi ad osservare e intervenire, se necessario?”, Gianni mi guardò divertito “Che ne dici?”. Non ero convinto, ma acconsentii, “Va bene, facciamolo”. “Però, se vedo che tirate troppo la corda, io e Luca ci portiamo a letto le ragazze più fighe di tutto il villaggio chiaro?” concluse Gianni, le ragazze si misero a ridere, ci baciarono e si andarono a cambiare mentre io e Gianni ci sedemmo, in attesa del loro arrivo.

Arrivarono dopo circa mezz'ora con due vestitini sexy che non avevamo mai visto. Tutto nero quello di Laura e con un disegno a fantasia sul verde quello di Alessia, entrambe con la schiena completamente nuda e con le gonne cortissime. Tacchi altissimi e trucco più forte del solito completavano il quadro. Io e Gianni guardammo estasiati le nostre donne. Ci incamminammo verso la discoteca, seguendole e Gianni mi disse “Ma quei vestiti quando li hanno comprati? Vuoi vedere che le due tipe avevano in testa questo giochino fin da prima di partire?”.

“Le donne sono sempre sorprendenti, non ti nascondo che la cosa mi sta arrapando fin da adesso”, “E io non ti nascondo che anche per me è la stessa cosa”. Giunti in discoteca, ballava già parecchia gente, ci sedemmo in disparte al bancone del bar e le ragazze, come d'accordo, senza nemmeno salutarci andarono a ballare. Io e Gianni non parlavamo, ci limitavamo a bere un drink dopo l'altro, e ad osservare le nostre donne, completamente presi dalla faccenda.

Due fighe da paura che ballano sole al centro della pista, anche in mezzo alla folla, non tardano ad essere notate, e dopo non molto tempo diversi ragazzi cominciarono a ronzare attorno a loro. Io e Gianni ridevamo come matti a vedere come le donne si divertivano ad allontanarli, quando si facevano troppo vicini e, non viste, ci facevano un cenno d'intesa, quasi a dire “visto che ci comportiamo bene?”. La vista di mia moglie che veniva abbordata mi dava una sensazione allo stomaco indescrivibile, un misto di dolore, adrenalina ed eccitazione a****le, e bastava guardare Gianni per capire che per lui era esattamente la stessa cosa.

Dopo una mezz'oretta le ragazze si avvicinarono per bere insieme a noi, cominciava a girami la testa non so se per i drink o per la situazione nel suo insieme, e dissi “Ragazze vi state comportando bene, anche troppo”, “Troppo? Amore che intendi dire?” mi rispose Laura. “Intendo che potreste anche ballare con qualche ragazzo, anziché respingerli tutti”,”Veramente li abbiamo respinti solo perché non ci piacevano”, rispose ridendo Alessia anche lei mezza ubriaca. “Va bene, disse Gianni, io sono arrapato come un toro in calore, fate gli ultimi balli e divertitevi, poi andiamo via, altrimenti le palle mi scoppiano”.

Ridemmo tutti, le donne ci baciarono intensamente e tornarono a ballare. Subito dopo vennero abbordate di nuovo, da due ragazzoni molto alti, di cui uno di colore, Gianni mi disse “quelli sono due che lavorano qui al villaggio, questi ronzano attorno alle nostre mogli da qualche giorno”. Risposi che non me ne ero accorto per nulla, poi la conversazione si interruppe perché fummo presi dagli avvenimenti. I due ragazzi si erano fatti subito molto audaci e ballavano a stretto contatto con le nostri mogli, le quali non disdegnavano strusciarsi sui loro corpi.

Le mani del ragazzo di colore si allungavano ora sui fianchi di mia moglie, ora sulla schiena di Alessia. Io e Gianni ci guardammo, indecisi se intervenire o se restare ad osservare uno spettacolo che ci stava sconvolgendo. Il tutto non durò a lungo, per fortuna. Alessia e Laura, non appena fini il brano musicale si allontanarono dai due tipi, i quali restarono un po' delusi, provarono a seguirle, ma si fermarono quando videro che si erano venute a sedere accanto a noi.

Sia io che Gianni notammo, però che entrambe si erano girate a sorridere ai due ragazzi. Decidemmo di tornare al nostro bungalow, eravamo tutti brilli e molto eccitati. Non appena arrivati, le ragazze ci abbassarono i pantaloni e cominciarono a spompinarci con grande energia. Anche questa era una novità, per quanto fossimo affiatati tra di noi, non avevamo mai fatto attività sessuale di nessun tipo gli uni davanti agli altri. Gianni guardava mia moglie prendersi il mio cazzo in bocca ed io facevo altrettanto con la sua, ed era uno spettacolo stupendo.

Entrambe mostravano un atteggiamento forte e dolcissimo al tempo stesso che ci lasciava senza fiato. Sembrava facessero a gara a chi ci faceva venire prima, e infatti dopo neanche tre minuti di pompino sia io che Gianni esplodemmo in un orgasmo violento. Neanche il tempo di riprenderci, e le ragazze ricominciarono, il livello di ormoni era talmente alto che anche stavolta non durammo a lungo, poco più di 5 minuti e arrivò un altro orgasmo, anche stavolta quasi simultaneo.

Io e Gianni eravamo entrambi senza fiato, Alessia si sollevò il bordo del vestito, infilò le mani dentro le sue mutandine e cominciò a masturbarsi. Gianni andò a prendere una bottiglia di Whisky e ne versò due bicchieri, uno per me e uno per lui. Nel frattempo anche mia moglie aveva cominciato a masturbarsi, eravamo tutti in un delirio erotico mai vissuto prima. Io e Gianni continuammo a bere, osservando le nostre donne che si masturbavamo, ormai eravamo fradici.

Ad un tratto Gianni si alzò in piedi e disse: “Ormai dobbiamo farlo, dobbiamo andare fino in fondo”, “in fondo a cosa? Cosa intendi dire?”, dissi io. “In fondo a questa storia, dobbiamo bere l'intero calice, non possiamo più tornare indietro e non voglio più fermarmi. Voglio che mia moglie viva la sua esperienza, lei ha già deciso, anche se non lo ha ancora detto e anch'io ho deciso. Tanto vale arrivare dove vogliamo arrivare tutti”.

Intervenni dicendo a Gianni che era ubriaco e non capiva quello che diceva. “Non sono ubriaco – rispose – non abbastanza da non capire lo sguardo negli occhi di mia moglie e di tua moglie, che non si sono mai sentite così sexy, così donne, così vogliose di trasgredire come adesso, e non sono ubriaco abbastanza da non aver visto lo sguardo sconvolto ed eccitato che avevi quando quel nero accarezzava la schiena di tua moglie.

Avresti dovuto vederti, Luca, se ti fossi visto in uno specchio, non penseresti che io sono ubriaco”. Ci guardammo tutti negli occhi, uomini e donne, Gianni aveva ragione, aveva dannatamente ragione. Alessia si alzò in piedi e baciò appassionatamente suo marito, che le disse “Voglio che tu lo faccia”. Laura si avvicinò a me, mi guardava con un sorriso dolce e le dissi “Anche io voglio che tu lo faccia, ma solo se siamo sicuri che la cosa non abbia conseguenze.

”“Non le avrà, ti amo ancora di più, amore mio. ”Andammo a dormire, l'indomani mattina a colazione pianificammo tutta la faccenda, le ragazze sarebbero andate al mare, cercando di farsi notare dai due ragazzi della sera prima, e li avrebbero invitati a passare nel primo pomeriggio. Io e Gianni saremmo usciti dal villaggio subito dopo pranzo e ci saremmo appostati sul promontorio, muniti di binocoli, nell'unico punto in cui era visibile il terrazzo sul retro del bungalow, luogo che era nascosto alla vista di qualunque altra parte del villaggio, e quindi ideale per il nostro scopo.

Avremmo visto tutto molto bene, ed eravamo pronti ad intervenire se qualcosa fosse andata male. Come previsto le ragazze in spiaggia, essendo da sole, vennero avvicinate dai due della sera prima. Fu Laura a lanciare l'amo “pomeriggio siamo da sole al bungalow 24, perché non venite dopo le 16,00 a farci compagnia?” Ovviamente i ragazzi (Paolo, romano, e Pierre, figlio di genitori senegalesi, ma nato e vissuto in Italia) non si fecero pregare. E si salutarono con un bacio sulla guancia.

Pranzammo tranquillamente, parlando di tutt'altro, eravamo tutti entrati nella parte e recitavamo per frenare la trance erotica che sentivamo ribollire dentro di noi. Dopo il caffè, alle 15 circa, io e Gianni prendemmo gli zaini e ci incamminammo verso il posto appartato che Gianni aveva notato qualche giorno prima. “Ci vediamo stasera” dissi a mia moglie, come se fosse un pomeriggio normale della nostra vita. Alle 16, puntuali, i due ragazzi si presentarono, dalla nostra postazione osservavamo tutto, si sedettero nel retro del bungalow, e si versarono da bere, chiacchierando.

Capimmo che le cose stavano cambiando quando Laura si sedette sulle ginocchia di Pierre e Alessia in braccio a Paolo. Pierre cominciò ad accarezzare i seni di mia moglie e le sbottonò la camicetta, con una mano le stringeva un seno e infilò l'altra dentro la gonna nera. Paolo, dopo aver abbassato il bordo del vestitino indossato da Alessia ed averle tirato fuori i seni, cominciò a baciarli e leccarli, cosa che fece subito anche Pierre con i seni di Laura.

Uno sconosciuto stava leccando i seni di mia moglie, ed io stavo guardando arrapatissimo. Sia Laura che Alessia si misero in piedi e i due ragazzi le spogliarono accarezzandole dolcemente, dopodiché una volta che erano rimaste con addosso solo le scarpe (ovviamente con i tacchi alti, su nostro suggerimento), le misero a sedere sul tavolo al centro della veranda e cominciarono entrambi a leccare le fighe, Paolo ad Alessia, e Pierre, il ragazzo di colore, a mia moglie Laura.

Alessia fece cenno quasi subito a Paolo di non leccarla più si spostò, gli abbassò i pantaloncini e prese il suo cazzo in bocca, succhiandolo con avidità. Continuarono così per un po' Alessia spompinava Paolo, il quale ogni tanto si chinava a baciare i seni di mia moglie, mentre Pierre le leccava la figa. Gianni osservava sorridendo e ogni tanto mi diceva, “tutto come avevo previsto e sperato, è una sensazione incredibile. ” Mi sorprese tirando fuori una macchina fotografica con uno zoom notevole, che ignoravo lui possedesse.

Cominciò a shittare foto su foto. Nel frattempo laggiù avevano cambiato. Laura adesso si era seduta e succhiava il cazzo di Pierre, mentre Paolo prendeva Alessia da dietro con molta forza e lei sembrava godersela tutta. Subito dopo Paolo la spostò e la piazzò, continuando a prenderla da dietro, proprio di fronte al cazzo di Pierre, adesso stavano leccando entrambe il membro, molto grande, del ragazzo di colore. Cambiavano continuamente, adesso Pierre prese mia moglie Laura, la rimise a sedere sul tavolo e cominciò a scoparla mentre lei aveva le gambe all'aria.

Dall'altra parte del tavolo Paolo continuava a prendere Alessia da dietro, tirando fuori ogni tanto il cazzo per metterlo in bocca a mia moglie, e per poi rimetterlo dentro la figa di Alessia. Dopo qualche minuto in questo modo, i due ragazzi si scambiarono un “cinque” e si spostarono. Pierre si piazzo davanti ad Alessia che comincio a spompinarlo e Paolo dopo aver accarezzato e baciato dolcemente la mia donna, cominciò a prenderla in varie posizioni, prima da dietro, poi si mise sopra di lei, intervallando ogni tanto con un ripasso nella bocca.

Anche Alessia adesso era totalmente in balia di Pierre, che la girava e la rigirava a suo piacimento. Non mi ero accorto che Gianni aveva cominciato a masturbarsi, per l'esattezza era già venuto e stava per riprendere, totalmente annebbiato e sconvolto dalle emozioni che lo stavano travolgendo. “Perchè non ti masturbi anche tu, cosa aspetti? Vuoi che le palle ti esplodano?” mi disse. Io non risposi, stavo scoppiando dalla voglia, ma, al tempo stesso, non volevo perdermi nemmeno un attimo dello spettacolo che si offriva alla mia vista.

Adesso le due donne erano piazzate l'una di fronte all'altra e si baciavano mentre i due uomini le prendevano da dietro, si baciavano e si leccavano i seni a turno, ma il meglio doveva ancora venire. Paolo si mise a sedere sulla sdraio e Alessia gli si mise di sopra, Pierre, dapprima rimase un po' a godersi la bocca di mia moglie, e poi si piazzo dietro Alessia, penetrandola nel culo e cominciando una doppia mozzafiato, Laura si masturbava, evidentemente molto eccitata nel vedere la sua amica scopata da due uomini contemporaneamente.

Mille pensieri mi passarono per la mente, Laura non mi aveva mai dato il suo culetto, e se adesso le fosse venuta voglia di una doppia penetrazione?Gianni continuava a masturbarsi, mormorando ogni tanto qualche frase a commento “brava…anche il culo, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto…”, venne per la seconda volta, e riprese subito dopo, roba da matti. Il mio timore che anche Laura fosse sottoposta allo stesso trattamento di Alessia si calmò quando vedemmo che Pierre era giunto all'orgasmo e stava venendo sulla schiena di Alessia mentre Paolo continuava a sbatterla.

Quello che non avrei mai immaginato sarebbe stato che Laura cominciasse a leccare lo sperma dalla schiena della sua amica, e cominciò anche a leccare le palle di Paolo mentre lui scopava Alessia. Sembrava stesse quasi per venire quando si fermò, uscì da Alessia e la rigirò, piazzandola a schiena in giù, e mettendo mia moglie proprio sopra di lei. Si spostò e cominciò a scopare Laura da dietro con molta forza, mentre Pierre, il ragazzo di colore, guardava sorridendo, ormai esausto.

Dopo pochi colpi Paolo venne dentro mia moglie, la quale piazzò la figa sul viso di Alessia che cominciò a leccare lo sperma che le colava fuori. Rimasero così, esausti e compiaciuti per un po', finchè i due ragazzi cominciarono a rivestirsi e se ne andarono salutando le nostre donne con un bacio. Gianni, nel frattempo era venuto per la terza volta, chiudemmo gli zaini e tornammo al villaggio. Fino a succhiarti l’animaDovresti camminare per strada con un ramo di quercia nel culo e poi incontrare tre balordi neri che dopo averti sgarrato tutti i buchi fino a farti sanguinare, dopo aver bevuto il tuo sangue ed averti lasciata coperta dei loro morsi e dei loro graffi, come belve fameliche, riprendano a scoparti, fino a succhiarti l’anima.

Ti hanno lasciato sicuramente qualche profilattico nella fessa, distratti questi neri che sono abituati ad incularsi le scimmie. Ma tu dimentichi che sei stata la loro scimmia, il loro a****le schifoso. Appena uscita dal supermercato questi tre bingo bongo ti stavano seguendo. Si sono offerti, gentili, per posare le buste della spesa nel vano portabagagli della tua scassata station wagon mentre uno, rapidamente, ti ha preso le chiavi si è messo alla guida e gli altri due ti hanno dato un calcio in culo e ti hanno spinta dentro.

Uno dei tre ha preso una sua mutanda sporca e te l’ha messa sugli occhi mentre la macchina sgommava verso un bosco in provincia di Piacenza. La tua testa scoppiava, i tuoi pensieri frullavano, eri un ruminante, ridotta ad una vacca con una nerchia in culo, una in bocca ed uno streppone in un orecchio. Sì, uno di questi, forse era stato in Sicilia, conosceva la parola streppone, sapeva il significato di quel termine che altro non era che uno dei tanti sinonimi del cazzo.

Ma sei vittima inconsapevole di questi tre a****li che ti stanno inculando a turno. Forse il profilattico che ha usato il primo ti è rimasto nella pucchiacca…. ha detto quel mostro che ti sarebbero entrati altri. Che cosa schifosa !Mentre il primo ti impiastricciava i capelli perchè aveva spruzzato nel tuo orecchio, gli altri stavano entrando nella tua fica usando quello stesso profilattico. Eri ridotta uno schifo. Puzzavi di sesso, eri appiccicosa ed eri l’a****le del piacere di questi tre mangia banane.

Mentre ti fottevano a pecorina, ti avevano sbattuta a terra in un cespuglio infatti, tutta la tua vita di brillante quarantenne in carriera ti passava davanti agli occhi. Il college in Inghilterra, il Master negli Stati Uniti… tutto nel cesso sarebbe andato dopo quell’esperienza, se fossi uscita viva, segnata nell’anima e nel cervello. Ma a quelle bestie, figli di sciacalli e vigliacchi, non interessava nulla. Avevano ben altri progetti su di te…. ti avevano studiato, avevano seguito le tue giornate, i tuoi orari, la tua famigliola, tuo marto ed i tuoi tre figli.

Erano pronti per ricattarti, ormai sapevano tutto di te. E tu ? Come hai fatto a non notarli. Le tue preoccupazioni erano la manicure, il parrucchiere, il centro massaggi…e nulla più. Tutto fa parte della vita insulsa di una arredatrice imballata di soldi perchè il marito è direttore amministrativo di una Società di Gestione del risparmio. Mentre loro scaricavano il loro seme nelle tue viscere, tu morivi. Ma sono bravi, vogliono ancora giocare con te e le tue amiche.

Le tue lacrime non li commuovono, i tuoi gemiti, le tue grida non li impressionano, anzi. Tutti e tre iniziano a sputarti in faccia. Sono stanchi. Dimostrano anche loro di avere un briciolo di dignità che viene dai postriboli degli Inferni che frequentano. Ti rinfacciano le volte che ti hanno chiesto l’elemosina e tu non li hai degnati di uno sguardo. Adesso stai pagando con gli interessi, ti hanno già derubato di quei quattro soldi che hanno trovato nel tuo portafoglio graffato.

Sono molto pochi. Vogliono di più. Tu, intanto rimani a quattro zampe con la testa nel cespuglio di rovi. Le spine e le ortiche stanno sfregiando il tuo bel volto da bambolina. I tuoi capelli neri, ben acconciati, il trucco e la tua lingerie. Sei smostrata, a questi tre a****li non è bastato strapparti calze e slip per fotterti ben bene. Ti hanno tolto anche gli stivali. Sei scalzi e qusi completamente nuda. Non puoi vedere cosa succede al di là di quel cespuglio.

Forse ti hanno portato in una boscaglia. Senti la puzza rivoltante dello sterco degli a****li mentre le tre bestie hanno iniziato a mangiare quello che avevi comprato al supermercato. Qualche tua percezione ti fa presagire che in quel bosco ci saresti rimasta a lungo. Tenti di parlare con qualcuno di loro ma ti arriva un calcio, con uno dei loro scarponi, dritto nel buco del culo, talmente forte che ti fa mancare il respiro.

Da quel momento in poi ti rendi conto che la tua vita è stata piana di stronzate insignificanti, il tuo brillante lavoro, le serate con tuo marito, le vacanze di lusso con gli amici vip. Tutto scivola giù per il cesso, come un fulmine che ti balena davanti agli occhi adesso vedi un’altra vita. La Vita Nera che questi tre diavoli ti prospettano. Ti hanno già fatto capire che rimarrai, loro serva e schiava per ogni necessità, in quel bosco per un po’ di giorni.

Ormai sei una loro proprietà. Queste tre bestie, sputate dai cunicoli di qualche Inferno hanno invertito la tratta degli Schiavi. Adesso sono i negri che fanno i negrieri con i bianchi. Forse la prima sei stata tu. La forza dei costosi cosmetici che hai usato, Silvia, non ti ha messo su un livello diverso dal loro. Ognuno ha la propria Anima Nera e tu stai vivendo il tuo personale Inferno. Ad uno dei bingo bongo, dopo aver farfugliato qualcosa con gli altri due è venuta nuovamente la voglia di slabbrarti quel tuo culetto bianco e profumato.

Gli altri due vanno a prendere delle siringhe usate, erano lì per terra. Poi un altro si stacca e si allontana. Quello che voleva farti il culo, visto che sei già in posizione, inizia a toglierti quel preservativo di colore verde chiaro che fuoriesce appena dlla tua fica. Lo succhia un pochettino ritenendo che quelle fossero tutte vitamine, e così beve anche un po’ di sperma dei suoi amici di bagordi. Loro in quel pezzo di boscaglia hanno anche un capanno.

Ormai, da quando sono in Italia, venuti chissà da dove, da quale parte dell’Africa o del Sudamerica hanno fatto di tutto. Tutto il male possibile ad ogni tipo di persona, utilizzando tutta la rabbia che avevano in corpo di una generazione, quella dei trentenni e dei quarantenni dei Paesi del Terzo Mondo dimenticati dai Paesi civilizzati. Si arrogavano il diritto di essere dei Cavalieri della Vendetta, senza macchia e senza paura per i loro conterranei umiliati e offesi da circa due secoli di dominio e di guerre.

Tutte bufale, balle rivestite di zucchero filato e cannella, riempite di miele e marmellata di mirtilli da propinare alle loro vittime. Avevano fatto truffe, rapine in banca, sequestri di persona e violenze di ogni tipo. Erano liberi, nascosti come lupi, come predatori tra i più feroci, in quella striscia di bosco. Erano sicurissimi di farla franca. Le violenze carnali quasi mai, per pudore, venivano denunciate dalle donne, che si limitavano a nascondere dietro qualche lacrima, nelle cucine delle loro case, quanto avevano subito.

Gli uomini violentati venivano poi, dalla banda dei tra Satiri, per compiacere altri riccastri quando erano in fregola di farsi un bel palestrato o di succhiare e accarezzare il petto depilato di un quarantenne in splendida forma. A questi uomini facevano subire ogni tipo di gioco sado-maso, convocando anche dei transessuali brasiliani per far succhiare la fava e incularli di brutto. Adesso le chiamavano T-girls, un modo come un altro per dire che erano uomini travestiti da donna ma con una nerchia dalla dimensione asinina che lacerava il culo fino a farli sanguinare mentre i ricchi avvocati, industriali e viziosi italiani assistevano allo spettacolo.

A questo punto, nessun uomo avrebbe confessato alla propria compagna quello che aveva subito, dopo essere stato assente da casa per due giorni ed essere passato per le fogne di Napoli o di Milano per ricevere quel tipo di trattamento. Sarebbe stato sufficiente dire alla adorata mogliettina che un improvviso viaggio d’affari lo aveva portato dall’Italia a Bruxelles per incontrare degli investitori e lei, anche senza uno straccio di telefonata, era lì pronta a bersi tutti.

L’alta borghesia vive di falsità e si nutre di continue bugie pur di non perdere i propri privilegi per cui ben venga il viaggio d’affari, anche se estremamente hard e sado-maso, pur di non perdere il proprio collier d’oro che il maritino che le porta in regalo, facendole credere di averlo acquistato pensando a lei. Così il ricco capitano d’industria da vittima riesce a passare per impegnatissimo uomo d’affari, dopo aver visto passare i topi delle cantine di Napoli, o di qualche altre città italiana rischiando la leptospirosi mentre qualche trans gli rompeva il culo e qualche brutto sgherro gli fracassava la faccia per sfogare le sue frustrazioni da disgraziato che spesso aveva mangiato topi arrostiti perchè non poteva permettersi l’aragaosta a colazione.

Ed essendo schedato dalla Criminalpol era costretto a vivere nelle fogne, nei tempi di magra per evitare qualche ergastolo. 11Confessione indecenteUNO – Un pomeriggio…Dopo le 16, una casa di campagna sulla costiera. Non sono che una semplice impiegata, tendente al “precariato”, secondo la modadell’Italia di oggi; poi casalinga e pure mamma. La seconda cosa, è che sì, lo confesso, anche io ho una mia piccola forma di depravazione. Da ragazza, quando facevamo all’amore col fidanzatino di turno, ci si arrangiava: niente alberghi, raramente si rimediava una casa o una precaria garconnière.

Per lo più si scopava alla svelta, in macchina o in qualche luogo più o meno appartato. Ora, dato che sono molto lenta nel provare piacere, in quell'epoca non riuscivo a godere quasi mai. Però la precarietà e il pericoli di essere visti e scoperti (questo l’ho capito molto dopo) giocavano a favore del mio “compagno”. Tutti gli adolescenti soffrono o, meglio, godono, di eiaculazione abbastanza veloce, quindi, se la cavavano alla svelta con i preliminari (quelli che a noi ragazze piacciono tanto), e cercavano subito di andare al sodo, eiaculando il più presto possibile.

Magari, se la pace della “location” lo permetteva, se ne facevano tre o quattro, quasi di fila. Questa precisazione mi serve per confessarvi la mia fantasia erotica: dopo, quando raggiungevo la mia casetta tranquilla e gli spazi a me familiari, subito dopo “tempesta”, nella quiete di camera mia ochiusa nel bagno, mi dedicavo a una lunghe e deliziose masturbazioni. Libera da affanni e senza fretta, mi attardavo deliziosamente sulle mie grandi labbra e sul clitoride, spesso ancora provatodalle decise e ripetute penetrazioni degli irruenti compagni di gioco.

Mi piaceva titillarmi, e cercavo di farlo al più presto possibile, in modo da ritrovare l’inguine ancorairrorato di sperma, a volte secco, altre volte caldo, liquido e copioso. Lo lasciavo fluire, a goccioloni dal mio buchetto e me lo trastullavo tra le dita, usandolo come lubrificante. Era odoroso d’uomo… E molto, molto eccitante. Questi momenti di estasi mi portavano a fantasticare e le mie fantasie, erano incentrate su questipunti fondamentali: essere vista o spiata mentre facevo sesso col mio ragazzo e donare piacere a uno sconosciuto.

Non era tanto l’idea di essere posseduta per mio “gusto”, al contrario, il mio gusto, nei ditalini solitari, era rappresentato dal lasciare il mio corpo alla mercé di chi tanto lo aveva spiato, desiderato,sognato. Una specie di premio inatteso, una vincita alla lotteria, in cui non avrebbe mai sperato. Tutte fantasie che ritenevo irraggiungibili e irreali, immediatamente dopo aver goduto. Poi sono passati gli anni e, grazie al mio attuale compagno che, come ho scritto più volte, mipermette di esprimere la mia sessualità come meglio credo e grazie al WEB, qualche sfizio me losono potuto anche togliere.

Poca cosa, intendiamoci. Con il mio uomo abbiamo imbastito, qualche volta, del sesso a tre, il cosiddetto: cuckold. Altre, poche volte, abbiamo fatto l’amore davanti a tutti, diciamo così, in web cam, su un sito porno. In entrambi i casi, nonostante io abbia goduto, abbondantemente, nel compiere l’atto (lui è moltoattento alle mie esigenze) ho conservato la mia vecchia abitudine giovanile: una sanamasturbazione, in pace e tranquillità, ricercando e ritrovando i segni dell’avventura appenatrascorsa.

La seconda cosa che dovete sapere è che, quello che vi racconto ora, è successo proprio a me, ieripomeriggio, in maniera del tutto casuale. Dato che la settimana prossima è Natale, la direzione della Ditta per cui lavoro ha preferitoincontrare anticipatamente i dipendenti, per gli auguri di rito. Classica fetta di panettone che,notoriamente, ti resta sullo stomaco in un orario del tutto inaccettabile seguita da un pessimospumante, caldo, che ti inferisce il colpo finale; le solite chiacchiere; qualche pettegolezzo; discorsonoioso e falso!La cosa positiva è che poi sono riuscita a tornare a casa verso le tre, in notevole anticipo sul solitoorario.

DUE – Caffè e… Stuzzichini. Ero completamente sola e, al contrario di me, il mio lui sarebbe tornato la sera, e pure abbastanzatardi. Stressata e con la testa già oberata da tutti i pensieri delle cose che avevo da fare, mi concessi unastravaccata occasionale sul nostro divano. Il tempo di togliere le scarpe, dolorose Chanel, nere, mezzo tacco, ideali sotto il tailleur grigio ma, adesso, del tutto inadeguate. Indugiavo, con le gambe stese, accarezzata dal torpore e tentata dall'idea di un piccolo, innocente, pisolino.

Però, non potevo permettermi di abbassare troppo la guardia. Sarei dovuta comunqueuscire ancora; avevo tanto da fare e rimettermi in attività dopo il sonno, mi avrebbe ancora più stressata. Svogliatamente diedi una controllata alla borsetta, che avevo lasciato cadere, intanto cercavo dirinvenire, sperduto tra gli anfratti del divano, il telecomando della TV. Sul cellulare c’era un messaggio, era Eddy, mi diceva che sarebbe tornato verso le nove e che ci pensava lui a recuperare nostra figlia dai nonni.

Che tesoro: un pensiero in meno!Dovevo fare pipì, ma i bagni sono di sopra, e non trovavo la forza per alzare le chiappe dal divano. Intanto, il maledetto telecomando non veniva fuori. Il silenzio del meriggio e la luce soffusa che attraversava le tende, invitavano al relax. L’incanto venne rotto dal classico ronzio aggressivo di una sega elettrica, mi scosse prendendomi di sorpresa. E’ un suono a cui ci si abitua, in campagna. Novembre e dicembre sono dedicati alla potatura e nelle macchie e nei frutteti diventa un concertino che non si ferma mai, infatti, dopo, lalegna dev’essere tagliata in ciocchi che serviranno per forni e camini.

Non è un suono spiacevole, seci fai l’abitudine. Questa volta, però, il suono era un po’ troppo vicino per non attrarre l’attenzione. Significava chec’era qualcuno molto vicino a casa; non che avessi paura ma, visto che abbiamo le porte sempreaperte (pessima abitudine, lo so), mi decisi, comunque, a dare una controllata fuori. Era anche un sistema per scuotermi dal magico torpore e riprendere l’attività. Gli zoccoli erano fuoriportata, rimisi le scarpe da città. Uscii, ancora in tailleur, senza cappotto, tanto fuori era tiepido, erastata l’ennesima bella giornata, piena di sole.

Intanto, le raffiche della sega risuonavano a shitti prolungati ma ancora non ne vedevo l’autore. Girai dietro la casa e, a pochi metri, su una scala, vidi don Liborio, un vecchio pensionato delleFerrovie che faceva servizi da giardiniere un po’ per tutto il vicinato. Come gli uomini di una volta, aveva la campagna nel sangue e lavorare con le piante era la sua passione. A casa sua, più sopra della nostra, aveva pure qualche a****le, che sapeva governare a regolad’arte, infatti era tra i nostri fornitori di fiducia altro che “prodotti bio” e tracciabilità… Don Liborio, aprezzi amatoriali, ci procurava spesso qualche soppressata genuina, formaggi, uova e altre prelibatezze.

Era una figura tipica per il nostro sentiero, appena carrozzabile, ed era sempre impegnato a far qualcosa. Insomma, un brav’uomo. Nonostante fosse vicino alla settantina era ancora in forma: asciutto, con la pelle che sembrava dicuoio, per i tanti anni all’aria aperta. Le grosse mani armeggiavano con la sega, colpendo, senza titubanze, i rami di un grosso castagno,le cui foglie erano quasi tutte cadute. Approfittai di una pausa per salutarlo:- Ehilà, buongiorno! – gridai, facendomi scherno agli occhi con il palmo della mano.

Lui sentì e sivoltò, con il suo solito sorriso bonario. Mi scaldò il cuore; pensai che in oltre dieci anni, non l’avevomai incrociato senza che mi donasse un sorriso. Che brava persona… eh, gli uomini di una volta!- Buongiorno, signo’! – rispose immediatamente e si precipitò dallo scaletto, per venirmi a salutare –Scusate, vi ho disturbata? Io pensavo che non ci stavate, mi era sembrato che non c’era lamacchina vostra…- Ma no, don Liborio – risposi sorridendo a mia volta – non vi preoccupate… anzi, mi fate compagnia.

Quando ci state voi in giro, mi sento più sicura. – Eh, signo’, ormai so’ vecchio! – mentre parlava, notai che, comunque, adesso che non aveva laluce del sole negli occhi, pur facendo finta di niente, non riusciva a evitare di spiarmi le gambe,slanciate dalle calze grigie e dalle scarpette col tacco. Avevo la gonna sopra il ginocchio ma nonabbastanza da essere una mini, sapevo di non essere più una ragazzina, però mi piaceva, in certeoccasioni, ricordare ai miei colleghi che, sotto il maglione abbondante e i pratici pantaloni, sinascondeva una donna, che, nonostante i quaranta, si manteneva ancora tonica e femminile.

– Ma che dite, don Libo’, voi vi mantenete così in forma! Fossero come voi gli uomini di città, dovelavoro io. – risi sincera – I miei colleghi sono tutti rammolliti e parlano solo del pallone. – a quelpunto, come al solito, gli chiesi se gradiva un caffè o qualcosa da bere. Don Liborio si schernì, era troppo discreto, ma poi ammise:- Veramente un bel caffè lo gradisco, voi lo fate troppo buono… è logico, siete napoletana!- Bravo, – gli dissi – mo’ ce lo facciamo proprio: anch’io ne ho bisogno; sono appena tornata e mistava prendendo la sonnolenza.

Quando è pronto, vi chiamo. Me ne tornai verso casa a passo deciso. Stavo per andare di sopra, prima, per spogliarmi e per farepipì, invece preferii indugiare ancora. Il caffè sarebbe stato pronto in un attimo. Mentre aspettavo che salisse nella macchinetta, la mia mente vagò, forse solleticata dallo sguardosorpreso e affascinato del vecchio. Sapevo che era vedovo e, pensai: “Chissà se si masturba mai?Chissà se magari lo ha mai fatto pensando proprio a me?” Dopotutto, ero decisamente la più belladonna del circondario.

Senza presunzione ma le altre erano dei veri “gabinetti”, come diceva miomarito. Intorno vi erano famiglie contadine, dopo il matrimonio, le ragazze si lasciavano andare e, atrent'anni, erano già dei bidoni. Dopo aver partorito poi, passavano da donne a mamme;s’ingrassavano, non si curavano, e per vederle vestite in maniera decente bisognava aspettare unmatrimonio o una festa importante. Non senza un pizzico di civetteria, decisi di far entrare il vecchio per prendere il caffè. Mi affacciaidal retro e lo chiamai:- Don Liborio, venite, il caffè è pronto!Il vecchio stava controllando alcune cicas, sul bordo del nostro giardino; si voltò, un po’ sorpreso.

Aveva sempre da fare e difficilmente entrava in casa di qualcuno, ma non ebbe il coraggio dichiedere che glielo portassi fuori. Di buona lena, si lavò le mani alla fontanina e, asciugandosi con un fazzoletto che teneva in tasca, siavviò verso casa. – Non volevo dare tanto disturbo, signo’! – disse, restando sulla porta, poi aggiunse – e vostro maritonon c’è?- No, – risposi – oggi ho fatto prima; non c’è la macchina perché mi ha accompagnato una collega.

Sono sola soletta… ma venite, accomodatevi. Leggermente impacciato, il brav’uomo fece qualche passo. – E sedetevi due minuti, don Liborio – risi portando le tazze con il caffè fumante. Sul tavolo avevo giàmesso una bottiglia di acqua minerale, fresca di frigorifero. – Voi m’avete fatto il complimento? – continuai – E adesso il caffè ve lo dovete prendere come Diocomanda. Lui accettò di buon grado e sedette, mentre io civettando tornai a sedermi sul divano, naturalmentela gonna scivolò in su, in su, sulle collant grigio topo.

– Assaggiate… e ditemi la verità! – lo guardai con la tazza in mano, fingendo di non vedere il suosguardo, incollato sulle cosce. Don Liborio sorseggiò il caffè:- E’ buono, lo sapevo già. Voi fate il più buon caffè del vicinato. – disse cordiale. – Grazie… ve l’ho fatto con la mano del cuore! – poi aggiunsi – Sapete, mi stavo quasi perappisolare…- Mi dispiace – disse lui, confuso – io non sapevo…- Ma che dite? Si, si … io tengo mille cose da fare… figuriamoci.

– Accavallai le gambe e mi misi piùcomoda – Volevo solo dire che, adesso, riprendere mi rincresce. Figuratevi, parlando con decenza,che non sono ancora salita di sopra, neppure per fare la pipì! –Don Liborio, preso alla sprovvista, si agitò leggermente sulla sedia. Era un vecchio ed era all’antica,non era abituato a certe confidenze. Gli sorrisi sfrontata:- Beati voi uomini, che potete farla dovunque… –Il contadino rise. – Signo’, in campagna così si faceva… – poi prese coraggio – Senz’offesa: sapete come si faceva,quando ero ragazzo io, tanti anni fa?- No… dite! – dissi curiosa, non sapendo dove volesse andare a parare.

– Solo le ragazze giovani portavano i mutandoni bianchi, le donne che avevano figliato, insomma lefemmine sposate che lavoravano in campagna, non portavano proprio le mutande… tranne quandonon potevano farne a meno, voi mi capite. – Ah ah… e perché? – risi spontaneamente. – E perchè?… perchè… non vorrei offendere… – fece una risatina nervosa, mentre si alzavavisibilmente accaldato. – Ma dite, dai! Don Liborio, mica sono una ragazzina… – lo presi in giro, mentre il suo impaccio midava carica.

Non riuscivo a non pensare al suo sesso… ero curiosa. Come lo aveva? Si facevaancora duro… da quanto tempo non veniva?- Non le portavano perché pisciavano all’erta… in piedi insomma! – disse lui facendosi coraggio. – Cosa? Non si accovacciavano neppure? – incalzai. – Qualche volta sì… – sorrideva, ancora un po’ titubante ma l’argomento divertiva pure lui. – Noi ragazzini le spiavamo, proprio con la speranza che si abbassavano, per vederle nude. Perquesto pisciavano in piedi… allargavano le gambe ma non si vedeva niente.

– Una vita campagnola… – dissi perplessa – e io che pensavo che si proteggessero, di sotto intendo,con due paia di mutande. – Eh, signo’… il mondo è sempre uguale, credetemi. Anche allora si face all’amore. – Mi guardò conun’espressione sognante, credo ripensasse al passato. – Il “padrone” se le ripassava quasi tutte, senza vergogna… come il cane. Se ne portava una dietrouna pianta e la voleva trovare già pronta. Un calore intenso mi invase la vagina, costringendomi ad accavallare le cosce dal lato opposto.

– Aspettate… volete un liquorino? – gli dissi, alzandomi a mia volta. – No, grazie, signo’… sto bene così. Grazie per il caffè … squisito e pure per le chiacchiere…- Ma volete scherzare? – risposi io – Mi fa piacere sentire le vostre storie… Eh! Chissà quante neavete fatte pure voi…Don Liborio rise, ma non disse niente. – Sapete una cosa? – gli dissi con complicità – Sono anni che vivo in campagna… ma non ho maifatto pipì all’aperto.

Neppure qua fuori, intendo. Don Liborio rise sinceramente:- Ah signora mia, e che ci vuole? Voi vi fate un problema che non esiste. –- Sapete che cos'è? Sono troppo abituata a farmi il bidet, dopo…Il povero vecchio, del tutto impreparato a tanta confidenza, trasalì, non riuscì a trovare niente darispondere alla mia sfrontatezza. Più lui si spaventava più io mi eccitavo, adesso. TRE – Una “festa” tutta mia…I pensieri libidinosi che mi avevano invaso la testa, le curiosità morbose su quel povero vecchio, miavevano catapultata in un mondo di fantasie erotiche.

Giocai la mia carta… ero decisa a vedergli ilcazzo. Il pensiero della sua probabile astinenza mi faceva uscire di senno. – Vi accompagno. – dissi, seguendolo dietro la casa. Poi, più diretta e un po’ troia, dissi con finaingenuità:– Mi avete fatto venire proprio la curiosità, vorrei farmi passare lo sfizio… me lo fate un favore?Il vecchio era nel pallone, non riuscì a darmi una risposta vera e propria. – Volete farmi la “posta”? – dissi complice e sorridente come fossi veramente ingenua.

– Voglio farlaqui! Voi vedete se viene qualcuno? Tanto… non ho vergogna di voi, potreste essere mio padre…Don Liborio non capiva più niente; era talmente confuso che non sapeva nemmeno se facevo sulserio, non sapeva se lo stavo trascinando in un brutto scherzo oppure no. Non si aspettava nulla di quello che gli stava succedendo, era frastornato, e quella sua, sincera,confusione fu la molla che mi diede la forza di essere più esplicita di quanto non fossi mai stata… ingenere sono abbastanza passiva, sessualmente.

Non mi sono mai dovuta industriare troppo,sinceramente. Sin da ragazza, sono sempre stata abbastanza bella da dovermi più difendere dallevoglie di un uomo, senza aver bisogno di manifestargli le mie. Insomma, se cercavo la possibilità di fare sesso non me ne mancava l’opportunità. La sua ingenuità lo rese innocuo e indifeso, ai miei occhi. D’altro canto ero più che sicura che l’uomo non avrebbe mai parlato di quella strana avventura: nonera un pagliaccio da osteria.

– Dove mi metto? – dissi, con la stessa trasparenza di una ragazzina. Ero stata talmente diretta dafugare ogni dubbio in don Liborio che, ormai alla mia mercé, mi indicò, meccanicamente, uno spaziodietro un basso cespuglio di rose. Con disinvoltura, essendo estremamente eccitata, mi spostai di poco, nella direzione da lui indicata,ma feci bene attenzione di restare abbastanza in vista per il mio vecchio “amico”. Cercai un cantuccio dove la terra era abbastanza piana da permettermi di effettuare la mia minzionesenza rotolare sul terreno, dopotutto, ero ancora in tacchi e tailleur.

Caricando molto i miei gesti e facendo tutto molto lentamente, mi alzai la gonna stretta, fino aifianchi, e scoprii il grosso culo chiaro, abbassando le collant, fino a sotto le ginocchia… ma nonbastava e non ero pratica. Provai ad abbassarmi ma, con le calze strette, rischiavo di perderel’equilibrio. Don Liborio era sbiancato, guardando da dietro. A parte lo “spettacolo” cui non era preparato,dovette credere che ero pure senza mutandine. Probabilmente non aveva mai visto una donna inperizoma davanti a se.

Calai giù, piano piano, anche quello; il filo nero scendeva lungo le mia coscechiare, sottolineando le mie forme e mandando il povero vecchio in visibilio. Il posto che avevo scelto, per farmi vedere meglio dal vecchio, era lontano da ogni appiglio… non unsolo ramo per tenermi con la mano. Allora divenni ancora più sfacciata, rischiando anche di offendere il malcapitato. L’età c’era, certo! E se fosse stato impotente? E se aveva subito qualche operazione? Alle personeanziane succede.

– Don Liborio – dissi a bassa voce, fingendomi perduta – mi date una mano? Io qua cado, sicuro!Lui si avvicinò, guardandosi intorno nervoso; probabilmente aveva più vergogna per lui che per me. Mi tenni alla sua mano, in precario equilibro, e finalmente lasciai sgorgare la mia abbondante pipì,acuita anche dal freddo che comunque iniziava a farsi sentire. Il vecchio trovò la forza di sussurrare solo queste parole:- Madonna mia, madonna… signo’, vuje me fate morì, a me!- Ma no, perchè? Voi siete così bravo.

– finsi una grande ingenuità – adesso mi asciugo e abbiamofinito, va bene? Tenete un fazzoletto pulito? –Come un automa, prese il fazzoletto e me lo porse, ma io, infoiata e non paga, mi voltai verso di luicol sedere e chinandomi in avanti dissi:- Potete asciugarmi voi, don Liborio? Ho paura di inciampare nelle calze. Il vecchio balbettò qualcosa, ma si decise e, con grande delicatezza, tamponò la vagina con la stoffa. Agiva lentamente e credo fosse rimasto incantato.

Standogli abbastanza vicino, potei costatare ciò di cui ero già certa, conoscendolo: era un uomopulito e non puzzava. Forse, eccitata come mi ritrovavo, probabilmente, non mi sarei fatta troppiscrupoli… ma il fatto che, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, mi trovassi in compagnia di un uomopulito, mi rincuorava e mi faceva sentire a mio agio. I cattivi odori mi frenano…- Signò, perdonate… io … forse è meglio che me ne vado! – sudava e incespicava sulle parole – Nonmi fate fare nu’sproposito! Io vi rispetto …- Ma lo so, lo so … voi siete un angelo.

– dissi pronta. In quella assurda situazione, nel boschetto di pomeriggio, io ero di fronte al vecchio contadino e,come se fosse la cosa più naturale del mondo, tenevo giacca, top e gonna di sopra , mentre di sotto,ero nuda e discinta, come mamma mi ha fatto, con le calze attorcigliate agli slippini. Lui mi guardava la vulva, che depilo solo sui lati, mentre al centro la lascio naturale, con la folta peluria, castano scuro.

Sembrava una conchiglia, un riccio di mare forse, e spiccava nettamente sulla mia carnagione assaichiara. A quel punto, non sapendo che altre idiozie inventarmi, come fosse la cosa più naturale del mondo,gli presi la mano e me la infilai sotto la maglietta, facendo venire le sue dita a contatto col seno,enorme e morbido. Toccare la mia pelle delicata lo fece trasalire, cercava di dire qualcosa, ma ormai eracompletamente in mia balia. – Restiamo cinque minuti, si sta ancora cosi bene… – parlavo a bassa voce, adesso, per stemperarela tensione, le mie guance ormai erano di fuoco, anche per un po’ di vergogna, dopotutto stavoveramente esagerando.

Don Liborio, non più padrone de sé stesso si strinse a me, abbracciandomi in maniera grossolana eimpacciata. Mi teneva il seno, poi mi toccava la pancia, le sue dita erano forti e ruvide; sentii la sua forza e la suedecisione: quando mi strinse la vulva, come si spreme un limone… mi fece trasalire. – Voi siete vedovo, è vero? – dissi, pur di fare finta che niente fosse… non so cosa mi avesse preso,una specie di frenesia folle.

Intanto gli aprii il pantalone, un vecchio modello di lana, con i bottoni diosso; di sotto, il poverino, portava un’altra difesa, però. Certo per stare tutto il giorno all'aria aperta,doveva riguardarsi, infatti indossava poi un altro pantalone: era di un pigiama leggero, estivo. Non oppose resistenza, quando delicatamente gli tirai giù anche quello. Aveva le vecchie mutande bianche, gli slip di cotone, con il taglio di sbieco per fare pipì; in vita mianon li avevo mai visti, indossati.

Non mi fermava più niente, in quel momento, avrebbe potuto indossare anche una minigonna erodecisa a trovare il suo cazzo, nonostante gli strati di abbigliamento con cui si difendeva. Non volevo niente di particolare… la mia frenetica ricerca aveva un solo scopo, primario, esaltante:volevo vedere che effetto avevo fatto a quel vecchio; volevo vedere come manifestava, fisicamente,il piacere che gli donavo. Don Liborio ormai affannava: aveva gli occhi socchiusi e biascicava qualcosa:- Bella, bella siete… – intanto, goffamente, si muoveva a shitti, cercando, a modo suo diaccarezzarmi, tutta.

Più che accarezzarmi, stringeva la mia carne, come se volesse tastarla. Trasecolò e rimase bloccato, quando si rese conto che, senza vergogna, cercavo di intrufolare lamano sotto l’elastico delle mutande. Trovai la pelle liscia dell’inguine, poco tonica, poi, seguendo i peli arruffati e caldi, arrivai alla radicedel suo pene. Era molliccio, barzotto, ma pulsava e tendeva a gonfiarsi; trovai il membro piegato all’in giù e mivenne quasi da ridere… però c’era ed era consistente: ne gioii!Si riprese e tornò a martoriarmi le zinne, arrancando sui capezzoli turgidi e spessi, mentre iocercavo di prendere dimestichezza con quel suo arnese.

Non poteva certo diventare più duro,povero, schiacciato com'era e a testa in giù. Glielo ripassai tutto, con la mano appiattita, peraffondare in profondità, tra le gambe. Quando gli catturai il glande, abbastanza spropositato ecoperto, quasi del tutto, dal prepuzio, lo trovai bagnato di smegma, tiepido e attaccaticcio. Lascoperta mi fece rabbrividire, lanciandomi lungo la schiena fitte di piacere, mi veniva da piegarmi sume stessa. – Controllate che nessuno ci vede – intimai; non avevo intenzione di portarmelo in casa… volevogustarmelo tutta la scena come l’avevo sognata: un rapporto bucolico, persi nella natura e godutaalla svelta, come piace a me.

Avrei potuto essere presa e sbattuta, senza troppi riguardi, dall’arrapato “signorotto” di turno, comeaccadeva un secolo fa. Ci spostammo più dietro, verso il grosso castagno e feci del mio meglio per non cadere. Miaggrappai ai pantaloni del vecchio e gli tirai tutto giù, lasciandolo mezzo nudo, con le gambe glabree magre. Tra le cosce, alla luce del meriggio inoltrato, una massa molto scura attraeva tutto il miointeresse e la mia libido. Il suo cazzo era cupo e per niente piccolo, solo non era in erezione totale, oscillava, libero, comeuna proboscide a ogni piccolo movimento.

Però la cosa veramente grande era lo scroto… io non ero mai stata con un uomo anziano e nonpotevo saperlo, aveva palle grosse in una sacca rugosa, scura come fosse un negro, sembrava unasacca di cuoio… l’immagine era magnetica, aveva qualcosa di osceno che, però, mi attraeva… uncerto fascino peccaminoso, proibito. Non mi ero mai sentita tanto trasgressiva, anche perché (cosa rarissima) tutto dipendeva dalla mia iniziativa… il vecchio era pressoché passivo. Mio marito non ne sapeva niente, non avrebbe potuto nemmeno immaginarselo.

Era la prima volta,in venti anni che lo tradivo, in realtà. E probabilmente glielo avrei anche confessato; per ora, tuttostava succedendo così in fretta. Ero certa che l’uomo non subisse un pompino chissà da quanto… forse era solo una miasupposizione, ma mi piaceva pensarlo. – Si sta facendo scuro – dissi, senza un particolare motivo, giusto per non fare tutto in silenzio; donLiborio era un automa nelle mie mani e non profferiva un pensiero compiuto da oltre un quartod’ora.

Puntellandomi bene sui piedi, gli presi in mano tutto “il pacco” e me lo tirai verso la bocca. Ebbi lanetta sensazione che il vecchio, se avesse avuto la possibilità di scegliere, sarebbe scappato via,probabilmente non riusciva a convincersi di ciò che gli stava capitando. La sua titubanza mi rese più accanita. Mi avventai sulle sue gonadi, succhiando e arrancando,decisa a prendere in bocca una di quelle grosse, morbide, palle. Ci riuscii. I peli del vecchio erano umidicci e odoravano di maschio.

Dopo una gustosa leccata, mi dedicai alla sua asta, che, attimo dopo attimo, diventava sempre piùrigida e imponente. Don Liborio doveva aver avuto un cazzo notevole, da giovane. Me lo indirizzaitra le labbra e gli presi il glande in bocca, succhiandolo decisa. Lui mi stava cadendo addosso e dovette aggrapparsi alla scala. Stringeva le gambe e cercava disottrarsi, involontariamente; probabilmente era per la goduria. – Signò che mi fai, mamma mia… che mi fai! –Non potevo né volevo rispondere.

Vista la sua reazione spropositata, mi dedicai anima e corpo albocchino, cercando di portare don Liborio alle stelle. Quando riuscivo a prenderlo quasi tutto in bocca, lui si piegava sulla pancia, come se dovesseorinare e si sforzasse per trattenerla. Non riuscivo a fermarmi, ero molto eccitata e mi strusciavo,frenetica, le dita sulle grandi labbra, incapace di resistere alla voglia di trastullarmi. – Tra poco ve ne dovete andare, facciamo presto. – gli dissi liberandomi la gola – Riuscite a venire?Volete arrivare? –Capii che confermava ma era troppo sperduto nella sua estasi, per rispondere in maniera sensata;allora mi alzai e cercai di portare a termine l’accoppiamento prima possibile.

Era tardi. Era rischioso… e, infine, non sapevo il vecchio che tempi avesse, poteva pure metterciancora mezz’ora. Non mi andava di lasciarlo andare via a bocca asciutta, poverino, chissà da quanto non scopava; maneppure mi andava di menarglielo in tutti i modi pur di farlo arrivare. Sarebbe diventato noioso eseccante: non era mica una puttana, dopo tutto. L’albero che ci faceva da paravento, verso la casa e il resto del giardino, aveva una comodasporgenza: lo spezzone di un ramo potato da tempo.

Mi ci accostai e lo usai per ancorami con la mano, così, potei mettermi a novanta gradi,considerando che era la posizione migliore per gestire l’introduzione del suo pene. Dopotutto,eravamo in posizione così precaria, là fuori, che non ci si poteva permettere grandi performance. Tutti quegli arzigogoli mentali, su luogo e posizioni, le poche parole scambiate con lui, senza amore,senza trasporto, ma solo con l’obiettivo, preciso, di fare una porcata con un vecchio laido, mirinvigorirono il piacere e ricaricavano di umori la patatina.

“Ottimo, pensai, fradicia come sono, dovrebbe scivolarmi dentro facilmente. ”Guardai con attenzione il membro di lui, che era al mio fianco. Si masturbava aspettando,compostamente, il suo momento. Riflettei un attimo e capii tutta la situazione: don Liborio era statoun superdotato, negli anni d’oro. Ora, con l’età, il sangue non aveva più la stessa forza e, nonostantefosse gonfio come un palloncino, non era molto duro. – Venite dietro! – gli ordinai e lui eseguì, senza dire una sola parola.

Mi puntò subito il glande in figa, ma quando premeva per entrarmi dentro, il suo pene si piegava. Miimpossessai della punta con la mano libera, e, da sotto, con le dita cercai di pressarmelo tra legrandi labbra. Lo mollai di nuovo; riempii la mano di saliva e me la ripassai in figa per essere lubrificata al massimo. La mia cosina era per natura molto stretta e, se un cazzo non era bello, consistente, non era facileintrodurcelo, mi era già successo.

Ricominciammo ad armeggiare: io col glande che forzavo l’apertura e don Liborio, che si teneva illungo bastone stretto in mano, come un capitone per non farlo sgusciare via. “Ecco, ci siamo” pensai, quando finalmente, avvertii il suo ingresso nella mia natura. Piano piano, don Liborio, forzando e spingendo molto lentamente, s’intrufolò in me col lungoserpente gonfio e riuscì a possedermi. Dopo pochi attimi mi era dentro fino ai coglioni, il cui contatto, mi diede un rovente piacere che miattraversò fino alla nuca.

Avevo la pelle d’oca, e non per il freddo della sera, ve lo assicuro. Il vecchio, ora che comandava e fotteva, si bloccò dentro di me. Per non rischiare di uscire dallavagina, non chiavava, piuttosto, esercitava dei piccoli movimenti sussultori, delle piccole spinte,aiutandosi con le mani che mi tenevano bloccata per i fianchi. Sentirmi tutta riempita da quel coso che spingeva mi portò a un lungo stato d’estasi. Quando ilvecchio, raggiunto un ritmo che gli confaceva, con una mano si spinse in avanti per cercarmi lepoppe, le liberai dalla maglia e dal reggiseno, per evitare che mi rovinasse gli indumenti.

Ora, nel giardino, compivamo l’antica copula in mezzo al verde. In mezzo alla natura, fredda, didicembre. In modo discinto, in totale abbandono, mi lasciavo chiavare da quel poveretto che non vedeva la figada anni. Mi toccava con bramosia anche il sedere e poi, quando ci riusciva, si aggrappava a unadelle tette, che ballonzolavano sotto i colpetti di cazzo che mi imponeva. Don Liborio aveva le gambe un po’ piegate per mettersi meglio a favore della mia vagina aperta.

Quando mi accorsi che l’eccitazione gli aveva reso il cazzo estremamente duro, quando ne sentii lapresenza viva fino in pancia, i movimenti del vecchio diventarono più virili e, anche se per poco,iniziò a scoparmi veramente. Era pur sempre un uomo, forte e sano. Si rizzò sulle gambe e cominciò a stantuffare come un torosulla giovenca. Tirava, annaspava e chiavava. Dopo nemmeno due minuti, soffiando dal naso, siirrigidì, gemendo, e allora capii che stava per schizzare.

Me lo tolsi da dentro mentre le prime gocce di sperma già mi irroravano la figa, ma non rinunciai avoltarmi e a prendergli il cazzo in mano… Volevo vederla e sentirla la sua sborra. In fondo, tuttoquello che era accaduto, era frutto della mia curiosità riguardo a come sarebbe venuto il vecchiocontadino. Lo sperma gocciolava a fiotti, come spinto da pulsazioni, era bianco, diafano, mi sembrava molto piùliquido rispetto a quello denso e appiccicoso di mio marito.

Ero in estasi, tenevo il cazzone con una mano e le sue palle nel palmo dell’altra. Glielo presi nuovamente in bocca. Lo sperma usciva ancora. Succhiai, ne ricevetti ancora, sullalingua. Il sapore era più o meno il solito, mentre l’odore era meno penetrante nelle narici. Mentre mi accanivo, sovreccitata, non feci caso al poveretto, che per poco non mi sveniva addossoper il piacere e la stanchezza. Si tenne all'albero per tenersi in piedi. – Mamma mia, mamma mia… signò! – mormorava – Signò, non mi sento più le gambe… non mitrattengo… –Non capii bene.

Ero troppo intenta a succhiare il pene, molle ma piacevole; mi resi conto del suoavvertimento solo quando un fiotto salato mi invase la bocca: arretrai disgustata. Ecco di cosa mi voleva avvertire, gli scappava la piscia e proprio non riusciva a trattenerla. Non mi arrabbiai, non volevo mortificarlo. Mi alzai subito e, di fianco, gli tenni il pisello per tutta lalunga pisciata, divertendomi a indirizzare il getto a destra e a manca. – Io vado dentro, don Libo’… s’è fatto tardi.

Buonaserata! – in un attimo mi ricomposi e lo lasciai làfuori, a riprendersi, nell’oscurità della sera incombente. Arrivata a casa, davanti allo specchio, mi resi conto della devastazione del mio abbigliamento. La maglietta era sporca di sborra e ancora umida, le calze si erano sfilate in più punti e il tailleur eratutto stropicciato, ma ne era valsa la pena. Non potei permettermi di venire a mia volta, come mi piace fare, era veramente assai tardi.

Fu poi quella notte che tentai il tutto per tutto e quando mio marito, completamente ignaro del miotradimento, arrivò a letto, lo aspettai tra le lenzuola, completamente nuda. Percepì subito il miomessaggio e lentamente iniziò a carezzarmi, con delicatezza. Nascosta, dietro la schiena, tenevo lamaglietta nera intrisa di sperma, ormai secco. Appena sarebbe stato più eccitato, gliel’avrei mostrata per raccontargli questa storia, così, proprio come l’ho appena confessata a voi. Voi che ne dite, mi perdonerà?Antonella ed il suo MasterTu e lui, Antonella, soli.

Immobile davanti a lui, nuda senza alcun pudore, solo quel minuscolo slip a coprirti, ormai completamente pregno di te, dei tuoi umori, del suo seme che ti ha deterso dal viso; immobile Antonella, aspettando, senza sollevare il capo, senza alzare lo sguardo, il corpo scosso da un tremore irrefrenabile, frutto di tensione, di imbarazzo, di vergogna, ma soprattutto di eccitazione. Aspetti, un Suo gesto, una Sua parola, stringendo nervosamente i pugni, l’aria che pare non bastarti mai, tra un sospiro ed un gemito trattenuto; aspetti Antonella, mentre l’attesa si prolunga, in un silenzio glaciale, mentre la tensione fa tremare le tue ginocchia, aspetti Stefania, ma felice, tu e Lui ora.

Passi, lenti, Suoi, verso te, lo senti, lo vedi, davanti a te, immobile, così vicino da sentire il calore del Suo corpo, eppure ancora troppo lontano per ciò che desideri, le Sue mani, a sfiorare i tuoi capelli, dolci, calde, scendono alle tue spalle, e lentamente ti attirano a Lui, ti abbandoni sul Suo petto, mentre ti stringe, con dolcezza, accarezzandoti; scioccamente senti lacrime salate bagnare il tuo viso, scivolare sulle tue guance, salarti le labbra, e la Sua voce che ti accarezza ancor più delle Sue mani;“sei stata brava piccolina, hai saputo seguirmi, anche superando paure e vergogne, sono fiero di te Antonella.

”Ti riempiono il cuore quelle parole, mentre ti rannicchi ancor più contro Lui, mentre lasci che i tuoi sussultanti singhiozzi scivolino dalle tue labbra, mentre anche l’ultimo residuo di trucco viene lavato da quelle gocce di sale, scivolando sul tuo volto, bagnando la Sua camicia. Lunghi momenti, di gioia pura, di felicità, momenti che vorresti fermare, tenere stretti a te, per sempre. Ma ecco che la Sua mano si fa meno dolce, sfiora con più severità la tua schiena, i tuoi muscoli rispondono pronti, contraendosi, il tuo respiro si blocca, improvviso, sai che ora, ancora una volta, Alberto diventa il tuo Master.

Master, Padrone, Signore, mai avresti immaginato di poter pensare a queste parole con tanta dolcezza, con tanta dedizione. Si scosta da te, bruscamente, la Sua voce è severa ora, quel tono secco, freddo che ti dà brividi“Antonella !”“.. ssi Signore” ti stupisci tu stessa di come Lo hai chiamato, eppure è così che lo senti ora, ora più che mai, Signore, Padrone, Master, a cui vuoi affidare tutta te stessa. Non parla avvicinandosi a te, non parla mentre muove le Sue mani sul tuo corpo, lo fa Suo, le Sue dita sul tuo collo, sul tuo seno eccitato, sui capezzoli che fremono al Suo tocco, alla Sua stretta, sul tuo ventre teso trattenendo il respiro, scosso da spasimi violenti di desiderio, mentre le Sue dita severe schiudono le tue cosce, frugandoti, muovendole su quello slip fradicio di umori e voglia, scostandolo con decisione sentendo sotto i polpastrelli i tuoi umori colare, le labbra gonfie di desiderio, il clitoride teso e sensibile, che ti fa sussultare trattenendo a stento un gemito mentre Lui dolcemente lo muove.

Senza pudori Stefania, così ti vuole Lui, così ti senti e vuoi essere ora, libera di essere femmina, cagna, puttana, ma soprattutto Sua. Un colpo deciso strappa il tuo slip, non puoi trattenere un lamento, la Sua mano ti accarezza con quel lembo di stoffa ora, ancora sul ventre, ancora sul seno, senti il tessuto umido di te bagnarti la pelle, lasciare una odorosa scia eccitante, lo senti sul collo, lo senti sul volto, premuto con forza, mentre il tuo afrore acre ti toglie il respiro, il tuo odore di femmina eccitata ti scoppia nel cervello, le gambe cedono alla tensione, alla voglia.

Preme la Sua mano, preme con forza contro le tue labbra, costringendoti a schiuderle, spinge quel pezzetto di stoffa lurido nella tua bocca, senti il tuo sapore, sul palato, nella gola … e ti piace tutto ciò. Resta immobile ora, ad osservarti, il tuo viso rigato di lacrime, quello straccetto tra le labbra, il capo chino, i pugni che si stringono nervosamente a cercare di sciogliere la tensione. Resta immobile, in silenzio, per lunghi, infiniti istanti Poi ancora la Sua voce, ancora dura, fredda:“in ginocchio, Antonella, ORA!” lasci che le tue gambe cedano, senti il pavimento freddo sotto le ginocchia, davanti a Lui, umiliata, fiera; la Sua mano sulle tue spalle, ti china in avanti, costringendoti ad appoggiare le mani a terra, a quattro zampe davanti a Lui, che ti osserva in silenzio.

Si muove nella stanza, lo senti sedersi su una poltrona, ancora silenzio, insopportabile quasi, e finalmente …“avvicinati Antonella, vieni verso me. ”Goffamente ti muovi, ti vergogni di ciò che stai facendo, ti imbarazza, ti … piace… Lentamente, verso Lui, fino ad arrestarti davanti alle Sue gambe, immobile, il respiro affannoso, reso più difficile da quel lembo di stoffa che serri tra le labbra. Immobile finchè la Sua mano sfila dalla tua bocca il tuo slip, lo lascia cadere a terra, davanti a te, afferra i tuoi capelli, stringendoli piegando il tuo capo, sollevandolo appena, guidandolo verso il Suo ventre La Sua mano abbassa la zip, il rumore stridulo urla nella tua mente, mentre aneli di sentire ancora sulle labbra il Suo sapore.

Il Suo sesso, turgido, pulsante di desiderio, davanti a te, mentre la Sua mano stringe con forza i tuoi capelli, trattenendoti, avvicinandoti a Lui lentamente. Il Suo odore di maschio nel cervello, ti stupisci di quante sensazioni possano dare gli odori, di quanto le hai ignorate fino ad ora. Lentamente ti avvicina a Lui, sfiora con il glande le tue guance, lo muove sulle tue labbra, mentre oscenamente ti senti inondare le cosce di voglia perversa.

Ti accarezza il volto con il Suo sesso turgido, le guance, gli occhi, i capelli, lento ridiscende sulle guance in una carezza sfinente, mentre vorresti voltare il capo, spalancar le labbra, accoglierlo in te, sentirlo spingere nella tua gola, tagliarti il respiro … e quasi sorridi, imbarazzata e preda di rimorsi, al pensiero della tua ritrosia a donare la tua bocca a paolo, in tuo ragazzo, ormai un ombra sfumata sullo sfondo di ciò che ora sei.

Finalmente il Suo sesso forza con decisione la tua bocca, lo spinge in te, muovendo ritmicamente il tuo capo, usandoti per il Suo piacere. Una parola, pronunciata con forza“GUARDAMI…. ” Sollevi piano i tuoi occhi nei Suoi, a permettergli di leggerti dentro, in fondo all’anima, ciò che sei. La tua saliva lo circonda, lo avvolge, lo scalda; cola dalle tue labbra quando per un attimo ti allontana da se, tenendoti immobile davanti a Lui, a bocca aperta, offerta, implorante quasi, di riaverlo in te; torna, imperioso, ad appropiarsi della tua bocca, della tua gola, con colpi rapidi, decisi, profondi, e tu … Sua, felice, eccitata.

Aumenta il ritmo dettato dalla Sua mano, senti il Suo sesso gonfio contro il palato, ti stringe a se tenendoti immobile, soffocandoti la gola, una mano a stringere le tue narici, a privarti di ogni ansimo d’aria, gli occhi spalancati, il viso rosso, l’impossibilità a muoverti, …. paura, terrore, panico, eccitazione, mentre il Suo sesso ti colma, rubandoti l’aria … finchè non ti strappa da Lui, respiri ansimando, la bocca lorda di saliva e di umori, e ti lascia accasciare a terra, immobile, ai Suoi piedi, ansimante, eccitata, umiliata, … Sua.

La Sua voce più carezzevole ora, seppur decisa“è questo che vuoi…. ? È questo che sei? ” il tuo“sì” prorompe dal tuo petto, è questo che sei è questo che vuoi essere, femmina, puttana, cagna, schiava, ma sempre e solo Sua. Ti fissa, in silenzio, senti il Suo sguardo, deglutisci a vuoto, aspettando, desiderando ciò che ancora non sai. Un ordine, secco, deciso:“SIEDITI SU QUEL DIVANO troietta, ORA” ti alzi di shitto, le gambe tremanti per le emozioni che stai vivendo, ti siedi di fronte a lui, senza osare guardarlo, mostrando impudicamente il tuo corpo nudo, senza poter celare la tua voglia, aspettando.

“Masturbati per me, baldracca, davanti a me, ora, senza pudore, voglio vederti donna, femmina, fiera della tua voglia” un attimo di imbarazzo, un lungo attimo in cui rivivi ciò che hai fatto quel pomeriggio, quando sola, ti sei masturbata davanti ad uno specchio, guardandoti sfacciatamente per la prima volta in vita tua mentre ti impossessavi di te con le tue dita, immaginando che fosse Lui a guardarti, desiderandolo; ora Lui è qui, davanti a te, ancora una volta conosce le tue fantasie, ti ordina di viverle, sembrava facile immaginarlo, difficile ora vincere imbarazzo e pudori, mentre lenta la tua mano sfiora il tuo seno.

Senti il Suo sguardo bruciarti sulla pelle, senti il volto in fiamme, ma le tue dita, via via, si fanno più audaci, più sicure, imparano e riconoscono movimenti amati, desiderati, sfiorando appena i capezzoli, scivolando sotto il seno, stringendolo piano, tornando ai capezzoli per chiuderli tra le dita, trattenendo un gemito. Ti abbandoni, come una vecchia troia assetata di nerchia, davanti a Lui, lasciando che le tue cosce si aprano, mostrandoti, lasciando che il tuo bacino danzi ritmicamente seguendo le fantasie della tua mente, spudoratamente la tua mano sale alle labbra, le tue dita si bagnano di saliva, tornano a sfiorare i capezzoli, sentendoli fremere a quel tocco, sussultando al Suo sguardo.

Lasci scivolare il bacino in avanti, al bordo del divano, vuoi che Lui ti veda, vuoi donarti a Lui anche in questo modo; la tua mano finalmente scivola tra le cosce, gioca con la tua peluria umida, sussulti a tuo tocco lieve, via via si fa più deciso, trovando il clitoride, premendolo sotto i polpastrelli, facendolo scivolare con movimenti rapidi, accompagnati dal tuo ansimare ritmico; la tua mano si muove più rapida ora, si arresta per un istante, accentua la pressione, lì, dove il piacere è più intenso, si muove ancora.

Le dita unite scivolano tra le grandi labbra turgide di voglia, sensibili come non mai, aperte a Lui, si piegano, entrano appena in te, escono, tornano a bagnare il clitoride dei tuoi umori, a farlo sussultare di piacere; ancora si piegano, più decise ora, entrando in te, mentre inarchi il busto, lasciando sfuggire un lungo gemito di piacere, spingendole lentamente in te, fino in fondo, muovendole dentro te, cercando i punti più sensibili, ed ancora escono, lucide di voglia, per tuffarsi nuovamente in te, i movimenti si fanno sincopati ora, frenetici, accompagnati da ondeggiamenti impudichi del bacino, da ansimi sempre più ravvicinati, da rochi gemiti.

La Sua voce: “continua, puttanella che fai soffrire gli uomini per la tua insignificanza e per la loro insipienza. La tua sofferenza dovrà farti scontare tutti i dolori che hai dato al mio amico Andrea. Dovresti essere frustata a sangue, forse chiamerò degli amici satanisti che adorano queste cose e ti porranno in testa una corona di spine prima della crocifissione rituale. Ora, scopati davanti a me, spurgo di fogna. ”Ti abbandoni su quel divano, le cosce spalancate per Lui, masturbandoti furiosamente, il viso arrossato, coperto da un velo di sudore, più veloce, più a fondo, di più.

La mente avvolta dalla nebbia del piacere, il corpo scosso da tremiti violenti, il bacino che danza oscenamente sulle tue mani, di più, ancora di più, mentre in un gemito implori“… ti prego dimmi di s1, ti prego, ora dimmi di sì… ” Il profumo della tua eccitazione riempie la stanza, odore acre di umori, sudore, sesso …. i tuoi gemiti rompono il silenzio, ma Lui tace, non puoi più fermarti ora, il bacino si solleva a shitti, la schiena arcuata nel piacere, e ….

“FERMATI Antonella, ora”Urli il tuo: “NO, ora NO” senza smettere, inseguendo il piacere, spingendo con più forza in te le tue dita, quasi a rubare il piacere. “Antonella basta, ricorda che sei l’ultimo schifoso piscio del mondo, non puoi parlare. Dio quando ti ha creato non ti ha concesso questa facoltà. ”Giri il capo chiudendo gli occhi, quasi a cancellare dalla mente quelle parole, senza smettere di darti piacere, lasciando scivolare le dita, furiosamente, sui tuoi umori, non puoi fermarti ora, non può chiederti questo ora, non ora … Cogli, nello stordimento del piacere che ti avvolge, un rumore, Lui, che si alza, sorridi, ora si avvicinerà a te, ora saranno le Sue mani, il Suo sesso forse, a portarti al piacere, ma….

Con un movimento brusco Lui ti volta le spalle, in silenzio si dirige con passo deciso verso la porta … Allontani di shitto la mano da te, ti senti persa, svuotata di ogni energia. Quel suo atteggiamento freddo, gelido, severo, ti ghiaccia il sangue; mordendoti le labbra, mentre il tuo corpo urla la sua protesta, la sua urgenza di piacere; guardi la tua mano, ancora fradicia dei tuoi umori, tremante d’eccitazione repressa, mentre inconsciamente le cosce si serrano cercando di calmare i sussulti del tuo ventre, il viso paonazzo, il respiro interrotto a bloccare il piacere che stava per avvolgerti, per rapirti, sfinita, tesa, eccitata, vuota.

Tremando all’idea che possa andarsene, lasciarti, trovi in te la forza di scivolare a terra, singhiozzando“… nno ti prego, resta, ti prego perdonami, puniscimi, umiliami, ma resta con me … ho bisogno di Te, di ciò che Sei, per essere ciò che sono”. Carponi avanzi verso Lui, che ostentatamente continua a darti le spalle, immobile. Senti la Sua delusione, brucia in te, ma ancor più brucia la delusione verso te stessa per non averlo saputo seguire, ma era troppo … perché? Come? Come poteva pensare che tu riuscissi a fermarti all’istante? Ma sai che sono vuote giustificazioni verso te stessa, … troppo … te lo aveva detto che sarebbe stata una strada dura, difficile, ed alla prima difficoltà ti sei arresa, … troppo? … È forse troppo la Sua guida? Lentamente abbracci da terra le Sue gambe, stringendoti contro Lui.

“Per favore, ti prego, non lasciarmi, ho bisogno di tutto questo, insegnami, guidami, ma non lasciarmi” La Sua voce calma e dura ancora a parlarti:“ho dovuto ripeterti due volte il mio ordine, schifoso sperma di cagna, due volte ho dovuto dirti basta, senza che tu obbedissi, sono deluso fica spaccata dai cazzi di cavallo della tua tenuta, lurida aristocratica infoiata, molto deluso, probabilmente mi sbagliavo su ciò che è in te, su ciò che tu sei.

”Ancora i tuoi singhiozzi sussurrati, ritmati dall’ansia:“.. tti prego, per favore, non mi lasciare ora… ” Il Suo tono, quel tono, lontano, freddo, il silenzio che ti avvolge, solo il suo respiro calmo, regolare, a far da contraltare al tuo, affannato, interrotto da apnee tese, da singhiozzi che non puoi trattenere …. E, finalmente, lentamente Lui si gira verso te, la Sua mano severa afferra i tuoi capelli costringendoti ad alzarti, in piedi davanti a Lui, si sposta dietro te, una benda nera copre i tuoi occhi, tremi Antonella, ma di gioia ora, Lui si prende cura di te, Lui ti insegna, ti guida ancora persa nel buio di quella benda attendi, mentre le Sue dita si serrano sui tuoi polsi, sollevandoli sopra il tuo capo, le braccia in alto, tese.

Lasciandoti così. “hai sbagliato Antonellina, e lo sai; cosa ti aspetti ora? ” rispondi prontamente, la voce ancora incrinata dal pianto, ma la gioia e la fierezza in te“ho sbagliato, merito un punizione”. Non hai bisogno di vederlo per sapere che sorride, fiero della tua risposta. Senti i Suoi passi, sai che è di nuovo seduto su quel divano, davanti a te L’attesa…… Tu immobile, le braccia tese sopra il capo, il Suo sguardo su te, che non ti abbandona.

I minuti scorrono lenti, le braccia si fanno pesanti, cerchi di vuotare la mente, di allontanarla da quelle fitte brucianti che ti trafiggono i muscoli, di non pensare al dolce abbandono di poter abbandonare le braccia lungo il corpo; non puoi deluderLo ancora, ti ha chiesto di restare così, e … ci resterai, non Lo deluderai ancora. I minuti inseguono i minuti, il dolore si trasforma in tremore irrefrenabile, senti le braccia cedere, in sussulti d’orgoglio di slave le spingi ancora verso l’alto, davanti a Lui, fiera di obbedire.

La Sua voce, improvvisa, amata, desiderata: “va tutto bene piccolina? ” La tua voce si incrina rispondendogli, ma la tua risposta è sicura, convinta, voluta: “sì..” una sola parola, ma detta con decisione, a comunicargli che non Lo deluderai ancora. E spingi verso l’alto con più decisione le tue braccia Tempo, che sembra scorrere troppo lentamente, dolore che diventa dolce tormento, mentre ti ripeti: “ora mi dirà basta, ora mi fermerà. ”Ma altro tempo si somma al tempo, non può continuare, non puoi resistere ancora, tutto il corpo scosso da un tremito, il respiro affannoso, i muscoli che bruciano ed il tuo desiderio inappagato.

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