Desideri represssi – 5

Era trascorsa una settimana da quel ritorno di fiamma. Il loro rapporto aveva ripreso un ritmo più effervescente. Anche se rimaneva un dubbio che ormai attanagliava tutte e due: che cosa stava combinando Elisa? Né si sfuggirono dal riparlarne. Finché una mattina, verso mezzogiorno, Luisa, che si trovava a fare delle compere da sola, ricevette un telefonata proprio da sua figlia.
“Ciao Ma’”. “Ciao! Ma che ti è successo che non mi chiami da un sacco di tempo?”
“Ti sono mancata?” “Certo…e mi pare di averti dimostrato che non ho più gelosie nei tuoi confronti”.

“Si, questo è vero” “E allora?” “Allora, ho avuto da fare, sto preparando degli esami”
“E’ solo per questo che non sei fatta sentire?
“No, è che, anche se sono stata contenta di quello che è successo…ho paura di esserti d’impaccio lo stesso”
“Anche lui ha sentito la mia mancanza?”
“Certo! Anche, se per pudore nei miei confronti non me lo ha mai detto”
“Ma tu accetteresti che io avessi dei rapporti con lui, anche se incompleti, anche senza di te?”
“Qui mi trovi impreparata!”
“No, vabbè, fa’ come se non ti avessi detto niente”
“Ma tu ne senti l’esigenza?”
(pausa)
Riprese: “Ti sei innamorata di lui?
“Un po’ ”
“Allora è questo il vero motivo della tua assenza, giusto?
“Si”
“Qui non posso aiutarti, se ti è successo questo non posso farci niente…io ho accettato di condividere il mio amore per lui, tu non vuoi, forse, vero?”
“No, è che mi piacerebbe provare a sentirlo tutto mio per una volta”
“Una volta?”
“Non lo so, un volta, due, tante, non lo so…”
“Adesso è da solo, prova a cercarlo…io mi metto da parte, starò fuori più tempo del previsto…”
“Si, ma il tuo tono è risentito, si sente, non mi va così”
“Cosa vuoi che ti dica? Di tenertelo per te e che mi fa piacere?”
“Scusami…hai ragione, mi dispiace ti averti messo in imbarazzo…Sono confusa…”
“Voglio sforzarmi di passare su questa cosa che mi hai detto…ma se senti di fare come hai detto…fallo…io …”
“Verrò a pranzare da voi, oggi, va bene?”
“Va bene”
“Ciao, a più tardi”
Luisa telefonò subito ad Enrico per avvertirlo che Elisa stava per arrivare.

Gli disse che sua figlia sentiva il bisogno di fare l’amore con lui e che avrebbe fatto meglio ad accontentarla. Lui rimase un po’ interdetto, poi riprese dicendo se stava dicendo seriamente. Lei gli rispose di si, anzi era felice che lui le accontentasse e che comunque sapeva che lui non le avrebbe fatto mancare il suo amore.
Lui le rispose che in effetti era vero. Così chiusero la telefonata dicendo che sarebbe ritornata entro un’ora.

Dopo appena cinque minuti, Elisa era già a casa loro. Enrico venne ad aprirle. Stavolta non volle entrare con le sue chiavi.
“Ciao!…perché non hai aperto con le tue chiavi?
“Perché me ne sono dimenticata”
Gli diede un bacio d’impeto sulle labbra di lui.
“Ti sono mancata?”
“Si, certo”
“Ma quanto?”
“Oddio, non cominciamo con queste buffonate”
“Non sono buffonate…perché…io ti amo”
“Non dire scemenze”
“Tu non mi ami, vero?”
“Lo sai che amo tua madre”
“Lo so…ma almeno me la faresti…una ‘ripassata’ …come l’ultima volta?”
“Ma l’ultima volta eravamo insieme a tua madre”
“Lo so, ma adesso vorrei farlo da sola con te”
“Va bene…facciamo le uova… spogliati”
“Facciamo le uova?…no, no io non voglio fare figli”
“Ma chi ti ha detto che voglio fare figli? Ho detto “facciamo le uova”, spogliati!”
Incominciò a spogliarsi un po’ intimidita.

Lui nel frattempo aveva preso un padella e ci aveva rotto due uova dentro.
Lei ancora non capiva.
Poi mise la padella sul tavolo da pranzo e appena lei fu pronta, le disse di salire e di mettersi la padella sotto le gambe aperte. La aiutò a sistemarsi. Poi Enrico si sedette e incominciò a rompere i tuorli strofinandoli poi sulla sua figa umida. Poi anche l’albume in modo da “strapazzarli” e farli odorare, stillare, ungerli insieme a quella giovanissima passera bagnata.

Dapprima non si rese conto della stranezza, ma poi sentendo che più lui la toccava, più si eccitava e più le faceva piacere, quella stranezza diventò una invenzione preziosissima: in fondo era presa dal bisogno di fare del sesso, con una urgenza improrogabile.
Lo strusciare continuo delle sue dita le fece raggiungere l’orgasmo almeno cinque volte.
Era esausta. Lui, nel frattempo, con la lingua la ripulì per bene. Nel frattempo era ritornata Luisa che vedendo sua figlia in quelle condizioni stava scoppiando a ridere, ma si trattenne.

Dal suo canto, Elisa non riuscì a salutare nemmeno sua madre. Lui la aiutò a scendere e stava per andare a nascondersi in camera. Ma sua madre, che già si era denudata, la trattenne: “No, aspetta! Mangiamo prima!”
Elisa guardò negli occhi sua madre per vedere se fosse risentita nei suoi confronti, ma non ebbe il tempo di guardarla che sentì che le stava oliando l’ano. Quindi, vide che Luisa aveva rotto altre due uova nella padella e che Enrico le stava facendo alla madre le stesse cose che lei aveva appena ricevuto.

Quando anche Luisa si sentì appagata, prese sua figlia e fece in modo di inserire il pene di Enrico dentro il sedere della figlia.
Quando lui l’ebbe inondata dentro, la madre mise la padella in terra e fece allargare le gambe alla figlia per far scendere il liquido del suo compagno dentro le uova già strapazzate. Dopo, mescolò il tutto e li mise a cuocere con dell’olio e del sale.
Elisa era disorientata: mangiò in silenzio, gustando quel sapore nuovo di uova al tegame, mentre loro due si sentivano soddisfatti dell’accaduto.

Ma notando che Elisa fosse un po’ strana, la madre le si avvicinò e si sedette vicino a lei. Le prese il capo e lo poggiò sul suo seno. Nel far questo, Elisa, con un gesto automatico, prese a succhiare il seno di sua madre, tendendolo con la sua stessa mano. E iniziò a piangere. Luisa la accarezzava per rassicurarla. E farle sentire tutto il suo affetto e amore.
Poi, quando videro che stava per addormentarsi la portarono nel loro letto e la misero in mezzo abbracciandosi tutti e tre insieme.

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