Dentro il nulla

Anni 90… abitavo in Emilia ma, assai di frequente, scendevo fin sulla costa romagnola alla ricerca di avventure con trans.
Era notte fonda quando mi ritrovai, non poco a fatica, per la strada principale di Faenza. Fatica perché… c'era una nebbia incredibile, pesante come di rado si vede anche in quelle zone. Avevo viaggiato a passo d'uomo, mille volte tentato di tornare verso casa ma non potevo: la voglia era troppa.
Pur se le mie preferenze vanno a nere e mulatte, la particolarità della serata non mi permetteva ricerche approfondite e, oltretutto, pareva non essercene nessuna in giro nei posti che sapevo frequentati.

Deluso, ero già sulla via del ritorno quando mi sembrò di intravvedere una figura in una piazzola adiacente la via Emilia.
Mi accostai e vidi questa bella brasiliana, bianca (purtroppo) ma ben messa. Alta, bionda… seno non esagerato. Era freddo ed era ben coperta: risultava difficile fare altre valutazioni. Parliamo un po' e mi fa una buona impressione; la faccio salire e torniamo per strada.
Ci si vedeva ancora meno… i fari faticavano alquanto a mostrare qualcosa di più che pochi metri di strada davanti a noi.

Si era parlato di andare a casa sua ma, giustamente, lei mi fa notare che il viaggio, solitamente breve, sarebbe stato improponibile, pertanto mi indica qualcosa che sembra una stradina sterrata. Entro e dopo pochi metri mi accorgo di essere quasi dentro un campo. Giro l'auto con fatica; siamo a non più di cinque metri dal bordo della strada, eppure le auto che passano rare si vedono a stento. Ad auto ferma, lei fa per slacciarmi i pantaloni e tirarmelo fuori ma la blocco: le faccio inequivocabilmente capire che quel che davvero mi interessa lo ha ‘lei' fra le gambe.

Decisamente la cosa non la preoccupa e, abbassata la vistosa ma pesante gonna, tira fuori un oggetto ancora moscio ma già di tutto rispetto. Senza indugio, inizio a spompinarla con dovizia… Fu una cosa lunga, lei era decisamente partecipe e, devo dirlo, all'epoca sapevo lavorare bene. Il suo cazzo, ormai portato al pieno splendore, rispettava le aspettative. Non lunghissimo e di una circonferenza buona ma non incredibile, era comunque notevolmente duro e rugoso: valore aggiunto non da poco.

Al solito, visti i miei gusti, la tipa si permetteva di essere, rimanendo nel lecito devo dirlo, sempre più aggressiva. Mentre lavoravo di bocca, allungava il braccio sinistro infilandomelo sotto i pantaloni e mi tormentava le chiappe, allora ben più magre di oggi, fino a lambirmi l'ano con le dita. Poi mi ferma… mi alza la testa dall'uccello e mi informa che è decisamente l'ora di scoparmi. Ovviamente non ho obiezioni e mentre immagino che tipo di incastro si adatti bene all'angusto abitacolo mi ‘ordina' di spogliarmi completamente.

Sul momento faccio qualche resistenza, era decisamente freddo, ma abbozzo. Velocemente rimango solo in calzini mentre la invito a mettersi il profilattico, cosa che fa prontamente. Poi… apre la portiera ed esce: -vieni fuori !- mi dice. L'ordine è perentorio eppur dolce, infilo le scarpe ed esco quasi in trance. In quel momento realizzai che ero nudo come un verme, al freddo ed a soli 5 metri dalla via Emilia… Lei mi prende le braccia e mi mette a novanta gradi, appoggiato sul cofano ancora caldo dell'auto.

Ora, non mancano certo scopate del genere nel mio retroterra ed ho avuto avventure ben più estreme ma… quell'inculata fu magica. Appoggiato al cofano, la nebbia era talmente tanta che, girando la testa, la vedevo già persa nel nulla. Mi scopò con passione, a lungo, in modo non dissimile da mille altre esperienze ma era particolarmente eccitante pensare al luogo, una volta tanto, più che all'atto in se. Le auto passavano vicino, forse, probabilmente, per una frazione di secondo gli ignari passanti avevano una vaga sensazione impressa nella visuale laterale, come di due ombre in movimento… Non ho ricordanza di aver patito freddo, ero completamente succube della situazione.

Infine venne… e feci giusto in tempo a vederla sfilare il condom, carico di una notevole quantità di sperma. Io, ad essere onesti, ero già venuto da un po', al solito senza toccarmi, sotto le sue potenti spinte del bacino. Rientrai in auto con un lungo filo di aborra che mi scendeva dal mio cazzetto moscio, mentre velocemente, ormai consapevoli del freddo, ci rivestivamo. Le solite quattro chiacchiere di commiato e fu carina nel farsi lasciare, senza tornare al posto d'origine, nella prima piazzola vagamente illuminata da un lampione.

Soddisfatto, lentamente tornai verso casa. Non ricordo il suo nome, è possibile che non l'abbia mai saputo, e non mi è purtroppo capitato di vederla nuovamente però… mi ha regalato una serata particolare che ricorderò sempre.
(NB: storia vera, naturalmente).

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