Bagno al mare con lo zio.

Eravamo usciti per fare colazione seduti al bar della piazzetta del paese. Non avevo indossato il costume da bagno, non avevo voglia di andare al mare. Solo voglia di rilassarmi lontana dalla calca delle spiagge salentine.
Una colazione allegra e spensierata. Mi piaceva stare con lo zio.
“Ma non vai al mare oggi Laura”? Aveva chiesto lo zio.
“Non lo so, non credo. Ma perché me lo chiedi”?
“Ho notato che non indossi il costume”!
“Ma dai zio, ma dove guardi”!
Poi scherzando “ma le ho messe le mutandine”? Nel dire questo avevo leggermente alzato la gonnellina in jeans mostrando meglio le mutandine bianche.

“Mi stai facendo morire. Quelle mutandine sono di un sexy incredibile. Non ti muovere rimani così. Si vede anche lo spacco della fighetta”
“Dai zio, mi fai sentire in disagio. Non me ne ero accorta”! In effetti mi ero seduta molto comoda e non avevo molto fatto caso che in effetti la gonnellina da seduta era arrivata a filo mutandine.
Eravamo in una località di mare e ci si faceva meno caso.

“Rimani così Laura. Tanto le posso vedere solo io. Volti le spalle alle altre persone. Sono eccitato da far paura. Dai apri leggermente le gambe, appena appena”
“Sei terribile zio”. Ma ero stata al gioco. Mentre lo fissavo con uno sguardo provocatorio avevo aperto leggermente le gambe.
Le mutandine erano di un cotone bianco leggerissimo quasi trasparenti. Avevano preso la forma anatomica della fighetta. Si vedeva benissimo lo spacco e la leggera peluria rossa che la ricopriva.

Guardavo lo zio nei suoi occhioni verdi. Volevo capire le sue reazioni.
Ma più lo guardavo più mi sentivo eccitata. Aveva uno sguardo profondo, molto espressivo. Facevano capire che aveva una voglia matta. Interrompeva di fissarmi solo per guardare ancora sotto. Sembrava come se la volesse toccare, spostare quella leggera stoffa bianca che lo divideva dal paradiso.
“Mi sembra di essere Tantalo ed il suo supplizio. Vederla e non toccarla. Ma questa è peggio della sua punizione.

Ho l'uccello che mi esce dai pantaloncini” aveva detto lo zio, ma senza scomporsi. Non poteva certo toccarselo o metterselo in una posizione meno fastidiosa. Io ero di spalle ma lui era bene in vista.
La situazione mi prendeva, mi sentivo eccitata. Sentivo la fighetta umida e questo sicuramente rendeva ancora più trasparente e aderente la leggera stoffa che la copriva.
Ormai ero entrata nel gioco e provocavo lo zio, ma non solo per lui ma anche per me stessa.

Muovevo leggermente il bacino verso di lui quasi per avvicinargli maggiormente la fighetta, quasi per fargli sentire il suo odore. Ormai non ero più seduta normalmente, ma seduta nella parte anteriore della sedia, quasi straiata con la schiena appoggiata sullo schienale.
Tutto ciò naturalmente veniva fatto con molta circospezione. Va bene la località di mare ma eravamo nella piazzetta del paese.
L' atmosfera era stata interrotta da una telefonata della zia.

Non sarebbe rientrata per il pranzo.
“Siamo soli tutto il giorno”, aveva commentato lo zio finita la telefonata.
“Ecco e adesso? Se rientro a casa con lo zio finisce che me lo trombo”, avevo solo pensato.
“Zio, io vado al mare, forse è meglio. Se dovessimo restare qui in paese non so come finisce”.
“Ok. Vengo anch'io. Ti porto nel posto più esclusivo del Salento. Dai andiamo. Prendiamo lo scooter ed andiamo”.

Aveva capito anche lui che la situazione stava diventando fuori controllo e ci stavamo lasciando andare a gesti e movimenti poco adatti.
Inutile dire che che il posto di mare dove mi aveva portato era fantastico. Un club privato di cui lui era socio.
Non avevamo preso l'ombrellone ma due lettini messi in riva al mare.
Lo zio in costume era davvero notevole. Un fisico statuario da ex atleta nuotatore. Spalle larghe, pettorali in risalto e addominali ancora belli nonostante la sua età.

Indossava un costume chiaro a fascia alta, molto attillato. Inutile dire che la forma del suo pisello si notava. Anzi sembrava quasi di vedere ogni suo dettaglio anatomico.
Non potevo non guardarlo era troppo bello.
” Ma se avesse indossato un slip classico, a fascia più bassa, ci sarebbe stato dentro”, pensavo mentre lo guardavo o meglio lo osservavo attratta.
Avevo già fatto le mie elucubrazioni mentali. Già la mia immaginazione peregrinava nell'oblio senza porre limiti alla mia fantasia erotica.

“Qui le parti si sono invertite”, pensavo. Adesso sono io che guardo le sue parti intime appena coperte.
Mi ero sdraiata a prendere il sole ma era lì il mio pensiero.
Da parte mia indossavo un costumino, colorato di un viola pallido, a filo pelo ed in quella posizione il bordo del costume non era proprio attaccato al mio ventre.
Notavo che guardando bene dalla mia posizione si intravedeva oltre al contrasto dell'abbronzatura anche qualche peletto rossiccio.

La stessa vista probabilmente aveva lo zio ma non notavo una eccitazione da parte sua.
“Mi sento osservato” aveva detto interrompendo il silenzio “me la sto spassando con te. Ci guardano tutti e non sono abituato”
“Normale zio, ti vedono con una ragazza più giovane e sparlano. Fai una cosa falli sparlare di più. Mettimi la crema sulla schiena”, avevo trovato la scusa buona per farmi spalmare la crema.
Non avevo ancora avuto un contatto così con lo zio.

Due mani bellissime, un massaggio delicato e provocante. Momento culmine quando mi aveva chiesto di slacciare lui l'allacciatura del reggiseno per non sporcarlo. Sensazione bellissima. L'aveva fatto come se mi stesse spogliando per fare l'amore. Mi ero eccitata.
“Zio che ne dici se andassimo a fare un bagnetto”. Avevo proposto.
Sentivo la fighetta che si stava bagnando e sicuramente un bagno fresco sarebbe stato l'ideale.
“Credo proprio che è un ‘ottima idea”! Aveva replicato “che ne dici se andassimo fino alla boa che delimita il passaggio delle barche”.

Aveva proposto.
“Zio ma sono più di duecento metri. Per me sono decisamente troppi. Poi in mare”
“Tranquilla. Seguimi. C'è una secca a metà percorso. Conosco questa zona di mare. Tu stammi vicino in qualsiasi caso”
Mi ero sempre considerata un' ottima nuotatrice ma al suo fianco ero una frana. Arrivata a metà percorso ero scoppiata.
“Zio fermati ho bisogno di fermarmi” avevo chiesto.
“Ok. Stammi vicino. Qui dovremmo toccare, siamo nella secca.

” Aveva risposto.
In effetti lui toccava, alto com'era. Superava abbondantemente il metro e novanta. Ma io con i miei venti centimetri in meno toccavo si ma in punta di piedi.
“Tranquilla vieni, abbracciati a me”.
Mi ero abbracciata a lui. Le braccia sul collo. Cercavo di toccare con i piedi ma a volte mi riusciva ed a volte mi sembrava di no.
“Scusa zio ma io non tocco”
Mi aveva preso per i fianchi per tenermi alzata.

Eravamo vicini, molto vicini. Sentivo perfettamente la forma del suo pisello sul mio ventre. Pisello che si stava ingrossando sempre di più.
“Dobbiamo restare così”? Avevo detto.
“Che dirti mi fai questo effetto. Preferisci che ti lascio andare qui in mezzo al mare”? Aveva risposto scherzosamente.
Sentivo quel pisellone sempre più grosso. Sono quei momenti che devi prendere una decisione o perdi l'attimo. O ti lasci andare e ti abbandoni o reagisci allontanandoti.

Avevo rotto gli indugi.
“Scherzi? Non vorrai avermi sulla coscienza? Anzi mi aggrappo meglio non si sa mai”. Avevo risposto e cambiando posizione mi ero messa a cavalcioni con le gambe aperte avvinghiate sui suoi fianchi tenendomi sempre aggrappata con le braccia sul suo collo.
Con le gambe aperte la mia fighetta era appoggiata sul suo pisellone. Lo sentivo benissimo e approfittando dai movimenti delle onde del mare la strusciavo contro il suo uccello.

Non c'era nessuno intorno a noi, lontani dalla spiaggia. Lo guardavo il mio sguardo fisso nel suo. Ascoltavamo il silenzio del mare, il grido dei gabbiani che echeggiavano nell'aria che coprivano il rumore dei miei sospiri di piacere.
Non sentivo più una sua mano sul mio fianco, percezione di paura ed mi ero ancora di più avvinghiata a lui.
Mi guardava fisso mentre sentivo la sua mano che mi spostava l'elastico delle mutandine.

Non me le aveva sfilate ed abbassate ma scoperto la fighetta spostando l'elastico del costume all'inguine.
Non smetteva di guardarmi ed aveva scoperto il suo pisellone. Sentivo la sua punta premere sulle mie labbra della fighetta ormai aperte e pronte ad avvolgerlo.
Sentivo premere nel buchetto. Mi faceva un po' male. In acqua non c'era la giusta lubrificazione ed anche perché il pisello dello zio era veramente di una dimensione non da poco.

Spingeva ma non riusciva ad entrare. Situazione che aumentava il mio desiderio.
Aveva tolto la mano dall'altro fianco e l'aveva messa nella parte bassa del mio culetto.
Mi teneva sollevata così, dal basso mentre sentivo la sua spinta sempre più forte ed un bellissimo pisellone che entrava nella mia fighetta.
Mi ero lasciata andare. Avevo addirittura tolto le braccia dal suo collo. Mi ero quasi messa sdraiata con il suo pisellone dentro di me che mi aiutava a galleggiare.

In quella posizione che sentivo lo zio che mi titillava il clitoride con le dita mentre stantufava sempre più forte il suo uccello nella fighetta.
Non avevo contato i miei orgasmi, ormai ero persa nel mio peccato in qualche girone dell'inferno mentre godevo come se fossi in paradiso.
Ma non avevo sentito quello dello zio. Ma non aveva tardato molto. Appena il tempo di toglierlo e vedere la scia del suo sperma fluttuare nell'acqua cristallina.

Aveva disperso in acqua tutto il suo sperma.
“Peccato”, avevo pensato rimpiangendo di non avere fatto dei corsi da sub per immergermi con la bocca aperta sul suo pisellone.
“Rischi di scottarti con questo sole”, aveva detto lo zio mentre cercava di coprirmi il viso con il tendalino parasole del lettino.
“Ma dove sono? Oh cavolo, mi ero addormentata zio”!
“Ho visto, dormivi così bene”
“Ma ho parlato mentre dormivo? Ho detto qualche cosa”? Avevo chiesto un po stordita ma anche preoccupata.

“No, sorridevi e ogni tanto di mordevi le labbra. Chissà cosa stavi sognando? Tutto a posto”?
“Si, si. Diciamo di sì”.

Click
Laura.

Keine Kommentare vorhanden


Deine E-Mail-Adresse wird nicht veröffentlicht. Erforderliche Felder sind markiert *

*
*

(c) 2023 sexracconto.com