Bagnata e senza slip

Bagnata e senza slip”Avevo perennemente i capezzoli inturgiditi dalla forte eccitazione che mi accompagnava, iniziavo a preoccuparmi che la mia fosse una specie di malattia, una………. ” Stavo raccogliendo gli abiti per vestirmi e intenzionalmente non presi le mutandine. L’odore della mia eccitazione cambiava se attraversava solo i collant. Di questo me ne ero accorta da un po’ di giorni e non potevo fare a meno di godere all’idea che qualcuno si accorgesse di quell’odore standomi accanto.

Non so cosa mi stesse succedendo ma avevo un fortissimo desiderio di eccitare ogni uomo mi passasse accanto. Camminavo in maniera più sensuale dimenando in maniera vistosa i fianchi, se un uomo mi guardava il seno volutamente me lo accarezzavo davanti ai suoi occhi, le mie gambe restavano leggermente aperte se seduto davanti a me c’era un uomo. Avevo perennemente i capezzoli inturgiditi dalla forte eccitazione che mi accompagnava, iniziavo a preoccuparmi che la mia fosse una specie di malattia, una fissazione.

Pensavo al sesso continuamente, anche se potevo fare l’amore col mio compagno sentivo la necessità di masturbarmi anche più volte in un giorno… La mia figa era sempre bagnata da umori saporitissimi, il mio culetto emanava vibrazioni e sognavo di farmelo aprire da un uomo affamato di sesso. Uscii per le mie solite faccende, dovevo attraversare tutto il paese a piedi per raggiungere l’ufficio postale e decisi di abbreviare passando per stradine interne che poco conoscevo.

Dopo qualche minuto di solitudine sentii dietro di me la voce di due uomini che senza contenersi presero a far commenti sul mio sedere che scuotevo con forte provocazione davanti ai loro occhi. All’inizio mi venne da sorridere ma quando i commenti si fecero più pesanti continuando a camminare mi voltai verso di loro con faccia interrogativa. Uno dei due mi fece un cenno con la testa e senza indugio mi chiese: “Le porti le mutandine? Secondo me no!”.

Probabilmente arrossii per lo stupore di tanta intraprendenza e l’altro rise. Bloccai la mia corsa e in un secondo decisi che quei due erano stati fin troppo audaci per lasciarli senza nemmeno un assaggio di me. Quando mi furono vicini senza dire una parola presi la mano del tizio che aveva riso, gliela appoggiai sul mio fianco facendola poi scorrere lentamente fino al sedere. Indossavo solo un abito leggero che era come una seconda pelle su di me e l’uomo cambiò espressione quando si rese conto, accarezzandomi, che non indossavo alcun indumento intimo.

Di shitto guardò l’amico che intanto si era fatto serio in volto e rise ancora dicendo: “Cazzo non le ha davvero!” Ero eccitatissima e loro lo percepirono (forse dall’odore che la mia figa emanava) perché mi chiesero subito se avessi voglia di stare un po’ con loro. Senza pensarci accettai, entrai in macchina con loro stupefatta da me stessa ma vogliosa come non mai. Erano molto carini, sulla trentina, diversi nei colori (uno moro e l’altro biondo) ma entrambi molto alti e con un bel fisichetto.

Subito mi tolsi il giacchino per star più leggera. I capezzoli duri premevano sotto il reggiseno e il biondino se ne accorse, le mie tette enormi erano un invito troppo goloso per resistere… Non appena fummo fuori dal paese la macchina imboccò un stradina di campagna, io ridevo alle loro battute e il fatto di esser lì con loro, come una troia raccolta per strada mi caricava e mi eccitava da morire. Nel bel mezzo di un terreno scendemmo dall’auto, tutti e tre col fiatone e le mani desiderose di toccare.

Il moro, che poco prima aveva sofferto nel vedere il suo amico toccarmi il culo non aspettò neanche un secondo, mi voltò di faccia contro il cofano della sua auto, mi alzò la gonna, e distrusse i collant, gustandosi quel panorama del mio culo completamente nudo. Io mugolavo mentre lui mi accarezzava i glutei avvicinandosi sempre di più all’interno coscia. “Ei, senti qui come è già tutta umida…” disse poi all’amico che era lì a gustarsi la scena poco lontano.

Di riflesso allargai leggermente le gambe dando ad entrambi la possibilità di assaporare quel calore che proveniva dalle mie cosce. Il biondino mi girò e mi fece mettere una mano sulla sua patta. Sentivo il suo cazzo durissimo sotto i jeans. Il moro fece lo stesso. Li avevo entrambi nelle mie mani, socchiusi gli occhi e mi lasciai andare alle loro attenzioni. Presero a succhiarmi i capezzoloni duri, puntati come due chiodi verso le loro lingue, mi toccavano ovunque, mi scuotevano, mi percuotevano.

La mia carne nelle loro mani era bollente, avevo il cuore a mille, sentivo le loro lingue su di me e non vedevo l’ora che mi scopassero, stavo per impazzire. Continuavo a stringere le loro mazze dure, fino a quando ebbi voglia di prenderne in bocca uno… mi chinai verso il moro e spalancai la bocca aspettando che lui me lo infilasse fino in gola. L’altro non potè fare a meno di avvicinarsi al mio culo, ci si strusciò sopra facendomelo sentire umido e rigido.

All’unisono mi penetrarono entrambi, uno in bocca e l’altro riempiendomi la figa, ero tra di loro ed entrambi mi sbattevano con immenso desiderio. La mia figa doveva essere bagnatissima perché il biondino più di una volta slittò rischiando di sfondarmi anche il culo. Intanto io succhiavo con avidità il cazzo durissimo del moro, gli sputavo sulla cappella e lo leccavo giù fino alle palle mentre lui mi teneva per i capelli. Volevo che entrambi mi scopassero, volevo succhiare anche il cazzo del biondino, fargli provare anche la mia gola.

La sintonia tra noi tre era forte ed evidente tant’è che in quel preciso momento i due si scambiarono di posto accontentando le mie fantasie. In bocca mi arrivò il sapore della mia figa, fino ad allora scopata da quel cazzo che ora giocava con la mia lingua… Adoravo il sapore dei miei umori, dolce e salato allo stesso tempo. Il moro mi allargò le chiappe e mi infilò un dito nel culo, dolcemente, senza farmi male.

Mi fece sussultare di piacere e lo pregai di afferrarmi e farmi divertire. Lui non se lo fece ripetere due volte e prese a sbattermi con tutta la forza che aveva. I colpi che mi dava mi facevano andare il cazzo del suo amico sempre più in gola, sentii che stavo per venire e urlai di piacere. Il biondino si lasciò trasportare dall’ondata di eccitazione e mi schizzò la sua sborra calda sul viso mentre io ancora gemevo per il mio incredibile orgasmo.

Il moro mi girò, mi fece inginocchiare davanti a lui; con le dita mi spalmava sul viso e in bocca il succo ancora caldo del suo amico mentre, da solo, si smanettava puntando la sua cappella verso le mie labbra. “ Apri questa bella bocca, tira fuori la lingua e bevi anche il mio ora!” disse, e subito dopo uno schizzo mi riempì la gola. Il biondino era lì, ancora con la mazza dura e bagnata, lo feci avvicinare all’amico e ripulii per bene entrambi con la lingua, senza sprecare nemmeno una goccia.

Quella non fu la mia prima esperienza a tre ma restò indimenticabile perché si trattò di perfetti sconosciuti che mi fecero godere come mai prima. Inaspettata ma divina scopata. La mia figa ancora se li ricorda con nostalgia e si bagna di saporiti umori…Le forti penetrazioni……A Giorgio piaceva penetrarmi profondamente, poi uscire fuori e sfregarmisi, un po' delicatamente un po' rudemente, contro il clitoride ormai arrossato, e poi penetrarmi di nuovo fino in fondo.

Poteva andare avanti con questa alternanza dal ritmo lento per molto tempo. Io sapevo già cosa mi avrebbe fatto ogni singola volta, perché ci vedevamo già da un po' e lui non cambiava mai. Non poter avere sorprese da lui mi annoiava non poco; ma in realtà, alla fine, quel movimento meccanico mi ipnotizzava la mente e allontanava i miei pensieri da Lui, così mi eccitavo comunque, e finivo per venire profusamente gemendo come una gattina miagolante.

Era per questo che mantenevo comunque l’incontro fisso del lunedì con G. A modo suo, anche lui, soddisfaceva la mia richiesta iniziale. La prima volta che ci eravamo incontrati, G. era stato anche galante. Si era presentato all’appuntamento puntualissimo, con una rosa rossa avvolta in un nastro di rafia verde, una bottiglia di champagne e già in viso la maschera che lo avevo pregato di indossare. Io avevo gli occhi e parte del volto coperto da un velo di pizzo nero ricamato e i capelli tirati dietro alle orecchie.

Avevo preso la rosa che mi porgeva attraverso la fessura della porta socchiusa, l’avevo infilata nella bottiglia di vetro della mezza minerale che mi ero fatta portare poco prima dal servizio in camera e che avevo lasciato sul comodino accanto al letto. Poi avevo aperto la porta e l’avevo lasciato entrare, immaginando la sua espressione sotto la maschera al trovarmi già completamente nuda. Invece in questo mi aveva sorpresa. – Si rivesta. – mi aveva apostrofata subito, da dentro al suo completo scuro firmato.

– Voglio essere io a spogliarla. -Non eravamo mai passati al tu con G. – e questo in fondo aggiungeva fascino al gioco – come del resto con alcuni degli altri. Faceva eccezione ‘l’uomo del giovedì’: con lui non ci parlavamo proprio, non avevamo mai scambiato neppure una parola. Eppure sentivo che se ci fossimo parlati, saremmo entrati in confidenza subito con la voce così come ci eravamo ritrovati in quella strana sintonia di corpi.

Sarò la tua concubinaE sì, sarò la tua concubina anche oggi. È questo che ti piace vero? Stai fermo, ci penso io a te. Ti spoglio lentamente. Mi voglio godere ogni centimetro del tuo corpo. Ti butto sul letto, sdraiato di schiena, accarezzo le tue grandi spalle. Sei uno spettacolo e ora sei tutto mio. Nulla interferisce tra noi due. Voglio sentirti, voglio che TU mi senta. Faccio scorrere le mie mani lungo la tua schiena.

I movimenti sono forti, decisi. Ti desidero e non me ne vergogno. Non lo nascondo, non qui, non adesso. Ti graffio, ti mordo. Sei mio!Voglio assaggiare ogni angolo del tuo corpo. La mia lingua scorre su tutta la tua schiena, arriva fino al collo, poi alle tue orecchie dove ti bisbiglio “ho fame… ti voglio!”Poi ti giro con un movimento deciso. Sei bellissimo! Cerco di resisterti ancora per qualche istante, mi voglio godere tutto di te.

Ogni punto del tuo corpo, ogni singola espressione, ogni respiro, TUTTO!Inizi a muovere la mano sul tuo sesso. Ti guardo, osservo ogni tua espressione, ogni tuo movimento. Sento la voglia crescere dentro di me, come un brivido caldo che lentamente invade tutto il corpo. Mi avvicino, è inutile opporsi, ho bisogno di contatto. Senti quanto sono eccitata? Inizio a strusciarmi sul tuo sesso così duro che mi porta in estasi. Ogni movimento mi fa uscire un grido soffocato e aumenta sempre di più il mio desiderio.

Col seno ti accarezzo il petto, mentre continuo a contorcermi su di te. Desidero lasciarti il mio sapore addosso, così da assaggiare entrambi non appena arriverà il momento. Mi avvicino col viso al tuo volto, le mie labbra ti sfiorano l’orecchio. Inizio a scendere, lentamente, voglio assaporarti tutto. La mia bocca passa sul tuo petto, scende sempre più in basso. Va sul fianco, poi sui tuoi testicoli e finalmente sul tuo sesso. Guardami! Vedi quanto mi piace? Vedi quanto ti desidero?Faccio scorrere la mia lingua lungo tutto il tuo sesso e i miei occhi sono fissi nei tuoi.

Ti avvolgo con la mia bocca, calda, umida e bramosa di averti. Faccio movimenti lenti, su e giù. Gli occhi sono chiusi, ma appena arrivo alla punta alzo lo sguardo, voglio vederti godere. Voglio vedere i tuoi occhi che esplodono di desiderio, che mi supplicano di continuare. Decido io quanto e come darti piacere. Devi soffrire, questo è il mio desiderio, una sofferenza dannatamente piacevole. Continuo a giocare con te, voglio farti arrivare al culmine del piacere e poi riportarti giù, fino a quando riesci a resistere.

E poi alla fine, quando sarai stremato, assaporarti fino in fondo, fino a farti perdere completamente, fino a gustare il tuo dolce succo dentro di me. Le vacanze in onore di SaffoCome ogni estate, sono stata costretta dal mio gruppo di amici a partire per il campeggio. Immaginavo già cosa mi sarei dovuta subire: la solita gente, la stanchezza, la sveglia al mattino presto, le lunghe passeggiate, i soliti amici, la solita noia!Desideravo novità insomma, e tutto mi aspettavo tranne che vivessi l’esperienza che mi ha cambiato la vita e che ora tengo nascosta nel mio cuore come l’avventura più strabiliante e sconvolgente che mi sia mai capitata.

Ma ecco cosa accadde. Una sera, ero intorno al fuoco insieme a delle amiche, quando arrivò un nuovo gruppo di persone. Era strano vedere gente nuova lì, giravano in genere le stesse facce di sempre. Io non diedi molta importanza alla cosa, la mia attenzione venne attirata solo quando mi accorsi che tutte le mie amiche non facevano che mettersi in mostra, cercando in tutti i modi di farsi notare dai ragazzi appena arrivati.

Diversamente da me, che non pensavo ad altro che a un bel letto caldo e comodo in cui riposarmi dopo quella giornata massacrante. Stavo per rifugiarmi in tenda quando ad un certo punto, mentre tutti erano presi a divertirsi, la vidi. Notai una ragazza che continuava a fissarmi. Non era affatto male, anzi! Il suo sguardo mi incantava e fece crescere in me un desiderio che non sapevo nemmeno di possedere. Il viso dai tratti fini era di carnagione bronzea che metteva in risalto i suoi occhi verdi e luminosi.

Una cashita di lucenti capelli color miele le incorniciava quel viso così accattivante, labbra perfette, piene e rosee spesso si incurvavano in un sorriso scoprendo una fila di perfetti denti bianchi. Bella in un modo naturale, senza trucco nè inganno, dal viso seducente e un po’ bambinesco. Aveva un bel paio di gambe snelle e lunghe, cosce sinuose, una pancia magra e morbida con un brillante piercing incastonato nell’ombelico. Seno rotondo e sodo ma non eccissivamente grande, massimo una terza misura.

Forme morbide e femminili. Quando mi voltai l’ennesima volta nella sua direzione lei era sparita. Nei giorni successivi la rividi e la osservai, sognando di poter toccare quel suo splendido corpo. La desideravo, la volevo, volevo sentirla vicino a me. Mi sembrava una stupenda fantasia ma durò poco. Un giorno mi passò accanto sotto un portico, con le mani nelle tasche dei jeans a vita bassa, abbassati ulteriormente. Un altro giorno la vidi parlare al bar, aveva i primi bottoni della camicetta sbottonati a lasciare la curva dei seni scoperta e le gambe accavallate, con la gonna su fino ai fianchi, continuando a sorseggiare il suo drink simulando indifferenza alle occhiate di chi passava.

Un fuoco languido mi bruciava dentro. Il desiderio di averla esplose quando la vidi con gli amici che rideva e scherzava. Un morettino alto e magrissimo la rincorreva e lei, così carina, scappava fingendo paura e strillando divertita. Correndo qua e là, la sua gonnellina corta svolazzava leggera e si sollevava provocante. I glutei perfetti come solo la gioventù o un ottimo chirurgo plastico possono concedere e delle candide mutandine bianche così esposte attiravano gli sguardi dei presenti.

Lei era il sesso. Tre stranieri la ammiravano senza preoccuparsi di nascondere la cosa. Un paio di inservienti continuavano a guardarla di sottecchi. Due ragazzi, visibilmente divertiti, ridevano e l’additavano commentandola. Un poliziotto la osservava dalla guardiola del campeggio. Tutti avevano l’espressione tipica di chi l’avrebbe sbattuta al muro, quella gatta selvatica, e penetrata da dietro fino a farle male. Guardavo quel morettino che con la scusa di spaventarla le stringeva i fianchi nudi e delineati, e capivo che probabilmente avrebbe dato via auto, soldi, collezione di porno e molto più per un reciproco rapporto orale con quella splendida ragazza.

Ed ero gelosa. La svolta arrivò durante una festa in spiaggia, la notte di Ferragosto. Avevo bevuto un po’ ma ero abbastanza lucida da essere padrona delle mie azioni. Mi sentii sfiorare la mano e un brivido mi percorse tutto il corpo non appena mi trovai lei accanto, e un minuto dopo feci quello che non avrei mai pensato di poter fare. La seguii nel bosco e là le mie fantasie divennero realtà. Le sue dolci labbra percorsero tutto il mio corpo, accrescendo ad ogni bacio la mia voglia.

Iniziò dal seno, mi strinse le rotondità, sollevò il mio top e mi leccò le aureole, la sua lingua giocava su di esse. Mi succhiava piano i capezzoli alternandoli a piccoli morsi. Poi scese giù, sul ventre, fino alla mia intimità. Presto le dita presero il posto delle labbra, accarezzandomi con movimenti ritmici e sensuali. Io ansimavo sempre di più mentre lei si bagnava dei miei liquidi. Fu in quell’istante che mi disse il suo nome: “Piacere…Vanessa”.

Le sue parole spezzate dall’eccitazione mi fecero godere più di tutto il resto. Mi piegai su di lei e feci guizzare la mia lingua su tutto il suo corpo, facendo aumentare la sua eccitazione, le sorrisi maliziosa e subito dopo lei fece scivolare le sue dita dentro di me, lentamente, per poi accelerare e rallentare di nuovo, per non farmi raggiungere subito l’apice del piacere. Restammo a lungo avvinghiare nell’oscurità finchè non vedemmo il sole spuntare.

Il giorno dopo mi aspettava il ritorno a casa e, delusa, guardai la sua tenda, ma lei non uscì. Dentro di me sorridevo: in fondo questa vacanza non era stata poi così male. All'apertoFermo la macchina in un parcheggio isolato. Getto lo sguardo al mio fianco, dove siede la mia schiava. Mi porge le spalle, le metto la benda sugli occhi, una volta messa, scende dalla macchina. Faccio altrettanto, apro il baule e ne traggo gli oggetti che mi servono.

Lei è vestita come io le ho indicato: tacco 12, calze autoreggenti nere, corsetto che lascia scoperti i seni, con reggicalze incluso, niente intimo. A coprire questo scarno abbigliamento, un cappotto lungo fin sotto le ginocchia. Le aggancio il guinzaglio all'anello del collare e la faccio camminare verso l'interno della strada. Si tratta di un posto isolato, che pochi conoscono, dove, una volta parcheggiato la macchina, si cammina su un sentiero cementato fino ad arrivare vicino ad un fiume, un luogo che nella bella stagione viene sfruttato da peshitori e dalle famiglie che fanno un picnic.

Siamo nel mese di marzo, quindi fa ancora piuttosto freddo, per tutto questo. Camminiamo per qualche minuto, fino ad arrivare ad una curva del sentiero che lo nasconde dalla vista della strada. Per tutto il tragitto, breve, è rimasta bendata ed in silenzio. Ora che siamo arrivati il suo respiro si fa più affannoso, so che si sta eccitando, le succede sempre. “Mani dietro la testa” è il mio primo ordine, che lei esegue rispondendo, come sempre “Si Padrone”.

Lascio che il guinzaglio penzoli, le giro intorno, infilo una mano sotto il cappotto per toccarle i seni, strizzarle i capezzoli. Ha un filo diretto tra capezzoli e figa, nel momento in cui glieli strizzo, si bagna come una cagna in calore. Le ordino di aprire le gambe, le infilo due dita dentro e le ritraggo fradicie di umori. La insulto sorridendo, so quanto si eccita in situazioni come queste. “Togli il cappotto e poi mani di nuovo dietro la testa”.

Il suo corpo non è attraente in ogni suo aspetto. Ha un bel seno abbondante, molto, ma è abbondante anche di pancia e di culo. Mi piacciono le donne abbondanti perche assorbono meglio i colpi. Prendo la corda che ho in borsa e le lego i seni come salsicce. Diventano viola quasi subito, le sfioro e lei rabbrividisce. Strizzo di nuovo i capezzoli, i suoi grugniti di dolore si mischiano agli ansiti di piacere, è un mix che la scombussola ogni volta.

“Vieni” le sussurro e lei, dopo pochi secondi di strizzamento dei capezzoli, viene, ringraziando subito dopo “Grazie Padrone per avermi concesso di godere”. La faccio mettere in ginocchio, prendo il cane e comincio a colpirle i seni. I solchi vengono subito a galla, mentre lei conta ogni colpo “Uno. Grazie Padrone. Due. Grazie Padrone”… e così via. La faccio contare fino a 50 poi mi fermo, i seni ben segnati. Apro la patta e tiro fuori il cazzo ben duro, le apro la bocca e la scopo dentro mentre lei emetti suoni gorgoglianti.

Le sputo in bocca, di nuovo dentro con il cazzo e la scopo così. Tolgo il cazzo, qualche schiaffo per scaldarla sul viso, e di nuovo dentro la bocca, fino in gola. Mi fermo con il cazzo dentro, poi lo tiro fuori, e lei respira a pieni polmoni. Continuo a scoparla in bocca fino a quando le inondo la gola con la mia sborra calda. Lei, come sempre, non ne perde una goccia, la ingoia tutta.

La faccio alzare, appoggiarsi con i palmi per terra, e prendo a colpirle il culo con il cane. Questa volta deve contare fino a 100 prima che mi fermi. I solchi striano tutto il culo, e la visione di quei segni me lo fa tornare duro. Me lo faccio succhiare un pò, poi la metto a pecorina, preservativo, e la inculo profondamente. L'ho abituata ad usare plug di dimensioni enormi, quindi il mio cazzo scivola dentro il suo culo senza il benchè minimo sforzo.

Lei geme in modo disperato, ma fino a mio ordine non può venire. Quando sento che sto per svuotarmi, le concedo di venire, così, mentre lei latra il suo orgasmo, io le faccio un clistere di sborra. La faccio alzare, getto a terra una coperta, e la faccio sdraiare. Mi metto seduto tra le sue gambe aperte, e dopo aver dilatato con le dita la figa, indosso i guanti, prendo il lubrificante, e procedo al fisting.

Non una cosa facile, come al solito, ma alla fine riesce, e lei ha la sensazione di essere scopata da un toro. Geme, sbuffa, respira ventilando ed alla fine, quando glielo concedo, viene con un orgasmo intensissimo. Le tolgo la benda, tolgo la coperta, la faccio mettere in ginocchio. Tiro fuori il cazzo, e la faccio bere una discreta varietà di fluidi, il primo di colore giallino, il secondo di un bianco candido. Lei non perde una goccia, ingoia tutto.

Le fornisco qualche salvietta igienizzante, le faccio rimettere il cappotto, e la benda, e torniamo alla macchina. Una volta arrivati al parcheggio, ancora deserto, la faccio sdraiare sul baule della macchina e la scopo lì, finendo con un gustoso cream-pie. Mi faccio pulire il cazzo dai residui di sborra, poi saliamo in macchina.

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