Amo le bbw

Ho sempre amato le donne ciccione, ma attenzione ciccione davvero, con le tette grosse, la pancia prominente, un culo ben evidente non solo in larghezza ma anche in sporgenza, due grosse cosce e due polpacci adeguati.
Non mi piacciono proprio quelle ciccione che hanno le tette piccole, il culo piatto e le gambe non proporzionate al peso portano sopra..

L’America è il mio paese, solo lì c’è una cultura del grasso, le chiamano BBW: Big Beautifull Women.

Si perché è essenziale che una donna grassa sia fiera della sua ciccia e faccia di tutto per ostentarla con la massima cura del suo corpo e del suo aspetto.

Mi trovavo proprio a New York per una serie di conferenze a cui la mia società mi aveva mandato ad assistere.
Non potei non notare l’arrivo nella sala di una donna enorme.
Capelli rossi, un seno che tirava i bottoni di quella camicetta bianca che indossava, una pancia prominente, che scendeva probabilmente fino a celare la sua figa e due polpacci pieni che presupponevano cosce di entità adeguata al disotto di una gonna nera.

Si mise a sedere due file davanti a me, nello spazio doppio tra le file di poltrone. Non potevo non fissare quella chioma rosso fuoco, avevo il cazzo già duro ed ero imbarazzato dal fatto che il mio vicino se ne potesse accorgere.
Durante il caffe-break cercai di avvicinarla, ma stava conversando con un uomo, e mi accontentai di ammirarla da più vicino. Aveva un viso bellissimo, certo con due guanciotte belle piene, ma due occhi verde azzurro che il trucco scuro mettevano in risalto, due labbra piene, non so se opera di un po’ di botulino, con un rossetto rosa rossiccio ben intonato alla sua capigliatura rosso fuoco e un profumo d’ambra inebriante.

Devo ammettere che trovo il profumo una delle cose più eccitanti delle donne. Un profumo rimasto in un ascensore mi fa fantasticare sulla donna che potrebbe averlo avuto addosso.
Decisi di occupare il posto che avevo visto libero vicino a lei e così mi sedetti alla sua destra, trovando la sua sinistra occupata da suoi documenti.
Tornò che il conferenziere stava per cominciare la sua relazione, rimase un po’ disorientata dal trovare quel posto occupato, ma si sedette.

Notai che il suo culo faceva fatica a entrare nello spazio della poltroncina nonostante che in America le poltroncine hanno dimensioni maggiori rispetto all’Europa.

La conferenza era di una banalità e di una noia terribile, la sentii sbuffare e colsi l’occasione di attaccare discorso: “anche lei trova che questo sia scontato e banale? – le chiesi – e lei guardandomi negli occhi mi rispose – terribilmente banale – presi la palla al balzo e le chiesi se aveva voglia di un caffè, rendendomi conto che non meno di cinque minuti prima ne avevamo bevuto uno.

Con mia somma meraviglia accettò l’invito. Ci alzammo e uscimmo dalla sala.
All’interno di questa grossa struttura per conferenze e mostre vi era un Starbucks e ci sedemmo li.
Conversammo per un po’ circa il mio e il suo lavoro, di dove eravamo e di tante altre banalità. La dissi che mi avrebbe fatto piacere invitarla a cena; ero a New-York da solo e le sere precedenti avevo provato alcuni locali consigliatimi da una guida ma era stata una noia mortale
Le dissi che mi ero riproposto di andare a cena al Per Se, (sapevo che sarebbe costato una cifra), ma volevo provare la cucina di Thomas Keller questo grande chef con due stelle Michelin.

Lei mi rispose che aveva un altro impegno per la serata, ma che se ne sarebbe liberata volentieri.
Aveva certamente notato come il mio sguardo fosse caduto più volte sulla sua scollatura e mi disse – vuoi che mi metta un vestito un po’ scollato stasera? Così non rischierai di diventare strabico nel guardarmi il seno – scoppiai in una risata sonora e afferrandole una mano le dissi – sei fantastica, ho proprio trovato una compagna ideale per questa sera.

Arrivai al ristorante un buon quarto d’ora prima dell’appuntamento, sarebbe stato estremamente scorretto fare aspettare una signora e segnalando al caposala la mia prenotazione mi accomodai al banco bar chiedendo uno martini.
Arrivò puntualissima, indossava un bellissimo abito bianco in plissé orizzontale, probabilmente di quel genio giapponese che è Issey Miyake, bianco poco sotto il ginocchio con una alta cintura dorata poco sotto il seno.
Sei veramente bellissima le sussurrai all’orecchio mentre la baciavo castamente sulle guance.

– Vuoi un aperitivo o andiamo direttamente al tavolo? – Decise di farmi compagnia con un drink a ci accomodammo sugli sgabelli del bar. Non potei fare a meno nel notare quanto il suo culone strabordasse dal sedile, non certo di misure europee, dello sgabello.
La cena fu veramente fantastica, sia per i cibi, sia per i vini, sia per la compagnia.
Jezebel era una persona solare. L’effetto dei tanti vini abbinati alla cucina mi aveva reso un po’ eccessivo, ma per esperienza sapevo che gli americani sono un popolo diretto, non perdono tempo in giri di parole e così più volte durante la cena avevo fatto apprezzamenti sul suo fisico.

Fu lei che mentre scendevamo la scala mobile del ristorante mi disse – “Dai tuoi discorsi posso intuire che ti piacerebbe scoparmi stasera?”

Le portai un braccio intorno al fianco di cui potei apprezzare la morbidezza e baciandola sulla guancia le dissi – non hai idea di quanto ti desideri – Fu lei che girando il viso verso di me incollò le sue labbra alle mie.

La corsa in taxi fino a casa sua un appartamento nel West District.

Una appartamento su due piani con il portoncino appena 2 gradini sopra la strada.

Abbracciandola dal di dietro la strinsi a me e facendole sentire tutta la mia eccitazione cominciai a baciarla sul collo. Jazmine piegò la testa per permettermi di raggiungere più facilmente il suo collo, e strusciò il suo enorme culone apprezzando chiaramente la mia eccitazione. La feci girare e la baciai, un lungo bacio con le nostre lingue che duellavano ora dentro la bocca di uno ora in quella dell’altra.

Potevo sentire il suo seno schiacciato contro il mio petto e quell’enorme ventre che mi teneva lontano dal suo pube.
Si staccò da me e prendendomi per mano mi condusse verso la scala che saliva al piano superiore; la scala era stretta e dovetti stare dietro di lei per salirla. Guardavo quelle chiappe seguire il dislivello dei gradini andando su e giù. Stavo impazzendo!

Giunti in camera sparì in bagno, mi spogliai e decisi di seguirla, era nuda davanti allo specchio, non potevo credere di poter finalmente avere una donna così: si girò verso di me; i seni veramente enormi si appoggiavano sul grosso ventre sporgente e quest’ultimo era così enorme che scendeva a nascondere parzialmente il pube, il pube completamente depilato era rotondo anche lui “ciccioso” con una fenditura netta, il culo enorme, le andai dietro e guardandola riflessa nello specchio le dissi “sei un sogno” e cominciai a stringere quelle tette con le mani, ne valutai il peso prendendole da sotto, erano veramente di una pesantezza esagerata, sfuggivano dalle mani sia per la dimensione ma anche per la consistenza.

Scesi a stringere e pastrugnare quell’enorme ventre mentre la mia lingua si faceva strada nelle sue orecchie, la sentii presa da un brivido:
“sei una splendida BBW!” Le sussurrai all’orecchio, e lei “Non trovi che sia più una SSBBW?.
La girai verso di me e le incollai le labbra alle sue, la mia lingua si introdusse nella sue bocca, duellammo con le nostre lingue, poi con i denti andai a morsicchiarle il labbro inferiore mentre le mia mani stringevano i larghi fianchi là dove la carne faceva un rotolo di lussuria, la stringevo a me per sentire le sue enormi tette ed il suo pancione aderire al mio corpo.

Tantissimi non amano le ciccione, ma sapete cosa vi dico: meglio così… meno concorrenza…..
E’ anche vero che spesso le donne in sovrappeso, abdicano alla cura della loro persona, ritengono che essendo grasse non vale la pena di curare il loro aspetto….
Ed io dico loro: andate a vedere qualche sito di BBW, pieno di donne ciccione ma estremamente curate, con occhi, capelli ed unghie delle mani perfette.
Scendevo con le mani lungo la schiena ad afferrare quell’enorme culo.

Il mio cazzo era diventato di marmo, e lei lo aveva imprigionata fra le sue cosce.
La presi per mano e la condussi in camera lei si distese sul letto e allargò quelle enormi cosce, avevo voglia di prenderla subito, di affondare il mio cazzo in quella figa e sborrarle dentro subito, ma mi feci forza e inginocchiandomi ai suoi piedi ne afferrai uno e cominciai a baciarlo mentre con le mani andavo accarezzando quella gamba: dalla forte caviglia risalivo al polpaccio, ne valutavo la circonferenza per poi risalire lungo l’interno della coscia fino al pube ma senza nemmeno sfiorarla, tornavo al collo del piede che accarezzavo facendo scorrere le mani fino al suo tallone e baciandole le dita, ispiravo quel forte odore di cuoio che vi era rimasto dalle calzature indossate.

Appoggiai entrambi i piedi al mio petto e continuai ad accarezzare quelle gambe mentre i nostri sguardi si incrociavano, guardavo quel viso e continuavo a ripeterle “sei il mio sogno” mentre potevo leggere nel suo sguardo la sensazione di piacere che le procuravano quelle mie carezze.
Le allargai le gambe portandomi vicino alla sua figa, le sue labbra gonfie erano serrate e con le punta delle dita le aprii, l’interno era umido, e tradiva il piacere che stava provando, mi accostai e con la punta della lingua andai a raccogliere quell’umore, aveva un sapore piacevole e affondai il viso cercando con la lingua di raccogliere dall’orifizio quanto più liquido potessi; la mia lingua sprofondava nella sua cavità per risalire lungo la fessura fino al clitoride che sentivo ben duro, lo colpivo con piccoli tocchi per poi ridiscendere a raccogliere gli umori ciò aveva provocato.

Sentivo i suoi mugolii di piacere e l’esortazione a continuare.
Il suo orgasmo mi colse all’improvviso, sentii afferrarmi la testa e spingermela contro quel pube mentre le sue cosce mi stringevano la testa e i sussulti dell’intero suo corpo mi indicavano la forza di quell’orgasmo che stava provando oltre a quegli di umori che mi andavano riempendo la bocca.
Aprii le gambe liberandomi la testa da quella stretta e mi tirò a se, la mia lingua fu risucchiata dalla sua bocca e mentre i nostri baci diventavano sempre più umidi il mio cazzo le scivolò dentro.

Un brivido mi corse dal cazzo alla testa, quel calore umido e quelle contrazioni che stavano avvolgendo il mio cazzo mi davano una stretta allo stomaco; cominciai a stantuffarla sempre più vigorosamente sbattendo il mio ventre contro la sua pancia con sonori “ciack”. Venni non appena sentii che anche lei aveva il suo orgasmo, lasciandomi cadere su di lei e baciandola sul collo.
“mi è piaciuto molto, sai” furono le sue parole, ed io “non puoi nemmeno immaginare quanto sia piaciuto a me?”
Mi strinse a sé cercando la mia bocca, fu un bacio di passione, le scivolai sul fianco continuando a duellare con la sia lingua, con una mano cercai un suo seno, troppo grande per la mia mano e pesante, le sfiorai il capezzolo, ma lei allontanò la mia mano “sono troppo sensibili adesso, aspetta un po’” ed allora andai ad accarezzare quell’ampio pancione: era un mare da navigare, gli ampi cerchi che andavo a fare nella mia carezza non avevano mai fine…
Sentii che si stava assopendo e anche io mi lascia andare in un dormiveglia ristoratore mentre il suo bellissimo viso fu l’ultima cosa che videro i miei occhi.

Riaprii gli occhi e cercai la sua bocca, rispose subito al mio bacio andando a cercare il mio cazzo che si era svegliato anche prima di me.
Sollevandosi dal letto andò a cercarlo con la bocca: lo sentii affondare completamente dentro di essa. Cominciò così un lento movimento mentre lo stringeva con le dita alla base e ad ogni affondo non riuscivo a trattenere i miei mugolii di piacere.
Avevo il suo culo all’altezza della mia testa e lo accarezzavo risalendo fino alla schiena e a quei rotoli che ricadevano a lato.

Quella stretta alla base lo aveva fatto diventare durissimo e quando venni il getto che la colpì in gola fu violentissimo. Rigirandomi andai a cercare la sua bocca e la baciai mescolando la mia saliva alla sua e alla mia sborra.
Le mie mani ora accarezzavano quell’ampio culone e ne percorrevano il solco soffermandosi sul suo orifizio grinzoso procurandole impercettibili fremiti. Le dissi che volevo che mi si sedesse in faccia, volevo laccarla davanti e didietro e volevo berne il suo piacere, volevo ancora di più di quell’inebriante odore che mi aveva lasciato sul viso.

Si pose col suo culo sul mio petto facendo in modo di non pesarmi completamente su di esso e mi offrì quelle labbra che ora erano dischiuse alla mia bocca. La mia lingua la stava scopando e le mie labbra succhiavano il liquido che ne usciva. Aveva il sapore dell’amore e il mio cazzo dimostrava di apprezzarlo. Lei, dal canto suo, andava muovendosi avanti ed indietro facendosi correre la lingua lungo tutta la fessura fino al bottoncino fino a raggiungere l’ennesimo orgasmo.

Le chiesi di girarsi e di offrirmi l’altro suo buchetto. Con una agilità inaspettata fece roteare il suo corpo sul mio e mi trovai il suo buco grinzoso offerto dalle sue mani che tenevano aperti i glutei. Leccai dapprima tutt’intorno poi forzai con la punta della lingua quelle grinze e esse cedettero alla mia penetrazione. Fu lei che scivolando a lato e mettendosi carponi mi disse: “ dai mettimelo dentro!” Appoggiai la cappella a quel buco lucido della mia saliva e la spinsi dentro, sentivo lo stretto canale avvolgere tutto intorno il mio cazzo, ma vi scivolava dentro facilmente.

La stantuffai dapprima lentamente, poi con sempre più vemenza strappandole gridii di piacere ad ogni mio affondo. Venni riempendola di sborra mentre il suo canale contraendosi ritmicamente mi manifestava anche il suo di orgasmo. Le crollai sulla schiena riempendole le spalle di carezze e di baci oltre a teneri morsi.
Mi addormentai, stavolta definitivamente riproponendomi di “riprendere il discorso” la mattina dopo….

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