30 anni di gelosia

Conobbi Giorgia sui banchi di scuola. Mora, abbastanza alta, occhi neri e un bel carattere. A diciotto anni compresi che sarebbe stata mia moglie e che avrei fatto di tutto per non lasciarla in pasto al suo pretendente storico, Gianluca, con il quale ebbe una breve storia.
La mia gelosia era ossessiva: “Ti ha mai visto nuda Gianluca?” – Le chiedevo –
Lei: “Un ferragosto siamo andati in barca insieme e abbiamo preso il sole nudi”.

L’idea mi faceva stare male. “Ma eri in topless?” e Lei: “No, avevo preso il sole integrale ma … era una cosa così per scherzo”
“Lui era nudo?” Lei: “Beh si, ma.. non abbiamo fatto niente di che, gli ho fatto solo una sega se proprio lo vuoi sapere!”
Dai primi giorni di fidanzamento cominciai ad chiederle ossessivamente quante persone la avevano vista nuda.
“Lorenzo credimi, per ora solo lui e te!”. In un momento di defaillance del nostro rapporto venni a sapere che Giorgia aveva ripreso a sentirsi con Gianluca e che quest’ultimo le aveva proposto di iscriversi a Pisa nella sua stessa facoltà, cosa che Giorgia fece.

Un fine settimana durante le vacanze di Natale, uscii con Giorgia a mangiare una pizza dopo la quale ci appartammo in auto nel nostro solito posto. Erano due mesi che io e lei non avevamo un rapporto sessuale e questa astinenza fra noi era dovuta al fatto che Gianluca aveva ripreso a frequentare Giorgia a Pisa e – leggendo di nascosto la sua agendina – fra i due c’era stato “qualcosa di meraviglioso” aveva scritto lei.

Anni dopo venni poi a sapere che avevano trascorso due notti insieme senza consumare un rapporto sessuale ma deliziando il futuro medico con due pompini e lui ricambiando con le sue “dita magiche” che stando a quello che venni a sapere in seguito “la avevano portata in paradiso”. Nella sua agendina parlava delle verginità da mantenere e della verginità intellettuale. In auto quella sera facemmo l’amore. Con il vigore dei diciotto anni e una lunga astinenza, dopo poche battute venni copiosamente nella sua morbida ed elastica vagina che si riempì del mio seme.

“Scusa, sono venuto subito amore, cucciola ti voglio troppo bene!” – Queste furono le mie parole che bofonchiai confuso. Qualche settimana dopo, nel cominciare a farmi un pompino in macchina, l’odore del mio pisello fece vomitare Giorgia sul sedile in pelle della Volvo di mio padre. Dopo una corsa in farmacia e l’acquisto di un test di gravidanza, il risultato fu che Giorgia era in cinta. La mia contentezza era alle stelle.

“Amore, dai, sposiamoci!”
“Dovrò lasciare l’Università!” – Disse lei. Io lavoravo nella azienda di famiglia e i soldi non erano un problema. “Dai, appena nascerà il bambino ritornerai a studiare amore, te lo giuro!”
Dopo un rapido matrimonio in comune, affrontammo la gravidanza come una festa. Entrambi non avevamo che 19 anni ed eravamo elettrizzati. Gianluca il futuro medico sembrava dimenticato, il bambino aveva la priorità.
La prima visita dal ginecologo fece arrivare al numero di tre coloro i quali avevano visto la mia Giorgia nuda.

Era un vecchio ginecologo sessantenne che fu deliziato dalla passera giovanissima della mia signora che in un pomeriggio di primavera gli spalancò le sue cosce solide da podista dilettante.
Il viso del dottore scomparve in quella meraviglia della natura e seppur a distanza di tre metri ne percepivo lo splendido sentore dei suoi umori femminili. Mi impressionò vedere come lei fosse a suo agio mentre il dottore le illuminava la passera con una luce accecante.

“Signora, vedo delle piccole emorroidi, valuti se è il caso di farle vedere al suo medico. ” Il numero lievitò a cinque dato che il medico di Giorgia aveva con se un giovane e fortunato tirocinante che arrivò addirittura a toccarle (munito di guanto) le emorroidi giovanili che spuntavano dal suo ano per il momento ancora integro nella sua verginità.
Durante i mesi di gravidanza la nostra vita di coppia prese una via inaspettata: preoccupata dalle conseguenze di un rapporto sessuale, il sabato pomeriggio usavamo metterci a letto nudi a giocare.

Carezze, baci e il mio nuovo gioco che consisteva nel baciargli la passera e leccargli il buchino del culo tra l’altro guarito dal fastidioso problema delle emorroidi. Avevamo raggiunto questo equilibrio, lei chiacchierava sui progetti della nuova casa e io le leccavo il culetto, dolce come una caramella. Il tutto terminava con una sega risolutrice e una montagna di baci e di parole d’amore.
Al settimo mese, per via della pancia il mio appuntamento con il suo buchino venne meno ma incominciò una nuova pratica che divertiva entrambi, quella del baciargli i piedi sempre curati e con smalti che sceglievo io.

Anche se impazzivo dalla voglia di penetrarla presi ad avere pazienza e mi dedicai a depilarle le gambe, la farfalla nera come la pece annusandone sempre gli umori che io chiamavo “Chanel Giorgia”.
La nostra lista aumentò a quattordici persone quando Giorgia partorì nella stessa sala travaglio insieme ad una donna del Ghana aiutata dal marito che con un solo grido aveva assolto al suo ruolo di partoriente. Per Giorgia ci volle più tempo e alla fine dovettero metterle diversi punti che la tennero fuori servizio per diverso tempo.

La nascita del bambino e la sua convalescenza dovuta ai punti di sutura mi tennero lontano dalla mia consorte per circa tre mesi nei quali mi dilettai con l’autoerotismo per sopire i bollenti spiriti. La sera dell’antivigilia di Natale mentre preparavamo i bagagli per andare da sua madre in un impeto di eccitazione abbassai i pantaloni del pigiama di Giorgia quasi come se fosse un dispetto. La trovai nuda, le alzai la maglia del pigiama e le sfilai il reggiseno.

Non la vedevo nuda da mesi, la feci accomodare sul letto e con cautela la penetrai. Sentii subito gli umori sciogliersi e presto il mio pene si immerse nel calore della sua passera vogliosa fra i suoi gemiti e sospiri. Le cominciai a sussurrare che era l’unica donna che amavo e che avrei amato, cosa che provocò in lei una maggiore eccitazione che si tradusse in una penetrazione sempre più agevole e lubrificata con l’inconfondibile rumore ritmico della penetrazione bagnata.

“Cucciola ti amo, ti amo da sempre”. Persi il controllo e mi ritrovai a invaderla del mio seme enormemente fertile da ragazzo di venti anni. La sua vagina ricevette tutto il mio carico e il suo utero lo accolse come l’acqua per l’assetato.
“Signora lei è incinta e aspetta due gemelli, complimenti!”
Questa notizia spiazzò Giorgia che scoppiò a piangere. In auto prese a singhiozzare indirizzandomi insulti: “Sei un porco, sei riuscito a farmi lasciare l’università, era quello che volevi! Con tre bambini come farò a proseguire gli studi?” Pianse e si mise a letto.

Per qualche tempo dormii nella camera degli ospiti con il senso di colpa di aver relegato in casa una promettente ingegnere solo per colpa della mia gelosia. Giorgia non mi aveva perdonato.
Nei giorni a seguire, rientrando dal lavoro in anticipo la trovai al telefono. Alzai furtivamente il ricevitore dell’ingresso e ascoltai in silenzio: “Quel porco mi ha messo incinta di nuovo! Gianluca ti prego, stammi vicino, ho bisogno di te, l’idea di un’altra gravidanza”.

Lui: “Amore non dire così, io ti ho sempre amata, dai, vediamoci, vienimi a trovare qualche volta, stiamo un po’ insieme, dai, ti aspetto domani, ti vengo a prendere allo studio”.
Il giorno dopo Giorgia si vestì con un tailleur blu ed una camicetta bianca, la pancia era ancora poco evidente, mi disse che sarebbe andata a farsi visitare dall’alimentarista. La seguii, Gianluca la caricò sulla sua Lancia e insieme andarono dove Gianluca aveva una campagna di castagni.

Non accadde nulla, Giorgia e Gianluca chiacchierarono e lui, più volte affettuosamente le prese la mano e gliela baciò.
La gravidanza ci impegnò notevolmente, le visite erano frequenti e presto il pancione di Giorgia divenne grande, al punto che la lavavo, la depilavo e la aiutavo a vestirsi. I due gemelli crescevano e noi raggiungemmo una certa stabilità emotiva. Il sabato sera guardavamo la televisione abbracciati, col caldo torrido dell’estate, Giorgia prese ad indossare solo un paio di mutande bianche; vederla girare per casa scalza (cosi piaceva a lei) con solo le mutandone bianche da mamma oversize mi eccitava.

Per spegnere la mia eccitazione estiva quando eravamo da soli prendeva il mio uccello e me lo menava quando vedevamo la televisione. Lo faceva ritmicamente, io di tanto in tanto la baciavo con la lingua e quando le due lingue cominciavano ad intrecciarsi molto spesso raggiungevo il culmine del piacere irrorando con il mio seme la sua gamba o la sua mano. Non avevo perso il vizio di sussurrarle paroline romantiche e di farle bei regali.

Per la nascita dei gemelli le regalai un diamante, lo pagai cinque milioni e glielo misi al dito nel momento durante l’ennesima visita di controllo alla sua passera slabbrata dal doppio parto nuovamente ricucita.
Di contro, lo sforzo per l’espulsione le aveva causato una uscita delle emorroidi questa volta di un certo spessore. Seguirono visite dove la mia signora mostrò il suo bucone e la passerona da madre di tre figli ad almeno cinque uomini fra dottori, tirocinanti e infermieri.

Il nostro conto proseguiva ma il tempo per noi era sempre meno. Una sera, particolarmente nervosa mi spiattellò tutto quello che pensava:
“a ventuno anni ho tre figli, ho dovuto lasciare l’università e sono un relitto: tutto questo per colpa tua, se mi fossi sposata con qualcun altro tutto questo non sarebbe successo!”
Quel qualcuno, ovvio, era Gianluca che lei sentiva di tanto in tanto e fino a quel momento in maniera innocente.

Con i tre pargoli in casa il tempo per noi diminuì e per sopravvivere agli impegni domestici accogliemmo in casa nostra una colf, Maria, una donna di 50 anni zitella da sempre. Con una ulteriore persona tra i piedi la nostra vita sessuale divenne oltremodo difficile. Io avevo poco più di venti anni e dominare i miei ormoni sembrava una impresa ardua; un mio nuovo passatempo era quello di spiare dalla finestrella del bagno la Maria quando faceva la doccia o quando si vestiva; fisicamente era magra, alta non più di un metro e sessantaquattro con una folta capigliatura nera che si rispecchiava sulla sua passera molto pelosa che fuoriusciva dagli slip e un culo bianco, snello e un po’ flaccido.

In un momento di grande astinenza con mia moglie completamente fuori di se, un mercoledì sera mi trovai da solo con la Maria la quale non disdegnava un buon bicchier di vino. Mentre Giorgia si trovava da sua madre con i tre piccoli, feci ubriacare Maria al punto che si lasciò andare a confidenze sulla sua vita sessuale da “signorina” e a farsi toccare nei quartieri bassi dove nessun uomo da almeno venti anni aveva osato.

Nella confusione ed ebbrezza la stesi sul divano, le sfilai i pantaloni della tuta, le allargai le gambe poco depilate e la penetrai; i suoi sospiri e il fatto che strinse le su cosce sulla mia schiena mi fece venire dentro di lei. La baciai, sebbene brutta e poco curata, il mezzo orgasmo la aveva ringiovanita. La cosa andò avanti per circa tre anni e la Maria scivolò in un innamoramento nei miei riguardi.

Essendo cugina alla lontana di Giorgia sarebbe stato duro sbarazzarsene tuttavia, chiedendole pratiche sessuali sempre più spinte, si rese conto che la cosa non poteva durare e seppur a fatica si fece da parte. Una domenica che eravamo soli accettò di essere sodomizzata. Prese posizione sul letto con un cuscino sotto la pancia e dopo averle lubrificato l’ano entrai dentro di lei. Alla fine del rapporto ricordo di aver eiaculato sulla sua schiena livida tra le contrazioni del suo ano dolorante e poco abituato.

Pianse e da quel giorno il nostro rapporto terminò. Nel frattempo riprovai a ricostruire la nostra vita sessuale. Erano passati sette anni e il gelo fra noi cominciò a sciogliersi, i bambini andavano a scuola e Giorgia era ritornata ad essere quella di sempre, vacanze, shopping, ristoranti, il peggio sembrava passato. Facevamo l’amore più spesso ma non mi aveva più fatto pompini cosi come non mi permise, per via dell’intervento alle emorroidi di giocare più col suo buchino.

A trenta anni, con tre figli, Giorgia aveva preso quindici kg anche se era sempre bella.
Occupato dai figli le nostre vite si separarono nel senso che molti impegni si dividevano in due. La visita di controllo prima dell’operazione alle emorroidi, Giorgia la fece da sola.
“Mi opereranno lunedi prossimo, dovrei fare presto, verrà mia zia!”
L’intervento fu abbastanza rapido, il pomeriggio del giorno stesso Giorgia, dolorante, tornò a casa.
“Mi ha operata il dottor Renzi, Gianluca Renzi!”
Era lui, il suo ex.

Rimasi di sasso.
“Scusa, non ti ha fatto strano farti operare in una zona del genere dal tuo ex?”
“E perché mai?” – disse – “Credo che ne abbia visti tanti di culi, di sicuro anche più belli del mio!”
Ad un tratto mi resi conto che l’idea che il suo ex innamorato da sempre la avesse operata al suo culo con la farfalla a vista non mi rese tanto geloso quanto eccitato.

“Hai qualche visita nei prossimi giorni?”
“Si, dopodomani, ci vado da sola, mi ha detto il dottore che posso già guidare”.
Erano passati 10 anni nei quali era arrivato anche il quarto bambino, a sorpresa ma inaspettatamente senza grossi patemi da parte di Giorgia. Tra di noi le cose andavano bene, avevamo una discreta vita sessuale arricchita anche da concessioni che Giorgia negli anni mi aveva dato. Tra queste concessioni quella di vedere video porno insieme e quella di andare nelle spa entrambi nudi.

Giorgia aveva raggiunto una disinvoltura incredibile e la cosa mi piaceva. Nella nostra settimana che trascorrevamo da soli in montagna, i sei giorni nella piscina riscaldata diventavano per me una fonte incredibile di eccitazione. La piscina era spesso frequentata in occasione di week end aziendali e ci eravamo trovati in una situazione dove la mia Giorgia era l’unica femmina in un gruppo di 7 – 8 uomini. Inutile dire che gli occhi erano tutti per lei.

Eravamo cresciuti e ci eravamo modernizzati, emancipati. Quando Giorgia compi 45 anni le regalai un tablet con il quale comincio a comunicare con le sue amiche. La febbre dell’elettronica di Giorgia fu tale che andai a curiosare tra le sue cose.
Trovai una mail:
Amore, da quando ho saputo che il bambino è tuo non sto nella pelle. Come donna ho sempre pensato che fosse tuo, fin dal primo momento. Mi ero anche resa conto che non avevi fatto tanta attenzione, ma che, mi avete presa per un coniglio? Quel cretino di mio marito lo ha rifatto anche l’altro ieri, ma insomma, avete il vizio di ingravidare il prossimo? La settimana scorsa hai di nuovo fatto il monello, guarda che cinque figli non li reggerei e soprattutto la mia topona rischierebbe il prolasso, l’hai detto tu amore!
PS
Se non vieni dentro di me ti lascio!!! Rendimi madre ancora.

Dalla lettura delle mail in memoria scoprii che mia moglie intratteneva una relazione da almeno 5 anni con il dottorino che da come scriveva se la sbatteva senza riguardo visto che era per principio contrario agli anticoncezionali.
A 48 anni vivevo ancora con Giorgia che sapeva che io sapevo del suo rapporto con Gianluca. La depressione mi aveva provocato problemi di erezione dovuti ad una forma di diabete, fra noi si era innes**to un meccanismo di solo affetto e voglia di crescere la famiglia.

Non avevo tuttavia chiuso con la mia sessualità infatti dopo mesi di ricerche avevo trovato un simpatico quarantenne capo-scout atletico sposato di cui per un po di tempo diventai l’amante.
I mercoledì sera, dopo la palestra uscivamo a mangiarci la pizza, lui mi deliziava facendomi un pompino dopodiché mi scopava fino allo sfinimento. Fu un periodo in cui ero felice, comprendendo cosa volesse dire essere posseduto e scopato.
Arrivò il giorno che Giorgia mi confidò di aspettare il quinto figlio alla veneranda età di 47 anni.

Ovviamente accettai quella gravidanza non mia e le chiesi di ritornare con me dimenticando tutto crescendo la famiglia.
Il tutto garantendogli tutta l’autonomia che voleva ma soprattutto sottomettendomi a tutti i suoi voleri.
“Voglio tornare all’università!” – “Si amore, tutto quello che desideri avrai”.
Gianluca nel frattempo la aveva mollata, si era dedicato con più voglia alla sua segretaria più giovane, Giorgia cominciava a perdere colpi. Alla quinta gravidanza il suo bel fisico aveva ceduto, pesava intorno agli ottanta kg e la sua pancia era divenuta una carta geografica.

I suo seno una volta florido si era inflaccidito così come il suo culo, la sua figa aveva subito e stava per subire un ennesimo prolasso ma il suo buco del culo continuava ad avere un sapore unico.
Smisi di vedere il caposcout e detti sfogo alla mia nuova natura sessuale. Avevo comprato uno strapon color carne con delle cinghie di fissaggio. Giorgia, dopo che l’avevo leccata in tutte le zone intime mi penetrava con lo strapon lubrificato studiato per stimolare il monte di venere e quindi portare piacere ad entrambi, dopodiché, con l’erezione che s**turiva dalla stimolazione della prostata la scopavo fino in fondo, come avevamo sempre fatto tra mille baci, carezze e paroline.

Il sapore dolciastro del suo ano nero come la pece scoprii che mi restituì il vigore sessuale che si era sopito con il diabete che adesso era sotto controllo.
A 55 anni, entrambi imbiancati dall’età e dal peso piacevole della famiglia avevamo raggiunto il nostro equilibrio: tutte le mattine ci diamo un bacio appassionato, io se posso, il sabato e la domenica le lecco la figa canuta ricca di aromi mattutini e lei mi ricambia con un pompino, dopo tanti anni, 5 figli di cui due non miei ma nostri, entrambi abbiamo finalmente capito cosa è in fondo l’amore.

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