3 I miei giochi solitari a casa

Dopo la mia prima sega non smisi più di farmene, ci fu un periodo che me ne facevo anche quattro o cinque al giorno. Nei primi tempi i miei giochi solitari si svolgevano a casa quando rimanevo solo. A volte la sera prima di andare a letto se mi sentivo eccitato mi masturbavo nel letto anche se dormivo nella stessa stanza con mia sorella. Per non farmi sentire facevo movimenti lenti per non far fare rumore alla rete del letto e tentavo in tutti i modi di non far sentire il mio fiato che si faceva pesante.

Mi masturbavo in silenzio sul mio letto a castello, io dormivo sopra e mia sorella sotto. Mi segavo piano piano e fantasticavo con gli occhi chiusi fino a raggiungere un dolce orgasmo. La sborra calda colava nel fazzoletto o nel pezzo di carta igienica che stringevo attorno al mio membro. Quando mi riprendevo mi pulivo bene il cazzo che cominciava ad ammosciarsi, mettevo il fazzoletto sul comodino e dormivo. Gli attimi prima del sonno erano di vera felicità, un vero paradiso, ero appagato, con la stanchezza che poco alla volta si impossessava di me e vagamente nell’aria il mio odore, odore del mio cazzo e della mia sborra nel mio fazzoletto sul comodino.

Qualche volta e capitato che mia sorella si sia svegliata, inventavo una scusa, tipo: “mi devo soffiare il naso pensa a dormire”, oppure “ho un crampo alla gamba, ma sta passando dormi pure”. Aspettavo una decina di minuti col cazzo in mano perché non si ammosciasse e riprendevo da dove avevo lasciato, incurante che dieci minuti a volte non bastano a riaddormentarsi.
Ma il vero godimento e la piena libertà ce l’avevo quando rimanevo a casa da solo al pomeriggio.

Certo non aspettavo per forza di rimanere solo per masturbarmi, mi chiudevo soventemente in bagno o in camera mia per farmi una sega. Ma non erano paragonabili ai giochi che mi inventavo quando rimanevo solo.
Innanzitutto creai un mio quaderno segreto con tanto di laccetti e lucchetto per chiuderlo. In un primo momento lo utilizzavo per scrivere le mie fantasie, poi un giorno mi spogliai completamente e incominciai a fare i contorni del mio corpo con un pennarello.

Cominciai dalle mani, sentivo il pennarello scivolare sulla mia pelle e il pavimento di marmo freddo sotto il mio corpo nudo. Il cazzo mi venne duro, passai alla sagoma dei piedi, poi a quella del culo, ed infine tracciai il contorno del mio pene eretto che sussultava al passaggio del pennarello. Mi distesi nudo sul pavimento prima a contatto con la schiena accarezzandomi il cazzo, poi mi girai a pancia in giù e il contatto del pene sul pavimento gelido mi fece correre un brivido di goduria lungo la schiena.

Cominciai a muovermi su e giù scivolando sul pavimento, a un certo momento non capii più nulla.
Mi rigirai di nuovo sulla schiena e comincia a menarmi il cazzo più veloce che potevo e all’improvviso raggiunsi l’orgasmo. La mia sborra spruzzo dalla punta del mio cazzo ovunque, sul pavimento, sulla mia pancia, sulle mie cosce, sulla mano che ancora mi segava in modo lento per gustarmi il residuo di quell’orgasmo. Aprii gli occhi, goccioline di sperma scendevano dalla punta della cappella lungo tutta l’asta del mio cazzo fino a raggiungere la peluria pubica.

Mi alzai lentamente ed andai in bagno a pulirmi. Ho sempre usato l’asciugamano del lavandino per asciugarmi il cazzo dopo averlo lavato dopo una sega. Mi piace pensare che le altre persone che verranno per lavarsi le mani si asciugheranno dove io mi sono asciugato il cazzo.
D’estate trovai a casa di mia nonna uno shitolone di giornali vecchi di mio zio. C’erano dei vecchi intrepido, degli skorpio e dei lanciostory. Inutile dire che le donnine nude dei fumetti attirarono l’attenzione del ragazzino di prima media che ancora non conosceva cose come la pornografia, anche se sapeva di cosa si trattava.

Ritagliai dunque tutte le protagoniste dei fumetti che esibivano culi in perizzoma, tette scoperte o lingerie intrigante. Tutti i ritagli finirono nel mio quaderno segreto. Con calma a casa ricopiai i disegni con carta lucida e carta carbone e creai dei disegni pornografici eliminando l’intimo alle donne e creando vere scene di sesso. Quei disegni furono il mio primo giornale porno. Mi feci molte seghe con quelli, in camera mia, in bagno, sul divano della cucina o del salotto quando non c’era nessuno in casa.

Se mi masturbavo sul divano del salotto mi portavo dietro un pezzo di carta o un fazzoletto per venirci dentro. Il bello di masturbarmi in cucina invece era che quando sentivo salirmi l’orgasmo mi alzavo in piedi e sborravo tranquillamente sul tavolo della cucina coperto da una tela cerata, senza preoccuparmi di dove sporcavo. Una volta scrollate le ultime gocce di sperma dal mio cazzo mi avvicinavo al lavandino della cucina, mi sciacquavo la cappella, me l’asciugavo con l’asciugamano lì appeso e con una spugnetta pulivo il tavolo dalla mia sborra.

Quando rimanevo a casa solo ogni mio desiderio diventava realtà. Adoravo girare completamente nudo, mi rotolavo per terra presentire il pavimento freddo, mi sdraiavo sul tavolo sia della cucina che del salotto, salivo in piedi sui mobili della cucina e nel mentre mi menavo il cazzo duro fino all’orgasmo. A seconda della voglia del giorno o sborravo nel fazzoletto se non potevo pulire o non ne avevo voglia, o sborravo senza curarmi di dove sporcavo (sul tavolo, per terra, nel lavandino, ecc…), o una cosa che mi eccitava parecchio era anche venirmi addosso quando ero sdraiato.

Poi un giorno decisi di farmi una sega nella camera dei miei, il letto a due piazze era un richiamo troppo forte. Mi rotolavo stringendomi il cazzo in mano e menandomelo adagio, poi la mia bocca si posò per caso sul mio braccio, chiusi gli occhi e finsi che fosse una donna a baciarmi, leccarmi e mordermi mani e braccia, poi mi venne l’idea. Presi un piede e me lo portai alla bocca.

Lo baciai, lo leccai, succhiai le dita a una a una. Mi piaceva un sacco, con una mano tenevo il piede e lo accarezzavo, e con l’altra davo sollievo al mio cazzo che voleva esplodere. Un’altra idea mi passo per il cervello. Mi piegai con la faccia verso il mio cazzo fino a quando riuscii a baciargli la punta, un brivido di eccitazione mi scosse tutto. Allungai la lingua e cominciai a leccarmi la cappella, cazzo se godevo.

Mi piaceva, mi piaceva, siii, mi piaceva proprio, con una mano accarezzavo le palle, fantastico! Poi gli addominali cominciarono a dolermi e dovetti alzarmi e smettere il mio pompino solitario. Ero steso sul letto dei miei e con una mano mi massaggiavo le palle e con l’altra me lo menavo, guardai davanti a me e vidi lo specchio grosso davanti al letto. Mi alzai in piedi sul letto e mi masturbai guardandomi allo specchio fino a quando non sborrai per terra felice ed appagato.

… continua.

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